Regione del Veneto

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CONTATTACI
I ragazzi.
Prego, prego, prendete posto.
Presidente.
Buongiorno, se non c'è più nessuno.
Buongiorno a tutti e grazie per essere qui oggi e ringrazio la rappresentanza degli studenti dell'Istituto statale di istruzione secondaria superiore Luciano Dal Cero di San Bonifacio, la dirigente scolastica e gli insegnanti, tutti la rappresentanza degli studenti dell'Istituto di istruzione superiore, Francesco Algarotti di Venezia con il dirigente scolastico, Diego Bottacin, la professoressa Giuseppina Grespi, professor Andrea Ramazzotto e comunque tutti i loro insegnanti perché credo che sia in ogni caso un un lavoro di squadra che che stiamo facendo e,
Visto che ho i nominativi anche dei ragazzi, li vorrei ringraziare e salutare uno ad uno Magrini, Tania, Verzee Sonia, guerra, Paola, cozza, Catia, Rossetto Monica Tosi, Giovanni Cei Qaida vocant et andrei Dal Degan Federica anello, Ilenia Moddolon, Daniel Cavazza, Alessandro Bottazzini, Davide Zanotto, Georgia, Rudy Giulia e questa è la rappresentanza dell'Istituto Luciano Dal Cero, invece per la Galotti abbiamo Ballarin Alice Bovolato, Matilde Brugnera, Filippo chi ha Pauline, Melissa, Debra Filippo per radio Ilaria Lanza, Mattia, maschietto, Chiara, Pavan, Gloria, Salvagno Irene, salvo Rocco Scattola, non vedo il nome Vianello. Samuele Zambelli, Iago Zanocco. Francesca grazie. Grazie di cuore. Allora.
Ringrazio anche i i relatori che sono qui presenti oggi, la professoressa Stefania Bertelli, il professor Marco Borghi e il professor Gadi Luzzatto Voghera, che ci pregiamo di avere di avere con noi oggi, allora io darei la parola al all'assessore Cristiano, Corazzari per il suo saluto.
Grazie Presidente.
Naturalmente unisco il mio assoluto assoluto della Giunta regionale del Presidente Luca Zaia per noi.
Una bella occasione di incontro anche per svolgere in questa giornata così importante e così significativo, un sunto circa l'attività svolta a fronte dell'ASP dell'attuazione, dell'applicazione e dei progetti realizzati previsti dalla legge sulla Shoah, la legge del numero 5 del 2020,
Noi come Struttura regionale abbiamo dato corso a tutte quelle che sono le azioni e le attività previste per dare appunto piena applicazione alla norma, e debbo dire che abbiamo conosciuto un riscontro molto positivo, molto partecipato, molto importante da parte del territorio da parte delle istituzioni coinvolte da parte in particolar modo delle istituti scolastici delle scuole a fronte dei progetti che ci hanno visto collaborare. Per questo ringrazio anche la dottoressa Bressani, che è qui in rappresentanza di tutta la mia struttura e tutta la mia struttura,
Quindi una legge che dal 2020 trova il proprio quarto anno di applicazione.
E che ha.
Testimoniato proprio nella sua applicazione la sensibilità e la vitalità di tutto il nostro territorio regionale attorno alla riflessione sui temi legati alla Shoah e alla memoria. Sappiamo infatti quanto l'esperienza diretta sia incisiva e risvegli le coscienze e soprattutto quando e condivisa con gli altri e diretta a scoprire i luoghi dove vissero e furono detenuti, torturati, gli ebrei e gli altri perseguitati per appartenenza etnica o religiosa per evidentemente politico sessuale che sono, ahimè disseminati in tutto il nostro territorio regionale nel 2023, in particolar modo è proseguito il sostegno alle iniziative della Shoah, la lezione dei Giusti delle Nazioni e in contrasto con la promozione della conoscenza della cultura ebraica, sia mediante gli accordi di programma che abbiamo sottoscritto e sia mediante il bando che ha assegnato contributi alle Comunità ebraiche e ad un'ampia tipologia di soggetti della società civile.
Per quanto riguarda i progetti, né voglio menzionare in particolare 7 perché abbiamo, oltre che degli altri progetti che sono stati vagliati, ma sono stati ritenuti ammissibili, ma per disponibilità finanziarie non non abbiamo potuto finanziarli, non perché avessero una minore valenza, però da un punto di vista etico e culturale questi progetti che voglio citare proprio per la loro importanza che per la loro capacità innovativa erano incentrati sulla conoscenza della realtà della cultura e della tradizione ebraica con un'attenzione particolare ai luoghi e della storia e dai luoghi dell'ebraismo nel Veneto,
E il progetto i Strevi fatto, con l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della Provincia di Vicenza, ha proposto una serie di iniziative didattiche per insegnanti e studenti sugli ebrei veneti tra la storia, cultura e tradizioni.
Si sono poi rivolti anche alle scuole prioritariamente alle scuole il progetto della Coop service Tieste, che ha ricostruito la storia ebraica più recente, in particolare nelle negli anni delle leggi razziali, attraverso fonti minori reperite dal collezionismo locale, Filetti, filatelico, numismatico, cartoline, lettere annulli foto originali, medaglie documenti di vario genere, neanche anch'essi testimonianza di questi di queste, di questa fase storica così drammatica.
Poi menzione il progetto di Gulliver sarà PS di Rubano che, in collaborazione con la comunità ebraica di Venezia, le diverse diverse e il liceo Foscarini di Venezia, si è proposto di valorizzare la cultura ebraica attraverso un percorso creativo di attività multimediali che hanno prodotto tra l'altro un video abbiamo poi un'originale iniziativa della Fondazione per il Museo del Padova ebraica di Padova, che ha dato vita alla poverty Lem, cioè confronti tra giovani poeti che hanno tratto ispirazione dalla lettura guidata di alcuni epitaffi del cimitero ebraico di via via.
Abbiamo poi il progetto sulla promozione della cultura ebraica locale.
Questo, soprattutto presso le nuove generazioni, mediante un fumetto che ha come protagonista una ragazzina che, viaggiando da Venezia, si avvicina alla realtà ebraica con l'obiettivo, anche condiviso, del progetto della di BATE casa, della cultura Ebraica di Venezia, abbiamo l'associazione dei cristiani per Israele che ha proposto una mostra ospitata negli spazi della Biennale d'arte su aspetti storici e sociali poco noti vissuti dagli artisti ebrei e dagli oppositori politici negli anni 30 e 40 del 900,
E poi abbiamo incentrato sulla Shoah il progetto della Comunità ebraica di Padova, che ha proseguito nell'attività di recupero di materiali e testimonianze relativi alle storie dei deportati transitati da Villa Contarini, Giovannelli, venerdì Vò Vecchio.
Voglio poi sottolineare le iniziative nate da accordi di programma, realizzati appunto tra regioni e altri soggetti culturali che operano nel settore della memoria, della rieducazione della memoria.
Nell'ambito degli accordi di programma con Enti, associazioni e fondazioni del ve del Veneto, operanti anche in Veneto, sono stati sostenuti, e in particolare due iniziative, quella della Fondazione Giorgio Perlasca, che ha realizzato un itinerario dei luoghi legati alla vita di Giorgio Perlasca e alla Shoah a Padova e Provincia e quello dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti sezione di Verona, che ha avviato un progetto di ricerca storica sugli studenti e docenti dell'Itis Ferrari ti Marconi, durante il fascismo, Seconda guerra mondiale ed importazioni dell'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea e che ha realizzato una guida a stampa di itinerari sulle pietre d'inciampo di Venezia.
Un'altra iniziativa che è importante da sottolineare è quella legata ai viaggi della memoria, infatti cessata l'emergenza Covid, è stato possibile dare corso per la prima volta ad una previsione dell'articolo 4 della nostra legge, che è il sostegno ad iniziative formative dirette a studenti nel triennio superiore di scuola secondaria di secondo grado del Veneto in collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale d'iniziativa denominata viaggi della memoria, è stata realizzata anche grazie al protocollo d'intesa che abbiamo sottoscritto con l'ufficio scolastico regionale. Devo fare un grande ringraziamento a tutti e a tutto il personale. I dirigenti dell'Ufficio scolastico regionale, che sono dimostrati veramente attenti a questa forma di collaborazione.
E che ha portato appunto ad una puntuale DGR di Giunta, la numero 25 del 2003, che approvava gli schemi del protocollo d'intesa tra la Regione Veneto, Anci e Regione e Ufficio scolastico regionale per il Veneto, operazioni congiunte contro l'antisemitismo e ogni forma di intolleranza, razzismo ed esclusione. Quindi, su suggerimento dell'Ufficio scolastico, si è prevista l'assegnazione di un contributo di 500 euro a alle prime 20 scuole che ne facessero richiesta, mi civile, cifra modesta, ma che comunque è sufficiente ridurre in modo significativo i costi e diffondere più ampiamente possibile della cultura della memoria. Le richieste pervenute sono state 26 e grazie, debbo dire, un'oculata gestione delle risorse disponibili. È stato possibile accoglierle. Tutte i luoghi prescelti sono stati i campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, Dachau, Mauthausen, Rensing Nedved Seiler e anche i luoghi italiani del ricordo come.
