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Buonasera, a tutte e a tutti e buona sera, a tutti i cittadini che ci seguono da casa, questa sera, una seduta di Consiglio comunale che la ritengo una festa per la comunità, ovvero Bellese, abbiamo l'onore di avere con noi anche a sua eccellenza, monsignor Giuseppe Favale il Vescovo della nostra Diocesi,
Perché sua Eccellenza stasera il Consiglio comunale delibera, penso con i suoi rappresentanti dei cittadini, un un evento gioioso, un evento che veramente ci accomuna.
Procederemo a concedere la cittadinanza benemerita alla memoria di don Giovanni Battista Martellotta, come ben sappiamo,
Do Giovanni Battista Martellotta,
Grazie.
Nasce a Monopoli il 14 dicembre 1943, da Giuseppe e Anna Minoia, che ebbero otto figli, Maria Rachele, Anna Angelo Pietro, Antonio Angela e Giovanni, alcuni rappresentanti della sua famiglia ci hanno onorato di essere qui presenti tra di noi.
Il 16 ottobre 1955 don Giovanni entra nel Seminario di Monopoli dove frequenta la prima media e nel 1957 e nel Seminario di Conversano, e vi rimane fino al 1961, quando accede al seminario maggiore di Molfetta, dove compie gli studi liceali e i cinque anni di teologia.
Il 17 maggio 1970 e ordinato sacerdote dal Papa Paolo sesto e il 19 giugno dello stesso anno celebra la prima messa nella sua parrocchia di Santa Lucia, contrada di Monopoli, dal 1970 al 1989 e a Conversano dapprima come viceparroco e poi come parroco presso la chiesa del Carmine.
Il 29 agosto 1989 è nominato arciprete di Alberobello, dove per 23 anni è stato rettore della basilica dei Santi Medici, è deceduto nella casa di famiglia nella contrada Tortorella di Monopoli, il 27 febbraio 2019. Don Giovanni era uno dei pochi preti che conoscevo, che indossava l'abito talare e su cui risplendeva un viso sereno le 2 caratteristiche che lo contraddistinguevano erano la grande semplicità e la grande umiltà e dai suoi occhi traspariva la bellezza della sua anima abitata da Dio.
Chiunque lo incontrasse respirava una ventata di paradiso ed il suo spirito sacerdotale lo spingeva a vivere il Ministero tra la gente, una cosa che certamente hanno respirato tutti coloro che l'hanno conosciuto è stata la sua umiltà, la sua disponibilità.
Un uomo semplice, ma di grande fede e Genoa generosità.
Chiacchiere poche diceva il nostro amato Don Giovanni, quelle parole racchiudevano la sua umanità ed il suo spirito di devozione verso il prossimo,
Con le chiacchiere non si va lontano e per fare non ce ne vogliono e Don Giovanni faceva i miei ricordi personali di don Giovanni, sono tantissimi, così come ricordo tutte le sue frasi scherzose, perché con don Giovanni ci stavi volentieri, tutto sembrava bello un bel gioco, anche quando c'era da aiutare qualcuno e ci si avvicinava a situazioni di difficoltà.
Lì lo ricordo prontissimo ad accollarsi persino il pagamento delle bollette delle utenze domestiche di chi era in difficoltà.
Don Giovanni aveva cura delle persone malate, degli anziani e delle Ra elargiva preghiere e buonumore era un punto di consolazione per tutti,
Lui era il sacerdote, è buono donato alla nostra comunità, che ha svolto il suo ministero sacerdotale in Alberobello per ben 23 anni e con la sua luce di umiltà modestia e semplicità, ha irradiato e toccato il cuore di chi l'ha conosciuto,
Don Giovanni era un prete semplice che ha saputo per ottenere una comunità parrocchiale importante su all'iniziativa di programmare puoi realizzare la costruzione della chiesa, della Madonna, della Madia e grazie a lui la nostra Chiesa ha ottenuto il titolo di basilica minore nell'anno 2000 quella chiesa era la casa di tutti uomini, donne, ragazzi ed erano davvero tanti ragazzi che affollavano la parrocchia perché lì si respirava un clima di collaborazione e di accoglienza.
L'intento era di trasformare la parrocchia in famiglia e Don Giovanni c'era riuscito a lui servivano poche parole per creare l'intesa con tutti e nella sua semplicità, era un grande, lo dimostrava quando diceva di non aver fatto le scuole alte o quando viaggiava con la sua FIAT Uno pur potendosi permettere altro Don Giovanni è stato un vero pastore che ha guidato il suo gregge con affetto e semplicità e non possiamo dimenticare l'amore verso i bambini i suoi Giorgini verso cui aveva sempre un sorriso ed una parola di incoraggiamento.
Non vi scoraggiate e andate avanti, diceva, e per lui bisognava sempre andare avanti perché Dio ci aspettava.
Ciao, don per te, che ha avuto la capacità di entrare nel cuore di tutti, non servono saluti formati, grazie perché per me sei stato un esempio e la biopsia 100 GEVI incontri.
