Regione del Veneto
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Speaker : PRESIDENTE
L’inizio lavori è rinviato alle ore 11.
Colleghi, vedo alcuni presenti in Aula che non sono registrati su Concilium. Registratevi perché dovremmo iniziare con delle votazioni.
Colleghi, se ci accomodiamo, iniziamo la seduta.
Come avrete visto dall’ordine del giorno, passiamo all’approvazione dei verbali delle sedute precedenti.
Se non avete nulla in contrario, io li do per approvati. Grazie.
Poi, dobbiamo procedere con le surroghe dei consiglieri che si sono dimessi per essere passati, appunto, ad altri incarichi.
Partiamo con il punto n. 2: “Surroga della consigliera Cristina Guarda con il signor Renzo Masolo”.
A seguito delle dimissioni della collega Guarda dalla carica di Consigliere regionale, pervenute alla Presidenza del Consiglio regionale il 9 luglio 2024, il Consiglio regionale deve procedere alla sua surroga.
Dal verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Vicenza, relativo alla circoscrizione elettorale regionale medesima, risulta che il signor Renzo Masolo è il primo dei non eletti per lista provinciale n. 5 avente come contrassegno Europa Verde e come tale è chiamato a subentrare nell’incarico di Consigliere regionale ai sensi dell’articolo 23, comma 1, della legge regionale n. 5/2012.
Dobbiamo, quindi, procedere alla surroga della consigliera Cristina Guarda con il signor Renzo Masolo.
Si procederà, quindi, con l’approvazione della deliberazione amministrativa di surroga da parte del Consiglio regionale. Metto in votazione la surroga della collega Cristina Guarda con il signor Renzo Masolo.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Non vedo l’esito, però è approvato.
Bene. Invito il signor Renzo Masolo, anzi il collega Renzo Masolo ad entrare in aula per iniziare il suo mandato presso questa Assemblea legislativa.
Passiamo al punto n. 3: “Surroga del collega Nicola Finco con il signor Andrea Cecchellero”.
A seguito delle dimissioni del consigliere Nicola Finco dalla carica di Consigliere regionale, pervenute alla Presidenza del Consiglio regionale il 9 luglio 2024, il Consiglio regionale deve procedere alla sua surroga.
Dal verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Vicenza, relativo alla circoscrizione elettorale regionale medesima, risulta che il signor Andrea Cecchellero è il primo dei non eletti per la lista provinciale numero 11 avente come contrassegno Lega Salvini e come tale è chiamato a subentrare nell’incarico di Consigliere regionale ai sensi dell’articolo 23, comma 1, legge regionale n. 5/2012.
Dobbiamo, quindi, procedere alla surroga del collega Nicola Ignazio Finco con il signor Andrea Cecchellero.
Si procederà, quindi, con l’approvazione della deliberazione amministrativa di surroga da parte del Consiglio regionale.
Anche in questo caso apriamo la votazione, ripeto, per la surroga del collega Finco con il signor Andrea Cecchellero.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Invito, quindi, il consigliere Andrea Cecchellero a prendere posto in Aula.
Normalmente, quando arrivano dei nuovi colleghi, se vogliono dare un breve indirizzo di saluto o due parole di circostanza, ne hanno la facoltà.
Quindi, se lo volete, non è una costrizione, lo dico al collega Masolo e al collega Cecchellero, dite due parole. Ditemi voi. Fatemi un cenno.
Collega Masolo, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Buongiorno a tutti. Ringrazio per l’accoglienza. Ne approfitto per presentarmi con un breve intervento. Ci tenevo. Ringrazio il Presidente per avermi dato l’opportunità di fare questo ringraziamento.
Ringrazio tutti i colleghi e le colleghe. È un onore per me essere qui in Consiglio regionale, ma è anche una grande responsabilità che assumo con dedizione e rispetto da qui alla seppur ravvicinata scadenza di questa legislatura.
Il mio impegno sarà rivolto a fornire un utile contributo ai lavori di quest’Aula e a essere portatore delle istanze dei cittadini e mantenere alta e costante l’attenzione verso l’ambiente e gli effetti del cambiamento climatico. Seppure il mio mandato inizi solo oggi, ritengo che il mio compito sia reso meno gravoso dal grande lavoro svolto da chi mi ha preceduto e per questo vorrei ringraziare la neo eurodeputata Cristina Guarda, alla quale va riconosciuto il merito di aver saputo riportare, assieme ad altri, i Verdi italiani in Europa e le speranze di tanti elettori veneti che avvertono come priorità imprescindibili la tutela dell’ambiente, la difesa delle persone più fragili e dei giovani e l’impegno per un’Europa portatrice di pace.
Vivo in un bellissimo Comune veneto, Bassano del Grappa, ed è grazie al supporto dei miei concittadini e concittadine se oggi sono qui. A loro rivolgo il mio pensiero, ma l’orizzonte del mio lavoro si estende a tutte le Province venete.
La nostra Regione ha conosciuto un lungo periodo di sviluppo economico e molti primati, ma questo periodo assume oggi agli occhi di molti veneti il sapore di una deregulation che ha reso il Veneto ancora più fragile al cospetto dei cambiamenti climatici e in affanno oggi dal punto di vista economico e sociale. Non mi presento qui oggi con alcuna verità assoluta in tasca, ma con grande voglia di apprendere e lavorare, lieto di poter misurare il mio essere concreto e propositivo, ma porto con me anche quanto ho potuto apprendere negli anni. In primis, il valore dell’ecologia integrale, ripresa anche da Papa Francesco dell’enciclica “Laudato sì”.
Ritengo che il lavoro di noi tutti oggi qui potrà trovare un’impronta e un importante stimolo nell’ecologia integrale. Da padre di quattro figli non verrà mai meno l’attenzione alle istanze dei giovani, il cui supporto ad Alleanza Verdi e Sinistra è stato rilevante nelle ultime elezioni europee e alle istanze delle famiglie venete.
Ci tengo a sottolineare la scelta del plurale, perché ritengo deleterio fingere che nella nostra società non esistano più modelli a cui guardare di famiglia.
Allo stesso tempo, e vado alle conclusioni, alla ricchezza data delle pluralità sempre più marcate e influenti nella nostra società veneta, cittadini e cittadine che si attendono dalla classe politica una visione lungimirante e di futuro e nuove forme di partecipazione alla vita politica del nostro territorio.
Il lavoro da fare è imponente, ma la passione non mancherà, soprattutto rispetto a quei temi che seguo da molti anni: la mobilità ciclistica, il trasporto pubblico e la mobilità sostenibili in generale, il verde pubblico per migliorare la qualità della vita, le sfide ambientali che non possono essere procrastinate, la giustizia sociale, la giustizia climatica, l’urgenza di attivare percorsi partecipativi su grandi opere che non devono essere subite dai territori, vedi ad esempio la diga del Vanoi, la promozione del nostro territorio e le politiche energetiche in chiave democratica e sostenibile.
La difesa della sanità pubblica sarà per il sottoscritto una priorità di riguardo. So di poter contare nel supporto dei colleghi di minoranza ai quali esprimo il mio apprezzamento per il lavoro fin qui svolto, poiché i temi che ho citato riguardano tutti e tutte noi. Non verrà mai meno il mio impegno al dialogo con tutti i colleghi, espressione della volontà e della pluralità degli elettori e delle elettrici.
Il cambiamento climatico è un tema che riguarda tutte e tutti noi e non distingue il colore delle bandiere politiche. Per l’emergenza climatica dobbiamo fare interventi senza precedenti e su questo insisterò con determinazione.
Vi ringrazio per la pazienza e auguro buon lavoro a tutti e a tutte voi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Cecchellero, prego.
Speaker : Andrea CECCHELLERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie. Buongiorno a tutti. Non mi sono preparato niente, sarò molto breve, perché la cosa principale che voglio esprimere è un’emozione, l’emozione di un veneto che arriva nell’Assemblea della propria Regione e ha l’onore di rappresentare i propri cittadini.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno aiutato ad arrivare qui. Molti di loro sono seduti in questi banchi, qualcuno no, ad esempio Nicola, qualcuno non c’è, qualcuno è seduto lì, mi sta guardando, in particolare la mia famiglia e Marino Finozzi, a cui devo un grazie particolare. Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie al collega Cecchellero.
Adesso continuiamo con la consueta programmazione dei lavori. Fra le comunicazioni ho i congedi del presidente Zaia, del collega Polato, a cui vanno le nostre condoglianze per la perdita della madre, e infatti vedete che il gruppo di Fratelli d’Italia è a ranghi ridotti proprio perché altri colleghi sono in questo momento al funerale, quindi da parte del Consiglio regionale la vicinanza al collega Polato per questa tragica perdita.
Partiamo con le interrogazioni.
Inizierei con la IRI n. 247 della collega Zottis: “Quando sarà avviata la sperimentazione per consentire alle donne gravide residenti in Veneto di accedere gratuitamente al non invasive prenatal test.
Prego, collega Zottis.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Si tratta di un’interrogazione del 23 marzo 2022, quindi, insomma, sono più di due anni di attesa. Detto questo, l’interrogazione faceva riferimento a un impegno che si era preso il Consiglio regionale con una mozione votata, mi sembra, all’unanimità, che faceva seguito a una mozione votata quasi all’unanimità, tranne un Consigliere, nella precedente legislatura, in cui si chiedeva che questo test venisse avviato in modo sperimentale, come è avvenuto in altre Regioni, per consentire alle donne gravide residenti in Veneto un accesso gratuito dato il costo elevato comunque del test stesso ad oggi.
Sono in attesa della risposta e poi casomai intervengo per replica. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Assessore Lanzarin, prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Il non invasive prenatal test è un test prenatale di screening non invasivo, che si esegue tramite un prelievo di sangue materno dalla nona o decima settimana gestazionale in gravidanze singole o gemellari, non più di due feti. È in grado di individuare con elevata sensibilità e specificità le gravidanze a rischio. Si basa sulla base del DNA libero di origine presente nel sangue materno.
Secondo gli studi della Società italiana di genetica umana (SIGU) in materia, il NIPT è un test di screening, quindi probabilistico e non un test diagnostico. Per quanto siano elevate la sua sensibilità e specificità non è infatti esente da falsi negativi e falsi positivi. Un risultato a basso rischio, anche se ottenuto con i test proposti come genomici, non implica la certezza di un feto sano, né garantisce che non possa comunque essere affetto da una delle patologie indagate dal test.
Esiste, pertanto, un rischio residuo specifico per ogni gestante per patologie cromosomiche clinicamente significative, che dipende dal rischio a priori e dalle caratteristiche dell’esame eseguito.
Sempre secondo la letteratura scientifica, alcune fra le cause di falso positivo possono essere mosaicismi feto-placentari, la progressiva esistenza di un gemello riassorbito e la presenza di anomalie cromosomiche materne costituite, inclusi i tumori occulti e i fibromi.
Ne consegue che anche un risultato ad alto rischio non sia una certezza di feto realmente affetto. Attualmente il NIPT risulta essere un test validato avendo superato positivamente la fase di sperimentazione.
Tuttavia, esso non è una prestazione rientrante nei livelli essenziali di assistenza (LEA). Anche la richiesta avanzata dalla Società italiana di genetica umana al Ministero della salute sulle possibilità di utilizzare i codici genetici presenti nel nomenclatore tariffario vigente per l’esecuzione di tali test ha ricevuto risposta negativa.
In ogni caso, si evidenzia che a decorre dall’entrata in vigore dell’allegato 4 del DPCM del 12 gennaio 2017, prestazioni di assistenza ambulatoriale, ossia dal 1° gennaio 2025, tale indagine sarà una prestazione LEA.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Prego, collega Zottis, per la replica.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
La ringrazio. Chiaramente, dopo due anni mi aspettavo un qualcosa di più e di diverso, con molta onestà. Dopodiché, bene nel 2025. Il rischio eventuale e la necessità eventuale di esami ulteriori la definisce il medico, e penso che alla gestante, quando le viene detto di fare questo tipo di test, viene messa comunque al corrente sia dei rischi sia delle potenzialità del test stesso.
Non credo che stia poi al legislatore, ma eventualmente al rapporto tra il gestante e medico definire, mentre al legislatore sarebbe stato bene, secondo me, da tempo offrire questo tipo di esame in modo se non gratuito in modo assolutamente meno costoso del costo attuale, visto che comunque si tratta di un test con un alto livello di sicurezza che permette anche, diciamo, un livello invece di impatto su potenziali rischi di aborto o di danni rispetto ad altri esami che vengono effettuati, soprattutto per le donne over 40. Sarebbe bello che partorissimo tutte prima, però è un’età in cui sempre di più le donne si avvicinano alle gravidanze.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Passiamo alla IRS 508 della collega Baldin: “Falcidiati finanziamento e bandi del servizio civile universale. Cosa intende fare la Giunta in merito alla decisione statale e come intende sopperire ai tagli di questa fondamentale esperienza formativa”.
Collega Baldin, prego.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Questa interrogazione nasce dalla notizia in cui il bilancio statale ha previsto un taglio netto alle risorse e ai posti assegnati per il servizio civile universale.
Per questo motivo sono stati falcidiati 400 posti nella nostra Regione. Sappiamo anche che da poco la Giunta regionale ha messo una pezza su questo finanziamento mancante, con risorse regionali, andando a pescare da un fondo destinato ai Gruppi consiliari. Quindi, grazie al fatto che i Gruppi consiliari risparmiano risorse, è stato possibile finanziare il servizio civile universale regionale.
Io credo che questo taglio sia stato assolutamente deleterio da parte del Governo, perché capite bene che con questo servizio civile si va innanzitutto a incrementare una coscienza civica da parte delle giovani generazioni e si dà una grande mano a tante associazioni presenti sul territorio, su molte tematiche, tra cui protezione civile, ambiente, assistenza, educazione, insomma, una serie di campi veramente strategici e importanti per la nostra collettività.
Mi auguro che in futuro questo tipo di tagli su attività così importanti non si verifichino più. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Assessore Lanzarin, per la risposta, prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
La Consigliera ha già anticipato la risposta. In ordine al quesito posto, si rileva come il Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, afferente al Ministero per lo sport e ai giovani, ha comunicato alla Regione del Veneto che l’annualità 2023, a fronte di una richiesta complessiva di 2.337 operatori volontari, il numero di posizioni finanziato è stato pari a 1.709, ossia circa il 73% del numero complessivo richiesto.
È evidente come tale riduzione determini inevitabili ricadute negative per il territorio in termini di sviluppo, di reti sociali, di servizi per gli enti di servizio civile in termini di collaborazione, di supporto alle attività di volontariato e si traduca, non da ultimo, in minori opportunità di crescita personale e professionale per i nostri giovani.
A fronte del quadro rappresentato sui progetti del servizio civile universale, la Giunta regionale nel progetto di legge n. 269 “Assestamento di bilancio 2023-2024” ha previsto le specifiche risorse ai sensi della legge regionale n. 18/2005, ossia la legge che istituisce il servizio civile regionale a garanzia dell’impegno della Regione del Veneto di promuovere e sostiene il servizio civile regionale quale esperienza di cittadinanza attiva per la formazione di donne e uomini consapevoli, partecipi, responsabili, solidali e non violenti, quale investimento della comunità veneta sulle giovani generazioni.
Quindi, con l’assestamento che abbiamo approvato la settimana scorsa, abbiamo previsto una linea di 700.000-800.000 euro, non mi ricordo bene. Uscirà un bando specifico che si baserà sulla legge regionale, quindi sulla legge che era stata votata nel 2005 per quanto riguarda il servizio civile regionale.
Mi preme solo fare una piccola osservazione alla Consigliera. I fondi sono fondi che arrivano da una serie di partite, tra cui ci sarà sicuramente la partita relativa ai fondi non spesi da parte del Consiglio regionale, ma anche da altre partite che sono state accumulate nel corso della prima metà dell’anno. Poi mi preme anche sottolineare come quelle somme ripartite vedano le politiche sociali come quella che ha usufruito maggiormente delle somme stanziate e da qui devo solo ringraziare l’assessore Calzavara per la sensibilità e l’impegno.
Speaker : PRESIDENTE
Per la replica, collega Baldin, prego.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Sono a ringraziare la Giunta per questo stanziamento in assestamento, come era stato anticipato dall’assessore Lanzarin in una Commissione Quinta. Però, rimane il fatto che queste risorse non andavano tagliate a monte.
Abbiamo messo una pezza noi, ma credo sia giusto incentivare e fare il massimo possibile perché i posti siano garantiti, anzi possano aumentare, proprio per dare una possibilità a tantissimi giovani che abbiano intenzione di rendersi utili alla loro comunità. Quindi, ancora una volta, ringrazio la Giunta per questo stanziamento, però era meglio che non vi fosse stato alcun taglio ab origine. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Proseguiamo sempre con l’assessore Lanzarin, che ha un impegno a livello di Conferenza delle Regioni. Passiamo alla IRS n. 409 della collega Luisetto “Trasporto dializzati ULSS 7. L’assessore si attivi per ripristinare con urgenza il diritto alla gratuità”.
Prego, collega Luisetto.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Questa interrogazione era di agosto dello scorso anno, ma in realtà è ancora attuale e parte dal presupposto che con DGR del 12 luglio del 1994, la Regione regolamentava il trasporto sanitario dei pazienti in dialisi, riconoscendo loro il diritto al rimborso delle spese di viaggio.
C’è una successiva circolare del 1999, in cui sempre la Regione annovera il trasporto dialisi tra gli interventi di trasporto primario, riconoscendo la natura sanitaria dello stesso e con DGR del 2011 c’è un ulteriore passaggio, confermato poi dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017.
È successo che, a far data dal 1° aprile 2022, in ULSS 7 è stato interrotto il trasporto per le persone in dialisi con il vettore incaricato e che dal 1° giugno dello scorso anno la Direzione dell’ULSS 7 ha deciso che i costi di trasferimento dei pazienti dall’abitazione all’ospedale e viceversa per la terapia siano a carico dell’azienda solo per gli allettati, mentre per tutti gli altri ha stabilito un contributo pari a un quinto del costo della benzina per il numero di chilometri percorsi.
Ha motivato questa scelta dicendo che si sarebbe così uniformata a quello che facevano le altre ULSS del Veneto, cosa peraltro non vera, perché da ciò che risulta ci sono, invece, le coperture e le altre ULSS del Veneto provvedono a questo diritto.
Quindi, ritenuto che il diritto al trasporto dei pazienti dializzati è un diritto sanitario stabilito dei LEA, ed è parte integrante di questa terapia indifferibile salvavita, a cui i pazienti sono sottoposti; che la decisione della direzione ULSS sia contraria al principio di uguaglianza, suddividendo i pazienti in categorie secondo le quali solo chi è allettato può avere diritto al rimborso, mentre gli altri no, e ricordiamo che la terapia dialitica comunque comporta un aggravio e una parziale non autosufficienza, non solo per chi è allettato, ma per tutti coloro che ne fanno utilizzo.
Chiedo se e in quale modo l’Assessorato si possa attivare con la dirigenza ULSS perché venga ripristinato con effetto immediato questo diritto e quindi la gratuità del trasporto per i pazienti dializzati dell’ULSS 7, e se intenda porre in essere le azioni necessarie a garantirlo in maniera uniforme in tutta la regione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Risponde l’assessore Lanzarin. Prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13 gennaio 2017 con cui sono stati aggiornati i livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA) prevede che ai soggetti nefropatici cronici in trattamento dialitico sia garantito il rimborso delle spese di trasporto dal domicilio al centro dialitico, nei limiti e con le modalità fissate delle Regioni.
In Regione del Veneto, la normativa attualmente vigente prevede che il servizio di trasporto di un paziente affetto da uremia cronica in trattamento dialitico, ai fini dell’esecuzione dello stesso, sia a carico del servizio sanitario regionale solo per gli utenti allettati o comunque non deambulanti non trasportabili con altro mezzo. Diversamente, è previsto il rimborso delle spese sostenute dagli emodializzati per il trasporto dal domicilio al centro di emodialisi e viceversa, secondo i criteri di cui alla deliberazione della Giunta regionale del 12 luglio 1994, 3.120.
Precisamente il rimborso è pari a spese sostenute entro il limite di un quinto del costo di un litro di benzina per il numero di chilometri percorsi, andata e ritorno nel caso di trasporto con mezzo proprio, costo della tariffa del servizio pubblico utilizzato nel caso di trasporto con servizi pubblici in linea ferroviaria, automobilistici, marittimi, costo del corrispettivo determinato sulla base della tariffa minima stabilita dalle competenti autorità amministrative e nel caso di trasporto con servizi pubblici non di linea, servizio di taxi con autovettura o natante.
Nella cornice normativa sopra descritta l’azienda ULSS 7 Pedemontana ha ritenuto opportuno organizzare tale servizio con una modalità di rimborso prevista dalla DGR del 12 luglio 1994. Ciò posto, la Regione, alla luce degli esiti del monitoraggio regionale di cui alla nota acquisita a protocollo del 16.04.2024, recante “Trasporto per pazienti dializzati deambulanti, richiesta di informazione” sta avviando un processo di omogeneizzazione delle varie realtà aziendali nella materia in esame.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Luisetto, per la replica, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Considerando che questo diritto sia un diritto essenziale e che il trasporto sia parte della terapia salvavita, credo che l’omogeneizzazione del servizio e del rimborso dovrebbe andare verso una gratuità e non verso il pagamento soltanto di un quinto, perché questo significa per la maggior parte delle persone che fruiscono di questa terapia che, ricordiamo, sono persone spesso anziane o che hanno difficoltà, complicare loro l’esistenza e gravare su una situazione economica spesso non facile. Lo dico perché non c’è soltanto il dializzato allettato, la maggior parte dei dializzati che magari sono in carrozzina o hanno altre difficoltà di deambulazione si trovano veramente in una situazione molto critica. Quindi, io mi auguro che quello che capita in alcune ULSS del Veneto, e cioè che la gratuità è prevista da casa all’ospedale e ritorno, c’è un rimborso perché in alcune ULSS questo succede, venga esteso anche in ULSS 7 e che non si applichi il contrario, perché sarebbe un venir meno di un diritto molto importante.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Passiamo alla IRS n. 522 della collega Zottis “Piave Vecchia. Acque stagnanti ricoperte di alghe. Emissioni odorigene e grave morìa di pesci. Come e in che tempi la Giunta Regionale e Infrastrutture Venete interverranno per risolvere questa preoccupante situazione”.
Collega Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Si tratta di un problema che si individua all’interno della Piave Vecchia, che è un corso d’acqua lungo circa sei chilometri, in cui c’è comunque una bretella fluviale di collegamento e di interscambio biologico tra il Sile e il Piave.
Da tempo era stato segnalato anche dalle Amministrazioni di Musile e di San Donà di Piave il problema, dalla Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee, per lo stato di degrado delle acque e le conseguenze da un punto di vista sia legato alla realtà della fauna sia della flora e anche per un problema da un punto di vista igienico.
So che dovrebbe esserci stato un tavolo di confronto. La domanda era proprio quella, che tipo di azioni si intendono mettere in atto e con che tempi si intendono avviare queste azioni.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei. Risponde l’assessore e vicepresidente Elisa De Berti.
Speaker : Ass.ra Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
Il fiume Piave Vecchia è un corso d’acqua navigabile lungo circa sei chilometri che collega da monte verso valle il fiume Piave con il fiume Sile attraverso la conca di navigazione di Intestadura, conca che, oltre a garantire il transito dei natanti, assolve anche alla funzione di importante presidio idraulico, dovendo regolare ed assicurare il regime idrometrico tra monte e valle del manufatto stesso. Negli ultimi decenni la funzionalità del manufatto si era fortemente limitata, tenuto conto della sua vetustà – il sistema idraulico, infatti, è risalente al 1873 – e della necessità di una consistente manutenzione straordinaria. Inoltre, le aperture e le chiusure per assicurare il transito dei natanti avvenivano esclusivamente in modalità manuale, con presenza di operatori in loco.
Per questi motivi si è provveduto, tramite la società regionale Infrastrutture Venete, a realizzare un importante intervento di recupero funzionale e revamping della conca conclusosi recentemente, anche con l’automatizzazione da remoto delle quattro coppie di porte vinciane.
La conca, come succedeva anche nelle precedenti annualità, deve rimanere chiusa per lunghi periodi durante l’estate per evitare l’intrusione del cuneo salino in ragione della prevalente destinazione ad uso irrigazione delle acque del Sile e della Piave Vecchia.
La chiusura delle porte del manufatto è inoltre necessaria per garantire la sicurezza della navigazione.
Alla luce di quanto sopra esposto, Infrastrutture Venete, già dal mese di aprile, sta eseguendo, in assenza di transiti di unità nautiche, alcune manovre di concata integrativa per consentire un maggiore ricambio d’acqua, ovvero due concate rispettivamente al mattino e al pomeriggio e durante la notte. La società sta anche garantendo i frequenti e costanti ricambi d’acqua della Piave Vecchia mediante l’apertura automatica degli acquedotti della conca, quando l’attività di navigazione è ridotta.
Le strutture coinvolte sono comunque coordinate per monitorare l’efficacia delle attività svolte al fine di garantire eventuali tempestive azioni per migliorare la gestione del fenomeno evidenziato.
La tempestività delle azioni sarà agevolata dalla piena operatività della conca di Intestadura che dal 19 giugno 2024 è stata definitivamente aperta al termine degli importanti lavori di recupero funzionale e revamping sopra ricordati, che consentono l’apertura della stessa da remoto ed in maniera totalmente automatica.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Zottis, per la replica, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Ringrazio l’Assessore e spero ci sia modo di continuare a monitorare la situazione perché, ciclicamente, per i motivi comunque espressi, questo tema si pone.
Credo che le attività illustrate e altre vadano comunque nel monitoraggio e perseguite anche nel tempo. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Abbiamo terminato con le interrogazioni.
La collega Camani vuole intervenire sull’ordine dei lavori, mi pare. Prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Intervengo per informare il Consiglio e anticipare a lei il contenuto di una comunicazione che, come Gruppo del Partito Democratico, con i colleghi Elena Ostanel, il collega di Più Europa e anche con l’adesione della collega del Movimento 5 Stelle Erika Baldin, abbiamo inoltrato a lei e all’Ufficio di Presidenza.
L’oggetto della nostra richiesta parte dal presupposto che siamo in una fase in cui è indispensabile che questo Consiglio regionale torni ad avere un protagonismo all’interno della definizione del percorso che potrebbe consentire alla nostra Regione, in virtù di quanto previsto dall’articolo 116, comma 3, di ottenere dal Governo la concessione di maggiori e ulteriori forme di autonomia.
Partiamo dal presupposto che il Consiglio regionale è sempre stato coinvolto passo-passo nel percorso che ha visto la nostra Regione avanzare in più modi e in più tempi la richiesta di avere maggiore autonomia.
Già nel dicembre del 2007 il Consiglio regionale ha approvato una proposta di deliberazione con la quale si assegnava al presidente Galan il mandato a negoziare con il Governo per ricercare l’intesa.
Ancora nel 2014 questo Consiglio regionale approvò due leggi, la legge n. 15 e la legge n. 16, per la richiesta di sei quesiti referendari, cinque dei quali bocciati dalla Consulta perché ritenuti non conformi al dettato costituzionale.
L’unico che poi sopravvisse a quella sentenza della Corte fu anche oggetto della consultazione referendaria, ma anche all’indomani del referendum e quindi nel 2017 il Consiglio regionale approvò un progetto di legge statale con il quale si indicò il mandato da consegnare al Presidente per iniziare quel percorso di intese. Questa è stata l’ultima volta, 2017, il giorno dopo il referendum, che il Consiglio regionale è stato coinvolto, sul piano legislativo, da un dibattito attorno al percorso che potrebbe condurre ad una maggiore forma di autonomia.
Dal nostro punto di vista, l’approvazione della legge, cosiddetta legge quadro, la legge Calderoli, ha sostanzialmente modificato l’iter che nel 2017 il Consiglio regionale si era immaginato.
Con questa comunicazione, presidente Ciambetti, le chiediamo, in via principale, di determinare le condizioni volte a garantire a questo Consiglio regionale, nell’esercizio delle sue prerogative e in particolare quelle previste dall’articolo 33, commi 1, 2 e 3, lettera r), che affidano al Consiglio comunale il compito di dare indicazioni di indirizzo al Presidente della Giunta in merito alle relazioni con lo Stato, di mettere nelle condizioni questo Consiglio di discutere di questo argomento.
In via subordinata, le chiedo, Presidente, di richiamare formalmente il Presidente della Giunta regionale ad adempiere all’impegno assunto nei confronti del Consiglio regionale in data 15 novembre 2017, con l’ordine del giorno presentato dal consigliere Finozzi in riferimento al PDLS n. 43, nel quale, cito l’impegno votato all’unanimità dal Consiglio regionale, in virtù dell’esigenza di individuare soluzioni e percorsi di informazione al Consiglio regionale e ai suoi organi sugli stati di avanzamento del negoziato, “il Consiglio impegnò il Presidente della Giunta a garantire adeguate informative al Consiglio regionale sugli sviluppi della fase negoziale”.
Chiediamo quindi formalmente, presidente Ciambetti, che l’Ufficio di Presidenza inviti il presidente Zaia a venire a riferire in Aula.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Quando riceverò la lettera, vedrò di valutarla e, naturalmente, anche di farla pervenire al presidente Zaia.
Siamo al punto n. 6 “Elezione del Garante regionale dei diritti della persona”.
Il Garante dei diritti della persona scadrà il 28 luglio 2024. Si rende pertanto necessario provvedere in anticipo alla nomina. L’elezione avverrà con la maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati, quindi con almeno 34 voti favorevoli per le prime due votazioni e a partire dalla terza votazione si procederà a maggioranza assoluta degli assegnati, quindi con almeno 26 voti favorevoli.
Lo scrutinio è segreto. Anche se è in forma elettronica, è segreto.
Ci sono proposte? Collega Villanova, prego.
Speaker : Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
A nome della maggioranza, propongo la riconferma dell’avvocato Mario Caramel.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Collega Ostanel, mi fido della sua volontà di parlare.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Come minoranze, proponiamo il nome di Stefano Valenti, attualmente docente di corsi su tematiche inerenti i diritti umani, la cooperazione e lo sviluppo sostenibile alla scuola di psicologia dell’Università di Padova. Ha un lungo curriculum su tematiche dei diritti umani. È stato ricercatore al Parlamento europeo, ha lavorato per otto anni per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ma l’esperienza più importante è quella che lo ha portato a lavorare per quasi trenta anni con il Consiglio d’Europa come responsabile delle relazioni esterne, impegnandosi in maniera forte nella lotta contro tutte le discriminazioni.
Pensiamo che un profilo di questo tipo potrebbe essere importante per rappresentare un ruolo così chiave. Abbiamo visto anche ieri, e penso sia importante ricordarlo in Aula, un ennesimo suicidio all’interno del carcere di Venezia e credo che avere un nome anche dalla nostra parte, che possa garantire un impegno costante sul tema delle discriminazioni in questa Regione, sia importante. Quindi, proponiamo come nome Stefano Valenti.
Speaker : PRESIDENTE
Abbiamo due proposte, il Garante uscente Caramel da parte della maggioranza e dalla parte delle minoranze il dottor Valenti. Bene.
Procediamo alla prima votazione.
È aperta la votazione.
Dovete cercare il nome nell’elenco che è stato vagliato dalla Prima Commissione e premere due volte invia, cioè prima invia e poi okay, quando avete scelto il nome.
Siccome in questa votazione io non riesco a cogliere con immediatezza se avete votato tutti, ve lo ripeto, votate tutti. Mancano due. Dei presenti in Aula mi dicono che ne mancano due. Verificate se avete correttamente indicato il voto, quindi scelto il nome. Siamo 45. Ci siamo tutti.
È chiusa la votazione.
Mario Caramel 32, Edi Maria Neri 3, Stefano Valenti 10.
Dobbiamo ripetere la votazione.
Servono i due terzi per essere votato. L’ho detto prima. Facciamo due votazioni con i due terzi e poi la votazione a maggioranza assoluta con i 26 voti.
Ripeto, Caramel 32, Edi Maria Neri 3, Stefano Valenti 10.
Facciamo la seconda votazione, ancora con i due terzi per l’elezione del Garante.
È aperta la seconda votazione. Invia e poi okay.
Manca ancora uno.
È chiusa la votazione.