Insomma luoghi cult altrettanto famigerati come la Risiera di San Sabba, il campo di Fossoli, il Binario 21 di Milano, il Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, o anche luoghi veneti come Villa Contarini, Giovanelli, venir divo vecchio e i ghetti ebraici di Padova e Venezia ecco quindi io penso che con questa.
Descrizione sintetica si sia poi ho dato il senso di quanto questa legge abbia avuto una ricaduta importante sul nostro territorio e quanto sia importante continuare ad alimentarne le attività, perché passiamo da una giusta partecipazione istituzionale ad una parte molto più concreta di condivisione di un messaggio attraverso azioni, ecco, più noi siamo veramente orgogliosi di di di del lavoro che è stato fatto e per il futuro vorremmo implementarlo sempre in modo maggiore. Grazie,
Grazie assessore Corazzari. Passo ora la parola alla Vicepresidente del Consiglio regionale. Francesca Zottis, per il saluto grazie questo momento, porto a voi tutti il saluto del Presidente Ciambetti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale del Veneto, e ringrazio in particolar modo la professoressa Stefania Bertelli, dell'Istituto veneziano per la storia della Resistenza, Marco Borghi, storico e direttore della Municipalità di Venezia, nonché il professor Gadi Luzzatto, Voghera, storico dell'ebraismo e direttore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano, un grazie particolare agli studenti dell'Istituto, al Goretti di Venezia e dell'Istituto Luciano Dal Cero di San Bonifacio Verona vincitori con i loro documentari, che, vedremo poi delle prime due edizioni dei concorsi indetti proprio del Consiglio regionale del Veneto. I giovani, nuovi testimoni della memoria, concorsi con i quali l'Assemblea legislativa onora l'impegno previsto dalla legge 3 febbraio 2020 numero 5 Iniziative per il Giorno della Memoria, la consapevolezza della Shoah, il contrasto all'antisemitismo con la promozione della conoscenza della cultura ebraica. Ringrazio chiaramente anche la presidente Scatto con l'Ufficio di Presidenza, la consigliera Ostanel, consigliere Razzolini. Ringrazio il Segretario generale, la dottoressa Colucci, dottor Franzina, e tutti gli uffici competenti per l'impegno profuso nell'organizzazione di questa importante giornata, al fine sia di ricordare, ma anche di rivivere quei momenti. Il Presidente Mattarella ci ha ricordato in modo chiaro come sia fondamentale riconoscere ad avere sempre presenti e chiari le responsabilità. La Shoah è una visto che non ha pari nella storia dell'umanità, non può essere confusa né presa paragone con altre afferra Tezze la Shoah ci pone. Pone tutti noi interrogativi, domande scomode alle quali dobbiamo dare una risposta, e ciò vale per noi italiani che forse non abbiamo fatto i conti con la Shoah, perché se abbiamo avuto molti Giusti tra le nazioni 766 in Italia e tra questi 56 veneti a iniziare da Giorgio Perlasca, forse il più noto, è anche vero che abbiamo avuto tantissimi delatori e collaborazionisti, oltre ai neofascisti dei repubblicani responsabili di crimini indicibili nei confronti dei connazionali ebrei, memoria è anche fare i conti con la storia. In questo contesto, la presentazione odierna qui a Palazzo Ferro-Fini, dello studio della professoressa, Stefania Bertelli, cinque itinerari della memoria Venezia, pubblicato dalla nuova dimensione e prefato da Marco Borghi. È importante ma anche fondamentale la riflessione che ci farà il professor Gadi Luzzatto Voghera dall'antigiudaismo all'antisemitismo introducendo ci un tema importantissimo del nostro presente.
È nel nostro presente. Noi possiamo né dobbiamo confondere l'ebraismo con lo Stato di Israele, l'essere ebreo con il Governo di Israele sono cose diversissime tra loro un conto sono milioni di persone di fede, identità ebraica. Un conto è uno Stato, e lo dico soprattutto ai nostri studenti. Infine, un'ultima nota. Oggi qui mi tornano in mente le parole del Presidente Simon Peres che qui a Venezia, nel giugno del 2011, parlò alla comunità ebraica veneziana raccontando gli straordinari risultati ottenuti dallo Stato di Israele nell'economia nel campo della cultura, nel campo sociale, nell'innovazione, aggiungendo poi cito testualmente c'è una cosa che ci manca e della pace perché si possa raggiungere questa pace, siamo pronti a pagare il prezzo e tale prezzo sarà la coesistenza di due Stati indipendenti allo Stato di Palestina. Diventerà un buon vicino allo Stato di Israele. Si imparerà ad essere buoni vicini e ognuno potrà ottenere i risultati migliori nel proprio campo nel proprio territorio. Un sogno, ma si ammontare spiegò perché ha 88 anni, doveva essere ottimista e avere il diritto di sognare. Abbiamo il diritto e il dovere di sognare su vasta scala. Disse il Presidente della Comunità Ebraica di Venezia. Credo che raggiungeremo anche la pace, perché è un bisogno per i palestinesi, per gli israeliani, loro stanno pagando un costo altissimo, noi stiamo pagando un costo, altrettanto altro un certo è relativa alla pace, anch'io come il presidente Peres, vi invito a sognare. Vi invito ad essere ottimisti e permettetemi allora di andare verso la conclusione con un saluto ebraico di straordinaria importanza. Perché essere ottimisti e sognatori significa anche avere tanto coraggio e forza. Come disse museo Giosuè, come disse il maestro e l'allievo Sciacca, scusate se non una pronuncia non sarà perfetta. Shiozaki Ervet e Mats.
Ciò è vero Gomez si forte e coraggioso, siete sempre forti e coraggiosi e io vi ringrazio e vi saluto, lasciando un altro messaggio che ognuno di noi sia testimone di vera umanità, dove la libertà individuale parte dal rispetto verso l'altro e poi ripudia l'uso del potere individuale in funzione di una rivendicazione di superiorità di una persona rispetto ad un altro essere umano o di un gruppo di esseri umani nei confronti di altri soggetti grazie.
Grazie, Vicepresidente Zottis, ora.
Vi leggo il saluto del nostro Presidente e il Governatore Luca Zaia, che non potrà essere con noi oggi. Gentile presidente, Scatto ringraziandola per l'invito all'evento della sesta Commissione consiliare per la Giornata della Memoria dal tema inciampare nella Shoah a Venezia, conoscere per opporsi al pregiudizio e a vecchi e nuovi linguaggi d'odio. Mi spiace di non poter partecipare a causa di concomitanti impegni istituzionali. Desidero quindi affidare a queste righe un ringraziamento alla sesta Commissione consiliare per avere organizzato questa giornata di approfondimento e di riflessione sulla Shoah e sul Giorno della Memoria, dando attuazione alla legge regionale numero 5 del 2020 iniziative per il Giorno della Memoria, la consapevolezza della Shoah, il contrasto all'antisemitismo con la promozione della conoscenza della cultura ebraica, ricordare la dimensione di orrore che ha rappresentato la Shoah è un debito non solo morale che abbiamo nei confronti delle comunità ebraiche e verso la memoria di tutti i perseguitati dalla follia nazista. Per motivi etnici di ritenuta inferiorità razziale, politici o di orientamento sessuale. Se comprendere è impossibile conoscere, è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare. Le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate. Anche le nostre parole di Primo Levi, che condivido appieno, conoscere è necessario e altrettanto importante è mantenere viva la memoria su quanto accaduto a milioni di persone, un continuo impegno per condividere e sostenere il ricordo dell'Olocausto. Non bisogna scordare quanto forte sia il legame tra la cultura veneta e quella ebraica.
Un legame che nei secoli ha assegnato un grande arricchimento per la nostra terra, in particolare grazie al contributo nel campo dell'arte, della medicina, dell'editoria e nell'impegno di tanti intellettuali. È doveroso verso le comunità ebraiche, oltre che giusto nei confronti della nostra storia, che questo patrimonio venga ricordato e valorizzato per contrastare i nuovi in negazionismi o revisionismi. È inoltre, è fondamentale anche il coinvolgimento dei giovani, i veri protagonisti del presente e del futuro, affinché dalla conoscenza dell'Olocausto ci sia una volontà costante alla promozione e al radicamento dei valori della civile, convivenza, della libertà, del rispetto e contemporaneamente, del contrasto dell'odio e del pregiudizio. Né ringraziare le relatrici relatori. Rinnovi sentimenti di amicizia e di vicinanza alle comunità ebraiche del Veneto e rivolgo a tutti i presenti i miei più cordiali saluti, dottor Luca Zaia.
Ora mi permetterete di lasciare due parole a nome mio e della sesta Commissione.
L'opportunità di della seduta di quest'anno.
È particolare.
Voi non vedete come di solito è costume di questa Commissione, in questa ricorrenza non vedete rabbini, non vedete i rappresentanti delle comunità delle tre comunità ebraiche del Veneto, Venezia, Padova e Verona.
Perché abbiamo voluto dare un clima più, diciamo tranquillo, non incorrere in.
Facili di questi tempi osservazioni poco che poco c'entrano con il tema che noi affrontiamo, che noi affrontiamo oggi.
E per questo.
