Regione del Veneto
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Speaker : PRESIDENTE
Colleghi, guardandovi, vedo numeri importanti, quindi penso che ci siamo. Però, iscrivetevi su Concilium, altrimenti io non vedo il numero legale, per favore. Grazie.
Colleghi, se ci accomodiamo, iniziamo.
Comunicazioni del Presidente.
Ho i congedi di collegi Bet, Razzolini, del presidente Zaia e della collega Rizzotto.
Abbiamo due colleghi che ci seguono da remoto ai sensi del nostro Regolamento.
Come vi ho accennato ieri sera, si è dimesso il collega Polato e dobbiamo ripristinare la completezza dell’Assemblea. Quindi, come primo punto, anche se c’è un punto aperto, lo abbiamo già fatto in altre occasioni, come primo punto c’è la surroga del collega Polato con Stefano Casali.
A seguito delle dimissioni del consigliere Daniele Polato dalla carica di Consigliere regionale, pervenute alla Presidenza del Consiglio regionale il 30 luglio 2024, il Consiglio regionale deve procedere alla sua surroga.
Dal verbale dell’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Verona, relativo alla circoscrizione elettorale regionale medesima, risulta che il signor Stefano Casali è il primo dei non eletti per la lista provinciale n. 7 avente come contrassegno – collega Rigo, se non ascoltiamo la sua telefonata siamo contenti – “Giorgia Meloni-Fratelli d’Italia”, e come tale chiamato a subentrare nell’incarico di Consigliere regionale ai sensi dell’articolo 23, comma 1, della legge regionale n. 5/2012.
Dobbiamo quindi procedere ora alla surroga di Daniele Polato con il signor Stefano Casali.
Si procederà, quindi, con l’approvazione della deliberazione amministrativa di surroga da parte del Consiglio regionale.
Dobbiamo votare la surroga.
Avete tutti accesso a Concilium? Da quello che vedo, Corsi ha un problema strategico in corso. Aiutate il collega Corsi.
Metto in votazione la deliberazione amministrativa di surroga del collega Polato con il signor Stefano Casali.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Speaker : Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)
Scusi, Presidente.
Non sono stato in grado di votare, perché lo strumento non funziona.
Speaker : PRESIDENTE
Mi dispiace, ma Casali entra comunque, anche senza il suo voto.
A volte ritornano. Do il benvenuto a Stefano Casali.
Se il collega Stefano Casali vuole dirci due parole con il suo ritorno in Consiglio regionale, ne ha facoltà.
Speaker : Stefano CASALI (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie.
Prendo la parola solo per porgere il mio saluto al Presidente del Consiglio regionale e all’Ufficio di Presidenza, naturalmente a tutte le signore e i signori Consiglieri presenti, alla Giunta, rappresentata oggi dall’assessore Lanzarin e dall’assessore Marcato, e naturalmente al Governatore, il Presidente del Veneto.
Per me è un grande piacere ritrovare colleghe e colleghi con i quali abbiamo fatto una bellissima esperienza nel quinquennio 2015-2020, portando a termine storiche iniziative per la nostra Regione. Sono anche molto lieto di poter incontrare e collaborare con i Consiglieri regionali di questa legislatura, che spero di poter conoscere e apprezzare nel più breve tempo possibile.
Naturalmente sono sicuro che collaboreremo nel migliore dei modi, perché nessuno di noi ha altro obiettivo in questo Consiglio se non quello di fare il bene dei nostri concittadini e della Regione.
Concludo porgendo veramente un caloroso e sentito saluto anche a tutte le persone che lavorano in Consiglio regionale, ognuna con la sua funzione e la sua professionalità. È un ricordo che ho mantenuto in questi anni ed è solo grazie a loro se riusciamo a concretizzare le idee politiche che questa Assemblea vota, pensa e imposta. Quindi, io credo che l’applauso che mi avete fatto sia immeritato, ma l’applauso va a tutti i dipendenti del Consiglio regionale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie al collega Casali.
Vi rubo due minuti ai sensi dell’articolo 72. Lo faccio anche per i colleghi bellunesi che sono qui presenti oggi. A Rocca Pietore oggi i cantieri di sistemazione e di ripristino dei Serrai di Sottoguda saranno aperti al pubblico sino a settembre per un’anteprima dei lavori di recupero effettuato in Val Pettorina, ai piedi della Marmolada, dell’imponente Forra dei Serrai, impressionante insenatura lunga 2.500 metri, profonda e scavata dal corso del torrente Pettorina, devastata dagli eventi impetuosi della tempesta Vaia tra il 26 e il 29 ottobre 2018. I Serrai di Sottoguda sono simboli di quella tempesta che devastò il nostro Veneto, il Trentino Alto Adige, il Friuli e parte della Lombardia. Sono un simbolo e un monito costante anche a un modello di recupero e ripristino di questo tratto dell’Agordino, cuore geografico delle Dolomiti, patrimonio naturale dell’umanità UNESCO, che ha visto l’impegno profuso della Regione e di Veneto Acque, che vide anche la collaborazione, nelle vesti di commissario, dopo la prima emergenza affidata a Luca Zaia, dell’architetto Ugo Soragni, già direttore generale del Ministero dei beni culturali.
Le opere simbolo della rinascita, la pulizia del lago di Alleghe portata a termine un anno fa, i lavori per i Serrai hanno visto un investimento di circa 16 milioni, dei quali 13 relativi all’imponente forra nel Comune di Rocca Pietore. Hanno richiesto sei anni di lavoro e in questo periodo sono stati più di 2.500 i cantieri aperti nelle aree devastate del territorio regionale per far fronte ai danni del 2018.
Credo che molti Consiglieri, e non solo rappresentanti del bellunese, avrebbero voluto oggi essere presenti all’avvio dell’iniziativa “cantieri aperti” a Rocca Pietore. Partecipiamo idealmente a questo evento facendo il nostro dovere in Aula consiliare qui a Venezia, augurando alla comunità Agordina tutta e a tutte le comunità colpite dalla tempesta Vaia la riconquista dell’equilibrio perduto. Non si tratta, infatti, solo di riaprire al turismo spazi, peraltro, di rara bellezza e importanza, quanto ti ritrovare l’armonia di un paesaggio unico al mondo e di far vivere in zone montane la gente di montagna, senza farla scappare.
Grazie ai colleghi che oggi hanno voluto comunque essere qui a onorare l’impegno da Consiglieri regionali.
Riprendiamo da dove ci siamo lasciati ieri sera. Siamo sull’ordinamentale della Quinta Commissione “Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2024 in materia di politiche sanitarie e politiche sociali”, PDL n. 251.
Siamo in discussione generale. Ci sono interventi, colleghi? Collega Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Intervengo in discussione generale su un provvedimento che, nonostante sia ordinamentale, ritengo abbia al suo interno diverse questioni che meritano una discussione in Aula, su cui, tra l’altro, come Consigliera di minoranza, ma ho visto che lo hanno fatto altri Consiglieri, ho depositato una serie di emendamenti su cui, poi, sicuramente interverremo in maniera puntuale.
Mi interessava discutere, in realtà, in discussione generale perché, in particolare, pur sapendo, e abbiamo visto nell’Ufficio di Presidenza che questi emendamenti non sono stati accolti, ritenevo fondamentale e importante riaprire in Aula oggi una discussione che abbiamo avuto in Commissione Sanità rispetto al tema delle liste d’attesa e dei provvedimenti che in questa Regione potremmo e possiamo decidere di portare avanti inserendo all’interno di una norma alcune prerogative che penso avrebbe senso che fossero valutate di essere inserite.
So già, perché abbiamo avuto l’Ufficio di Presidenza, che su questi emendamenti non c’è un’apertura, anche perché ne avevamo discusso ampiamente durante la Commissione Sanità, però io credo che sia importante oggi riprendere alcune di queste questioni.
Mi focalizzo, ad esempio, sul fatto che in Commissione abbiamo discusso a lungo del funzionamento dei nostri CUP, tema su cui, tra l’altro, si è intervenuti anche ultimamente sui giornali. È di ieri un articolo del presidente Zaia che ritorna sulla questione della mancanza dei medici, di cui noi tutti siamo consapevoli non essere solo una questione regionale, però è anche vero, come abbiamo detto più volte, che per quanto riguarda la medicina generale e la medicina di base le borse di studio che questa Regione pone a formazione del nostro personale sanitario negli anni avrebbe potuto crescere in maniera fondamentale.
Ma veniamo ad alcuni temi su cui abbiamo presentato degli emendamenti. Parto da quello su cui so di avere un’apertura, che è il tema dei CUP. Assessore, mi rivolgo in particolare a lei, quello che abbiamo visto durante la discussione in Commissione è il fatto che nei nostri CUP, nonostante sappiamo e sanno di non poter dire al telefono, nel momento in cui viene fatta una prenotazione, che non ci sono possibilità di avere in quel momento un appuntamento, in realtà quello che noi rileviamo dai territori è che questo accade molte volte. È un tema importante. Noi abbiamo dei CUP con del personale, e sappiamo benissimo che non è colpa dei singoli che lavorano all’interno dei centralini, ma sappiamo che è una questione anche probabilmente di mancanza di comunicazione e di una linea chiara di quello che deve essere poi comunicato, abbiamo rilevato varie volte che quello che viene detto nel momento in cui si chiama un CUP per prendere un appuntamento è: in questo momento non ci sono possibilità di avere un appuntamento, provi a richiamare. Quindi, l’inserimento nella lista di pre-appuntamento non sempre viene tracciato e segnato. Noi non abbiamo la contezza che ogni volta che una persona chiama per chiedere una visita le venga effettivamente poi dato riscontro attraverso una mail, un codice, una carta che permetta di verificare i tempi di attesa. Questa è una questione, ne abbiamo discusso a lungo. Ovviamente, essendo membro della Commissione, so che ne abbiamo discusso a lungo e che è stato deciso, contrariamente a quello che proponevamo, di non mettere, ad esempio, dei tempi certi massimi di attesa possibile all’interno delle liste di pre-appuntamento. Mi è stato risposto in Commissione: “Preferiamo non inserirlo perché il nostro obiettivo è quello di non avere il pre-appuntamento”. Lei immagino sappia bene, però, che la situazione odierna non è questa. Nonostante noi cancelliamo nella norma, avete voluto cancellare, i tempi massimi di attesa in una lista di pre-appuntamento, anche avendo un obiettivo condiviso, condiviso anche da me, cioè quello di dire che il pre-appuntamento non dovrebbe esistere, quello che accade nella pratica, perché ai cittadini interessa la pratica, è che oggi ancora noi, invece, abbiamo le liste d’attesa e non aver inserito un limite massimo di attesa non garantisce il diritto al cittadino di avere la visita per forza nei tempi richiesti.
È per questo che, nonostante sapessi che questo è un ordinamentale e di non avere tanto margine per poter riproporre una discussione che abbiamo fatto, lo faccio perché, al di là di discuterne in Commissione Sanità, penso che riportare questi temi in Consiglio dia la dignità della discussione su un tema, che è quello dell’accesso al servizio sociosanitario, che è assolutamente chiave e centrale.
Infatti, sono stati riproposti da me alcuni altri emendamenti rispetto ai temi delle liste d’attesa. Ad esempio, il fatto che debbano essere sempre garantiti, mettendo proprio in norma il fatto che non può esserci, per quanto riguarda il tema della sanità, un limite, un tetto di spesa, che oggi non ci permette di avere sempre riconosciuti tutti i diritti fondamentali di accesso alla salute. Ad esempio, scrivere in un emendamento, su cui poi interverrò, in maniera chiave, il fatto di poter mettere che sempre debbono essere messi davanti al limite di spesa la capacità economica di bilancio e il diritto alla salute è una cosa che io credo oggi avremmo potuto scrivere e descrivere.
Secondo gli ultimi dati, nelle liste d’attesa, quelli che abbiamo raccolto, io vedo, dato di fine maggio, che avevamo ancora, all’epoca, 42.000 persone in lista d’attesa, che è il dato che avevamo raccolto durante la Commissione Sanità. Sappiamo che noi abbiamo votato da poco il nuovo piano per le liste d’attesa, che però non ha al suo interno le questioni che noi abbiamo posto come dirimenti per riuscire effettivamente a togliere queste 42.000 persone in tempi brevi. Quindi, non solo abbiamo ripresentato gli emendamenti, ma abbiamo anche detto che per farlo servono investimenti reali. Quindi, l’emendamento che riporta e sancisce anche in norma il valore costituzionale della tutela della sanità, tolto invece, perché io credo che si debba togliere, il limite di spesa per quanto riguarda la capacità sanitaria, inserirlo all’interno di questo provvedimento permetterebbe e avrebbe permesso, io credo, un maggiore tutela della salute in questa regione.
Rispetto alla mancanza di personale, su cui appunto dicevo prima abbiamo visto anche l’intervento di ieri del presidente Zaia sui giornali, ho presentato un altro emendamento. Credo che la discussione sia importante da questo punto di vista. Abbiamo voglia di prendere in carico la questione delle graduatorie che scadono, che noi non riusciamo a far scorrere, come è accaduto per quanto riguarda la situazione degli OSS oppure prevedere, in base a quello che è permesso da norma, perché altre Regioni lo stanno facendo e, come ho detto in Ufficio di Presidenza, non è stato impugnato, la possibilità di prorogare le graduatorie per fare in modo che, nel momento in cui noi abbiamo bisogno di personale, le persone già in graduatoria possono essere chiamate in maniera veloce?
Parlare di assenza di personale, parlare delle strategie che noi abbiamo oggi, di impossibilità di fare in modo che, invece, questa mancanza di personale venga presa in carico, penso che oggi, al di là del fatto che, come sappiamo, gli ordinamentali vengono detti e spiegati e sono delle norme che mettono a posto che riadeguano rispetto a normative nazionali, ci sono però delle questioni cogenti che, tra l’altro, altre Regioni hanno già fatto, come quella delle graduatorie, che penso oggi possano essere invece riportate all’interno di questo ordinamentale.
Se noi non prendiamo oggi la palla al balzo di una modifica normativa che voterà questo Consiglio regionale per prendere in carico una delle questioni che ci hanno segnalato come urgenti, credo perderemmo una grande opportunità.
Perché attendere se sappiamo che ci sono altre Regioni che hanno fatto dei provvedimenti simili, che non sono stati impugnati e che oggi possono essere riportati all’attenzione di quest’Aula per dare esattamente risposta a quello che viene segnalato da più parti? Non solo manca il personale, ma anche in quei comparti dove il personale c’è, abbiamo delle graduatorie che bloccano la possibilità poi di assunzione nel momento in cui queste graduatorie scadono.
Chiudo, perché poi avremo modo di re-intervenire puntualmente, su un altro punto, io credo politico, che riguarda questo progetto di legge ordinamentale, ma che poi tocca alcune questioni, che è il tema della partecipazione a tutte le decisioni che vengono prese, in particolare all’interno del tavolo tecnico che mi è stato spiegato in Ufficio di Presidenza essere tecnico, ma sappiamo anche che lì partecipano delle rappresentanze di realtà che hanno degli interessi, come ad esempio le associazioni di pazienti.
Nel momento in cui noi abbiamo la possibilità di avere una partecipazione maggiore, noi crediamo, io credo che se i rappresentanti delle Conferenze dei Sindaci potessero partecipare in maniera attiva al tavolo che viene oggi previsto dall’articolo 7, al comma 14, il tavolo di monitoraggio aziendale, se lì dentro ci fosse un rappresentante della Conferenza dei Sindaci o almeno ci fosse la possibilità di coinvolgerli in una maniera che si potrebbe ritenere opportuna, se non è la partecipazione, è quella dell’informazione, del coinvolgimento, credo che garantiremmo la possibilità, all’interno del tavolo di monitoraggio, di avere davvero quella partecipazione che, tra l’altro, i sindaci dei territori chiedono da tempo, perché sappiamo bene che Azienda Zero, nella sua modalità organizzativa, ha accentrato alcune delle questioni su cui prima e in maniera più facile, invece i territori accedevano.
Raccogliamo dai territori che c’è un’assenza di coordinamento alle volte di informazione tra quella che è poi la persona che ha in mano la responsabilità ed è l’ultimo rappresentante della salute dei cittadini, cioè il Sindaco, e le rappresentanze, ad esempio, la Conferenza dei Sindaci, che faticano ad essere coinvolte. L’abbiamo visto nella riforma degli ATS. Faticano ad essere coinvolte ad avere voce in capitolo nel momento in cui vengono prese alcune decisioni di riforma chiave sul sistema socio-sanitario.
Se davvero pensiamo, e chiudo, che un ordinamentale non sia solo, come abbiamo sempre pensato, un adeguamento di norme, un mettere a posto la virgola, un definire alcune questioni puramente tecnico-normative, ma sia un’occasione perché passa all’interno del Consiglio regionale un adeguamento che ha l’opportunità di prendere in carico alcune questioni urgenti e su cui le persone chiedono una presa in carico, il tema di far partecipare e trovare il modo insieme di fare davvero partecipare le Conferenze dei Sindaci, i rappresentanti dei territori a quello che è il monitoraggio del lavoro che si sta facendo all’interno del tavolo di monitoraggio, che dovrebbe proprio valutare l’andamento corretto di tutto il lavoro che viene fatto all’interno dell’offerta aziendale, che è vero che ha dentro una componente tecnica. Dopo l’Ufficio di Presidenza ho approfondito, è vero, però è anche vero che ci sono delle rappresentanze che non sono solo tecniche, sono rappresentanti di realtà che non sono una componente non politica, non sono una componente puramente tecnica. È una rappresentanza.
Mi chiedo perché non possa esserci, almeno in chiave informativa, di coinvolgimento, la possibilità di avere davvero quelle che noi riteniamo essere poi le persone, visto che ieri abbiamo tanto discusso di autonomia, che dovrebbero, dal mio punto di vista, avere davvero il potere, cioè i territori e non tanto invece Azienda Zero o per forza la Giunta regionale che decide per loro. Dovrebbe essere esattamente il contrario.
Se noi vogliamo dare mandato ai rappresentanti dei territori di poter avere voce in capitolo, penso che dovremmo immaginare una forma di coinvolgimento diverso. Interverrò dopo su alcuni emendamenti più puntuali che non hanno un ragionamento politico alle spalle e su cui so su alcuni anche di aver avuto apertura nell’Ufficio di Presidenza, ma ci tenevo a fare un intervento in discussione generale perché è vero che questo è un provvedimento di modifica ordinamentale, ma è anche vero che, come tutte le modifiche ordinamentali, in particolare se vanno a valere sul tema della sanità, hanno degli effetti sulla vita delle persone.
Non penso che quando parliamo di sanità ci sia nulla di solo tecnico o solo organizzativo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Elena Ostanel.