Siamo ancora a due. Edi Maria Neri è calata 2, Stefano Valenti sempre a 10.
Passiamo alla terza votazione, dove la maggioranza richiesta è di 26 voti.
È aperta la votazione per la nomina del Garante dei diritti alla persona.
Un attimo che si deve azzerare il sistema.
C’è un problema nella ripresa in Aula e la diffusione all’esterno. Se serve, mando ai capigruppo un link alternativo per accedere alla seduta all’esterno, perché, appunto, c’è un problema nel normale sistema di trasmissione della seduta. Ai Capigruppo adesso mando un link dove poter eventualmente rimbalzare, specialmente parlo ai Gruppi consiliari, la possibilità di accedere alla visione della seduta.
Partiamo con la terza votazione per l’elezione del Garante regionale dei diritti alla persona.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Mario Caramel 31, Edi Maria Neri 4, Stefano Valenti 10.
Risulta eletto Mario Caramel nella figura del Garante regionale dei diritti della persona.
Nella prossima seduta di Consiglio avverrà il giuramento per questo nuovo mandato del Garante Mario Caramel.
Grazie, colleghi.
Passiamo al punto n. 9 dell’ordine del giorno, PDL n. 239 “Istituzione della Giornata dell’autonomia”.
Relatore è il collega Zecchinato. Prego.
Speaker : Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il 22 ottobre 2017 costituisce per il popolo veneto e le istituzioni regionali un momento di approdo e di ripartenza per l’affermazione e il riconoscimento del proprio percorso di autonomia regionale; un’autonomia che ha un suo fondamento e significato storico e culturale quale espressione dell’identità di un popolo e di una cultura, prima ancora della previsione del suo riconoscimento costituzionale nella forma giuridica del regionalismo differenziato; un regionalismo differenziato che, nella previsione dell’articolo 116, terzo comma, della Carta costituzionale costituisce occasione e strumento per portare a compimento il disegno delle istituzioni della Repubblica dei Padri Costituenti come attualizzato dal legislatore costituzionale nei primi anni Duemila.
Quanto sopra nella convinzione che il regionalismo, proprio perché differenziato, postula percorsi, soluzioni ed esiti anche diverse fra le diverse regioni, in quanto propone ed offre alle regioni stesse la possibilità di valorizzare specificità e differenze nel disegno di una Repubblica, certo una e indivisibile, ma che riconosce e promuove le autonomie locali e si esprime nel policentrismo ed equiordinazione dei livelli di governo, tutti chiamati ad operare sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
In tal senso, lo Statuto della Regione Veneto, nell’ambito dei suoi principi riconosce (articolo 1) il Veneto quale “Regione autonoma, in armonia con la Costituzione della Repubblica” e “l’autogoverno del popolo veneto” (articolo 2) che “si attua in forme rispondenti alle caratteristiche e alle tradizioni della sua storia”.
Il 22 ottobre 2017 ha così costituito, con lo svolgimento del referendum nelle forme e nei limiti assentite dalla Corte costituzionale, il momento della chiara espressione di una palese volontà del Veneto di cogliere questa opportunità al fine di vedere riconosciute ulteriori forme di autonomia.
Ciò ha costituito, come evidenziato dal Presidente della Regione in occasione della sua audizione presso la Commissione parlamentare per le questioni regionali in sede di svolgimento dell’indagine conoscitiva sul processo di attuazione del regionalismo differenziato, dato che merita una particolare attenzione politica ed istituzionale.
Qui vale la pena di ricordare, colleghi, che nel referendum votarono 2.328.000 veneti e il 98,2% ha votato sì.
Questo significa che il quesito posto, nell’attribuire ulteriori forme e maggiori condizioni di autonomia alla Regione, ha avuto un esito veramente plebiscitario.
Il percorso che ne è conseguito in esecuzione e coerenza all’esito referendario ha portato a formalizzare un’iniziativa regionale di percorsi e contenuti per il riconoscimento di forme di regionalismo differenziato, con l’individuazione di materie e funzioni e a dare il conseguente mandato a negoziare un’intesa in capo al Presidente della Regione.
Ecco, quindi che, nelle more di un percorso di attuazione del regionalismo differenziato, la celebrazione della ricorrenza del referendum diventa un’occasione per un incontro e confronto culturale ed una riflessione istituzionale in funzione del sostegno al percorso di regionalismo differenziato intrapreso dalla Regione Veneto. Qui vale la pena di ricordare le intense attività che fin dal 2007, ma ancora dopo il 2001, dalla modifica della Costituzione, ma in Regione Veneto, dal 2007 ad oggi, sono state fatte tutte attività documentate con incarico da parte di questo Consiglio al Presidente della Giunta regionale nell’attuare intese e confronti con il Governo.
Da allora va anche detto che è stata approvata recentemente la legge 26 giugno 2024, n. 86 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata” delle Regioni a Statuto unitario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
In tal senso, questa legge che tende a istituire la Giornata dell’autonomia si propone all’articolo 1 di istituire proprio una Giornata specifica e la celebrazione della sua ricorrenza annuale proprio nella data di svolgimento del referendum.
Infatti, è da quella data sostanzialmente che è iniziato tutto, nel senso che c’è stato un cambio di passo a livello regionale, ma anche a livello nazionale e anche con le altre Regioni.
Si propone un programma di iniziative che saranno definite, si prevede, dalla Giunta regionale e dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, quindi con il coinvolgimento sia della Giunta che del Consiglio, che si propone sia sviluppato in momenti di approfondimento, momenti di studio e in momenti celebrativi. Questo sia dal punto di vista storico e culturale, ma sia anche in ordine alle iniziative che possono essere assunte per il sostegno e l’attualizzazione del percorso che si sta facendo anche operando su un piano di diritto comparato con analoghe esperienze e processi a livello nazionale ed europeo.
Qui possiamo ricordare che già altre Regioni che, per carità, hanno già l’autonomia, penso al Trentino, ma anche alla Sicilia, hanno una Giornata dell’autonomia che nel tempo è diventata proprio un momento di riflessione, con l’organizzazione di forum, momenti di studio e di riflessione.
A questo punto vorrei citare già, senza poi scorrere gli articoli, l’articolo 2, giusto per dare conto delle iniziative che si propongono.
Si propone, appunto, che la Giunta regionale definisca all’articolo 2, d’intesa con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, il programma della ricorrenza della Giornata dell’autonomia e le relative modalità organizzative.
Il programma prevede la promozione di iniziative di studio e di approfondimento di carattere storico, culturale e giuridico, sia dei valori della tradizione del popolo e della civiltà veneta, su cui si fondano la cultura dell’autonomia del Veneto, le esperienze di autogoverno e le richieste di riconoscimento di forme e condizioni di autonomia, sia sul percorso istituzionale per il riconoscimento dell’autonomia del Veneto sul suo stato di attuazione conseguente allo svolgimento del referendum e potremmo dire conseguente anche all’approvazione, all’entrata in vigore, anzi, della legge sull’autonomia differenziata, e sul negoziato intrapreso con lo Stato sulle iniziative che possono essere assunte per il suo sostegno e da attualizzazione, sia sulle forme di autonomia esistenti o sui processi tesi alla richiesta di autonomia in ambito nazionale ed europeo, al fine di approfondire e confrontare esperienze e percorsi di autogoverno dei popoli europei.
Un contributo è previsto in tal senso possa essere fornito e dato sotto un profilo tecnico-scientifico anche dall’Osservatorio regionale sull’autonomia differenziata e da tutti i lavori che tutti noi possiamo vedere che sono in corso sul portale dell’autonomia della Regione Veneto, che è aggiornato con i vari passaggi e procedimenti che si stanno portando avanti.
Questo provvedimento è passato in Prima Commissione consiliare. C’è stato un confronto approfondito anche con le opposizioni. Ha licenziato la Prima Commissione il provvedimento e oggi è qui in Aula, però vorrei toccare alcuni punti che magari sono stati oggetto di discussione in Prima Commissione, ma oggi magari sono venuti meno, nel senso che, ad esempio, riguardo a questo PDL si diceva che era poco utile perché non vi era una legge sull’autonomia differenziata. Oggi, invece, ad esempio, una legge c’è, è già in vigore. Per cui, anche da questo punto di vista le opinioni erano diverse, nel senso che, a mio avviso, a nostro avviso, di chi ha votato il provvedimento anche in Commissione, era comunque un momento utile e simbolico per celebrare una data, ma soprattutto per approfondire e per discutere, al di là dei momenti istituzionali che sono previsti dalla legge sull’autonomia differenziata o si faceva prima riferimento anche al nostro Statuto.
Vorrei aggiungere anche che, sempre in quell’occasione, il provvedimento era visto inizialmente dall’intervento di qualche collega come un provvedimento eversivo. In realtà, è un provvedimento che tende a istituire una Giornata in cui si discute, può essere una giornata o più giornate, si fanno degli studi e c’è anche un confronto. È chiaro, ci sono anche delle attività, come citavo, ad esempio, altre Regioni stanno facendo. In Trentino, ad esempio, si fa il Forum dell’autonomia. Citavo anche la Sicilia, dove quest’anno tra i temi si è discusso anche di istruzione. Sono Regioni a Statuto speciale, è chiaro, però da oggi c’è una legge anche sull’autonomia differenziata per le Regioni a Statuto ordinario.
Un’altra questione che era stata rilevata da qualche collega era che si istituisce una Giornata come le altre. Al di là che io ritengo che le Giornate che vengono istituite per alcuni temi siano tutte giornate comunque che hanno una propria dignità, una propria progettualità, un proprio percorso. Ce ne sono tante a livello nazionale, regionale. Sono momenti di discussione che non si chiamano magari “Giornata di”, ma hanno altre denominazioni, ma comunque sono momenti importanti. Questa è particolarmente importante perché ha una portata ritengo, non la giornata, ma l’autonomia, una portata eccezionale.
Auspico, quindi, in chiusura, che questo dibattito che si svolgerà credo adesso in Aula, sia un dibattito che si concentra su questa Giornata, su questo momento che si vuole istituire all’interno della Regione Veneto, ripeto, con il coinvolgimento di Giunta e Consiglio, al di là di ulteriori coinvolgimenti istituzionali che ci saranno.
Ritengo che mettere in calendario una giornata come questa sia quantomeno anche rispettoso, oltre alle altre attività che sono state fatte e che si faranno, rispetto a quei 2.273.000 cittadini veneti che hanno votato sì a quel referendum proprio il 22 ottobre 2017.
Io mi auguro che sia un dibattito che si concentra su questo. Chiaramente, credo si parlerà anche di autonomia, però penso sia arrivato il momento di poter condividere un percorso insieme a tutti e quindi auspico anche che le opposizioni, che in Seconda Commissione hanno avuto magari un atteggiamento critico, pur sollevando aspetti critici, possano formulare suggerimenti propositivi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Correlatrice è la collega Camani. Prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge arriva in Aula con la contrarietà della minoranza. In Conferenza Capigruppo abbiamo, infatti, esplicitamente chiesto al Presidente di non accogliere la richiesta di inserire questo progetto di legge all’ordine del giorno di oggi.
Questo fatto, lo dico in particolar modo al presidente Ciambetti, rappresenta un precedente grave, che non si era mai verificato pur nella distanza che molto spesso ha dominato le nostre posizioni.
Sulle questioni regolamentari torneremo in Conferenza Capigruppo ed eventualmente nella Giunta per il Regolamento, rispetto a questo strappo di cui stiamo parlando.
Rimane, però, da riconsegnare a quest’Aula la gravità di questo strappo sotto il profilo politico, cioè che per la prima volta in questo Consiglio regionale si è costruito un ordine del giorno senza la condivisione all’unanimità.
È la prima volta che accade. Perché eravamo e siamo contrari alla discussione di questo progetto di legge in Consiglio regionale? Vedete, colleghi, a noi non sfugge che la legge Calderoli, che è stata approvata dopo una prima lettura al Senato, con una serie di emendamenti e con una lettura blindata alla Camera, senza neppure un emendamento, quindi è una legge votata da una parte dell’arco costituzionale e anche da una parte del Paese, non ci sfugge il fatto che, al netto del giudizio probabilmente molto diverso tra noi che diamo di quella legge, rappresenta un passaggio importante nel percorso che dovrebbe costruire le condizioni per avere maggiore autonomia.
Non ci sfugge neanche il fatto che la legge Calderoli, per come è stata approvata dal Parlamento italiano, smentisce due punti fondamentali del racconto che in questi anni la Lega e Zaia hanno fatto dell’autonomia.
Il primo è la questione del residuo fiscale. Ci avete detto che bisognava chiedere l’autonomia perché i soldi dei veneti dovevano restare in Veneto. Vi informo che la legge Calderoli non dice questo, uno, perché è fatta a invarianza di risorse e quindi, anche volendo, soldi non ne arrivano e, due, perché stabilisce il principio che è esattamente il contrario di quello che voi avete sempre sostenuto per la vostra idea di autonomia, e cioè che l’autonomia non vuol dire che gli schei del Veneto restano in Veneto. L’autonomia vuol dire che un’Istituzione regionale può svolgere, al posto dello Stato, alcune funzioni e che per lo svolgimento di quelle funzioni deve avere le risorse necessarie. Quindi, smentiamo la vicenda del residuo fiscale su cui avete costruito un pezzo importante della vostra propaganda in questi anni.
Il secondo dato di fatto che la legge Calderoli smentisce è questa retorica delle 23 materie tutte insieme, subito. Il vostro Ministro dice che le 23 materie subito sono una sciocchezza, perché l’autonomia è un percorso che va costruito nel tempo, perché ci sono alcune materie che in questo momento non sono devolvibili e perché il negoziato prevede anche una attività di monitoraggio, indagine e analisi per funzioni e competenze molto più approfondita del “tutte le 23 materie”.
È una legge sulla quale, in realtà, ci sarebbe molto da dire e molto da confrontarci per capire come queste due, come altre cose, all’interno dell’idea che questo Consiglio regionale, che questa maggioranza si era fatta dell’autonomia, potrebbero ora o dovrebbero ora essere ricalibrate, proprio perché c’è la novità che esiste una legge quadro e che, quindi, l’autonomia non è più quella roba che avete in mente voi, ma è una legge dello Stato.
Quindi, è evidente che questa dovrebbe essere una fase in cui la politica e le Istituzioni discutono, si interrogano, approfondiscono. C’è un Paese intero che discute sulla legge Calderoli, c’è la politica divisa sul giudizio della legge Calderoli, e mentre avviene questo, in tutta Italia, in tutti i Consigli regionali d’Italia avviene questo, sì, sta avvenendo questo, noi, che dovremmo essere il Consiglio regionale della Regione più autonomista, cosa facciamo? Di cosa discutiamo? Di quale percorso, di quale richiesta, di quale funzione dovremmo chiedere, dei tempi che ci saranno, di cosa possiamo dire noi su questa legge? No. Noi discutiamo, collega Zecchinato, una sua proposta illuminante, che cambierà le sorti dell’autonomia del Veneto: istituire la Giornata dell’autonomia.
Da quando è iniziata questa nuova legislatura nazionale, da quando c’è il Governo Meloni, da quando ci siamo accorti che l’accordo, lo scambio sulla pelle delle Istituzioni tra il premierato e l’autonomia avrebbe potuto effettivamente realizzarsi, mi arrabbio con il presidente Zaia, perché dico: caro presidente Zaia, è la tua volta. Il luogo da cui far partire il percorso per l’autonomia della Regione del Veneto è il Consiglio regionale. Non può essere che tu, presidente Zaia, non venendo mai in questo Consiglio regionale, parlando di autonomia soltanto sui social network, facendo i reel, anziché venendo qua a chiedere a noi, a voi cosa deve fare, ci snobbi. Tu, presidente Zaia, non venendo qui non riconosci al Consiglio regionale la dignità dell’Assemblea legislativa, che dovrebbe costruire le condizioni per fare quello che voi avete detto da vent’anni che volete fare, cioè chiedere nuove e ulteriori materie. Dopo che, però, c’è stato questo strappo e avete voluto discutere oggi di questo progetto di legge, ho capito che la colpa non è del presidente Zaia. Siete voi. Siete voi, è questa maggioranza che sceglie di umiliare il ruolo del Consiglio regionale e, anziché pretendere di discutere nel merito dell’autonomia, vi accontentate di discutere della Giornata dell’autonomia, in cui celebriamo, festeggiamo un po’ di marce mascherati. È la vostra occasione, è vent’anni che aspettate questo momento. Siete tutti venuti qua sventolando la bandiera del Leone di San Marco. Adesso, che è la vostra volta e potete finalmente dire che autonomia volete e come la volete, che cosa fate? La Giornata regionale dell’autonomia? In cui studierete e approfondirete gli argomenti, la storia.
Io mi chiedo: ma sul serio? Non è colpa del presidente Zaia. È colpa vostra. Siete voi che acconsentite di ridurre il ruolo di questo Consiglio regionale al folclore, alle bandierine, alla propaganda. Fatelo fuori. Andate in piazza, fate le manifestazioni a Pontida. Lì fate propaganda. Qui non siete militanti con l’elmetto e con i corni. Dovreste essere legislatori regionali, che spiegano come si fa, la cosa che da vent’anni dite che volete fare, invece fate la Giornata dell’autonomia. Ha ragione, Zecchinato. Non è un PDL eversivo. È una pagliacciata. È diverso.
Speaker : PRESIDENTE
Lasciatela parlare. Dopo intervenite. Grazie.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Sa perché è una pagliacciata, collega Zecchinato? Sa perché è una pagliacciata? Un progetto di legge...
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo, intervenga dopo.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Posso giudicare sul piano politico che questo progetto di legge è una pagliacciata? Guardi, chi non ha rispetto di questo Consiglio regionale è la maggioranza, che chiede di discutere un progetto di legge sulla Giornata dell’autonomia.
Dicevo che, oltre al folclore...
Ha qualcosa da dirci, Assessore? Si può prenotare. Chiedevo.
Speaker : PRESIDENTE
Se possiamo non interloquire, e questo vale per tutti. Grazie.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Dicevo, il folclore che, però, tende sempre, e anche nelle sue parole, nella sua relazione, consigliere Zecchinato, lei ha lasciato intendere un folclore che vive, che si fonda sull’ambiguità di alcune affermazioni che voi continuate a fare, malgrado la legge Calderoli vi abbia detto che non è così l’autonomia.
Non si può paragonare il percorso che eventualmente potrebbe condurre a ulteriori e maggiori forme di autonomia con le Regioni a Statuto speciale. Questa è un’ambiguità nella vostra narrazione che andrebbe chiusa perlomeno dentro le sedi istituzionali. Del resto, questa ambiguità non è la prima volta che emerge, anche in atti ufficiali del Consiglio regionale. Il Consiglio regionale nel 2014 ‒ molti di voi erano già qui ‒ ha votato una legge che proponeva questi quesiti referendari, poi, ovviamente, giustamente bocciati dalla Corte costituzionale. Vuoi che una percentuale non inferiore all’80% dei tributi pagati annualmente dai cittadini veneti venga utilizzato nel territorio regionale? Incostituzionale. Vuoi che la Regione mantenga almeno l’80% dei tributi riscossi nel territorio regionale? Incostituzionale. Lo dice la Corte. Vuoi che il gettito derivante dalle fonti di finanziamento della Regione non sia soggetto a vincoli di destinazione? Incostituzionale. Vuoi che la Regione del Veneto diventi una Regione a Statuto speciale? Incostituzionale. Referendum votato da questo Consiglio regionale e bocciato. Addirittura questo Consiglio regionale ha votato un quesito che chiedeva: vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana?
Speaker : PRESIDENTE
Possiamo evitare? Capisco che il tema è caldo, ma c’è spazio per tutti. Mi pare siate ben prenotati.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Immaginavo che la discussione attorno all’autonomia non sarebbe stata sulla legge Calderoli, ma ancora sul folclore e sulla mistificazione che fate in continuazione, ma sapete con quale motivazione la Corte costituzionale ha detto che il quesito “vuoi che il Veneto diventi una Repubblica indipendente e sovrana” è un quesito incostituzionale? Cito le parole della Corte, e guardo il collega Bet che so che mi ascolta su questo, uno dei pochi. La Corte costituzionale dichiarò l’illegittimità di tutti i quesiti proposti, esprimendo in particolare questo giudizio rispetto all’ultimo quesito: “Prospettive di secessione in vista dell’istituzione di un nuovo soggetto sovrano. Suggerisce sovvertimenti istituzionali radicalmente incompatibili con i fondamentali princìpi di unità e indivisibilità della Repubblica, di cui all’articolo 5 della Costituzione”. Qua si svela il problema politico. La richiesta di autonomia, che, certo, trova spazio nel 116, terzo comma, si fonda principalmente sulle previsioni dell’articolo 5 della Costituzione, un articolo che sta tra i princìpi fondamentali. In quell’articolo si dice che, certo, in virtù della logica della necessità di avvicinare le Istituzioni alle persone per una risposta migliore, l’autonomia, eventuali ulteriori forme di autonomia (i costituenti non pensavano alle Regioni, perché, banalmente, non c’erano allora; parla delle Istituzioni territoriali) possono funzionare come strumento organizzativo soltanto se fortemente ancorate al principio dell’indivisibilità della Repubblica italiana. Ed è qui, secondo il mio punto di vista, sotto il profilo politico, che la vostra idea di autonomia non è in contrasto alla mia, ma è in contrasto alla Costituzione. E lo dico rispetto a un Presidente di Regione, che, ovviamente, come sempre, non c’è mai, e non c’è neanche oggi. Lo dico perché è pericolosa questa lettura, perché ingenera quel tripudio da stadio che abbiamo visto in quest’Aula consiliare nel momento in cui ho pronunciato le parole “indipendente e sovrana”. È un’idea legittima, ma non è compatibile con l’ordinamento repubblicano di questo Paese.
Se non aveste responsabilità di governo territoriale nazionale, se non fosse sulla base di queste premesse pericolose sul piano istituzionale e in contrasto con le previsioni della Costituzione, mi preoccuperei meno. Che cosa accade? E vado a chiudere. Accade che, nel momento in cui andate al Governo, scegliete di approvare questa legge a maggioranza, anche lì, strappando la politica, strappando gli accordi costituzionali, dividendo il Paese. Non è mai successo che nessuna maggioranza abbia fatto riforme di questa portata a colpi di maggioranza, impedendo la possibilità di discutere il testo, inibendo l’attività emendativa in uno dei due rami del Parlamento. È questa l’idea che avete e che ci trasferite.
Peraltro, secondo me, in questi anni questa idea vi ha ridotto le possibilità di farla davvero questa autonomia. Sapete qual è la differenza tra chi pretende di imporre una sua lettura e chi costruisce le condizioni perché quel processo avvenga davvero? Dovete persuaderle le persone, convincerle sulla bontà della vostra proposta, perché non si vince da soli. Quand’è che la Regione del Veneto ha vissuto la fase politica in cui era più forte a Roma, in cui determinava di più le scelte politiche nazionali? Sono stati i Ministri veneti a fare le più importanti riforme di quello che oggi è lo Stato, la Repubblica italiana, dal sistema sanitario in poi. Grandissimi Ministri veneti hanno trasferito idee del nostro territorio a livello nazionale e, sulla base di quelle idee, hanno convinto e persuaso il Parlamento, le forze politiche, il Paese ad adeguarsi alla nostra proposta. È successo con il sistema sanitario nazionale, con la riforma dei manicomi. Potremmo fare decine di citazioni. La differenza è la capacità, la statura politica, l’idea che essere autonomi qui ha senso soltanto se ci è utile per essere forti a Roma. Voi pensate di essere forti qui perché avete tanti voti, ma a Roma non siete in grado di determinare nulla. Tant’è che non avete convinto nessuno su questa proposta di legge, se non una parte degli alleati che avete obbligato a votare e in cambio avete concesso loro il premierato. Ma si governa così un Paese? Si organizzano così le Istituzioni democratiche?
Il fatto che l’assessore Marcato rida dà la misura della superficialità, della leggerezza, dell’inconsistenza rispetto alla quale provate a gestire e a occupare le Istituzioni.
Vado a chiudere.
Si può sempre prenotare, Assessore. Non vediamo l’ora di sentirla.
È vero, avremmo voluto che questa fosse un’occasione utile per approfondire. Ricordo ai colleghi che nella seduta del 10 gennaio, nella seduta del 7 febbraio e nelle sedute successive, in Commissione e in Aula, ci sono i verbali, ho chiesto ai colleghi di costruire dei percorsi di approfondimento, di fare audizioni nelle Commissioni, di cominciare a studiare cosa c’è da fare adesso. A parole sì, nei fatti niente. C’è una mia risoluzione sull’autonomia ferma da mesi.
In questa legislatura non è mai arrivato in Aula un atto legislativo sull’argomento “autonomia”. Mai uno. Forse una risoluzione, che abbiamo fatto insieme al collega Villanova, per sbaglio, non ricordo in quale occasione. Mai. Il Consiglio regionale, l’organo legislativo della Regione che voi dite più e prima di tutti ha parlato di autonomia, non ha mai discusso di autonomia.
Credo che queste siano le ragioni per cui rischiamo di non essere, come Istituzione, all’altezza del passaggio che stiamo vivendo, se ci accontentiamo di rappresentare le istanze, legittime, ambiziose, di avere più autonomia di questi territori, semplicemente votando, mentre gli altri stanno nei tavoli che contano, un progetto di legge per l’istituzione della Giornata sull’autonomia.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo Venturini, prego.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Buongiorno, Presidente. Mi sente?
Speaker : PRESIDENTE
Sì, la sentiamo.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Bene. Grazie.
Buongiorno a tutti. Faccio riferimento a quanto diceva la collega Camani, sull’idea di Regioni da parte dei padri costituenti, da quando si è iniziato a dibattere. In realtà, è dal momento dell’unificazione italiana, quindi dal 1861, che si parla di regionalismo in Italia e si sono consolidate le varie posizioni tra regionalisti e antiregionalisti. Avevano ben presente il tema delle Regioni. Quando hanno scritto la Costituzione avevano ben presente che cosa significasse questo istituto. Potremmo anche parlare di come la sinistra, nella riforma della Costituzione del Titolo V, si sia comportata nei confronti degli altri partiti del centrodestra. Altro che ampia condivisione. Però non è questa la sede per parlare propriamente di autonomia della legge Calderoli. Il tema al punto all’ordine del giorno è l’istituzione della Giornata dedicata all’autonomia.
Volendo centrare l’argomento, comincio dicendo che una giornata dedicata all’autonomia, se diventa occasione di studio e approfondimento, ci sta. Servirebbe a poco se venisse iscritta semplicemente al 22 ottobre come il santo del giorno. Se, invece, diventa stimolo per elaborare contributi di natura tecnico-scientifica da trasmettere, poi, ai cittadini, perché questi possano essere resi edotti maggiormente e per poter incrementare anche i termini di confronto, allora l’utilità è palese.
Il concetto di autonomia di per sé è immediato nella comprensione e si traduce nel “decido io come spendere i soldi che riscuoto nel territorio in determinati ambiti, perché sono convinta (sono convinto) di fare meglio”. Questo non basta, però. Il concetto di autonomia deve essere calato, declinato dal punto di vista giuridico, istituzionale, economico, se noi lo vogliamo attuare e concretizzare nella realtà. Sono richiesti una complessità di contenuti, da un punto di vista sostanziale e formale, che a volte sono anche di non facile comprensione. Possono comprenderli magari solo gli addetti ai lavori, per la difficoltà degli argomenti. È proprio questa complessità che rende non immediata la comprensione degli aspetti tecnici il problema, perché può facilitare la diffusione delle strumentalizzazioni e indurre, quindi, a sintetizzare l’autonomia differenziata nelle fuorvianti espressioni di facile presa, come la secessione dei ricchi, la separazione dell’Italia e altre dichiarazioni deliranti che possono attecchire maggiormente sull’elettorato perché sono più facili rispetto a un ragionamento tecnico.
Più noi parliamo di autonomia, più noi la svisceriamo, più noi ci sforziamo nel farlo, di dire cos’è l’autonomia, come si fa l’autonomia, ma in termini scientifici, più noi accresciamo la consapevolezza e riusciamo a superare le strumentalizzazioni. Ben venga, allora, che l’occasione per parlarne possa essere anche quella di ricordare il referendum, perché ogni pretesto è buono per parlare di autonomia. Poi, però, le considerazioni che faremo nella giornata dedicata all’autonomia, che danno degli argomenti ai veneti (che, tra parentesi, sono già convinti), dovrebbero essere, queste considerazioni, diffuse e conosciute da tutti gli italiani. È questo lo sforzo che noi dobbiamo fare contro le strumentalizzazioni, perché questo è il patrimonio di studio per tutta l’Italia. I contenuti che riguardano l’autonomia possono essere estesi in tutti i territori. Anzi, direi che ci sono già in alcuni territori. L’autonomia quantomeno alcuni cittadini già la conoscono, se non dal punto di vista giuridico, dal punto di vista concreto, perché ne vedono gli effetti, tipo il Trentino-Alto Adige piuttosto che il Friuli-Venezia Giulia.
Dispiace sentire rappresentanti istituzionali di Regioni autonome, quali la Sicilia e la Sardegna, esprimere dichiarazioni che sono contro l’autonomia, a favore di altri territori che vorrebbero averla. Non mi sembra un esempio di solidarietà pretendere che altri non possano disporre delle stesse condizioni che si detengono, invece, da tempo.
Io reputo essenziale, in altre parole, rispetto a quanto ho detto sopra, che questa giornata dedicata all’autonomia non sia chiusa all’interno dei confini veneti per ciò che riguarda i contenuti che verranno espressi in quel giorno, altrimenti rischiamo di avere un momento in cui ce la cantiamo e ce la suoniamo mentre fuori sono sordi. Questo sarebbe motivo ancora di più grande frustrazione che verremmo a trovare.
Dobbiamo far uscire dai confini veneti il valore dell’autonomia per tutti ed essere fiduciosi che l’iter legislativo proceda. In questo senso, un grande lavoro di mediazione lo sta facendo il nostro segretario nazionale, Antonio Tajani, che, attraverso l’Osservatorio sulla legge sull’autonomia differenziata che lui ha proposto, cerca di trovare un equilibrio tra coloro che vogliono l’autonomia e coloro che non ne vogliono sentir parlare. Banalmente, ci vogliono i numeri, cioè i voti perché le leggi passino, e ci vogliono anche i voti di chi della maggioranza non è convinto in merito all’autonomia differenziata.
Va riconosciuto senza tema di smentita l’impegno del presidente Zaia, che si è fatto promotore, ma aggiungo anche l’impegno del nostro partito e del nostro segretario Tajani nel permettere alla legge sull’autonomia di proseguire nel suo tortuoso iter attraverso la mediazione, senza la quale a Roma l’autonomia si arenerebbe.
Celebriamo, quindi, l’autonomia come patrimonio dei veneti, perché parliamo di un tratto identitario forte di questo territorio. Ognuno, a mio avviso, in base alla propria posizione, alla propria appartenenza, dovrebbe fare suo il concetto di autonomia, dovrebbe cercare di portarlo avanti, perché l’autonomia da sogno possa essere una realtà da vivere concretamente ogni giorno come veneti.
L’auspicio, e chiudo, è che la giornata, che ora serve per lo studio, in futuro sia il giorno per ricordare il risultato conseguito, cioè la tanto agognata autonomia.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Consigliere Formaggio, prego.
Speaker : Joe FORMAGGIO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente.
Sono felicissimo di questa legge, sono felicissimo che andiamo a festeggiare un compleanno importantissimo per il Veneto. Andiamo a festeggiare il compleanno dell’autonomia del Veneto. Però devo lanciarvi un grido d’allarme. Non voglio rovinare la festa di compleanno a nessuno. Il 98% dei veneti ha votato a favore dell’autonomia ‒ fantastico ‒ di tutti i partiti, destra, sinistra, centro, nessuno escluso. Se non mettiamo mano alla grande holding dei servizi del Veneto, rischiamo, tra qualche anno, di essere qua con una Regione autonoma, che fa importanti scelte e affronta importanti sfide, e rischiamo di avere aziende, oggi fiore all’occhiello dei servizi della nostra Regione, che saranno in mano... L’ho detto già parecchie volte dai microfoni di quest’Aula questo pericolo, anche quando andavamo, l’anno scorso, ad approvare il bilancio. Io sono terrorizzato per una serie di motivi. Signori, i nostri Padri ci hanno lasciato un Veneto con delle banche importanti, banche dove all’interno si parlava veneto. Bene. Nel giro di qualche anno queste banche sono sparite, sono state distrutte e i cittadini veneti sono stati truffati.