Mai ripeto come quest'anno o è necessario fare memoria, fare memoria insieme, riflettere sulle catastrofi a cui il buio della ragione può portare e per questo mi piace come intervento leggervi qualche passaggio dell'editoriale di Lia Levi che immagino tutti conosciate l'editoriale che ha pubblicato sulla rivista Shalom Magazine.
Nel numero di gennaio e febbraio di quest'anno, come sapete, gli Alevi è una scrittrice, sceneggiatrice e giornalista, testimone della Shoah.
De autrice di romanzi per adulti e ragazzi.
Tra i quali una bambina e basta pubblicato nel 94, Premio Elsa Morante opera prima, che è divenuta poi un classico nelle scuole.
Allora inizio a leggervi questo pensiero.
Ci avete chiamati, ci avete accolti con calore nelle vostre scuole o anche in sale istituzionali, dove abbiamo incontrato partecipi i cittadini.
Avrete capito che sto alludendo a me, ma naturalmente anche ai tanti ebrei della mia generazione che hanno scelto di testimoniare ci avete chiesto frastornati, ma perché non vi siete difesi, ci avete chiesto indignati, com'è possibile che il nostro pianeta abbia permesso questa strage.
Gli abitanti dei paesi contigui sapevano, dicevate, sapevano di quella colossale industria della morte ad un passo da casa loro potevano provare a gridarlo forte.
Ammirevoli docenti hanno diviso con noi lo sforzo di far percepire tracce di quel racconto che non si può raccontare.
Validi i sindaci di numerose città hanno organizzato per voi viaggi nei campi dello sterminio, molti ragazzi ne sono usciti sconvolti.
Qualcuno non riusciva più a destreggiarsi in mezzo a quel tumulto di emozioni, sia chiaro, però non era la trasmissione della sofferenza che volevamo riversare su di voi, ci mancherebbe, era solo un invito a mettere in moto la conoscenza, quella che se funziona si trasforma in coscienza.
È appena capitata l'occasione di parlarvi del 16 ottobre, data simbolo della retata di ebrei italiani per mano degli invasori tedeschi.
Sono passati ottant'anni da quel sabato nero e ora.
Com'è possibile, com'è possibile che sia successo ancora una volta?
Un altro ottobre del tutto simile a quello ottobre lì.
Di nuovo parte ebraica, battute con violenza e con la stessa mirata violenza, strage di giovani in festa, i neonati al calore e delle loro madri di bambini e giocattoli di anziani, all'insegna di un aggrovigliata saggezza di donne braccate come prede.
Il dolore è sacro, il dolore e ha bisogno di grande rispetto.
Chiunque non lo percepisce nel suo senso profondo profana e immiserisce anche la tua sofferenza,
Un mi dispiace via non ci aiuta anzi su come rapportarci quest'anno con le celebrazioni del Giorno della Memoria, si sta molto discutendo in ambienti ebraici, non è facile individuare la posizione giusta, l'ebraismo è una religione di studi, di dubbi, domande e discussioni, il dogma non esiste, ognuno farà la sua scelta giusta o sbagliata.
Il pessimismo è un lusso che l'ebraismo non si può permettere ha scritto un Nobel della letteratura, ma non è solo questo.
Nelle scuole che comunque ci attendono i ragazzi ascolteranno quello che nei nostri limiti cercheremo ancora di trasmettere, forse qualcosa gli resterà dentro, parafrasando il celebre chi salva una vita salva il mondo, mi viene da immaginare che chi contribuisce a salvare una coscienza,
Potrà salvare il pensare del mondo.
Ora.
Io penso che noi siamo qui oggi proprio per.
Tenere sempre attiva la nostra coscienza, però, è anche vero che una coscienza non può prescindere dalla conoscenza, allora io ragazzi mi sento, mi sento di dirvi questo che poi è un concetto che è stato ripreso anche dal Presidente della Comunità ebraica di Venezia e dal nostro Presidente lunedì, quando abbiamo fatto la commemorazione nel ghetto di Venezia.
Non lasciatevi trasportare.
Fuori fuori da quello che è il pensiero che deriva dalla conoscenza, non seguite falsi maestri, non date tutto per scontato, abbiate il coraggio e mi riaggancio alle parole della presidente Zottis, abbiate il coraggio di verificare.
Di verificare di avere contezza di quello che sentite, di quello di cui apprendete sui media, sui social non è sempre tutto oro colato, però spetta a voi fa avere una coscienza critica, vi lascio con un pensiero che non è un pensiero, è una cosa che mi ha raccontato il Presidente Calimani l'altro giorno quando ci siamo poi incontrati e vi lascio con questo.
Mi disse che qualche giorno fa, uscendo per una passeggiata in ghetto, ha incrociato dei ragazzi che erano chinati e non riusciva a capire cosa stessero facendo, allora ne ha avvicinato uno e questo ragazzo forse, anche se non ricordo male, di nazionalità tedesca, mi pare,
Gli ha risposto, vede, io sono qui con i miei colleghi che erano di dal provenivano dalle più svariate nazionalità.
Siamo qui, stiamo pulendo le pietre d'inciampo.
Erano studenti.
Che facevano l'Erasmus e ha detto io mi sono preso la briga di dire a questi miei colleghi studenti che cosa fosse successo e loro mi hanno seguito e adesso siamo venuti a ad onorare pulendo queste pietre, la memoria di quanti non ci sono più.
Io credo che questo sia veramente importante e che ci dia la forza veramente per dire ce la possiamo fare, possiamo superare questi momenti di odio, ma lo possiamo fare solo se voi andrete alla ricerca della conoscenza, grazie.
Do la parola alla vicepresidente Ostanel,
Grazie presidente, grazie a chi è intervenuto prima di me, quindi io non aggiungerò nulla rispetto ai contenuti che condivido tutti, ma volevo semplicemente ringraziare gli studenti e le studentesse, i docenti dirigenti presenti rifare un ringraziamento dopo quello della Presidente come vicepresidente di questa Commissione, perché se il passaggio da conoscenza coscienza avviene dentro le scuole in cui voi lavorate, siete anche per il lavoro che fate assieme a chi vi guida. Quindi volevo ringraziarvi per il lavoro che vedremo oggi, di cui appunto la legge istituita dentro questo Consiglio regionale sostiene dei lavori, che sono quelli che voi oggi presentateci, fatte vedere e che raccontano come questa memoria passa dalla storia ad oggi e come tra l'altro, dentro le vostre scuole, riusciti a fare questo lavoro di traduzione tra coscienza, vostra la conoscenza del passato e come tradurla no oggi nel mondo reale e volevo semplicemente ricordare una cosa è il motivo per cui oggi siamo qui, lo ha detto bene il Presidente Mattarella, c'è stato un momento nella storia in cui sembravano le persone non riuscivano a rendersi conto, erano increduli di quello che stava accadendo.
C'era un uomo che è così fiducioso di quello che stava accadendo nel mondo, non si era reso conto delle atrocità che stavano accadendo. Ecco, questo è quello che anche noi oggi, nel lavoro che voi state facendo, anche oggi vedremo. Dobbiamo continuare invece a sostenere essere esseri umani, donne e uomini critici. Lo diceva bene la Presidente lavorare sulla conoscenza delle cose, approfondire, parlare con le persone che la storia l'hanno vissuta esteri, agenti critici nel mondo quindi io vi rinnovo il ringraziamento soprattutto agli studenti e alle studentesse, perché siamo in un'Aula importante, che è quella del Consiglio regionale, e mi piacerebbe appunto vedere anche in voi oggi e la partecipazione a questo momento, perché magari un giorno potrete essere seduti da questa parte al posto nostro e io lo spero tanto e quindi tramandare questo lavoro tra voi e noi, tra chi fa politica e chi ancora a scuola e chi è invece nelle scuole e mi sembra un momento molto importante, molto importante anche per il vostro futuro e per come farete la il vostro lavoro e la vostra vita in questo territorio. Grazie,
Grazie vicepresidente Ostanel, allora iniziamo, intanto mi corre l'obbligo di ringraziare i professori Bertelli e Borghi che ci hanno donato il, la loro pubblicazione, grazie, poi li distribuiremo grazie di cuore, allora do la parola al.
Proprio al professor Borghi.
Che è storico, Presidente della Municipalità di Venezia, Murano e Burano, membro del Comitato scientifico dell'Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea.
E già direttore dello stesso istituto, prego professore, grazie buongiorno a tutti buon pomeriggio, anzi proprio sulle sue qua, perché nel 2016, proprio uno in Consiglio regionale, Palazzo Ferro-Fini avevamo organizzato una bella mostra sul gli internati militari italiani che fanno parte integrante di questa giornata della memoria si chiamava resistere senza armi e quindi, insomma, ecco dopo un po' di tempo tornare in questo luogo che è un luogo importante, come dicevo alla vicepresidenza, alle istituzioni sono uno degli elementi centrali nella politica della memoria, perché è evidente che non si può come dire,
Esercitarla un po' a spot il 27 e date e dintorni, ma si deve costruire, insieme alle scuole e alle associazioni, ai cittadini, una politica della memoria.
