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Alle prova prova, ma tu lo sai che?
Allora, buonasera, buonasera e benvenuti e grazie di essere qui a questo incontro oggi sul sito archeologico di Belmonte, devo dire che è sempre un'occasione molto particolare per la nostra cittadina, quello il momento in cui noi riprendiamo a parlare di Belmonte abbiamo conosciuto,
Le fantastiche visioni per cui entra nell'immaginario del di di, nei cittadini e cittadini che siamo cresciuti qui con i nostri genitori, che alcune situazioni durante la guerra hanno anche abitato, e quindi riprendere lo studio del pianoro di Belmonte. Dopo i primi studi realizzati dall'architetto Clementi e dall'architetto Panie Puccia nel fine degli anni 80, inizio anni 90 non è stato un momento molto, molto importante, di crescita anche collettiva, perché questo ovviamente getta le basi per uno studio che sarà che andrà avanti nel nel tempo. Le abbiamo iniziato questo lavoro con una convenzione, con l'Università della Tuscia e la Sovrintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio della Provincia. Aiutarvi dell'Etruria meridionale, di cui.
Vi porto i saluti del funzionario di zona bianca, Lisa Corradini, che oggi, non per motivi familiari, non è potuta essere con noi, ma sicuramente avremo la possibilità poi di incontrarla nei prossimi incontri nel momento in cui renderemo noti i risultati e passo la parola al nostro Sindaco grazie Fulvio Bosi a tutti davvero pulisci oggi, insomma, di essere qui e Prodi, Belmonte, diciamo questo,
Un oggetto misterioso, possiamo dire che in realtà tutti quanti vorremmo capire come costruito poi sono, diciamo come si erano organizzati, che cosa c'era su quel sito,
Parlavo prima con il Presidente del Parco di Veio, che ringrazio per la sua presenza, così come ringrazio l'Università della Tuscia e che ha portato avanti questo studio e che oggi capiremo meglio in realtà, perché anche per noi è tutto nascosto, quindi lo vogliamo insieme a voi oggi enzima ai tecnici parlavo di una superficie che in realtà è molto piccola, perché allunga poco più di un chilometro e pensate che insomma alla superficie potrebbe essere pari alle all'edificio di Corviale. Quindi vederci un po' l'idea di quanto potesse essere grande questo questa abitato tra tutti, cito, vogliamo in realtà che cosa c'era lì, in su, quindi, come si erano organizzati, chi erano poi alla fine? Ci chiederemo pure che finora hanno fatto questi abitanti, perché quella è un'altra delle delle vostre domande che spesso Cipolla ai cittadini che spesso ci vogliono loro, ma chissà, se avranno poi abitato Castelnuovo di Porto, presentarlo, andai a Sacrofano, saranno diventati i nuovi cittadini, si aggravava questa, diciamo, è una delle delle ipotesi, è sicuramente la cosa più importante di tutti è che abbiamo iniziato veramente a valorizzarlo e quindi a studiarlo, a studiarlo grazie a questa collaborazione con l'Università che credo che sia fondamentale la stessa collaborazione, la facemmo con l'università di la facoltà di la Sapienza di architettura per i borghi più belli d'Italia e oggi lo facciamo con Belmonte, dell'Università, della Tuscia di Viterbo, e io mi auguro che una volta che l'abbiamo studiato, quindi andremo avanti e poi, come vi diranno loro, iniziano anche gli scavi vero e proprio per capire in realtà e quindi approfondire ancora meglio le ricerche.
Lanciato più a Giorgio e, e devo per forza farlo, nel senso che mi auguro che domani ci sia anche diciamo, una ricostruzione, diciamo ipotetica e di quello che poteva essere quella abitato, così che possa veramente insomma essere alcun sito d'attrazione, diciamo turistico, per per il parco, anche perché si di così ho capito che non ce ne sono se ci guardiamo in giro, in realtà è quasi un unicum, il nostro Belmonte, e quindi dobbiamo essere veramente orgogliosi, e non non più alto, perché c'è tanta di doverlo dire, ossia archeologia, allo scalo, sulla del sito voglio ringraziare veramente Giorgio Polesi, par Presidente ad oggi, Commissario del Parco di Veio, poi successivamente siamo sicuri, è stato nominato Presidente del Parco Ducale gli scongiuri, ma siamo sicuri che sarà così, perché devo dire che, con con Giorgio Polesi, da quando si è insita quindi ormai quattro anni fa e in realtà è un parco che era attualmente fermo possiamo dirci ora totalmente fermo, ha iniziato, diciamo, a muoversi a muoversi e soprattutto ha iniziato ad, diciamo.
A completare quella pratica che è il nostro piano d'assetto del Parco, perché purtroppo, se lo abbiamo quello, non possiamo fare nulla, nemmeno tagliare o a Spino che questa è la verità delle cose, quindi è perché siamo in zona a tutela integrale e Giorgio, si è impegnato tantissimo, ha portato avanti, il ci dicono in Regione che è il prossimo varco che verrà approvato, quindi da lì in poi saranno tutte, diciamo soprattutto disciplinato e anche queste tipologie, ovviamente di valorizzazione sono disciplinate all'interno del Piano d'assetto e quindi porremo iniziarono a progettarlo che poi un domani, insomma, vederle sorgere. Questo questo è l'impegno che in questi quattro anni ha insomma, il Presidente ha fatto e che di cui noi siamo gradi, perché sono questi poi i passi che permettono la vera valorizzazione del Parco di Veio, grazie.
Grazie a voi grazie a tutti e guardate io in questo momento posso dire questo. Noi siamo a completa disposizione anche di questa parte di area dell'agro Veientana, noi già dall'altra parte abbiamo dei protocolli d'intesa con la Sovrintendenza dell'Etruria meridionale per l'apertura della tomba delle anatre, della tomba dei leoni ruggenti. Diciamo siamo noi, è il parco che praticamente aiuta e collabora con la Sovrintendenza perché, come tutti gli enti pubblici, siamo sotto organico, il parco può aiutare. Grazie ai guardiaparco, diciamo, vogliamo una sorta di portieri e di guardiania e di controllo e di verifica. Abbiamo fatto anche un protocollo d'intesa con la con i musei statali della città di Roma per l'apertura dell'apertura di Portonaccio che, a breve, delle prossime domeniche di comincerà ad aprire e a essere riaperta e il mercoledì per le scuole che verranno prenotati. Siamo a vostra completa disposizione anche per questa parte dell'agro Veientana.
Ci siamo, collaboriamo e vediamo cosa può succedere quando diceva prima il Sindaco che gli avevo fatto, dice, ma no, ma si può ricostruire, guardate che è a Portonaccio al tempio di Apollo è stato ricostruito in maniera giusta, sbagliata quello che vuoi, però ti posso dire che quando la domenica e siamo aperti noi abbiamo dalle 400 500 visitatori che vengono comunque a vederlo e un modo anche il turismo fa anche parte di questo, poi si può ricostruire qui il pacco non entra in questo, il pacco rimane come garante e come aiutante, grazie, grazie,
Rocco.
Ho chiamo io della della giornata passatemi la parola al professor Giancarlo pastora.
Mongiello.
Okay.
Allora, buona sera a tutti, prima di tutto grazie per questa giornata, grazie per questo accordo di collaborazione porto anche i saluti della professoressa De Minicis, che oggi era impossibilitato a venire, quindi diciamo spetta a me introdurre i saluti lato università e per rispondere un po' alla all'apertura del Sindaco di cui diciamo ho apprezzato le eleggere richieste dal punto di vista scientifico diciamo,
E alle quali, comunque, cercheremo di dare chiaramente una risposta, mi preme sottolineare.
Che la scelta di lavorare sul sito di Belmonte è una scelta voluta e precisa che, insomma, questo gruppo di lavoro ha fatto come studio degli insediamenti rupestri. Chiaramente siamo in parte artefici, soprattutto Paolo e Vincenzo, in parte, diciamo eredità di una tradizione di studi nata nell'Università, la Sapienza nell'Università della Tuscia.