Avevamo un bellissimo e importantissimo sistema fieristico, il sistema fieristico delle varie fiere provinciali della Regione Veneto. Vi dico una cosa. Sapete di chi è la proprietà della Fiera di Vicenza? Di una delle prime quattro Confindustria d’Italia. Sapete chi è il proprietario della Fiera di Vicenza? La Fiera di Rimini, signori. Vi parlo di cose che si dicono per strada nel Veneto. Se domani mattina alcuni industriali vicentini dicono: “Sapete, noi abbiamo la pietra gialla di Vicenza che viene esportata in tutto il mondo. Vogliamo valorizzarla e vogliamo fare a Vicenza la Fiera della pietra gialla di Vicenza”. Se la governance è veneta, vicentina, i primi due-tre anni facciamo questa fiera, non andremo in breakeven, ci rimettiamo, però diamo un’opportunità di sviluppo al territorio. Sapete cosa succede oggi, cosa si sentiranno rispondere questi imprenditori e ideatori di questa fiera? Vanno a Rimini, parlano e dicono: “Signori, questa fiera non garantisce un breakeven immediato e non garantisce schei immediati, quindi non si farà mai”. L’importanza di avere le cose, le strutture e i servizi veneti in mano ai veneti.
Vado avanti. Abbiamo i servizi. Parlo di gas, energia, rifiuti. Una cosa devono ancora mettere in giro per l’Italia all’interno di queste holding e di queste multiutility: l’acqua, che sarà una delle cose più importanti anche per il nostro Veneto. Signori, ci troviamo di fronte ‒ e vi do i numeri ‒ A Hera in Emilia-Romagna, che fattura 20 miliardi di euro; ci troviamo a occidente con A2A, che fattura 8 miliardi di euro. In Veneto cosa abbiamo? Abbiamo tutte piccole aziende che sono fiore all’occhiello del Veneto, brave, competenti, con uno skill elevato, e come politici non stiamo facendo nulla per metterle al sicuro all’interno di un grande contenitore. Prendiamo tutti i Comuni, prendiamo tutti i campanili, prendiamo tutte le province, facciamo una grande madre veneta che metta al sicuro queste aziende. Abbiamo già visto su Padova che gli emiliani sono arrivati. Abbiamo già visto che su Treviso gli emiliani sono arrivati. Abbiamo già visto che AGSM AIM è nel mirino, puntata da A2A. Queste cose non possiamo dircele nei corridoi dei palazzi del potere e dopo non avere il coraggio di preservare tutto questo ben di Dio veneto. Signori, come nelle industrie, quando un’industria è piccola e arriva il colosso e la multinazionale, anche se l’industria è piccola e funziona bene, quando arriva il colosso e la multinazionale che fattura 20-30 volte quello che fattura la bella azienda, quella bella azienda è destinata a essere assorbita. I campanelli d’allarme sono decine d’anni che suonano. Nell’ultimo quinquennio hanno suonato a tamburo battente e adesso non abbiamo più tempo. Io sono sicuro che questa ‒ io la chiamo così ‒ madre di tutte le operazioni per il Veneto, nella futura amministrazione, io spero a guida di Fratelli d’Italia, sarà il fiore all’occhiello e sarà la prima cosa che il Governatore di Fratelli d’Italia del Veneto farà, però ho paura di arrivare troppo tardi. Manca ancora un anno e mezzo.
Lancio anch’io, Presidente, un appello al nostro governatore Zaia, un appello ai colleghi della maggioranza e un appello agli Assessori, per lasciare in Veneto ciò che il Veneto è bravo a fare. Siamo bravissimi nella gestione di questi servizi. Perché vogliamo girarci dall’altra parte e lasciare che gli emiliani e i lombardi ci comprino? In Veneto si è sempre detto “no, mai servi di Roma”. Sono d’accordo anch’io. Mai servi di Roma. Il Veneto è una terra capace di gestirsi. Benissimo. Però non posso dire “mai servo di Roma” e dopo un decennio essere servo dell’Emilia-Romagna o della Lombardia, altrimenti non abbiamo capito niente.
Lo ripeto per chi fosse un po’ duro: abbiamo perso le banche venete, abbiamo perso o stiamo perdendo il sistema fieristico Veneto e stiamo perdendo, signori, la gestione dei servizi del Veneto. So che questo è un regalo di compleanno un po’ amaro, però dobbiamo avere l’onestà intellettuale di dircelo, altrimenti di Veneto, con l’autonomia, ci sarà ben poco da gestire da parte dei veneti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere Favero, prego.
Speaker : Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Intervengo perché credo che il tema proposto con la Giornata dell’autonomia sia particolarmente pregnante, perché in realtà di autonomia più parliamo e meno capiamo. È un paradosso che fa parte della stagione politica surreale che stiamo vivendo, che ritiene che la cultura sia un orpello e la ricerca e lo studio siano uno sforzo inutile, perché la vera merce elettorale è la notizia, che è quella che ti consente di affacciarti nell’arena dell’opinione pubblica mass mediatica. Quindi, poco importa se quello che si sostiene ha radici fragili o addirittura è in contraddizione con quanto si è sostenuto in precedenza. L’importante è essere domani mattina sul giornale, perché questo genera ‒ o si spera generi ‒ consenso.
La proposta di Zecchinato è folk? Io non mi vergogno mica che sia folk. Folk significa “popolare”. il fatto che la sinistra si vergogni del folk, del popolo, è ormai una caratteristica degli ultimi 30-40 anni. Solo élite, solo minoranze illuminate. Non vorremo mica essere popolari o vicino agli operai o ai contadini che si sporcano le mani. Credo che questa proposta sia profondamente assennata, perché abbiamo bisogno di comprendere le ragioni che inducono la sinistra a raccogliere firme contro l’attuazione di una riforma costituzionale che la sinistra ha voluto. Fa schifo? Sì, l’ha fatta la sinistra, non può essere una bella riforma. Ma noi, che siamo veneti e pragmatici, ci accontentiamo anche di questo. C’è un detto veneto: piuttosto che niente, meglio piuttosto.
Intanto, cominciamo a sfruttare le falle che sono state aperte nella Costituzione dalla sinistra, per cercare di sperimentare un minimo di autonomia. Se c’è qualcosa di vergognoso sono le polemiche che sono state messe su dagli oppositori della sperimentazione dell’autonomia, una minaccia per l’unità nazionale. Ma stiamo scherzando? Stiamo parlando di un’autonomia che viene realizzata a leggi ordinarie che possono essere ritirate. È una timida sperimentazione di autonomia. Le materie non verranno concesse tutte in un colpo e domani mattina. Per questo avere una giornata che accompagni, anno dopo anno, la sperimentazione nelle diverse materie diventa un’opportunità per far sì che i politici si incontrino con i cittadini e possano valutare anche gli effetti di questa sperimentazione.
Abbiamo sentito castronerie che fanno impressione. Tra l’altro, con un valzer di cifre surreale da parte dei contrari alla sperimentazione. Si parla di spesa storica come spesa che favorisce il nord o il Veneto. Guardate che la spesa storica è da 40 anni che viene contestata dal Veneto perché è penalizzante per il Veneto medesimo, perché comporta un emungimento di risorse che è comprovato dagli studi fatti da realtà serie come l’Associazione Comuni della Marca Trevigiana. Tra poco è il nord che viene mantenuto dal sud. Se è così, dovrebbe essere il sud a chiedere la secessione del nord, che è un peso. No? Stiamo arrivando a effetti surreali.
Il fatto che ci sia questa deriva verso il surrealismo politico dovrebbe allarmarci tutti. Vogliamo parlare di LEP? Il LEP è diventato il grande muro contro l’autonomia. È vero, i LEP sono stati usati per far franare anche le prime attuazioni del federalismo fiscale. Ve la ricordate l’IMU, l’Imposta municipale unica che doveva essere sostitutiva di altre imposte dello Stato e che, invece, è diventata un’imposta aggiuntiva perché lo Stato ha trattenuto a sé le risorse trasformando i Sindaci in esattori fiscali? Vi faccio un esempio. L’IMU dell’area D finisce nelle casse dello Stato, anche se si chiama “imposta municipale unica”. Anche all’epoca si parlava di LEP, ma non sono mai stati definiti. Sapete perché? Perché, invece di partire dalle risorse reali che sono a disposizione, si pensa ai migliori servizi che si potrebbero dare nel migliore dei Paesi possibili e immaginabili. Peccato che quelle risorse non ci siano, quindi è chiaro che i LEP diventano irrealizzabili. Si dovrebbe partire dalle risorse che realmente ci sono e su queste costruire i LEP e vedere se è più conveniente che i servizi siano gestiti dallo Stato o dai Comuni. È chiaro che i Comuni, le Province, le Regioni sono molto più efficienti nel gestire i servizi, e sono anche molto più controllate dai cittadini, perché i cittadini riescono a imputare la responsabilità della scelta, cosa che quando si arriva a Roma diventa impossibile. Roma porto delle nebbie: bella espressione di cui abbiamo perso memoria.
La verità è che questa prima timida attuazione dell’autonomia è una cartina di tornasole, che sta portando in luce i nemici dell’autonomia. Io vorrei far presente che voi state difendendo una visione centralista dello Stato che è stata prima sabauda e poi fascista e che l’Assemblea costituente ha cercato di ammorbidire senza riuscire a cancellare. No, non sto esagerando, è che non conosciamo la nostra storia nazionale. Quando si sono celebrati i 150 anni della storia d’Italia, io mi sono lamentato con i vertici del mio partito perché si sono mossi contro quelle celebrazioni dicendo: no, è una celebrazione dell’unitarismo. Ma no. La maggior parte dei Padri risorgimentali erano autonomisti e federalisti. Solo i Savoia non lo erano. Pensate che il mondo cattolico si è espresso con Gioberti e con molta più intelligenza, poi, con Rosmini a favore di un ordinamento federale dello Stato. Cattaneo, da una parte, e il socialista Ferrari, dall’altra, pensavano che l’Italia dovesse essere costruita con un ordinamento federale, l’unico in grado di consentire a realtà diverse di stare assieme in maniera ordinata. Mazzini e Garibaldi non erano federalisti, però erano forti autonomisti comunali. Pensate che Garibaldi, risalendo lo stivale, chiese l’aiuto di Cattaneo per capire come poteva riorganizzare il sud Italia. Per questo il Re alzò le chiappe e andò giù a incontrare il rivoluzionario. Non è che si amassero moltissimo.
Vogliamo, poi, pensare a Cavour? Cavour non voleva nemmeno l’operazione dei Mille, però, una volta compiuta, chiese al Ministro Minghetti di provvedere a costruire una riforma federale su base provinciale, perché diceva: è impossibile tenere assieme popoli che hanno tradizioni, culture, organizzazioni socioeconomiche diverse senza avere un sistema flessibile. Purtroppo, è morto troppo presto Cavour.
Vogliamo arrivare alla storia più recente, quella del Novecento? È qui che mi stupisce la posizione della sinistra. La sinistra italiana è stata in larga parte federalista nelle sue impostazioni. Penso a don Sturzo. Don Sturzo nel 1914 diceva che l’unica soluzione per evitare che i nazionalisti costruissero uno Stato, quello Stato che poi ci ha portato al fascismo, che i nazionalisti vincessero, era pensare un ordinamento federale per l’Italia. Salvemini e Carlo Levi, due grandi meridionalisti: entrambi ritenevano che l’unico modo per salvare il sud e restituirgli dignità fosse quello di restituire l’autonomia alle comunità contadine, contro i grandi proprietari terrieri, contro i latifondisti, contro la borghesia urbana, che schiacciava gli umili e impediva loro di crescere. Senza contare le connivenze con la malavita.
Il nostro grande Silvio Trentin è stato ancora più lucido nei suoi studi. Ve lo ricordo. Silvio Trentin non è esattamente una specie di antesignano della Lega. Noi rappresentiamo un mondo diverso da quello che lui concepiva. Era un socialista convinto. Ebbene, Silvio Trentin diceva che il centralismo è la malattia dello Stato. Lo Stato centralista è, per sua natura, diceva, fascista. I fascisti non hanno inventato nulla, i nazisti nemmeno e il comunismo sovietico neanche, perché è lo Stato stesso, quando assume la forma centralista, a essere autoritario.
Quindi, la riforma che noi proponiamo oggi, che è una mera attuazione di devoluzione di competenze al territorio, è solo una prima sperimentazione di quello che dovrebbe essere il reale obiettivo di una politica seria in questo Paese, ovverosia l’attuazione di un ordinamento veramente federalista. Vi ricordo le parole di Emilio Lussu, sardo, autore del libro “Un anno sull’altopiano”. Fu Padre costituente. Nell’aprile-maggio del 1947 lanciò l’ultimo appello all’Assemblea costituente perché si avesse il coraggio di puntare non a un ordinamento regionale, ma a uno federale. Lui diceva: “Ricordatevi che se oggi riusciamo a girare per il mondo a testa alta lo dobbiamo al movimento resistenziale”. La Resistenza fu, nella sua essenza, regionalista e autonomista. Persino Gramsci, ed è tutto dire, quando parlava di centralismo democratico non intendeva dire che la periferia doveva obbedire al centro, ma che il centro doveva obbedire alle periferie e alle scelte che erano state fatte.
Perché mi sono permesso di fare questa ricostruzione che cita questi esponenti della storia politica nel nostro territorio, che hanno avuto come ultima voce Cacciari Emilio, all’insegna della realpolitik, a predicare il bisogno di una svolta del nostro ordinamento in senso federale? Perché di queste cose l’opinione pubblica non discute. Sono assenti dal dibattito. Per questo la proposta di una giornata non è peregrina. Noi abbiamo bisogno che intellettuali, politici, cittadini si ritrovino, ed è un modo per cercare di restituire alle Istituzioni il senso della democrazia. Lussu diceva: dov’è che si esprime veramente la democrazia, ai piani più alti o a quelli più bassi? Diceva: la democrazia vera la si vive nei Comuni, la si vive nelle Province, la si vive nelle Regioni, con politici che si muovono in mezzo ai cittadini e sentono il fiato sul collo dei cittadini.
Io credo, cara consigliera Camani, che il suo feticismo nei confronti dello Stato, il suo dogmatismo (lo Stato non si tocca) sia sbagliato. Peraltro, va contro l’articolo 114 della Costituzione. Chiudo proprio con questo: l’articolo 114 della Costituzione è stato riformato con la riforma del 2000, voluta dal centrosinistra, obtorto collo, su spinta del centrodestra. Perché voglio citare quell’articolo? Perché è straordinario. Non so se ci siano arrivati per caso. Sì, penso più per caso che per intelligenza. In quell’articolo si legge che la Repubblica è costituita da Comuni, città, Province...
Speaker : PRESIDENTE
Come ho detto prima, finisce lui e, se volete, chiedete di intervenire.
Speaker : Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
È costituita da Comuni, Province, Regioni e Stato, che sono enti equiordinati. Quindi, l’unità della Repubblica non è minacciata da un’eventuale divisione dello Stato, ma dal disequilibrio nel rapporto tra Stato, Province, Comuni e Regioni.
In questo momento, la vera minaccia dell’unità della Repubblica non è data dall’autonomia, medicina che non è mai stata assunta in questo Paese, terapia che è stata rinviata sine die. La vera minaccia in questo Paese, la vera causa della sua malattia è quel centralismo che porta a una gestione del potere lontana dai cittadini, fuori dal loro controllo.
Credo che questa proposta di legge, cari Consiglieri, debba essere approvata. È una grande opportunità per riattivare le meningi e tornare a riflettere sui grandi temi della politica di questo Paese. Spero si possa tornare a sentire anche la voce della sinistra, di quella sinistra dotata di capacità critica, la cui unica voce, che in questo momento si fa ancora sentire, è quella del professor Cacciari, a dimostrazione di una cosa: questo Paese ha un disperato bisogno della filosofia, cioè di una forma di pensiero critico che superi non gli steccati ideologici, che non ci sono più da troppi anni, ma gli stereotipi ideologici che sono sopravvissuti, come quelli che fanno agire i politici un po’ come quei pugili suonati che, quando sentono il campanello, si rimettono in posizione d’attacco, con un antifascismo d’accatto, e non si rendono nemmeno conto che per essere veramente antifascisti bisogna essere autonomisti e federalisti.
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo Villanova, prego.
Gli applausi anche dopo.
Speaker : Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Parto con delle scuse nei confronti della capogruppo Camani: oggi, venendo in Aula, ho abbandonato il mio elmo con le corna e la pelle d’orso che abitualmente porto quando mi confronto con la Camani o quando veniamo a parlare di autonomia.
Voglio esprimere, penso a nome di tutto il nostro Gruppo, la nostra vicinanza nei confronti del PD, della sinistra. Capisco anche questo momento di isteria politica, questa nevrosi politica che si sta scatenando in questo momento, quando il PD, quello che noi definiamo il partito più autonomista della storia, quello che si autodefinisce come il partito che effettivamente è per l’autonomia, ma non questa autonomia, si vede oggi approvare una norma e inizia a contestare quello che è stato un percorso di avvicinamento all’autonomia che ormai inizia più di 10 anni fa. Ci ricordiamo tutti quando, una decina d’anni fa, il Presidente del Consiglio, nonché Segretario del PD, un certo Matteo Renzi, prende quella legge che esce da questo Consiglio regionale, dove si va a indire un referendum consultivo nei confronti dei veneti, e la va a impugnare davanti alla Corte costituzionale, perdendo.
Ci ricordiamo tutti un altro Presidente del Consiglio targato “PD”, molto autonomista (partito autonomista, vi ricordo), che, di fronte a quello che è un referendum approvato dalla Corte costituzionale, che chiede ai veneti di esprimersi, dice: i veneti non possono andare a votare con la tessera elettorale che usano abitualmente. Non si può. Figuratevi: i veneti che vanno a votare con una tessera elettorale. Dopodiché, i veneti vanno alle urne. Non possiamo fornire e pagare le spese per i militari e i seggi, per la polizia e i seggi: ce lo devono pagare i veneti. Giustamente, il partito più autonomista della storia, il PD ci ha detto: voi veneti dovete arrangiarvi. Quello che fa sempre.
Io oggi capisco questa reazione isterica e nevrotica del PD, perché oggi loro stanno contestando l’applicazione di una riforma che hanno fatto loro della Costituzione. Capite il disagio che possono provare questi esponenti politici nel contestare qualcosa che hanno creato loro o i loro Padri, politicamente parlando? Hanno modificato la Costituzione più bella del mondo, quella che viene chiamata la Costituzione più bella del mondo, per farla diventare una Costituzione autonomista, come volevano loro. Giusto? Inserendo le 23 materie, inserendo il 116, il 117. Ormai lo conosciamo tutti quanti a memoria. Inseriscono all’interno della Costituzione, aspettano il momento in cui questa parte della Costituzione viene applicata per la prima volta nella storia, e cosa fanno? Dicono: no, non va bene. Le materie che sono al loro interno non vanno bene. Ma come? L’avete fatta voi.
Capite, ragazzi, che noi dobbiamo in qualche modo esprimere la nostra vicinanza nei confronti di questi esponenti politici, che oggi si trovano a dover lottare contro l’idea dei loro Padri che hanno modificato la nostra Costituzione in questo senso. Capite che oggi, nel momento in cui vanno a contestare la legge quadro, noi dobbiamo esprimere vicinanza.
Se voi vi ricordate, la Costituzione non prevede la legge quadro. La Costituzione fatta da loro prevede che ci sia un accordo diretto tra la Regione ‒ la Regione, non le Regioni ‒ e lo Stato. E poi c’è la ratifica del Parlamento. Chi ha voluto la legge quadro? Chi ha chiesto maggiore condivisione da parte del Parlamento, con i passaggi parlamentari, in modo da coinvolgere tutti i parlamentari di tutta Italia? Io ricordo che c’era un Ministro, se non sbaglio era Boccia. Di quale partito è Boccia? Del PD. Capite che oggi, che è un Governo di centrodestra che fa la legge quadro, questi esponenti del Partito Democratico in qualche modo si debbono sentire in difficoltà? Devono contestare qualcosa solo perché arriva a un risultato... L’autonomia non va mai bene, questa autonomia qua. Noi abbiamo un’altra idea di autonomia. Sono al Governo da quanti secoli in questo Paese? Anche senza passare dalle elezioni. Quante volte avete visto una proposta vera di autonomia da parte della sinistra? Mai. Però questa è un’autonomia che non va bene.
Capisco la grande difficoltà. Finalmente, il Partito Democratico sta spergiurando su questa impronta autonomista che ha cercato di darsi da tanto tempo. Avete visto tutti gli esponenti dei vari Governi in questi anni di sinistra, del Movimento 5 Stelle. Quando sono venuti in Veneto erano tutti autonomisti, varcavano il confine della nostra Regione e tornavano al loro stato precedente. Hanno provato in tutti i modi a diventarlo, ma non ce la fanno. Vi ricordate la posizione granitica del PD di fronte al referendum del 17? Anzi, no, non era una posizione. Erano quattro posizioni: sì, no, forse, vedremo. Però erano posizioni granitiche, quando si è trattato di dare la parola ai veneti. E oggi ci vengono a dire, e noi siamo qua a rappresentare e a portare avanti la volontà del 98% dei veneti che hanno votato: “No, dovete abbandonare questa idea. Dobbiamo lasciar stare le 23 materie, non possiamo chiedere. Che offesa facciamo nei confronti dello Stato a chiedere le 23 materie che qualcuno ha inserito in Costituzione. Veneti, provate anche a chiedere queste 23 materie, ma con quale coraggio provate a chiederle?”. Vedremo, collega Camani. Si diceva che non sarebbe arrivata neanche la legge quadro, ed è arrivata.
Credo che queste ultime settimane si stiano svolgendo su due binari. Un binario è quasi vergognoso, permettetemi. Quello che ha fatto il Presidente, anzi l’ex presidente Bonaccini, vostro Presidente, è qualcosa di vergognoso, non tanto nei nostri confronti, perché ‒ posso dirlo ‒ forse un pochettino ce lo aspettavamo già, ma nei confronti dei propri cittadini. Nel momento in cui viene a raccontarci la storia... Ritorno indietro nella memoria. Vi ricordate? “Per l’autonomia non serve il referendum. Ci pensa Bonaccini. Ha già chiesto 7 materie”. Qualcuno se lo ricorda o me lo ricordo solo io? Vi ricordate Bonaccini quando si trovò con il presidente Maroni e il presidente Zaia per firmare la pre-intesa? Non ve lo ricordate? Ve lo faccio vedere io. Dopo gliela consegno, consigliera Camani, magari se la tiene come ricordo. Ve lo ricordate questo? Ve lo ricordate che aveva chiesto le 7 materie: i veneti hanno fatto un referendum...
Speaker : PRESIDENTE
Signori, lasciamo parlare il collega Villanova. Grazie.
Speaker : Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Ve lo facciamo vedere noi dell’Emilia-Romagna come chiediamo l’autonomia. Ecco come chiedete l’autonomia: prendendo il primo aereo per Bruxelles...
Speaker : PRESIDENTE
Collega Camani, ha già parlato. Poi potrà parlare ancora.
Speaker : Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Prendendo il primo aereo per Bruxelles e prendendo la strada più facile per andare a Bruxelles. Questa è la richiesta di autonomia che fate, autonomia per partire e abbandonare la propria regione. Questa è la richiesta di autonomia che fate.
Di fronte a un’impostazione molto autonomista del PD di Elly Schlein, talmente autonomista che si porta tutto il centro e si torna indietro di qualche secolo, di fronte a quella richiesta, per avere un seggio a Bruxelles, si spergiura su quello che abbiamo fatto per tanti anni. Giusto? Questo è il PD.
Il secondo binario, che secondo me è ancora peggiore, è quello che state raggiungendo con alcuni livelli di comicità con i vostri Governatori. Una su tutti la presidente Todde, che, da presidente di una Regione a Statuto speciale, viene a dire a noi veneti che non possiamo fare la richiesta di autonomia secondo la Costituzione. Questo, secondo me, è il maggiore livello di comicità che ha raggiunto la politica italiana negli ultimi 70 anni. Una Presidente di una Regione a Statuto speciale che viene a dire a noi veneti, che lottiamo da decenni per portare a casa un briciolo di quello che ha lei, come autonomia, che non possiamo portarcela a casa. Non solo dice questo. Dice che il Veneto è stato costruito grazie ai soldi dei sardi, quando la nostra Regione è da decenni che versa più di quello che riceve da parte dello Stato.
È questa, veramente, la lotta che volete fare contro l’autonomia? Oppure quello che state facendo come PD, come sinistra, che nei Consigli regionali d’Italia state portando un referendum per abrogare una legge che non è ancora stata applicata? È questa la vostra idea di autonomia? Allora, mi chiedo, perché non la presentate anche da noi in Regione Veneto questa richiesta di referendum abrogativo? Perché non lo fate? Perché forse volete far cadere quel poco di maschera che ancora vi è rimasto? Portatela anche qua da noi. Avete detto che questo è il Parlamento dei veneti, dove si deve discutere di autonomia. Avete questa grande proposta, che viene portata avanti da Elly Schlein. Questa è la vostra idea di autonomia. Portatela in questo Consiglio regionale. Vi sfido a portarla in questo Consiglio regionale. Fate vedere veramente ai veneti cos’è per voi l’autonomia.
Facciamo cadere finalmente la maschera di quello che portate avanti. Voi potete continuare a raccontare la storiella finché volete. Più ci avvicineremo alle elezioni regionali, più sentiremo ripetere questa storiella, che voi siete un partito autonomista, ma non di questa autonomia. Facciamola cadere, perché voi siete un partito contro l’autonomia, l’avete sempre dimostrato e continuate a dimostrarlo ogni volta che veniamo in quest’Aula.
Speaker : PRESIDENTE
La parola al collega Pan.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente.
Anch’io volevo intervenire ringraziando in primis il collega Zecchinato per aver proposto questa giornata. Soprattutto in questo periodo, e mi collego alle parole del collega Villanova, abbiamo assistito sui giornali, veramente da mesi, a una querelle contro l’autonomia da diverse fonti. Abbiamo visto i Presidenti delle Regioni, abbiamo visto la Chiesa, abbiamo visto la parte sociale di quello che io definisco da sempre il partito meridionalista trasversale, che è in tutte le Istituzioni di questo Paese, che combatte contro questa nostra idea di autonomia. Autonomia che, naturalmente, viene definita “secessione dei ricchi”. Quale secessione dei ricchi? Quali soldi ci hanno dato i sardi? Quale contributo ci viene dato da questo Stato che, alla fine, se andiamo a vedere cosa ha portato, soprattutto in quelle regioni del Meridione, che ci corrono adesso contro sui giornali... Vi risparmio, per motivi di tempo, tutto quello che hanno detto i Presidenti. Solo per citarne alcuni che sono favorevoli, che magari avevano prima mandato parole positive verso l’autonomia, vedi Bonaccini, citato da poco, ma anche quello della Regione Toscana, che magari vuole solo alcune cose e altre no.
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di risorse, visto che è la secessione dei ricchi, che arrivano a queste Regioni da decenni. Giusto per citarne alcuni: i fondi della Cassa del Mezzogiorno, 84.200 miliardi dal 1950 al 1980; le leggi speciali, dieci anni di leggi speciali, di interventi e di decreti che sarebbe impossibile citare in quest’Aula. Ne cito solo alcune. Quando i bilanci di alcune Province o di alcune città (Palermo, Catania, Roma, Napoli), centinaia di milioni di euro di leggi speciali che sono state date, soprattutto negli ultimi anni, per ripianare i bilanci. Il 32% degli enti pubblici in dissesto sono in Sicilia e l’altro 22% in Campania.
Andiamo a vedere altri tipi di interventi che sono stati fatti. Prendo solo quelli degli ultimi due o tre anni. Resto al sud: 1,5 milioni per i giovani dai 18 ai 55 anni. Se un giovane a 55 anni non ha ancora aperto un’impresa non so per quale motivo dare questi soldi; Nuova Sabatini, 60 milioni; Credito d’imposta, il 20% per quanto riguarda la Campania, la Basilicata, la Sardegna e la Calabria; le Zone speciali, assessore Marcato, le ZLS, che sono state date al Meridione, anche qui credito per 100 milioni.
Non parliamo, poi, dei fondi europei: Just Transition Fund, coesione economica, uno dei 2 miliardi per l’acciaieria di Taranto; gli FSC, Fondo sviluppo e coesione, che sono in totale in Italia 73,5 miliardi, 58 al Meridione; fondi strutturali dati dal 2021 al 2027, 42 più 40 cofinanziati dallo Stato, 82 miliardi in totale, 54,2 miliardi al sud; 200 milioni per gli impianti fotovoltaici, l’80% viene dato al sud; decontribuzione e sgravi contribuzione per quanto riguarda le regioni Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna. Continuando con il PNRR: di 191,5 milioni dati, il 40% al sud. REACT-EU e NextGenerationEU, molto amata dagli ambientalisti: dei 14,4 miliardi, 9 al sud.
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della secessione dei ricchi, dell’autonomia che viene data a questa Regione. A me viene in mente sempre quel manifesto caro a noi della Lega, io ce l’ho ancora in casa attaccato dentro la Taverna, quello della gallina dalle uova d’oro. Vi ricordate la famosa gallina dalle uova d’oro?
Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando della paura di questi Governatori, di questi Sindaci, di questa classe amministrativa del meridione di essere scoperta di non essere in grado di spendere questi soldi. Questi soldi non hanno creato nessun tipo di sviluppo. Hanno creato solo un’economia legata agli stipendi fissi dei dipendenti pubblici, i famosi forestali della Sicilia, 400 del Veneto rispetto a 20.000. Sono stati spesi, come qualcuno ha detto, non per gli investimenti in imprese, in sviluppo di quei territori, in infrastrutture, ma per le sagre di paese, per gli stipendi dei dipendenti pubblici, per la corruzione atavica dovuta alla presenza della criminalità, purtroppo, in questi luoghi.
Mi viene in mente sempre il film di Zalone quando parlo d queste cose. Se qualcuno se lo rivede, magari capisce come funzionano queste cose.
L’incapacità di essere autonomi anche a questi amministratori delle Regioni speciali, Regioni speciali che hanno avuto in questi decenni, dall’Unità d’Italia in poi, centinaia, migliaia di miliardi che non sono stati spesi, ma sprecati. La paura che hanno loro dal punto di vista politico è proprio quella di essere scoperti, che l’autonomia che viene data loro, soprattutto alle Regioni meridionali o alle altre che non hanno avuto lo Statuto speciale... La scoperta di una classe politica che è soprattutto incapace di governare il proprio Paese.
L’autonomia che noi stiamo portando avanti è una responsabilità che viene data agli amministratori. Se gli amministratori del Veneto sono più capaci rispetto agli altri vuol dire che qualcosa ci sarà.
Siccome i tempi ormai sono quasi andati, volevo ringraziare intanto il presidente Zaia per aver portato avanti questa battaglia con il referendum. Ricordo agli amici del PD che hanno votato tutti i veneti quel 17 ottobre 2022, di tutti i “credo” politici. Grazie al nostro segretario Matteo Salvini e soprattutto al nostro inossidabile ministro Calderoli, che è riuscito a portare a termine questa battaglia sull’autonomia e, naturalmente, grazie ai nostri senatori e ai nostri deputati, di tutti gli schieramenti, anche degli alleati, che hanno votato questa legge, che ha portato e porterà un cambiamento nello Stato centrale e sicuramente porterà nei nostri territori tutto quello che ci aspettiamo da tanto tempo.
Se volete fare il referendum per abolire l’autonomia fatelo pure. Non abbiamo paura di questo referendum. Sono 30 anni che lottiamo per portare a casa questo risultato. Da questo punto di vista, quello che penso io è che l’autonomia non sia un punto d’arrivo per questa Regione, ma un punto di partenza, un punto di partenza verso altro. Questo è il punto minimale. Volete darcela, non volete darcela, fate il referendum. Vi aspetteremo nelle piazze.
Speaker : PRESIDENTE
Sospendiamo qui la seduta.
Ripresa lavori ore 14.30.
Colleghi, se ci accomodiamo riprendiamo i lavori.