Sì, procediamo con l'appello.
Prego, Segretario.
Francesco De Carlo Tipaldo nella vita Sgobba, Saverio Rutelli, Valeria Liuzzi, Valentina.
Giuliani, Vito Viviano.
Paiano, Alessandro la neve, Maria ti felici, Donato Luca Zaccaria, Giovanni.
Non c'è.
Greco, Francesco Tinelli, Carmine Ricci Gianvito Demarco, Beatrice Panarese, Nicola.
Matarrese, Margherita Ricci Giuseppe.
Grazie, allora procediamo, io invito i Consiglieri, chiunque voglia intervenire ad essere abbastanza brevi, perché poi ricordiamo, abbiamo la messa vespertina dedicata a questa celebrazione importante verso cui poi ci recheremo insieme a chi vorrà partecipare, prego Consigliere Ricci.
Grazie Presidente.
Hai detto bene una giornata di gioia.
Perché, Don Giovanni Martellotta li abbiamo conosciuti tutti, al di là del dell'appartenenza alla chiesa dei Santi Medici o di Sant'Antonio della delle altre chiese, don Giovanni ha lasciato un solco importante.
Della sua vita ad Alberobello,
Credo che ebbi ti faccio i complimenti anche per la relazione che presentata perché l'hai presentato perché hai descritto in modo amorevole quello che era don Giovanni, o mi sono segnato alcune cose molto importanti, la sua grande umiltà è difficile oggi nel mondo di oggi essere umidi lo dobbiamo riconoscere, ma lui lo era fino in fondo ai anche detto era semplice e le persone semplici sono quelle che entrano nel cuore della gente.
Perché le persone altezzose, quelle che si hanno a che ne so, che non ti fa, non si fanno avvicinare, sono persone che non contano nulla nella vita, ma don Giovanni, con la sua semplicità, con la sua disponibilità noi ascoltava tutti tutti tutti nella vita di ognuno di noi ci sono degli alti e dei bassi è chiaramente quando si ha bisogno di un conforto ci si rivolge a delle persone che vogliono ascoltare, che ti possono ascoltare e Don Giovanni era uno di quelli, non ti ascoltava soltanto nel laddove, dove uno si confessa, ma anche per strada anche in qualsiasi luogo e poi ti dava speranza la speranza che oggi è difficile credere in una speranza migliore in un futuro migliore per tutto quello che succede nel mondo.
Però, don Giovanni ha appunto ha fatto.
E ha fatto della della della sua ami, della della sua del suo lavoro e la sua missione, un baluardo, quindi praticamente io sfido chiunque qui in questa sala, ma anche in chiesa, qualcuno che possa dire qualcosa di diverso da quello che tu hai scritto da quello che noi tutti diremo sicuramente.
Poi voglio aggiungere un'altra cosa nel regolamento delle, per quanto riguarda le cittadinanze onorarie da benemerite al punto 5, al punto, al punto a dell'articolo 2, dice la cittadinanza onoraria si può dare.
Per l'esempio di una vita ispirata ai fondamentali valori umani, della solidarietà, dell'amore, dell'aiuto al prossimo, specialmente nei confronti dei più deboli e bisognosi, sembra che questo articolo, questo parte di articolo, sia stato scritto proprio per Don Giovanni, perché, come devo dire,
Rappresenta da Giovanni, ma manca soltanto che fa virgola Bongiovanni martello.
Quindi veramente siamo felici di dare questa cittadinanza, diciamo anche alla famiglia per avere un ricordo, in modo che debba essere ricordato sempre sempre dico sempre e poi l'altra cosa.
Che ho notato, non Giovanni a lui, piacevano tanto i bambini e faceva tanto per i bambini,
Lui aveva intuito che.
La chiesa doveva essere una seconda famiglia, laddove la famiglia non poteva accudire a dei bambini, i bambini dovevano trovare un, come devo dire, un rifugio nel fare delle attività nella chiesa, io dico, io, io sono grande, quindi l'ho vissuto tutto da Giovanni, quindi mi ricordo di delle migliaia di iniziative con tutti i suoi collaboratori nei confronti dei bambini poi va be'.
I sorcini ce lo ricordiamo tutti e quindi.
Non voglio dilungarmi perché non voglio togliere spazio, però oggi siamo felici e quindi chiaramente daremo sicuramente un segnale forte.
Alle persone come a una persona come don Giovanni, che è stato un un una persona in gambissima, forse il termine non è giusto, ma in gambissima io lo voglio dire.
Co con tutta la mia forza, grazie.
Prego, prego Assessore.
Prego consigliere Matarese,
Buonasera a tutti.
Non avremmo potuto che accogliere favorevolmente la richiesta pervenuta dal Comitato per il conferimento della cittadinanza, benemerita a don Giovanni Battista Martellotta, anche io ho avuto la possibilità e l'onore di poter condividere anni della mia vita con don Giovanni.