E che, in qualche maniera, negli ultimi anni è stata un po' tirata per la giacchetta da numerose istituzioni e amministrazioni che chiedevano di studiare determinati insediamenti, perché negli ultimi anni si è registrata in maniera forte una attenzione sia per la ricerca sia per la valorizzazione di insediamento a carattere rupestri. Per quale motivo? Questo per diversi motivi? In realtà, ma il motivo principale che ci ha portato a fare questa scelta di campo, ma che non diciamo non ci vergogniamo a dire, è che comunque il sito di Belmonte presenta delle caratteristiche in parte ricorrenti ma in parti uniche nel suo genere sia come struttura insediativa sia come in parte organizzazione dell'abitato ma queste sono già tematiche diciamo centrali rispetto all'intervento e in più diciamoci la verità rappresenta un po' una sfida scientifica tra virgolette,
Rispetto agli insediamenti che almeno personalmente avevo analizzato più nell'area, diciamo dell'entroterra viterbese mai spostato più verso la campagna romana, come invece magari Paolo e Vincenzo hanno hanno fatto in passato con con larghe esperienze, quindi questo introduce un po' gli aspetti e le motivazioni per cui si è andati avanti in questa ricerca. Poi ci sono le prime risposte alle domande e al e all'intervento del Sindaco.
Che riguardano e il sito di Belmonte in sé, ma anche, in generale, molti degli insediamenti rupestri Fulvia ha detto una cosa che che voglio riprendere, cioè queste cavità sono state abitate e durante la guerra, quindi che significa che sono state usate praticamente fino a 70 80 anni fa quindi è una continuità di vita o riutilizzi che comporta delle trasformazioni a una cavità a più cavità e che chiaramente vanno a inficiare su un problema che è quello che chi studia gli insediamenti rupestri A che è quello della visibilità archeologia.
L'esempio del direttore del parco, ad esempio, della ricostruzione del tempio.
È assai più difficoltoso in assenza di dati di scavo stratigrafici come le cavità lamentano in praticamente in quasi tutti i contesti. Molto di rado abbiamo dati di scavo che provengono dal dalle cavità rupestri, quindi diciamo che le operazioni vengono fatte in altre maniere e seguendo altri metodi che sono molto rigorosi, che richiedono tempo, ma che possono restituire dei risultati e altrettanto attendibili e altrettanto per certi versi in ottica di valorizzazione strabilianti,
Quindi questo per dire e per introdurre poi quelli che saranno gli interventi di Paolo e Vincenzo, che entreranno nel vivo di questi argomenti, ma soprattutto nel vivo dell'illustrazione del sito di Belmonte. Quello che invece voglio sottolineare io e farvi velocemente vedere è quello che è l'approccio, ma senza cercare di tediarvi e di annoiarvi di natura metodologica per lo studio di questi insediamenti, perché poi questi insediamenti vivono di una loro mitologia e chi li vuole Etruschi, perché c'è una cavità uguale etruschi oppure a seconda dei territori, insomma Falisci o e chi più ne ha ne metta oppure chi li vede come rifugi di briganti. Purtroppo, sono tradizioni storiografiche che non trovano ancora del tutto un un superamento e diciamo, ci sono anche sacche di resistenza scientifica che ancora purtroppo.
Bisogna combattere con con le unghie e con i denti. In realtà, la disciplina del dell'archeologia del rupestre è una disciplina che si è sviluppata solo negli ultimi 30 anni. Tendenzialmente è proprio il gruppo di lavoro della professoressa De Minicis e nel 2003 ha dato alla luce, diciamo, il primo volume che dava un indirizzo di studio su questi tipi di insediamenti, fino ad arrivare con cinque pubblicazioni alla codifica della disciplina, con la pubblicazione di un manuale sull'archeologia del rupestre nel Medioevo pubblicazione che risale appunto a tre anni fa, con questo non voglio dire che siamo stati bravi, perché vedete i nostri nomi nel nel manuale, ma voglio semplicemente sottolineare come questa disciplina è in realtà una disciplina ancora in corso di aggiornamento e che il sito di Belmonte rappresenta per certi versi la palestra su cui questa disciplina tende ad evolversi.
Logicamente questa.
Questa diciamo disciplina, se così vogliamo chiamarla, ma non è neanche un termine molto corretto, si basa su dei criteri metodologici molto chiari, rigorosi e semplici, che però servono a raccogliere tutte le informazioni derivanti dai metodi archeologici stratigrafici sulle unità in negativo, ovvero sulle cavità rupestri, per cui è importante e questo è quello che abbiamo fatto noi quindi entriamo nel vivo delle nostre attività, una conoscenza geologica, geomorfologica dell'area su cui stiamo lavorando per quale motivo, logicamente, la conoscenza della roccia del substrato geologico è uno dei fattori predominanti, se non il dominante, per la scelta dello scavo delle cavità e dell'impianto di un insediamento? Quindi questo è il primo fattore da prendere in considerazione. Il secondo.
Riguarda il metodo di lavoro, perché se nello scavo del tempio avremmo avuto l'altra di grafia archeologica, la nostra stratigrafia archeologica nel lavoro all'interno di una cavità sono le tracce di scavo che vengono lasciate sulle pareti. Quindi, l'analisi dettagliata di queste stratigrafie in negativo comporta l'acquisizione di dati molto importanti, ad esempio, senza entrare troppo nel dettaglio. Gli strumenti utilizzati e le rifiniture e soprattutto le Direzioni e gli orientamenti di scavo, ad esempio come nella diapositiva che vedete e consentono di ricostruire l'evoluzione di una cavità, cioè come una cavità, si è organizzata nel corso del tempo come sia cresciuta, o come magari si è trasformata, magari unendo più cavità oppure magari obliterazione o nell'immagine in basso lavoro di Paolo Dal Miglio e le diciamo l'evoluzione temporale per lo sviluppo di un articolato insediamento. Quindi diciamo che l'analisi delle tracce di scavo molto lunga e laboriosa è però uno dei momenti centrali delle ricerche che si conducono sugli insediamenti rupestri. Un'analisi di questo tipo, insieme all'analisi delle planimetrie,
Consente di estrapolare delle tipologie associata delle cronologie. Quindi iniziamo a entrare nel dettaglio quando l'insediamento è stato, diciamo impiantato, insediato fino a quando è rimasto in vita e soprattutto che evoluzione ha avuto nel corso del tempo, e questo è un esempio per dire dello sviluppo diacronico.
Dei delle tipologie della campagna romana da nell'Alto Medioevo, e questo è l'esempio invece fatto sulla Tuscia viterbese. Ecco, il caso di Belmonte, diciamo,
È un po' è un po' come, come si si direbbe, ma una cosa molto importante e anche raccogliere le informazioni esterne alle cavità rupestri e le informazioni esterne alle cavità sono il contesto di appartenenza, ovvero la presenza di viabilità, la presenza di corsi d'acqua, la presenza di insediamenti preesistenti, l'organizzazione delle campagne e alto-medievali che possono dipendere da più fattori, dall'organizzazione monastica, da organizzazioni diocesane o da semplicemente distretto azioni diocesani.
E poi soprattutto l'acquisizione di dati di natura cronologica, quando abbiamo la compresenza, come nel caso di Belmonte, altro aspetto che lo rende particolarmente interessante dell'insediamento rupestre, ma anche delle murature dell'insediamento costruito perché sulle murature, ma qui non poi loro poi quanto Paolo dirà abbiamo invece una bibliografia di indicazioni cronologiche piuttosto attendibile che consente di mettere in relazione le datazioni,
E delle cavità con quelli delle strutture murarie.
Poi gli interventi di trasformazione questi sono alcuni esempi, ma entreremo più nel dettaglio e altro aspetto molto importante che viene analizzato per lo studio di un insediamento è quello della viabilità interna dell'insediamento, cioè come si spostavano all'interno del sito, ma quale era anche la viabilità di servizio del sito perché non immaginare che questi siti nascono per motivi astrusi ma rispondono sempre a logiche insediative di un?
Di un territorio,
Questo ci introduce all'insediamento di Belmonte, che fa parte, come vedete, di un vasto, diciamo numero di insediamenti che abbiamo studiato, che vedete rappresentati nella mappa di sinistra e a destra, invece vedete un'immagine satellitare appunto di questo pianoro allungato, che è quello che ospita il sito di Belmonte che è vero che è di un chilometro ma quindi rappresenta in realtà per il periodo di cui parliamo, un insediamento piuttosto piuttosto importante e la natura di questo insediamento corrisponde un po' quella degli insediamenti riportati sulla mappa di lato, ovvero che un insediamento che subisce, che ha una nasce in epoca altomedievale, ma che soprattutto è oggetto del anche in maniera abbastanza importante del processo subisce il processo di incastellamento quindi un processo di riorganizzazione radicale dell'insediamento che prevede quindi l'intervento di figure signorili che ne determinano in qualche maniera la riorganizzazione dal punto di vista topografico per via di una mutata organizzazione del territorio in genere. Quindi questo è il mio preambolo e lascio volentieri la parola a Paolo per gli approfondimenti.
Possa stare in piedi a vostra, a vostro vantaggio, tra l'altro.