Ho una lista nutrita di colleghi che intendono intervenire. Se li facciamo apparire anche sullo schermo, così diamo un’idea di chi deve prepararsi.
In questo momento ha chiesto ha chiesto la parola la collega Francesca Scatto.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Mi dispiace di intervenire nella parte post prandiale, perché ho perso un po’ di verve, anche se difficilmente oggi è una giornata in cui si perde la verve. Mi sarebbe piaciuto che ci fosse in Aula la capogruppo Camani, perché sia a lei, sia a tutto il Gruppo del PD, volevo esprimere la mia solidarietà per questa triste vicenda che li ha coinvolti e che si chiama autonomia.
Intanto, volevo ringraziare il collega Zecchinato per aver proposto questa legge, e sottolineare, affiancandomi a quanto precedentemente sostenuto dal collega Favero, che questo PDL riguarda l’autonomia, ma afferisce molto più strettamente e coerentemente ad un tema che riguarda la cultura. Non mi pare, a meno che io non abbia preso un abbaglio, di aver letto nell’articolato delle affermazioni che vanno a toccare autonomia sì, autonomia no, proprio per mantenere vivo nei veneti quello che già è molto presente e molto vivo, ma che ci porta a parlare di autonomia come cultura.
Ve lo dico: il concetto di autonomia per definizione si sostanzia nella capacità di un soggetto, che può essere individuale o collettivo, di dare a sé stesso delle leggi che ne regolano il comportamento. Quindi, quello che io non capisco, e che sottolineo nuovamente nel dare solidarietà ai colleghi del PD è questa maniacale paura nei confronti dell’autonomia.
Ma l’autonomia, come diceva la capogruppo Camani, noi non la intendiamo, e cito il virgolettato come “soldi che restano in Veneto”, non riguarda questo, non è una questione di soldi, ma è una questione di amministrazione, anzi, direi di più, una questione di buona amministrazione.
È stato chiamato in causa anche l’articolo 5 della Costituzione, che parla di responsabilità, di riconoscimento, di promozione presso le autorità locali, ai quali devono adeguarsi i princìpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento. Quindi, non è un concetto caro soltanto a noi; è un concetto che parla di decoro, che parla di onore, che parla di buona amministrazione. E chi la teme così tanto mi fa sorgere spontanea una domanda: non è che sia veramente una paura per il fatto che possano venire a galla tutte quelle amministrazioni che non sono state e non sono in grado di gestirla, questa autonomia, per il bene dei propri concittadini? Perché quando io leggo l’affermazione della Presidente della Regione Sardegna, che dice “noi siamo una Regione a Statuto autonomo, non soltanto perché lo hanno detto i Padri costituenti, ma perché eravamo particolarmente poveri, perché siamo un’isola, perché abbiamo delle necessità legate alla nostra collocazione geografica, ed è assurdo, visto che il bilancio dello Stato è un vaso unico, non capire che se si prendono risorse in più, si sottraggono a chi ne ha più bisogno, e noi ne abbiamo bisogno proprio perché siamo speciali”.
Mi vien da dire: certo che siete speciali, ma di una specialità che riguarda una categoria che non sa fare. Perché quando si dice che vengono tolti i soldi dal bilancio, vuol dire che non si è capito: vuol dire che non si è capito che cos’è l’autonomia, che parla tutto sommato e comunque sempre di solidarietà, della serie che i soldi, comunque, nel bilancio dello Stato li mettiamo sempre noi, a vantaggio sempre di chi ne ha comunque più bisogno. Solo che scusate se abbiamo la pretesa che i soldi che vanno nel bilancio, perché vengono messi dalle Regioni più conformanti, più brave, che sanno amministrare meglio, vorremmo vedere anche dove vanno, perché così non è possibile.
Quindi, il discorso dell’autonomia è un discorso di responsabilità, che va a toccare la responsabilità. Nessuno vuole sfaldare d’Italia, nessuno vuole che ci sia la Regione ricca e la Regione povera. Vogliamo solo che tutte le Regioni siano dotate delle stesse possibilità.
Però, scusatemi: quando io sento dire, parlando del popolo veneto, che siamo anche i soliti cialtroni, che comunque pensano solo a lavorare, che tralasciano la parte della cultura, perché invece è dominio di qualcun altro, allora non mi sta bene, non mi sta più bene.
Mi dispiace che non sia in Aula la capogruppo Camani, che con così tanta veemenza si è scagliata contro questo Consiglio, e ribadisco, contro questo Consiglio, perché in buona sostanza ci ha dato delle pecore che sottostanno a delle logiche che non appartengono al Consiglio. Ma chi l’ha detta questa cosa? Ma come si permette lei, che fa parte del partito che ha votato a favore dell’autonomia, che l’ha poi impugnata, e che adesso vorrebbe addirittura fare un referendum, dare a noi dei cialtroni? Che si guardi a casa sua.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Corsi, prego.
Speaker : Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente.
Oggi sono stato attento e ho sentito i vari interventi, e abbiam sentito un po’ di tutto di più, anche dei bellissimi dati che ha sfornato il nostro capogruppo Pan, dove si è visto in modo molto chiaro i milioni di euro che vengono spesi in certe zone del territorio, e che purtroppo lasciano ancora quei territori in una situazione inaccettabile.
Questo è dimostrato soprattutto quando magari si va all’estero – sono stato ultimamente in Spagna –: vedere zone come Pamplona, o Bilbao, che da oltre quarant’anni godono di un sistema di autonomia, che hanno saputo trasformare questi territori, che fino a dieci, quindici anni fa erano territori arretrati, oggi rispetto a tante zone nostre italiane dimostrano la massima efficienza, in ordine sia a infrastrutture, sia a collegamenti, sia a strade e quant’altro.
Questo dimostra che se si hanno le risorse e si sanno spendere bene, portano anche grandi risultati al territorio e ai cittadini. Lì abbiamo addirittura un’autonomia molto spinta, perché dovete pensare che a Bilbao, ad esempio, nella squadra di calcio non può giocare un giocatore se non è residente nel territorio di riferimento. Non è possibile giocare nella squadra del Bilbao se non sei uno della zona. Questo fa capire l’estremità del sistema, che va all’eccesso, forse, dall’altra parte.
Questo fa capire, e credo che sarebbe anche giusto che noi Consiglieri ci rendessimo conto, magari con una visita, che capissimo gli effetti che ha portato questa autonomia da oltre quarant’anni in questi territori, e che ha dato delle risorse a territori che, ripeto, fino a poco tempo fa erano territorio arretrati.
Noi abbiamo un Paese che è spaccato in tre: abbiamo un Tirol e un Sudtirol, al nord dell’Italia, dove addirittura cambiano le funi delle funivie quando non è necessario, perché devono impegnare le risorse, danno i contributi per mettere i gerani sulle finestre delle case private, aiutano con oltre il 50 per cento le imprese del territorio, a discapito anche delle nostre, per l’acquisto di macchinari e di tecnologie; chi ha dei figli ottiene dei contributi importanti, perché ritengono che sia giusto alimentare la famiglia e il territorio; ci sono le strade, dove non c’è una buca, asfaltano le strade fino ai masi, a oltre 2.500 metri.
E poi abbiamo, appena sotto, il Veneto, dove ovviamente basta andare nelle città e vedere quante difficoltà hanno oggi i Comuni a tenere in ordine i cigli stradali, le buche sulle strade, a posizionare i lampioni e tutta una serie di interventi che i cittadini pretendono e che difficilmente a volte capiscono che non è colpa del singolo Comune, perché il Comune fa le cose se ha le risorse. Non capisce, il cittadino, che le tasse che paghiamo, per la stragrande maggioranza vanno a gestire il sistema romano, invece non vengono impegnate a favore dei territori e dei cittadini. Poi abbiamo un territorio, ad esempio, come la Sicilia, che ha dei debiti spaventosi, addirittura paghiamo con lo Stato le perpetue nelle chiese, addirittura mettiamo a disposizione, sempre pagato dallo Stato, nelle sedi dei sindacati, del personale, dove c’è un mondo completamente diverso, dove tu vai, e trovi delle infrastrutture tali che per girare l’isola da un punto all’altro ci vogliono in treno addirittura 13 ore. Vai dall’altra parte del mondo, in 13 ore; dove a volte manca l’acqua, dove addirittura ci sono ponti… Io a un certo punto avevo anche paura, perché vedi i ferri arrugginiti che escono dalle armature, un Paese disastrato. Nessuno fa niente e mangiano comunque migliaia di risorse.
Noi abitiamo in un territorio dove abbiamo un sistema economico, che sta anche pagando, perché non ci sono le infrastrutture adatte, perché non ci sono i collegamenti adatti, perché non abbiamo le risorse per fare le strade, perché ci sono tutta una serie di situazioni che oggi un sistema globalizzato diventa penalizzante. Oggi, se non sei in grado di essere competitivo, diventa penalizzante. Il sistema economico è strategico per le nostre aziende, ma è strategico anche per quello che è il sistema anche politico.
Quanto a chiedere allora di avere una certa autonomia, io addirittura mi spingerei anche più in là. Mi domando sempre perché non abbiamo fatto una proposta perché tutta l’Italia diventasse come il Friuli, come il Trentino, come la Val d’Aosta o come la Sicilia, perché non potevamo diventare tutti uguali: c’era un tempo dove addirittura, vi parlo ad esempio di Livigno, hanno dato l’esenzione dall’IVA perché in quel tempo quel Paese era collegato solo dalla Svizzera e lo raggiungevi solo da quella meta. Perciò, per tenerlo attaccato al nostro Paese, all’Italia diedero questo vantaggio. Sono passati cinquant’anni, sessant’anni. Oggi non ha neanche più senso, cambiano, le cose; eppure, in Italia, spesso e volentieri le cose non cambiano mai, rimangono sempre uguali.
Io mi domando perché oggi un paese come Livigno deve essere diverso dagli altri. Facciamo come in tanti altri paesi, cominciamo a realizzare delle zone, magari in quelle zone un po’ meno sviluppate, dell’esenzione IVA, in modo da poter portare le aziende straniere a investire, portare reddito e dare posti di lavoro. Questo sarebbe un ragionamento intelligente, cosa che ad esempio hanno fatto altri Paesi, come la Bulgaria, o come tanti altri Paesi del nord est Europa, che hanno messo queste agevolazioni per cercare di attirare addirittura le imprese italiane, o come facevano la Spagna e altri Paesi, che addirittura su cinesi, se uno investiva una certa quota, aveva delle detrazioni importanti e aveva addirittura il doppio passaporto, pensate voi.
Io credo che oggi in un sistema italiano avere delle regole uguali per tutti sia fondamentale, e credo che dobbiamo anche smetterla con quei partiti che quando sono qui, sul nostro territorio, parlano un certo linguaggio, e poi, quando si trovano alla Camera, magari votano e si comportano in maniera completamente diversa. L’autonomia è una cosa che fa bene a tutto il sistema Italia, in primis perché darà la possibilità a quelle Regioni che hanno le capacità di spendere, e hanno la capacità di amministrare bene, di avere magari qualche risorsa in più da poter spendere sul territorio a favore dei cittadini, e magari renderà un po’ più una certa responsabilità verso quelle Regioni che fino adesso hanno mangiato milioni di euro e che non hanno portato quelle risposte che quei territori si meriterebbero. Perché l’Italia è bella, è bello anche il Sud, che avrebbe grandi potenzialità di sviluppo, ma è il sistema che non funziona. E finché continuiamo ad alimentarlo e a sostenerlo, non cambierà mai. Questa è la realtà.
Ecco perché è necessario arrivare a un cambiamento del sistema, che secondo me deve arrivare ancora più spinto. Aggiungo un’altra cosa: speriamo che arrivi quell’autonomia che tutti ci attendiamo e che speriamo che sia in quell’indirizzo che è stata la volontà di questa Regione, le scorse legislature, quando, con grande responsabilità ha avuto il coraggio di indire un referendum, di pagarselo, perché è costato 4 milioni di euro, quel referendum, che è stato costretto, come si è detto, a doversi fare una tessera perché non gli è stato permesso neanche di poter andare a votare insieme alle elezioni che lo Stato promuove, e di poter sfruttare i meccanismi, sarebbe costato molto meno e avrebbe avuto anche magari delle garanzie in più, e magari anche un consenso maggiore. Perciò, speriamo veramente di arrivare a un sistema autonomo che permetta, come ho detto prima, e chiudo, di dare maggiori risorse e di responsabilizzare un po’ più quelle Regioni che stanno facendo tuttora milioni di euro di debito, non dando il giusto servizio ai loro cittadini.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Giacomin, prego.
Speaker : Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
La discussione qui si è protratta e io cercherò di essere breve.
Solo per esprimere, intanto, il mio assenso alla proposta del collega Zecchinato, e il mio totale supporto. Il percorso dell’autonomia è un percorso, non è un flash, non è un obiettivo raggiunto che segniamo. È l’avvio di un processo, cominciato tanto tempo fa, che ha visto, anche con il referendum svolto qui nel Veneto un grande consenso trasversale. A questo punto, io chiedo ai colleghi del centrosinistra e del PD in particolare di fermarsi un minuto ed evitare quell’atteggiamento schizofrenico che un po’ li caratterizza.
Un paio d’anni fa, era ancora capogruppo del PD il collega, ormai ex, Possamai, che nel corso di una discussione rappresentava tutto il suo elemento di favore nei confronti dell’autonomia, eccetera. Diceva: io sono andato a votare e ho votato “sì”.
Ci troviamo adesso con l’attuale Capogruppo del PD, che invece dice: è una sciocchezza o il male assoluto. Di giorno in giorno, sui titoli di giornali, vediamo “spacca l’Italia”, oppure “è una banalità”. Dobbiamo capirci: o spacca l’Italia, e di conseguenza è una riforma che va nel profondo, vista da un certo punto di vista, in maniera negativa; o è una banalità, cioè un pannicello caldo, che nulla osta.
Io credo che non sia né l’uno, né l’altro, ma che sia un gradino su una scala che porta… I processi democratici, piaccia o non piaccia, sono lenti; ma se sono nel corso della storia, sono in qualche modo inesorabili.
Ricordo che le due Regioni che godono della maggiore autonomia, Trentino Alto Adige e Sicilia, se ricordiamo quello che è stato il loro percorso storico, che li ha portati al livello di autonomia, è stato anche premio di qualche violenza.
La Lega ha evitato questa violenza, la Lega ha cercato e si è avviata in un percorso assolutamente democratico e di confronto, certo più lungo, certo più difficile, che però porterà a questo obiettivo.
Un obiettivo che credo sia assolutamente indispensabile, per il nostro territorio, e sicuramente agognato, sia per ragioni di carattere storico, che di opportunità economiche. Ringrazio anche il collega Favero, che ha fatto un excursus storico impeccabile.
Però io chiedo a quest’Aula chi sono i veri progressisti, e chi sono i veri conservatori? Io ho l’impressione, in questa situazione, che i conservatori siano quelli che per opportunità del momento, perché vedono l’avversario nell’altro campo, pretendono di sigillare la storia, a un certo momento, e i progressisti sono quelli che invece hanno il coraggio di caricarsi sulle spalle un processo lungo e difficile, che trova a volte avversari nel proprio campo, e alleati nel campo avversario, anche, e credo che questo sia un elemento che non va disconosciuto.
Credo che però alla fine la storia determinerà il suo corso, e l’essenza di essere anche veneti, e questo è un concetto ormai diffuso, non legato esclusivamente ai natali che uno ha avuto, sia un elemento importante. Il concetto che negli anni scorsi abbiamo visto anche in economia di globalizzazione, eccetera, si deve coniugare con le radici che un popolo ha. Altrimenti, vediamo quali sono i risultati di situazioni ibride, di “popolazioni Frankenstein” che non hanno più un’identità, che non sanno più da dove vengono e non sanno più dove devono andare.
Io credo che questo percorso debba essere fatto, e che anche il linguaggio debba essere cambiato. Faccio un esempio: quando sento parlare, per esempio, di premierato, ed evocarlo quasi fosse un preludio a un elemento dittatoriale, sto pensando a quanti paesi della nostra democratica Europa sono retti da premierati ben più pregnanti e ben più forti di quella che la riforma che sembra voler essere portata nelle aule del nostro Parlamento, porta avanti.
Di conseguenza, quelle che noi dobbiamo conservare sono le radici democratiche di questo, non avere la paura di confrontarsi. Per cui, voglio stare al tema: la giornata è per avere un momento ufficiale di confronto e di sensibilizzazione sul tema dell’autonomia.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega, Filippo Rigo, prego.
Speaker : Filippo RIGO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente, buongiorno a lei, buongiorno ai colleghi.
Innanzitutto, ringrazio il collega Zecchinato per aver presentato questo progetto di legge. Io sono d’accordo su una cosa, solo su una cosa che ho sentito dall’opposizione: che in Italia in questo momento storico tutti parlano di autonomia, ognuno ha la ricetta perfetta, però tutti parlano di autonomia.
Io credo che sia un grande merito politico della Lega se l’autonomia è al centro del dibattito politico e nazionale. Io mi sono avvicinato alla Lega a fine anni Novanta, ero giovanissimo, erano ancora i tempi in cui la Lega parlava di indipendenza. Credo che quella fase non fu assolutamente folcloristica, e non fu assolutamente banale.
Nel 2001 ci fu la modifica del Titolo V della Costituzione, che prevedeva ulteriori forme di autonomia per le Regioni. Credo fosse fatto da un Governo di centrosinistra, proprio per placare quelle spinte indipendentiste che in quel momento storico erano particolarmente forti.
Ci furono poi anni di buio, anni in cui qualche governatore provò ad andare con il cappello in mano a chiedere a Roma l’autonomia, ma gli venivano date costantemente picche. Nel 2014, la grande intuizione del presidente Luca Zaia fu quella di indire un referendum. Referendum che fu impugnato dall’allora Governo Renzi, e che la Corte costituzionale, con una storica sentenza, invece riteneva assolutamente legittimo.
Da lì si passò alla giornata storica, quella a cui è dedicato questo progetto di legge. Il 22 ottobre 2017 più di 2,2 milioni di veneti andarono a votare per l’autonomia.
Passarono anni e Governi, in particolare di centrosinistra. Non si fece niente. Con l’avvento del Governo di centrodestra nel 2022, e con l’impegno del Governo e del ministro Calderoli si è portata a compimento l’autonomia, e l’autonomia è diventata legge dello Stato: grazie all’impegno della Lega, grazie all’impegno del ministro Calderoli, grazie all’impegno del Governo, che era una promessa e un impegno che si era preso in campagna elettorale, e grazie al presidente Luca Zaia, che ha contribuito in maniera fondamentale, con la sua determinazione, con la sua capacità amministrativa e con il suo carisma politico.
Non a caso noi abbiamo chiesto a gran voce negli scorsi mesi il terzo mandato, perché riteniamo che il presidente Luca Zaia, che è stato così fondamentale nel percorso dell’autonomia, sia la persona più indicata per mettere a terra per i veneti questa autonomia.
È un progetto di legge importante, un progetto di legge utile, interessante per promuovere una legge, quella dell’autonomia che, piaccia o non piaccia, fa parte della nostra storia politica recente.
Ringrazio di nuovo il collega Zecchinato. Il mio auspicio è anche che questa legge, ne parlavo prima con il collega Bet e con alcuni colleghi, possa anche entrare nelle nostre scuole e nei nostri istituti scolastici, perché ritengo che sia importante che i nostri ragazzi studino la storia del Veneto, e l’autonomia è una parte importante della storia moderna del Veneto. È stato un percorso lungo, un percorso faticoso, quindi credo che sia importante promuoverlo anche nelle scuole.
Spiace constatare che dall’opposizione ci siano poche idee ma ben confuse: un giorno si sente parlare di autonomia come secessione dei ricchi, un giorno si dice che spaccherà l’Italia, l’altro giorno si dice che è una scatola vuota, che non serve a niente. Abbiamo visto le prese di posizione, l’hanno ricordato prima alcuni colleghi, come quella assolutamente singolare del presidente Bonaccini, convinto autonomista, che ha iniziato il percorso dell’autonomia e insieme a Zaia, presidente Bonaccini che evidentemente, andato al cospetto del segretario Schlein, gli sono stati mostrati gli strumenti di tortura e un posto all’Europarlamento, e ha preferito abiurare sull’autonomia, a favore del posto fisso.
Un’altra posizione assolutamente scandalosa è quella della presidente della Sardegna, Todde, secondo la quale i veneti sono ricchi grazie ai soldi ricevuti dalla Sardegna. Io credo che questa sia un’offesa a tutti i veneti: è vero infatti che la Sardegna era una regione povera, ed è vero che uno dei motivi probabilmente per cui è stata data l’autonomia alla Sardegna, è il fatto che fosse una Regione particolarmente arretrata, però guardate che il Veneto non è stato da meno. In Veneto ci sono state guerre e distruzione. Sul territorio Veneto si sono combattute le guerre di indipendenza, si è combattuta la Prima guerra mondiale, ci sono stati bombardamenti nella Seconda guerra mondiale. Il Veneto ha visto morte, fame e devastazione, e molti veneti sono stati costretti ad emigrare, ad andare in giro per il mondo, non a rubare, non a delinquere, ma a lavorare.
Sono andati anche in Sardegna, a lavorare, sono andati in Sardegna a rendere fertili territori che prima erano paludi. E se ci sono delle aziende agricole all’avanguardia in Sardegna è anche grazie all’impegno dei veneti.
Auspico, perlomeno, che ci sia una presa di distanza da parte dei colleghi dell’opposizione da queste dichiarazioni scandalose. Concludo, Presidente, ringraziando tutti quelli che hanno lavorato alla stesura di questo testo, in particolare il primo firmatario, Zecchinato.
Credo che la giornata di oggi dimostri ancora una volta che da questa parte c’è una maggioranza che vuole portare avanti convintamente il percorso dell’autonomia, mentre dall’altra c’è un’opposizione che sul tema dell’autonomia continua a tradire i veneti.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei, collega Rigo.
Ha chiesto la parola il collega Roberto Bet.
Speaker : Roberto BET (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Intervengo anch’io perché questa legge presentata dal collega Zecchinato è una legge pericolosa, quasi sovversiva, direi, perché come reazione ha avuto quella di avere un Gruppo di minoranza, la sinistra, che non la voleva neanche portare all’ordine del giorno in questo Consiglio.
Quindi, siamo di fronte a un progetto di legge che, a dire di una parte di questo Consiglio regionale, pone dei problemi molto pesanti. Effettivamente, per una giornata all’anno prevedere per legge che si parli di autonomia in Veneto io capisco che per molti di voi sia un pericolo, che sia un rischio altissimo: vuol dire magari affrontare veramente e seriamente una riforma che da anni il Veneto e i veneti si aspettano.
La reazione che ha avuto il centrosinistra dicendo “non la portiamo nemmeno in Consiglio regionale” è frutto di una concentrazione di contraddizioni che si sono ripetute in questi anni, dal 2001 a oggi. Prima il buono Marzio Favero ce lo ha ricordato: nel 2001 la riforma che oggi stiamo cercando di attuare è stata voluta dal centrosinistra, quindi ha avuto una matrice di centrosinistra la riforma autonomista che abbiamo nella nostra Costituzione.
Salvo poi arrivare in Consiglio regionale in Veneto, e bocciare la legge sul referendum; salvo poi, al Governo Renzi, impugnare la legge regionale sul referendum; salvo poi mettersi contro addirittura la realizzazione e l’esecuzione del referendum, non ci hanno dato neanche le tessere elettorali per poter votare. Una volta che abbiamo votato, che la maggioranza dei veneti si è espressa, allora è partita un’altra ondata di contraddizioni: prima “eh no, ci vuole una legge nazionale per applicare il referendum”, e allora il ministro Boccia ci ha fatto la testa grande, dicendo “eh no, ci vuole la legge, perché sennò non andiamo avanti”. Poi, cambiano i Governi, arriviamo al nuovo Governo, arriviamo con Calderoli, “caspita, la legge è stata approvata”, vi è andata male anche a questo giro: pensavate di riuscire a fermarla in Parlamento; non ci siete riusciti.
Oggi c’è una legge nazionale che disciplina in maniera puntuale, quasi passo per passo, la possibilità di trasferire le materie, tutte le materie, perché quando abbiamo fatto il referendum in Veneto, abbiamo fatto riferimento alla norma della Costituzione che parla di tutte le materie, che fa riferimento a tutte le materie.
Avete tentato anche di dire: facciamo solo cinque materie, ci accontentiamo di tre o quattro materie, facciamo una cosa easy, eccetera, perché avete capito che probabilmente il popolo veneto l’autonomia la voleva veramente. No, le materie sono 23 totali, e fino in fondo la battaglia sarà per arrivare a portarle a casa tutte quante.
Io voglio aggiungere un altro elemento di precisione, una precisazione. Si dice che la legge Calderoli non tocca gli aspetti finanziari; eh no, la legge Calderoli agli articoli 4, 5, 9 disciplina le intese e fa riferimento esattamente al trasferimento di risorse finanziarie che il Governo deve dare insieme alle risorse umane, insieme alle strutture, insieme a quello che serve, per esercitare le funzioni e le competenze che ci spettano.
Quindi, è una legge che tocca la materia finanziaria, ed è per questo che questa legge, se qualcuno pensa di fare un referendum, penso, e non credo di sbagliarmi molto, sarà dichiarata inammissibile, perché tocca materie tributarie, quindi non possiamo fare un referendum su queste materie.
Un altro passaggio che mi è piaciuto, che ho sentito in quest’Aula è che noi veneti siamo stati quelli che nella storia della Repubblica italiana abbiamo portato avanti le grandi riforme. Le grandi rivoluzioni che ci sono state in Italia sulla sanità, sul sociale, su tantissime materie, le hanno portate avanti dei veneti. È vero; e io aggiungo anche che oggi questa Regione, le Regioni in Italia, se sono state costituite, se sono partite nei primi anni Settanta è stato grazie a un Presidente del Consiglio vicentino, Mariano Rumor, che per primo è partito con il processo di trasferimento delle competenze e ad un trevigiano di Monastier, il ministro Eugenio Gatto, che ha trasferito puntualmente materie e personale, facendo un lavoro certosino incredibile, nei primi anni Settanta per far partire le Aule dove noi stiamo lavorando, dove continuiamo a produrre leggi e dove continuiamo a dare risposte ai nostri cittadini.
Nel 2024 abbiamo il trevigiano Luca Zaia che porta avanti una grande riforma per l’autonomia, e abbiamo un bergamasco, Calderoli, che realizza la legge per l’autonomia. Ricordo che Bergamo era terra veneziana della Repubblica di Venezia. Quindi, come vedete, i veneti e la storia veneta ritorna sempre, e dimostra che le nostre intenzioni, le nostre intuizioni sono sempre le migliori e vanno anche ascoltate.
Io direi che la Giornata dell’autonomia risponda anche a quell’1,8 per cento di veneti che hanno votato contro durante il referendum sull’autonomia. Insieme a loro ci sarete anche voi, ci sarà il Presidente della Campania, ci sarà la Presidente della Regione Sardegna. Tra l’altro, permettetemi questo passaggio, nella legge sull’autonomia di Calderoli, faccio riferimento agli amici sardi, che spero mi ascoltino, amici sardi, se verrà abrogata questa legge, toglieremo dall’ordinamento giuridico del nostro Stato un passaggio in cui lo Stato si impegna a individuare delle misure che concorrano a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità, promuovendo il diritto alla mobilità e alla continuità territoriale per tutte le isole, le forme di fiscalità di sviluppo, la perequazione infrastrutturale e la tutela degli ecosistemi nell’ambito delle risorse compatibili con i saldi di finanza pubblica. Quindi, presidente Todde, se lei è contraria a questa legge, lei è contraria alla perequazione fiscale a favore della Sardegna, lei è contraria a una fiscalità di aiuto alla Sardegna, lei è contraria agli investimenti infrastrutturali sulla Sardegna. Prendiamo atto anche di questo, giusto che i sardi sappiano con chi hanno a che fare. Questa possibilità di racconto che verrà sancita almeno un giorno all’anno il 22 ottobre, è una grande opportunità per smentire e per raccontare la verità ai nostri cittadini su cosa voglia dire l’autonomia. Sarà l’opportunità per l’Accademia, per le Università, per gli studiosi, per chi è a favore e per chi è contrario di confrontarsi su questi temi, riuscendo a dimostrare che il percorso dell’autonomia che noi stiamo faticosamente portando avanti è l’unica soluzione che abbiamo per far crescere questo Paese, per uscire dalla palude del centralismo, degli sprechi, del Medio Evo che continua a esserci qui in questo Paese.
Mentre, se daremo voce e corso a quelli che vogliono abrogare questa legge con il referendum, faremo esattamente quello che la collega Camani si preoccupava potesse accadere: l’indipendenza e la secessione del Veneto. Se noi togliamo la possibilità ai veneti di avere la loro autonomia, l’effetto sarà centrifugo, cercheranno allora di usare altri strumenti e altre modalità per uscire da questo stato. Se i veneti, se il popolo veneto, che chiede l’autonomia, non viene ascoltato, dovrà trovare altre strade e altre modalità per esprimere una legittima richiesta che deve essere secondo me riconosciuta, perché la stessa Costituzione la riconosce.
Tant’è che l’articolo 5 della Costituzione – è stato anche questo citato – dice “la Costituzione riconosce le autonomie” non “costituisce le autonomie”, cioè non è che dopo la Costituzione della Repubblica sono nate le autonomie. Le Autonomie c’erano prima, c’erano prima della Repubblica italiana, vanno riconosciute e vanno tutelate.
Complimenti, Zecchinato, non è una riforma sovversiva, anzi, è una legge talmente semplice che fa perfino paura.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Io non intervengo sulla storia, sul percorso che hanno portato, come qualche collega, giustamente e anche in quest’Aula ha manifestato, esponendo anche quelli che sono le convinzioni, le ideologie e i percorsi che hanno portato a questo progetto di legge e anche alla Giornata che questo progetto di legge prevede, ma soprattutto, a un risultato, a nostro modo di vedere storico, che è quello di aver approvato l’autonomia a livello nazionale, guarda caso grazie a un Governo di centrodestra.
Io non sto qui adesso a elencare chi ha contribuito di più e chi ha contribuito di meno, perché non stiamo parlando dell’autonomia. Non stiamo parlando della procedura che sta iniziando, e che deve ancora, ovviamente, avere il suo percorso in quella che è la fattiva realizzazione dell’autonomia per il Veneto a livello nazionale, ma stiamo parlando di una proposta di legge. Io rispetto tutte le proposte di legge, possono piacere, possono non piacere, se ne discute, si parla, si vota e alla fine poi si decide.
Io credo che la proposta di legge del collega Zecchinato sia legittima, e che possa essere legittimo discuterla in quest’Aula, legittimo avere anche la possibilità di confrontarci su quelle che possono essere anche delle visioni differenti, divergenti, oppure convergenti. Ma credo che l’aspetto dal quale qualcuno ha tentato in questa giornata di distogliere l’attenzione, sia sbagliato e non faccia un servizio corretto a quello che è non solo l’intendimento di chi è arrivato a proporre l’autonomia e ad approvarla a livello governativo, e neppure, dall’altra parte, al collega Zecchinato, che ha un presupposto completamente differente e diverso.
Condivido molti dei passaggi che il collega Favero ha fatto sulla storia, sull’approccio filosofico, e anche sull’atteggiamento di sostanza, quello di essere un momento anche di confronto sincero, leale e concreto, e anche è un’opportunità che forse questa proposta di legge può dare. Poteva essere uno strumento diverso? Certo. Poteva essere uno strumento a costo zero? Altrettanto certo. Ma si è scelto, da parte del proponente, di avviare un percorso di questo genere.
Credo quindi, per quel che riguarda il nostro Gruppo, Forza Italia, che proprio in questo Consiglio ha depositato la prima proposta grazie al consigliere Carlo Alberto Tesserin – ce lo ricordiamo – che ha voluto il nostro Gruppo nel simbolo, ovviamente, delle elezioni regionali, la dicitura “Forza Italia – Autonomia per il Veneto”, che ha visto un atteggiamento sempre di estrema responsabilità e anche moderazione nell’affrontare il tema dell’autonomia differenziata, che abbiamo sempre sostenuto essere l’unica strada concreta e plausibile per arrivare all’obiettivo, lungo, ma con consapevolezza e responsabilità portato avanti con serietà questo tipo di approccio, e ancora oggi continuiamo a portarlo avanti, nella convinzione che l’autonomia sia sicuramente un’opportunità per il Veneto e per il Paese, e non sia certamente lo strumento che spacca o divide l’Italia.