Lo ricordo, il mio ricordo è legato ad un Giovanni con i bambini ai suoi Giorgini, così come li amava chiamare Don Giovanni non arrivava mai dalle Suore Oblate, dai sui bambini, senza le caramelle e tutti i bambini che accorrevano a lui tutti che si stringe vano intorno a lui con tanto, tanto amore e tanto tanto affetto, e questo ricordo una persona sì, umile, ma sempre con il sorriso, una persona che, nonostante il peso della vita quotidiana, il peso di tutto quanto quello che un sacerdote, ne abbiamo di sacerdoti presenti sopportano giornalmente ascoltano giornalmente dai propri parrocchiani, nonostante tutto, il suo sorriso non mancava mai. Questo è un ricordo indelebile nella me, nella mia mente, ma nella mente di tutti tutti gli alberobellesi e tutte le persone che hanno avuto modo di conoscerlo, quindi che ben venga è un onore conferire questa cittadinanza benemerita al nostro don Giovanni, grazie.
Grazie consigliera Matarrese.
Prego giovani, insomma.
Buonasera a tutti, un saluto speciale dal nostro Vesco, che ha accettato appunto di sedersi in mezzo a noi per questa particolare occasione, ai familiari di don Giovanni, che sono qui in questa sala consiliare, e al Comitato dei cittadini che ci ha spinto a questa bella decisione, a questa bella serata che sicuramente dà lustro a don Giovanni, ma dà lustro anche a quella che è la comunità di Alberobello che lui ha sempre amato tantissimo quando ho iniziato a pensare alle cose da dire, stasera ho voluto confrontarmi con i suoi ragazzi, i ragazzi che lo avevano, che lo seguivano, i ragazzi che erano più vicini a lui in quegli anni, proprio perché volevo cercare di dire stasera non delle banalità, ma andare alla approvare un po' la l'essenza di questa sua presenza e di questa sua, questo suo servizio qui ad Alberobello.
E.
E quindi questi miei ricordi sono un po', non sono solo mie, sono ricordi un po' comunitari di di un gruppo di persone che appunto ha avuto il piacere e l'onore di essere insieme a lui e di lavorare insieme a lui noi abbiamo conosciuto non Giovanni appunto nell'89 quando è stato trasferito da dalla parrocchia del Carmine di Conversano dove era amatissimo.
E quindi era c'era una certa curiosità nel cercare di capire e conoscere la personalità di questo nuovo parroco che quando arriva si fa notare subito, per la appunto, il suo carattere, la sua umiltà, ma anche la sua determinazione.
Iniziarono a comparire all'interno della parrocchia nella sacrestia della parrocchia delle frasi stampate e appesi al muro e dove diceva il parroco sbaglia, sempre proprio per assegnare questo suo modo diverso e chiaramente, probabilmente in quell'epoca no da si veniva chiaramente da una tradizione un po' diversa. Queste questo ingresso creò un po' di di stupore e meraviglia, INAIL i fedeli abituati probabilmente ad altro.
Lo Giovanni, una persona che si lasciava sempre stimolare provocare.
Lasciava spazio alle idee altrui e magari quando veniva interrogato rispondeva, non rispondeva direttamente alle alle provocazioni, alle richieste degli altri, ma diceva ragioneremo, penseremo, faremo e non potevi che risponde discussa, ma con chi e lui pronto lo Spirito Santo e noi, quindi aveva questo modo sempre pronto di mostrare e testimoniare quella che era il suo il suo modo di di vivere, lasciò grandissimo spazio a questi giovani. Tanti giovani ventenni facevano parte del consiglio pastorale. Non era una una grande, una cosa usuale in quel in quell'epoca, proprio perché pensava che alla Chiesa dovesse avere un futuro e un futuro era soltanto poteva essere soltanto affidato ai giovani. A lui si levano tanti lavori di restauro, di recupero degli immobili parrocchiali, il bollettino della parrocchia, un suo prodotto,
L'attenzione verso la famiglia, espressa anche con l'impegno per la crescita del consultorio familiare diocesano, che appunto significa proprio qui ad Alberobello.
È in ambito civile, ha sempre avuto un grande rispetto e un rapporto molto corretto con tutte le amministrazioni che si sono succedute.
Io ho avuto modo, insomma, nella mia esperienza politica di più di 10 anni di Assessorato di confrontarmi tantissime volte con Giovanni gli ho chiesto tantissime volte alla collaborazione su tantissime cose e sempre dico sempre ho trovato in lui una sponda sempre disponibile pronta a cogliere gli aspetti migliori delle proposte e anche a valutare insieme a costruire insieme qualcosa di buono per questa per questa comunità.
Lui un'altra, un altro elemento che emergeva anche dalla dalla relazione della presidente è quella dell'esercizio, della carità silenziosa.
Don Giovanni, la febbre praticata con chiunque abbia bussato alla sua porta con grande discrezione non ha mai dato spazio, non ha mai dato pubblicità a questa sua azione, per un amore vero per la persona bisognosa.