Allora eh, sì, andiamo avanti e cominciamo a tanto a vedere questo questo passo, si tratta del del della celeberrima opera del Nibby sulla campagna romana, datata alla metà del 1.800 in cui in dB dice passato questo e fa riferimento al fosso di valle.
Di valle,
Palle val balle basca, scusatemi un momento di lapsus gessi sale per una retta molto ardua a Belmonte, quindi sale lungo un sentiero abbastanza ripido, dice prima di pervenire alla sommità della cresta si trovano quattro piani di diverse grotte sepolcrali. Ecco qua quello che diceva, Giancarlo prima. Lui è convinto si tratti di di carità, a uso a uso sepolcrale, cosa che invece non è, ma questo non ci stupisce perché fino all'altro ieri, qualunque ipogeo che si apriva lungo i versanti delle.
Delle delle pareti della Tuscia era considerato un ipogeo etrusco, una tomba etrusca sistematicamente, quindi anche lui va bene, dice il dorso è stretto, cioè fa riferimento alle caratteristiche di Belmonte, che appunto questa dorsale stretta è fortemente allungata. Il monte è quasi isolato e derubato da tutte le parti, cioè ci sono forti scoscendimenti che delimitano l'unità orografica di Belmonte verso la punta estrema, quindi lui lo percorre da nord a scendere verso sud, è una torre di costruzione saracinesca. Su questa cosa ci torneremo tra due tagli fatti nella rupe umbri, isolare la fortificazione, cioè ci sono due effettivamente due tagliate che concorrono a fortificare la zona della torre della torre medievale. Ecco, ho voluto partire da questo da questo passo del nibbio.
Proprio per introdurre poi molto velocemente quelli che sono stati. Gli studi.
Suppongo su Belmonte e abbiamo appunto il lo studio del 1991 di pare Puccia e Clementi che sono, come avete detto, due architetti, quindi l'approccio è quello, giustamente, i due architetti che però, da un punto di vista almeno storico di recupero delle Fonti fanno già un lavoro egregio e quindi è un punto di partenza ovviamente non hanno gli strumenti per l'analisi archeologica di dettaglio ma sarebbe anche assurdo pretendere una cosa del genere.
Dopodiché abbiamo un primo studio risalente al convegno, tenuto tenutosi nel 1900, né scusatemi nel 2009 e pubblicato nel 2011, che è il lo studio di Laura Pezzola, che una vostra concittadina ebbi il piacere di seguire come correlatore della sua tesi di laurea e appunto lei si è occupato di insediamento di Belmonte e quindi diciamo che la prima volta che l'insediamento rupestre di Belmonte viene affrontato con una metodologia rigorosa che è quella di cui vi accennava, Giancarlo e quindi per noi costituisce un po' il punto di partenza, cioè Laura è veramente a ha rotto il ghiaccio,
Facendo un lavoro sul campo. Egregio per essere una tesi di laurea, un lavoro notevole, dopodiché abbiamo un altro studio che riveste un certo interesse che aula diciamo, una prospettiva completamente differente perché è condotto da degli speleologi. Kalla Germani Galeazzi, Dobos.
E una e un altro Galeazzi, che appunto risale al 2014, e studiano più che l'insediamento, anche perché anche qui l'approccio è tale per cui non avevano gli strumenti, però rilevano e documento tutta la serie di carità che si trovano nei pressi dei fossi che circondano il nostro insediamento, che sono appunto delle dei cunicoli di drenaggio dei cunicoli, probabilmente di irregimentazione delle acque di questi fossi che nel prosieguo degli studi, perché al momento non ci stiamo occupando di questa cosa perché stiamo concentrati sull'abitato, andranno presi in considerazione per capire a livello funzionale in quale maniera possono essere messi in rapporto con l'insediamento sovrastante. Sono lavori sempre estremamente complessi, questi perché bisogna creare delle relazioni che non sono delle relazioni stratigrafiche, cioè io non ho un rapporto diretto tra una struttura e un'altra, ma o quello che noi appunto definiamo un rapporto topografico e quindi devo essere in grado di mettere in relazione, ad esempio, proprio funzionale un un determinato, ma l'ho fatto con un altro, cioè uno dipende dall'altro e viceversa e a quel punto posso sistemarvi sullo stesso orizzonte cronologico.
Perché, appunto l'insediamento di Belmonte, l'insediamento di Belmonte, è un insediamento che noi non ci stanchiamo di definire un insediamento cerniera, cioè le caratteristiche del popolamento della campagna romana e invece proprio la zona del viterbese sono abbastanza differenti nel corso dell'Alto Medioevo, peraltro Medioevo intendiamo i secoli precedenti l'anno 1.000,
Perché la campagna romana presentano insediamento che potremmo definire sparso, cioè le campagne sono sfruttate da un punto di vista agricolo. Ci sono parti grandi partizioni fondiarie, tendenzialmente sotto il controllo di dei grandi monasteri romani o delle abbazie, e su questi grandi latifondi ci sono contadini che si preoccupano di produrre e di coltivare la terra, questi contadini abitano in maniera capillare o, diciamo, occupano in maniera quel capillare il territorio. Non ci sono preoccupazioni difensive, ad esempio okay, non non troviamo insediamenti fortificati e infatti a livello di rupestre, quindi di abitazioni scavate che tenete conto sono una risposta abitativa ad un'esigenza che è quella appunto, insediativa dell'uomo, ma non esclusiva, cioè si abitava in ipogei ma si abitava anche in casupole, costruite nelle maniere più varie, però, appunto nella campagna romana e questi ipogei che sono abbastanza caratteristici hanno caratteristiche appunto di.
Diffusione capillare sul territorio, quindi piccoli nuclei tendenzialmente nei pressi di fonti di approvvigionamento idrico e con caratteristiche particolari che poi vedremo. Ecco il viterbese è una situazione diversa, cioè nel viterbese. In realtà la fase altomedievale la fase precedente, il il 1.000,
C'è, ma è c'è poco poco. Ok sempre sembrerebbe che il fenomeno rupestre faccia la sua comparsa nella zona del viterbese intorno al nono secolo al massimo fine dell'ottavo Belmonte, invece acchiappa un po' tutte e due stalla sta messo là in mezzo e quindi a Belmonte noi abbiamo testimonianze, ma questo poi ve lo farò vedere. Vincenzo nel dettaglio. Abbiamo testimonianze che appunto vanno dall'Alto Medioevo fino almeno al 1.200 1.300 ok, quindi e infatti vedremo vedremo un attimo allora, quindi Belmonte costituisce un insediamento importante per questa ragione.
E costituisce un po' come tutti gli insediamenti rupestri, uno di quegli strumenti che gli archeologi hanno in mano per cominciare, a immaginare e a ricostruire le dinamiche insediative, appunto, delle campagne di questi territori in quei secoli più difficili da studiare che sono i secoli che vanno dalla caduta dell'Impero romano fino all'anno 1.000, quindi, al momento in cui c'è poi il cosiddetto processo di incastellamento e nascono tutti quei centri abitati che costituiscono ancora la nervatura della dei mica, del del nord, del nostro territorio, ok quindi i paesi che noi conosciamo, i borghi che noi chiamiamo medievali, sono nel 99% dei casi bulli, Borghi che nascono dopo il 1.000 ma prima del 1.000 che succede bene il fenomeno rupestre, uno di quelli che ci può dare, apro una luce su questi secoli, i famosi secoli bui okay, noi ci rifiutiamo ovviamente di definirli così secoli complessi, chiamiamola in questa maniera.
Ecco la carta che io vi ho messo ha a che fare con questo ragionamento è la Carta del lavoro del 1988 di Vincenzo Fiocchi Nicolai sugli ITS, sulle testimonianze dei paleocristiane della Tuscia comunque di tutta la zona a nord di Roma e quindi le vie Aurelia. Cornelia. Cassia. Flaminia e Vincenzo Fiocchi. Nicolai. Passa in rassegna e studia nel dettaglio tutti i cimiteri cristiani sotterranei e non è comunque tutte le testimonianze del Cristianesimo, delle origini e grazie a questo studio, il popolamento di cominciava dove si comincia ad avere in quegli anni un'idea che queste terre non ero disabitato, isolate ma erano appunto territori ancora de abbastanza densamente frequentati, perché se c'è una necropoli ci sono anche se ci sono i morti, ci sono anche i vivi, ovviamente, ecco la quindi la densità di.