E le pietre d'inciampo che oggi andremo brevemente illustrare e grazie al contributo della Regione, oggi si traducono anche in questa pubblicazione, fanno parte integrante di una nuova politica della memoria, quanto Gunter Demnig, questo artista tedesco che alla metà degli anni 90 colonia a un'intuizione straordinaria e cioè di creare dei blocchetti 10 per 10.
In ottone.
Da apporre davanti alla casa.
Del perseguitato, il deportato, restituendo sostanzialmente ciò che buona parte.
Dei deportati a Auschwitz e gli altri campi di sterminio non hanno mai avuto semplicemente una tomba, non neanche una sepoltura.
E questo è stato un momento fondamentale, arriva in Italia nel 2010, grazie a l'impegno della comunità ebraica, romana e di Adachiara Zevi, in particolare, e poi piano piano.
Diventano, come dire, ha un patrimonio collettivo condiviso,
Anche della nazione, l'Italia, il secondo Paese dopo la Germania ad aver pietre d'inciampo posate in Veneto ad oggi sono 259. Le pietre di queste 185 sono nel Comune di Venezia e le altre città o località sono Bovolenta, Padova, Costa di Rovigo, Rovigo Treviso Mogliano Veneto, Chioggia Milano Verona Isola della Scala per i di Dole di Dolcè, Trevenzuolo e Vicenza quindi si è anche nella nostra Regione ha adottato questo nuovo strumento perché sono importanti le pietre d'inciampo poi Stefani Bertelli,
Che è una docente che ha lavorato moltissimo con le scuole in questi anni, accompagnato centinaia di di studenti di ogni ordine e grado in questi itinerari, perché sono importanti le pietre d'inciampo, perché secondo me hanno tre aspetti fondamentali, il primo è l'antiretorica monumentale noi siamo abituati un po' tutti a commemorare, a celebrare, attraverso dei segni che separano sostanzialmente il celebrante, da cosa si deve celebrare le targhe sono.
Cosa più evidente, è normale, no, vengono apposte in un luogo di solito centrale con membro, è una persona importante o delle vicende importanti, ma in qualche modo creano anche una separazione rispetto a chi, davanti a quel luogo davanti quella targa dovrebbe riflettere. La pietra d'inciampo è proposto, sono dei piccoli, appunto a mattoncini,
Quasi invisibili sul selciato del delle nostre strade o delle nostre calli,
E costringono il visitatore a inginocchiarsi o ad abbassarsi allo sguardo.
È un omaggio nei confronti di quel nome e di quel cognome, ma non solo è una un omaggio, perché in qualche misura le pietre d'inciampo propongono una democraticità della vittima, non c'è scritto alla professione.
Non c'è scritto il ruolo sociale di quel nome e cognome, ci sono solo i dati fondamentali, dove era nato quando è stato arrestato, dove è stato deportato, dove è stato assassinato, quando è stato assassinato spesso quest'ultima data, quando è stato assassinato per i deportati.
Di religione ebraica non ce l'abbiamo,
E quindi questo è il primo tema secondo il territorio.
Le pietre d'inciampo sono parte integrante della nostra quotidianità.
Qui abitava e qui abitava, vuol dire qui, cioè la casa, che è il bene più prezioso di ognuno di noi, la casa è la sintesi della famiglia, dei valori.
Degli affetti e sapere che in quel luogo.
Da quella casa in un certo giorno, la persona o purtroppo le persone, perché scorrendo la guida avrete modo di vedere che davanti a certi civici Veneziani ce ne sono sei sette, otto, quindi una cancellazione completa di una famiglia.
Appunto le persone e vivono in quel luogo è stato scritto e credo che sia efficace e riportarlo.
Un attimo, insomma.
Allora?
Allora, appunto, sono un pezzo del nostro vivere quotidiano e virgolette, ci riguardano proprio in virtù del fatto che le vittime abitavano dove adesso c'è il panettiere o dove si è appena trasferito alla famiglia del compagno di asilo di nostro figlio, lì dove compriamo il pane.
Ho scambiamo due chiacchiere, una settantina di anni fa qualcuno è stato porta prelevato per essere portato ad Auschwitz, ecco che il territorio torna in maniera.
Formale, ma in maniera sostanziale le pietre d'inciampo sono un mosaico della città, perché raccontano storie singole diverse tra loro laddove noi abbiamo anche la possibilità di ricostruire note biografiche, perché la maggior parte di quelle persone erano persone normali ordinarie, quelle che la storia con la S maiuscola di norma non registra di tanti nostre vittime.
Sappiamo molto poco, perché appunto persone che esercitavano la loro quotidianità e che non hanno avuto modo di essere tradotte negli archivi.
L'ultimo aspetto importante è quello dei nuovi linguaggi, sia stato detto.
Anche in questa sede, e lo si dice spesso il rischio di una retorica, di un rito della memoria, declinata ormai nelle sue pluri espressioni,
Giornaliere abbiamo un calendario civile che sostanzialmente, ogni mese, propone la giornata di la giornata del e il rischio concreto.
Effettivo.
È quello che si crei un'overdose di di memoria rituale che non avvicina ai giovani.
Anzi, li separa, le pietre d'inciampo, invece, agiscono proprio in maniera diversa lo abbiamo visto in questi anni e poi, magari Stefania potrà confermarlo perché evidentemente per un ragazzo a sapere una biografia, conoscere una biografia che potrebbe essere quella di suo nonno, di suo bisnonno e vedere appunto l'umanità tracciata in quei pochissimi dati biografici ovviamente lo fa avvicinare di più Venezia poi una città particolare.
Ovviamente, quando noi facciamo le pose che è una sorta quasi di pellegrinaggio civile, è il percorso che racconta, l'emozione è il silenzio più che la parola a predominare spesso e perché sono cerimonie e che non hanno nulla di formale, non ci sono discorsi ufficiali, non c'è qualcuno da un palco che in qualche misura si erge no e racconta. Sono racconti che sinta scambiano spesso con i familiari delle vittime che arrivano da tutte le parti del mondo. Due anni fa sono arrivati da Israele per due pietre a Dorsoduro e da New York famiglia che si riuniscono intorno a queste pietre d'inciampo. Chiudo dicendo quello che aveva appena detto la presidente Scatto e che non solo le pietre d'inciampo possono diventare uno strumento didattico civico potentissimo. I lavori che sono stati fatti dalla Galotti, ma anche da tanti altri a scuola e lo testimoniano.
Ma diventano uno strumento di comunità.
Noi abbiamo lanciato la formula adotta, una pietra d'inciampo che sostanzialmente cosa vuol dire 3 4 volte all'anno con un po' di non faccio pubblicità del prodotto, ma insomma ho prodotto equivalente che usiamo molto, noi a casa per i metalli è una spugnetta.
La si va a come dire a omaggiare.
E anche a controllare, perché è anche vero che non tutti apprezzano le pose delle pietre d'inciampo a Roma qualche anno fa ne son state divelte o bruciate diverse a Venezia, nel 2018, vicino a San Marcuola è sparito la pietra d'inciampo, qualche volta i vicini non gradiscono, ma non perché loro sono contro qualcosa, perché il Masegne è uno strumento, è un materiale fragile e quindi questo blocco di 10 per 10 andrebbe compromettere l'urbanistica. Ed è l'altra faccia della medaglia, però, appunto, la gran parte delle persone che non hanno avuto nessun tipo di familiari ha coinvolto in questi anni è aumentata e abbiamo adesso noi circa 100 genitori adottivi che puntualmente vanno in giro per la città, ci mandano le foto e abbiamo anche persone o scuole come quest'anno, che non solo li adottano, ma le dedicano, cioè sostengono il costo, la pietra, un costo 142 euro comprensivo della lavorazione, i trasporti eccetera.
Molti nostri concittadini hanno voluto comprare delle pietre a coloro i quali non hanno più familiari, perché, come dicevo prima, certe famiglie sono state azzerate.
Allora ecco e chiudo lo strumento nuovo che, Gunter Demnig, in qualche misura ci ha consegnato, che è proprio la 1 una delle strade, uno dei percorsi che, se vogliamo tutti assieme che il vulnus tuttora presente dell'antisemitismo, del diverso, della cultura, dell'odio si estirpato, le pietre d'inciampo, sicuramente ci possono aiutare, i ragazzi sono i destinatari, ma anche i giù, anche gli adulti che spesso i nostri giovani con dei bravi professori sanno molto di più, magari del di adulti che al loro tempo nell'istruzione scolastica e nella comunità di certi fatti se ne parlava poco grazie.
Grazie, professor Borghi, e darei la parola alla professoressa, Stefania Bertelli, grazie.
Grazie e allora io mi scuso per la voce perché non scrivo solo di itinerari li faccia e quindi questi giorni con questo freddo e devo dire che le mie corde vocali a non possa offerto.
Allora, prima la presidente parlava della conoscenza, la conoscenza è alla base di molte materie scolastiche e anche della storia, la storia è una materia difficilissima da insegnare, credo che i miei colleghi qui possono confermarlo.
Perché è difficile trovare degli strumenti per comunicare il passato?
È evidente che la storia del 900?