Noi riteniamo che lui abbia amato veramente questa questa comunità e riteniamo anche che questa comunità lo abbia richiamato, abbia sia stata tu sia stato appunto un amore, un amore vicendevole.
Come proposta per il futuro, io penso che non Giovanni apprezzerebbe se nella sua memoria si facesse qualcosa di di concreto per i bisognosi, una mensa per i poveri o soprattutto un ricovero per chi non ha non a caso sarebbe forse il modo migliore per continuare a ricordarle per portare avanti questa sua testimonianza e questo suo esempio perché la sua il suo esempio è stato secondo noi la il l'elemento fondamentale della sua presenza qui tra noi.
Io, per chiudere o anche immaginato accusa avrebbe pensato don Giovanni se avesse avuto la possibilità di vedere questa nostra cerimonia.
Di ascoltare questi nostri interventi forse la persona riservata qual era avrebbe sorriso, imbarazzato, divertito, caro don Giovanni perdonaci per questo in pertinenza, ma è forse un modo un po' formale per restituirci un briciolo di tutti i beni che, seminato nella nostra comunità, grazie.
Grazie Consigliere Ricci, criticando.
Buonasera a tutti.
Eccellenza grazie di partecipare al nostro Consiglio comunale, un saluto e un benvenuto alla famiglia Martellotta parlare di don Giovanni Martellotta al passato è davvero strano e così impresso nella memoria di tu ciascuno di noi che tutti abbiamo la sensazione di averlo incontrato qualche attimo fa se chiudo gli occhi sento ancora il timbro della sua voce e rivede il suo sorriso bonario sento la carezza paterna del suo saluto.
Ho sempre pensato che in qualche modo, don Giovanni fosse l'incarnazione del curato d'Ars, di Bernanos, mite sensibile attento ai dolori del prossimo, come il letterato, il letterario curato di campagna, ma allo stesso tempo pieno di ardore religioso e di SLA ANCI di autentico trasporto verso ogni essere umano Dongio ma don Giovanni amava profondamente i suoi parrocchiani ne conosceva gli affanni quotidiani e il mondo interiore, ascoltava durante le confessioni o nei laici colloqui che spesso la Comunità di Alberobello gli chiedeva con comprensione.
Don Giovanni aveva un tratto di accoglienza umana profonda, non penso che abbia mai giudicato, ne ha allontanato qualcuno.
Ricordo in un'epoca in cui i divorziati o gli omosessuali venivano stigmatizzati e allontanati dalla Chiesa la sua paterna accoglienza verso tutti Dio guarda al cuore delle persone, diceva è in grado di penetrare ogni oscurità e di salvare, anche quando tutto sembra perso ciò che noi non dobbiamo perdere la speranza diceva chiunque si sia accostato a lui ha sempre avuto una parola di speranza, un gesto di generosità, una delle sue frasi più consuete, lo abbiamo ricordato tutti e non ti scoraggiare, anzi lui diceva e non ti scoraggiare con un'esortazione forte e allo stesso tempo pudica a mantenere ferma la speranza, la sua vita e il suo Ministero sono stati un inno ad una fede che non aveva nulla di cerebrale di cattedratico di costruito, era la fede semplice di un pastorello, come si definiva lui, che era stato davvero toccato dalla grazia di Dio, perché la fede è dono di Dio e per tale ragione non ha bisogno di parole altisonanti o di ragionamenti complicati.
Ha guidato la parrocchia e la comunità di Alberobello del quale è stato arciprete con una fede incrollabile nella Divina Provvidenza in Maria Santissima chiamava con filiali amore nel suo San Leopoldo, che non conosceva nessuno, se non lui è nel culto dei Santi Medici, del quale era davvero molto devoto la fede, la fiducia, il coraggio, la mitezza erano declinati insieme ad un'umiltà che forse qualche ben pensante nel corso degli anni, anche equivocato. Don Giovanni non ostentava, nessuna delle sue virtù di sei, diceva io sono un prete di campagna e quando voleva lodare qualcuno per la sua cultura, la sua importanza diceva lui ha studiato a Roma, non come me è stato l'emblema di una chiesa semplice, fatta di opere concrete, di preghiera di carità mai ostentata,
Don Giovanni ha aiutato nel totale assoluto silenzio tantissime persone in situazioni di povertà spirituale e materiale, come Maria nel silenzio della casa di Nazareth, quando SOS sussurrò all'Angelo Gabriele FIAT, voluntas tua, è stato uomo del silenzio, della fede e della mitezza davanti ai disegni di Dio e lo è stato nel suo Ministero e da ultimo nella sua malattia.
Di lui voglio ricordare anche il profondo affetto che aveva per i bambini i suoi Giorgini anche questo lo abbiamo ricordato tutti che accarezzava con infinita tenerezza e accoglieva nelle sue messe, nonostante alcuni fossero un po' in pertinenti,
Il suo esempio, le sue doti umane e la sua guida autorevole e paterna, siano di esempio per la comunità di Alberobello e per i suoi amministratori religiosi e laici, e che non dimentichino mai che i miti saranno beati perché erediteranno la terra.