Presenze a livello funerario individuato la Fiocchi Nicolai già comincia a dare un'idea a su questo poi si vanno stratificando altre informazioni, appunto il rupestre o ad esempio un lavoro fatto da da Giancarlo sulle tombe all'oggetto cosiddette, che sono delle tombe molto particolari che si trovano nel, soprattutto, appunto nell'area del viterbese, che sono queste, cioè sono tombe scavate direttamente nella roccia con,
Una forma vagamente antropomorfa della della fossa, quindi il corpo è inserito all'interno di una posta che in qualche maniera ne ripercorre il il profilo e e poi coperte con lastre o altri metodi. Bene, questo tipo di tombe, al di là di tutta una tipologia che poi c'è, che si evolve le le attestazioni più antiche di queste tombe a detta di Giancarlo, ma siamo tutti d'accordo e probabilmente stanno tra settimo e ottavo secolo. Va bene, quindi anche questo diventa un indicatore archeologico per cominciare a gettare luce su questi periodi.
Ora, detto questo.
Entriamo nel no nel dettaglio di Belmonte e cominciamo un attimo a orientarci velocemente, anche perché la stragrande maggioranza di voi sa perfettamente dove si trova ben monte, partiamo dalla da questa meravigliosa cartografia che è la carta, la carta IGM al 25.000 dell'Istituto geografico militare risalente al 1.879 quindi è una carta ormai archeologica, quasi una carta, se sono cartografie che oltre a essere meravigliose da un punto di vista grafico le più belle mai realizzate in Italia e purtroppo ineguagliate delle ultime IGM sono tristemente tristi. Mettiamola così.
Hanno tolto dettagli, non riusciamo a capire qual è stato il criterio, ma così è stato fatto bene nel dettaglio la nostra carta di dell'area di Belmonte, ecco, vedete Castelnuovo, di Porto in alto, a destra, ho messo in evidenza i fossi principali e quindi il posto costa frigida che si trova,
Ah.
Ad ovest del sito di Montebello, vedete, Montebello, quindi Belmonte e poi invece alla destra corre il posto di Valle vasca, come vi dicevo che poi diciamo, sul quale confluisce sempre da Nord il fosso di Sant'Antonino, i due fossi poi si uniscono al posto di Costa frigida, costa frigida, chiaramente costa fredda, quindi è un flusso che cammina a ridosso di una di un versante nord, di un di un'unità orografica e appunto quel sito che vedete Montebello e appunto il nostro Belmonte reso, vedete con tutte quelle lì dette che ci fanno capire che ci sono degli scoscendimenti notevoli,
La viabilità, vedete, in giallo, spero riusciate a intuirla e la via Flaminia e poi dobbiamo immaginare una doppia viabilità secondaria, una che proveniva proprio dalla zona attuale di Castelnuovo di Porto e che quindi scendeva nella valletta del posto di Sant'Antonino e si dirigeva verso il sito di Belmonte e un'altra che invece proveniva da Sud quindi si distaccava dalla via Flaminia per chi arrivava da Roma e che anche lei, seguendo il corso dei due fossi che ormai si erano uniti, raggiungeva anch'essa la via, il appunto il sito di Belmonte, passiamo ad una cartografia.
Ecco, queste sono delle immagini del posto ve l'ho voluto mettere perché sono dei luoghi paesaggisticamente molto belli e che quindi fanno parte di un contesto da valorizzare, in cui l'aspetto naturalistico e l'aspetto archeologico convivono e si rilanciano a vicenda, quindi,
Ecco, andiamo adesso sulla cartografia, una cartografia di dettaglio, queste sono le carte, invece le carte tecniche regionali al 5.000 che sono, devo dire, invece delle carte è abbastanza belle e anche abbastanza chiare e il sito di Belmonte e all'interno di quel rettangolo adesso attenzione per vederlo nel dettaglio io vi ripropongo quel rettangolo ruotato di 90 gradi in senso antiorario quindi da adesso in poi il nord lo vedrete alla vostra sinistra ecco qui in maniera tale che possiamo vedere nel dettaglio i vari elementi.
Ora abbiamo la viabilità attuale, io avrei bisogno di.
Ecco, vado vado naturalmente vadano a lavorare a co.co.co. Ciorra, eccetto a posto a posto, allora abbiamo la viabilità di accesso.
Una strada che cammina nel fondovalle e poi da questo punto questo sentiero che attraversa il fosso in corrispondenza di quello che con ogni probabilità è un ponte medievale a abbiamo gli strumenti, con ogni probabilità è un ponte medievale, eccolo qui è diventato verde, va be'ponte medievale, dopodiché il sentiero continua a salire e il famoso sentiero ripido che aveva percorso in nibbi,
Fino ad arrivare in un punto dove c'è un'evidente tagliata, quindi un taglio nella roccia all'interno del quale camminava una viabilità che è chiaramente una tagliata che costituiva il punto costituiva aveva due funzioni, come spesso avevano le tagliate una funzione difensiva perché crea uno sbarramento, ma servivano anche spessissimo per farci camminare all'interno le strade, tra l'altro, camminare con una strada all'interno di una tagliata significa cambiare in un luogo che tra virgolette protetto quindi tre, addirittura funzioni, quindi questa tagliata viabilità con valore difensivo. Da qui in poi inizia la cresta di Belmonte nella zona attorno a questo. A questa diciamo questo rialzo questo.
Questo punto più alto si concentrano un'enorme quantità di ipogei di cui vi parlerà. Vincenzo, ma quello che a me interessa far vedere farvi vedere e che in realtà lungo tutto quello che è il margine.
Ovest del nostro sito, visto che il nord di qua il margine ovest, occorre corrono i resti di una fortificazione che hanno delle caratteristiche molto particolari che adesso vi farò vedere. Questa fortificazione per noi è un elemento di enorme interesse e di grande importanza perché ci dà un indicatore cronologico, è importante e ci dà anche delle informazioni sull'abitato. Quindi è una fortificazione che va a proteggere l'unità orografica di Belmonte, nell'unico lato, che era poco protetto perché diciamo, c'è un un declivio abbastanza dolce che raggiunge la zona di fondovalle che questa quindi, ovviamente, è la zona meno difesa. Tutto il resto del di questa lunga lingua di terra era in realtà naturalmente protetta dalle dai dirupi che si trovano tutti quanti attorno e che raggiungono poi i fossi nella nella zona di fondovalle bene, nella zona invece poi nella zona ultima, quella è più meridionale. Troviamo una due tagliate, quindi di nuovo 2 2 fossati, che in questo caso sono invece proprio difensivi, non avevano quasi sicuramente una funzione di allo di ospitare viabilità abbiamo una torre, una torre medievale di cui parleremo, un altro fossato che si trova dopo la torre, quindi chiaramente la Torre, il punto forte che va messo in sicurezza e poi abbiamo una famigerata Chiesa che si troverebbe punto improprio nel punto più estremo di questa lingua di questa chiesa. Ci ho messo un punto interrogativo, perché ci sono dei problemi, dei dubbi anche del a livello archeologico. Ci sono delle tracce, ma non sono così chiare. Bene, questo è giusto per farvi vedere, poi ci tornerà. Vincenzo la distribuzione dei nuclei rupestri, quindi la zona a nord e poi la zona sud, a sud della torre medievale, che questo rettangolo arancione che vedete, ecco, queste sono alcune immagini di quella fortificazione a grandi blocchi di cui vi parlavo prima vi faccio vedere prima le foto, poi ci ragioniamo, ecco, questo è quello che si vede. Quindi si vedono ormai i primi due massimo tre filari in altezza, ma la caratteristica di questi blocchi, il modo con cui sono messi in opera le loro dimensioni e.
La funzione evidente difensiva che hanno per noi sono di grande importanza perché perché per fortuna, negli ultimi anni sono stati fatti una serie di studi su questo tipo di murature e ormai abbiamo una cronologia abbastanza certa, legata anche a dati di scavo, quindi a materiali archeologici associati a queste strutture e che ci dicono appunto di, è che ci troviamo sicuramente in età altomedievale e vediamo meglio questo tipo di mura, in particolare, risponde a quello che nel lavoro di Giancarlo viene definito il tipo 1 A e questa è una riproduzione di un muro fatto in questa maniera presa dall'opera di Giuseppe Romagnoli del 2006. Ebbene, sono muri in cui abbiamo una serie di blocchi di grandi blocchi di peperino o tufo più spesso di peperino, ma a volte anche di tufo, come nel nostro caso messi di taglio. Quindi io vedo il lato piccolo, il lato corto. Non vedo il lato lungo proprio perché in questa maniera la la muratura aveva una resistenza maggiore, se il muro aveva due facce, ma tendenzialmente erano muri contro terra, che poi avevano un elevato ma non particolarmente alto all'interno tra le 2 cortine di muratura venivano gettati terra e sassi, quindi non c'è un, non c'è legante.