La storia della deportazione, la storia della Shoah, a ulteriori problemi,
Perché c'è da una parte la conoscenza e poi ci torno dall'altra ci sono delle finalità più alte,
Prima si parlava della coscienza della capacità delle persone di riuscire a ragionare con la propria testa, effettivamente è così perché, studiando questo periodo, sto banalizzando excursus studiando questo periodo molte volte.
E la conferma è quella che le persone non hanno ragionato con la propria testa. Pochi hanno saputo mantenere l'individualità. Allora, proprio perché la storia è difficile, l'istituto in cui io sono stata appunto distaccata dopo essere stata un'insegnante dell'Algarotti ah, come pratica per l'insegnamento della storia del 900 proprio gli itinerari, ne abbiamo fatti tanti itinerari della Prima Guerra Mondiale del Risorgimento, itinerari che raccontano la storia della città per tutte le cose che ha detto, Marco Borghi. Perché non c'è solo la storia generale, mandiamo così a conoscere meglio e approfondire quella del territorio. Allora è stato naturale pensare che potesse essere applicata questa modalità, anche le pietre d'inciampo, perché il nostro istituto, soprattutto nella figura di Marco Borghi, si è dato tantissimo per questo progetto delle pietre d'inciampo, tantissimo, uno dei ruoli dell'Istituto proprio di scoprire la un po' di storie di biografie delle persone, di andarle a ricercare, oltretutto, oltre alle no i nominativi della comunità ebraica che vengono perlopiù forniti dalla stessa. Poi ci sono anche i nominativi degli antifascisti e anche i nominativi degli internati militari, quei soldati prigionieri dei tedeschi che non sono più tornati, anche se voglio sottolineare che le pietre d'inciampo non riguardano solamente le persone che non son tornate, ma anche quelle che sono tornate, perché quello che vale secondo cui intervenni, che è l'artista l'ideatore, è proprio la deportazione. Allora, pensando progettando queste pietre d'inciampo, allora un po' ho approfondito proprio le storie.
Ed è difficile. Non è una cosa semplice per gli antifascisti, forse è più semplice, perché gli antifascisti vengono deportati dopo che hanno compiuto deliberatamente degli atti.
Di antifascismo, ovviamente, e per quanto riguarda i militari, appartengono a una storia collettiva. È difficile andare a conoscere le biografie delle famiglie, le famiglie normali,
Che sono state ecco tragicamente coinvolte in questo progetto di deportazione e di morte solo perché erano nate ebree, ecco, quindi questo è la cosa più difficile, però ci sforziamo perché?
Ci pare giusto non ricordare le persone da morte da vittime, ma le persone hanno avuto una storia.
Lunga piccola, ricca, meno ricca, ma è una storia che vale la pena di ricordare allora e questo lo dico perché come anche suggerimento, perché.
Con questo libro ho voluto codificare alcuni degli itinerari che faccio abitualmente, ma ce ne potrebbero essere degli altri, va bene e quindi gli insegnanti con i loro studenti possano pensare anche ad altri itinerari.
Proprio per quello che dicevo prima di segnare la Shoah è una cosa difficile e gli insegnanti italiani e sono anni che cercano delle soluzioni con i viaggi, per esempio della memoria, con i progetti sono sempre là, invitando i testimoni sono sempre alla ricerca.
Secondo me si potrebbe anche pensare di utilizzare le pietre d'inciampo come le utilizzate, io però magari studiando altri altri percorsi, quindi facendo invece di essere di di leggere, essere protagonisti perché ci sono.
Fortunatamente alcuni archivi che si possono anche consultare in internet. Una è rappresentato per esempio dal CED, ecc un altro archivio, l'archivio di Berlino della Rolfe e i tedeschi stanno cercando di mappare tutto il sistema concentrazionario tedesco cercando di trovare tutti i documenti che possono e li mettono in rete. E qua ci sono delle fotografie di quei documenti, oppure c'è lo l'archivio dello Yad Vashem, che è il grande museo di Gerusalemme che raccoglie le testimonianze di di tutte le famiglie per cercare di ricostruire tutte le storie, proprio perché è importante conoscere le storie e quindi questi strumenti sono utili e sono facilmente accessibili per cercare di capire chi erano queste persone, un altro degli, come dire, degli aiuti che hanno dato le pietre d'inciampo, è proprio questo di molte persone si conosceva molto poco.
Le pietre d'inciampo hanno in qualche modo stimolato la ricerca, la ricerca successiva quindi hanno anche questo merito, quindi nulla toglie che i ragazzi possano andare a ricercare le storie da soli, perché credo che questo sia anche questa è un'esperienza, io lo dicono non è stata una passeggiata,
Andare a vedere le storie di queste persone che aveva un negozio,
Chi faceva l'insegnante, chi era impiegato.
Storie di di quotidianità, va bene e le storie dei loro bambini, dei loro bambini anche piccolissimi, quindi secondo me questo può aiutare tantissimo a cercare di farsi una coscienza propria,
Per finire, e devo dire che in tutti questi anni ho sempre avuto delle belle esperienze, oltre che con gli adulti che alle volte è vero, c'è qualche analfabetismo di ritorno con i ragazzi di tutte le età, i bambini delle elementari, delle medie e delle superiori, il,
L'itinerario ha sempre è sempre stato, come dire, un itinerario tranquillo e che soddisfacente anche per me,
Perché.
In qualche modo, proprio per la quotidianità che è stata detta proprio perché in mezzo alle case, al al nostro selciato, alle strade sentono alla vicinanza ai ragazzi sentono che è vero, non sono i 6 milioni di morte di morti, che è una cosa astratta sentono che è vero,
E poi molte volte dicono delle cose che mi lasciano così veramente anche soddisfatta per il lavoro che sta facendo, perché raccontano delle proprie esperienze vengono fuori storie di famiglia.
E concludo con una bambina di quinta elementare che mi ha detto eh sì, non si inciampa, davvero, si inciampa con l'anima, grazie.
Inciampare con l'anima è molto più che cadere rovinosamente, sbucciare le ginocchia, ci si fa tanto male davvero grazie professoressa Bertelli.
Do ora la parola al professor Gadi Luzzatto, Voghera, storico dell'ebraismo e dell'età contemporanea, direttore del della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano prego Assessore, nonché veneziano.
Per cui a passare per 1.000 per un mese non mi ricordo anche in questa zona.
Va bene, grazie grazie mille, grazie mille, dottoressa scatto GRA e con lei ringrazio tutto.
Lo staff, direi del della Regione,
Della Regione Veneto per per per lo sforzo che hanno fatto nel anche nel trasformare un po' il il momento di incontro in occasione del Giorno della Memoria e anche per per, per dargli un significato, l'idea che dei ragazzi si incontrino con il legislatore che ha presentato che ha elaborato e presentato una legge che è lasciatemelo dire un esempio di buona politica.
Credo che sia significativo in in in momenti in cui la politica viene disprezzata, i ragazzi si allontanano sempre di più dalla politica, ci avviciniamo delle a momenti, anche importanti, direzioni europee e credo che questo sia un esempio buono di di come si possa lavorare inefficienza per far sì che le decisioni che vengono prese in un'Aula consiliare abbiano una ricaduta importante sul territorio.
Lo dico in particolare, poi entrerò nel tema dell'antisemitismo, anzi ci entro subito.
E perché la strategia europea di contrasto all'antisemitismo si chiama proprio così. Strategia europea di contrasto e di rafforza la dell'antisemitismo e di rafforzamento della vita ebraica, che non significa dare soldi alle comunità ebraiche perché sopravvivano, significa rafforzare la conoscenza diffusa sul territorio di quello che sono le comunità ebraiche adesso nella loro vita, gli ebrei vivi, e non solo gli ebrei morti e di quello che hanno rappresentato la di quello che ha rappresentato la loro presenza nella storia del territorio, perché è ricchezza di quel territorio e anche le persone non di religione ebraica devono in qualche modo trovare i modi e questa legge elaborata dalla Regione Veneto di li offre per fare propria quella in qualche modo, quella cultura, perché è parte della crescita di questa Regione di questo Paese e della civiltà europea in generale. In in Polonia, dopo la fine della seconda guerra mondiale, non esistono praticamente più comunità ebraiche, però esiste un teatro yiddish, un teatro fatto da non ebrei che portano avanti quella storia, quella cultura, quelle tradizioni, perché fanno parte di della storia di quel di. Quel territorio.
Per entrare nel tema che mi è stato che mi è stato assegnato.
Noi nella Fondazione che reca abbiamo un particolare Dipartimento si chiama Osservatorio antisemitismo, che da decine d'anni lavora a studiare la presenza dell'antisemitismo nella società contemporanea e la connessione fra antisemitismo e Shoah e persecuzione deportazione, morte che ha colpito le comunità ebraiche durante la seconda guerra mondiale è una connessione che spesso è automatica e il mondo della comu della comunicazione la considera in qualche modo automatica e sbaglia, cioè crede che sia quasi un sinonimo Shoah uguale antisemitismo e partiamo da qua Shoah non è antisemitismo per realizzare ahimè la Shoah per far funzionare la macchina dello sterminio era necessaria la presenza dell'antisemitismo, un'ostilità antiebraica diffusa elaborata in due modalità diverse. Possiamo dire, da una parte, una consistente presenza di quello che compare anche nel titolo di questo mio breve intervento. L'antigiudaismo, cioè l'ostilità antiebraica di matrice religiosa, di tutte le tradizioni religiose, tradizione cristiana, tradizione islamica e che è un portato di secoli, è stato un portato di secoli, ha comportato che ancora adesso esiste, attraversa la nostra. La nostra società. Non più tardi di una settimana fa a Marostica è stato presentato in maniera sorprendente. Devo dire per me da osservatore, ma in realtà non tanto.