Grazie, se sono Tripalle social Enzo pensavo, c'è un disegno, oggi si festeggia la Madonna di Loreto e Bongiovanni era molto devoto, quindi non è un caso che oggi celebriamo questa.
Questo Consiglio è la messa in suo onore, sono dei segni, insomma, che ci fanno tanto piacere.
C'è qualcun altro che vuole intervenire.
Io passerei la parola al Sindaco, prego, Sindaco.
Buona sera a tutti i consiglieri, agli assessori a lei, Presidente che, insieme al comitato, ha fortemente voluto questa.
Questa iniziativa e che credo non abbia trovato nessun ostacolo assoluto, un caro saluto a tutte e tutti i cittadini qui presenti, numerosi i nostri Consigli comunali non sono così frequentati, purtroppo per noi e anche quelli in ascolto, un ringraziamento per la presenza, con grande stima e affetto a sua Eccellenza per il signor Giuseppe fa grazie per essere qui con noi.
Il fatto del giorno è il riconoscimento di valore che la città di Alberobello, oggi attribuisce ufficialmente a uno dei pastori che ha governato il Santuario di città, dedicato ai Santi Fratelli medici Cosma, e Damiano che anche la Chiesa Matrice di questo Comune don Giovanni Battista Martellotta per noi da sempre familiarmente don Giovanni dico ufficialmente perché il riconoscimento del valore di questo amato sacerdote è datato e si è imposto lungo gli anni.
Mentre egli è ancora vivente,
Oggi viene nessuno sancito da un atto pubblico.
Ma la fama del suo valore precede questa nostra giornata,
Prima di un cenno personale che riguarda l'omaggiato di questo nostro ritrovo, permettetemi di sottolineare alcune curiose coincidenze,
Coincidenze che la persona, qualunque valuterebbe casualità.
Ma che il credente ritiene provvidenziale,
Anzitutto una coincidenza di tempo oggi è il 10 dicembre, giorno della nascita di don Giovanni, anche se lui giocava su questa data, come molti, anche lui aveva una data reale ufficiale, credo il 4 e il 10.
Quando gli si faceva gli auguri, il 4 diceva no, io sono nato 10, quando gli si faceva gli auguri di 10, quando io sono nato il 4 per sfuggire in qualche modo al protagonismo che non ottica ormai, ma la coincidenza è che il 10 dicembre il calendario celebra non solo il compleanno di don Giovanni, ma anche la Madonna di Loreto, è curioso notare che, quando il conte Giangirolamo secondo degli Acquaviva di Aragona, è noto come il Guercio delle Puglie fece erigere nel piccolo mutuo, in una scelta di Alberobello, una locanda con cucina e refettorio ammessi, ma comandò anche la costruzione della prima cappella del futuro paese e la folle dedicato proprio alla Madonna di Loreto, oltre che ai nostri Caris antitetici,
Cosicché, già nel giorno della sua nascita il nostro don Giovanni portava è scritto qualcosa della nostra memoria di città. Seconda coincidenza, la relazione di Alberobello, come Conversano alle scaturigini della nostra storia, troviamo i conti di Acquaviva che risiedevano a Conversano, e la devozione ai Santi Medici qui come diramazioni di quella che era già era affermata intorno al monastero dei Santi Medici di Conversano, insomma, Alberobello e Conversano.
Che sono state anche le 2 tappe decisive del suo cammino sacerdotale. Non è la prima volta che Alberobello deve riconoscere l'opera dei sacerdoti come qualcosa di fondante, costitutivo, irrinunciabile della sua identità,
Già tra i sette leggendari liberatori della Selva Arbois belli. Non me ne vogliano gli storici per cose che conosciamo. Su questa rivisitazione della nostra azione andarono ben quattro sacerdoti. Francesco Sgobba. Nicola Tinella, Francesco Martellotta detto Fasano 4 su 7 significativo basterebbe dare un'occhiata superficiale anche allo stradario, il loro bellezza e per vedere come accentuate alcune vie dedicate a nomi di luogo come viale, Bari, viale, putiniano o rievocante eventi specifici in piazza 27 maggio e 24 maggio, altre dedicate ai grandi personaggi della storia italiana. Garibaldi Mazzini, tante sono le nostre vie che rievocano l'incisiva opera dei sacerdoti della nostra storia cittadina via don Francesco Gigante via Domenico Morea via, don Antonio Lippolis via Giuseppe Caramia, e più recentemente, la villa comunale è dedicata al buon Illiano e caro don Giacomo Donnaloia, parroco di Sant'Antonio, ognuno di noi oggi può riconoscere che sono molti i sacerdoti di idee e defunti che hanno scritte pagine belle della nostra storia, incidendo non solo sulla comunità nel suo insieme, ma anche nella formazione delle persone, soprattutto nella sfera intima e personale.