Però, dobbiamo essere altrettanto sinceri e onesti nel dire che è un percorso lungo, che è un percorso che io credo sia corretto e giusto affrontare anche in quest’Aula, discutendone, parlandone, confrontandoci, perché credo che questi siano il momento e il luogo del confronto democratico, e sia anche il luogo dove andiamo anche a portare le nostre esperienze, le nostre convinzioni su quello che è un processo, dicevo, sicuramente lungo e impegnativo, ma che deve arrivare al risultato. E allora, per arrivare al risultato, dobbiamo anche capire come arrivarci, con quali idee, ma soprattutto con quale metodologia pragmatica dobbiamo noi essere seri nei confronti dei cittadini veneti e arrivare, dicevo, all’obiettivo.
Per cui, quanto con senso di responsabilità abbiamo sbloccato l’iter dell’autonomia di cui stiamo discutendo oggi, per riflesso di una proposta di legge che non ha certamente l’obiettivo di parlare di autonomia in termini procedurali e di riforma nazionale, ma che è stato sbloccato dal presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, un certo Nazario Pagano di Forza Italia, che ha recuperato un iter che era compromesso e che probabilmente non ci avrebbe portati oggi a essere tutti felici per una riforma approvata, ma che ha comunque un percorso, dicevo, ancora lungo, tanto il dato di oggi è che il Governo di centrodestra ha portato a compimento l’autonomia.
Sicuramente c’è qualche forza politica che si arroga il diritto di essere l’esclusiva forza che ha voluto questo. Io credo che sia stato un progetto e un percorso politico condiviso in maniera responsabile e in maniera anche concreta.
Credo che il percorso che oggi noi vogliamo continuare a dare con garanzie e responsabilità per il Veneto, e per i veneti, ma anche per il Paese sia quello di andare avanti in un percorso, dicevo, che può anche passare da una proposta di leggi come questa, può anche passare dalla possibilità di un confronto di filosofia, di forma e di sostanza, ma che deve in qualche maniera, oggi, renderci ancora più consapevoli sul fatto che quello che dobbiamo andare a portare a casa è qualcosa di diverso.
È giusto che culturalmente e storicamente ci confrontiamo. È giusto che ci siano anche dei momenti in cui la parte politica decide di avere un rapporto diretto con i cittadini, per che cosa? Informarli di quello che è il processo di riforma, di quello che è anche lo step progressivo di attualizzazione, di attuazione dell’autonomia e anche di quelli che sono gli effetti che vengono a crearsi con l’attuazione, dicevo prima, progressiva.
Occorre quindi anche capire se quelle sono le direzioni giuste, oppure se ci sono dei correttivi da introdurre. Credo che oggi il rispetto nei confronti del cittadino vada anche in questa direzione, cioè quella di creare dei momenti di dibattito, dei momenti di confronto, dei momenti quindi di formazione.
Dall’altro lato, credo che l’autonomia non passi solo da un aspetto formale. Credo che l’autonomia passi anche da aspetti sostanziali, quindi io credo che quello che ad esempio il collega Formaggio ha detto, sia l’indicazione di un’opportunità da cogliere, perché l’autonomia non si fa solo quando ti arrivano i LEP, l’autonomia tu puoi farla anche oggi su alcuni comparti del nostro sistema regionale che implicano delle sfide di mercato aperte, e guai a disconoscere la possibilità di quelle che sono oggi le regolamentazioni del libero mercato aperto.
È anche vero però che la politica deve scegliere di decidere di fare sistema territoriale per cercare di difendere quelle che sono le proprie eccellenze, deve cercare di rafforzarsi per poter poi competere con quelli che sono dei soggetti, competitor più grossi e più competitivi, perché l’abbiamo vissuta con la fusione AGSM-AIM, dove avevamo rischiato di essere, come il sistema Verona, inglobato da Milano, siamo riusciti a scongiurarlo, e abbiamo scelto di portare avanti un sistema Veneto.
Oggi l’unico Sistema Veneto che siamo riusciti a portare a compimento è il sistema aeroportuale. Verona sicuramente arriverà a beneficiarne più avanti, però ha fatto una scelta strategica: quella di stare nel sistema Veneto quando era più facile andare nel sistema lombardo come qualche forza politica territoriale preferiva fare all’epoca, quando invece noi dicevamo che il sistema Veneto era l’unica opportunità per non far morire Verona e per dare l’opportunità al Veneto di avere un sistema aeroportuale competitivo anche nello scenario non solo regionale ma anche nazionale.
E siamo orgogliosi di quella scelta, a differenza di qualche partito o collega che non mi vergogno di dire che invece preferiva una scelta diversa, non regionale, ma una scelta diversa.
Sono quindi assolutamente convinto che bisogna andare nella direzione di fare sistema dove possiamo farlo, indipendentemente dall’autonomia sul comparto economico-industriale e anche dei servizi, per il nostro bel territorio, per evitare di scomparire, come il collega Formaggio in maniera sempre simpatica cercava di spiegare con una certa enfasi nel suo intervento.
Per cui, chiudo dicendo che noi sosterremo sicuramente questa proposta, avremmo magari forse preferito un articolo 3 diverso, ma fiduciosi che questo possa essere portato avanti con serietà, come si diceva prima, con consapevolezza e responsabilità di andare a creare un confronto concreto e di rispetto nei confronti dei cittadini, e che non venga strumentalizzato da qualcuno come l’ennesima spilletta, l’ennesimo spot elettorale che non ci appartiene né in questa direzione, né ci appartiene tanto nei confronti di coloro che invece aleggiano lo spauracchio del referendum contro l’autonomia, che non va sicuramente né nell’interesse del Veneto, né dei cittadini veneti, né, soprattutto nell’interesse politico responsabile del nostro Paese.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto la parola il collega Boron.
Speaker : Fabrizio BORON (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Il dibattito che si è svolto oggi su un progetto di legge che riguarda unicamente la creazione di una giornata di memoria sul 22 ottobre 2017, poi si è volto, ovviamente, e si è costruito su quello che riguarda autonomia sì, autonomia no, chi la osteggia, chi è a favore. Si è volto poi anche sul contesto di quelle che oggi si sono sviluppate nell’ambito nel contesto nazionale da parte di alcune forze politiche.
Mi piace ricordare però che il 22 ottobre 2017 il contesto di votazione ha visto l’unica vera parola che vale, che non è quella di un partito o di un altro, o di un contesto politico o di un altro su chi ha la paternità dell’autonomia, oggi, ma è solo del popolo veneto, solo dei cittadini veneti, che sono accorsi alla urne con una percentuale bulgara (98 per cento), un’affluenza così alta, quasi fosse un’elezione politica nazionale, dando quella forza a un percorso legislativo che porti all’autonomia di cui oggi stiamo dibattendo.
Se oggi ne parliamo ancora dopo tutti questi anni, è proprio per quello. Se ci fosse stato un contesto di affluenza o di partecipazione come qualche Regione a noi vicina, che pur dicendo di essere a favore, i dati di affluenza non sono così importanti, credo che difficilmente oggi saremmo qui a parlarne con forza e determinazione.
Premetto pertanto il fatto che nel ricordare quella giornata sono d’accordo; premetto anche, però, che mi piace puntualizzare che non rimanga un ricordo, come fosse un santo patrono, che tutti festeggiano nel giorno della sua ricorrenza, ma poi, se vai a chiedere, nessuno ci crede.
A me piace pensare che questa ricorrenza possa diventare un santo patrono a cui tutti credono, come quel 98 per cento di cittadini che hanno votato, indipendentemente da che parte politica, in particolar modo pensando anche al centrosinistra, che in tutti i contesti provinciali, anche della città di Padova, hanno dato un mandato così forte e così chiaro alla Regione e al contesto nazionale legislativo, di portare a casa questa riforma.
Detto questo, mi piace, però entrare nel merito di quella che dovrebbe essere e sarà l’autonomia. Ripercorro le parole del collega Bozza che sono appena venute, lanciandomi un’idea, uno spunto, quello che è stato l’intervento del collega Formaggio di questa mattina. Autonomia vuol dire autorevolezza, vuol dire sapersi governare, vuol dire aver forza di decisione, cioè avere la possibilità di scelta sul proprio destino e sulle proprie volontà, quindi dobbiamo sempre capire cos’è volontà e cosa non è volontà. Nel momento in cui infatti vogliamo e abbiamo l’autonomia, in quel momento dovremmo poi avere il coraggio di dire cosa vogliamo e cosa non vogliamo se decidiamo un percorso legislativo su una materia delegata, di perseguirlo, o se decidiamo di non perseguirlo, se come oggi, a volte succede, su alcuni temi su cui già oggi abbiamo la possibilità di incidere e decidere, dimostrando autorevolezza, dimostrando forza di pensiero, perché alla fine bisogna anche avere il coraggio di dire no. Se c’è qualche progetto di legge depositato, su cui non si è d’accordo, l’autonomia dice che bisogna avere il coraggio anche di dire di no, e non lasciarlo nelle stanze del Consiglio regionale, facendo finta che questo non esista. Perché altrimenti, non avremmo la forza di chiedere l’autonomia, non avremmo la forza perché paragoneremmo lo stesso nostro comportamento a quello che avviene nei palazzi romani. Il 22 ottobre 2017, oggi siamo a luglio del 2024, però per sei anni, forse anche di più, abbiamo chiesto a Roma di intervenire, di legiferare e di essere consapevole delle proprie scelte e delle proprie decisioni, dicendo sì o dicendo no.
L’abbiamo chiesto con forza, abbiamo chiesto una responsabilità. Questo ovviamente ha portato a elezioni, a un dibattito e poi, fortunatamente, alla scelta di un Governo con un programma elettorale chiaro, che era a favore dell’autonomia, ha portato alla scelta del sì.
Per avere questa forza lo dobbiamo fare già da oggi su quello che è il contesto regionale. Io penso ad alcune cose sulle quali mi auguro che tutti i Presidenti di Commissione, gli Assessori e anche il Presidente del Consiglio abbiano la forza di dimostrare fin da oggi che siamo diversi da Roma. Siamo diversi perché non lasciamo per anni un progetto di legge in Commissione, mai messo all’ordine del giorno, perché una richiesta di chiarimenti non ha una risposta, perché un dibattito su un progetto di legge, o su un’interrogazione non venga mai portato nella discussione.
Il collega Formaggio menzionava quello che lui in maniera semplicistica ha descritto come “holding dei servizi”. Io ricordo di aver depositato, esattamente a luglio 2021, pochi mesi dopo le elezioni, un progetto di legge, proprio su questo contesto.
Io posso capire che a qualcuno non interessi, però io sono rimasto in silenzio, non ho mai parlato quando parlavano gli altri. Il rispetto lo dovete portare anche per i vostri colleghi, grazie.
Io ho depositato a luglio 2021 un progetto di legge su questo contesto. Un progetto di legge che parlava di holding, e dissi chiaramente: non ho la velleità di pensare che sia perfetto, corretto e che sia giusto; ho solo l’interesse a lanciare un sasso nello stagno della discussione, affinché si possa dibattere di un tema che… Io ne parlo dalla passata legislatura, ma nel luglio 2021, ho depositato un progetto di legge, ma è da anni che va avanti, in un contesto che riguarda ad esempio servizi pubblici essenziali, che sono in questa Regione frazionati e deboli, e che troppo spesso vedono l’avanzare di gruppi molto più organizzati e molto più forti.
Qualche nome è stato fatto. Pensiamo solo al nome che ha fatto il collega Joe Formaggio, era Bologna: fattura più del bilancio della Regione Veneto. Quando menzionai questo qualche anno fa, fatturava circa un sesto. La forza di questo complesso economico ha reso possibile, ad esempio, piani industriali, piani finanziari per questa azienda, che parlavano di oltre 500 milioni di euro di investimenti in Veneto, nel contesto dei servizi, un piano di investimento quinquennale da 500 milioni, un piano di investimento che la Regione si sogna, ad esempio, impossibile pensarci.
Però, il sasso nello stagno era: dibattiamone, discutiamone. Si è d’accordo? Sì. Non si è d’accordo? Si vota contro, ma lasciarlo fin dal luglio del 2021 depositato, e sicuramente notificato tramite le strutture a una Commissione, e mai messo all’ordine del giorno, ci paragona allo stesso contesto romano che tenterà di insabbiare qualsiasi progetto di legge o iniziativa in ambito autonomia.
Non possiamo permettere questo. Noi non possiamo permettere di essere uguali a Roma se vogliamo combattere la burocrazia romana e ottenere l’autonomia, perché ci sarà additata la stessa responsabilità.
Se volete, possiamo anche continuare negli esempi. Un esempio: la scorsa settimana abbiamo fatto, in Commissione Quinta, la risposta - e ringrazio l’Assessore di questo, che era presente e ha chiarito tanti miei dubbi - su quattro interrogazioni che io ho depositato in Commissione fra gennaio e febbraio scorso e sono arrivate a luglio del 2024.
Penso a un progetto di legge che ho depositato per cercare di dare un segnale di vicinanza, di responsabilità e di vicinanza e anche di investimento, se così possiamo dire, al mondo delle Terme.
Penso solo al fatto che è depositato, da qualche anno, che ha visto un iter in Commissione e che è stato bloccato il giorno stesso della sua discussione in Commissione da una lettera - guardo dov’è la Presidente Scatto - mi è stata telefonata nello stesso giorno della Commissione per dirmi che era stato bloccato l’iter del progetto di legge sul quale poi ho avuto un incontro ed è passato un altro anno, nel frattempo, un altro incontro con i dirigenti e con l’Assessore sul tema, dipanando quello che erano i dubbi legittimi di chi ha la responsabilità di governare e sul quale mi era stato promesso, addirittura che nel giro di qualche settimana sarebbe arrivato in discussione: è passato un altro anno e questo progetto di legge è fermo sempre nel solito posto.
Quindi, io chiedo scusa se ho fatto un excursus su quello che mi riguarda, ma penso che ognuno di voi, anche della maggioranza, come ne faccio parte io, possa esemplificare qualche esempio personale su stesso contesto.
Quindi io chiedo e dico - premettendo che voto a favore al progetto di legge - siamo sicuri che un progetto di legge sulla ricorrenza del 22 ottobre 2017 non diventi il Santo Patrono da festeggiare a cui nessuno crede o siamo sicuri che il 22 ottobre 2017 venga ricordata come una data certa, seria a cui tutti noi crediamo, perché qui abbiamo dato prova di essere autonomi nelle scelte, nelle decisioni, nelle volontà di dire sì e nelle volontà di dire no, perché solo in quel momento, quando ci siederemo al tavolo romano, chiedendo cosa ci spetta, perché il 98% dei cittadini hanno voluto che l’autonomia venisse applicata, avremo la forza di dire che noi siamo diversi. Altrimenti saremo solo una brutta copia della burocrazia romana.
Grazie a tutti.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Consigliere Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente. Mi rallegro, innanzitutto, per le dotte disquisizioni costituzionali a cui ho assistito oggi. Non sapevo che questo Consiglio fosse così densamente popolato da persone che hanno una cultura costituzionale così forte, così radicata, così profonda da poterci insegnare quali sono gli elementi costitutivi della nostra Costituzione. che, diciamo così, vanno nella direzione dell’autonomia come elemento costitutivo.
Io premetto che non ho competenze costituzionali. Sono un ingegnere e faccio fatica anche a capire la complessità di uno Stato e la complessità della coerenza di un insieme normativo che possa essere stabile, forte, capace di dare risposte efficaci ai nostri cittadini; però ho chiaro, ho molto chiaro di cosa hanno bisogno i nostri cittadini e le nostre imprese. Forse prima ancora le nostre imprese, che sono quelle che creano il benessere, che creano quel tessuto di cui siamo tutti orgogliosi, che è presente nel nostro Veneto.
Io l’ho detto tante volte, se dovessi piantare un’azienda, la pianterei qui perché qualsiasi fornitore, magari anche, voglio dire, mi toccherebbe andare da Joe Formaggio ma son sicuro che troverei delle forniture di qualità. Andassi in altre parti di Italia e altre parti d’Europa ho molti dubbi che troverei la stessa capacità di risposta da parte del territorio. Di questo siamo tutti orgogliosi e vogliamo preservarlo questo; ma mi è anche chiaro quali sono i meccanismi con cui possiamo effettivamente tenere competitivo il nostro territorio e tenere competitivi i nostri servizi.
Quindi mi è, sinceramente, dispiaciuto i toni offensivi che ho sentito questa mattina, che raramente avevo sentito nei quattro anni che mi hanno visto presente in quest’Aula, basati su una contrapposizione destra e sinistra che, sinceramente, sento estranea, sento non calzante nel tema di oggi.
Sentire il collega Favero dire che fa schifo perché l’ha fatto la sinistra, mi ha sinceramente deluso.
Una cosa può essere buona o può essere cattiva, possiamo discuterlo e possiamo parlarne, ma io sono sereno nel parlare su qualsiasi argomento, ma dire che una cosa fa schifo, perché l’ha fatta la sinistra non è all’altezza. del dibattito che mi piacerebbe vivere in quest’Aula e lo dico con rammarico. però, ecco, ci tengo a dire una cosa, faccio ancora qualche considerazione sul tema dell’autonomia, anche se torno un attimo indietro, riavvolgo il nastro, oggi parliamo della giornata dell’autonomia, quindi poi parlerò in merito a questo.
È stato detto che più ne parliamo e meno ne capiamo. È testuale, ed è così.
Qui noi vogliamo istituire la Giornata per parlarne, tanto perché noi capiamo poco. e non l’ho detto io, l’ha detto un Consigliere della maggioranza.
Quindi vi invito, colleghi della maggioranza, a fare una riflessione sulle esternazioni che sono state fatte quest’oggi qui.
Si è parlato di sperimentazione. Sperimentazione! Ma noi sperimentiamo sulla pelle dei cittadini? Cioè o siamo convinti di una scelta e abbiamo le prove che quella scelta crea benessere, crea maggior valore, oppure lasciamo stare.
Vi invito… Nessuno ha dubbi che il nostro sistema sia limitato e nessuno è innamorato della centralizzazione del potere, che sia una centralizzazione romana, che sia una centralizzazione veneziana, che sia una centralizzazione di qualsiasi tipo siamo convinti che i meccanismi di confronto, i meccanismi di scambio, siano importanti ma non vogliamo replicare un centralismo romano con un centralismo veneziano, cosa di cui, invece, dubito perché se guardo al ruolo di questo Consiglio e guardo come vengono prese le decisioni in questa Regione, non vedo quei meccanismi.
Il fatto che oggi il Presidente della Giunta regionale non sia presente a parlare di un tema che mi sembra sia fortemente identitario nella sua politica, mi fa capire che non c’è questa disponibilità al dialogo, che non c’è questa cultura dello scambio, del confronto sereno, non è una cosa sbagliata perché la dico io ed è giusta perché lo dice il mio collega di fronte, che è dall’altra parte o viceversa; o viceversa, e questo per me è importantissimo.
Sono convinto che la malattia del Paese sia un centralismo, un prendere le decisioni non nei luoghi deputati a prenderle, ne siamo consapevoli. Cerchiamo delle soluzioni. Cerchiamo delle soluzioni insieme su cui poter dare delle risposte ai cittadini, però lasciatemi dire che le sparate ideologiche che ho sentito oggi mi fanno tremare le gambe all’idea di una giornata in cui andiamo a ripetere le stesse sparate ideologiche. No, perché, voglio dire, se le celebrazioni previste dalla legge, dall’articolo 2 della legge, del collega Zecchinato, addirittura è stato detto: portiamolo nelle scuole.
Se portiamo nelle scuole alcune delle cose che ho sentito, ragazzi: auguri. Auguri alla generazione che cresce. Auguri a sentir dire che alcune sparate ideologiche, lo ripeto, che ho sentito dire dei luoghi comuni beceri sui nostri colleghi italiani di altre Regioni, la nostra identità non si basa sull’andare a dare luoghi comuni sulla incapacità piuttosto che sui difetti, sui limiti degli abitanti delle altre Regioni, anche quello che ho sentito dire sulla Presidente della Regione Sardegna mi ha deluso; io non la conosco, non ho neanche letto cosa abbia detto. Può darsi che abbia detto delle cose sbagliate, ma non la attacco perché è sarda; posso attaccarla perché ha detto una fesseria, per esempio sulla Sardegna, sulla mozione di blocco alle fonti rinnovabili ho molte perplessità, anche se può rappresentare una parte politica a me vicina, ma io sono molto perplesso. Secondo me è un errore dal punto di vista della creazione di valore e di benessere per i cittadini della Sardegna, ma nulla ha a che fare col suo essere sarda.
Sentire dire queste cose e pensare che queste cose possano essere parte dei programmi educativi dei nostri giovani, beh, questo veramente mi spaventa. Ragioniamoci. Ragionateci a parti invertite.
Ragazzi, non stiamo mica parlando di sperimentazioni. Stiamo parlando della sostanza della nostra cultura. Allora, io vorrei richiamare la vostra attenzione su alcuni usi brillanti dell’autonomia di cui già disponiamo e qui mi sento vicino anche all’intervento che ha fatto il mio dirimpettaio di Fratelli d’Italia, perché ha detto delle cose profonde e condivisibili.
I servizi pubblici gestiti in questa Regione sono in larga parte effettuati da imprese che non hanno la sede nel nostro territorio e questo non è per una, diciamo così, casualità di qualche costellazione, è perché non abbiamo mai fatto una politica di difesa del territorio capace di costruire valore, partendo localmente.
Io vi faccio un nome, un nome su tutto: il fondo Atlante.
Il Fondo Atlante in cui la Fondazione Cariparo ha messo 40.000.000 di euro senza ottenere neanche un posto in Consiglio di Amministrazione, cioè il salvataggio delle banche venete è avvenuto tramite un’iniziativa lombarda - e non ho niente contro i lombardi, mi sta benissimo - ma come cittadino di Padova, che ha messo dei quattrini, la cui Fondazione ha messo dei quattrini senza ottenere un posto in Consiglio di Amministrazione, mi fa capire che questa autonomia che andiamo a sbandierare, in termini, così, vuoti in realtà, nei momenti in cui serve contare, non conta e sto parlando del 2016, non sto parlando di ere geologiche passate, in senso gratitudine in chi negli anni 70 ha lavorato agli Statuti, ma siamo molto lontani.
Ma posso parlare dei poli fieristici, posso parlare della rete elettrica; la rete elettrica gestita in autonomia, ma di cosa stiamo parlando?
Su questo vi posso garantire sarebbe una sciocchezza colossale. Mi è sfuggito il tempo e chiedo scusa.
Allora rispetto dei cittadini del Veneto non è l’autocelebrazione di una giornata. Qui non si tratta di questo, mi sembra che facciamo entropia. Tanto, tanto movimento e poco moto.
Qui dobbiamo dare delle risposte se vi sta a cuore questi temi, promuoviamo una giornata di studio.
Chiediamo al professor Bertolissi di fare una giornata di studio sui temi dell’autonomia; ma non serve fare una legge per chiedere al professor Bertolissi, gli si fa una telefonata e si dice: cosa dici se dal prossimo anno fate un convegno di studi su questa cosa. Facciamo una discussione in Consiglio reale per capire quali possano essere le iniziative.
Queste sono le cose che, secondo me, servono.
Speaker : PRESIDENTE
Se può chiudere, Consigliere, la ringrazio.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Sì, chiudo subito. E smettiamola con le giornate.
Guardate abbiamo fatto più giornate che anni di Consiglio; abbiamo fatto la Giornata Ecologica Regionale, la giornata dei Colli del Veneto, la Giornata del turismo fluviale, la giornata anche della memoria e dell’impegno per le vittime della mafia.
Ecco, io credo che il rischio di avere il santo patrono da richiamare e, quindi, di avere uno specchietto per le allodole da far vedere ai cittadini: “Abbiamo fatto. Abbiamo fatto sull’autonomia; la giornata l’abbiamo fatta. Siamo stati bravi” e non avere la sostanza è un rischio reale.
Allora io invito questo Consiglio a lavorare perché diamo servizi ai nostri cittadini con imprese del nostro territorio, che costruiamo delle presenze industriali importanti, vedi Silicon Box, vedi Intel, vedi il Distretto del freddo, vedi il distretto dello sport system e così via.
Costruiamo sulle eccellenze che abbiamo. Questo è gestire l’autonomia che abbiamo, non delle parole vane, magari anche nelle scuole, che rischiano veramente di portarci lontano dai bisogni delle persone.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Capogruppo Baldin.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente. Non so se qualcuno di voi abbia chiesto al di fuori chi ci sta ascoltando in quest’Aula a un comune cittadino cosa ne pensi della istituzione di una giornata regionale dell’autonomia, perché, vedete, secondo me, anche uno che ha votato convintamente a quel referendum potrebbe pensare che una giornata di questo tipo non sia un tema di così stretta importanza o utilità in un Consiglio regionale, che si porti in Aula un’unica proposta di legge con questo contenuto io credo ci dovrebbe fare un po’ riflettere, perché come è stato giustamente anticipato anche da altri colleghi, non solo della minoranza, ma anche di Forza Italia, ad esempio, si è parlato di altre proposte di legge che, purtroppo, come ha avuto modo di dire anche il nostro Presidente, possono essere molto interessanti e molto più importanti di questa, molto più concrete, che toccano veramente il cittadino e che, arrivando alla Commissione dopo un primo vaglio, ad esempio, con la illustrazione nella Commissione competente, poi queste si perdono; si perdono all’interno dei cassetti del Consiglio regionale e non vedono luce e non arrivano, ovviamente, poi all’approvazione del Consiglio regionale.
Facciamo un esempio, come è già stato fatto in precedenza. Liste d’attesa: io credo che questo sia un tema che sta molto a cuore dei cittadini veneti. Molto probabilmente anche l’assessore Lanzarin avrebbe qualche parola da dire rispetto anche alle nostre proposte di legge su questa tematica, perché sono veramente un problema che è diventato serio e la stessa Corte dei Conti certifica che quando abbiamo cercato di mettere una pezza a questo problema, lo abbiamo fatto grazie al ricorso al privato, quindi con risorse che sono andate a destinazione del privato, mentre nelle nostre proposte, ad esempio, una su tutte una presentata a mia prima firma più di un anno fa, si fa riferimento a una ipotesi legislativa che già esiste a livello nazionale, ma che molto probabilmente i cittadini non conoscono o non sanno a sufficienza quali sono i dettagli per fare in modo di avere una prestazione intramoenia nell’ospedale pubblico quando, appunto, non vengano rispettati i tempi delle prescrizioni mediche. Come ci è stato detto anche dal Direttore dell’Area Sanità e Sociale, da poco nominato, questa è una previsione esistente, va rispettata. Solo che c’è stata, diciamo, abbiamo avuto l’idea di definirla ancora di più e renderla veramente comprensibile e, diciamo, conosciuta a tutti i cittadini.
Quindi, in queste proposte, che, chiaramente, possono essere anche molteplice e derivare anche dalla stessa maggioranza, perché sono convinta che tanti di voi, colleghi, abbiano presentato proposte serie che veramente toccano diritti e interessi di tutti i cittadini. Ecco, dal nostro punto di vista, andrebbero trattate in quest’Aula, sicuramente prima di proposte di questo tipo, che vedono semplicemente l’istituzione di una giornata sull’autonomia che ancora non c’è ed è ancora priva di contenuto, perché se noi guardiamo anche a quello che è stato il referendum e i motivi che hanno spinto le persone, probabilmente, a dare a larga maggioranza il loro consenso sull’autonomia è stata proprio la previsione dei nove decimi da trattenere di tasse, da trattenere in Veneto.
Questa, probabilmente, è stata la leva che ha fatto sì che il 55% e oltre degli aventi diritto abbia votato favorevolmente a quel referendum; una volta che questa promessa, che era sicuramente non mantenibile, non si poteva mantenere una promessa di questo tipo, altrimenti lo Stato probabilmente non sarebbe stato in grado di andare avanti, quello che è stato il vero quesito del referendum, a mio modo di vedere, viene meno.
Quindi si fa tutta una lunga discussione, una grande propaganda su questo tema, ma bisogna dire alle persone le cose come stanno, perché i cittadini hanno diritto di sapere che in quella legge, votata, legge Calderoli, diciamo, non sono previsti fondi, non sono previste risorse e non si parla più di un residuo fiscale da trattenere nella nostra Regione.
Quindi anche per una, se volete, questione di correttezza e di trasparenza, credo che vadano dette le cose come sono realmente senza andare a divagare e raccontare cose inesistenti.
Poi, volevo dire anche che parliamo qui di autonomia, ma in realtà abbiamo un Governo che sta tagliando le risorse agli Enti locali e anche questo è un grosso problema che è diametralmente opposto alla questione dell’autonomia, invece, degli Enti territoriali e degli Enti locali.
Si parla di premierato, anche questa è una riforma che va ad accentrare i poteri ancora di più in una figura statale.
Questi fondi che, probabilmente, sono stati tagliati ai Comuni, soprattutto quelli più virtuosi dal punto di vista del reperimento dei fondi del PNRR, forse per finanziare il ponte di Salvini sullo Stretto, anche questa è un’opera che forse, a vostro modo di vedere non dovrebbe essere fatta, eppure, probabilmente sì, si farà perché se si tolgono i fondi a quelle che sono le cose veramente utili per destinarle ad altre, insomma, io credo che bisognerebbe fare una riflessione anche su questo.
Poi non ci si può esimere dalle notizie che ci arrivano oggi perché io sono esterrefatta di fronte a quello che è successo nelle ultime ore e credo che, veramente, sarebbe forse il caso di parlare anziché di una giornata dell’autonomia, magari di una giornata sull’onestà e sulla trasparenza.
Quindi, se veramente vogliamo fare qualcosa di utile oggi, cancelliamo la parola autonomia dalla giornata e cambiamola in giornata dell’onestà.
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Ripeterò, in questo intervento, quanto detto in Capigruppo qualche giorno fa. Mi dispiace non ci sia il Presidente Ciambetti perché ci tenevo proprio dirlo a lui, visto che ogni volta dice, anche a microfono, di avere grande rispetto per le Istituzioni.
Allora io oggi sono qui e sento, invece, di dovervi fare una domanda, Qualcuno di voi ha già risposto, ma a me, sinceramente, non mi avete convinta perché la domanda è questa: voi siete davvero sicuri che il 22 di ottobre del 2024 sia una cosa giusta, corretta, di fronte alle persone che hanno votato sì e che hanno votato no, al referendum promosso tempo fa, sia giusto celebrare qualcosa che non esiste? Celebrare qualcosa su cui state faticando immensamente a trovare non solo una modalità di portarla a casa, ma non siete d’accordo nemmeno tra di voi su come portarla a casa, perché abbiamo sentito i diversi punti all’interno di questa maggioranza, che è la stessa maggioranza che c’è in Parlamento e non stiamo parlando di una festa, non stiamo parlando di una festa con gli striscioni, festoni, le patatine, la Coca-Cola. Stiamo parlando del futuro istituzionale di questo Paese, del futuro che definirà, effettivamente, se questo Paese avrà un sistema di governo centrale, che poi con la riforma del 2001, ha portato a rendere le Regioni autonome per alcune materie o se avremo un’Italia spaccata in due.
Allora voi volete fare, il 22 di ottobre 2024, un non compleanno all’Alice nel paese delle meraviglie, dove non avete il compleanno, ma lo festeggiate, perché dovete far vedere, io credo, questa è la mia tesi, che qualcosa si sta facendo. Allora l’inno di Pan: popolo veneto che ancora non è arrivato al risultato, il consigliere Zanoni proponeva di metterlo nei CUP, mentre no, noi stiamo attendendo le visite e le liste d’attesa lunghissime. Beh, dai, invece, di mettere la musichetta che mettiamo nel CUP, mettiamo l’inno del popolo veneto, promosso con un progetto di legge dal consigliere Pan.