Da chi Istud per chi studia la presenza della di un antigiudaismo radicato un libro.
Che presenta come effettiva veritiera la tradizione del cosiddetto beato Lorenzino da Marostica, un bambino che sarebbe stato assassinato con l'intento di un omicidio rituale da parte della locale comunità ebraica all'inizio del 500. Un qualche cosa che non esiste nella tradizione ebraica, ma che ha pesato molto nello sviluppo dell'antigiudaismo.
Tradizionale, chiamiamolo così è che esiste. Dobbiamo rendercene conto, lo dico qui in quest'Aula anche nel territorio del Veneto esiste, esistono i cultori della materia, chiamiamoli così, quindi c'era una precondizione di un'ostilità diffusa antiebraiche. Poi c'era una un'altra cosa che è stata a cui è stato dato il nome di antisemitismo in una data precisa in un articolo preciso di un signore che si chiamava Villa e Mar nel 1.879, che ha deciso di coniare un nuovo termine.
Antisemitismo, ostilità politica nei confronti di questo semitismo che non si sapeva bene neanche che cos'era non aveva una una definizione, ma che in realtà è stato poi declinato come un vero e proprio linguaggio politico di lungo periodo, molto ben chiaro nelle sue linee istitutive. Bisogna identificare un nemico, chiamiamolo, ebreo o chiamiamolo, se meetup tanto veniva chiamato ebreo, comunque lo identifichiamo con una immagine, un'icona monolitica, quindi molto fissa negativa, che pescava dalla tradizione dell'antigiudaismo tradizionale, ma che aveva anche elementi innovativi, per cui l'ebreo è colui che complotta segretamente per il potere del mondo, controlla la finanza internazionale, controlla i mezzi di comunicazione, è generalmente ostile malevolo sempre verso la comunità di maggioranza. Questo modello, che è un modello in qualche modo, anche semantico, ma si è tradotto in un vero e proprio linguaggio politico che ha avuto una sua storia.
Molto ma molto vivace e di grandissimo successo perché andava a pescare. Adesso è molto di moda dire antisemitismo di destra, contro l'antisemitismo di sinistra o l'antisemitismo di qua e di là l'antisemitismo, come il linguaggio politico, pesca ovunque, è trasversale ed è per questo che è di grande successo il grande testo dell'antisemitismo. I Protocolli dei savi anziani di Sion, che è un un vero e proprio manuale del complottismo,
Il, il testo va L.U.R test si direbbe in un linguaggio un po' troppo elevato,
Il testo originario dell'idea di complotto è un testo che ha attraversato le epoche, è stato pubblicato all'inizio del 900, ma viene ancora adesso pubblicato liberamente in tutte le lingue del mondo e trova riscontro e fiducia in tutti gli ambienti. Troviamo il parlamentare in Italia non dico chi che lo lo lo promuove come un esempio di come la finanza internazionale stia controllando le sorti del nostro Paese. Lo troviamo nelle bancarelle al Cairo, a Teheran in lingua farsi piuttosto che in lingua in lingua araba corredato di immagini molto truculente provenienti dall'iconografia antisemita europea dell'800, quindi apparentemente poco e ha poco senso rispetto al luogo dove viene dove viene prodotto. Lo troviamo in lingua russa di nuovo che è la lingua originaria, lo troviamo in Ucraina, lo troviamo veramente dappertutto, un linguaggio utile, un linguaggio diffuso, attenzione, non è un problema solo per gli ebrei, cioè l'antisemitismo, è un problema per tutta la società, perché il tema del complotto, la spiegazione di quello che accade nella società contemporanea cercando di spiegarla con l'esistenza di un complotto è qualche cosa che troviamo ogni giorno che apriamo i giornali e non non per forza, ha a che fare con gli ebrei, poi gli ebrei, in un modo o nell'altro, vanno sempre fatti rientrare quando ci abbia. Abbiamo avuto la crisi del Covid.
All'inizio si parlava tanto c'era sempre un complotto, ma era cinese prima, e non so se vi ricordate, siete ormai siamo ancora vicini e quando abbiamo avuto il lockdown per uno, due, tre settimane Eruli che aspettavo, ma quando arriveranno stia ebrei quando arriverà nei nostri ebrei, alla fine sono arrivati e sono diventati preponderanti, per cui gli ebrei erano i proprietari dei degli dei laboratori che avevano prima fatto sfuggire il virus e poi elaborato i vaccini per per per che cosa per guadagnarci ebreo è chiunque non importa che.
Semitismo colpisce certamente le comunità ebraiche perché le va a colpire fisicamente dopo il 7 ottobre, la grande impennata di episodi di antisemitismo va a colpire fisicamente gli ebrei, che si vestono col capo coperto, si mettono lo scialle di preghiera piuttosto che sono riconoscibili e che,
Non possono più liberamente girare in questo Paese perché sono sottoposti a minacce, però antisemitismo, come linguaggio politico, riguarda anche i non ebrei. Bill Gates improvvisamente è diventato ebreo, non è mai stato ebreo, non da generazioni e generazioni. Nessuno sa nulla di una sua origine ebraica, però ebreo, perché prima teorizzato che ci sarebbe stato il la diffusione di un virus che avrebbe messo in crisi le nostre società occidentali e poi anche finanziato la ricerca per combattere questo virus e quindi ci ha guadagnato e quindi è lui che ha complottato e attorno a lui e quindi nell'iconografia antisemita che viene prodotta, che mette insieme un sacco di cose diverse, noi abbiamo nell'ultimo.
Nell'ultimo rapporto sull'antisemitismo. Abbiamo presentato una di queste vignette in cui si vede.
Il cancello di Auschwitz, Arbeit macht, frei quindi utilizzo distorto, malevolo degli simboli della Shoah, con due soldati accanto al al CAL al cancello che impugnano non dei mitra, non delle armi, ma delle siringhe per il vaccino.
E in fondo due icone, che sono due immagini, una è Bill Gates e l'altra è un cinese quale che sia, perché i cinesi, in quel caso vedete che è un un utilizzo politico di una simbologia che si richiama alla vecchia simbologia del linguaggio politico antisemita, per declinare in chiave contemporanea un'ostilità verso un qualcuno che è talmente indefinito ad essere molto mescolato anche nelle simbologie, ma che però è utile. È utile a che cosa a ottenere simpatie politiche per poi ottenere quello che è l'elemento fondamentale della lotta politica alla fine il potere e questo è quindi il pericolo, è la ragione, prima per cui noi ci troviamo a ragionare sul peso che l'antisemitismo ha avuto nella storia del 900 de de di di questo Paese e dell'Europa in generale e di e del peso che ha oggi questa questa ideologia. Ma per ritornare alla Shoah, la Shoah certamente aveva bisogno dell'antisemitismo, era una base naturale il le, l'elaborazione fatta da da Hitler nel suo Mein Kampf con l'ebreo insieme al bolscevico come nemico e poi tutta l'attività di l'adozione di politiche di di discriminazione nei confronti di quella componente della società europea, provocando una vera e propria automutilazione della società europea che si privava di una componente umana importante, fatta di risorse, è fatta di conoscenze.
E per cui è anche un fenomeno non soltanto storico, ma un fenomeno sociale allarmante. Una società che sceglie, per ideologia di privarsi di una parte di sé, è un grido di allarme in generale sul quale vale la pena riflettere.
E quell'antisemitismo c'era, quello antisemitismo era diffuso.
Lo si legge in tutti i testi letterari più importanti. Robert Musil grande grande romanziere austriaco che negli anni 20, descrive nell'uomo senza qualità la la Vienna di que di di quegli anni parla dell'antisemitismo non in maniera negativa né positiva nel suo romanzo semplicemente lo dà per assodato. È un sentimento diffuso, essendo un sentimento diffuso, è uno strumento che può essere utilizzato politicamente e viene utilizzato e la Shoah è uno dei degli effetti di questo di questa.
Idem dell'esistenza di questo elemento.
Non si può dire dal punto di vista qui parlo da ricercatore che.
È l'anti, se certamente l'antisemitismo è stato essenziale per il funzionamento della Shoah, ma la Shoah non si esaurisce con l'antisemitismo e d'altra parte, purtroppo, perché è un linguaggio politico di lungo periodo molto moderno, l'antisemitismo non si esaurisce per nulla con la Shoah per cui immediatamente dopo la Shoah, nonostante le speranze di chi aveva visto nella fallimento alla fine dello sterminio del popolo ebraico alla fine del 1945 età nel 1945.
E aveva interpretato quello com'è l'atto conclusivo con quel fallimento della fine di ogni possibile antisemitismo ci sia immediatamente dovuti ricredere nel nel solo nel 1946 c'è già il primo episodio di una nuova accusa di omicidio rituale, simile a quella di cui vi parlavo, prima che provoca in Polonia la strage di decine di ebrei in una città, chiese e di ebrei che avevano.