Onorando questa sera don Giovanni Martellotta, questa Amministrazione che presiedo vuole dire, in modo semplice e diretto, ma solenne irreversibile, che poco si capirebbe nel nostro percorso di città, ormai più che bisecolare, senza il servizio generoso, colto, lungimirante, aperto, multidirezionale di questi servi della chiesa.
Che, fino al di là dei carismi personali, esprimevano ovviamente e basicamente fino a dove può arrivare, chi semplicemente crede.
Ecco la forza della fede, la differenza della fede, l'eccedenza della sede.
Non mi pare secondario questo elemento, in un momento in cui, annullando superficialmente le differenze Brozman di quell'idea di dialogo e uguaglianza, rischiamo di considerare la fede qualcosa di opzionale irrilevanti.
Pur nel rispetto delle scelte di ognuno, credo sia oggettivo alla valutazione delle opere che nascono dalla fede quando è autentica e viva.
Se pensiamo alla Fondazione giganti alla Fondazione Giovanni ventitreesimo giustamente voluta taluni, il signor Francesco Ruppi, le nostre Suore Oblate, la casa d'UVA, nella quanto in realtà del nostro Paese passate presenti non troverebbero spiegazione se si occultasse la radice che li ha generati.
Per questo il mio primo riconoscimento a John a don Giovanni vorrebbe essere semplicemente una presa d'atto, quella che in lui ha brillato non solo delle qualità umane e professionali, che pure andranno sottolineate ma il suo essere fra noi per alcune decade come persona credente che in nome della sua vita ha portato il frutto che oggi siamo qui a sottolineare.
Per la conoscenza diretta che ho avuto di lui prima come cittadino 12 19 anni quando lui è arrivato poi come giovane Assessore, 30 anni fa, oggi come Sindaco mi fermerei su tre elementi della sua persona che, credo, andrebbero approfonditi meglio.
Io voglio solo sollecitarli, altri li potranno sviscerare anzitutto Giorgio don Giovanni veniva dalla campagna e lo dico nella eccezione più riverente e ammirata, aveva cioè maturato quelle direttrici di vita che imprimono un carattere riconoscibile della gente di campagna laborioso, generoso, sacrificato, prudente, metodico, credeva non tanto nei passi da gigante improvvisati attraenti ma nell'umile costante presente contributo quotidiano non effetti speciali ma la terra ha lavorato giorno per giorno, la terra era la sua gente.
Un secondo elemento di lui che mi affascina oggi, se ci ripenso e suo mantenersi, alunno fino alla fine.
Quel mai atteggiarsi a maestro, ma il quotidiano attento ascolto di tutti per imparare da tutti questo atteggiamento che ovviamente era una scelta gli ha permesso di salvarsi dalla vanità, dalla superbia, dall'ambizione che corrodono ogni tentativo di bene e creano ferita nell'insieme questo ha fatto crescere la responsabilità e nella libertà i vari dice parroci che si sono alternati come suoi collaboratori tutti i preti giovani che alla sua ombra hanno trovato riparo sicurezza ad esempio ma anche campo libero per esprimersi senza paura di rubare protagonismo a nessuno.
Pur essendo la massima autorità religiosa di un paese amava, le 3 le retrovie nascondeva il suo imbarazzo occasionale con un linguaggio fatto di vezzeggiativi, abbiamo detto, ad esempio, di Giorgini e modi di iter e modi di dire terra terra era per creare un clima familiare e delle relazioni semplici.
Da ultimo, ci ha donato il suo tempo sì, tutto il suo tempo, ero uno di quelli che stava al chiudo poche uscite, pochi viaggi rarissimi assenze non considerava il suo servizio una presa una prestazione professionale, ma la consegna della vita e la vita nella sua essenza più profonda è fatta di tempo.
Abitava in parrocchia in parrocchia, li ho trovati sempre oggi si direbbe case bottega, il suo ministero sacerdotale non era una serie di cose da fare, ma anzi innanzitutto una presenza da offrire. Questo ha creato una familiarità e ha fatto credere in senso crescere il senso di casa che lo scopo dell'esistenza delle parrocchie a don Giovanni, la gratitudine di questa comunità passate presenti molti non ci sono più, ma sarebbero qui con noi se ci fossero l'apprezzamento della Pubblica Amministrazione che l'ha sempre avuto collaboratore prezioso. La mia personale ammirazione, il suo impegno per questa città, oggi ufficialmente messo in luce, stimoli tutti noi a una cittadinanza efficace e fruttuosa. Grazie, don Giovanni.
Grazie Sindaco, la parola, sua Eccellenza, vorrei che terminasse nel Consiglio.
Non è facile prendere la parola dopo aver ascoltato queste testimonianze.
Testimonianze, ho colto che sono nate dal cuore.
Parlava il cuore di tutti, parlava il cuore dei conti.
E proprio perché nascevano dal vostro cuore, queste testimonianze hanno toccato il cuore di tutti noi e io vi dico grazie grazie dal profondo del cuore, grazie a lei, signor Sindaco, per aver voluto, insieme all'intero Consiglio comunale, in questo momento che vuole essere certamente un momento di gratitudine.