E questi blocchi hanno la caratteristica di presentarsi nel momento in cui li guardiamo tendenzialmente più alti che larghi, infatti la larghezza varia tra i, quanto diciamo sta attorno ai 45 centimetri l'altezza normalmente oltre i 50 bene, quindi sono dei rettangoli leggermente allungati in altezza molto caratteristici e appunto sono murature e si datano abbastanza certamente un buon grado di sicurezza all'ottavo secolo dopo questo ottavo secolo tenetelo a mente perché poi ci si aggancerà il buon Vincenzo.
Quindi abbiamo una fortificazione di quella zona dell'abitato che è quasi certamente di ottavo secolo e per noi è un dato importante nella parte superiore del pianoro, quindi sempre in connessione topografica e funzionale con la l'insediamento rupestre, ci sono poi una serie enorme di tracce di canalizzazioni e buchi di palo sul sulla roccia qui andrà fatto un lavoro di messa in evidenza di tutte queste evidenze, di tutto questo perché noi oggi lo vediamo e non lo vediamo, ma gli interni, seppur minimi spesso Lhikan cancellano queste evidenze che sono evidentemente da.
Attribuire a strutture lignee innalzato. E quindi ecco lì che, come vi dicevo prima, l'insediamento rupestre è una faccia del più di un abitato e abbelliamo che le parti in elevato, le parti lignee, le parti, le tettoie che spesso erano addossate, è chiaro che noi non ce l'abbiamo più di queste strutture abbiamo solo e unicamente le tracce che hanno lasciato in negativo sulla roccia. Ebbene, dobbiamo immaginare Belmonte, quindi una serie di abitazioni rupestri lungo i margini del pianoro, laddove il Teodoro cominciava a scosceso vere e quindi c'erano anche c'era la possibilità facilmente di avere dei fronti rocciosi esposti che ti permettevano di iniziare lo scavo in maniera semplice, ma nella parte sommitale dove scalare era difficile avresti dovuto creare un pozzo per poi scendere, invece, dobbiamo immaginare la presenza di tutta una serie di strutture di elevato costruite indegno.
Materiale che, ovviamente, in queste zone non mancava.
Veniamo alla torre, la torre che si trova, come avete visto dalle immagini, prima molto più a sud, su un'altra piccola unità orografica, si data in maniera completamente diversa dal muro di no di ottavo secolo, la torre noi siamo sicuri perché la torre invece viene realizzata con una tecnica edilizia che è tipica non del viterbese ma della campagna romana e quindi abbiamo eh no numerosissimi confronti si tratta di questa, di queste murature con questi piccoli tufelli regolari, filari di tufelli irregolari che i nibbi chiama opera saracinesca, che si datano abbastanza facilmente e sulla base di un numero enorme di confronti tra il dodicesimo, il tredicesimo secolo, quindi, che cosa è successo? È successo che avverto sennò poi che cosa è successo è successo che evidentemente a Belmonte leggo le cose non sono andate in maniera così lineare. Noi dobbiamo immaginare nella zona nord dell'insediamento un abitato di ottavo secolo con tutti i suoi annessi e connessi. Dobbiamo immaginare che, a un certo punto tra il 1.100 e il 1.200 l'abitato punto interrogativo cosa succede ancora nell'abitato continua ad essere abitato, sì e no eh, ma sicuramente nella zona più a sud viene creata una roccaforte, quindi un punto fortificato, con una torre, una serie di strutture accessorie. Quindi un antemurale ci sono son furono viste tracce di questo muro ulteriore di cinta nei pressi del passato che si trova a sud della della torre. Quindi dobbiamo immaginare una vera e propria fortificazione da collocare in questi anni. E questa fortificazione, la cosa interessante ah nelle zone sottostanti tutta una serie di cavità di ipogei che però hanno caratteristiche con guarda caso completamente diverse dagli ipogei della zona nord, quelli che noi tendiamo a votare in maniera molto più antica. Quindi, il grosso lavoro che stiamo facendo è proprio un lavoro di definizione, a qui non non anticipo di definizione. Appunto di questi questi aspetti, perché sono gli aspetti fondamentali a questo punto.
Io parto sempre dal dato materiale, ma arriva un momento in cui l'archeologo e si fa un'idea mettendo viene per terra, deve anche andare a vedere poi le fonti scritte cosa dicono, e quindi le fonti scritte quando il lavoro viene fatto in maniera coscienziosa, spesso ti sono poi d'aiuto anzi di confermano quindi,
Lavoriamo al contrario, normalmente si parte dalle fonti scritte e qui andiamo al contrario. Allora cosa abbiamo? Abbiamo una bolla di papa Gregorio settimo, che è del 1.074, quindi siamo undicesimo secolo che per la prima volta cita un Castellum Novum e quindi non ci stupisce evidentemente, a un certo punto il processo di incastellamento e soprattutto il processo di incastellamento che viene promosso dai dalla nobiltà e dai dai baroni locali e.
Si decide di di creare una nuova fondazione, si decide di creare una nuova fondazione e viene realizzato questo Castellum Novum in cui noi ci troviamo adesso. Ovviamente è Castelnuovo quindi la nascita di Castelnuovo, probabilmente, anzi quasi certamente da collocare in quegli anni se anche in una bolla poi di due, quasi due, seppur poco meno di due secoli dopo del 1.236, si parla di una Blub set ecclesie in Belmonte, et in castelli o novo, quindi ci stanno due chiese, l'EFSA è un termine che vuol dire tutto e vuol dire niente nel Medioevo, comunque, chiamiamolo insediamento insieme di persone non veramente è un termine che assume, assume i valori più più disparati. Io direi una comunità, ecco una comunità di abitanti, quindi c'è una comunità, una chiesa a Belmonte e una in questo castello, dopo che chiaramente Castelnuovo.
Quindi nel 1.236 Belmonte, a quanto pare è ancora in qualche maniera abitato. Non si parla di fortificazioni, a Belmonte, vedete, si parla di una chiesa e di un gruppo di uno stanziamento umano che va benissimo con l'insediamento nord che abbiamo visto, magari la fortificazione di ottavo secolo ormai era semi dismessa. Comunque, non se no non la percepiscono come un elemento evidentemente caratterizzante l'abitato.
Di un censimento, però degli abitanti soggetti alla tassa del sale e del 1.348 la località di Belmonte sparisce, non non qui questa gli abitanti di quel luogo non dovevano pagarla, la tassa quindi evidentemente ormai era semi spopolato. Ecco quindi lo spopolamento del di Belmonte, Nord okay, lo possiamo collocare tra il 1.236 1.348, quindi a cavallo tra tredicesimo e quattordicesimo secolo.
C'è un primo riferimento invece ad una fortificazione di Belmonte in un documento della appartenente al recesso della famiglia Colonna che risale al 1.350, quindi nel 1.350 se mi parlano di una fortificazione, evidentemente è la fortificazione che fa riferimento alla torre della zona sud, quindi non più il Belmonte Nord, ma il Belmonte sud okay,
Quindi, come vedete le fonti poi perfettamente sì.
Trovano corrispondenza con quella che è con quello che è il dato archeologico di cui vi ho parlato, penso di avervi tediato abbastanza, quindi passo la parola a Vincenzo,
Anche anche io approfitto, sta in piedi, perché preferisco così.
Ecco.
Abbiamo cercato di affrontare l'in da un'indagine totale sul, diciamo su su Belmonte, cercando di fare un censimento delle delle cavità due anni fa, per chi c'era abbiamo presentato una serie di di piccoli siti campione, però ci siamo resi conto che effettivamente andava fatto un censimento totale.
E già questo censimento ci ha dato un'informazione molto interessante, contrariamente a quanto si pensi, gli insediamenti rupestri e l'alto Lazio, ma anche della campagna romana, sono abbastanza limitati e da come unità abitative, cioè come capita.
Stiamo parlando in genere di insediamenti di 30 40 unità al massimo.
Belmonte, ne ha parecchie di più, siamo arrivati a 106, quindi si tratta di un inserimento veramente molto consistente,
E quindi, insomma, quasi un unicum dal anche da questo punto di vista, e questo è il nucleo Nord che abbiamo prima, insomma, abbiamo prima visionato con e le cavità che abbiamo censito,
Vedere che la maggior parte degli ipogei si sviluppa e verso est, cioè su questa, su questo fronte, che era probabilmente quello un pochino più utilizzabile dal punto di vista dello scavo, anche se hanno avuto una serie di problemi e di meno invece da questa parte, queste qui sono in realtà un pochino più tardi, cioè da questo. Da questa parte, qui dove ci sono tutti questi pallini e liquidità si vanno a.