Ritrovato rifugio nella città di origine e che vengono accusati di omicidio rituale perché era scomparso. Un bambino infanticidi sono all'ordine del giorno.
Purtroppo nelle nostre società e vengono accusati andando a pescare negli antichi meandri mentali, anche della tradizione dell'antigiudaismo cattolico medievale, e da lì in avanti l'antisemitismo ha continuato, direi tranquillo, non soltanto tranquillamente a fiorire nelle società europee, ma addirittura ad alimentarsi degli dei simboli della della Shoah,
Riutilizzando lì in chiave antiebraica,
Attualmente nella società italiana. So quanto sto parlando troppo ancora cinque minuti me li date.
Attualmente, nella società italiana i sondaggi da molto da molti anni da molti decenni direi danno la presenza di un'ostilità antiebraica che gli specialisti chiamano gli chiamano gli antisemiti puri, cioè coloro che reagiscono in maniera.
È ostile e aggressiva qualsiasi richiamo a ebrei, Giudaismo, Israele e antisemitismo, e quant'altro di 10 12% della popolazione italiana parliamo di milioni di persone che la pensano così in qualche modo, a cui si aggiunge un'altra percentuale di antipatie varie, ma adesso non entriamo, non è, non entriamo nello specifico, quindi è una presenza di un'ostilità forte diffusa che c'è, non è l'unica ostilità. Il linguaggio d'odio in questo Paese e nelle società occidentali va a colpire anche altre minoranze, anche in maniera più massiccia. La minoranza islamica, l'anti di islamofobia, è a livelli molto più elevati dell'antisemitismo. L'ostilità nei confronti di Rom e Sinti è imparagonabile dal punto di vista.
Rispetto all'antisemitismo molto maggiore a proposito delle pietre d'inciampo, ricordo che l'altr'anno. È stata posta la prima pietra di inciampa a Trieste, diciamo un po' a un a un rom che fra un suonatore rom, fra l'altro dopo numerose polemiche, perché in genere la pietra, l'Agenzia, a parte che la prima pietra d'inciampo di Gunter Demnig, è stata una soglia d'inciampo proprio dedicata a un sinti, ma.
Non si sapeva dove abitava, perché il popolo del vento sapete no, non ha una residenza, una residenza fissa non sempre se non altro e alla fine si è scelta la piazza dove suona, dove era uso suonare di fronte alla stazione di di di Trieste,
Dicevo lu 1. L'ostilità verso le minoranze in generale è un'ostilità molto diffusa, molto molto importante e sempre da da combattere per quel che riguarda l'antisemitismo, nello specifico.
È stato uno scatto di di in qualche modo di di livello con il dopo il 7 ottobre dello scorso anno, dopo l'inizio del dell'ennesima esplosione di conflitto israelo-palestinese e in cui lo stesso Osservatorio, ma anche tutti gli altri istituti che lavorano al monitoraggio dell'antisemitismo in questo Paese per fortuna in maniera efficace e hanno verificato, insomma, abbiamo verificato un'impennata veramente inedita di episodi di antisemitismo, non più quello che si registra nella rete, il semplice, anche se inaccettabile discorso d'odio che viene utilizzato in rete ma un antisemiti, una un antisemitismo, fatto di aggressioni fisiche, di minacce personali che mette in crisi, da una parte, la sensazione di sicurezza che diventa insicurezza dei membri delle comunità ebraiche e delle Comunità ebraiche che sono pochi in Italia parliamo di circa 25.000 persone. È ormai una minoranza molto molto limitata, ma come noi e voi sapete, insomma tutte le minoranze, ma la minoranza ebraica purtroppo nell'esperienza storica, in particolare, è come quello che viene chiamato il canarino nella gabbia quello che accade alla per i ragazzi. Sapete che nelle nelle miniere.
Una volta non credo, non credo adesso, per segnalare delle delle possibili fughe di gas ci si portava dietro un un un uccellino dentro una gabbia e se perché le fughe di gas non si sentano, non si percepiscono e se l'uccellino dava segni di di di problemi synths bisognava andarsene, via per cui è diventato una specie di luogo. Dire attenzione è un segnale per la società se una minoranza viene colpita in qualche modo nello specifico adesso vuol dire in questi giorni la minoranza ebraica. Questo lo dico perché ho risposto a un insegnante di un liceo di Milano che diceva che cosa c'è di diverso in questo giorno della memoria, che ci pone delle questioni etiche rispetto ad altri giorni della memoria del passato in cui abbiamo parlato di si di richiamo alla storia di richiamo alla riflessione, ma che non ci richiamava tanto a una riflessione sul presente, sbagliando ogni volta ogni presente a delle emergenze etiche e morali. In qualche modo e io gli ho risposto e di di diverso c'è che la società contemporanea italiana, in questo momento soffre di un riemergere di antisemitismo ed è un problema per la società tutta, non per gli ebrei, perché se una minoranza come quella ebraica per andare a pregare nelle sue sinagoghe ha bisogno della protezione armata che grazie al cielo e alle Istituzioni viene assicurata significa che di mezzo c'è la libertà di religione di questo Paese che viene messa in discussione, attenzione, può succedere agli ebrei, adesso può succedere a qualcun altro in altri, in altri momenti, se nelle università cominciano a circolare ipotesi di boicottaggio verso, in questo caso, verso accordi di collaborazione con le università israeliane, significa che è a rischio, è la libertà di ricerca e sono un'Università, non fa ricerca, non si sa che cosa ci sta a fare. La libertà di ricerca è il caposaldo, la ragione per cui le università esistono in questo Paese. Se degli studenti stranieri israeliani che vivono in Italia o ebrei residenti in Italia, i cittadini italiani da generazioni e generazioni si sentono in pericolo.
Università piuttosto che nei licei piuttosto che nelle scuole, anche di grado inferiore perché minacciati. Bullizzato con il pretesto del di quello che accade in un conflitto che ha un conflitto doloroso che pone dei problemi politici importanti, ma che dovrebbero rimanere al di fuori della questione antisemitismo, se dei ragazzi si sentono minacciati nel loro essere studenti, significa che è in crisi e che è sotto attacco il diritto allo studio, che è un diritto elementare sancito dalla Costituzione. Ecco, questi sono gli elementi che ci portano a dire attenzione. L'antisemitismo è un tema che dobbiamo conoscere bene che dobbiamo valutare storicamente per quello che è stato per il significato che ha avuto nella storia di questo Paese, ricordiamoci che non più tardi di 80 anni fa, i nostri nonni studiavano antisemitismo e razzismo a scuola come elementi positivi. Il secondo libro del fascista presentava nei programmi delle scuole pubbliche fra il 39 e il 45 guerra o non guerra, se andava a scuola per come si poteva e si. Studiava l'antisemitismo come valore positivo. L'ebreo è il complottista, è quello che ha distrutto la sua civiltà italiana e così via, non nel Medioevo, l'altro ieri e quindi l'antisemitismo come.
Fonte di studio storico l'antisemitismo come conoscenza del di elaborazione di quello che accade nel presente, perché è un allarme per la società di questo Paese. Noi abbiamo una strategia nazionale di contrasto all'antisemitismo, ci sono delle Regioni,
Che fanno un buon lavoro, come il Veneto, che lega la sua legano la loro legge sulla sulla memoria, alla strategia nazionale di contrasto all'antisemitismo. Siamo nel posto giusto, bisognerebbe adottarlo anche in altri in altri ambiti, ma è un tema che dobbiamo avere presente e che dobbiamo studiare nelle nostre scuole, grazie.
Grazie professore, chiedo se ai ragazzi, ai docenti presenti in Aula, se ci sono delle ai consiglieri, se ci sono delle domande, degli approfondimenti, visto che abbiamo l'occasione.
Mi pare che sia tutto molto chiaro e comunque, ancora una volta, effettivamente il pensiero cade sulla conoscenza, su conoscere, per poter agire, per poter sapere se uno non sa è.
Viene automaticamente trascinato dalla corrente. Per concludere, allora vi propongo la visione del video itinerario della memoria, Venezia tra pietre d'inciampo e testimonianze con quegli studenti dell'istituto, Francesco Algarotti di Venezia si sono aggiudicati il premio per l'edizione 21 22 del concorso e che appunto è stato indetto dal Consiglio regionale del Veneto.
E per quanto riguarda i giovani e i nuovi testimoni della memoria sul tema del mio territorio, la mia città, raccontano la Shoah e poi a seguire l'altro video, le storie di solidarietà e di eroismo in Val d'Alpone il 29 marzo.
Prego.
È partito anticipatamente okay del dell'East dell'istituto dal cielo di San Bonifacio, che con cui appunto si sono aggiudicati il primo premio per l'edizione 2022 2023 del concorso, sempre del Consiglio regionale del Veneto, prego,
Sono 1.516 quando la Repubblica della Serenissima al decreto al trasferimento nella laguna di Venezia, i circa 700 ebrei di origine tedesca italiana, in un'area isolata della città nella sede di una fonderia, nacque così il primo ghetto della storia europea e ghetto ebraico di Venezia.