Verso il lavoro che don Giovanni ha fatto nella comunità di Alberobello.
Ma credo che voglia essere anche un modo per conservare questa eredità che lui ha lasciato, non solo grazie per ciò che ha fatto, ma ciò che ha fatto vogliamo raccoglierlo.
Perché possa essere di incitamento per l'impegno che oggi tutti dobbiamo avere.
Al servizio del bene comune di tutti, in ambito ecclesiale e in ambito civile, io vorrei sottolineare in questo intervento mio conclusivo, proprio questo ruolo importante che i pastori hanno all'interno di una comunità civile e ringrazio lei, signor Sindaco, per la vera, per averlo richiamato soprattutto per la memoria di tanti altri pastori che nel corso del tempo hanno speso le loro energie la loro passione in sacerdotale in questa comunità di Alberobello insieme a quelli che oggi svolgono il loro Ministero, vedete, noi pastori abbiamo sì il compito di guidare una comunità,
Ecclesiale, ma la comunità ecclesiale non è radicata dalla realtà del territorio, dove insiste una comunità civile fatta non solo di credenti e non solo di appartenenti all'esperienza.
Religiosa cristiana, ma anche ad altre fedi.
Persone che appartengono anche a quelle esperienze forse particolarmente lontane dal nostro sentire, che però meritano rispetto alla comunità civile, bella perché è variegata, c'è di tutto e deve essere sempre così, una comunità che proprio nella diversità deve trovare il valore per andare avanti, ebbene noi pastori il Vescovo della Diocesi parroci, i sacerdoti nel territorio di loro competenza, noi pastori quale compito abbiamo?
Abbiamo il compito di trasmettere quei valori che formano le coscienze,
E di conseguenza aiutano a far crescere la comunità.
Da ciò che è stato detto poc'anzi, ecco, tutti abbiamo colto, come don Giovanni ha saputo lavorare in profondità, nelle coscienze di ciascuno di tutti quelli con cui lui ha avuto a che fare, e credo che abbia avuto a che fare con quasi il 100% degli alberobellesi negli anni del suo servizio no, ecco dai piccoli ai giovani e ai meno giovani e agli anziani a chi era nella fragilità, chi era nel disagio sociale nella povertà con tutti ha avuto a che fare.
Io sono certo che don Giovanni in tutti ha saputo instillare pensieri buoni.
Ha saputo invitare a fare scelte forti, coraggiose, scelte che avessero di mira la costruzione,
Di un mondo diverso.
Lui ha saputo scavare in profondità nelle coscienze delle persone, dando quegli input che poi hanno permesso ai singoli di lavorare in profondità e con responsabilità perché nascessero quelle decisioni che poi hanno portato queste persone a mettersi al servizio della comunità e la vostra presenza stasera dice che il suo lavoro è stato prezioso a me ha fatto particolarmente impressione il fatto che sia stato sottolineato come tutti siete usciti dalle sue cure no e credo che anche il servizio politico amministrativo,
All'interno della comunità albero bellezze sia nato proprio da quel lavoro che lui ha fatto e con i Giorgini e poi mano a mano con tutti gli altri, e questo è il compito di noi pastori no, ecco formare le coscienze, non perché si rimanga all'interno della comunità cristiana,
Ma perché formati, secondo uno spirito evangelico, tutti possano dare il proprio apporto per la crescita comune.
E Don Giovanni ha operato in questo senso qui ad Alberobello, come precedentemente a Conversano, perché ti ricordo di conversato il ricordo di don Giovanni e vivo anche a Conversano, tanta gente lo ricorda nonostante siano passati tanti anni è stato citato l'anno l'89 quando lui ha lasciato Conversano pervenire qui dove l'obbedienza lo ha mandato no è ancora lo ricordano.
Io personalmente l'ho conosciuto non solo gli ultimi anni, quando purtroppo non poteva dare il meglio di sé che la malattia aveva limitato un po' la sua vita, l'ho conosciuto precedentemente. Per quale motivo lui era molto amico del mio vescovo di Castellaneta monsignor Martino, Scarafile. Credo che molti lo abbiano conosciuto anche qui ad Alberobello, so che veniva di frequente no, per cui stando io vicino al vescovo come suo collaboratore, più di di una volta ecco, c'è stata l'opportunità di avere a che fare con don Giovanni no e in quelle occasioni io ho colto tutto quello che voi avete detto questa umiltà, questo spirito di servizio, questo guardare alle persone con tenerezza, con amabilità, col sorriso. Ecco per cui io non posso che confermare quanto voi avete richiamato e di conseguenza permettete che lo dica come pastore di questa chiesa di Conversano Monopoli per dire a tutti voi, grazie per questo riconoscimento che avete voluto dare ad un Giovanni. Non sapevo che si potesse dare la cittadinanza.