Ricordo che siamo ancora in discussione generale.
Non vedo interventi.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all’articolato. Guardavo dov’era la relatrice.
Iniziamo a votare. Spero che nessuno abbia problemi informatici.
Registratevi su Concilium, colleghi.
Permettetemi: volete parlare in discussione generale? Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Prego, collega Bigon.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Vorrei intervenire in questo ordine mentale, dopo aver fatto l’intervento di correlazione, in integrazione a quello che effettivamente è stato anche detto in Ufficio di Presidenza, ma soprattutto per quanto riguarda la presentazione della relazione.
Noi abbiamo enormi problemi in Veneto per quanto riguarda la sanità e questo ordinamentale dà la possibilità alla Regione del Veneto di intervenire in adeguamento ma anche in miglioramento evidentemente, perché nel momento in cui interveniamo per adeguare quella che è la normativa lo possiamo fare all’interno di determinati argomenti che sono fondamentali.
Liste d’attesa. Sappiamo perfettamente che i numeri indicati dalla Regione…
Speaker : PRESIDENTE
Signori, è possibile un po’ di silenzio in Aula, per favore?
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Abbiamo visto la relazione dei direttori generali, discussa proprio nella giornata di ieri in Commissione, e abbiamo dei numeri che non corrispondono alla realtà. E quali sono questi numeri? Se noi vediamo quelle che sono le pubblicazioni all’interno delle varie ULSS, la Regione Veneto sembra adempiere nel 90-93% in media del totale delle richieste. Sappiamo perfettamente che questo non è veritiero. Perché? Perché la lista d’attesa non si è formata nel modo corretto. E lo verifichiamo nel momento in cui il cittadino chiama il CUP.
Noi abbiamo fatto, sempre in Commissione, l’aggiornamento del Piano delle liste d’attesa regionale e la normativa prevede al momento il pre-appuntamento. Che cosa è cambiato rispetto a prima? Rispetto a prima è cambiato che, mentre prima il galleggiamento aveva un termine, indicato anche a livello nazionale, a livello regionale oggi ci troviamo ad avere questo pre-appuntamento che va a scadere con il primo termine utile indicato dal medico di famiglia, ossia i trenta, i sessanta e i novanta giorni. Che cosa succede? Succede che, da una parte, cosa ovviamente positiva, viene recepita per la prima volta dopo ventisei anni circa il decreto legislativo del 1998, dove viene detto che il cittadino deve essere garantito nella tutela della salute nella visita nei tempi previsti dal medico di famiglia. Ovviamente questa normativa doveva e deve essere recepita dalla Regione che la applica e la Regione del Veneto con questo Piano la incorpora e, quindi, la recepisce. Questo ovviamente è positivo. Ma nel momento in cui la recepisce non rispettiamo i termini quando nel pre-appuntamento non viene indicato un termine d’attesa massimo. Che cosa significa? Significa che, se io accedo al CUP per una visita che devo fare all’interno dei trenta giorni e il pre-appuntamento non mette il limite, dovrei aspettare i trenta giorni per avere quantomeno l’indicazione della mia visita e solo passato questo termine io posso avvalermi di questo decreto legislativo, cosa che ovviamente mi mette in difficoltà nell’essere applicata la normativa nazionale. A meno che non ci rifacciamo a quello che noi contestiamo essere il 90%. Perché la Regione cosa dice? Noi garantiamo l’applicazione di questa normativa al 90%. Il 90% delle visite, quindi delle richieste, deve essere fatto nei tempi. Significa che quel 10% può essere spostato nei dieci giorni quando ho la visita richiesta nei trenta giorni o nei trenta giorni quando il mio termine è di sessanta giorni. Quindi, significa che sposto il termine. Quindi, se io non metto un termine all’interno del pre-appuntamento, questo automaticamente mi sposta la mia visita, quindi la tutela non viene garantita.
Parliamo di spese del personale. Noi abbiamo depositato un emendamento, che da quello che abbiamo discusso all’interno dell’Ufficio di Presidenza non verrà recepito, sul taglio della spesa del personale. Allora, mi vorrei soffermare sulla spesa del personale. Nella Regione Veneto la spesa del personale è bassa. Perché? Perché di fatto noi abbiamo gli stipendi che rispetto anche ad altre Regioni sono inferiori. Noi abbiamo dei medici che vanno in Lombardia a lavorare perché gli stipendi sono superiori rispetto ai nostri. Non solo. Abbiamo avuto tantissime dimissioni volontarie perché tanti sono andati all’estero. Dal 2019 al 2022 noi abbiamo 1.500 medici che hanno dato le dimissioni volontarie, abbiamo 2.500 infermieri che hanno dato le dimissioni volontarie. Su 8.000 medici, 1.500 sono circa il 25-30%, sono tantissimi. 2.500 infermieri, su 26.000, sono il 10% che se ne sono andati in poco tempo. Noi dobbiamo mettere in sicurezza e garantire.
Gli investimenti sulle liste d’attesa sarebbero fondamentali per metterli quantomeno a tutela. Perché? Perché c’è un problema, e l’ha detto chiaramente anche la Corte dei conti. Investiamo molto di più, una percentuale molto elevata nel privato convenzionato, quando, in realtà, ma lo dice anche la normativa, e questo potrebbe essere lo strumento adatto proprio per recepirla, dobbiamo prima di tutto chiedere al nostro medico una visita intramuraria. Quindi, medico dipendente pubblico. Un primario che prende 3.800 euro al mese di stipendio, sappiamo perfettamente che è tra i più bassi d’Europa, potrebbe essere garantito di un’indennità nel momento in cui noi chiediamo a lui la disponibilità fuori orario, ovviamente, di mettersi a disposizione per recuperare le liste d’attesa, investendo di più, non tagliando le spese del personale. Quindi, anche il rischio di un taglio di queste spese mette in evidenza la difficoltà del nostro settore pubblico.
Bandi. Abbiamo discusso con Azienda Zero proprio poco tempo fa in Commissione. Abbiamo un risparmio molto elevato, molto importante per quanto riguarda l’attività di Azienda Zero per la realizzazione anche dei bandi, ma questo non è un elemento positivo. L’investimento nella sanità ci deve essere. Il risparmio deve essere sullo spreco, non sul mancato servizio.
Noi abbiamo chiesto e chiediamo, lo faremo anche con un ordine del giorno, perché pensiamo che l’emendamento non possa essere accolto, che i bandi per il reclutamento del personale sanitario vengano presi in carico, partano o mettano a disposizione tutti gli strumenti necessari prima della loro scadenza. Cosa succede? Quante volte sentiamo “sono andati in pensione”, “si sono dimessi”, “non c’è il personale”, “manca il personale in quel reparto”, ma di fatto il concorso deve ancora partire? Perché dobbiamo aspettare la conclusione della graduatoria o di qualsiasi altro strumento per poter partire con l’assunzione del personale e quindi con il reclutamento stesso? Anche questo è un aspetto personale molto fondamentale.
Sulla graduatoria abbiamo chiesto la proroga perché noi l’abbiamo visto con gli infermieri, l’abbiamo visto anche con gli OSS. Abbiamo tantissimo personale in graduatoria. Azienda Zero, dati alla mano, ci dice che è in graduatoria abbiamo 5.882 persone in Veneto, 2.303 sono dirigenti, quindi buona parte ci dicono medici, 3.579 personale di comparto, che in buona parte sono infermieri.
Se in Veneto c’è un problema, come mai noi non assumiamo da queste graduatorie? Perché le facciamo scadere? Perché queste devono terminare, se non possiamo prorogarle? Abbiamo la necessità di 3.500 medici all’interno del Veneto. Abbiamo la necessità di 4.000 infermieri. Partiamo con l’assunzione di questo personale in modo tale da mettere quantomeno in sicurezza alcuni reparti, tutelando veramente i cittadini dalla propria ricchezza di salute.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Luisetto, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Brevemente, per ritornare, come ha già fatto la correlatrice, su alcuni aspetti degli emendamenti e sul perché abbiamo presentato alcune proposte.
Gli obiettivi erano sostanzialmente due: quello della trasparenza e quello della possibilità di monitoraggio. Nel momento in cui, all’interno dell’ordinamentale, si parla di periodicità, introdurre delle scadenze significa per noi avere chiarezza dei dati e i dati sappiamo che sono sempre più difficili da reperire dalle ULSS. Fanno molta fatica le associazioni, fanno molta fatica le realtà che vogliono monitorare determinati aspetti. Avere dati aggiornati per poter monitorare tutto quello che riguarda la previsione e l’analisi di documenti relativi alle prestazioni ambulatoriali, alla domanda di prestazioni ambulatoriali, ci permette di avere una visione di insieme.
Mi sembra che su questo ci sia stata una apertura. Quindi, diventa davvero importante ripristinare dei tempi certi, come peraltro c’erano nella norma di riferimento del PDL n. 251.
Altro tema: il parere motivato. Se nel decreto legislativo n. 171 del 2016, il parere motivato riguarda semplicemente la decadenza del Direttore dei servizi socio-sanitari, la richiesta era di averlo anche in fase di nomina, proprio perché già i Sindaci, lo diceva la collega Ostanel prima, si trovano nella difficoltà di non avere spesso informazioni e soprattutto di trovarsi in consessi ampi, perché conosciamo le Conferenze dei Sindaci, i Comitati dei Sindaci, si ritrovano poco e quando si ritrovano hanno questioni di ampio respiro da affrontare. Ma avere la possibilità di monitorare, anche attraverso un parere monitorato e motivato da esaminare, rappresenta un altro dato molto importante, anche in fase di nomina, non soltanto in fase di decadenza.
Poi l’aspetto dell’andamento della spesa sanitaria e la necessità di garantire e assicurare l’equilibrio della gestione. È evidente che vi è tutta una serie di elementi e di fattori che concorrono all’equilibrio di questa gestione ed è evidente che il personale è uno di questi, ma ritenevamo e riteniamo che non sia bene sottolineare la presenza della spesa del personale tra questi fattori, proprio perché non si può nel momento di difficoltà puntare e andare a tagliare sulla forza principale che tiene insieme il sistema, che è appunto quella del personale, già in grossa difficoltà.
Per quanto riguarda il punto relativo agli asili nido, abbiamo capito in Commissione e abbiamo ragionato, poi lo illustrerò nell’ordine del giorno, sul fatto che ci sia un’interpretazione da chiarire rispetto al 10% e al 20% di aumento dei posti e che queste due previsioni si integrano e non sono alternative.
Un’altra riflessione è relativa al fatto che la DGR n. 84 del 2007 non parlava soltanto degli asili nido, ma anche dei micronidi, dei nidi aziendali, di tutto un universo per l’infanzia, che in questo caso si riduce nell’ordinamentale soltanto agli asili nido. Abbiamo compreso che è per quanto riguarda le risorse PNRR, ma una riflessione più ampia rispetto a tutte le altre tipologie di servizi e di offerta in un contesto veneto in cui o c’è lista d’attesa per poter entrare o ci sono comunque difficoltà a livello gestionale e di recepimento delle richieste anche per i costi, oltre che per le liste d’attesa, è una riflessione che a mio e a nostro avviso andrebbe fatta. Poi tornerò sull’ordine del giorno.
Volevo sottolineare questi aspetti, perché l’obiettivo di questi emendamenti andava proprio nella direzione di dare più trasparenza, una chiarezza sulle scadenze, una chiarezza in quella che era definita una semplice periodicità, e soprattutto l’attenzione a un parere motivato che non escluda i sindaci, che devono essere sempre più protagonisti non soltanto nell’ambito sociosanitario, ma inevitabilmente anche nell’ambito sociale, vista la nuova, futura e imminente (mi viene da dire) gestione degli ATS, che entro settembre dovranno vedere anche tutti i provvedimenti attuativi concretizzati – li attendiamo con ansia – proprio per poter dare gli strumenti alle comunità locali di ripristinare e di costruire un coordinamento organizzato, come la norma chiede, che non sarà semplice da fare in un anno e mezzo, ma che speriamo, con questi provvedimenti attuativi, sia facilitato e non complicato.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei, collega.
Collega Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
È chiaro che l’ordinamentale che stiamo discutendo oggi e che andremo anche a votare cerca di affrontare punti importanti per quanto riguarda sia l’aspetto dell’accessibilità che della trasparenza. Abbiamo ritenuto di porre degli emendamenti. La collega Luisetto ha parlato della questione della trasparenza, ma preme risottolineare una cosa che solo parzialmente viene risolta, anche attraverso gli emendamenti presentati, che è quella dell’accessibilità. Il problema non è solo avere i dati e averli, chiaramente, in modo trasparente e continuativo, ma che siano accessibili anche in modo continuativo. Questo è un tema su cui ritorneremo anche con gli emendamenti. Ad oggi, questo elemento forse è l’elemento che, mi rendo conto, non può essere risolto con un ordinamentale, quindi richiede anche altre azioni, oltre all’ordinamentale stesso, per la natura stessa dell’ordinamentale, ma rimane comunque un buco.
Questa è la questione principale “galleggiamento” e “pre-appuntamento”. Nel momento in cui i dati non sono continuamente accessibili o visibili a chi sta fuori, rimane il dubbio che quell’aspetto del galleggiamento sia un buco talmente grande che non si riesce a risolvere realmente il problema delle liste d’attesa. Questo è l’elemento, ad oggi, che crea maggiore preoccupazione, non tanto su questi banchi, quanto all’esterno, quando si continua a chiamare. Da una parte, c’è stato sicuramente anche con il nuovo bando fatto un impegno ad aumentare il personale per riuscire a risolvere le liste d’attesa, ma, l’abbiamo detto, è un impegno ad oggi, purtroppo, non sufficiente rispetto alla domanda effettiva non solo di medici, ma anche di infermieri, quindi un problema molto più ampio della figura del medico stesso, che sarebbe già un tema impegnativo di per sé, ma molto più esteso su diversi settori, che vanno dal territorio alla parte di ospedalizzazione. Quando tu chiami comunque il problema dell’agenda chiusa o del pre-appuntamento esiste.
Questo porta molte persone ad uscire dalla presa in carico da parte della sanità pubblica e ad uscirne senza essere monitorate realmente. Rendendoci conto che non si risolve tutto con il provvedimento di oggi, crediamo che risollevare, anche rimettendo a posto alcuni aspetti di monitoraggio continuativo, quindi annuale, da parte della Giunta, da parte del Consiglio, sia un modo per non chiudere gli occhi o comunque non renderci conto che, alle volte, quando diciamo che abbiamo risolto il problema delle liste d’attesa, il problema delle liste d’attesa lo sappiamo bene, e ce lo siamo anche detti più volte con estrema trasparenza, non è risolvibile ad oggi in modo così veloce e non è neanche giusto dire all’esterno che il tema è non avere più pre-appuntamenti, la ricetta del come non avere pre-appuntamenti ad oggi è stata immessa solo parzialmente.
Questo è il tema tutto della parte sanitaria. È evidente che rimane aperto e speriamo di avere lo spazio anche da settembre in poi di tutta la parte sociale, la parte territoriale che si interconnette anche con la parte sanitaria, nella quale il ruolo a quel punto sì delle Conferenze dei Sindaci e di chi quindi dovrebbe monitorare ed essere il primo interlocutore su questi temi rimane un altro aspetto su cui confrontarci e su cui rendere più attiva la loro partecipazione – su questo c’è stato l’impegno anche della collega Ostanel – proprio per un tema di accessibilità e di trasparenza dei dati, che è il primo elemento in qualche modo per poi riuscire a costruire l’offerta di servizio.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Ci sono ancora interventi in discussione generale, colleghi?
Non ne vedo.
Dichiaro chiusa la discussione generale con l’intervento dell’assessore Lanzarin a chiusura delle cose dette fino a questo momento.
Prego, Assessore.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Grazie, Presidente.
Intanto ringrazio la Quinta Commissione per il lavoro fatto durante le sedute, per la celerità anche con cui arriviamo in Aula con questo ordinamentale.
Sappiamo benissimo qual è la natura dell’ordinamentale. È sempre un provvedimento di manutenzione, lo chiamiamo così, delle leggi esistenti e dell’aggiornamento della materia legislativa regionale e nazionale.
Sappiamo che continuano a subentrare provvedimenti o regionali o nazionali, ma soprattutto nazionali, che vanno quindi a modificare. Con i vari ordinamentali, nello specifico quello della sanità e del sociale, ci adeguiamo alla normativa nazionale. Oppure, come in alcuni casi, nel caso dell’articolo legato alla pet therapy, ci adeguiamo a delle osservazioni che il Ministero ha fatto sulla legge regionale o comunque, come nel caso dell’articolo legato al gioco d’azzardo, ci adeguiamo a dei pronunciamenti da un punto di vista giuridico della Corte costituzionale.
Questo per spiegare un po’ la natura e i contenuti dell’ordinamentale sanità e sociale.
È stato sicuramente citato e ci sono degli emendamenti che abbiamo cercato anche di spiegare nell’Ufficio della Commissione, ma anche durante i lavori della Commissione, legato al grande tema delle liste d’attesa, tema che – io ho questa sensazione – chiaramente continua a essere oggetto di discussione, continua a essere il tema principale, ma credo che nei lavori di Commissione durante il Piano regionale delle liste d’attesa abbiamo avuto modo di sviscerarlo e abbiamo avuto modo di affrontare tante tematiche, anche con i tecnici che erano presenti. Quindi, abbiamo cercato, anche in quel caso, di aggiornare il nostro Piano, che mi sembra risalga al 2018. Successivamente, come sapete, è arrivato il provvedimento nazionale, l’ultimo provvedimento, che ha avuto la pubblicazione in Gazzetta mi sembra proprio la settimana scorsa, su cui c’è stata una grossa discussione tra Regione e Governo rispetto ad alcune partite, quella dei controlli, quella delle competenze tra Stato e Regioni, quella delle interferenze, su cui poi si è trovata una giusta mediazione tra Stato e Regione.
È chiaro che quel provvedimento adesso vedrà un monitoraggio, che verrà predisposto con una piattaforma in capo ad AgeNaS, che monitorerà le Regioni in ordine al rispetto delle liste d’attesa, vedrà il riconoscimento di una nuova persona, di una nuova figura, il RAO, mi sembra sia nel provvedimento nazionale, che di fatto come Regione Veneto noi avevamo già, perché avevamo già comunque inserito il tavolo di monitoraggio ma soprattutto la cabina di regia in capo alla Direzione Sanità Sociale, con il dottor Annicchiarico, che ricordo si riunisce ogni settimana con un rappresentante di ogni singola ULSS, individuato e dedicato, per fare il punto per quanto riguarda l’evoluzione delle liste attese. Abbiamo previsto di quei meccanismi che oggi ci permettono di affrontare questa tematica in modo sicuramente più puntuale.