No, quello forse lo avete bloccato. Allora oggi si decide di arrivare con la Giornata dell’autonomia. Sarò curiosa di vedere il 22 di ottobre 2024 il programma che passerà all’interno della Commissione, di cui sono Vicepresidente, perché allora vorrò vedere cosa direte, vorrò vedere chi chiamerete ad approfondire eventualmente qualcosa che ancora non avete. Chi deciderete di far parlare su qualcosa che ancora non esiste. Chi farete intervenire per creare questa grande partecipazione che avete evocato nei vostri interventi, perché finalmente avremo il modo di informare i cittadini veneti su quello che sta accadendo.
Io davvero la trovo una presa in giro delle Istituzioni e mi chiedo, invece, perché una consigliera regionale che ha preso le sue preferenze, più di 4.500 in questa Regione, come tanti di voi, anche molti di più, non sappia nulla di quello che sta accadendo in questo momento, se non attraverso i giornali, perché qui dentro, qui dentro c’è stato un incontro il 31 di maggio del 2021, a cui io ho partecipato assieme ad alcuni anche della maggioranza e dell’opposizione, il Presidente Zaia seduto lì, la delegazione del Parlamento della Commissione parlamentare seduta qui davanti, dove abbiamo ascoltato e audito la Commissione, c’era anche il collega Possamai all’epoca, abbiamo sentito quello che si stava andando avanti, era un’altra era geologica, era un altro Governo fa e dopo quel momento più niente.
Quello che io devo apprendere è quello che arriva sui giornali, quello che riesco a trovare delle bozze che ci sono in Parlamento, non essendo poi una forza rappresentata in Parlamento, perché sono una forza civica regionale, devo vedere quello che accade nel dibattito quotidiano. Il Presidente Zaia che lascia interviste quotidiane da mesi sull’autonomia e che va a parlare direttamente con la Presidente Meloni, non si degna di venire qui in Aula ad aggiornare i Consiglieri che sono stati eletti all’interno di questa Regione e che qui dentro erano il 31 maggio. ad ascoltare quello che sarebbe stato il progetto di autonomia di questo Stato.
Ma voi ritenete che questo sia serio per le persone che ci hanno eletti e ci hanno portato qui dentro? Io sinceramente credo di no. Allora, al di là del fatto che oggi stiamo discutendo non di autonomia, perché altrimenti davvero sarebbe ancora peggio, se voi mi dite che questa è la discussione che noi dobbiamo fare, politica sull’autonomia, allora, come avevo proposto, era meglio che uscissimo tutti dall’Aula, perché è una presa in giro non solo di chi sta fuori di qua ma anche di chi è seduto qui dentro, cioè voi mi volete dire che questo è il momento in cui noi abbiamo modo di confrontarci su cosa pensiamo dell’autonomia? Davvero vi basta questo? Vi basta sventolare alle persone che avete portato a votare al referendum che avete fatto la giornata, davvero vi basta questo?
A me, ad esempio, interesserebbe capire cosa significa portare a casa 23 materie che spaccano, che spaccano un territorio, spaccano un Paese, quando invece quello che abbiamo sempre chiesto, almeno nell’umiltà di una forza civica come il Veneto che vogliamo, è quello di dire: se dovete parlare di autonomia, non pensate che sia il potere accentrato a Venezia, ma che finalmente il potere si dia ai Comuni, perché sapete invece quello che state facendo? Questa Regione, con il taglio del fondo affitti nazionale, cosa ha fatto? L’assessore Corazzari, in barba del fatto che vuole l’autonomia, manda una mail, manda una circolare ai Comuni del Veneto che gli dice: Ah, mi dispiace, è stato tagliato il Fondo affitti. La Regione non ha dei fondi da mettere a sostegno delle persone che stanno male e non riescono ad accedere ad una casa e l’unica forma di autonomia che lui è riuscito a dare è: vi invio una mail. Vi invio una mail, poi arrangiati tu Comune.
Allora è questo che volete fare? È questo il progetto dell’autonomia che avete in testa?
Tutto accentrato qui. Un grande potere della Regione. La competenza delle 23 materie e i Comuni soli che devono farsi bilancio come? Facciamo un esempio, dovevamo discutere la mozione su Maserà, invece siamo qui a parlare della Giornata dell’autonomia, a mia prima firma, altro polo logistico: 1.000.000 di metri quadri che non fanno consumo di suolo del Veneto.
Sapete che i Comuni faticano a dire di no a questo potere non visibile che è il potere della finanza, dei poli logistici, perché è l’unico modo per loro per avere cassa e bilancio. È così che volete andare avanti? Potere a Venezia, centro e poi i Comuni soli a cui gli mandiamo una circolare, una mail dove gli diciamo: senti, mi dispiace che il Governo Meloni ha tagliato i fondi per l’autonomia e poi voi arrangiatevi, anzi dite sì al polo logistico, perché così potete avere un paio di milioni di euro da mettere a bilancio.
È questo che volete? Il progetto per questa Regione?
Allora voglio proprio vedere cosa metterete nel programma dell’autonomia, nel programma della giornata che festeggia l’autonomia che non esiste.
Davvero, sarò felice. È per quello che io penso oggi voterò no, ovviamente, a questa proposta, ma penso che sia un autogol per voi. Penso che sia un autogol per voi, perché è poco serio di fronte a una Regione che, è vero, ha votato un referendum che è un po’ diverso perché non c’era, in quel quesito non c’era cosa sarebbe successo che tipo di autonomia.
Lo sapete anche voi che il popolo veneto si è espresso su un desiderio, ma non gli avete detto come sarebbe andata.
Vorrei vedere se ci fosse - e succederà, per fortuna, grazie a delle forze che faranno un referendum - le persone che si devono esprimere su quello che contiene la legge che riguarda l’autonomia perché è facile parlare di una cosa che non esiste; questo è il centro della discussione che stiamo facendo oggi: festeggiare una cosa che non esiste e parlare di una cosa su cui ancora non abbiamo, non solo la certezza, l’avete detto la parola sperimentazione, fa paura anche a me perché non si sperimenta sulle forme dello Stato, su come uno Stato è organizzato non si sperimenta sulla vita delle persone e su come potranno arrivare, non solo a fine mese ma ad esempio prendere un fondo affitti dal loro Comune che è senza soldi, e, credetemi, che io non so e non sono sicura e non lo sapete nemmeno voi se quel Comune con l’autonomia, invece, quei soldi li avrà perché non avete ancora deciso come sarà e lo sapete anche voi.
Allora andare a festeggiare una cosa sulla pelle delle persone, quando non abbiamo in mano un progetto vero di riforma, quando io penso - io - che quel progetto di riforma, invece, spaccherà l’Italia in due e non darà al Veneto più potere e se come, penso io, per come voi state governando questa Regione significa accentrare potere e non delegare potere ai territori e ho fatto l’esempio di prima, ecco, io credo che per questi motivi, oggi, andare a votare una giornata dell’autonomia che non esiste e che non sappiamo su cosa si baserà e non sappiamo come arriverà e se arriverà, sia una presa in giro per i cittadini che sono seduti di fronte a noi e che ci stanno, io credo, anche ascoltando da casa.
Allora, chiudo, faccio davvero un appello perché oggi abbiamo letto - la capogruppo Camani - ha letto una richiesta, una lettera che chiedeva una cosa semplice: avete intenzione, al di là delle celebrazioni, delle cose che non esistono, andare a far vedere sventolarle un progetto di legge che farà vedere, informerà, io penso che invece celebrerà e c’è una grande diversità tra informare e celebrare i cittadini, tra informare, fargli davvero conoscere quello che sarà il loro destino e celebrare in virtù di un’ideologia politica qualcosa che non sapete come andrà a finire e facendoglielo credere.
Guardate che la politica è fatta così. Fa male.
Allora - e torno, invece, sul punto avete l’intenzione, invece, di prendere questo Consiglio regionale per quello che è, Consiglio regionale composto da eletti di diverse forze politiche che meritatamente per i voti che hanno preso uno a uno sono seduti qui dentro e fare una discussione seria sul progetto di autonomia che questo Governo sta portando avanti, volete chiedere al vostro Presidente di sedersi qui per una volta, perché lo vediamo solo durante il bilancio di dirci cosa intende fare, cosa vuole fare della Regione del Veneto dentro quel progetto di autonomia?
Volete fargli rispondere alla domanda che fa la consigliera Ostanel: e i Comuni cosa faranno dentro questo progetto di autonomia? Saranno lasciati soli come ora, o cambierà qualcosa per le loro finanze perché non lo sanno? Ad oggi non lo sanno.
Allora, se dentro questo progetto di legge ci fosse stata l’istituzione della giornata che dentro il Consiglio regionale ci mette a discutere seriamente di un progetto chiave per il futuro del nostro Paese, allora io avevo votato favorevolmente, magari; a parte il fatto che spero che non serva a un progetto di legge, alla maggioranza che governa questa Regione per fare questo momento, ma era giusto per farvi capire in che paradosso siamo, in che paradosso, avete portato quest’Aula l’Aula che sta votando la giornata 22 ottobre su una cosa che non esiste.
Per me – e conosco persone che hanno votato a favore del referendum, tante; per me è una presa in giro anche per loro e io credo, come ha detto anche chi mi ha preceduto, che portargli… se io un giorno potessi portargli il programma del 22 ottobre 2024, credetemi, io credo, sarà un autogol per voi e credo che non ci abbiate ragionato così tanto perché festeggiare qualcosa che poi non accade o festeggiare qualcosa che poi riesce male, credetemi, credo si ritorca contro.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Capogruppo Masolo.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie. Io oggi mi stupisco, sono qua, diciamo, appena arrivato, sto ancora così orientandomi, ma mi stupisco di due cose: allora la prima che stamattina pensavo di aver parlato troppo per presentarmi e, mi rendo conto, immagino cosa potrebbero pensare le persone, non so se qualche persona che ci sta seguendo è online, ma dubito che ci possa seguire se i Consigli regionali sono sempre di questo tipo, cioè sono le quattro e venticinque e stiamo ancora parlando dell’ordine del giorno Istituzione della Giornata dell’autonomia; non so se vi rendete conto.
Tra ’altro è da un po’ che inno parlando le minoranze, ma tutta la mattina ha parlato la maggioranza, ma di cosa? Di una cosa che siete d’accordo? Avete parlato tutta la mattina della gente che voi cercate di coinvolgere; ma come fate a coinvolgere le persone?
Mi riallaccio alla domanda che ha fatto prima la collega Baldin, ma avete chiesto alla gente cosa pensa della giornata dell’autonomia, perché io dubito che ci sia qualcuno che vi dica: bravi, fate questa giornata, l’ennesima giornata importantissimo, gli studenti, gli insegnanti ma tutte le persone che possano essere coinvolte; ma di cosa stiamo parlando?
Un’altra cosa che mi stupisco è, come hanno già detto molti, ma dov’è il Presidente della Regione in cui si sta parlando di un di un tema che è il vostro cavallo di battaglia, cioè la cosa più importante per voi in assoluto, io capisco che possa ignorare le entrate in Consiglio regionale, i due Consiglieri, poi un umile Consigliere di Europa Verde, capisco, mi spiace per il collega Cecchellero perché è dello stesso partito. Io capisco che non fosse presente, perché sicuramente a cose più importanti da fare, ma almeno essere presente solo un attimo per avallare le vostre; pensavo fosse il minimo.
Altra cosa che mi stupisco è che due gruppi politici che tra l’altro sono al Governo della Nazione, che hanno delle radici, delle identità molto diverse, uno persegue… è un partito fortemente nazionalista, centralista, l’altro ha forti radici secessioniste e indipendentiste e per cui anche questo, cioè sentir parlare e difendere questa autonomia differenziata, veramente, da esterno, mi sembra strano. Ecco, poi capisco il senso, invece, perché non si parla tanto di autonomia, ma di fatto, la sostanza, perché poi una cosa sono gli slogan e i termini tecnici, una cosa è la sostanza, che è centralismo, un centralismo romano, da una parte un centralismo veneziano dall’altra, ma il problema di fondo dell’autonomia è che si distingue molto dalla nostra posizione dei Verdi, che perseguiamo invece un federalismo è proprio il termine centralismo e il centralismo esclude a priori alla radice ogni forma di partecipazione, che è quello che manca sostanzialmente nella nostra Regione, ma speriamo che fra un po’ si possa fare una grossa rivoluzione di tipo culturale di tipo amministrativo.
Io faccio solo un passaggio adesso, ho preparato un intervento, ma proprio per stare anche nei tempi, perché sennò poi mi dilungo.
I Verdi europei e, quindi, anche Europa Verde, fin dalla loro nascita, sostengono l’esperienza federalista, perché convinti che le esigenze di giustizia sociale ed equilibrio ambientale trovino risoluzione nell’esperienza dei popoli europei e non nei nazionalismi che, come la storia ci insegna, costituiscono un terreno fertile per competizione e conflitti.
Chi oggi sostiene arditamente questo modello di autonomia lo fa giustificandolo in termini che poco hanno a che fare coi cittadini e molto col potere politico, come dicevo prima, cioè centralizzare e non creare partecipazione, per interessi di pochi e non per interessi di tutti.
Il fatto stesso che il Presidente della nostra Regione, a pochi giorni dall’approvazione della legge, senta il bisogno di intestarsi l’autonomia, richiedendo alla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la riapertura del tavolo di confronto per l’attuazione dell’autonomia differenziata, creando non pochi imbarazzi in seno alla stessa maggioranza, rivela la natura squisitamente politico competitiva di questo provvedimento.
Noi di Europa Verde poniamo ascolto a quella richiesta di autonomia che giunge dal basso, dai cittadini, ma siamo convinti che l’esperienza dettata dalla legge appena approvata vada in tutt’altra direzione, ma soprattutto riteniamo che, appunto, per rispetto dei cittadini che richiedono concretezza e realismo, la proposta di incensare l’autonomia come l’ennesima Giornata regionale, all’interno di un calendario Veneto sovraesposto dall’introduzione da parte di questa stessa maggioranza di un numero di giornate di cui si è perso il conto, ho saputo prima, non lo sapevo neanche, che avete inserito nel calendario anche la giornata del gelato Veneto, ma anche su questo, ma avete chiesto alla gente cosa ne pensa? Perché veramente io non lo sapevo; chiedo scusa non lo sapevo. Tutti mangiano il gelato.
Questa pensiamo sia mera demagogia.
Io personalmente sarei per ridurre le giornate perché ce ne sono veramente troppe, ogni giorno c’è una giornata, allora facciamo in modo che non ci siano più giornate, ma che ogni giorno si facciano le cose che prevedono quelle giornate cioè che si viva da cittadini responsabili e consapevoli. Abbiamo assistito a una massiccia azione di propaganda; una propaganda che è stata veicolata con il referendum per l’autonomia del Veneto, una propaganda che, come da manuale, serve al potere e non al cittadino.
Detto questo, dico convintamente no, non già perché sono contrario a forme e condizioni particolari di autonomia su determinate materie. Sarebbe, anzi, utile che ci si focalizzasse su questo quando si parla di autonomia differenziata e cioè oggetto dell’intesa non possono essere intese materie tra quelle elencate nell’articolo 116 della Costituzione, ma le funzioni e i compiti legislativi e amministrativi in relazione al catalogo di materie individuato.
Bisogna sgomberare il campo dall’afflato bulimico che ha caratterizzato tutta la narrazione Giana dell’autonomia differenziata.
Sono poi particolarmente critico nei confronti del meccanismo pensato dalla legge 86/24, legge Calderoli, per la determinazione dei livelli essenziali di prestazioni (LEP), perché la scelta di fare individuare i LEP attraverso i decreti legislativi può essere più o meno condivisibile. Ma quello che non è affatto condivisibile è che nella legge, che è anche una legge delega, l’ennesima, mancano in tutto e per tutto i criteri direttivi e i principi cui fa riferimento per la formulazione dei decreti legislativi che dovrebbero intervenire entro 24 mesi. Ma non voglio entrare nel tecnico anche perché ci sarebbe da parlare dei LEP sul discorso della legittimità costituzionale, ma voglio tornare al progetto di legge in discussione.
Per ragioni di natura tecnica non mi è stato possibile, perché sono entrato operativo proprio oggi, per cui non potevo nemmeno pensare di fare degli emendamenti però non è stato possibile presentare emendamenti ma ne avevo pensati due, ve lo dico solo per conoscenza, perché potrebbe, sicuramente, contribuire al dibattito.
Allora, uno sostitutivo del comma 1 dell’articolo 2, perché non si capisce perché facciamo più volte riferimento al popolo veneto, quando poi il programma della giornata lo decide la Giunta d’intesa con l’Ufficio di Presidenza del Consiglio. Cioè, con tutto rispetto, ritengo che sarebbe stato più consono far decidere l’intero Consiglio su proposta della Giunta il programma della giornata in questione, perché, almeno a livello di Consiglio regionale, garantire una partecipazione adeguata, accettabile.
L’altro, sempre lettera b) del comma 2, dell’articolo 2 si cita la parola "di Veneto”, mi pare “popolo veneto”, per inserire il seguente periodo: “Inclusa l’illustrazione delle motivazioni della sentenza 118/2015 della Corte costituzionale dichiarativa della illegittimità costituzionale sia della legge della Regione Veneto (19 giugno 14, n. 16) indizione del referendum consultivo sull’indipendenza del Veneto che dell’articolo 2, comma 1, numeri 2, 3, 4, 5 della legge della Regione Veneto, sempre 19/2014, referendum consultivo sull’autonomia del Veneto”, perché questo? Perché è essenziale diffondere anche la conoscenza, scusate, guardo il tempo perché non sono abituato… è finito?
Speaker : PRESIDENTE
Silenzio. Il tempo, Consigliere, lo può vedere sullo schermo.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
L’ho visto, l’ho visto, avevo messo gli occhiali.
No l’ho guardato. Adesso, per dispetto vado avanti altri 10 minuti.
Speaker : PRESIDENTE
Andiamo avanti.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
No, concludo. Concludo se state attenti… concludo se state attenti, perché questo è essenziale diffondere anche alla conoscenza sia del territorio di promuovere l’indipendenza del Veneto, di cui alla legge regionale n. 14/14, con il conseguente potenziale rischio di scioglimento del Consiglio regionale, ai sensi dell’articolo 126 della Costituzione. Così come è importante diffondere la conoscenza di alcuni dei quesiti contenuti nella legge regionale 15/2014 e delle ragioni costituzionali che hanno condotto alla dichiarazione di illegittimità costituzionale degli stessi.
È importante ricordare il passato e anche gli errori grossi che son stati fatti del passato.
Per cui concludo dicendo: io sicuramente sono pronto a operativo a contribuire con tutte le forze, con tutto l’entusiasmo, con tutta la passione a promuovere il più possibile il referendum abrogativo che verrà organizzato fra poco.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Capogruppo.
Consigliere Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, Presidente, grazie. Io ho sentito parlare questa mattina di poco entusiasmo in quest’Aula e devo dire che sarò in controtendenza, Presidente, con gli interventi della mia capogruppo e di chi mi ha preceduto, perché devo dire che io sono contento e ho entusiasmo oggi, quindi, se chi mi ha preceduto non era contento del mio gruppo, mi assumerò, Capogruppo, le mie responsabilità, io sono contento, sono entusiasta di questa giornata nuova che noi… è sbagliato, dovevamo fare una settimana, non una giornata, dovevamo fare una settimana; cioè non è giusto che i vip festeggiano il compleanno una settimana, il Veneto faccia una sola giornata per la festa dell’autonomia. Quindi un po’ riduttiva, devo dire potevate sprecarvi un po’ di più. Però io sono contento perché finalmente, dopo questa importante discussione, dopo che abbiamo scoperto che per fortuna esiste il Veneto che ha insegnato il merito di amministrare agli altri, perché dopo erano interessanti quando abbiamo sentito che abbiamo paura dell’autonomia, perché viene a galla che chi sa gestire le cose lo fa e viene fuori quelli che non l’hanno saputo gestire, oppure quando Pan dice che la competenza è merito del Veneto.
Siete riduttivi, con una cosa del genere giochi circensi una settimana di festa e ponte per andare alla salute. Quindi siete un po’ riduttivi.
Però io sono contento, assessore Lanzarin, guardo lei perché l’ho di fronte, con massimo rispetto, perché finalmente, dopo questo importante dibattito, dove ci hanno spiegato dall’altra parte, che siamo quelli che abbiamo insegnato le profonde ragioni della buona amministrazione a tutto il mondo, da domani non avremo più il contenzioso con la Pedemontana.
Da domani non saremo più l’ultima Regione d’Italia nel trasporto pubblico locale a mettere i schei, siamo in Veneto, i schei, quindi smetteremo di essere ultimi, che finalmente da domani tutte le liste d’attesa che ci sono, dopo questa giornata dell’autonomia, troveranno una risposta, quindi immagino che ci sarà, Assessore, dopo il voto, una task force dai centralini che comincerà a chiamare e dire: abbiamo votato la Giornata dell’autonomia via galleggiamento, via tutto, visita, visita, visita, problemi del Veneto risolti.
Quindi io devo dire che se succederà questo da domani, io sono contento, altro che una settimana, buttiamo il cuore oltre l’ostacolo: un mese. Un mese di festa, un mese sabbatico, però io, purtroppo, dopo vengo ricatapultato nella realtà, perché la mia Capogruppo mi tira i calci sotto il tavolo e mi dice: non sbilanciarci troppo e vedo che c’è un dato oggettivo che non può essere disquisito dal dibattito politico che ci dice che dove il Veneto ha l’autonomia o è l’ultima o la penultima Regione d’Italia. È un dato.
Urbanistica; l’edilizia è una materia concorrente, l’urbanistica facciamo noi la pianificazione.
Siamo la Regione che consuma più suolo d’Italia. Oh, Madonna! Vaglielo a dire a quelli che vanno sott acqua; porca miseria. Madonna! C’è qualche decimo in più la Lombardia, sapendo che loro hanno più di 10.000.000 di abitanti, noi con qualche decimo in meno, con 4.900.000 di abitanti. Menomale. Menomale. Ragazzi, ci sono i capannoni anche in Emilia, ci sono i capannoni anche in Friuli, ci sono capannoni e capannoni, c’è suolo e suolo, c’è idea e idea della cultura di mantenere un posto dove tu vivi vivibile anche per le generazioni future, tant’è, tant’è che gli ultimi i risultati elettorali hanno sbattuto la porta in faccia a chi non ha saputo tutelare il suolo, perché? Perché è evidente che la gente all’inizio non lo capisce quando incomincia ad avere una grandinata un anno sì e un anno no e dopo il tornado e dopo vai con la cantina sott’acqua, ma forse quei pazzi del PD che dicevano che il suolo va mantenuto adesso che me se tocca spendere gli schei per la macchina danneggiata dalla grandine un anno sì e una no, forse tutti i torti…
Altro elemento, ferrovia, assessore De Berti, il grande sogno autonomista di avere le ferrovie venete gestite dall’azienda veneta si conclude con un doppio passaggio: chiudiamo l’azienda per inefficienza, perché non funziona, perché Sistemi Territoriali, azienda che fa parte del bilancio consolidato Veneto, con la governance nominata dal Consiglio regionale la chiudiamo per inefficienza e dopo facciamo anche un grande proclamo: per fortuna arriva Trenitalia che credo insieme alle Poste italiane siano, per antonomasia, i due simboli in assoluto della Nazione.
Quindi avevamo l’autonomia su quattro linee ferroviarie, abbiamo chiuso la società veneta, gestita da questo Consiglio, non da quello che è dall’altra parte della riva e perché non funzionava.
Era un modello sì di autonomia e l’abbiamo chiusa e abbiamo detto anche brava a Trenitalia, vieni a fare quello che noi non abbiamo fatto, perché non siamo capaci e abbiamo chiuso un’azienda.
È un esempio di autonomia che può spaventare il consigliere Montanariello, eh sì, dove l’avremo non sono buoni, detta proprio alla veneta.
Banche, diceva prima il collega, che certamente non siede nei banchi dei progressisti e dei riformisti, che siamo una Regione, come ci ricorda sempre il Capogruppo della Lega che produce, il capannone, però non abbiamo neanche una banca.
Oggi noi chiediamo le competenze sugli istituti di risparmio, chiediamo le competenze sui crediti cooperative. Avevamo due banche che non erano soggette al controllo di Bana Italia o altro, nel Veneto sono andate su destra, sinistra, centra non centra la politica? Chi c’era non ha visto, non si è accorto e oggi magari quando avevamo le cose in casa non ci siamo accorti, adesso invece chiediamo le competenze che non sono le nostre.
Energia; quella dell’energia io la darei perché io vorrei vedere il nostro Presidente che va a trattare con Putin magari per fare l’oleodotto a San Pietroburgo, Chioggia va, abbiamo Putin che va a trattare con Zaia e dicono: sai a noi serve un po’ di gas, puoi fare un oleodotto Campagna Lupia, magari San Pietroburgo? Perché sai noi a Campagna Lupia il gas lo paghiamo caro perché abbiamo le aziende venete, puoi farci… allora magari perché no.
Andiamo anche in Corea, cosa vuoi che sia, un po’ di petrolio, tanto, visto che non viene in Aula al posto che presentare i libri, può andare ad incontrare i leader, qualche trattativa sull’energia può farla, perché no; perché non chiedere l’energia, perché? Tanto ci ha solo insegnato la storia più recente che quando c’è stato il conflitto russo - ucraino per salvare le nostre aziende venete, quelle che voi volete salvare con l’autonomia, senza schei con la torta senza festeggiato, come diceva qualcuno, abbiamo salvato le aziende venete, perché probabilmente l’Europa ha fatto degli accordi sul costo dell’energia dove, capite, non basta più neanche l’Italia, non basta più neanche l’Italia, perché non è che va Mattarella, la Meloni da Putin, Draghi. Lo abbiamo visto con i vaccini: ragazzi o decidiamo che siamo contro i vaccini, ma se diciamo che i vaccini è una cosa che abbiamo spostato tutti come causa e che ci hanno salvati da una delle pandemie che forse nella storia era senza precedenti nella storia moderna, dobbiamo dire che forse, se il Veneto si andava a comprare i vaccini da solo, forse magari… ci ha provato, per fortuna non ci è riuscito, quando l’hanno visto io non immagino la reazione, chiamano le Nazioni Unite, chiama l’America e dice: c’è un 041: Sì è Zaia passamelo, che servono 5.000.000 di vaccini.
Aspetta che dopo che rispondo a Zaia. Aspetta un attimo: Trump stai in linea che devo parlare con Zaia che serve una partita di vaccini.
Noi lo diciamo ironicamente, ma è un esempio vero di come a volte neanche il carattere nazionale, basta più, di come a volte neanche la stessa Italia, di fronte a certe partite su scala mondiale, sia autosufficiente in approvvigionamenti chiave che salvano la vita come i vaccini o che salvano le aziende come l’energia, visto che ci sta a cuore l’energia veneta.
Trasporto pubblico locale, dal ‘98 abbiamo l’autonomia, legge regionale 25/98, là debbo dire che avete fatto dei grandi sforzi in avanti; chapeau non siamo gli ultimi, siamo i penultimi.
D’altronde non è che possiamo dire a uno che è l’ultimo quando è il penultimo, c’è qualcuno dopo e pensa te che le Regioni del Sud, anche quelle non a statuto speciale, ci hanno superato, però noi probabilmente oggi, con l’autonomia, potremmo fare quello che potevamo già fare da 26 anni e noi l’abbiamo fatto, perché, secondo me, è una legittima suspicione del giorno dell’autonomia ci illumini e dice: quello che non ho fatto in 26 anni lo faccio oggi.
IPAB, riforma delle IPAB, manca Veneto e Sicilia. Veneto e Sicilia. Luisetto, serve l’autonomia per fare la riforma delle IPAB? No. L’avete fatta? No. Quanti non l’avete fatta voi e la tanto amata Sicilia che quando si parla di esempi virtuosi, dite: noi non siamo i paesi da dove viene Montanariello, dice molto spesso qualcuno da quella parte. Devo darti una brutta notizia, da dove vengo io la riforma delle IPAB c’è, non c’è da dove vieni tu. Collega nella vita non è che si può sempre vincere con le parole, ogni tanto contano anche i fatti. Ce l’hai o no No. Gli altri l’hanno fatta, punto, basta finito però se voi ci date la Giornata dell’autonomia probabilmente faremo anche la riforma delle IPAB.
Dopo noi abbiamo, Assessore, alcuni filoni dove siamo strategici. Questo va riconosciuto, per esempio, nel sistema infrastrutturale noi siamo talmente strategici che se andiamo a vedere i convegni che fanno in giro per il mondo e per l’Europa ma basta vedere anche quando vediamo il video di Zaia, dopo se scorri ci sono anche i video di questi convegni che dicono che c’è tutto un tema dove rischiamo di essere tagliati fuori perché ci sono i grandi collegamenti dei Balcani, corridoi est-ovest, ovest-est, quelli che i nostri interporti veneti non sono collegati e quelli che addirittura dopo ci troviamo Intel che va via, ma va via perché dice viene Silicon Box, non è che possiamo fare due grandi investimenti tutti insieme; lo annunciamo all’incontro degli industriali di Verona, Zaia piano B, farà come la Clodiense, che addirittura andrà in serie C; gli investitori scappano, scappano perché non siamo attrattivi, scappano perché abbiamo un sistema infrastrutturale che ci ha indebitato per i prossimi anni con un’opera che si chiama Pedemontana e lo dico perché l’altro giorno in Commissione, chi non è in Seconda Commissione deve sapere che abbiamo accantonato 46.000.000 per un contenzioso; lo perdiamo, intanto mettili da parte.
Facciamo la Pedemontana, che ormai ho visto i blogger veneti hanno fatto un video bellissimo che si fermano e dicono: una strada tutta per mi, non passa nessuno. L’avete visto quel video?
Dice: non c’è nessuno, sono qua da mezz’ora sono l’unica macchina.
Dovremmo aprire i caselli e, va beh, dovremmo inaugurare, dove abbiamo invece possibilità di scegliere facciamo la Pedemontana, facciamo la Pedemontana e con una strada che sicuramente servirà a chi abita in quelle zone, la mia Presidente di Commissione mi ricorda sempre che è più facile arrivare da Altivole a Venezia. Peccato che, probabilmente, chi deve venire a portare i soldi nel Veneto gli interessa arrivare sui grandi corridoi e piattaforme logistiche, piattaforme e corridoi logistici dell’Europa e non solo dell’Europa. Però noi progettiamo una strada che, se bisogna venire da Altivole a qua diventa più agile. Mi sembra giusto, però non è che ci ha detto qualcuno, anzi meno male che non avevate l’autonomia, sennò non so se il Governo ci dava quei 600 e rotti milioni, 900 - 300, quindi menomale che non l’avevamo l’autonomia in quel momento, sennò magari qualcuno a Roma diceva: pagateli tu, quindi magari altro che l’IRPEF per i servizi che non abbiamo, dovevamo mettere l’IRPEF per qualche pianificazione errata che avevamo fatto.
Ma d’altronde devo dire la verità che anche io, in un momento della mia vita, sono stato attratto da questa idea perché avevo sentito parlare di nove decimi del gettito fiscale restano in… Adesso, tu vai da uno e dici: scusa, ma tu vuoi che nove decimi del tuo gettito fiscale restano casa tua, è equiparabile a dire un bambino: vuoi bene alla mamma? Vuoi bene al papà?
Il problema è quello di cui stiamo parlando noi non c’entra niente con quello che avete detto e promesso alla gente. Noi oggi stiamo parlando di una giornata per festeggiare una cosa che non c’è e che, se arriverà, sarà una bozza scritta male su un pezzetto di carta abbozzato a sua volta, dove non si parla di schei, dove non si parla di nove decimi, dove non si parla di niente. Il vantaggio qual è? Cosa dobbiamo festeggiare nella Giornata dell’autonomia, che di quei nove decimi di gettito fiscale che avete promesso ai cittadini quando avete fatto il referendum, che avete promesso, referendum, tra l’altro, ricordiamolo... Io non è che sia un amante delle scelte fatte politicamente dal Governo Renzi, però il fatto che abbia cassato la legge n. 16, che è quella che diceva che volevate essere una Regione autonoma, una Repubblica ‒ aspetta che la cito ‒ indipendente e sovrana... Mi tocca dire che Renzi quella cosa lì giusta l’ha fatta.