Di benemerenza e non sapevo l'ho imparato in questa occasione. No, non è mai troppo tardi imparare anche queste realtà, per cui quando mi è stato detto di questa iniziativa del Consiglio comunale di Alberobello ecco, ho gioito e sono contento di stare questa sera con voi in questo luogo che è un po' il cuore civico di Alberobello, penso a tutto quello che avviene in questo luogo e permettete che dica colga l'occasione è la prima volta che vengo nella sede comunale abbiate a cuore il bene di tutta la città, onore rete, così don Giovanni nella maniera migliore, ma soprattutto terrete fede alla vostra responsabilità di amministratori, perché quando voi avete dato la vostra disponibilità a servire la politica, lo avete fatto perché volevate far crescere la comunità di Alberobello e allora, quando operate qui, metteteci la passione, l'intelligenza, ma soprattutto metteteci il cuore perché il cuore aiuta a leggere meglio la realtà. Allora grazie, signor Sindaco, davvero di cuore per questa opportunità e grazie a tutti.
Sì, sì, prego, prego.
Il fratello grande de Brún, Giovanni lui, è morto il padre quando aveva 16 mesi, quindi io ne ho fatte, allora and crede che dovevamo fare di dovere Milena.
Aiutare tutto quelle che quelle più piccole di me eravamo molto figli, quindi portavano avanti, dottor Barnaba, una madre che teneva ottici non ha non e no e no zio, quindi ha perso il marito e teneva ancora la madre del marito per dire la famiglia quando era numerose e la povera mamma che dove vado accudire tutte queste cose, io da fratello grande piccolini mi ricordi, mia madre mi mandava a fare i servizi hanno otto o nove anni, aveva ancora quante.
In quelle circostanze, quindi?
Poi, tutta la sua vita, la carriera, lo sapere, quello che ha fatto o cercare di aiutarvi, curarle, di portare Alfina all'ultimi giorni che la malattia gli ha dato quel dispiacere, la brutta malattia, e voi sapete che.
Spero di non dover una zona che quantomeno può arrivare a delle persone, perché è brutto, quando uno dà buono, poi diventa, non si ragione, non capisce più niente, eccetera che va be'lasciamo, che queste cose sono fatti, che possiamo dirlo quindi cari, signor Sindaco per me e la mia famiglia gli amici e crede pure,
A noi ci fa piacere questa iniziativa,
Io ringrazio il Sindaco, il Consiglio comunale di Alberobello, perché non pensavano questa vostra volontà di fare queste di prendere questa iniziativa. Ci fa tanto piacere a tutti quanti so che la cittadinanza onoraria a una persona è una persona che aveva avuto insomma Paolo un qualche cosa o ha fatto la sua vita suo. Qualche cosa possibili sono da me e da quelli che posso conoscere, quindi in questo caso avete già detto tutto e non sono io che devo prendere quelli che già è stato dette l'unica cosa che posso dire da parte mia e della famiglia e dagli amici che ci sono pure, Presidente, parecchi amici, siamo tutto contente, siamo onorati di questa iniziativa ed imprese, ripeto, ringrazio il Sindaco, il Consiglio comunale e quindi noi siamo di più di prima ad Alberobello preparava di meno per la varietà alla famiglia nostra, proviene da Alberobello, così so dalle mie Andernach,
Ringrazio all'estero eccellenza queste cose, fatte piacere che sta con noi, perché la parte cattolica e civile deve essere tutt'unite, così dovrebbe essere certe volte. Non è così, però, secondo le tendenze delle persone.
Siamo tutti fratelli, si dice fratelli e sorelle, felici sposi, ma poco certe volte non usiamo più attraverso reti, beh, scusate, io credo che ho detto quello che dovevo venire ripeto il ringraziamento al Consiglio di Alberobello, perché per me è una grossa soddisfazione che di queste iniziative,
Grazie, signora, noi ringraziamo lei perché a quanto pare, da quanto abbiamo potuto vedere ha fatto un ottimo lavoro con la sua mamma, la ringraziamo veramente Segretario, procediamo con la votazione, chi è favorevole?
Bene.
All'unanimità io.
Non vorrei ripetermi, ringrazio nuovamente tutti quanti permettetemi un ringraziamento particolare, abbiamo parlato del comitato che si è costituito, io devo ringraziare fortemente il signor Matteo Villanova è stato.
Preziosissimo è stato il mio collaboratore, ha fatto di tutto per me e devo dire che anche tante idee per realizzare questa magnifica serata e il Consiglio comunale in onore di don Giovanni sono sue, vi ringrazio io inviterei il Sindaco ad omaggiare la famiglia della targa che abbiamo preparato e vi ringrazio e ci vediamo ammessa,
Questo cittadino Alberobello, conferisce la cittadinanza benemerita a monsignor Giovanni Battista Manfellotto, arciprete di Alberobello, per l'altra opera spirituale e civica prestate degli anni, il suo mandato al servizio della nostra comunità.
Sciopero, pensieri riguarda tutti quanti.
Questa seduta di Consiglio comunale alle 18:05, grazie e buona serata.