Sappiamo, però, che molte delle questioni che sono state affrontate, quindi le avevamo già sviscerate, sappiamo che quello che oggi probabilmente è necessario è il governo della domanda, che non troviamo neanche nel provvedimento nazionale, quindi tutto il tema legato all’appropriatezza, tutto il tema legato alla medicina territoriale e di prossimità, che ha comunque un significato – lo sapete – quando parliamo di specialistica, di liste d’attesa, di cronicità, insomma di tutti i temi che abbiamo affrontato a più riprese.
Oggi voi sapete che questo monitoraggio ci permette di dire che abbiamo fatto una buona strada, che sicuramente non siamo a liste d’attesa zero, per capirci, perché non siamo a liste d’attesa zero. Io ho appena guardato l’ultimo monitoraggio che ho io, quello del 25 luglio, quindi pochi giorni fa, per capirci, in cui abbiamo ancora a 14.295 prestazioni, quelle ancora da erogare, quelle a 30 giorni, e 21.389 a 60-90 giorni. Abbiamo un centinaio, ma che si stanno “esaurendo”, che si sono accumulate in una categoria specifica (10 giorni), perché è successo un imprevisto in un’azienda sanitaria, ma che si stanno esaurendo.
Questo per dire che è un lavoro che sta dando sicuramente dei risultati. Non siamo ancora al risultato sperato e voluto, su cui investiremo, anche con i fondi dedicati ai piani che abbiamo messo a disposizione. È chiaro che tutto questo si va a scontrare con la questione, che è stata citata anche da voi e in alcuni emendamenti, anche, è stata evidenziata, del personale. Voi sapete che sul personale ci sono regole ben precise, ci sono provvedimenti ben definiti. Sapete che c’è un tetto del personale, ci sono i fabbisogni del personale, c’è un confronto che noi dobbiamo continuamente avere e su cui siamo anche, chiaramente, controllati e giudicati. Lo conoscete. Sapete che nel provvedimento nazionale, nel 2025, si dovrebbe andare verso lo sblocco del tetto del personale, ma non è semplice lo sblocco del tetto del personale cui si arriverà al 2025, perché nella norma è previsto che ci sia un fabbisogno individuato triennale delle Regioni, che può essere rivisto annualmente, ma che quel fabbisogno deve essere certificato e accordato dal MEF. Oltre a quel fabbisogno che noi dovremmo dare, saremmo ancora più limitati. Bisogna capire anche questa cosa qui come si sposa con la necessità, a volte, della flessibilità, che conoscete e capite molto bene, rispetto all’evoluzione di quella che è la domanda, che citavo prima.
Un’altra questione che è stata posta e che abbiamo discusso è quella relativa a questo aggiornamento della normativa per quanto riguarda i posti negli asili nido, quindi lo 0-3, portandolo ai 66 posti oggi previsti. Questo perché lo abbiamo fatto? Perché abbiamo messo questa norma? Perché ci è stato chiesto da alcuni Comuni, che hanno ottenuto fondi PNRR, ma i fondi PNRR per costruire l’asilo sono finalizzati e legati a una capienza di un certo tipo, che altrimenti non poteva essere raggiunta.
Con questa norma, quindi, mettiamo in sicurezza questi Comuni che stanno costruendo gli asili nido. Rimane chiaramente l’altra norma, che invece è declinata con DGR, che è quella che dà una variabilità, ma non solo, in questo caso agli 0-3, ma a tutta la fascia 0-6, che dipende poi dalla struttura che può quindi accedere a quel 20% se ha gli spazi per poterlo fare.
Chiaramente, passata questa norma, andremo a normare chiaramente anche la parte relativa alla possibilità che poi noi diamo in percentuale alle strutture per potere eventualmente aumentare. Per quanto riguarda il discorso che ho sentito, delle graduatorie, è stata anche questa oggetto di discussione, ma anche di, mi sembra, una mozione presentata qui in quest’Aula, eccetera. È una questione un po’ più delicata e cercherò di spiegarla, nel senso che ci sono le graduatorie che sono già scadute, su cui con Azienda Zero abbiamo già iniziato le procedure. Oggi non sarebbe opportuno rimettere in discussione provvedimenti che sono già in itinere. Poi, sono sempre, anche se ci sono delle evidenze a livello nazionale o di alcune regioni, sappiamo che sono sempre oggetto di una normativa specificatamente nazionale, più che regionale. Quindi, non vorremmo andare incontro a situazioni spiacevoli, anche se, ripeto, ci sono stati anche dei provvedimenti di altra natura.
Un ultimo passaggio lo faccio rispetto alla norma relativa all’adeguamento per quanto riguarda gli albi vari, per quanto riguarda il management delle aziende sanitarie, che non facciamo altro che allineare e aggiornare con la normativa nazionale. Non c’è nulla di diverso rispetto a questo. Facciamo proprio un aggiornamento e un adeguamento rispetto a quella che è la normativa nazionale.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore. Partiamo con l’articolato. Relatrice e correlatrice ci sono. L’Assessore c’è. Iniziamo.
Siamo sull’articolo 1.
Emendamento 26 della collega Baldin.
Lo diamo per letto.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
Ripeto, relatore contrario.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’emendamento n. 1 del collega Masolo, pagina 2.
Collega Masolo, prego, ha la parola.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
L’emendamento è al comma 1 dell’articolo 1: in sostituzione del comma 1 dell’articolo 13 della legge regionale dopo le parole “nonché” sono inserite le parole “sentita la competente Commissione consiliare”. Perché? Perché prevedere un suo coinvolgimento è importante. Si sta parlando della nomina dei direttori dell’ULSS, per cui è importante il coinvolgimento della Commissione consiliare, anche e soprattutto per la definizione dei criteri e le modalità di selezione dei candidati. È vero che c’è una lista, ma in questo caso l’emendamento chiedeva proprio di portare in Commissione la discussione dei criteri e delle modalità della selezione, ed è fondamentale.
Questo si proponeva questo emendamento.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 1. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 7 della collega Ostanel.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
In questo emendamento io propongo, invece, che la Commissione sia coinvolta per quanto riguarda i criteri con cui scegliere i candidati da proporre al Presidente della Giunta regionale. Al di là del coinvolgimento della Commissione nelle altre parti del lavoro, una cosa io credo chiave sia quella di coinvolgere la Commissione anche per definire i criteri e le modalità di selezione.
Questo è un punto diverso rispetto agli emendamenti successivi, quindi ci tenevo a illustrarlo per questo motivo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Metto in votazione l’emendamento n. 7. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 8, della collega Ostanel.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Su questo emendamento, che avevamo accantonato in Ufficio di Presidenza, quindi dopo chiedo il parere, il punto era di poter attingere anche dalle graduatorie di altre Regioni per quanto riguarda la nomina del direttore amministrativo, del direttore sanitario e, ove previsto, anche del direttore dei servizi sociosanitari. So che è già presente in norma nazionale questa prerogativa, però riscriverlo anche nella norma e cogliere l’ordinamentale per specificare, anche qui, che possiamo accedere a graduatorie di altre Regioni è l’emendamento che propongo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Prego, assessore Lanzarin.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Ne abbiamo discusso. Oggi è già fattibile questa cosa, non è che uno non può prendere da fuori Regione. Solo che può essere che altre Regioni abbiano criteri diversi dai nostri. I criteri non sono univoci, non sono uniformi in tutte le Regioni. Quindi, può essere che noi andiamo su una graduatoria dove si sono adottati criteri diversi.
Siccome non cambia niente, perché, alla fine, c’è solo una lista in più di candidati, per me non è un problema, quindi possiamo anche accettarlo.
Speaker : PRESIDENTE
Sull’emendamento n. 8 c’è il parere favorevole del relatore. Dopo le parole dell’Assessore lo abbiamo compreso.
Metto in votazione l’emendamento n. 8. Relatore favorevole.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. 27, della collega Baldin.
Lo diamo per letto.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 1, così come modificato.
È aperta la votazione. Articolo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 2. Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 2.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 3. Anche in questo caso non ci sono emendamenti.
È aperta la votazione sull’articolo 3.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull’articolo 4. Ci sono emendamenti.
Partiamo con l’emendamento 35 della collega Bigon ed altri, pagina 6.
Prego, collega Bigon.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie.
È già stato spiegato come emendamento durante l’intervento in discussione. È un emendamento molto importante che prevede l’adeguamento alla disposizione dell’articolo 3 del decreto legislativo n. 171 del 2016, lasciando il parere motivato.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Metto in votazione l’emendamento 35. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’emendamento 28 della collega Baldin.
Lo diamo per letto. Siamo a pagina 7 del fascicolo. Non vedo interventi.
Relatore contrario.
È aperta la votazione.
Ripeto, relatore contrario.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 4.
È aperta la votazione sull’articolo 4.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 5.
Anche in questo caso ci sono emendamenti. Partiamo con l’emendamento n. 29 della collega Baldin.
Lo diamo per letto. Non vedo interventi.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’emendamento n. 36, Bigon ed altri.
Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Siamo in materia di spesa del personale, dove viene previsto che, appunto, in materia di spesa del personale può essere rimesso in discussione l’equilibrio del bilancio e, quindi, anche delle spese e anche il rischio del taglio sulla spesa del personale, per cui noi chiediamo la soppressione di questa parte.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Bigon.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’emendamento n. 9 della collega Ostanel.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento importante. L’ho illustrato anche in Ufficio di Presidenza. Parliamo di spesa del personale sanitario e all’articolo 5 io penso sarebbe importante aggiungere questa frase: “pur senza mai compromettere i livelli essenziali delle prestazioni in quanto diritto fondamentale alla salute dell’individuo sancito dalla Costituzione”.
Ci sono state, anche alla luce di alcune sentenze della Corte costituzionale e anche alla luce della discussione nazionale sul tetto di spesa in sanità, penso sarebbe importante oggi sancire, all’interno dell’ordinamentale, che adegua rispetto anche a delle decisioni normative che avvengono in altri livelli... Penso che, come è successo su altri temi, anche etici, la Corte costituzionale si sia espressa anticipando un Parlamento che fatica, invece, a prendere in carico alcune di queste questioni. Perché non inserire all’1-bis, dove la Giunta già dice che verifica l’andamento della spesa sanitaria in corso d’esercizio e, ove necessario, adotta, anche in materia di spesa di personale, misure idonee ad assicurare la riconduzione in equilibrio delle gestioni aziendali... Sostanzialmente, si dice che, se non ci sono abbastanza soldi, non si assume personale, altrimenti non ho più un equilibrio di gestione aziendale, cosa su cui dovremmo discutere. Almeno aggiungere un “pur senza mai compromettere i livelli essenziali delle prestazioni, in quanto diritto fondamentale alla salute dell’individuo sancito dalla Costituzione” sarebbe, per quanto mi riguarda, il minimo sindacale per poter dire che, anche in assenza di personale e anche nel momento in cui noi abbiamo graduatorie ferme, in realtà questa Regione si prende l’opportunità e si prende il diritto di non andare mai a compromettere i livelli essenziali delle prestazioni.
Speaker : PRESIDENTE
Siamo sull’emendamento n. 9. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all’articolo 5.
Metto in votazione l’articolo 5.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 6.
Emendamento 10 della collega Ostanel.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Illustrerò anche gli emendamenti su cui so di avere parere negativo che riguardano le liste d’attesa, perché penso che, al di là della discussione in Commissione, anche chi non è membro della Quinta possa in quest’Aula discutere di alcuni temi che lì abbiamo affrontato e anche per lungo tempo.
Il tema è quello delle percentuali di impegnative che si vanno a garantire obbligatoriamente in norma per ogni Regione. Si propone, come altre Regioni fanno, di alzare l’impegno minimo richiesto delle prestazioni sanitarie prescritte portandole al 100%. Ovviamente, illustro anche il successivo, quindi l’emendamento 11, così non re-intervengo, perché riguarda esattamente la stessa possibilità.
Penso che anche prendendo esempio da altre Regioni, e faccio l’esempio della Regione Toscana, noi potremmo, a seconda delle priorità, alzare la percentuale minima delle prestazioni che noi dobbiamo garantire nei tempi previsti. Riguarda sempre la discussione politica rispetto ai tempi d’attesa. Prima ho ascoltato, Assessore, i dati nuovi che lei dava rispetto alle persone che noi abbiamo in lista d’attesa al 25 luglio, che è vero che sono diminuite rispetto a maggio. Quindi, c’è un lavoro in corso, lo abbiamo ovviamente anche riconosciuto, ma il tema è un altro: se in quattro mesi noi abbiamo raggiunto un livello di diminuzione di questa entità, che non è una grande entità, e continuiamo ad avere delle prenotazioni, ovviamente non è che abbiamo le persone che non hanno più bisogno di impegnative, avremo continuamente una coda che ci portiamo dietro e che dobbiamo, io credo, con delle prerogative, con anche l’ingegno di quanto può fare una Regione, come ad esempio il lavoro sui CUP, come ad esempio il lavoro che dopo illustrerò in altri emendamenti su fare campagne informative per fare in modo che i cittadini capiscano quali diritti hanno e quali potrebbero anche avere poi eventualmente riconosciuti, perché ad oggi non è sempre così.
Questo è un emendamento che dice: vogliamo prenderci la responsabilità di dire che questa Regione garantirà i tempi d’attesa su una percentuale minima di prestazioni più alta? Altre Regioni questa discussione l’hanno fatta. Ovviamente, l’emendamento propone il 100%. So che ho un parere negativo, però io credo anche che dovremmo iniziare a ragionare sul fatto che dobbiamo dare tempi e performance stringenti per fare in modo che questa coda che ci continuiamo a portare dietro vada più veloce possibile, perché con questo regime noi non arriveremo a togliere le liste d’attesa. Rispetto al pre-appuntamento, come il direttore ci ha detto in Commissione, cioè non metto i tempi limite per le impegnative perché il nostro obiettivo è quello di togliere il pre-appuntamento, dopo quattro mesi di lavoro vediamo che in lista d’attesa abbiamo ancora 35.000 persone. Allora, 35.000 veneti a luglio 2024 ancora in lista d’attesa sono un numero che non ci permette di dire che stiamo facendo abbastanza.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Parere contrario del relatore.
Metto in votazione l’emendamento n. 10.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 11 della collega Ostanel.
Non vedo interventi.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
Ripeto, relatore contrario.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’emendamento n. 12 sempre Ostanel.
Qua vedo qualche appunto, provi a spiegarmelo. Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento importante, perché abbiamo visto in Commissione il fatto che questo emendamento toglieva i tempi certi con cui si doveva inviare una relazione e veniva sostanzialmente scritto che si rendeva semplicemente periodica, mentre la norma precedente dava un limite temporale annuale. Stiamo parlando di un documento di analisi e previsione relativo alla domanda di prestazioni ambulatoriali provenienti dai propri assistiti e alla corrispondente offerta aziendale. Stiamo parlando di un documento che permette un monitoraggio serio per quanto riguarda le prestazioni che vengono offerte dal sistema sociosanitario.
Questo è un articolo soppressivo di una proposta che era stata fatta dalla Giunta, perché si toglievano i tempi certi, io ritengo, noi riteniamo che i tempi certi debbano essere reintrodotti, e, ovviamente, sopprimendo questo articolo i tempi che tornano a essere in norma sono quelli annuali, quindi sapremo e sappiamo che annualmente e non solo con una periodica generale dovrà essere inviata dal Direttore questo documento di analisi e previsione che così reintroduce tempi certi per produrre questo documento e per averne un costante controllo da parte della Giunta e da parte della Commissione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Bigon prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Questo emendamento anticipa anche altri emendamenti depositati sullo stesso tenore, perché riteniamo, appunto, che il termine sia fondamentale, non possiamo lasciare nell’incertezza una scadenza che mette non solo trasparenza, ma anche in aggiornamento tutti quelli che magari vogliono informarsi ma anche non solo amministratori, aspetto politico, ma anche gli stessi cittadini per cui le relazioni devono avere un termine e questo, appunto, chiediamo anche noi. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei. Non vedo altre richieste di intervento.
Relatore. Metto in votazione l’emendamento 12. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Decade l’emendamento 4 per effetto dell’approvazione dell’emendamento 12.
Il 30 decade. Il 37 decade. Il 3 decade. Il 38 decade. Il 2 decade.
Si vota, invece, l’emendamento 13 della collega Ostanel, sempre sull’articolo 6.
Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Illustro questo emendamento perché ne parlavo anche in discussione generale il tema è che le Conferenze dei Sindaci e i Sindaci dei nostri territori, rappresentano, da tempo, la difficoltà di essere coinvolti davvero nelle decisioni che vengono prese da Azienda Zero in generale dalla Giunta regionale, quindi proponevo di aggiungere che fosse presente al tavolo. tecnico un rappresentante della Conferenza dei Sindaci di riferimento, in Ufficio di Presidenza abbiamo convenuto nella possibilità, appunto, di fare un ordine del giorno, quindi ritiro questo emendamento, presenterò poi l’ordine del giorno, quindi lo ritiro.
Il tema importante è questo: cioè, al di là di come noi facciamo sedere una rappresentante dei Sindaci all’interno del tavolo tecnico di monitoraggio noi dobbiamo, in qualche modo, come Consiglio, dire che i Sindaci, altrimenti tutta la discussione sul potere ai territori e anche sul rendere i territori più autonomi non ha alcun senso se non li informiamo, quindi ritiro l’emendamento, poi discuto l’ordine del giorno, su cui so di avere un parere favorevole, perché credo che questo sia un punto politico fondamentale.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega. Quindi viene ritirato l’emendamento 13.
Passiamo al 18, sempre Ostanel, pagina 21.
Prego, Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Questi sono una serie di emendamenti sempre sul tema liste d’attesa.
Questo è un tema che prima, in discussione generale, portavo e credo che sia un tema decisamente grave che noi ancora abbiamo in questa Regione.
La norma nazionale dice che non possiamo chiudere le liste, non possiamo chiudere le prenotazioni, cioè, sostanzialmente, nessuno ci potrebbe dire, quando chiamiamo un CUP: non c’è posto, richiama. Nessuno potrebbe dircelo.
Quello che accade, però, e sfido anche i Consiglieri di maggioranza a dire il contrario so che sapete che ci sono dei cittadini che vi sollecitano dicendo: chiamo il CUP, non mi viene dato l’appuntamento e non ho una carta in mano per dire che l’appuntamento non mi è stato dato, quindi io non so da quando partono i tempi di attesa.
Questa è una cosa che abbiamo rilevato tanto. In Commissione abbiamo provato a trovare il modo che questo che questo non potesse più accadere. Viene risposto: Beh, ma non si può fare, cioè uno che al telefono dice una cosa di questo tipo non dovrebbe accadere. Però accade.