Diciamo a sistemare e dal punto di vista urbanistico anche su più livelli e arrivava fino a quattro livelli. Quindi c'è anche una sorta di sistemazione urbana, soprattutto per questo nucleo centrale. Questo qui.
A sud abbiamo detto invece la situazione cambia totalmente, perché questa è la situazione della, diciamo, dell'incastellamento più più più tardo e le cavità e si vanno a concentrare tutte nella nella parte terminale del Pianoro e parzialmente sotto la torre.
Ecco quali sono le caratteristiche di questi ipogei, abbiamo fatto una sorta di maxi censimento, questi sono alcuni degli schizzi, chiaramente stiamo facendo delle dei rilievi.
Diciamo metricamente più attendibili, e adesso stiamo chiaramente già anche facendo delle indagini stratigrafiche di alcune cavità a campione, però vedete che già già adesso possiamo darvi alcuni risultati. Per esempio, la maggior parte di di queste cavità più semplici sono queste qui in azzurro che vedete concentrate nella diciamo, del versante nord verso est. Si tratta di ipogei, molto semplici, piccoli piccoli non superano spesso anche due metri e mezzo, tre metri di larghezza per un metro e mezzo due metri di profondità che sono caratteristici più che della del viterbese dell'area romana. Cosa più abbiamo visto? L'evoluzione delle cavità artificiali, quindi delle delle abitazioni rupestri, della dell'area romana, è a cavallo appunto dell'ultimo periodo di cui di questi di questi insediamenti noi abbiamo queste abitazioni molto vicine alla fonte tufacea che tendono a essere quasi dei dei rifugi temporanei, cioè sono molto, molto semplici dei semplici e ambienti che non hanno, per esempio, quasi alcun segno di arredo, cosa che poi vedremo in quelle basso-medievale cambierà completamente,
Alcune di queste presentano questa sorta di strano dromos, così come viene a essere chiamato da alcune pubblicazioni. Che altro non è che una sorta di corridoio d'accesso, perché Belmonte e in effetti ha una un problema dal punto di vista orografico e cioè la maggior parte delle cavità preferisce, esse cioè hanno preferito disc Scalable nella parte superiore del pianoro, perché perché il il substrato è migliore, tuttavia il pianoro non ha una, diciamo, delle e dei gradoni netti e quindi spesso hanno dovuto ricavarsi una una sorta di di corridoio d'accesso per arrivare allo stesso è tale che gli permettesse quindi di ricavare un ingresso verticalizzato e quindi alcuni di questi hanno queste questi sono,
Gradini per per entrare e poi l'ingresso all'interno della cavità.
Questo tipo di ipogei è diffusissimo e la la maggior parte dei degli ipogei che abbiamo trovato sono così sono molto semplici. Stiamo parlando di un numero intorno a 50, ecco 50 su 106, è quasi la metà delle e si sviluppa, è quasi su un'unica un'unica linea in questo punto. In realtà sono due piani su tutta questo questo versante scusate. Questo versante è molto interessante perché ci danno una datazione che va tra l'ottavo e gli inizi del nono, ma diciamo più ottavo e quindi vanno molto bene. E queste questi ipogei, con i le murature di difesa che abbiamo visto prima.
Ci sono anche alcune di questi ipogei che so di dimensioni un pochino più più grandi, che cominciano ad avere una sorta di ripartizione all'interno questa sorta di gradone che è stato identificato in questo caso, invece, in contesti che sono.
Della i primi contesti contesti più antichi che noi abbiamo per quanto riguarda l'alto Lazio e che, guarda caso, si vanno a piazzare intorno al nono secolo. La ripartizione interna e vedremo è una caratteristica che viene preferita a parte, diciamo questi questi primi, queste prime cavità e in molte abitazioni rupestri, proprio perché comincia a esserci un uso promiscuo della cavità stessa, cioè all'interno della cavità non ci sia andato solamente a dormire, ma ci si andava a dormire. C'era il posto, per esempio per gli animali, che venivano essere custoditi all'interno della cavità stessa e si andava anche a fare diverse attività e quindi è questi. Ecco, guardate. La numero 23 è molto evidente e va a crearsi una una sorta di doppio umano che poi nei secoli successivi andrà sempre più a svilupparsi.
Un fossile guida.
Ma allora queste queste qui sono un pochino più grandi, stiamo parlando tra i quattro metri e mezzo di lunghezza e i sei di larghezza massimo, però considerate che per quanto riguarda l'abitazione rupestre, comunque siamo a in dimensioni ancora abbastanza limitate, quelli di undicesimo dodicesimo secolo cominciano ad avere metrature almeno pari al costruito e quindi in realtà si tratta di abitazioni rifugio certo molto più ampie rispetto a quelle del del diciamo della tarda antichità e dell'Alto Medioevo però ancora ristrette, ecco,
E in questo caso abbiamo purtroppo un'unica ipogeo che non ho non abbiamo potuto rilevare, perché Guerrero, la condizione in cui sta c'è un crollo molto importante, quindi è piuttosto pericoloso, ma mi sto andremo con con il laser e cercheremo di rinnovarlo, perché è molto importante perché si tratta dell'unico caso di ipogeo assetto,
Le cavità assetto sono una sorta di fossile guida, soprattutto per quanto riguarda gli insediamenti altomedievali dell'alto Lazio e perché oramai sono state definite dal punto di vista, diciamo cronologico molto bene. Si tratta di cavità scopo abitativo di nono secolo che vanno a riprendere e probabilmente degli stilemi delle tombe a pilastro etrusche, senza andare mai riutilizzare, però cioè nel senso vedono gli vedevano probabilmente queste queste forme di diciamo di di cavità, ormai super super violate con questo pilastro al centro e le ripetevano in.
Inabitati che cominciano ad avere una una prima struttura proprio con questi tipi e abitativi. Questi, tra l'altro, spesso non ci siamo potuti andare. Avevano anche una, difatti, una ripartizione interna perché la parte retrostante il pilastro spesso veniva a essere chiusa da paratie vigne e quindi in qualche modo si andavano a creare una sorta di stanze all'interno del dell'ipogeo, perché veniva fatto in questa maniera perché chiaramente, la luce entrando dalla dagli ingresso faceva sì che almeno di giorno non ci fosse bisogno di accendere e lucerne o quant'altro, e in effetti normalmente ce ne sono molto poche, per esempio di nicchie per lucerne, ma già in queste cominciava a vedere che ci sono per esempio dei segni e di lettiere per esempio oppure di scaffalature appoggiati ai muri e quindi di piccoli arredi.
Purtroppo ce ne solamente una, vedremo di di capire come si può fare, però indubbiamente è molto pericoloso entrare dentro.
E poi ci sono queste che sono un pochino più più rate, che sono le cavità assetto e sono cavità, un pochino più mature e ed hanno una una diacronia. C'è una un tempo di via molto, molto, molto più lungo e non so se avete notato tutte le cavità precedenti. Le ho citate solamente per l'abitato superiore, perché nella parte della torre non esistono quelle, quelle tipologie non ci sono, i primi sono cosiddetti pre e pseudo setting e riteniamo che siano quelli un pochino più antichi, perché sono i primi tentativi di ripartizione è un po' simili probabilmente contemporanee al periodo di quelle cavità che abbiamo visto prima, con la l'albero risparmiato che poi, nel giro di due, tre generazioni già intorno diciamo all'anno, 1.000 cominciano ad avere una una struttura, i temi più articolata. Se guardate spesso queste questi ipogei hanno pareti curvilinee, in effetti un'altra delle caratteristiche dei primissimi ipogei, l'alto Lazio, a parte il pilastro sono le pareti curvilinee e qui ci stanno benissimo questi diciamo nel giro di 2 3 generazioni, si passa quindi da degli ipogei piccoli piccoli a queste qui che si parla infatti a infilare tra un ipogeo e l'altro, cercando di trovare gli spazi disponibili. Non so se vi ricordate della immagine precedente. La cavità pilastro o a un certo punto 3 cavità, aspetto messe una di fianco all'altro e probabilmente no alle generazioni successive che hanno ampliato e poi il padre di famiglia. A un certo punto ha dovuto ampliare per i figli, ha fatto altre case, quindi è incartato una cosa molto molto semplice, e alcune di esse, chiaramente, sono molto articolate. Ma questo questa tipologia in realtà, per la prima volta è quella che si ritrova anche nella parte meridionale, tuttavia le cavità assetto che si trova sotto il Castello dal punto di vista, per esempio,
Volumetrico sono molto più grandi, sono molto più articolate, sono hanno una incredibile quantità e disegni e di arredi interni.