Tra l’altro, nella legge n. 15, lo ricordava prima la collega... Vanessa, quando dici una cosa scomoda ti interrompono perché non è bello quello che si sente dire. Dei sei quesiti solamente uno è passato, quindi gli altri cinque li hanno accantonati. Cosa festeggeremo noi nel giorno dell’autonomia? L’anticipo di uno dei nove decimi di gettito fiscale che ci daranno? Festeggeremo ogni anno l’anticipo, due dei nove decimi, che ci daranno? Oggi noi stiamo parlando, credo, di una cosa che sinceramente non esiste.
Per carità, siamo qua, potete dire “Montanariello, non è vero”, ma la storia degli ultimi anni ci dice che quando il Veneto ha avuto l’autonomia in qualcosa è ultimo. Ci vuole l’autonomia per mettere i soldi alle borse di studio o, invece, noi pensiamo che ha un valore mettere i soldi alle borse di studio... Quanto mette l’Emilia, 50 milioni? Quanto mettiamo noi, 8? 11 adesso. Da 11 a 50, Assessore... Stiamo parlando dell’Emilia, non è che stiamo parlando di Copenaghen, dei Paesi del Nord, con un’altra realtà. Ci vuole l’autonomia per dare gli schei a chi che se li merita, che è bravo e che ha vinto la borsa di studio o ci vuole la buona volontà? Continuiamo a dire, come fate nelle interviste, che i soldi della borsa di studio non arrivano perché manca l’autonomia. La Romea non arriva perché manca l’autonomia. Pensate che avete l’autonomia e fate la Romea domani? Non siete riusciti a fare neanche il terzo stralcio dell’Arzerone, che è competenza regionale. Siete come le comiche, come Totò e Peppino alla Fontana di Trevi. Fate due stralci e non fate il terzo. Opera regionale, l’ha fatta la Regione. Due dei tre stralci della SP9 Arzerone. Oggi scopriamo che quella è una provinciale. Perché hai fatto due dei tre stralci e non hai fatto tutti e tre gli stralci? O non ne fai neanche uno o li fai tutti e tre. Serve l’autonomia per questo? No. Servono scelte strategiche che noi dovremo mettere in campo.
Dico, e chiudo, che il dibattito che abbiamo avuto oggi, a parte aver capito, come diceva il collega, che più parliamo di autonomia e meno capiamo... Ha ragione il collega Favero: più parliamo di autonomia e meno capiamo. Per fortuna ci ha spiegato lui cos’è la Giornata dell’autonomia citando un po’ di filosofi. Penso che se quei filosofi vivessero oggi direbbero, visto lo scenario del Veneto: lasciate perdere l’autonomia, ragazzi. Ce lo direbbero chiaramente. I nomi che abbiamo citato, che avevano un principio federalista, un principio autonomista, lo facevano sul principio di poter gestire delle risorse e poter essere migliori e, come avete detto voi, poter avere una gestione delle risorse in cassa facendo meglio di quello che fanno gli altri. Però qui non c’è gestione di risorse. Non si parla di schei, non vi dà gli schei, non vi dà una lira, non vi dà un euro. Non vi danno un euro. Dovete dire ai cittadini che la Giornata dell’autonomia è la giornata di un progetto di legge che oggi non prevede un centesimo in più per il Veneto. Non ci danno soldi. Questo possiamo dirlo? Arriveranno. Non ci danno soldi. Possiamo dire che è fatto sulla buona gestione. Ci sono tante cose su cui già abbiamo l’autonomia e che potremmo avere e fare la buona gestione, invece non vengono fatte.
Chiudo questo mio ragionamento dicendo che il fatto che si festeggi la Giornata dell’autonomia prima ancora di portare a casa l’autonomia è un evidente gesto di disperazione politica che vi porta a dovervi attaccare a qualcosa. Sapete perché? Ve lo ha detto prima Joe Formaggio. Guardate che Joe Formaggio ha parlato come una clava prima, quando ha detto: la prossima governance, che sarà di Fratelli d’Italia... Lo ha detto Joe Formaggio. Vero, Bet? Lo abbiamo sentito in due, io e Bet. Quando parla Joe Formaggio, e io e Bet abbiamo ascoltato, e dice la prossima... È evidente che in questo arzigogolamento di giochi di rapporti di forza e di potere, la forza politica che oggi detiene 33 seggi in questo Consiglio regionale ha bisogno di fare un atto di sopravvivenza politica, e allora ci inventiamo non solo l’autonomia, ma i fuochi d’artificio. È una rivendicazione politica che spero per i cittadini veneti che darà frutti migliori del futuro che io ho dipinto.
Mi sa tanto di un gesto di disperazione politica che vuol portare a dire che è vero che c’è da un’altra parte una forza politica ‒ presidente, chiudo negli ultimi sei secondi che mi restano ‒ però c’è ancora il Veneto di Zaia che reclama l’autonomia e sull’autonomia ci giocheremo una partita contro i centralisti di Fratelli d’Italia.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Collega Scatto, sull’ordine dei lavori.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Sarei dovuta intervenire prima, perché lo sproloquio a cui ho appena assistito nulla ha a che fare con la discussione...
Speaker : PRESIDENTE
Non è sull’ordine dei lavori, collega.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
...del progetto di legge.
Speaker : PRESIDENTE
Siamo in discussione generale, collega. Non è sull’ordine dei lavori.
Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
In quasi tutti gli interventi che ho sentito da parte della maggioranza, dalla Lega a Fratelli d’Italia, si è parlato del problema del Partito Democratico a tirar fuori le strumentalizzazioni, le contrarietà continue a questo progetto di legge e soprattutto all’autonomia. Forse non avete capito, anzi non avete capito che il problema non è mica nostro. È un problema vostro. Voi dovrete giustificare alla cittadinanza, ai veneti quello che avete fatto e che state facendo.
Dovrete giustificare che spenderete di più di quello che ora date. Se pensate che il Veneto, anzi il nord di residuo fiscale ha meno 2.715 euro per cittadino, il Veneto ne ha 2.680 per ogni cittadino, il sud ha più 1.046, parlo, ad esempio, della Puglia... La Puglia addirittura 2.440. Se noi pensiamo che il residuo fiscale, quindi quello che noi, tra spese e entrate, versiamo allo Stato, quando potremmo trattenere... Dovreste capire, dovreste averlo già capito che non solo questi soldi li daremo ancora allo Stato centrale, ma ne avremo di più da spendere. Sapete perché? Perché, nel momento in cui si fa una proposta di legge cosiddetta Calderoli, dove bene o male non si mette un euro di risorse pubbliche... Non solo non si mette un euro. Noi abbiamo avuto il Presidente che chiede delle materie quali l’organizzazione della giustizia di pace, rapporti internazionali con la UE della Regione, commercio con l’estero e professioni, protezione civile, prevenzione complementare, coordinamento della finanza, cassa di risparmio, enti di credito fondiario. Ovviamente, non chiede le materie relative ai LEP, perché i LEP non sono stati finanziati, per cui non si possono chiedere quelle materie lì. Cosa succede? Che queste materie le dovremo pagare, perché spenderemo. Qualora queste materie, cosa che non succederà, ma lo Stato centrale probabilmente ne avrebbe tutto l’interesse, venissero delegate alle Regioni, quindi al Veneto, visto che lo ha richiesto direttamente Zaia con una lettera, in modo informale, tra l’altro è una procedura che non esiste da nessuna parte, di fatto avremo dei problemi in più da gestire senza alcuna risorsa, con la differenza, che vi dicevo prima, relativa al Veneto. I 2.680 per ogni cittadino li daremo ancora. Ne spenderemo degli altri.
Oggi stiamo parlando di una legge, di un progetto di legge, al di là della stima che ho per il relatore, sulla Giornata dell’autonomia, di cui una cosa posso dire: probabilmente la proposta è nelle buone intenzioni di riflettere quel giorno all’anno, di approfondire cosa significa autonomia quel giorno all’anno, ma soprattutto di capire e cercare di essere coerenti con quello che avete detto alla gente e ai cittadini veneti, quello che avete detto qualche anno fa durante il referendum, un referendum generico, lo abbiamo detto, lo abbiamo visto in varie occasioni, che non valeva niente. La gente ha capito che trattenevano i soldi. In realtà, ci troviamo, a distanza di anni, dove abbiamo speso 16 milioni di euro per quel referendum, perché li abbiamo spesi, soldi pubblici... Quando la Regione Lombardia, con una semplice delibera, aveva adottato quantomeno un procedimento. Ci troviamo con una richiesta di autonomia differenziata, e non siamo noi a tirar fuori i problemi. Siete voi che date una risposta diversa. Perdonatemi. Siete voi che non date la risposta ai cittadini. Anzi, noi dovremmo lasciarvi fare, perché nel momento in cui verrà veramente applicata, se verrà applicata, perché finora avete vissuto di propaganda, se verrà applicata questa normativa, sicuramente il cittadino capirà che è una presa in giro, capirà che non solo avrà avuto benefici, ma avrà avuto un costo. Nel frattempo saranno aumentate anche le disuguaglianze.
Nella stessa regione, credo che nessuno lo possa smentire, abbiamo problemi di presa in carico, di liste d’attesa, di consumo di suolo. Abbiamo tante problematiche che comunque vanno risolte. Aumenteremo queste disuguaglianze, che già ci sono all’interno della stessa Regione, figuriamoci quando ci sarà questo tipo di autonomia, che voi cercate di dare alla gente passandola per un’autonomia che non esiste, che non ha niente a che fare con quello che avete promesso, non ha nulla a che fare con la propaganda che avete fatto finora. Non siamo noi che dobbiamo trovare fuori le scuse per non volere questa autonomia. Siete voi che dovete giustificare quello che state facendo, siete voi che dovete dire come mai stiamo parlando oggi di una legge per trovare un giorno all’anno in cui riflettere, cosa giusta, perché sarebbe giusto che si riflettesse su quello che state facendo, quando, in realtà, abbiamo progetti di legge necessari a questa Regione. Lo psicologo di base: ma quanto è necessario? Quanti ragazzi hanno bisogno di una visita ogni settimana, non ogni tre mesi, se te la fissano? Quanto abbiamo bisogno di medici di famiglia che, invece di fare la formazione del Veneto, magari la fanno universitaria, aumentando l’attrattività, vista la carenza che abbiamo? Ma quanto bisogno abbiamo di un ambiente tutelato o quantomeno diverso da quello che stiamo vedendo? Possiamo negare tutto, ma le cose le vediamo anche noi. Possiamo dire che il cambiamento climatico non c’è. Vuol dire che diciamo una grande bugia. Credo che dovreste veramente giustificare. Oggi non ci siete riusciti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Luisetto, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Richiamo la sollecitazione della presidente Scatto nel tornare al tema di questa giornata, su cui si è tanto divagato. Il tema di questa giornata, sfortunatamente, non era l’autonomia differenziata e la legge Calderoli, ma l’istituzione della Giornata dell’autonomia. Lo faccio riprendendo alcuni passaggi del discorso del collega Favero, che mi spiace non ci sia. Mi sono sentita abbastanza sollecitata da alcune sue considerazioni, in particolar modo quando ha detto alle minoranze che ritiene che noi siamo lontani dalle persone. Ha detto che non ci sporchiamo le mani e che non sappiamo essere vicini agli operai. Gli vorrei chiedere, ma vorrei porre questo quesito ai posteri, se è con la Giornata dell’autonomia che noi ci sporchiamo le mani e diventiamo vicini, tutti, come Consiglio regionale, alle esigenze dei lavoratori o se, come abbiamo visto, con i tagli ai Comuni, con la situazione che ha richiamato prima la collega Ostanel rispetto al lasciare soli gli enti locali, noi diventiamo vicini alle persone di questa regione.
Credo che questa giornata non sia tanto un tema di piacere o non piacere il concetto di folk, di popolare, come ci ha spiegato prima il consigliere Favero, ma sia più un’operazione di marketing, probabilmente necessaria in un momento in cui è importante dare una volata alle prossime elezioni, ma che dietro a sé ha veramente poco. Lo dico perché siamo stati, altresì, accusati di essere confusi come minoranze, quindi di avere prima sostenuto una cosa e poi di averne detta un’altra. La domanda che mi pongo è se nel corso di questa seduta, in cui l’autonomia è diventata quasi un essere mitologico che, abbiamo sentito, ci permetterà di spendere di più, ci permetterà di diventare una Regione a Statuto speciale, e abbiamo fatto anche un viaggio dal Trentino a Bilbao... Diventeremo l’Eldorado, praticamente, grazie all’autonomia. Ma non solo grazie all’autonomia. Grazie all’istituzione della Giornata dell’autonomia.
Fuor di ironia, il tema vero è questo. In questi anni, in questi mesi più volte è stato chiesto di affrontare in Commissione Bilancio, in Aula, anche con un gruppo di lavoro ristretto... È stato chiesto dalla Capogruppo e da diversi Consiglieri di minoranza la possibilità di intervenire nella profondità di questo tema. Noi, per tutta risposta, ci ritroviamo in Aula a confrontarci sull’istituzione della festa. Che sia un giorno di approfondimento, che sia un giorno di festa, facciamo fatica ad approfondire qualcosa di cui prima il luogo deputato a studiare, ad approfondire e a condividere proposte da portare, anche a livello nazionale, non ha mai affrontato la questione.
Infine, e me ne dispiace, prima il collega Favero ha detto questa frase: questo primo tentativo timido di autonomia ha smascherato, ha messo in luce i nemici dell’autonomia di smithiana memoria, quando la politica si doveva dividere tra nemici e amici, dove il confronto non era quasi più possibile e la composizione delle controversie neanche. È molto utile dipingere, quando uno non è d’accordo con te, come nemico. È utile perché ti permette in qualche modo di delegittimarlo e di strumentalizzare la sua posizione. Io credo che, invece, la posizione di queste minoranze sia una posizione ben diversa da quella che si è voluto dipingere. È una posizione di serietà, che in tutta la giornata di oggi ha continuato a chiedere la stessa cosa: discutiamo seriamente all’interno di questa Istituzione, ridiamo centralità al Consiglio regionale su un tema per il quale dovrebbe averla già avuta molto tempo fa e non gli è stata data, torniamo a parlare di autonomia con serietà e lasciamo le feste in secondo, terzo, ultimo piano.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zanoni, prego.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Intervengo dopo numerosi interventi, quelli della maggioranza di questa mattina e i nostri di oggi pomeriggio. Sono state dette tante cose, ormai. Sono state già dette tutte.
Il progetto di legge che stiamo votando è abbastanza bizzarro, nel senso che va a istituire una giornata di un qualche cosa che ancora non c’è. Una giornata su un qualche cosa non si nega a nessuno. Pensate, c’è la giornata della felicità, la giornata del “pi greco”, la giornata del sonno. Ho visto qualche palpebra pesante, a proposito, in Aula. La giornata del cioccolato. C’è la giornata del gelato, ma quella è più nostrana che altro. Quindi, una giornata in più o in meno... Però questa è una giornata un po’ vuota, perché è ancora aria fritta, non abbiamo portato a casa l’autonomia. È solo nelle idee, solo nelle parole di alcune leggi. D’altronde, rispetto a questi progetti di legge, quando non c’è la volontà di risolvere i veri problemi del Veneto, mi riferisco al problema della siccità, mi riferisco al problema dei cambiamenti climatici, degli eventi estremi, del clima impazzito, al problema della sanità e al problema del lavoro, dell’istruzione, della scuola, ci inventiamo, giustamente, e lo dico in maniera ironica, altri progetti di legge.
Tempo fa riflettevo su alcuni progetti di legge che mi sembravano inutili. Ce n’erano tre in particolare presentati in questa legislatura: il progetto di legge sull’inno ufficiale del Veneto, il progetto di legge sulla Giornata del patriota e anche questo, il progetto di legge sulla Giornata dell’autonomia. Perché dico che è un progetto di legge vuoto, questo, inutile? Perché stiamo istituendo una giornata di un qualcosa che non c’è. La conferma arriva anche dall’articolato del progetto di legge del collega, anzi dei colleghi, perché siete in molti ad averlo firmato.
All’articolo 2, comma 2, lettera b), si parla del contenuto di questa ricorrenza e a un certo punto si parla del percorso istituzionale per il riconoscimento, stato di attuazione, sostegno e attualizzazione. Si dice, anche qui, che è ancora un qualcosa che fa parte, questa autonomia, del futuro. Non è un qualcosa del presente. È come festeggiare il compleanno di un bimbo che deve ancora nascere. Aspetterete che nasca per poi festeggiare il compleanno di questo bambino o bambina, no?
Questo è un momento nel quale si decide un qualche cosa, un contenitore vuoto. Hanno detto bene i colleghi che mi hanno preceduto. Andiamo ad approvare un qualche cosa che non dà un riscontro pratico, non porta un euro in più, non porta aiuti in più, non porta finanziamenti in più, non porta praticamente niente. Questa giornata, effettivamente, va a istituire una ricorrenza che ancora non c’è. Il referendum che cos’è? È una delle tante tappe. A parte che, a proposito dell’assenza più eclatante di quest’Aula, cioè quella del nostro Presidente, ho sentito più volte dire che questa è una giornata storica. Ho fatto un po’ mente locale di tutte le uscite che ha fatto in merito a questo evento storico sull’autonomia, in questi ultimi cinque, sei, sette, otto anni. In coerenza con l’enunciazione del nostro Presidente dovevate concludere sette-otto date, secondo me, di ricorrenza. Erano tutte giornate storiche. Non sto scherzando. Vi ricordate quante volte ci ha detto “questa è una giornata storica”? Sono tutte giornate storiche. Un emendamento poteva essere quello che, oltre al 22 ottobre, potevamo mettere altre sette-otto date, quindi si festeggiava ancora di più.
Il problema, comunque, è proprio quello dei nostri cittadini. Ai nostri cittadini chiederanno “l’avete approvata?”. La minoranza probabilmente ha votato contro, compatta. La maggioranza ha votato a favore. E adesso? Che cosa cambia per i cittadini veneti? È questo il problema. Il problema di questa norma non è tanto nostro, ma proprio vostro. Approvare una legge che non cambia niente e che non restituisce niente, perché questa giornata resterà una cosa virtuale, è un qualcosa di poco serio. È una legge inutile.
Essendo una legge inutile, in questo Consiglio oggi abbiamo praticamente perso una giornata. Come ricordava bene il collega prima, motivi per fare norme ne avremmo tantissime. I problemi e i nodi da risolvere sono moltissimi. È lì che dovremo impegnarci un po’ di più, anzi molto di più: le esigenze di soluzioni ai problemi. I problemi in Veneto ce ne sono, c’è un elenco incredibile, basta chiedere ai nostri cittadini, ma noi stiamo dando risposte a esigenze che effettivamente non ci sono.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Sulla Giornata dell’autonomia, quindi sull’oggetto di questo progetto di legge, abbiamo discusso molto di cosa diceva uno e di quanto l’opposizione fosse inquietante, in qualche modo, non consapevole del danno che faceva. Il consigliere Boron a un certo punto ci ha ricordato di non fare come si fa a Roma, quindi litigare sull’autonomia, dove il problema comunque non è l’opposizione, ma la maggioranza. Se non vogliamo litigare sulla Giornata dell’autonomia, il problema è riempire di contenuti la Giornata dell’autonomia e cominciare a dare delle certezze. I traguardi diventano traguardi quando hanno obiettivi e strumenti chiari. Nel momento in cui gli strumenti non sono chiari rispetto all’obiettivo, è palese che qualcuno legittimamente può porre anche in dubbio l’utilità di un progetto di legge e della discussione stessa che stiamo facendo da questa mattina all’interno di questo palazzo.
La ricetta del “come” a noi non è chiara, visto che tavoli di studio, incontri, anche consulenze di professori universitari per capire come applicare l’autonomia ci sono già stati e ci sono già. Quindi, non è una novità. Forse a sostenere questa Giornata dell’autonomia e a spiegarci la ricetta del “come”, io condivido, sarebbe stato bello avere qui il presidente Zaia, che ci spiegava come le materie poi diventano funzioni, quindi dove troviamo i soldi per il personale nell’applicazione delle funzioni, quindi come approfondire e far diventare un elemento quasi culturale, quasi di innovazione l’autonomia, rispetto alla riforma di uno Stato che burocraticamente non va avanti rispetto a quello che era il tanto bel federalismo a cui i nostri antenati ci avevano in qualche modo avviato e che noi non siamo stati in grado di applicare.
Ricordo Trentin, per esempio, tra i tanti. Ricordo che l’autonomia sull’agricoltura l’abbiamo già votata in un referendum, ma non riusciamo ad applicarla, perché a Roma, trasversalmente, non abbiamo mai voluto comunque andare fino in fondo rispetto a questo argomento. È inutile, quindi, che sbandieriamo traguardi nel momento in cui non abbiamo ancora riempito di contenuto quello di cui stiamo discutendo.
Quindi, la solidarietà, per chiudere e non andare avanti e ripetere cose che sono già state dette, siamo noi a porgerla a voi. Questo traguardo lo vediamo, in qualche modo, se non lontano, sempre più spezzettato rispetto alle promesse che abbiamo fatto ai veneti rispetto a quello che dovrebbe essere, attraverso questo strumento, l’aumento, per esempio, di competitività della nostra Regione.
È inutile che ci diciate “vi portiamo la nostra solidarietà”. Noi non stiamo governando. Abbiamo governato. Fino a un certo punto abbiamo anche fatto delle proposte, eravamo arrivati a determinati step, anche rispetto a questo percorso. Dopo voi avete raggiunto quasi il traguardo. Non siete ancora alla fine. Vedremo come ci arriviamo. Dopodiché, ricominciamo magari a discuterne, ma prima di discutere della giornata, ripeto, vorremmo avere qui il Presidente per spiegarci in quella giornata cosa andiamo a festeggiare, cosa guadagniamo, cosa portiamo alle imprese venete, cosa portiamo alle persone che stanno male, cosa portiamo ai lavoratori, come non comprimiamo il costo del lavoro rispetto a una necessità di compressione dei costi. Questo è quello di cui, allora, possiamo discutere. Come applichiamo i vantaggi rispetto a determinate leggi che ci sono anche in Regione Veneto e che riconoscono alcuni territori speciali. Penso a Venezia, penso alla montagna, penso alla Riviera, alla Venezia orientale, dove abito. Ci sono già leggi all’interno di questa Regione che riconoscono una loro parziale autonomia. Quando discuteremo di questo, forse ritorneremo qui a discutere di quanto importante è culturalmente fare anche una giornata, la chiameremo autonomia, la chiameremo federalismo, come vorremo, ma quanto è importante, da un punto di vista culturale, premere l’acceleratore verso un modo diverso di condurre questo Paese.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Silvia Cestaro, prego.
Speaker : Silvia CESTARO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Intervengo perché in tutta la discussione di oggi non si è parlato di un argomento importante. Insieme al referendum per l’autonomia della Regione Veneto, lo stesso giorno, lo stesso 22 ottobre, questo giorno che i bellunesi ricordano molto bene, è stato votato anche il referendum per l’autonomia della Provincia di Belluno, un referendum importante perché la nostra è stata una Provincia defraudata dei diritti. È una Provincia che avrebbe tutti i diritti di poter chiedere un’autonomia pari a quella di Trento e Bolzano. Abbiamo il confine estero, abbiamo una zona interamente montana, abbiamo difficoltà enormi. Chi rappresentava la Provincia di Belluno non l’ha fatto, ha voluto seguire le indicazioni della Regione Veneto, ha voluto essere un’unica espressione e ha voluto cercare nel referendum la volontà dei propri cittadini di avere un’indipendenza uguale a quella del resto della regione. Questa Provincia è stata tradita due volte dal Partito Democratico: la prima volta con la legge Delrio ‒ lo so, mi dispiace, collega Camani ‒ che ha distrutto la Provincia. Ricordo il periodo in cui noi Sindaci dei Comuni dovevamo assorbire tutti quanti i dipendenti della Provincia, disperati, perché si trovavano ad avere posti di lavoro a 80 chilometri rispetto a dove lavoravano. Il secondo tradimento è proprio quella di non voler riconoscere il lavoro fatto dal ministro Calderoli, e che avrà per forza le sue ripercussioni anche sulla nostra Provincia.
La cosa che fa più ridere di tutto quanto questo ragionamento è che viene criticata la legge del collega Zecchinato, perché all’articolo 2, comma 2, lettera b) non si riesce a fare riferimento ovviamente a una legge applicata. È ovvio. A meno che il collega Zecchinato non abbia la sfera di cristallo, non poteva sapere quando sarebbe stato fatto il passaggio.
Ma la cosa assurda è che il Partito Democratico nel 2019 su un manifesto che potete trovare ovunque, chiede a questa Regione il rispetto dell’esito del referendum provinciale del 22.10.2017 con l’assegnazione di forme avanzate di autonomia direttamente alla Provincia di Belluno. Voi cioè addirittura pretendevate che le riforme fossero applicate prima ancora che fosse fatta la legge. Qui siamo veramente al ridicolo.
Se poi andate a vedervi tutta quanta la storia del Partito Democratico di Belluno, ha fatto una raccolta firme convinta per l’autonomia della Provincia di Belluno, di conseguenza, anche della Regione Veneto. Lo slogan era “uniti si vince”. Questa è la verità.
Io sono convinta che in questi anni, visto che si è parlato di concretezza, questa Regione, la concretezza nei confronti della Provincia di Belluno l’abbia dimostrata. Nonostante le difficoltà che ci sono state con la legge Delrio, che ha svuotato le competenze della Provincia, ha tolto i dipendenti, smembrandoli e mandandoli in ogni parte della provincia stessa o delle altre province, questa Regione si è impegnata fino in fondo per cercare di dare corpo alla legge 25 del 2014, una legge che era difficilissima da applicare, proprio per quello che ci siamo detti: perché la Regione è stata svuotata dei dipendenti, la Provincia, lo stesso, e i Comuni si sono trovati, e adesso siamo ogni giorno qui a discutere di questa cosa, ormai in braghe di tela. E cosa ha fatto? Ha dato le competenze alla Provincia di Belluno, e lo ha fatto anche in questa legislatura, aggiungendone ulteriori due di competenze: mi viene in mente la più importante, la caccia-pesca, dove siamo riusciti tutti insieme, lavorando di concerto, a dare l’intera competenza di questo settore alla Provincia di Belluno, che non solo è autonoma nelle sue decisioni, e anche nel Piano faunistico-venatorio, ma addirittura, tramite l’aiuto della Regione – parlo di un aiuto economico – è riuscita ad assumere tutto quanto il plafond di guardie provinciali che gli servivano per poter fare la gestione e l’amministrazione del territorio, cosa, direi, assolutamente essenziale, viste anche le meravigliose persone che ogni tanto si trovano e che distruggono il nostro ambiente.
Ecco perché parlo di concretezza, e parlo di una volontà che questa Regione ha messo fino in fondo, la Provincia di Belluno, alla difesa del suolo, all’urbanistica, alle minoranze linguistiche, alla caccia e pesca e molto altro; lo fa con fondi regionali, lo fa con la capacità delle persone che con poche risorse riescono ad arrivare alla fine, lo fa con i canoni idrici, che abbiamo discusso in quest’Aula, che sono al cento per cento, lasciati alla Provincia di Belluno: se non è autonomia questa, non saprei cosa sia autonomia, considerato che voi pretendete non si sa che cosa.
Noi allora speriamo, come rappresentanti della Provincia di Belluno, che questa giornata possa essere una giornata di confronto non solo per parlare di autonomia, per parlare di quello che sarà il prosieguo della legge Calderoli, ma anche per continuare un confronto proficuo su quella che è la legge n. 25 del 2014, affinché si possa arrivare veramente a dare una risposta a tutti i cittadini.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Grazie anche alle colleghe e ai colleghi che oggi hanno animato con tanti interventi la discussione in questo Consiglio regionale. Alcuni non li avevo mai sentito intervenire in Aula, quindi è una buona cosa: lo dico più che altro al collega appena arrivato, non è mai così, non intervengono mai, tranne quando si deve parlare di questo argomento. Quindi, mi associo alla gioia del collega Montanariello, che ha voluto sottolineare l’importanza della discussione che abbiamo avuto.
È stato un dibattito nel quale tanti colleghi si sono impegnati ad articolare delle riflessioni, in particolare sul Partito Democratico, perché l’oggetto della discussione è stato il Partito Democratico.
Su di me, presidente Scatto, mi dispiace, l’ho ascoltata non dall’Aula, ma dal mio ufficio, ero molto colpita dall’interesse che ha dimostrato rispetto a quello che ho detto io. In generale, avete ripercorso in tantissimi interventi l’oggetto del vostro interesse, cioè, l’analisi della storia politica del Partito Democratico e del centrosinistra, e della sua eventuale propensione o meno all’autonomia. Era un argomento che vi sta a cuore, evidentemente, che fa parte di quel racconto, lo ha ben descritto la collega Luisetto, di processo di delegittimazione folcloristica del nemico, che vi consente non tanto di essere quelli a favore dell’autonomia, ma di essere quelli che fanno la guerra a chi ha un pensiero diverso dal vostro.
Del resto, è così la vostra idea di autonomia: è un’autonomia divisiva, è un’autonomia non collaborativa, è un’autonomia conflittuale: del Veneto contro l’Italia, dell’inno veneto contro l’inno nazionale, della bandiera del Veneto contro la bandiera dell’Italia.
Ed è in questa modalità di interpretare l’ambizione autonomistica che io ritrovo la contraddizione tra ciò che voi raccontate, ciò che in realtà i veneti sentono e ciò che la Costituzione prevede. Che racconta di un’autonomia collaborativa, che è esattamente quella che abbiamo sperimentato, ad esempio, durante la pandemia, quando ci siamo accorti che le Regioni da sole non ce la facevano, ma al contempo era necessario presidiare da vicino i territori. Del resto, in questi anni, il processo autonomistico ha camminato sulle gambe di tutti, perché sta dentro la Costituzione ed è patrimonio di tutti.
Invece oggi avete sventolato, a mio giudizio, con orgoglio, legittimo, con un po’ di prepotenza, mi è dispiaciuto, la bandiera dell’autonomia. È fisiologico, e parlo ovviamente ai colleghi di Lega con Salvini e lista Zaia, con meno orgoglio i colleghi di Fratelli d’Italia o di Forza Italia, perché per queste formazioni politiche il tema dell’autonomia è un tema identitario, quindi è fisiologico, è il tema sul quale avete costruito la vostra proposta politica tanti decenni fa, ed è il tema attorno a cui riuscite a coagulare il consenso, oltre che l’identità della vostra formazione.
È vero, lo ammetto, la sinistra ha altri valori alla base della propria formazione identitaria, a partire dalla giustizia sociale, a partire dal contrasto alle diseguaglianze. E proprio perché la sinistra crede nella giustizia sociale e nel contrasto alle diseguaglianze, non può condividere questa proposta di autonomia divisiva, che allarga le differenze tra persone, fra territori, fra ceti sociali: la allarga, questa forma di autonomia.
Solo che, sventolando con orgoglio e prepotenza la bandiera dell’autonomia, e facendo l’esame radiologico alla storia del Partito Democratico e della sinistra, con un po’ di arroganza, perché ci si pensa professori, non avete però, secondo me detto… Può ripetere, consigliere Favaro? Non l’ho sentita. Se ripete quello che ha detto, mi fa piacere. Cosa ha detto?
Speaker : PRESIDENTE
Lasciamo parlare la collega Camani e non dibattito fra di voi.
Prego, Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Dicevo che sventolando con orgoglio e con un po’ di prepotenza e senza umiltà, la bandiera dell’autonomia, non ci avete detto, sostanzialmente, dal mio punto di vista, che cosa ci volete fare con questa autonomia.
Il collega Montanariello, in maniera efficace, ha fatto qualche esempio di come, negli argomenti, nei temi e nelle competenze, rispetto ai quali avete autonomia, non avete fatto bene, e qualche esempio di come ci sono temi, emergenze, necessità che dobbiamo affrontare, e che non risolveremo con l’autonomia. E questo è il grande limite quando un principio, anziché essere inteso come uno strumento per risolvere i problemi delle persone, è inteso come un fine identitario, tanto che la discussione a cui abbiamo assistito – lo dico a chi ha avuto il coraggio di richiamare i colleghi di minoranza a stare sull’argomento oggetto della discussione – il tema di cui avremmo dovuto discutere, avrebbe dovuto riguardare non i contenuti, perché non è questo il punto che avete portato all’ordine del giorno. Se voi mi aveste presentato un progetto di legge statale, come fecero i nostri omonimi nel 2017, all’interno del quale infilavate i contenuti delle materie, delle funzioni e delle competenze che oggi nel 2024 pensate sia utile che la Regione del Veneto richieda, la discussione mi sarebbe interessata molto. Anzi, ho aperto la seduta di Consiglio regionale avanzando questa richiesta, chiedendo la collaborazione al presidente Ciambetti per fare questo lavoro.