Allora cosa ci troviamo a dover fare? Ci troviamo a dover, io credo, lavorare sui CUP, facendo in modo che le persone che vi lavorano, perché io penso che non sia mai il terminale ultimo ad avere la colpevolezza di fare qualcosa che non si può fare, penso che sia invece compito di chi dirige la sanità, quindi la Giunta, ma anche il Direttore, quello di dire che questo non dovrebbe accadere e non può accadere, perché non è secondo norma.
Quindi noi vorremmo con questo emendamento scrivere, come avevamo proposto anche in Commissione, di fare in modo che le agende di prenotazione non vengano mai chiuse e quindi venga sempre verificato il rispetto della prescrizione che è in capo alla figura prevista al comma 10.
Quindi, ovviamente, il monitoraggio del lavoro che viene fatto all’interno del CUP, ma anche del lavoro che viene fatto della garanzia di dare al cittadino sempre una visita e sperando nei tempi dell’impegnativa.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Relatore contrario.
Metto in votazione l’emendamento n. 18.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 16, sempre della collega Ostanel, pagina 22.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 17, pagina 23, sempre della collega Ostanel, che chiede la parola. Prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Anche questo è un emendamento importante. In Commissione abbiamo tolto i tempi limite del pre-appuntamento. Se prima un cittadino sapeva che poteva stare in pre-appuntamento solo 48 ore, e ovviamente questo non accadeva, io sono stata in pre-appuntamento più di 40 giorni, ci sono cittadini che stanno anche molto di più di quanto lo sono stata io, la questione è che almeno prima avevano 48 ore come limite in norma, quindi avrebbero potuto eventualmente dire qualcosa rispetto al fatto che un diritto fondamentale non era garantito, quello che è stato fatto con un colpo di spugna, in Commissione Sanità, è togliere il limite di 48 ore.
Abbiamo provato in tutti i modi a farlo reinserire. Provo anche oggi. So che ho un parere negativo. La discussione in Aula credo serva anche a questo. Come possiamo accettare che la risposta sia “tolgo il limite di ore massimo che posso rimanere in pre-appuntamento perché noi vogliamo togliere il pre-appuntamento”? A me sembra davvero una di quelle risposte che non possono stare in piedi. Sappiamo, da qui almeno alla fine della legislatura, dove io ho competenza di parlare, che i nostri cittadini staranno in lista d’attesa, lo sappiamo, lo vediamo anche dai dati di monitoraggio che ci ha dato l’Assessore, e abbiamo tolto il limite massimo del pre-appuntamento. Così non stiamo garantendo ai nostri cittadini di avere almeno il diritto di dire “posso starci 48 ore”, come era prima. Credo che con questo emendamento almeno il tentativo ultimo, visto che stiamo discutendo di sanità, di portare l’emendamento che ho portato in Commissione Quinta all’interno dell’Aula sia il minimo che si poteva fare.
Spero davvero che ci sia un ragionamento serio su come sia possibile dire “abbiamo un problema, lo nascondo sotto il tappeto perché questo problema non lo voglio nemmeno vedere”. Questo è quello che ha fatto la Giunta con il lavoro nella Commissione Sanità.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Ritengo che questo sia uno degli emendamenti più significativi rispetto al tentativo di migliorare il testo presentato e di renderlo, come dicevamo prima, in qualche modo, anche comprensibile all’esterno nel senso di quelle che sono le azioni che potremmo fare per riuscire a migliorare quello che è il tema delle liste d’attesa. Nel momento in cui esiste ancora il problema - che non dovrebbe esistere - dell’agenda chiusa (detta in modo volgare) o comunque anche del pre-appuntamento che non si risolve nei giorni definiti per legge è inutile che andiamo a togliere, per non avere problemi, le 48 ore, perché non è che solo nascondiamo la testa sotto la sabbia, neghiamo il problema; allora, se abbiamo detto che anche questo provvedimento serve per andare incontro alla risoluzione dei problemi, ma che sappiamo bene che non siamo a liste d’attesa zero prima risolviamo il problema e dopo casomai toglieremo anche le tempistiche perché nel momento in cui il sistema funziona, tolgo anche tutti quelli che sono degli elementi in qualche modo inutili perché il sistema già funziona e fuori la gente chiama e ha gli appuntamenti nei tempi dovuti o comunque se deve aspettare, deve aspettare dentro i termini previsti per legge; fino a che questo non c’è, è evidente che per noi è ancora un problema, un problema che perlomeno con quello che era definito prima di proporre questo tipo di ordinamentale era almeno incardinato in un minimo di trasparenza e di chiarezza anche verso il cittadino.
Togliendo questo, non sono risolti i problemi prima e ce lo siamo detto, è stato detto in modo molto chiaro, anche dall’Assessore all’interno dell’Aula, ma nello stesso tempo togliamo la questione del 48 ore così ci diciamo: beh, ma non c’è più; la criticità non c’è più. Si, non c’è più che il cittadino non ti può dire che questa cosa non la fai, ma la criticità rimane.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Okay. Luisetto, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Intervengo anch’io a sostegno di questo emendamento proprio rispetto alla discussione fatta sul Piano di governo delle liste d’attesa, sull’aggiornamento e sul fatto che non possiamo confondere l’obiettivo con lo strumento; se l’obiettivo è quello di superare le liste d’attesa e lo strumento è togliere un limite delle 48 ore per chi è in pre-appuntamento che sappiamo essere il cambio nome del galleggiamento, certamente questa non è una strada che aiuta.
Avere un limite, una scadenza non solo serve a chi quella scadenza la deve rispettare, ma anche al paziente, alla persona che è in attesa per avere una prospettiva.
Dunque, a nostro avviso, e sostengo anch’io quanto previsto da questo emendamento, è necessario ripristinare un termine. Lo abbiamo detto in varie fasi e per vari emendamenti di questo provvedimento. I tempi, le scadenze, che non siano periodicità, che non siano termini vaghi, ma che abbiano un punto fisso, non sono solo utili a chi agisce il servizio e, quindi, deve dare un monitoraggio chiaro, ma anche ai pazienti, a chi sta dall’altra parte e spesso non vede garantito il proprio diritto di salute. Questo è un piccolo passo, ma uno strumento per garantire quel diritto di salute. A nostro avviso è un termine che deve rimanere.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 17. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 15 della collega Ostanel.
Collega Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo emendamento lo riformulo, perché in Ufficio di Presidenza abbiamo visto che ha parere positivo su un emendamento riformulato. L’obiettivo è quello di fare in modo che il numero verde regionale che abbiamo sul tema del diritto ai tempi d’attesa, quindi i cittadini hanno già un numero verde regionale che potrebbero chiamare nel momento in cui hanno bisogno di comprendere anche i propri diritti, quello che dicevamo prima, in particolare se non abbiamo messo un tempo massimo per poter stare in lista d’attesa, con questo emendamento chiedo alla Giunta di individuare specifiche campagne comunicative e informative per dare la massima diffusione al numero verde regionale e delle sue funzioni. Viene tolto quindi “anche prevedendone l’inserimento nelle impegnative”. Questo perché mi è stato spiegato che questo passaggio complicherebbe ulteriormente la questione. Ma la cosa importante è dire che mettiamo in norma che un numero verde che oggi abbiamo e che nell’idea del legislatore era proprio quello di fungere come tutela al cittadino nel rispetto del diritto di ricevere le prestazioni nei tempi previsti venga comunicato meglio attraverso campagne di comunicazione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
La modifica prevede che venga tolto “anche prevedendone l’inserimento nelle impegnative e le sue funzioni”.
Allora, collega Ostanel, siamo al primo paragrafo (chiamiamolo così): “numero verde regionale e delle sue funzioni”; mentre la parte intermedia “anche prevedendone l’inserimento nelle impegnative” viene tolta.
La dicitura finale è questa: “numero verde regionale e delle sue funzioni”. Collega Ostanel, siamo a posto così?
Con questa modifica ai sensi dell’articolo 102, viene accettato dal relatore l’emendamento n. 15.
Lo metto in votazione, con parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sempre sull’articolo 6, ancora la collega Ostanel con l’emendamento n. 14.
Metto in votazione l’emendamento n. 14. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
Ripeto, relatore contrario.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 6 così come modificato.
È aperta la votazione sull’articolo 6.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 7.
Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 7.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 8.
Qui c’è un emendamento, l’emendamento n. 31 della collega Baldin, pagina 26.
Metto in votazione l’emendamento n. 31. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 8.
È aperta la votazione sull’articolo 8.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 9. Emendamento 19 della collega Ostanel.
Prego, Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Parliamo di graduatorie. Abbiamo visto le richieste che erano state fatte, in particolare dalle OSS che, pur essendo in graduatoria quest’anno, non sono stati chiamati, nonostante ci fosse bisogno di personale. La graduatoria è scaduta, quindi noi abbiamo perso l’opportunità di assumere del personale che aveva vinto legittimamente un concorso.
Abbiamo visto e anche ricevuto, qui a Venezia, una delegazione delle OSS e delle rappresentanze sindacali che chiedevano di poter, perlomeno, prorogare le graduatorie per permettere un’assunzione qualora questa fosse stata possibile.
Questa Giunta non ha voluto e non vuole ascoltare le richieste, io credo, legittime, invece, di questo personale sanitario, cioè non abbiamo personale; poi il paradosso è che abbiamo delle graduatorie, delle persone che vincono un concorso non le chiamiamo, le facciamo scadere e in questa maniera non abbiamo più l’opportunità di cogliere da quelle graduatorie delle persone.
Ci sono altre Regioni, come la Regione Toscana o la Regione Liguria, che hanno un contenuto analogo rispetto a questo emendamento. Sono provvedimenti che non sono stati impugnati dal Governo, quindi vuol dire che sono degli emendamenti possibili.
Proponevo allora alla Giunta di aggiungere, al fine di consentire l’efficace espletamento delle procedure di reclutamento del personale in un’ottica di economicità e celerità delle medesime e in considerazione delle necessità che ha la sanità veneta di prorogare almeno di un anno a decorrere dalla data di relativa scadenza l’efficacia delle graduatorie relative alle professioni sanitarie approvate.
Parliamo, appunto, delle graduatorie che stavamo discutendo e che abbiamo discusso varie volte in quest’Aula e in Commissione, per permettere a chi aveva legittimamente vinto un concorso di essere assunto.
Ricordo che ho messo il tema economicità perché noi così perdiamo dei soldi, cioè il criterio di economicità che non deve essere l’unico che ci guida, in realtà, quando facciamo scadere una graduatoria, dobbiamo poi rifare un concorso al quale, evidentemente, si presenteranno, immagino le persone che l’avevano già vinto, più eventualmente ovviamente altre, ci porta in realtà ad avere una difficoltà.
Noi avevamo una graduatoria pronta e non abbiamo pescato da lì le persone che avevano legittimamente vinto un concorso.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Aggiungo che questo emendamento è importante anche in vista di una mozione che noi avevamo presentato sull’argomento, ritenendo opportuno prorogare la graduatoria laddove, ad esempio, nell’ULSS 9 abbiamo circa 500 OSS in graduatoria. Tante sono state assunte, tante potrebbero essere assunte, tanta è la necessità, per cui magari non è solo, pur importante, una questione di economicità, ma anche di risparmio di tempo, perché così magari non si rifanno bandi e si va avanti con la graduatoria presente.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 19. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 39, pagina 28, Bigon ed altri.
Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Ritiro questo emendamento, ma lo spiego. Sarà sostituito da un ordine del giorno, che verrà discusso a fine seduta, relativo ai bandi per l’assunzione del personale nelle aziende o enti del Servizio sanitario regionale.
Noi riteniamo che si debba partire con congruo anticipo prima della scadenza per poter quantomeno risparmiare quel tempo necessario a poter reclutare personale, per cui depositiamo questo ordine del giorno ritirando l’emendamento proprio per dare la possibilità, appunto, di non aspettare, ma di anticipare i tempi e, quindi, risparmiare il tempo necessario per reclutare personale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
L’emendamento n. 39 ritirato.
Metto in votazione l’articolo 9.
È aperta la votazione sull’articolo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 10.
Anche in questo caso nessun emendamento.
Metto in votazione l’articolo 10.
È aperta la votazione. L’articolo 10 è stato approvato.
Andiamo all’articolo 11.
Anche in questo caso non vedo emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 11.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 12.
Qui ci sono emendamenti. Partiamo dall’emendamento n. 32 della collega Baldin.
Prego, collega Baldin.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Ho ritenuto di fare questo e i prossimi emendamenti a seguire che parlano della questione degli asili nido. Sappiamo che in Italia abbiamo un grosso problema da questo punto di vista, perché i dati ci parlano di posti disponibili in tutte le strutture prese complessivamente, quindi nidi e servizi integrati, pari al 28%, contro quella che doveva essere già nel 2010 una media europea del 33%. Capite bene, quindi, che siamo in gravissimo ritardo sotto questo aspetto. Ma per il futuro è ancora più preoccupante la questione, perché secondo una media europea dovremmo essere sul 45%, quindi capite bene che con una media oggi, 2024, del 28% siamo veramente lontanissimi da questo obiettivo europeo.
A parte questo, che è un elemento in più che va ad aggiungersi alla discussione dell’emendamento, chiaramente si tratta di intervenire sulla questione della natalità e sulla questione delle strutture per bambini piccoli (fascia d’età 0-2) con estrema urgenza, e lo possiamo fare sicuramente non prevedendo solamente questo tipo di deroghe, come stiamo facendo in questo momento. Capiamo le esigenze legate a fondi PNRR che, altrimenti, non sarebbero prese in considerazione, ma la questione è molto più grande…
Speaker : PRESIDENTE
Signori, silenzio in Aula. Grazie,
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Dicevo, la questione è molto più grande e va affrontata seriamente. Non basta questo tipo di deroghe, anche se abbiamo capito a cosa sono legate, ma il tema è molto serio e credo che si dovrebbe iniziare anche quella discussione, iniziata già con l’ultimo DEFR che apriva alla gratuità degli asili nido, ricordo benissimo un emendamento del collega Finco che oggi fa altro nella vita, fa il Sindaco, però quando era qui come Consigliere di maggioranza era riuscito a far approvare un emendamento al DEFR sulla gratuità degli asili nido, attraverso fondi del FSE + quindi, su questa questione vorrei veramente avere un impegno oggi da parte della Giunta a lavorare in questo senso.
Non ho ritenuto di fare ordini del giorno perché in passato, anche recente, sono stati presentati…
Speaker : PRESIDENTE
Sospendiamo un attimo la seduta. Grazie.
Prego, Baldin.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie. Grazie, Presidente. Stavo dicendo, appunto, che sul tema degli asili nido gratuiti o progressivamente gratuiti, come sono stati approvati in ordini del giorno, anche recenti, non ho ritenuto di dover tornare con altri atti perché ce ne sono già negli archivi di questo Consiglio regionale. Però, tornando al tema, credo sia divenuto ormai urgente, Assessore, iniziare a discutere della gratuità, come ci eravamo presi l’impegno di fare dall’ultimo DEFR, grazie ad un emendamento proveniente dalla stessa maggioranza e votato, se non ricordo male, all’unanimità.
Quindi su questo fronte, magari non oggi, ma dai prossimi giorni, sicuramente sì, bisogna iniziare a lavorare.
Siamo profondamente in ritardo sotto ogni profilo, sotto anche quello che ci si aspetta da noi a livello europeo. Ripeto, 45% di strutture che siano pubbliche, che siano private, tra asili nido e strutture complessive a livello integrato, come media, sotto la quale non possiamo stare e oggi noi, nel 2024, siamo soltanto al 28% di queste strutture.
Quindi, capite bene che, se vogliamo incentivare le nascite, creare dei servizi adeguati alla popolazione civile, qui non ci siamo.
Speaker : PRESIDENTE
Assessore Lanzarin, prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Per chiarire l’emendamento, invece, vuole alzare il numero di posti disponibili e poi, chiaramente, mettere una percentuale, eccetera, proprio per andare incontro. Quindi è diverso rispetto… la gratuità è un’altra cosa, questo qua va solo ad intervenire nel portare a 66 i posti disponibili per il 03, quindi in un certo senso aumenta la possibilità.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Metto in votazione l’emendamento 32. Relatore, contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sempre all’articolo 12.
L’emendamento n. 33, della collega Baldin, è ritirato.
Emendamento n. 34, sempre della collega Baldin.
Mettiamo in votazione l’emendamento n. 34. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo a pagina 32, emendamento n. 6, del collega Masolo.
Collega Masolo, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
L’emendamento n. 6 è sempre riferito all’articolo 12. Trattandosi di disciplina derogatoria, si ritiene essenziale garantire il coinvolgimento della competente Commissione consiliare nell’individuazione delle condizioni che possono dar luogo alla deroga verso l’alto dei limiti quantitativi. L’asilo nido ha una ricettività non inferiore ai 30 e non superiore ai 60. Per questo si proponeva di aggiungere, dopo “Giunta regionale”, anche “sentita la competente Commissione consiliare”.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Relatore contrario.
Metto in votazione l’emendamento n. 6. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 5, di pagina 33, sempre del collega Masolo.
Prego, collega.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Con questo, invece, si chiedeva di inserire dopo il testo “66 posti” le parole “ferma restando la non derogabilità delle dimensioni della pianta organica, come individuate nell’articolo 15, comma 3”.
L’emendamento chiedeva chiarezza interpretativa sul rapporto personale educativo-bambini, che è quello fissato dall’articolo 15 della legge regionale n. 90: la pianta organica del personale assicura, di norma, la presenza di un educatore ogni sei bambini di età inferiore ai 15 mesi e di un educatore ogni otto bambini di età superiore ai 15 mesi, in relazione alla frequenza massima. Di fatto, questa è un po’ peggiorativa perché la pianta organica del personale con funzioni educative assicura il rapporto numerico, invece, di una unità ogni sei bambini di età inferiore ai 12 mesi di una unità ogni otto bambini di età superiore ai dodici mesi. Per questo era previsto l’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Il relatore è contrario.
Metto in votazione l’emendamento n. 5.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 12.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 13.
In questo caso non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 13.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Anche l’articolo 14 non ha emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 14.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
C’è un articolo 14-bis, che è l’emendamento n. 20 della collega Ostanel, pagina 34.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento, su cui il parere è favorevole, sul tema defibrillatori. Noi abbiamo dati che ci fanno vedere che ci sono 60.000 casi di arresto cardiaco all’anno in Italia, sappiamo che i defibrillatori posti all’interno delle città hanno varie volte in maniera tempestiva salvato delle vite. Qual è la questione che alcune realtà ci hanno segnalato in questa Regione? Che, diversamente da altre Regioni, non vi è una ubicazione, una mappatura di dove i defibrillatori sono posti. Quindi, anche se ci fosse un medico presente, non saprebbe dove andare a prendere il defibrillatore, che magari è a pochi passi da dove succede un incidente, un fatto.