E che ci fanno ritenere che, appunto, siano molto più tarde. Stiamo parlando quindi di ipogei, del dodicesimo tredicesimo secolo, che vanno benissimo, appunto, con la costruzione di una torre. Quindi che cosa è successo quando lo sviluppo c'è, lo sviluppo della torre? Abbiamo anche una serie di ipogei come questi, che vengono.
A essere inseriti all'interno di questa di questa struttura. Diciamo che non è proprio urbana, non è più urbana, mentre non abbiamo più esempi di questi. Queste misure, cioè di questi, è cavità di queste dimensioni. Nella parte nord, cioè la parte nord effettivamente sembra morente abbandonata o in fase di abbandono, quindi è in crisi in piena crisi.
E qui cominciamo ad avere delle situazioni molto molto articolate, che sono quelle diciamo, più più famose, che che che tutti voi conoscete e che vanno a intercettare le cavità precedenti, come la numero 99, che sicuramente conoscete tutti, è una una cavità a assetto che poi è stata riutilizzata probabilmente solamente per attività produttive e anche la 98 che è una cosa è una cavità passante molto tarda che in realtà sono una fusione tra diversi ipogei,
Che tra l'altro, qui c'è anche un pozzo che quindi viene a essere messo fuori uso dalla da questa, da questa cavità che invece tardissima, quindi è dell'ultimo periodo della di vita e del del castello stesso, tra l'altro probabilmente il pozzo della che si trova in questa diciamo in questo punto.
Era stato trasformato nel butto del castello e poi, a sua volta, è stato intercettato e quindi il butto a sua volta è stato messo fuori uso. Quindi si tratta di più fasi. Chiaramente, un tipo di lettura di questo di questo genere è ancora in corso d'opera, quindi questi saranno le letture prossime che vi daremo nelle insomma nei nei prossimi anni, quando ci vedremo per ora. Ecco le indicazioni di dibattiti che possiamo dirvi è che si tratta di due insediamenti diversi, in realtà uno altomedievale, che si concentra quasi esclusivamente nella parte nord, nella parte sud, effettivamente non abbiamo trovato quasi nessuna traccia di abitato altomedievale e poi un insediamento basso medievale, che ha pochissime caratteristiche di abitato.
Ci abitavano 3 4 fuochi, quindi poche persone.
È una certa quantità invece di attività produttive e di stoccaggio che invece erano legate chiaramente alla torre stessa, io sono stato più tedioso degli altri, scusate perché mi occupo probabilmente dei di di congedi, spero che comunque vi abbia interessato, stiamo facendo, ecco queste queste letture stati capire che incideranno una serie di informazioni molto interessanti per il prossimo futuro e niente vi ringrazio.
Allora per per chiudere molto velocemente rispetto a quanto detto da Paolo e da Vincenzo, quindi avete capito questa situazione che si è andata un po' a delineare questo aspetto dei due insediamenti altomedievali all'insediamento, diciamo basso-medievale poi chiamarlo insediamento boh vedremo nel senso la funzione e che poi svolgeva, ma ci sono molti interrogativi che adesso voglio mettere, perché io riparto sempre dal discorso di apertura del Sindaco, quindi qualche risposta penso che lo abbiamo dato adesso volò gioco delle parti vuole che devo lasciare qualche domanda per prima di andarcene. Allora e allora questo aspetto degli insediamenti abbiamo detto che è chiaro, abbiamo visto Paolo ha bene illustrato come le fonti ci vengono incontro per le fasi diciamo medievali piene, quindi è partire dopo il 1.000, come al solito, comunque, c'è una documentazione di fonti, piuttosto, diciamo importante che ci dà delle informazioni.
Mentre abbiamo, diciamo la solita carenza di fonti. Invece, per le fasi precedenti che nessuno si offenda sono quelli più interessanti e perché sono quelle più interessanti, perché oggettivamente conosciamo poco e si vanno ad innescare in mezzo a dinamiche che adesso via via si stanno capendo, sia dal punto di vista storico che dal punto di vista archeologico.
I confronti che Paolo, vi ho fatto vedere delle tombe all'oggetto e delle murature, grandi blocchi che sono acquisizioni archeologiche, se vogliamo anche vecchie, ma che sono state puntualizzate negli ultimi anni con gli scavi archeologici che abbiamo condotto, richiamano un contesto particolare nella Tuscia viterbese che è quello dei conflitti longobardo bizantini, cioè questi insediamenti nascono in virtù di una situazione piuttosto complicata che non è vicinissima all'insediamento di Belmonte. Però alcuni elementi ce li portiamo a strascico, fino alla campagna romana, se così vogliamo uno.
Secondo aspetto che voglio lanciare lì è un cardine dell'insediamento, cioè il cardine dell'insediamento altomedievale alla chiesa manca la chiesa dove è la chiesa altomedievale di Belmonte,
Non può non esserci i confronti della Tuscia ai quali questo periodo ci sembra più simile. Ci dicono due cose che la Chiesa può essere fuori e dentro l'insediamento.
Ma con due tipologie completamente diversi, la chiesa fuori dall'insediamento, nel momento in cui l'insediamento viene in Castellalto, viene abbandonata e sostituita dall'ecclesia Gasperi, quindi la chiesa del castello, oppure cosa un po' più accattivante?
Negli ultimi scavi condotti su queste tipologie di insediamenti, le chiese sono semplicemente Rifondazione degli stessi edifici, quindi una delle chiavi di questa ricerca che può veramente connettere i momenti è appunto legata agli aspetti religiosi. Se vogliamo quindi andare a capire queste cose, poi è chiaro la ricerca e continuerà sul campo con le cose che ha detto. Vincenzo quindi il rilievo di dettaglio di alcune unità sono ormai le idee, come avete visto sono chiare. Sappiamo dove andare a parare e dove andare a intervenire, anche dal punto di vista del rilievo strumentale di quelle cavità che ci possono dare informazioni, anche dal punto di vista di una valorizzazione futura 106 cavità non ne rileviamo. Fulvio dello SCICO.
Non non ci pensate, però diciamo che andremo a vedere quelle più più interessanti, quindi questi sono i dati e spero insomma che qualche risposta l'avete avuta vi ringrazio, vi ringraziamo e se ci sono domande, prego grazie.
Ma allora guardate d'affetto dell'abbandono del quattordicesimo secolo. In realtà non è un aspetto che riguarda Belmonte, cioè è un aspetto che incastra nel quattordicesimo secolo, in virtù di mutate dinamiche insediative che vedono l'affermazione dei centri, comunque sia, i Comuni già si sono mangiati praticamente tutto il territorio, con quella che è la conquista del contado, vengono via via progressivamente spopolate e è proprio una dinamica, quindi non c'è un evento che ha Belmonte la parte scappare semplicemente il processo lineare, cioè il periodo tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Non ci aspettiamo a parte capire, diciamo, l'entità e la tipologia di insediamento. Non è lì che ti aspetti delle novità stravolgenti dal punto di vista scientifico, le fasi, invece quelli che lasciano più punti interrogativi sono senz'altro quelle altomedievali, dove per monte, appunto, si pone in un territorio, tra virgolette, Tuscia e in parte campagna a Roma. Quindi questi sono gli aspetti oggettivamente molto interessanti. 11 posso.
Una cosa?
E poi sicuramente.
Ho scritto fermo audience.
Castellone può essere altro che l'insegnamento.
E quindi è chiaro che non si chiamava la la codificazione di quindicesimo, sedicesimo secolo, propaggine meridionale nel nostro insieme.
Pedofilia, mettiamo che ne so.
Se guardate comunque a livello metodologico.
Prima si mettevamo sul terreno e poi si fanno tutti i ragionamenti a perché sennò, vengono fuori la qualunque ok, quindi avete capito che l'approccio è, andiamo a vedere cosa c'è e ragioniamo sul dato materiale e poi cominciamo a fare i confronti con fonti e perché sennò diventa fuorviante è proprio il cambio di passo rispetto al passato è questo okay poi noi siamo archeologi, non siamo storici, quindi partiamo dal dato materiale,
Orgogliosamente.
Topografico e di organizzazione dell'abitato, quello che avete visto oggi, insomma, è una prima classificazione, anche di natura funzionale degli ipogei, quindi anche dividere.
Magari funzioni produttive rispetto a funzioni abitative. Questo è sicuramente uno dei primi passi, ma ormai abbastanza maturo dal punto di vista invece, oltre cioè mercato o quant'altro, stiamo parlando di comunità che tendenzialmente sono agricole, parliamo di insediamenti rurali,
Poi ha anche promosso all'esame.