Era il 29 marzo 1516, quando la Repubblica della Serenissima decreto al trasferimento nella laguna di Venezia, i circa 700 ebrei di origine tedesca e italiana in un'area isolata della città nella sede di una fonderia, nacque così il primo ghetto della storia europea, il ghetto ebraico di Venezia, tra il 1938 ed il 1939, l'Italia fu protagonista di una serie di leggi basate su un principio di discriminazione razziale, espressione usata per indicare le leggi razziali fasciste nel settembre del 1943, in seguito all'armistizio con gli anglo-americani, nacque la Repubblica di Salò e da quel momento anche in Italia iniziò la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento con l'attiva partecipazione della polizia italiana. Tra il 1943 ed il 1944 furono catturati e deportati quasi 250 ebrei veneziani.
Nel ghetto sono presenti due lapidi commemorative che ci fanno comprendere quanto questo conflitto abbia inciso nella memoria di questa città. La prima lapide testimonia come, nella prima guerra mondiale, numerosi ebrei della nostra comunità combattevano per l'Italia al fianco degli italiani, mentre la seconda ricorda le vittime della Shoah, gli stessi ebrei che una trentina di anni prima avevano servito la patria con la loro vita, ora venivano perseguitati, uccisi.
Abbiamo avuto la fortuna di intervistare una sopravvissuta all'Olocausto, la signora Lia, Finzi, Federici Lia Finzi, nasce a Venezia nel 1928 il padre era di religione israelitica e dal 1938 subisce le persecuzioni razziali, per questo motivo nel 43 fuggì in Svizzera e ritorna a Venezia nell'agosto del 45 sentiamo dalle sue parole alcune delle conseguenze delle leggi razziali.
Il nostro percorso per la memoria include un itinerario che segue le pietre d'inciampo, il più grande monumento diffuso in tutta Europa nel 1942. L'artista Gunter Demnig venne chiamato a Colonia per realizzare una lapide in ricorrere di zingari, erano stati decurtati dalla città, si decise quindi di creare queste pietre che uniscono alla cultura cristiana, quindi ebraico vengono collocati a stock memoriali davanti alla porta della casa nella quale aveva abitato chi venne deportata nei campi di sterminio razzista le pietre d'inciampo ricordano il nome del deputato stesso, l'anno di nascita, il luogo della deportazione e la data di deportazione di morte.
La prima famiglia che venne deportata da Venezia fu la famiglia Levy, il padre, la madre e i sei fratelli vennero arrestati e assassinati nella notte tra il 5 ed il 6 dicembre 1943 da agenti della polizia italiana vennero reclusi nel carcere di Santa Maria Maggiore inviati prima al campo di transito di Fossoli e successivamente ad Auschwitz nessuno dell'intera famiglia fece ritorno, le pietre d'inciampo della famiglia sono posizionato di fronte alla loro abitazione dove furono catturati nel corso della prima grande retata contro gli ebrei veneziani,
Siamo ora nel centro del ghetto, qui si trova la casa di riposo israelitica e la lapide De Giuseppe Iona Iona, Presidente della Comunità ebraica veneziana, si suicidano nel 1943 per non consegnare il registro contenente l'elenco degli ebrei veneziani nazisti il 17 agosto 1944. I 21 ospiti della casa di riposo israelitica tra cui il rabbino Adolfo Ottolenghi furono arrestati e deportati.
Quella sera ha preso il caffè con il commissario mentre veniva interrogata, mi chiesero di chi era la casa e chi abitava al primo e secondo piano quando arriva al momento del trasferimento al commissariato, noi ormai convinti di partire il Commissario ci consegnò ai questurini borghesi che portarono le valigie fino a San Marco dove c'erano otto uomini molto più vecchi di me e cinque donne oltre vecchie piano piano durante la mattina arrivavano gli ordini, gli uomini al carcere di San Giorgio Maggiore, le donne al carcere femminile della Giudecca, i bambini agli istituti di correzione, restammo in carcere per otto giorni e poi fummo spostati alla casa di riposo israelitica.
Per non dimenticare, e nella speranza che tali terribili eventi non avvengano mai più, ci teniamo a terminare il nostro video con la testimonianza di via Filzi sul ritorno in Italia.
Aprile 1943 Montecchia di Crosara, contrada Lauri, presso la cava basalti, venne allestito uno dei 15 campi di concentramento sparsi nella provincia di Verona per prigionieri di guerra, ex alleati denominato campo di lavoro 148 barra 1 erano internati 60 prigionieri sorvegliati da una ventina di meriti dopo l'armistizio dell'8 settembre di quell'anno i prigionieri fuggirono.
Riacquistando in modo rocambolesco una libertà che sarebbe durata poco se una persona ha avuto l'aiuto della popolazione della Val d'Alpone molti fuggitivi trovarono rifugio in tante famiglie della zona che li nascosero i bouquet fienili cantine soffitte.
Nessuno per settimane, un domani, a raccogliere il mais maturo che forniva un ottimo nascondiglio, le donne e i bambini portavano loro cibo nei campi, i macchinisti del trenino che risaliva la valle rallentavano la corsa per fare i saltar giù prima delle stazioni, le promesse di ricompensa 1.800 lire o 20 sterline inglesi offerta del comando tedesco che avesse consegnato un prigionieri inglese o americano le minacce di fucilazione per chi lo avesse nascosto rimasero parole vuote inascoltate dalla solidarietà eroica di questa gente.
Allora la caccia nazista divenne spietato, scrive don Antonio parroco di San Giovanni Ilarione, cioè l'odore rischiare la pelle, lo so con altri insegnanti Panarotto Marcello, che schivato miracolosamente la fucilazione, subire l'umiliazione e il disagio dei campi di concentramento nel Paese dottor Rosso nel febbraio 1944, i nazifascisti portarlo via il signor Marcato, perché nessun finirle furono trovati due inglesi. La stessa sorte toccò anche ficcante di Vestenanova, arrestato nel giugno 1.044, incontrate anche per aver dato ospitalità ad alcuni inglesi, deportato a Dachau dove, dalla testimonianza di un compagno sopravvissuto finì nel forno crematorio nel gennaio del 45, anche era ancorato Adele di Brandon di Roncà pagò a caro prezzo la solidarietà data a due ex prigionieri in qualità di staffetta si prodigò a salvare dei inglesi di nome Silvio Parker ed enti per i quali dovette affrontare anche il carcere presso le SS tedesche a Verona.
Racconta il figlio, Gianmarco Negretto.
Durante l'interrogatorio di aver picchiato a sangue tanto da far saltare gli orecchini ai lobi, anche il nonno, il Coriolano, fece 40 giorni di carcere. Follia approvare, trasfondere oggettivi che, Fulvio ritrovata dell'alloggio, portando loro per molti giorni lotte, pane e formaggio con polenta. Rileggere rastrellamento.
Dopo la guerra, i due inglese, quando interverrò a lungo per la famiglia. Roncolato un interesse legami di amicizia e di affetto.
Anche i fratelli Luciano e visita dal Ciro, assieme alla zia Cristina che risiedevano nella vallata, su Pirlo, l'arresto, le violenze e natura, carcerazione per favoreggiamento ed assistenza a prigionieri nemici, come eventi drammatici e ricordi di organo ancorato classe 1923, oggi suor Olivana che allora abitava Rocca Contrada Campanari, la povertà era finita e quando io e mio fratello chiedevamo un pezzo di pane perché avevamo fa, lei diceva al telefono e racconta storie, sapete che abbiamo un panino in mezzo e dobbiamo darlo agli inglesi nascosti che hanno diritto ad usare quando venivano i fascisti Incontrada per un rastrellamento, spostavamo l'armadio, toglievamo le assi del pavimento e gli inglesi rientrano e rivolevano i Antonino. I due inglesi vivevano quasi sempre sottoterra.
Bastava spostare un ramo per scendere nella GIP e portar loro da mangiare anche la tua mediati Achilli, ho pensato e destinata al suo di contrada Pizzatti, avesse una nuova, erano consapevoli dei rischi a cui andavano incontro morte o deportazione, quando nascosero dei fuggiaschi inglesi di cui uno si chiamava Frank export durante i rastrellamenti, i due ex prigionieri stanno rintanati nel buco sottoterra dove non si stava nemmeno in piedi.
Mio nonno e altri uomini portavano loro cibo e acqua calandoli nel dirupo, in una cesta attaccata alla fine di un palo di notte potevano rimanere nella stalla o nel fienile.
Ma quante famiglie della vallata misero in gioco la propria incolumità per prendersi cura di questi giovani ex-prigionieri o sfondati, certamente molte decine, se solo a San Giovanni Ilarione, forme indennizzate, 40 persone per aver tanto ospitalità ad ex prigionieri di guerra, fino a poco tempo fa alcuni anziani del paese ricordavano che nella contrada Ca' Iotti quasi tutte le famiglie ospitavano ex soldati inglesi i quali nei giorni seguenti la liberazione sfilarono in piazza insieme irrisori,
Bene, io vi ringrazio, ringrazio tutti, ringrazio soprattutto i docenti che hanno accompagnato i ragazzi, confido sempre nel nel vostro aiuto e della vostra collaborazione.
Grazie.
Devo consegnare sì?
Immigrate.
Scusate.