Proponiamo, quindi, che la Giunta regionale stabilisca i criteri e le modalità per la registrazione e mappatura permanente della rete dei dispositivi di defibrillazione presenti sul territorio regionale, allo scopo di monitorarne e ampliarne lo sviluppo, assicurare la manutenzione costante dei dispositivi e l’aggiornamento permanente del personale responsabile al loro utilizzo.
Speaker : PRESIDENTE
Siamo sull’emendamento n. 20. La relatrice è favorevole.
È aperta la votazione. Ripeto, relatore favorevole.
L’ho detto. Dobbiamo sistemare l’Aula. Fra un po’ vi porto qualche idea.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l’articolo 15, che non ha emendamenti.
È aperta la votazione sull’articolo 15.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull’articolo 15 bis. È un emendamento con articolo aggiuntivo; è l’emendamento 22 di pagina 35, della relatrice.
Brescacin, prego.
Speaker : Sonia BRESCACIN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente. Nei mesi scorsi i media hanno riportato un fatto avvenuto in Provincia di Treviso di maltrattamento di un animale: una cagnolina che le notizie riportano essere stata gettata da un autoveicolo in seguito deceduta.
Questo ha portato l’opportunità di introdurre modifiche alla vigente disciplina in materia per migliorare la tutela degli animali da compagnia, soprattutto sotto il profilo del contrasto di simili reati, di simili comportamenti.
Sono quattro emendamenti, uno consecutivo all’altro. Gli altri sono recepimento di norme tecniche conseguenti a abrogazioni conseguenti al primo emendamento, oltre che la previsione del fatto che introducendo dei divieti c’è la necessità anche di definire una sanzione amministrativa.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Masolo, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Quando si parla di benessere animale non c’è dubbio che si sostiene, per cui sicuramente sostengo l’emendamento. Faccio però un appello alla Presidente di Commissione, siccome sono venuto a sapere che ci sono altre tre proposte di legge legate al benessere animale, la 106, in dettaglio, la 38 e la 24, chiedo che questo sia anche una buona occasione per riportarle in Commissione e portarle alla presentazione e discussione. Ecco, questa è la richiesta.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Ha chiesto la parola il collega Montanariello.
Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Io ringrazio questo emendamento della collega perché sono temi che in questi anni ci hanno visto spenderci, tanti di noi anche prima di approdare in Consiglio regionale.
Colgo l’occasione, collega, per dire che agli animali bisogna voler bene sempre, non a senso unico, che agli animali d’affezione bisogna attribuire un ruolo sociale nelle nostre famiglie, non quando il giornale o qualcuno vi tira la giacchetta.
Speaker : PRESIDENTE
Lasciamo parlare il collega Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Agli animali d’affezione, per il loro ruolo sociale, bisogna voler bene non solo quando bisogna intervenire in un ordinamentale per far vedere che si dà una risposta a qualcosa che ha avuto clamore sulla stampa.
Intervenire quando c’è il clamore sulla stampa, portare un emendamento, nel senso più bello della parola, volersi attaccare una medaglietta politica, collega, ha senso quando si è coerenti. E voi siete, su questa materia, completamente incoerenti. Questo emendamento è avulso dall’attività politica che voi avete fatto finora.
Vi ricordo che esiste, neanche della Lega, io parlo di quella depositata dal sottoscritto, una legge depositata, ben dettagliata, quindi non manca la normativa, la proponiamo noi la normativa, nel rispetto di quello che prevede la ASL, nel rispetto delle linee guida dei Comuni, dove si chiede di intervenire in materia di sepoltura di animali, sia in quelle che sono le tombe già esistenti sia potendo creare tombe apposite sia potendo creare spazi dedicati, alleggerendo la normativa. Questa legge è andata anche in CAL, dove è passata all’unanimità, compresi i Sindaci della destra, che hanno detto “diamo delle prescrizioni, magari evitiamo che ci sia la foto dell’umano con quella del cane”, insomma una serie di prescrizioni. Questa legge state continuando a tenerla ferma. Con quale coraggio oggi ci venite a dire che siete attenti alle esigenze degli animali d’affezione? Con quale coraggio oggi ci venite a spiegare che questo emendamento vuole andare incontro a una sensibilità solo perché siete usciti sul giornale e dovete dare una risposta?
Noi lo voteremo perché, a differenza vostra, abbiamo a cuore non solo la cultura animalista, non solo l’animale d’affezione, ma, in una società dove due famiglie su tre posseggono un animale d’affezione, anche il ruolo che ha l’animale d’affezione all’interno della nostra società, all’interno delle nostre polis, all’interno dei nostri spazi pubblici e all’interno delle nostre famiglie.
Però, collega Brescacin, non mi può venire a dire che voi siete attenti a queste cose. In realtà, siete molto disattenti, e non credo per motivi ideologici, visto che c’è anche una legge della Lega, presentata dalla collega Rizzotto, che non è una legge completa come quella mia, ma chiede di cambiare alcuni articoli per fare le stesse cose che chiedo io alla fine, e sono ferme. Sono passate tutte e due in CAL, non richiedono capitolo di spesa, hanno il benestare dei Sindaci perché vengono rispettati i regolamenti comunali, hanno il benestare delle ASL perché si rispettano le prescrizioni ASL. Allora non lo avete fatto. Adesso lei mi parla del benessere degli animali d’affezione? Per fortuna si parla di animali, sennò avremmo votato anche contro questo emendamento, perché siete incoerenti. E se volete dimostrare di essere coerenti, ci sono delle leggi che servono solo da portare in Aula e negli ultimi pezzi in Commissione le portate.
Sto dicendo una fesseria? L’ha detta anche la maggioranza, perché ce ne sono due, una della maggioranza e una della minoranza. Quindi, non venite oggi per un articoletto di giornale o perché qualcuno vi ha mandato un’e-mail che è stato maltrattato un cagnolino a dire: bene, lo facciamo. Bisogna essere coerenti. So che è un termine un po’ strano quando si parla di certi temi a voi però, mi creda, se io leggo quello che lei mette nell’emendamento mi chiedo dove è stata finora lei e la sua maggioranza, non la parte della maggioranza che ha presentato la legge, quella parte di maggioranza che non so perché non la porta in Commissione, perché mi sembra di vivere due dimensioni parallele.
La verità è che oggi noi questo emendamento probabilmente lo voteremo, ma mi sa che stiamo prendendo in giro i cittadini, perché a voi interessa dare una risposta a un articolo sul giornale, non dare una risposta a queste sensibilità che si hanno dentro sempre e non a corrente alternata.
Speaker : PRESIDENTE
Non ci sono altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 22. Relatore favorevole.
È aperta la votazione. Ripeto, relatore favorevole.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’emendamento n. 23 ancora della collega Brescacin. È un articolo aggiuntivo, articolo 15-ter.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione. Relatore favorevole.
È aperta la votazione sull’emendamento n. 23.
Relatore favorevole.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo a pagina 39, un altro emendamento della relatrice, che è il 24.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione.
Il relatore è favorevole.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento 25, ancora della relatrice: articolo aggiuntivo 15 quinquies.
Lo metto in votazione. Relatore favorevole,
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo all’articolo 16.
Metto in votazione… scusate, c’è l’emendamento n. 21 sull’articolo 16, della collega Ostanel, pagina 41.
Prego, Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Intervengo su questo tema perché è un tema importante, riguarda il gioco d’azzardo. L’emendamento cerca, come fanno altre Regioni, di aumentare il limite di 500 metri rispetto ai luoghi sensibili per aprire le sale slot.
Ho portato alcuni dati perché penso che dovremmo davvero ragionare su come fare in modo che in Veneto, dove ci sono 716.000 persone che praticano regolarmente tra i 18 e i 74 anni gioco d’azzardo, una spesa dove la Regione, ovviamente, spende molto per quanto riguarda tutte le azioni a tutela delle persone che hanno una dipendenza, i giocatori che hanno trattamenti da dipendenza da gioco d’azzardo presso strutture pubbliche sono 1.500 e in Veneto è presente un numero molto elevato di slot machine, siamo a oltre 25.000 distribuite in diversi luoghi pubblici. Allora, se noi aumentiamo a 500 i metri dove si possono eventualmente ubicare nuove sale slot, limitiamo la possibilità di insediare nuove aperture in alcuni luoghi tutelati.
La Regione del Veneto ha già una lista di luoghi tutelati. Con questo emendamento si propone da 400 di arrivare almeno a 500 metri per le nuove aperture.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, anche su questo emendamento della collega colgo l’occasione per una riflessione. Sicuramente il problema del gioco d’azzardo patologico ci riguarda sotto l’aspetto pubblico, sia per i soldi che spendiamo nei LEA sia per quanto riguarda la prevenzione e altro.
Fermo restando che è tutto sacrosanto quello che la collega dice, vorrei anche accendere i riflettori su un fenomeno che molto spesso passa in sordina. Noi molto spesso demonizziamo queste realtà, demonizziamo queste sale slot. Ricordiamoci che ci sono sia quelle che si aprono con i permessi dei Comuni che quelle che si aprono con i permessi della Prefettura. Ci sono due tipi di slot diverse all’interno della sala da gioco. Non c’è solo il Comune. Ci sono quelle della Prefettura. Quando si aprono quelle della Prefettura, non essendo soggette a Regolamento comunale, succede che la Prefettura molto spesso le fa aprire anche di fronte a una scuola. La Prefettura, quando autorizza uno di questi tipi di macchinette di slot, di VLT, per usare il termine tecnico, queste non sono soggette ai Regolamenti comunali.
C’è anche un altro tema. Noi molto spesso, lo dicevo prima, demonizziamo quello che avviene, che alla fine è sbagliato, però ce la prendiamo sicuramente con la front line, con chi attraverso quelle attività fa impresa, un’impresa che noi non condividiamo, tutto quello che volete. Ce la prendiamo con chi è nel luogo fisico, che sta svolgendo l’attività, dimenticando che quella è la parte minore del problema del gioco d’azzardo patologico, dimenticando che quella è la parte ormai più residuale per chi ha un problema di GAP, perché il 90% di chi ha un problema di gioco d’azzardo patologico lo fa attraverso lo smartphone, dove non ci sono orari di chiusura, non c’è nulla. C’è gente che la mattina si sveglia e, mentre sta seduta in bagno, incomincia già a giocare a colpi di 10, 20, 30, 50 euro.
Bene condannare il gioco con queste formule, va benissimo, ma ci vuole una riflessione: certe norme devono valere anche a livello centrale. Bene limitare gli orari, tenerli lontani dai luoghi sensibili, ma ricordiamoci che il giocatore che vive questa patologia, che vive questa malattia non va più neanche nelle sale slot: si collega con il telefono e fa puntate di migliaia di euro a colpo. Peraltro, non va più neanche al bancomat, si ricarica la propria carta prepagata con cui è registrato, con l’applicazione della banca. Il giocatore non ha più bisogno neanche del luogo fisico. Infatti, se vedete, lo Stato, che ci dice “gioca irresponsabilmente”, è il primo che promuove queste piattaforme dove andare a giocare, anche in prima serata, nelle reti nazionali. Dopo ti dice “gioca irresponsabilmente”. È come dire a uno: drogati responsabilmente, drogati, ma drogati poco.
Colgo l’occasione di questo emendamento per dire che ormai il gioco d’azzardo patologico non lo può più combattere solo un Ente locale, perché per quanto tu puoi mettere orari e distanze ricordiamoci due cose: in mancanza di una normativa regionale ogni Comune può applicare i suoi orari, quindi molto spesso, in mancanza di una normativa che si è tentato di fare nella scorsa legislatura e non è stata fatta, vuol dire che tu in questo Comune non riesci, attraversi il ponte e passi da Chioggia a Rosolina e a Rosolina c’è una sala slot che chiude più tardi di quella di Chioggia, e vanno a giocare lì. Era stata fatta una proposta dalle sale da gioco, la scorsa legislatura, dove dicevano di uniformare, perché anche loro vivevano una concorrenza sleale, perché tu a Chioggia chiudi a mezzanotte, fai il ponte, vai a Rosolina e ce n’è una che chiude alle tre. Quini, in mancanza di una normativa, dove ogni Comune si arrangia, ogni Comune mette i propri orari, neanche più le Amministrazioni locali possono combattere questo fenomeno da sole, perché ormai… Assessore, demandi ai Comuni quel passaggio. Lo demandi ai Comuni, Assessore. Sono certo, perché era stata inviata anche una proposta. L’abbiamo affrontato anche in una Commissione consiliare con il collega Dolfin a Chioggia, visto che abbiamo un Bingo a Chioggia. Quindi, l’abbiamo affrontata anche a Chioggia, dove chiudono a Chioggia e dopo fanno il ponte e vanno a giocare a Rosolina, perché a Rosolina, dove c’è l’assessore Corazzari, ce n’è una che chiude più tardi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Chiudo, Presidente.
Era per dire che questo fenomeno va combattuto a livello nazionale, perché ormai si è spostato tutto sulle piattaforme on-line.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Luisetto, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Mi riallaccio agli interventi appena fatti sul tema rispetto ai regolamenti e agli orari. È vero che ogni Comune ha il suo, però in molti casi si sono sperimentati regolamenti nei quali cercare di uniformarli, sempre per iniziativa locale, non perché ci sia un sistema, e non è certamente obbligatorio. La fatica che riferiva il collega di trovare una regolamentazione uniforme per evitare che una persona passi nell’orario di pranzo, quando è chiusa la sala slot in un Comune ed è aperta in un altro, una fatica quotidiana per gli amministratori locali che stanno cercando e anche in passato ricordo, durante il mio mandato, abbiamo - come zona del bassanese - provato ad adottare un regolamento che fosse uniforme, in modo che non si chiudesse da una parte e si trovasse la persona che andava da un’altra parte. Assieme a questo le distanze dai luoghi sensibili sono un elemento importante da sottolineare, a mio avviso, dell’apertura di sale slot, ma anche di quella possibilità di giocare all’interno di bar dove ci sono zone magari appartate, dove si può andare a giocare e diventa, comunque, un luogo di attrazione per chi ha una patologia ancora troppo poco conosciuta e combattuta spesso in solitudine dalle famiglie che devono controllare, trovare la modalità di controllare i conti correnti del proprio familiare per cercare di evitare che disperda uno stipendio, una pensione o, peggio, anche le sostanze dell’intera famiglia.
Quindi, è una tematica assolutamente da affrontare a livello nazionale, ma che a livello regionale, se lavoriamo sulle distanze, se lavoriamo sull’uniformità e la forza da dare agli amministratori locali, riusciamo quantomeno a dare loro un sostegno per evitare che ciascuno di per sé faccia il proprio pezzo e poi si passi il confine e si vada da un territorio all’altro.
Speaker : PRESIDENTE
Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Sono contenta che l’emendamento abbia aperto una discussione che ovviamente già c’era però credo sia urgente, cioè i dati che abbiamo raccolto per presentare questo emendamento raccontano di un contesto regionale, come tanti altri, che ha una questione problematica.
Quindi io ritiro l’emendamento perché so che ho parere positivo su un ordine del giorno, la cosa che chiedo però che si sia celeri, cioè in Commissione competente potremmo, effettivamente, lavorare subito ad una modifica anche raccogliendo dei dati rispetto alla situazione veneta, andando a vedere anche se la proposta che io avevo fatto di 500 metri, visto il contesto territoriale veneto non possa essere addirittura diverso, possa essere anche di più.
Quindi, davvero, chiedo all’Assessore e alla Presidente della Commissione se possiamo, dopo la pausa, in Commissione, fare un momento di approfondimento su questo tema e vedere insieme come poter operare.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Quindi viene ritirato l’emendamento 21.
Metto in votazione l’articolo 16.
È aperta la votazione. Articolo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo all’emendamento n. 40, della collega Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Sull’ordine dei lavori.
Speaker : PRESIDENTE
Prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Se posso conoscere le ragioni del parere contrario.
Speaker : PRESIDENTE
Assessore Lanzarin, prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Come è stato spiegato anche durante l’Ufficio di Presidenza, noi oggi ci adeguiamo, anche nella fattispecie, alla normativa nazionale. Questa è la motivazione. L’emendamento cita qualcos’altro. Noi oggi applichiamo la normativa nazionale.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Devo dire che la motivazione mi preoccupa più del voto, perché non esiste alcuna normativa nazionale che consenta alla Regione del Veneto di nominare direttori sanitari e di pagarli come massimi dirigenti regionali, pur essendo titolari di un trattamento pensionistico.
Questa è l’unica Regione in Italia che ha il problema di aver attribuito incarichi dirigenziali a ben quattro direttori sanitari, che sono, però, in quiescenza e che, quindi, da diverso tempo, mesi, anni, prendono contemporaneamente lo stipendio da direttore sanitario e il trattamento pensionistico da dirigente pubblico. Sommano entrambi gli emolumenti.
Peccato che l’unica legge che esista, assessore Lanzarin, è l’articolo 5, comma 9, del decreto n. 95/2012, che vieta esplicitamente la possibilità di attribuire incarichi a soggetti in quiescenza. Tanto che, non più tardi di una settimana fa, abbiamo votato un provvedimento che, in condizioni analoghe, proponeva al direttore generale del Consiglio di continuare a svolgere la funzione di direttore per massimo un anno e a titolo gratuito, che è l’unica cosa che prevede la legge.
Ci sono norme che specificano che questo divieto si applica esplicitamente agli enti del Sistema sanitario nazionale; ci sono circolari, come la n. 6/2014; ci sono sentenze della Corte costituzionale, come la n. 124/2017, che dice che la rilevanza pubblica nell’interesse di indicare professionalità affermate va comunque sempre commisurata all’interesse per la tutela della finanza pubblica; c’è la sentenza del Consiglio di Stato del 15 gennaio 2020, finalizzata proprio a evitare, come avete fatto voi, pratiche elusive, cioè finalizzate ad aggirare il divieto posto dalla norma. Aggiungo che c’è una mia interrogazione ferma dal 2020 su questo tema. Aggiungo che ho fatto una richiesta di accesso agli atti tre anni fa per capire com’era la vicenda, un atto di sindacato ispettivo, che il Consiglio regionale mi ha bloccato perché c’era – dicevate – una pendenza di giudizio della Corte dei conti su questa vicenda. Vorrei sapere com’è andata a finire quella intenzione della Corte dei conti. Farò richiesta di accesso agli atti.