Dal 2017 al 2024 è cambiato il mondo, non so se ve ne siete accorti, e nel frattempo, forse – forse – quando un principio non è un dogma, ma è un elemento di discussione politica, andrebbe rivisto, andrebbe riaggiornato.
Voi non avete portato questo tipo di contenuto dentro quest’Aula di Consiglio regionale. Voi avete portato l’istituzione della Giornata dell’autonomia. Certo che non è una proposta di legge eversiva, collega Bet, è inutile, è diverso. Noi non siamo preoccupati che con la Giornata dell’autonomia si sovverta l’ordine istituzionale del Paese. Anche perché, malgrado i tentativi, che sono in atto, di compressione delle libertà degli spazi democratici, ancora in questo Paese un po’ di istituzioni a presidio ci sono. Siamo dispiaciuti che di fronte ad una novità come l’approvazione di una legge-quadro nazionale, il Consiglio regionale del Veneto impegni il suo tempo a discutere se la consigliera Camani ha detto una cosa giusta o sbagliata, se il PD ha fatto bene a fare la riforma del 2001, e se la Giornata dell’autonomia è davvero l’unico contributo che noi dobbiamo dare alla fase politica che stiamo attraversando.
Il punto è, e vado a chiudere, che anche oggi, infatti, la nostra discussione non è stata una discussione politica, ma è stata la solita, vostra, ennesima, enorme operazione di marketing, per nascondere la verità: il fumo per nascondere la verità.
La verità è che l’autonomia che avete promesso ai veneti in questi vent’anni, con questa legge Calderoli, non sarà possibile, perché la leggenda dei nove decimi, cioè che l’imposizione fiscale anziché basarsi sulla persona, si possa basare sul territorio, quella che vale, collega Bet, per le Regioni a statuto speciale, non per il Veneto, è una presa in giro, che per trent’anni avete utilizzato contro i veneti. Così come le 23 materie, che sono il racconto, la bugia che avete utilizzato contro i veneti.
Oggi, allora, anziché dire: quella roba lì non si può fare, ne facciamo un’altra, con le cose che ci sono arrivate, e vi diciamo come la vogliamo fare, e per ottenere cosa, marketing per nascondere. Quindi, è un’occasione perduta quella del dibattito di oggi, è un’occasione perduta. Avremmo potuto chiedere al presidente Zaia di venire qui a condividere con noi cosa si vuole fare in questa Regione, ed è anche una discussione che mette in evidenza la profonda debolezza di un partito, di un movimento autonomista nella nostra Regione, che dopo trent’anni non ha più niente da dire.
Per tutte queste ragioni, presidente Ciambetti, annuncio, a nome di tutti i Gruppi delle opposizioni, che non parteciperemo al voto di questo progetto di legge.
Speaker : PRESIDENTE
Signori, per favore, non rumoreggiano in Aula.
Grazie.
Collega Soranzo, prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente.
Inviterei l’opposizione eventualmente ad uscire quando è finita la discussione generale, quantomeno per rispetto…
Speaker : PRESIDENTE
Signori, silenzio in Aula. Lasciamo parlare Soranzo.
Prego, Soranzo.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie. Presidente.
Gentili colleghi, vi chiedo scusa se del nostro Gruppo ha partecipato una rappresentanza, però ha presidiato questo Consiglio in una proposta di legge che noi riteniamo assolutamente interessante.
Io sono sicuro che i veneti, nonostante possano essere stati lunghi gli interventi di quest’oggi, anche se io ho sentito la seconda parte, sono sicuro che i colleghi dell’opposizione, nonostante l’attività di uscita dall’Aula ascolteranno tutti gli interventi. Su questi interventi poi certamente la loro attività di comunicati-stampa sarà come sempre molto attenta e anche molto animata.
Vanno assolutamente, secondo noi, specificati in modo chiaro alcuni aspetti. Lo vogliamo fare dal Gruppo di Fratelli d’Italia, ringraziando il collega Zecchinato – a mio dire: cosa hai fatto, collega, a presentare questo progetto di legge? – perché ho sentito, e do il benvenuto ai due nuovi colleghi, in quest’Aula, Consiglieri regionali, non ho avuto il piacere di farlo questa mattina, lo faccio adesso. Ho poi sentito l’intervento del collega Masolo, che diceva – se è intervenuto, almeno questa mattina che non c’era la maggior parte della maggioranza – e si è consumato il tempo di questo Consiglio regionale, soprattutto.
Io ho visto la seconda parte del Consiglio regionale, dove praticamente come sempre tutta la minoranza interveniva, e per tutto il tempo. Gentili colleghi, noi di Fratelli d’Italia avremo, con umiltà – la nostra Premier usa il termine “sommessamente”, perché è ricco di significato – la volontà di mettere un accento su un aspetto. L’autonomia differenziata non è una riforma, considerato che il testo di legge porta l’istituzione di una giornata, quindi tutti i colleghi, mi pare aver capito, hanno poi sforato rispetto al testo di legge proposto dal collega Zecchinato, perché di fatto ha portato alle valutazioni sull’autonomia differenziata, una delle riforme, anche se è una legge quadro, delle riforme più importanti, noi pensiamo, del nostro Paese, insieme, e non di meno al premierato.
Quando noi siamo entrati in quest’Aula, con questo Gruppo, nel 2020, il Presidente, i segretari delle forze di maggioranza che proponevano come Presidente Luca Zaia avevano chiesto la firma dei segretari nazionali sull’impegno a portare avanti l’autonomia differenziata. È stata pretesa una firma d’impegno a portare avanti l’autonomia differenziata.
Poi, nel 2022, se non sbaglio, perché il tempo vola, le politiche. Anche su questo, nonostante inserto nel programma regionale e nel programma nazionale, è stato chiesto nuovamente questo impegno.
Penso di non dire niente – che nessuno si offenda, in quest’Aula, e penso non lo sappiano neanche i veneti che ci stanno ascoltando – di nuovo dicendo, che dalle trasmissioni televisive, ai confronti, anche tra di noi, il dubbio se i colleghi di Fratelli d’Italia, i Gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia al Senato e alla Camera dei deputati, il Governo, veramente avessero intenzione di portare a termine questa riforma.
Posso dire che in qualche modo ci avete guardato con un po’ di sospetto? Posso dire che in quest’Aula talvolta è stato portato tra le righe il sospetto che non ci fosse da parte di Fratelli d’Italia veramente la convinzione di portare a termine questa riforma? Io penso di sì.
Perché sto facendo questo intervento? Perché oggi noi abbiamo ascoltato, e ringrazio anche i colleghi che sono stati in Aula stamattina e sono intervenuti per conto del Gruppo di Fratelli d’Italia, interventi che però certificano il grande successo di una forza politica che quello che pensa dice e che quello che dice, fa. E non è uno slogan. E esattamente l’essere, io lo incarno così, perché i veneti parlano poco e fanno: così diciamo in Veneto.
Noi quindi incardiniamo questo, e siamo orgogliosi, siamo rimasti in silenzio, perché la riforma arriva l’autonomia differenziata, e qui mi dispiace, colleghi, se è avvenuto questa mattina, vi chiedo scusa, ma almeno io, da quando sono entrato in quest’Aula, non ho sentito una parola di ringraziamento. Ho sentito il collega Filippo Rigo che diceva “ringraziamo il Governo”: è così tremendo dire il “Governo di Giorgia Meloni”? Perché non l’ho mai sentita citare una volta. Grazie, collega.
Sapete perché dico questo? Perché noi non abbiamo bisogno di ringraziamento, tantomeno la presidente Meloni. La riforma non l’abbiamo fatto perché sia una bandiera, questa non è la bandiera di qualcuno; questa è una riforma di cui abbisogna il Paese, come abbisogna del premierato.
L’autonomia differenziata, come il presidente Zaia ha sempre portato avanti, correttamente e con grande lungimiranza, è quella di un’autonomia differenziata – non autonomia, punto – che serve al Paese, perché ha degli aspetti peculiari di una riforma dinamica, che rende un Paese dinamico, capace, veloce e mette in luce certamente un Paese magari nelle sue debolezze, e punti di forza, per riequilibrare e farlo diventare un Paese, una nazione avvolta in un tricolore che di fatto è uguale per tutti, che dà servizi per tutti, di eguaglianza, non di diseguaglianza.
Quando dico questo, noi siamo molto contenti perché qualcosa è cambiato, certo. Oggi noi stiamo parlando di una legge-quadro. La domanda è: il Partito Democratico che è uscito, le forze di minoranza oggi cosa avrebbero detto se Giorgia Meloni non avesse portato a casa l’autonomia differenziata, ossia l’approvazione della legge quadro su proposta di un Ministro, che è una bandiera per i nostri amici della Lega, che è Calderoli? Ancor di più, bisogna capire, e lo abbiamo detto in quest’Aula, che il presidente Meloni incarica proprio Calderoli per fare questa riforma. E allora ritorno a un passaggio più indietro: c’era o non c’era l’intenzione di arrivare fino alla fine, e convintamente, a portare a casa l’autonomia, fin dall’inizio? Certo che c’era.
La parola di Fratelli d’Italia è stata seria? Sì, è stata seria. L’ha fatto nominando il Ministro che pensava più idoneo, capace, preparato a portarla a casa, e l’abbiamo portata a casa tutti insieme. L’abbiamo portata a casa nell’interesse dell’Italia.
L’altro giorno ho guardato, perché qualche volta mi capita – magari partecipo, ma riesco a guardarla solo di notte, perché di notte o studio o leggo, qualche volta facevo anche dell’altro, ma dormo, così nessuno pensa male – la rete televisiva di Focus. È cambiato anche quello: è sparito il counter dell’autonomia, amici, colleghi, frequentatori di quella rete televisiva, è sparito il counter che conta quante giornate di attesa ha avuto dal momento del referendum, questa Regione. Questo counter è sparito perché Giorgia Meloni ha portato a casa la riforma insieme al suo Governo. È sparito, non c’è più nella rete veneta il counter? Vi ricordate: 2.300 – quante erano? –giornate di attesa. Ma non è solo questo. Le 2.300 giornate sono dal momento del referendum, del famoso ottobre 2017, che oggi vogliamo sia il 22 ottobre, che il collega Zecchinato ci sta portando come data per poter attivare quel processo di formazione, e quello che contiene la proposta di legge, di promozione, informazione, confronto, dialogo, approfondimento, studio, le dico tutte, ogni anno.
Signori, gentili amici del PD, è nel lontano 2001 che il Governo in carica riforma il Titolo V della Costituzione. Da allora passano ben undici Governi – il XII è quello di Giorgia Meloni –, passano 23 anni e trascorrono cinque legislature, questa è la VI: 23 governi, cinque legislature, 23 anni, per attuare ciò che era scritto nella Costituzione.
Una legge quadro che attiva quello che di fatto nasce da un Governo che non era di centrodestra, o promosso perché anche il Partito Democratico votò quella riforma, convintamente, sulla spinta di un Paese che chiedeva l’autonomia, o un processo di rivisitazione sotto il profilo dell’autonomia.
Amici, capite che questo è un po’ il percorso nostro, il percorso che ha visto un partito che non si è fossilizzato nello sventolare la bandiera della tifoseria contro o a favore, e che certamente non vuole rompere il Paese, per cui c’è chi ne avrà di più, chi ne avrà meno, e sulla base di quello che di fatto qualcuno vuole in qualche modo dipingere pro o contro, ma vuole dare una risposta, per il Veneto, assolutamente a quel tessuto produttivo, a quei cittadini e a tutte le associazioni, al Terzo settore, a tutto il sistema Veneto… Finisco…
Speaker : PRESIDENTE
Sì, perché altrimenti…
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
È il sistema che ha bisogno.
Quindi, gentili amici, colleghi, noi voteremo a favore, sì, e lo diremo poi, però vorremmo anche sottolineare che forse il momento che stiamo vivendo è un momento che ha visto la serietà e l’impegno di tanti, non solo di pochi, e che l’autonomia non deve diventare una bandiera di qualcuno, di una forza politica, ma deve diventare una bandiera dei veneti, perché hanno avuto la lungimiranza, ma soprattutto di tutto il Paese.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Rizzotto, prego.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Io oggi ho ascoltato tutti gli interventi in Aula. Mi spiace perché vedo che l’opposizione in questo momento ha lasciato l’Aula, già da qualche minuto. Evidentemente, la coerenza non fa parte del loro nome, Partito Democratico, ma “democratico” fino a un certo punto, perché non vuole ascoltare fino in fondo il confronto con la maggioranza in questo Consiglio regionale.
Ho sentito tante cose, oggi. Alcune mi hanno fatto anche male, perché io sono alla seconda legislatura, in questo Consiglio regionale e ho vissuto anche la parte che ha portato a fare quel referendum. Mi ha fatto male sentire anche la Bigon che dice “siete voi, siete voi, siete voi”. Siamo noi, siamo il Veneto.
Qui siamo in Consiglio regionale del Veneto. Ogni rappresentante di quest’Aula dovrebbe sentirsi parte del Veneto, non fare sempre contrapposizione. Come anche la Luisetto, che ha detto “la minoranza chiede serietà”; perché noi cosa siamo? Non siamo seri? Questo io l’ho trovato di cattivo gusto, sinceramente. Noi siamo seri: si può condividere o non condividere le opinioni di taluno o dell’altro; però dire che noi non siamo seri, non l’ho trovata una cosa corretta.
Come anche di Zanoni, che dice che questo progetto di legge – e ringrazio il collega Zecchinato che l’ha proposto, e anche tutti i sottoscrittori – è bizzarro: “festeggiare il compleanno che non c’è”, perché non c’è ancora niente. Poi ha anche detto “approvare una legge che non cambia niente è inutile”.
Con tutte le proposte che ha fatto Zanoni in questi anni, a dir la verità, quelle che cambiavano qualche cosa sono pari a zero, quasi, non mi pare che lui abbia portato niente di contributi costruttivi in tanti anni in Consiglio regionale del Veneto. Quindi, dire che i nostri provvedimenti siano inutili lo trovo veramente fuori luogo.
La collega Zottis ha detto “recuperare i contenuti di questa giornata, è vuota di contenuti, questo è il problema”: li troveremo, i contenuti. L’obiettivo è quello di far sì che questa sia una giornata voluta dai veneti, e far capire cos’è l’autonomia. Vuol dire essere venuti qui in Aula con una posizione pregiudiziale, anche contro la volontà dei veneti che si sono espressi in modo democratico. Come ho già detto anche in passato, tante volte, anche nella scorsa legislatura, ancora una volta ho la dimostrazione che il Partito Democratico di democratico ha solo il nome: perché dimostrano di non avere nient’altro, perché non rispettano neanche il voto dei cittadini.
La Camani ha detto che è un’autonomia divisiva, “fare guerra a chi non la pensa come voi”, quando lei fa una guerra continua, fa una guerra in ogni occasione, in questo Consiglio regionale, e noi dovremmo pensarla come lei, perché lei è l’unica detentrice della verità assoluta e l’unica detentrice anche di come veramente il Veneto dovrebbe andare e dovrebbe funzionare? Solo lei sa come deve essere fatto. Beh, insomma, anche noi siamo stati eletti dai cittadini del Veneto a rappresentare questo Veneto. Abbiamo bisogno di rispetto anche noi, vorremmo avere questo rispetto dal Partito Democratico che, guarda caso, in questo momento non è presente, anche tutta l’opposizione qui di fronte a me non vi è nessuno.
Ecco, questo è il loro esempio di come rispettano anche chi non la pensa come loro e questo fa male. Fa male al Veneto. Lo dico in conclusione di seduta e mi son sentita di intervenire perché io penso che bisogna avere rispetto di coloro che ci hanno votato, di coloro che hanno creduto in questo progetto di autonomia, di far capire cos’è l’autonomia, l’ha spiegato bene anche Zecchinato, anche tanti interventi prima di me. è stato un lungo percorso. Ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora.
È vero non abbiamo ancora i risultati in Veneto, ma è un lungo percorso. È solo grazie a chi ci ha creduto e io su questo devo anche ringraziare, come l’ha detto anche Soranzo, io in questo senso sono d’accordo, cioè tutti coloro che hanno creduto in questo percorso e hanno contribuito ad approvare questa legge vanno ringraziati perché è un modo per dare seguito a quello che è un dettato costituzionale. La Costituzione lo ha previsto, non stiamo facendo niente di diverso.
Allora vuol dire, tante volte ci attaccano che facciamo dei progetti di legge che non sono… probabilmente sarebbero anticostituzionali, questo è proprio nel dettato costituzionale e qui ci attaccano ancora.
Allora sono, veramente, devo dire, prevenuti. contro la volontà dei veneti. Penso che sarebbe più proficuo mettere da parte anche certe ideologie, ma oggi abbiamo capito qualche cosa in più. Abbiamo capito chi è davvero a favore e chi è davvero contro l’autonomia.
L’avevamo già capito da tempo, non è una grande sorpresa oggi, sinceramente.
Vedo Zanoni qui, forse è rientrato per un attimo. Ah, sì deve farsi la borsa, scusate, okay, per uscire e deve andare a casa di corsa perché avrà altri impegni.
Ecco, oggi noi abbiamo capito… sì, vada, vada pure Zanoni, perché in fin dei conti lei è pagato per star qua fino alla fine come noi, però, se ha altri impegni più importanti non importa.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zanoni, lasci parlare.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Noi siamo coerenti con il percorso costituzionale, ringraziamo tutti coloro che l’hanno sostenuto e lo sosterranno sempre. È un lungo percorso. Quello che arriverà, arriverà.
Questa giornata che oggi il PDL verte su… una giornata che è quella di riconoscere che il Veneto vuole l’autonomia. I veneti si sono espressi e noi manteniamo questo mandato; arriverà quello che arriverà. È un lungo lavoro, ma noi stiamo andando avanti su questo e il 22 ottobre per noi del Veneto è stata una giornata storica e va ricordata.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Andiamo alla chiusura della discussione generale con il relatore Zecchinato che ha chiesto la parola.
Speaker : Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)
Grazie. Grazie, Presidente. No, volevo intervenire solo alla fine, perché gli interventi sono stati molti, alcuni interessanti, utili, soprattutto quelli dei colleghi, altri, devo dire, mio malgrado, che sono stati alquanto imbarazzanti e anche pretestuosi.
Va anche detto che spiace sentire parole come pagliacciate, sentire parole senza umiltà, inutile, siete come le comiche, fate solo propaganda. Ecco, non è per me comune riportare queste cose, perché sono cose neanche da riportare, però certo dà fastidio, credo a tutti i presenti in Aula essere additati in questo modo. Insomma, ci vuole anche una certa educazione istituzionale. Comunque, tralasciando questo, voglio chiarire un fatto, cioè abbiamo sentito soprattutto dai banchi dell’opposizione che si tratta dell’ennesima festa.
Non è una festa. È una giornata celebrativa. Penso che sia innegabile, come ha appena detto la collega Rizzotto, che il 22 ottobre 2017 c’è stato un referendum. Sono andati a votare 2.273.000 veneti per il sì, quindi diciamo un numero altissimo, per loro rispetto andava individuata una data. Questo ci veniva anche dal territorio, perché noi in mezzo alla gente ci stiamo e il territorio il 22 ottobre di ogni anno organizzava delle iniziative, chi organizzava un’iniziativa in piazza, chi un convegno, chi una discussione, Insomma c’era fermento sul territorio. Penso che tutti abbiamo visto questo e, quindi, accogliamo anche quelle istanze.
Penso ai comitati, magari legati all’autonomia, in particolare al Comitato Veneto autonomo subito, penso anche ai giovani della Lega, ma anche di altri partiti che ricordano quel momento.
Quindi era un atto dovuto verso loro e anche i cittadini, oltre che,,, insomma è una cosa che richiediamo anche noi.
Direi che questa legge, comunque, fa anche un po’ sorridere. Un esito lo ha già avuto, oggi c’è stata discussione e non a caso mi ricordavano anche i colleghi l’opposizione ha depositato una lettera affinché avvenga una discussione qui in Aula. Vuol dire che, insomma, già anche oggi loro si sono risvegliati magari da quel torpore sull’autonomia e hanno già fatto un atto concreto.
Io volevo ricordare anche un’altra cosa, perché in un paio di interventi ho sentito che si è additata anche la Regione di un certo immobilismo su alcune materie; io direi che dobbiamo ricordarci alcuni passaggi perché forse ce li siamo persi.
Le grandi derivazioni idrauliche dal 2029 vanno al rinnovo come Regione Veneto, questa è una un’autonomia che ci portiamo a casa, anche finanziaria, enorme.
Stiamo parlando da tempo di holding delle società autostradali, lo abbiamo visto sui giornali, insomma, ce ne ha parlato anche la Vicepresidente, che è qui presente oggi.
Qui stiamo parlando di partite enormi. Ci sono le società nel perimetro della Regione che fanno un grandissimo lavoro, per cui ecco, dobbiamo riconoscere anche questo perché spesso qui in Aula ci viene narrata una realtà che è diversa e rischiamo di convincerci di avere veramente questa realtà, quando, invece, la realtà è diversa.
Per cui ecco, io concludo velocemente, perché non serve dire altro, ci sono già stati tantissimi interventi. Io credo che abbiamo questa occasione; un’occasione di mettere in calendario una data, una data in cui sì celebriamo il 22 ottobre 2017, ma una data in cui ci ritroviamo a parlare e discutere ed è in calendario.
Poi, sicuramente, il Consiglio regionale avrà un ruolo e una discussione in quel che è il processo dell’autonomia. È imprescindibile questo. Però dobbiamo ricordare che dal 2017, in particolare, il Presidente, il Consiglio e la Giunta si stanno muovendo in maniera intensa e anche celere, perché avete visto il Presidente quanto ci ha messo a chiedere le competenze adesso.
Quindi io chiudo qui e ringrazio tutti i colleghi che hanno partecipato al dibattito e auspico che la prossima volta anche l’opposizione rimanga in Aula, perché già è la seconda volta su un mio progetto di legge che l’opposizione esce; forse non gli sono simpatico.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Passiamo all’articolato. Metto in votazione l’articolo 1.
Formaggio, certo.
Speaker : Joe FORMAGGIO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente. Sull’articolo 1 trovo la data del 22 ottobre 2017, però il 22 ottobre 2017 è stato l’atto d’amore dei veneti, con la loro votazione, nei confronti dell’autonomia del Veneto.
Io proporrei, senza dileguarmi più di tanto, abbiamo parlato tutta la giornata di questo, proporrei al mio capogruppo Soranzo e ai miei colleghi di Fratelli d’Italia di cambiare la data del 22 ottobre 2017, con il 2 febbraio 2023, quando è nata la bambina autonomia, cioè quando Giorgia Meloni ha firmato in Consiglio dei Ministri la legge che permette al Veneto l’autonomia.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Premesso che la facoltà di parola nei termini di regolamento è sempre consentita.
Il collega Joe Formaggio, che è qua ormai da tre anni e tre quarti, sa come si presentano gli emendamenti immagino; quindi o si presenta un emendamento o non si può al volo così.
Non è un emendamento. Siamo sull’articolo. Non c’è nessun emendamento.
Joe Formaggio ha parlato in dichiarazione di voto per Fratelli d’Italia sull’articolo, ma non vedo possibilità da regolamento che mi vengano così, in velocità.
Sì, ma lei parla in dissonanza a Joe Formaggio adesso?
Ah. okay. Va bene.
Quindi siamo sull’articolo 1. Non c’è nessun emendamento sull’articolo 1 e quello che è uscito dalla Commissione.
Metto in votazione l’articolo 1.
È aperta la votazione.
Collega Rizzotto, non dia suggerimenti. Non ce n’è bisogno.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull’articolo 2.
Soranzo, prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente. Solo perché non ci siano equivoci. Allora, volevo - ha ragione - non era possibile fare l’emendamento e non si può fare anche un ordine del giorno, perché poi, di fatto l’ordine giorno arriva quando l’articolo è stato già votato, come in quest’ultimo intervento che sto facendo credo che il collega Formaggio voleva invitare, se era possibile, l’unica possibilità che c’è è che sia il relatore e il correlatore a proporre un emendamento.
Certamente non poteva farlo il collega Formaggio o il gruppo come lei recitava e ricordava.
Poi, non ho avuto il tempo, vorrei dire al collega Formaggio che se c’è una data forse da proporre è quella di tutti, cioè quella della votazione alla Camera, dove tutti i parlamentari di tutti i partiti hanno votato perché è patrimonio di tutti; non solo di qualcuno; di Giorgia Meloni ma di tutti perché di fatto c’è il lavoro di tutti di tanti anni.
Solo perché rimanga a verbale ci siamo astenuti solo perché un gruppo deve ragionare comunque sempre in modo compatto.
L’articolo è stato votato, per noi non cambia niente, voteremo a favore della legge convintamente e convintamente su quello che è la riforma dell’autonomia differenziata e della giornata, per ricordare questo lavoro fatto dai veneti.
Speaker : PRESIDENTE
Sempre per chiarirlo e rimanga a verbale: il regolamento prevede che durante la votazione non si può presentare un emendamento in corsa, quindi ci sono dei tempi previsti da regolamento ormai li conosciamo tutti; siamo in votazione e si vota quello che c’è a disposizione dei colleghi e in questo caso c’è l’articolo 2, non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 2,
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 3.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 3.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al voto finale del PDL 239 nel suo complesso.
Ci sono dichiarazioni di voto? Non ne vedo. Collega Pan, prego.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente. Volevo ringraziare intanto tutti i colleghi e i gruppi presenti a questa votazione perché penso che sia una dimostrazione di quanto rispetto noi abbiamo, caro collega Soranzo, del voto di quel referendum, dei nostri elettori veneti del 17 ottobre del 2022.
Cosa che, invece, noto, non hanno le opposizioni che sono uscite, perché oggi ne abbiamo sentiti di tutti i colori su per quanto riguarda questo provvedimento e sull’autonomia in particolare.
Guardi, guardate, noi siamo coloro che, comunque, partendo dalla Liga Veneta, quindi da un movimento identitario Veneto, abbiamo posto il tema, tanti temi in questi 30 anni che sono partiti, probabilmente, dalla lunga storia che il popolo veneto ha, quindi dalla storia di una grande Repubblica, poi abbiamo posto il tema del centralismo romano, che purtroppo ha creato tante questioni, non solo nella nostra Regione, ma io penso anche nelle Regioni del Meridione che io spesso e volentieri cito perché penso che comunque l’autonomia sia una riattivazione della responsabilità che anche in quelle Regioni manca da tanto tempo.
Quindi sicuramente spiace vedere che le sinistre siano uscite e che quel voto che avete citato voi del Parlamento invece ancora dimostrate un’altra volta il poco rispetto che hanno avuto i Deputati, i Senatori del PD e della sinistra e degli ecologisti veneti, soprattutto, che hanno votato contro l’autonomia.
Sono i veri traditori dei loro elettori, anche quelli di sinistra che hanno votato il referendum, che sono andati in tanti a votare il referendum e quindi oggi hanno tradito due volte, hanno tradito a Roma e hanno tradito a Venezia e quindi caro popolo, cari elettori, ricordatevi di chi avete scelto in quest’Aula e che avete mandato in Parlamento.
Grazie invece a coloro che sono rimasti qui, coloro che hanno votato a Roma grazie anche al Governo, grazie anche a Giorgia Meloni che io poco, naturalmente, cito, ma cito insieme al Governo e al nostro segretario Matteo Salvini, al segretario Tajani a tutti coloro che, comunque, hanno voluto questa riforma e speriamo che finalmente anche con il primariato riusciamo a cambiare le sorti di questo Paese in meglio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Soranzo, prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente. Questa volta andremo dritto alla riflessione sul progetto di legge del collega Zecchinato, che ringraziamo, comunque, per l’iniziativa, nel ringraziare tutti quelli che hanno lavorato.
Noi voteremo a favore di questo progetto di legge perché crediamo che sia un’ottima occasione, collega, per assolutamente informare, dare un’informazione corretta su quello che è l’autonomia, è un’occasione per cui informare i nostri concittadini, non solo raccontando magari quella che è una narrativa di parte, ma avendo il coraggio di raccontare cosa è l’autonomia in tutte le sue sfaccettature, che oggi è una legge quadro, perché oggi è in corso una attività, se questo è anche quello che pensiamo, un’attività dove si vuole già giudicare una legge quadro, o meglio una riforma di cui una parte deve ancora essere approvata, anzi individuata e approvata, in particolare quella dei LEP, che ha un percorso di almeno 24 mesi.
Si giudica una riforma nei contenuti quando, di fatto, manca ancora il contenuto.
Si cominciano a raccogliere le firme per l’abrogazione di una legge quadro, quando ancora nel merito non si è nella possibilità magari di esprimersi.
Nella parte invece in cui ci si può esprimere, che è l’attuazione dell’articolo quinto della Costituzione, quindi la legge e la legge quadro e l’attivazione di quanto previsto dalla Costituzione, invece scopre le carte, scopre chi magari comincia a dipingere una narrativa. Abbiamo sentito che l’autonomia è una riforma che creerà e allontanerà le nostre comunità, la riforma delle diseguaglianze e quindi sono termini e timori che spaventano le nostre comunità, spaventano le imprese quando sentono parlare di situazioni per cui ci troveremmo nei mercati o difficoltà burocratiche o un peggioramento di quella che è l’attività della burocrazia o meglio dell’amministrazione pubblica, cosa che è tutta da vedere, da verificare, ma soprattutto dovremmo avere tutti la serietà di farlo con dati oggettivi, con studi approfonditi e confronti assolutamente non di parte, ma terze.
Questa giornata, collega Zecchinato, per noi è una sfida, perché volerne parlare dell’autonomia, magari l’opposizione diranno; ne vogliono parlare a pro o per quelli che sono gli aspetti che a loro convengono.
No, perché questa è una legge della Regione Veneto, una legge che è di un’Istituzione e che dovrà applicarla e, sicuramente, chi avrà il compito di attuarla, la dovrà attuare in modo assolutamente equidistante nel merito e per quello che la legge è stata proposta e speriamo e crediamo approvata.
È un’occasione di sfida, perché no abbiamo sempre ragionato a viso aperto. Siamo convinti di quello che facciamo. Se sbagliamo ci assumiamo le nostre responsabilità, non abbiamo proprio dei problemi, o paura a confrontarci.
Questa giornata sarà anche la possibilità di confrontarci con chi oggi ha grossi dubbi. Sarà la giornata dove poter portare contributi, dove, di fatto, magari qualche timore o qualche studio o qualche narrativa verrà, magari, smentita o anche confermata. Lo vedremo, ma una cosa è certa: quello che oggi la riforma porta con sé è un cambiamento, una riforma per il nostro Paese, è una riforma che va nella direzione che il Veneto - ha ragione il collega Pan - ci deve essere anche rispetto di un voto importante dei veneti è avvenuto nel 2017, che non è di poco conto, perché ascoltare i cittadini che sono i nostri azionisti, perché noi siamo qua ad attuare quella che è la volontà di un azionariato e si chiamano veneti e su questo noi dovremmo tenerlo a mente, indipendentemente dall’appartenenza o da coloro che hanno votato, ma tutta questa Assemblea è stata votata da un azionariato. Si chiama popolo veneto.
Su questo nel 2017 si è espresso in maniera molto ampio, ed è questo il rispetto che ci ha condotto anche come forza politica di in primis Giorgia Meloni ad ascoltare un Veneto che per tanti anni non era stato ascoltato.
Speaker : PRESIDENTE
Metto in votazione il PDL 239 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
Colleghi, lo dico ai Capigruppo presenti in Aula, visto che buona parte dei Capigruppo non c’è e visto che è bene fare la Capigruppo in maniera abbastanza condivisa, la Capigruppo la rinvio, probabilmente, a domani tarda mattinata, cioè dopo la Prima Commissione, oppure a giovedì mattina; adesso vedo con gli uffici qual è il posto migliore per inserire la Capigruppo.
C’era la capogruppo Baldini, ma manca qualcun altro e, quindi, faremo la Capigruppo, ripeto, o domani, dopo la Prima Commissione, o giovedì.
La seduta è tolta.
Grazie