No, perché, a parte?
Eh no se si scherzava, nel senso che.
Cioè sono insediamenti rurali, quindi spazi di mercato o quant'altro sono comunità che anche il ruolo della Chiesa è da valutare se era funzionale anche all'organizzazione del lavoro dei campi, che è un altro aspetto che non abbiamo citato, ma molto spesso la Chiesa non aveva solo funzioni di diciamo.
E relief puramente religiose, ma quando magari dipendenze monastica avevano anche la funzione di organizzare il lavoro di campo e gestire i fondi, quindi diciamo che sono tanti e gli aspetti però sì, la risposta è sì,
Ok e allora è per ora difficile perché ma questo lo dico per esperienza, ma solamente per Delmonte, cioè per la ricognizione che abbiamo fatto e perché non tutte le cavità sono abitazioni, cioè nel senso che allora, per quanto riguarda le Delmonte noi abbiamo un insediamento altomedievale che per noi è un unicum e che ha qui mancano tutta una serie di caratteristiche per esempio le nicchie cammino che ci vanno a indicare il fatto che la gente abitava in quella cavità e che in altre in altre,
Insediamenti che sono di pieno hanno 1.000 ce l'abbiamo e quindi sappiamo identificare quali di quelli ipogei fossero effettivamente abitazioni e quindi immaginare, non so con i poggiava, ci poteva dormire una coppia con quattro, cinque figli, quindi 6 7 persone e quindi era un fuoco quello.
La questione è che quelli più piccoli non hanno quasi tracce e di di arredi. Una delle caratteristiche che avevo parlato, di cui avevo parlato l'altra volta per il riconoscimento delle degli ipogei a scopo abitativo, sono le tracce di le chiusure delle porte. Alcune di queste, alcuni queste cavità, effettivamente hanno il battente della della porta ancora conservato. Ahimè, non tutte perché molte sono rovinate e questa diciamo questa questo segno che si chiama sul qua scivolo, cioè hanno un foro da una parte e una sorta di foro con pennacchio dall'altra. Che cosa si faceva un sistema molto facile per chiudere la porta, perché si infilava un palo da una parte e poi dall'altra parte tramite un alloggiamento. Chiaramente, se noi abbiamo questo apprezzamento all'interno del battente, si invia, ci si chiudeva dentro e quindi quello che io ho una abitazione, se invece è dal lato esterno, è magari un magazzino, però chiaramente allo stato attuale e non abbiamo la mappatura così completa per riuscire a capire, soprattutto di quelle piccoline che sono la maggioranza e quindi non li sta altro. Non riusciamo neanche a capire che siano per esempio, i rifugi stagionali, cioè nel senso che ci mancano tutta una serie di altre cose che invece ci sono degli insediamenti, diciamo tardoantichi e altomedievali della campagna romana, cioè tutte tutte le infrastrutture che si trovavano esterne, per esempio le tracce di tettoie con attività esterne con nicchie con per esempio forni.
Per per la cottura del pane e quindi fondamentalmente ci danno l'idea che queste comunità si sviluppano in in spazi esterni e poi utilizza o le cavità semplicemente per andare a dormire. Cosa molto simile che doveva essere qua, ma ci mancano molte di queste questi elementi, quindi, per ora non mi sa sbilanciare.
Non lo so io.
Sì, Sacrofano, in effetti, se andate a vedere le colline che si trovava quindi a nord di Belmonte, ci sono tutta una serie di tracce della sempre della esatto, ma più più giù, che sono delle una sorta di lunghissime trincee che sono,
Esattamente è solo questa la tracce di di vigneti, perché l'humus è troppo sottile e quindi, fondamentalmente il loro hanno fatto queste facce per approfondire e quindi tanto possiamo anche definire la distanza tra un filare e l'altro, insomma, è sulla caduta per evitare che il l'acqua vada in qualche modo a inficiare contro il infragilimento delle e delle linee quindi sono quasi sicuramente produzione vinaria la questione è che è abbastanza difficile in questo momento, proprio nella degli studi, capire di che epoca siano le vasche.
Ci sono delle indagini in corso, alcune vasche, soprattutto per quanto riguarda l'alto Lazio, si idoneo curiosamente in contesti che sembrava abbastanza alti, cioè nel senso in contesti, per esempio di abitati, spazio di chiese, dove ci sono accredito un bello jet e questa cosa è molto interessante nei contesti basso-medievale si trovano invece più isolate quindi, siccome sono, diciamo produzioni allunghi di lunghissima durata, è molto difficile dare una datazione, cioè capire, per esempio, se fanno parte delle produzioni del Castello oppure se sono del se, se questi qua, oltre a essere che ne so pecoraio facevano a Calvino e quindi avevano bisogno di andare in quella zona tra l'altro lì ci sono anche le le cave e miniere.
Allora la concia delle pelli attenzione e hanno fatto studi recenti hanno scoperto che la concia delle pelli ha bisogno dell'acqua corrente, quindi le vacche devono essere molto vicina al fondo, alle devono essere larghe, perché altrimenti la pelle di va ti si abolisce e quindi quelle vasche nuovamente sono a mezza costa quindi sono molto vicine invece a al luogo dove si produceva.
E ogni tanto quelli che io adesso non me lo ricordo abbia pazienza, ma non ho nuovamente hanno anche una tettoia, perché perché per quelle più piccole che sia ovviamente nella difesa della della della Pescarola, per quelli più grandi ci si mettevano anche le cose e quindi la gente si reggeva con le mani e con i piedi pigiava sono stati fatti molti studi da da quelle preistoriche, soprattutto in Sardegna, a quelle medievali che adesso stiamo cominciando a farlo. Però, insomma, sì, qualcosina si può sapere eh no, appunto siamo partiti, quelli che sono quelle,
E quando si dice che potevano essere per la lavorazione, per la gara, ma anche questo, ultimamente stiamo mettendo un pochino in discussione, perché la lavorazione in acqua stagnante della canapa non dà buoni risultati, cioè se si fila la cha la cava fa in posti dove non si cambia l'acqua e si si rompono le corde, si rompe il filato e quindi non funziona. Questa è stata la chirurgia sperimentale degli ultimi 3 4 anni.
Eh esatto e l'acqua deve essere corrente e sta è stata riscoperta, appunto hanno fatto le prove hanno fatto anche utilizzando queste e quindi indubbiamente, essendo sempre vasche di mezzacosta, è difficile che lei facesse in modo così scomodo.
Vedete poi insomma.
No no, ma dovremmo abbattere anche il territorio, sicuramente perché, insomma?
Quelle che io sono andata a vederle e il?
E adesso sono già fa.
Eh sì.
Quindi c'è un po' di di calcare, fondamentalmente allora di quelli non non ti so dire la datazione, ma molto interessanti a 50 metri c'è una caduta a affetto undicesimo secolo e quindi farebbe pensare che siano basso.
Una sola ed è a 50 metri e quindi però forse quello che più viva la reale.
Io.
Vi ringrazio moltissimo per per questo, quando lei dice che abbiamo passato insieme e per quanto è emerso da dai vostri studi, è chiaro che c'è, ma sicuramente ci rivedremo insieme il prossimo anno.
Non tutte 106 le cavità, no, ci vuole avere il prossimo anno no.
Ma mi chiedevo invece una cosa relativamente a quelli che sono i buchi di palo e le canalizzazioni e è previsto, possiamo prevedere un rilievo anche di questo,
Se non e questo è immediato futuro in un futuro prossimo, allora perché?
Sì, okay.
Di buche, di palo sul pianoro, è un lavoro a sé stante che ha bisogno di una cosa che Paolo ha detto prima di una pulizia a tappeto, che allora anche le metodologie di rilievo ci consentano, non di andarlo a cercare uno a uno può magari di usare l'aerofotogrammetria o comunque strumenti che ci consentano di farlo in tempi non biblici, ecco perché altrimenti parliamo di centinaia di di evidenti. Allora ho messo mi sono, è evidente che, insomma, proseguiremo poi con un voto, mi pare, so tanti e forse si dovete aiuta. Mi auguro che questa.
È collaborazione carrozzata, questo possa proseguire e ci passa veramente arricchire tutti. L'argomento, come avete visto, ci coinvolge coinvolge enormemente e è vero e ci riguarda ci riguarda con sotto molti punti di vista, per cui anche il lato sentimentali affettivo per la nostra cittadina importanza ovviamente. Oltre a questo si aggiunge poi chi di questi studi approccia in un modo scientifico e poi ne diventerà una professione e quindi, insomma, è sempre un un momento veramente molto importante per noi. Vi ringrazio a nome di tutto.