Vi siete affidati, per garantirvi la copertura di questa norma, ad un parere del Dipartimento della Funzione pubblica di due anni fa, che è secretato agli atti di questo Consiglio, che non è accessibile. Per averlo ho dovuto fare richiesta di accesso agli atti. E anche oggi, malgrado questa condizione sia oggettiva, e la verificheremo con le autorità competenti, a partire dalla Corte dei conti, avete rinnovato gli incarichi. Mentre all’inizio li avevate nominati, e non erano ancora in quiescenza, nell’arco di qualche anno ben quattro sono andati in quiescenza e voi gli avete rinnovato l’incarico. Bravissimi direttori generali, ma la legge lo vieta per ragioni di rispetto della finanza pubblica, perché non si possono pagare due volte le persone per fare lo stesso lavoro.
Vorrei sapere – anche su questo annuncio richiesta di accesso agli atti – se sono state fatte tutte le verifiche relative al rispetto del tetto di spesa, perché stiamo parlando di dirigenti pubblici che tra le indennità e la pensione portano a casa cifre che vanno ben al di là dell’ordinario e se tutto va bene stanno forse dentro il tetto di 240.000 euro l’anno. A proposito di bilancio regionale e di ristrettezze. È una questione di legalità.
L’emendamento che io ho proposto dice semplicemente: nelle more di diversa espressione di disciplina nazionale, cioè a meno che non ci sia la legge, questa sì reale e non finta, che ci fa fare il contrario, gli enti del Servizio sanitario e sociosanitario regionale si conformano alle disposizioni in materia di gratuità degli incarichi ai lavoratori collocati in quiescenza. Esattamente come abbiamo chiesto una settimana fa di fare al dottor Valente. Allora vorrei sapere perché con tutti i dirigenti pubblici che ci sono noi, Istituzioni pubbliche, dobbiamo garantire 240.000 euro a quattro direttori sanitari della nostra Regione.
Proponiamo un emendamento, e chiudo, Presidente, che chiede soltanto di rispettare la normativa nazionale. Se siete così convinti che esista, approviamola.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento 40. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’articolo 17.
Metto in votazione l’articolo 17.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Andiamo all’articolo 18.
È aperta la votazione. Articolo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo terminato con l’articolato, però ci sono cinque ordini del giorno, di cui 4 con discussione, che penso sarà anche importante.
Quindi, interrompiamo qui la seduta. Riprendiamo alle 14.30.
In questo momento ci sarà la Sesta Commissione che si trova per fare un’illustrazione, mi pare d’aver capito. Quindi andate - lo dico ai componenti della Sesta - alla riunione della Commissione.
Ricordo alle 14.00 un incontro con il Comitato Salute di Venezia.
Colleghi, se ci accomodiamo, riprendiamo i lavori.
Come dicevo prima, abbiamo terminato le votazioni relative agli emendamenti all’articolato.
Siamo agli ordini del giorno del PDL n. 251.
Partiamo con l’ODG n. 41, Luisetto ed altri: “La Giunta regionale chiarisca quale sia la nuova capienza massima degli asili nido”.
Collega Luisetto, prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
L’ordine del giorno muove proprio dal fatto che l’introduzione dell’articolo 12 dell’ordinamentale crea, a nostro avviso, una condizione di incertezza rispetto alla capienza degli asili nido e in particolar modo rispetto a quale sia la capienza massima sulla quale calcolare l’incremento del 20% disposto da due delibere di Giunta regionale, la n. 84 del 2007 e la n. 2473 del 2004.
L’obiettivo è, dunque, quello di fare chiarezza tra queste due ultime delibere che ho citato e il nuovo ordinamentale dove si parla di un massimo di 66 posti, che non sarebbe più del 20%, ma del 10%.
La richiesta e l’impegno alla Giunta è di definire, con un proprio atto, che l’aumento del 20% previsto dalle DGR che ho citato si applichi sul nuovo massimale di 66 posti di cui al comma 2 bis dell’articolo 5 della legge n. 32 del 1990, così come è stato inserito nel PDL, in modo da chiarire che queste capienze si sommano e non vanno ad essere in antitesi, riducendo invece la capienza a 66 e quindi al 10% per quanto riguarda gli asili nido.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Luisetto.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’ODG n. 41.
È aperta la votazione. A chi non sta funzionando?
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’ODG n. 42, collega Masolo ed altri: “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa delle prestazioni sanitarie servono risorse, non meri proclami effettuati a mezzo decretazione d’urgenza”.
Collega Masolo, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
L’ordine del giorno chiede alla Giunta di impegnarsi a intervenire presso il Governo centrale per richiedere misure urgenti per la riduzione dei tempi d’attesa. Questo perché? Perché c’è una premessa che parte dall’articolo 6 del progetto di legge regionale, quello che oggi è in discussione, che parla proprio di interventi per il governo delle liste d’attesa, e fa un passo indietro, cioè riporta la seduta della Camera dei deputati del 24 luglio, dove con 171 voti favorevoli e 122 contrari è stato approvato in via definitiva il disegno di legge di conversione del decreto-legge del 7 giugno recante “Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste d’attesa nelle prestazioni sanitarie”. Allora a questo punto, siccome questa legge e il precedente decreto-legge aveva addirittura dei pareri negativi che provenivano dalla Conferenza Stato-Regioni – adesso purtroppo non riesco a leggere tutto, ma faccio alcuni passaggi – secondo cui un’efficace attuazione di misure di contenimento dei tempi d’attesa non può prescindere dalla disponibilità di congrue risorse economiche e finanziarie aggiuntive e di adeguate risorse umane, ed è questo che si chiede, risorse finanziarie e risorse umane, sennò le cose si fa fatica a cambiarle e si rimane nell’ambito, alla fine, di slogan, e l’acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati l’assunzione di personale e di ricorso alle prestazioni aggiuntive, preferibili rispetto alle attività libero-professionali intramurarie, lo svolgimento di attività sanitarie in orario notturno, prefestivo e festivo, gli indispensabili adeguamenti tecnologici e gli aggiornamenti informatici necessitano di un’adeguata disponibilità di risorse economiche e di personale.
Per questo motivo, considerato che il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale è notoriamente sottodimensionato rispetto a quello dei principali Paesi europei, il che sta determinando serie difficoltà in tutte le Regioni, anche la nostra, incluse quelle che il Ministero della salute ha collocato ai primi posti per la qualità dell’assistenza sanitaria, ad assicurare l’equilibrio economico-finanziario dei bilanci sanitari, le Regioni non sono nelle condizioni di finanziare il costo di misure e di interventi aggiuntivi, seppur condivisi per le finalità, poiché il Fondo sanitario nazionale è già largamente insufficiente.
Soprattutto un decreto non può raggiungere questo risultato in assenza di adeguate risorse finanziarie, e qua torniamo sempre allo stesso punto.
Osservato che anche la Corte dei conti sul rendiconto generale della Regione Veneto dell’esercizio 2023 ‒ proprio quello di cui discutevamo ieri ‒ ha rilevato che le misure cui hanno potuto far ricorso le ULSS sono state prioritariamente prestazioni aggiuntive della dirigenza medica veterinaria del comparto, incremento temporaneo del monte ore dell’assistenza specialistica ambulatoriale convenzionata interna, stipula di accordi interaziendali con altre aziende e integrazione degli acquisti di prestazioni di specialistica ambulatoriale da privato accreditato.
Visto tutto questo e passando l’articolo 32 della Costituzione, che dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Visto l’articolo 6 dello Statuto del Veneto, della nostra Regione, che assicura il diritto alla salute e all’assistenza tramite un sistema di servizi sanitari e sociali universalistico, accessibile ed equo.
L’ordine del giorno impegna la Giunta regionale a intervenire presso il Governo affinché si provveda al reperimento delle necessarie risorse finanziarie e umane per garantire ai cittadini la garanzia di diritto alla salute per il tramite di interventi effettivi di taglio delle liste d’attesa.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’odg n. 42.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’odg n. 43 della collega Ostanel “Coinvolgere i Sindaci nei tavoli di monitoraggio aziendale previsti nell’ambito del sistema sanitario regionale”.
Collega Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo è l’ordine del giorno che ho redatto ritirando l’emendamento che proponeva di inserire i Sindaci all’interno del tavolo, perché abbiamo valutato nell’Ufficio di Presidenza che si valutasse una rappresentanza della Conferenza dei Sindaci ai tavoli di monitoraggio, inviando regolarmente e tempestivamente agli stessi tutta la documentazione prodotta dai tavoli di monitoraggio, anche al fine di raccogliere dai Sindaci stessi eventuali osservazioni frutto di istanze del loro territorio di riferimento.
L’impegno è a valutare di coinvolgere. La Giunta si impegna a inviare i documenti che il tavolo di monitoraggio fa ai rappresentanti delle Conferenze dei Sindaci, per raccogliere da loro stessi anche eventuali osservazioni e istanze dei territori di riferimento. C’è la modifica dell’inizio dell’impegna.
Speaker : PRESIDENTE
La modifica me la spiega? Perché il Legislativo deve prenderne nota.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Semplicemente “a valutare di coinvolgere una rappresentanza”...
Speaker : PRESIDENTE
“A valutare”. Perfetto. Il Legislativo ha registrato.
Metto in votazione l’ODG n. 43.
È aperta la votazione, con la modifica che avete sentito proposta dalla collega Ostanel e che l’Assessore ha valutato positivamente.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo all’ODG n. 44, ancora della collega Ostanel: “Intervenire sulle normative per limitare la diffusione del gioco d’azzardo in Regione”.
Prego, collega Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Avete sentito i dati della Regione del Veneto rispetto al gioco d’azzardo. Ne abbiamo dibattuto in discussione generale e sugli emendamenti. Questo impegno è di valutare e di intervenire, spero presto, come proponevo, già alla ripresa dei lavori a settembre, in Commissione Sanità per fare un lavoro di capire come dissuadere ulteriormente la diffusione dei luoghi del gioco d’azzardo, anche valutando di proporre una revisione della normativa relativamente alle distanze minime da rispettare rispetto ai luoghi sensibili.
Penso che anche gli interventi dei colleghi durante la discussione degli emendamenti andasse in questa direzione e quindi l’impegno della Giunta è quello di iniziare subito a lavorare ad una revisione della normativa che riguarda l’apertura delle sale di gioco d’azzardo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’ODG n. 44.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
C’è un ODG presentato quando avevamo già chiuso la discussione generale, l’ODG n. 45 della collega Bigon: “La Regione del Veneto si impegni a garantire l’indizione di concorsi per l’assunzione del personale nelle aziende ed enti del Servizio sanitario regionale con congruo anticipo rispetto alla scadenza delle graduatorie vigenti”.
C’è una proposta di modifica: nell’“impegnato” scrivere “a valutare di prevedere” eccetera, eccetera. La proponente annuisce.
Non è prevista discussione per questo ODG, quindi con questa modifica lo metto in votazione, modifica accettata dalla proponente.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo alle dichiarazioni di voto sul PDL n. 251.
Collega Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Con questo ordinamentale si sono volute adeguare quelle che sono le disposizioni a livello regionale al grado superiore di livello nazionale. Alcune richieste sono state accolte, tanto che possiamo dire che rimane il parere motivato, anche con il valore dei Sindaci che rimangono protagonisti. Ci sono i termini accolti della relazione, quindi il deposito puntuale quantomeno annuale rimane rispetto a un’incertezza che questo ordinamentale poneva. L’ordine del giorno sugli asili nido che viene quantomeno accolto all’unanimità, in modo tale che vi sia anche l’impegno di una chiarezza sui numeri e sull’ampliamento di questo. L’ordine del giorno all’unanimità per quanto riguarda l’anticipo del percorso per l’attivazione di tutti quei bandi che sono rivolti all’assunzione, quindi al reclutamento del personale, per evitare di perdere tempo, ma anche per un aspetto economico.
Altre richieste sono state comunque accolte, però di fatto rimangono non ottemperate alcune disposizioni che, secondo noi, sono fondamentali. Parliamo delle liste d’attesa, di cui tanto abbiamo discusso e tanto i cittadini sentono il bisogno di una garanzia, di una certezza, certezza per quanto riguarda il tempo d’attesa del pre-appuntamento, certezza per quanto riguarda l’effettiva applicazione della normativa nazionale che è stata recepita, come ho ribadito prima, nel piano nazionale e regionale delle liste d’attesa, ma, di fatto, questo ordinamentale non vede l’accoglimento delle nostre richieste.
Sui bandi e sulla graduatoria, quindi la proroga, come hanno fatto in altre Regioni, la possibilità, quindi, di allungare da due a tre anni quantomeno la possibilità di recuperare personale all’interno delle graduatorie, tanto che abbiamo dato anche i numeri che la stessa Azienda Zero aveva fornito in Commissione. Abbiamo più di 5.000 persone tra medici, OSS e infermieri che sono in graduatoria in Veneto, Veneto che vede tanti reparti carenti di questo personale, un Veneto che vede tanti specialisti mancanti per il recupero delle liste d’attesa.
Un altro aspetto importante era indicare come prioritario il reclutamento del personale all’interno dell’ospedale. Parlo di medici pubblici, anziché privati, in modo tale da dare loro un’indennità maggiore rispetto all’attuale stipendio.
Il costo del personale è gravato da quella frase che è stata inserita in questo ordinamentale, relativa, appunto, al costo del personale, con il rischio che questo costo possa essere tagliato ancora di più e che veda una risposta pesante, negativa. Già tanti danno le dimissioni volontarie e tanti altri le daranno. Perché? Turnover infiniti, mancanza di personale, quindi doppio carico in base a quello che rimane e, soprattutto, uno stipendio molto, molto basso rispetto agli altri a livello internazionale, europeo, ma anche ad altre Regioni.
Il nostro voto, tenuto conto di questo, sarà di astensione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Brescacin, prego.
Speaker : Sonia BRESCACIN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Penso che sia stato fatto un lavoro molto approfondito, molto serio sia in Commissione che in Aula, che mette a disposizione nuove opportunità con questo provvedimento per il servizio sanitario regionale, per il personale sanitario, e questo ci permette di offrire adeguati e migliori servizi sanitari e socio-sanitari ai cittadini.
È anche un provvedimento che dà risposte ai territori e quindi penso di esprimere un ringraziamento un po’ a tutti, in particolare alla Giunta e all’Assessore, ai dirigenti di Giunta e delle strutture di Giunta, che hanno assistito ai lavori in Commissione, e poi anche per l’Aula, a tutti i colleghi della Commissione, ma anche di questo Consiglio regionale e agli uffici del Consiglio regionale, e penso alla segreteria della Quinta Commissione e anche all’Ufficio legislativo e agli uffici in generale di tutta la struttura.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Non vedo altre richieste.
Metto in votazione il PDL n. 251.
È aperta la votazione.
Il Consiglio approva.
Grazie.
Passiamo al punto n. 10 dell’ordine del giorno “Regolamento per la tutela della fauna ittica e per la disciplina della pesca nelle acque del Lago di Garda”.
Relatore è il collega Andreoli.
Prego, collega Andreoli.
Speaker : Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)
Presidente, grazie. Le chiedo il permesso di poter rimanere seduto, perché ho difficoltà.
Speaker : PRESIDENTE
Comprendiamo benissimo. Le è concesso.
Speaker : Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie mille.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come sapete, l’ordinamento della Regione del Veneto prevede che le acque del Lago di Garda siano disciplinate separatamente dalle altre acque regionali, con un regolamento regionale adottato dalla Regione del Veneto, sentita la Regione Lombardia e la Provincia autonoma di Trento, trattandosi di acque ricomprese in ambiti amministrativi interregionali.
Il regolamento regionale attualmente vigente è il regolamento del 12 agosto 2013, n. 2, approvato dal Consiglio regionale, il quale disciplina l’attività di pesca, sia sportiva che professionale, nella sponda veneta del Lago di Garda, nel fiume Mincio e nei suoi canali all’imbocco con il lago al ponte della ferrovia Milano-Venezia.
Il Regolamento stabilisce:
a) i tipi e gli orari di pesca;
b) i periodi di divieto, le lunghezze minime del pescato, le limitazioni di catture;
c) attrezzi e modi consentiti per la pesca dilettantistica e professionale, le esche e le pasture consentite;
d) la disciplina delle gare e manifestazioni di pesca sportiva. Il Lago di Garda ospita una ricca varietà di specie di interesse alieutico e conservazionistico.
Tra le prime spiccano Coregone lavarello, Agone e Pesce persico, mentre tra le altre che necessitano maggiormente di tutela e valorizzazione sono da evidenziare l’Alborella e il Carpione del Garda, che è il pesce tipico del lago che esiste solo qui nel mondo.
I cambiamenti climatici hanno comportato notevoli modifiche nei periodi riproduttivi di alcune specie, in particolare per il Coregone lavarello, che rappresenta una delle specie di maggiore interesse, soprattutto per la pesca professionale.
Il Regolamento della pesca nelle acque del lago di Garda necessita, pertanto, di un aggiornamento, soprattutto nei riguardi dei periodi di proibizione della pesca e di utilizzo degli attrezzi, sia dilettantistico sportivi che professionali.
La proposta di regolamento è stata redatta con l’obiettivo di assicurare un equilibrio dei popolamenti ittici e la valorizzazione delle risorse ittiche nell’interesse alieutico ed economico, per garantire la sostenibilità ambientale della pesca, in particolare quella professionale, sul lago di Garda.
Infine, l’attuale regolamento necessita di un aggiornamento anche nei riguardi delle modifiche a seguito della legge regionale 30 dicembre 2016, n. 30, che ha riallocato in capo alla Regione le funzioni non fondamentali delle Province e della Città metropolitana di Venezia e della legge regionale 7 agosto 2018, n. 30 “Riordino delle funzioni provinciali in materia di caccia e pesca”.
Al fine di pervenire alla stesura di un nuovo regolamento per la pesca nel lago di Garda, nel corso degli ultimi anni sono intercorse diverse interlocuzioni con la Regione Lombardia e la Provincia autonoma di Trento al fine di uniformare l’esercizio della pesca dilettantistico-sportiva e professionale nelle acque del più grande lago d’Italia, i cui confini ricadono in ambiti amministrativi di due Regioni e di una Provincia autonoma.
La Giunta regionale, con DGR n. 465 del 23 aprile 2019, ha approvato un protocollo d’intesa per una gestione sostenibile ed unitaria della pesca e per la tutela del patrimonio ittico del lago di Garda che prevede una cooperazione tra la Regione del Veneto, la Regione Lombardia e la Provincia autonoma di Trento per il perseguimento di obiettivi specifici dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, attraverso un programma di azioni coordinate.
L’11 luglio 2019 gli Assessori competenti di Regione del Veneto, Regione Lombardia e Provincia autonoma di Trento hanno sottoscritto il citato protocollo d’intesa in seguito al quale è stato elaborato un nuovo testo del Regolamento della pesca nel lago di Garda con l’obiettivo primario di armonizzare e semplificare le regole in materia di pesca e di promuovere la regolamentazione dell’accesso alla pesca professionale.
La Consulta regionale per la pesca ricreativa, di cui all’articolo 27-ter della legge regionale n. 19/1998, nella seduta del 27 novembre 2023 ha espresso parere favorevole alla proposta di regolamento.
Nello specifico, l’articolo 1 - Finalità - descrive l’ambito di applicazione del regolamento, ovvero la sponda veneta del lago di Garda, il fiume Mincio e i suoi canali, dall’imbocco con il lago al ponte alla ferrovia Milano-Venezia.
L’articolo 2 - Tipi di pesca - rimane sostanzialmente invariato e definisce le attività disciplinate dal regolamento, quali la pesca dilettantistico-sportiva e la pesca professionale e riporta le definizioni di “esercizio della pesca” e “luogo di pesca”.
L’articolo 3 “Sostenibilità ambientale della pesca professionale sul lago di Garda” è un articolo di nuova introduzione, derivato da una recente modifica della legge regionale n. 19/1998, avvenuta con legge regionale 27 luglio 2023, n. 15. Il comma 4-ter dell’articolo 1 della legge regionale n. 19/1998 sopraccitata dispone che la Regione, al fine di assicurare un equilibrio nei popolamenti ittici e lacustri e la valorizzazione delle risorse ittiche, nell’interesse alieutico ed economico, assicuri una gestione delle acque lacustri e, attraverso strumenti di pianificazione, criteri che tengano conto del numero medio di pescatori attivi e concorra alla determinazione dello sforzo massimo di pesca accettabile. L’articolo 3 del Regolamento esplicita, quindi, i medesimi princìpi e, inoltre, stabilisce che, nelle more della determinazione dello sforzo massimo di pesca accettabile, la Giunta regionale stabilisca un numero massimo di pescatori in base al trend del numero di pescatori attivi negli ultimi anni e della superficie lacustre sottoposta a prelievo.
L’articolo 4 “Registro dei pescatori professionisti autorizzati” è un articolo di nuova introduzione, che prevede l’istituzione di un registro di pescatori professionisti autorizzati a esercitare l’attività di pesca, nei limiti della sostenibilità ambientale indicata nell’articolo 3 sopraccitato, nonché la previsione di un apposito provvedimento della Giunta regionale che disciplini le modalità e i criteri di iscrizione dei pescatori professionisti nel registro. I commi dal 3 al 6 dell’articolo 4 esplicitano nel dettaglio i criteri ai quali i pescatori professionisti possono essere iscritti nel registro e la competenza della struttura regionale in materia di pesca, riguardo alla trasmissione degli aggiornamenti del registro alla Regione Lombardia e alla Provincia autonoma di Trento.
L’introduzione degli articoli 3 e 4 nella nuova formulazione del Regolamento comporta una modifica della numerazione, come è ovvio che sia, dei successivi articoli rispetto a quanto riportato nel Regolamento vigente.
L’articolo 5 “Orari di pesca” rimane sostanzialmente invariato, ad eccezione del cambio della numerazione (è l’ex articolo 3 del Regolamento vigente) e dell’introduzione di alcune specifiche al comma 2, riguardanti la pesca notturna, che viene consentita da riva per alcune specie, tra cui il siluro. Questa integrazione è stata introdotta per consentire la pesca di questa specie alloctona invasiva anche in orario notturno, al fine di massimizzarne il prelievo.
L’articolo 6 “Periodi di divieto e lunghezze minime” riporta una tabella in cui sono elencate le lunghezze minime di cattura delle diverse specie ittiche presenti nel lago e i periodi di divieto di pesca delle stesse, aggiornandoli in considerazione delle eventuali modifiche dei periodi riproduttivi di alcune specie in conseguenza ai cambiamenti climatici, ovviamente, al fine sempre di garantire la maggior tutela delle specie interessate. In particolare, è stato modificato il periodo di divieto di pesca del coregone lavarello, che negli ultimi anni ha fatto evidenziare uno spostamento della riproduzione dal mese di dicembre alla fine del mese di gennaio. Il divieto di pesca, prima previsto dal 15 novembre al 15 gennaio è stato così posticipato al periodo dal 1° dicembre al 31 gennaio, contribuendo così alla tutela di questa specie nel periodo di maggiore vulnerabilità.
Lo stesso vale anche per l’agone, altra specie di interesse per la pesca sportiva e professionale, per il quale sono stati rimodulati i periodi in cui è vietata la pesca per ridurre la pressione di pesca e tutelare la specie.
Altre specie per le quali è stato modificato il periodo di divieto di pesca e la misura minima sono la carpa e la tinca, per le quali è stato leggermente posticipato il divieto, dal 10 giugno al 30 giugno anziché dal 5 giugno al 25 giugno, e la misura minima innalzata a 45 centimetri per la carpa anziché 30, e 35 centimetri per la tinca anziché 25, il luccio, la cui misura minima di cattura è stata innalzata a 60 centimetri anziché 50, l’anguilla, il cui periodo di divieto è stato posticipato dal 1° novembre al 31 marzo, anziché dal 1° ottobre al 31 dicembre, il pesce persico reale, il cui periodo di divieto è stato anticipato al 1° aprile fino al 15 maggio, anziché dal 15 aprile al 15 maggio, il persico trota per il quale è stata innalzata la misura di cattura a 30 centimetri; il barbo comune, per il quale è stato introdotto un periodo di divieto di pesca dal 1° maggio al 30 giugno ed una misura minima di cattura pari a 30 centimetri.
Inoltre, è stata modificata la denominazione della trota fario e lacustre in trota SPP per comprendere tra le misure di tutela tutte le specie di salmonidi afferenti al genere salmo, trota fario, trota lacustre, trota marmorata presenti nelle acque del Lago di Garda.
L’articolo 7, limiti di cattura, sempre per la salvaguardia di alcune specie. La nuova formulazione limita il numero di esemplari catturabili al pescatore dilettante sportivo per la giornata di pesca. In particolare, rispetto al regolamento regionale n. 2/2013, il nuovo regolamento limita il numero di salmonidi, trota SPP, catturabili dal pescatore dilettante per una giornata di pesca. Ha tre Capi anziché cinque com’era prima. Introduce una limitazione nel numero di agoni catturabili consentendone la cattura fino a un massimo di quaranta.
Inoltre, al comma 2, specifica che il pescatore dilettante può catturare e trattenere al massimo 5 chilogrammi di pesca al giorno, ad esclusione del siluro. Tale specifica definisce ancora meglio la volontà di provvedere ad un contenimento di questa specie alloctona invasiva che minaccia la biodiversità della fauna lacustre.
L’articolo 8, zona di divieto assoluto di pesca, rimane invariato rispetto alla precedente formulazione del regolamento, ad eccezione per il cambio della numerazione dell’articolo, ovviamente, che era il numero 6 prima.
L’articolo 6, norme di salvaguardia, è stato riformulato, aggiornandolo nei riguardi dell’organo competente in materia di pesca a seguito delle modifiche apportate dalla legge regionale 30 dicembre 2016, n. 30, e dalla legge regionale 7 agosto 2018, n. 30.
La parola “provincia” è stata quindi sostituita dalla parola “Giunta regionale”.
Il medesimo articolo dispone, quindi, che la Giunta regionale possa vietare o limitare ulteriormente la pesca anche in relazione all’utilizzo di specifici attrezzi o determinate località per comprovate esigenze di tutela della specie o per evitare danni all’ittiofauna e al suo ambiente di vita.
L’articolo 10 - Attrezzi e modi consentiti per la pesca dilettantistica - elenca i tipi di attrezzi consentite al pescatore dilettante, mantenendoli invariati rispetto alla formulazione del regolamento vigente, ma modificando i periodi di utilizzo di alcuni di essi in relazione ai cambiamenti dei periodi di divieto di pesca di alcune specie, così come previsti dall’articolo 6.
In particolare: il comma 1, lettera b), vieta l’uso dell’amettiera per Coregoni nel periodo dal 1° dicembre al 31 gennaio, identificato ora come periodo in cui avviene la riproduzione di questa specie (lo dicevamo prima); il comma 3, lettera c), introduce il divieto di utilizzo delle traine effettuato con canne da pesca a tutela delle zone di riproduzione del Luccio, situate presso le sponde e in presenza di fondali di profondità inferiore ai 30 metri.
L’articolo 11 - Uso di esche e pastura - introduce delle limitazioni nell’uso di esche vive, consentendo l’utilizzo delle sole specie autoctone Alborella, Triotto, Scardola, Vairone e Sanguinerola, ad esclusione del periodo dal 1° gennaio al 15 aprile (al fine di tutelare il periodo riproduttivo di queste specie) e prevedendo, inoltre, l’obbligo del cavetto d’acciaio durante la pesca con il pesce vivo o morto.
L’articolo 12 - Misurazione delle maglie delle reti - rimane invariato rispetto alla precedente formulazione del regolamento, ad eccezione del cambio della numerazione (prima era l’articolo 10).
L’articolo 13 - Attrezzi consentiti per la pesca professionale - elenca i tipi di attrezzi utilizzabili dai pescatori professionisti, le caratteristiche (misura delle reti, misura delle maglie, diametro) e i periodi di divieto di utilizzo degli stessi in relazione alla salvaguardia delle specie in determinati periodi.
L’articolo 14 - Contrassegno sugli attrezzi professionali - viene modificato al comma 1 sostituendo la parola “Provincia” con le parole “Struttura regionale competente in materia di pesca”…
Mancano cinque o sei articoli. Allora, finisco leggendo i titoli degli articoli. Erano comunque brevi.
L’articolo 15 riguarda i modi di pesca vietati, l’articolo 16 gare e manifestazioni di pesca, l’articolo 17 il tesserino catture, l’articolo 18 il Tavolo tecnico di coordinamento, l’articolo 19 le sanzioni amministrative, l’articolo 20 le abrogazioni, l’articolo 21 le norme transitorie e l’articolo 22 l’entrata in vigore, trascorsi quindici giorni dalla sua pubblicazione sul BUR.
La Terza Commissione ha acquisito, ovviamente, il parere favorevole della Prima Commissione il 17 luglio 2024.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
La parola al correlatore, consigliere Lorenzoni. Prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Il regolamento che discutiamo riguarda un ecosistema tra i più fragili della nostra Regione e scaturisce da un processo gestito in collaborazione con la Regione Lombardia e la Provincia di Trento perché si è preso consapevolezza della necessità di regole unitarie di gestione.
Il Regolamento disciplina l’attività di pesca come previsto dalla legge regionale 28 aprile 1998, n. 19, e lo fa con una linea ben precisa. Infatti, all’articolo 3, che è di nuova introduzione rispetto alla versione del 2013 che andiamo ad aggiornare, si dice: “La Regione garantisce la sostenibilità ambientale della pesca professionale attraverso una gestione che assicuri l’equilibrio dei popolamenti ittici e la valorizzazione e l’incremento delle risorse ittiche, nell’interesse alieutico ed economico”. È alla luce di questa finalità che leggo il provvedimento. Ritengo sia il reale elemento di innovazione nella disciplina della pesca nel lago.
Il collega Andreoli ha illustrato i contenuti in maniera molto dettagliata ed esaustiva. Io richiamo solo alcuni passaggi nuovi rispetto al testo del Regolamento n. 2/2013, attualmente vigente. Il contesto climatico del lago è cambiato sensibilmente, così sono stati modificati i periodi di pesca, in alcuni casi in modo decisamente marginale. Non è qualche giorno di posticipo che modifica le condizioni di riproduzione delle specie.
Alla luce della competenza regionale, l’articolo 9 affida alla Giunta regionale la facoltà di restringere l’attività di pesca in caso si ritenga opportuno. È un’apertura interessante, che ritengo vada utilizzata, come dirò poi.
L’articolo 18 introduce, infine, un tavolo tecnico di coordinamento, di concerto con la Regione Lombardia e la Provincia di Trento, per monitorare l’applicazione del Regolamento e formulare proposte per un’ottimizzazione della gestione ittica e della pesca, utile se non rimane virtuale. Il nuovo Regolamento sembra assai tempestivo. Il settore della pesca professionale nel lago di Garda sta vivendo proprio in questi giorni un momento di grande crisi. Sono sicuro che l’Assessore ne è ampiamente a conoscenza.
Nei primi sei mesi di quest’anno il pescato, dalla testimonianza dei pescatori, è diminuito tra il 70 e il 90% rispetto al 2023. Un’ecatombe per chi vive di questa attività. Da anni le alborelle sono rarissime, sono vietati il carpione e l’anguilla: il carpione perché è a rischio estinzione ed è una specie unica al mondo e le anguille sono vietate dal 2011 perché inquinate. È stata sospesa la semina dei coregoni. Sembrano spariti anche i persici e le sardine, con un calo recente del pescato che sorprende.
Vi è, poi, il fenomeno preoccupante dell’aumento delle specie aliene, in particolare dei pesci siluro, che arrivano a dimensioni gigantesche, con dei danni estesi all’ecosistema e l’aggressione violenta nei confronti delle altre specie. Mi ha colpito sapere che nel lago ci sono siluri che arrivano al quintale di peso.
La maggior parte del pescato è comunque costituita dal lavarello o coregone, che è la specie alloctona immessa agli inizi del 1900 e che rappresenta oltre il 70% del fatturato del settore. Ed è proprio sulla semina del coregone che vi è in questo momento ampia discussione intorno al lago.
Gli studi dell’ISPRA dicono che il coregone e il carpione del Garda non possono convivere, perché il secondo, specie autoctona, rischia di soccombere al primo, specie alloctona.
Dall’altra parte, ci sono i pescatori per i quali il coregone rappresenta la principale fonte di reddito e chiedono una deroga al divieto di semina degli avannotti imposto dal Ministero dell’ambiente nel 2021. Per mantenere il mercato venivano immessi tra i 40 e i 50 milioni di larve l’anno e questo scompensa l’equilibrio dell’ecosistema, andando a far morire di fame le specie autoctone per le quali non ci sono immissioni perché le uova devono essere poste a oltre 100 metri di profondità per il carpione.
Decidere se sia opportuna la semina di coregone o di altre specie richiede competenze tecniche molto specifiche e, come vedremo, l’auspicio è che si possa affrontare con supporto tecnico scientifico adeguato tale tema. Ma chi sono gli operatori professionisti della pesca sul lago?
Nel 2022 risultavano iscritti negli elenchi regionali degli autorizzati all’attività di pesca professionale un’ottantina di imprese con una piccola colonia di pescatori dello Sri Lanka. Di questi operatori si conosce poco sui dati produttivi. In realtà, non si sa la quantità di pescato perché, come vedremo, il monitoraggio è piuttosto lacunoso, la maggiore realtà produttiva era la cooperativa tra pescatori del Garda che dopo ottant’anni di attività ha chiuso nel luglio del 2022, piegata dai costi dell’energia. Erano rimasti dieci soci, di cui solo cinque attivi. È stata rilanciata nel 2023 da un imprenditore del settore oleario per rilanciare una filiera ittica tipica del lago, ma si realizzano oggi dei volumi che sono una frazione di quelli di alcuni anni fa.
Se l’obiettivo, torno sul mio punto di partenza, è la sostenibilità dell’attività di pesca nel lago, secondo me, quattro misure sarebbero indispensabili e non sono oggetto del presente regolamento: il controllo della pesca di frodo, fenomeno di dimensioni rilevantissime secondo gli osservatori; il monitoraggio reale del pescato; il controllo e la programmazione di ciò che viene seminato, ciò che viene immesso nel lago, non solo ciò che viene prelevato; l’estensione di periodi del divieto di pesca.
Tocco questi quattro punti. Con riferimento al primo punto, mi sarei aspettato delle sanzioni reali e deterrenti alla posa di reti illegali, alla pesca notturna, all’uso di strumenti non consentiti. Invece, non c’è niente che vada oltre quanto previsto dalla legge regionale n. 19 del 1998. Nel lago di Garda la pesca di frodo è una vera e propria emergenza. Nel 2023 sono state recuperate dodici reti fantasma, altrettante nei primi mesi del 2024. Ma non è in atto una reale azione di contrasto a tali crimini (mi viene da dire). I sommozzatori, tra l’altro, fanno giustizia da sé tagliando le reti. Ma il danno in questi casi è perfino maggiore, perché le reti rimangono impigliate sul fondo, i pesci rimangono impigliati e muoiono. Quindi, paradossalmente questa giustizia faidaté dei sommozzatori fa ancora peggio del danno fatto dai bracconieri.
Così come un senso avrebbe dotare di risorse l’Ispettorato alla pesca, che dal 1° ottobre 2019 è diretta responsabilità della Regione. Le guardie ittiche volontarie non possono bastare a prevenire questo flagello, che rappresenta una disgrazia sia per la conservazione delle specie ittiche, ma anche un pericolo per i natanti e per l’intero ecosistema. La stampa è piena di notizie di incidenti dovuti allo scontro tra queste reti fantasma e natanti e sommozzatori.
È stato presentato in Senato il disegno di legge n. 316 per il contrasto al bracconaggio nelle acque interne, ma ha contenuti modesti rispetto all’emergenza che è rilevata nel lago di Garda.
Il Ministero della difesa ha attivato un Fondo antibracconaggio ittico, con dotazione modesta, peraltro. Le Regioni possono concorrere al finanziamento del fondo, cosa che io ritengo opportuna. Sollecito l’Assessore ad utilizzare tale Fondo antibracconaggio e a finanziare ulteriormente questa misura, se stanno a cuore le finalità del regolamento. Così come sappiamo che i Carabinieri forestali hanno forze e strumenti limitati a disposizione, in particolare su azioni di questo tipo.
C’è poi una cosa interessante. La legge 28 aprile 1998, n. 19, a cui si fa riferimento per le sanzioni, all’articolo 40 prevede che alcune azioni di pesca di frodo siano punite con l’arresto da due mesi a due anni o con l’ammenda da 2.000 a 12.000 euro. Non conosco arresti legati a questo, per cui mi chiedo: le multe sono deterrenti reali o lo sono solo sulla carta? Mi ha davvero incuriosito vedere che chiunque ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di pesca è soggetto a una sanzione amministrativa tra 600 e 3.600 euro. Pescare di frodo o disturbare chi lo fa sembra avere delle penalità confrontabili.
Con riferimento al secondo punto, un monitoraggio reale, l’articolo 17 del regolamento introduce il nuovo obbligo per i pescatori professionisti di registrare il pescato su un apposito libretto fornito annualmente dalla Giunta regionale. Ottimo. Ma chi controlla se questo libretto è un cartoncino su cui i pescatori annotano ciò che fanno?
Sembra incredibile che i pescatori individuali, cioè la quasi totalità di coloro che praticano la pesca professionalmente, in realtà non siano monitorati oggi. Il tesserino di controllo catture rischia di essere piuttosto virtuale nei fatti, da quello che si comprende, cosicché non vi è un reale controllo sulla popolazione ittica. Per questa ragione ho presentato un ordine del giorno, per sollecitare l’Assessore ad avviare da subito un’attività di controllo e monitoraggio digitale, in modo che ci sia un controllo in tempo reale di ciò che avviene nelle acque del lago.
Sul terzo punto, relativo al controllo anche sulla semina, è significativo che l’attività di pesca sia, in realtà, il frutto di una politica di semina degli avannotti, non oggetto di un popolamento naturale del lago. È significativa l’oscillazione dei volumi dell’attività professionale nel secolo scorso in funzione dell’attività di ripopolamento per le varie specie.
Nulla dice il Regolamento su questo lato della regolazione della sostenibilità della pesca nel lago, mentre appare evidente che una programmazione e uno studio approfondito sarebbero indispensabili. La pesca, lo sappiamo, non è frutto di un’attività naturale di ripopolamento del lago, ma è quell’equilibrio delicato che si ha tra ciò che viene immesso (specie autoctone e alloctone) e ciò che viene prelevato.
Sul quarto punto, in riferimento all’estensione dei periodi di divieto di pesca, è chiaro che le date inserite nel provvedimento sono oggetto di una contrattazione tra le parti, ma se realmente stessero a cuore la sostenibilità e la continuità della pesca, si dovrebbero ridurre i periodi in cui la pesca è ammessa, per consentire la crescita delle specie. È positivo che le dimensioni del pescato siano state incrementate per gran parte delle specie. Tornando a incrociare il dato sulle dimensioni e sul monitoraggio, estendere il periodo di divieto, secondo me, sarebbe stata la misura più semplice, più banale, ma anche la più efficace.
Torno sulla possibilità data alla Giunta di fare delle misure ulteriori per preservare l’equilibrio ecologico del lago, quindi sulla possibilità di rivedere questi periodi, magari congiuntamente con quanto deciso in sede lombarda e in sede trentina.
Il lago di Garda ‒ per chiudere ‒ è un ecosistema delicatissimo, ipersensibile. Al di là delle sue dimensioni, ci sembra grande, è l’uno per mille del territorio nazionale, in realtà è una piccola area piena d’acqua, per carità, massima profondità, 346 metri, profondità media 130 metri. È un grande lago, però è un ambiente estremamente delicato e racchiuso. Lo sforzo messo in atto con l’aggiornamento del regolamento che stiamo discutendo, non dà tutte le risposte necessarie, lascia dei vuoti che possono essere portatori di danni assai maggiori dei benefici conseguiti con le misure che oggi intendiamo adottare.
Quindi, rivolgo un accorato appello all’Assessore perché ragioni con i tecnici sulla possibilità di introdurre misure ulteriori, perché abbiamo visto negli ultimi anni la trasformazione profonda: i cambiamenti climatici, un incremento della temperatura media del lago, una diversa incidenza dell’attività di pesca non controllata. Sono tanti i fattori.
Mi sono reso conto che il lago sta vivendo un periodo di forte crisi e che sia indispensabile agire con determinazione per non compromettere uno degli ambienti più delicati della nostra regione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Siamo in discussione generale.
Collega Masolo, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Ringrazio il relatore e il correlatore per questa presentazione. Io mi limito a fare un intervento anche integrativo alla discussione, richiamando l’attenzione il più possibile e cercando di fare un appello. La pesca è un tema fondamentale per l’attività economica anche del Lago di Garda, ma nello stesso tempo non ci può essere pesca se non c’è il lago, il lago inteso come habitat, come servizio ecosistemico, come un’entità che può essere viva ed essere in salute.
Nel testo del regolamento che è in discussione oggi si legge che la proposta di regolamento è stata redatta con l’obiettivo di assicurare un equilibrio dei ripopolamenti ittici e la valorizzazione delle risorse ittiche nell’interesse economico di garantire la sostenibilità ambientale della pesca, in particolare quella professionale, sul lago di Garda.
Ritengo sia auspicabile discutere di valorizzazione delle risorse ittiche, ma tale valorizzazione dipende dalla sopravvivenza di queste risorse ittiche.
Questa sopravvivenza è minacciata da una serie di fattori, in primis dal numero di presenze, dalla presenza turistica sul lago, che nel 2023 è stata di 14 milioni di persone.
Va poi evidenziata nel lago una crisi di… Logicamente io non dico di mandare via i turisti. Il senso non è questo. Il senso è di organizzare nel migliore dei modi questa risorsa turistica, che sappiamo essere importante. Il lago di Garda e Venezia sono le due attrattive regionali e attraggono più del 50% dei turisti di tutto il Veneto. Se questi turisti riuscissimo a distribuirli anche nelle zone di periferia, terre alte o in via di spopolamento, sarebbe una bella scommessa anche per la nostra Regione e per il nostro Consiglio regionale.
Va poi evidenziata nel lago una crisi di piante e alghe, che sono una provvista di ossigeno per le acque e gli esseri che lo abitano e sono anche nutrimento per i piccoli organismi. Molte delle specie lacustri, inoltre, depositano le loro uova proprio tra le piante acquatiche del basso e medio fondale, che, in cambio, forniscono riparo e ossigenazione. Una volta schiuse le uova, gli avannotti trovano nelle piante acquatiche riparo.
Tra le cause della scomparsa di molte piante acquatiche parrebbe esserci il numero sempre maggiore di piscine attorno al lago – questo è molto interessante – che, durante le periodiche pulizie e i relativi svuotamenti, potrebbero scaricare nel Garda notevoli quantità di sostanze indirizzate proprio a inibire la proliferazione del verde nelle vasche, in primis gli antialghe.
Negli ultimi tre anni, inoltre, il lago di Garda ha fatto spesso parlare di sé. Si è iniziato dalla grande crisi siccitosa 2022-2023, quando il più grande lago italiano ha già raggiunto il suo livello più basso dal 1953, registrando lo scorso anno un livello di 45,8 centimetri sopra lo zero idrometrico, vale a dire la quota sul livello medio del mare stabilita come riferimento convenzionale per questo bacino, rispetto ad una media di 109 centimetri negli ultimi settant’anni. Successivamente, con le abbondanti piogge della primavera appena trascorsa, il Garda è cresciuto in modo esponenziale, raggiungendo il livello di 146 centimetri, record più alto da quando esistono le misurazioni, almeno per questo periodo dell’anno. Per cui, capite che i cambiamenti climatici portano siccità, per cui abbassamento del livello, ma possono portare anche eventi contrari, ma in pochissimo tempo, che sono forse addirittura più disastrosi rispetto alla tendenza costante e inesorabile.
È provato a livello internazionale che il cambiamento climatico stia progressivamente riscaldando l’acqua del lago di Garda, con implicazioni su aspetti biologici, quali la proliferazione algale e l’impatto sull’habitat della fauna ittica. Negli ultimi trent’anni la temperatura del lago è aumentata di 1,5 gradi, come diceva il collega Lorenzoni, il che significa che l’acqua in superficie è sempre più calda, mentre quella sul fondo non si mantiene fredda. Quindi, tutti i nutrienti contenuti nelle acque si depositano sul fondale e le acque più superficiali ne restano prive, causando problemi ai pesci, con temperature così alte che viene alterato pure il ciclo riproduttivo dei pesci, con potenziali danni innanzitutto ai coregoni, che diminuiscono.
Non possiamo, poi, non notare che i pesci pregiati del Garda siano tutti salmonidi, quali trote e coregoni, ed è per questo che progressivamente il Garda si sta impoverendo.
Anche su questi dati abbiamo sentito l’intervento precedente.
Bisogna coinvolgere gli enti preposti e le altre Province che si affacciano sul Garda per coordinare un costante monitoraggio del pesce che viene immesso, di quello che viene pescato e di quello che, una volta immesso, sopravvive (anche questo è un dato molto interessante), anche coinvolgendo le università, ad esempio.
I cambiamenti hanno avuto un impatto sui pesci del lago. Si pensi al coregone, il cui periodo di riproduzione è ultimamente in ritardo di quasi un mese rispetto a dieci anni fa, a causa dei cambiamenti climatici e della temperatura eccessivamente calda dell’acqua. Anche la storia delle immissioni in passato di specie ittiche del Garda ci racconta molto, perché a volte ha posto a rischio l’ecosistema lacustre e la composizione dell’ittiofauna del Garda. Le prime semine di trota lacustre potrebbero essere iniziate nel 1891, con materiale incubato, a Torbole. A fine anni Cinquanta, a compenso delle mancate immissioni delle trote lacustri nel dismesso distrutto impianto di Peschiera, si immisero milioni di avannotti, trotelle e trote iridee adulte insieme a salmerini di fontana. Nel 1955-1956 l’ex Consorzio Tutela pesca del lago di Garda immise 42.000 cefali, che si estinsero in fretta. Tra il 1975 e il 1978 fu la volta di una immissione potenzialmente distruttiva per l’ecosistema gardesano, ovvero quella del salmone argentato americano.
Questo per testimoniare che tante volte vengono fatti interventi non supportati da evidenze o da competenze all’altezza di quello che si vuole fare e degli investimenti economici, anche, che sostengono questi interventi.
Fu immenso per contribuire, come per trote e salmerini, al miglioramento della pesca professionistica, basandosi sulla commerciabilità, sulla qualità delle carni e sulla velocità di accrescimento. Ma il salmone argentato si estinse comunque velocemente.
La storia ci insegna che l’immissione effettuata senza un minimo di indagine scientifica a sostegno e senza considerare i potenziali danni per l’equilibrio dell’ecosistema provoca danni. La grande ricchezza e la fortuna del Garda era determinata dalle specie autoctone, come la trota lacustre, il carpione, l’anguilla, l’alborella e l’agone.
Dobbiamo ragionare sui metodi legati al prelievo-immissione, perché dobbiamo verificare se siamo effettivamente ancora sostenibili nelle modalità con cui sono sempre stati effettuati. È bene ragionare e regolamentare la pesca, ma è altrettanto importante, al fine di garantire la sopravvivenza delle specie ittiche, agire per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’azione antropica, altrimenti si rischia di considerare il lago solo quale fonte di pesca, ma il lago non è un self service, semmai è un patrimonio per tutti noi.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Il tema di cercare di mettere insieme la tutela della fauna insieme alla salvaguardia del settore della pesca è sempre un tema estremamente difficile, che ci vede anche su posizioni alle volte diverse e anche opposte a tutti i livelli, dal livello europeo, al livello nazionale, alle volte anche a livello regionale. Però, è stato fatto sicuramente, da parte delle tre regioni, un lavoro durato molti anni – guardo qui e vedo che interverrà dopo comunque l’ex assessore Pan – sul cercare di mettere insieme e quindi trovare l’equilibrio giusto tra le tre regioni; un equilibrio in questo regolamento che, come ha già evidenziato comunque il collega Lorenzoni, lascia alcuni punti di domanda, non tanto nell’equilibrio di per sé che, secondo me, ha un punto di domanda nel momento in cui quel tavolo che viene comunque ho citato all’interno del regolamento, non dovesse avere gambe continuative, e mi spiego meglio. Quel tavolo, secondo noi, ha una grande utilità nel momento in cui fa anche attività. Mi pare, e l’ha detto anche il collega Lorenzoni, che la Lombardia abbia iniziato degli studi specifici proprio su come cambia la fauna all’interno del lago e su quali sono gli elementi in qualche modo che incidono.
Questi studi di ricerca dovrebbero essere permanenti, ma coinvolgere chiaramente tutte e tre le regioni per evitare poi, mi pare fosse stato il collega Bozza in Commissione più volte anche a evidenziarlo, di essere quasi penalizzati da determinate scelte e che il controllo non sia efficace rispetto alle problematiche.
In questo contesto specifico, oltre alle criticità dal punto di vista ambientale, che abbiamo appena sentito, c’è un problema pesante di bracconaggio, che non si risolve, purtroppo, solo con quello che è stato definito all’interno del regolamento nel momento in cui le sanzioni non sono commisurate al tipo di reato, soprattutto nel momento in cui non c’è un monitoraggio e soprattutto degli strumenti che ci permettano di distinguere tra il pescatore e chi invece esercita bracconaggio.
Questi sono i punti che un po’ ci lasciano perplessi, su cui poi sono stati presentati degli ordini del giorno per cercare proprio non di risolvere, ma di andare in una direzione diversa e più permeante rispetto a quello che è stato già previsto.
Il tema del bracconaggio è un tema principale che colpisce spesso le sponde del lago di Garda veneto, di cui subiamo anche in qualche modo i risultati negativi rispetto anche a quelli che vengono soprattutto dalla Lombardia, ma anche dal Trentino, che comunque è piccolino. Questo è un tema su cui, soprattutto con la Regione Lombardia, secondo noi dobbiamo creare un approfondimento maggiore rispetto a quello che comunque è già stato fatto per riuscire ad avere quelle strumentazioni di controllo e anche di relazione con i pescatori e con la pesca professionale che salvaguardino chi in qualche modo tutela chi sottostà a determinate regole, chi magari fa anche in qualche modo da osservatore rispetto a ciò che accade all’interno delle acque e chi, invece, quelle acque le sta sfruttando e sta danneggiando il settore della pesca stesso e il settore della pesca professionale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Pan, prego.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Brevemente, grazie, Presidente.
Questo secondo me è un passo importante, è un regolamento che da molto tempo stiamo aspettando e che è frutto di una concertazione anche con i colleghi della Regione Lombardia e della Provincia autonoma di Trento.
È indubbio che sul lago di Garda, come è già stato espresso, ci siano, come in mare, in questo momento grandi trasformazioni ecologiche dovute al riscaldamento delle acque. Nei mari ormai abbiamo superato i 30 gradi, anche nell’Adriatico, ma abbiamo anche immesso e importato ogni anno nuove specie, specie sia vegetali (alghe) sia animali. Staremmo qui fino a domani mattina a fare l’elenco. È indubbio che anche nel lago di Garda questo stia avvenendo per “x” motivi, che sono già stati ben visti e detti dai colleghi in questo momento.
Se c’è un problema, invece, che io volevo sottolineare, di cui anche in Terza Commissione abbiamo parlato, è quello della pesca professionale, perché se andiamo a vedere chi fa la pesca nel lago di Garda in questo momento sono – è stato prima accennato – i pescatori professionali dello Sri Lanka. Ma chi sono questi pescatori professionali dello Sri Lanka e – io aggiungerei – anche del Bangladesh, perché alla fine c’è una confusione da quelle parti, che sta veramente provocando un disastro ecologico? Alla fine noi spendiamo centinaia di migliaia di euro per tenere in piedi gli incubatoi da una parte della sponda e dall’altra del lago di Garda, immettiamo centinaia, milioni… Per carità, magari, collega, pesce, l’esperimento del lavarello, fine Ottocento, inizi Novecento, penso sia un pesce diventato autoctono, come l’iridea nei nostri fiumi è diventata una presenza importante, anche per la pesca sportiva, in cui c’è anche un’economia legata alla pesca di questi salmonidi, che sono comunque ‒ bisogna ricordare ‒ sterili, quindi non si riproducono in natura, ma diventano parte di una passione, chiamiamola così, che è poi la pesca sportiva.
Chi sono questi pescatori professionali che, alla fine, sono senza regole? Si passano la licenza dall’uno all’altro, perché magari cambiano nomi che sono difficilmente riconoscibili anche dalle carte d’identità. Quello che succede spesso e volentieri anche sulle foci dei nostri fiumi e canali. Ricordo la pesca e il bracconaggio delle carpe da parte di tutto l’est europeo. Mettiamo dentro un po’ tutti.
È un problema veramente grande. Gli Enti, le Province, la Regione investano su questi incubatori. Alla fine, abbiamo centinaia di questi professionali che arrivano da parti inconsulte del mondo e che non hanno regole: pescano quello che vogliono, vendono spesso e volentieri il pescato alla ristorazione o a chi fa questo commercio anche in maniera non regolare. È un fenomeno che deve essere arrestato, in qualche maniera contribuendo alla limitazione delle licenze di pesca professionale. Non è possibile che ci siano 1.000-2.000 licenze di pesca professionale in mano a questi qui, che usano reti di tutte le sorte e sistemi non legali. Noi, naturalmente, giustifichiamo questo come pescatori professionali. Questi non sono pescatori professionali. Sono lazzaroni che pescano a tutte le ore, in tutti i giorni dell’anno, senza nessuna regola, che fanno economia e commercio del loro pescato.
È inutile che stiamo qui a portare avanti azioni di immissione di pesce pregiato dentro il lago di Garda, ma anche nei fiumi e in altre parti, quando abbiamo un non controllo di questa situazione. Esorto l’Assessore, esorto la struttura a far sì che queste licenze siano calmierate, siano controllate, siano diminuite, per la sopravvivenza dell’ecosistema e del pescato nel lago di Garda.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere Formaggio.
Speaker : Joe FORMAGGIO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Presidente.
Nel ringraziare l’assessore Corazzari e il Presidente della Terza Commissione, della quale mi onoro di far parte, e tutti i colleghi, soprattutto i veronesi, che hanno contribuito a creare questo regolamento, voglio soltanto sottolineare una cosa, perché, come sono intervenuto quando si è parlato di industria e quando si è parlato di lavoro, quando si è parlato di botteghe del Veneto, quando si è parlato di auto elettriche, quando si è parlato di tutto, ogni volta, e parlo al collega Masolo di sinistra, verdi, libertà eccetera, non posso sentirmi dire su un intervento quattordici volte la parola “cambiamento climatico”, perché sennò veramente stasera, quando vado ad addormentare i miei figli, mi scenderà a una lacrima. Basta in questa Aula parlare di cambiamento climatico, come se i Consiglieri, gli Assessori, il presidente Zaia e il Veneto, le industrie del Veneto, il grande lago di Garda, che crea turismo, PIL e presenze...
La maggior parte dei tedeschi, quando parlano di Veneto, citano il lago di Garda: andiamo là, yacht, PIL, soldi. So che vi suona male, però le aziende, le botteghe e le famiglie di quella zona lì vivono con il lago di Garda. Però, non posso sentir dire ogni volta che siamo responsabili del cambiamento climatico.
Ogni santo intervento da quella parte dell’Aula dobbiamo metterci la cenere in testa per il cambiamento climatico. È cambiato di un grado. Che colpa ne abbiamo noi? Cambieremo i pesci, invece di mettere i salmoni, prenderemo i pesci palla dei tropici, non so cos’altro fare. Però, basta ritenerci sempre responsabili di tutto quello che succede nel mondo. Sembra che il Veneto, questa Amministrazione sia responsabile del cambiamento climatico del mondo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Ho partecipato ai lavori della Commissione dove si è preso in esame questo regolamento, questa grande opportunità che finalmente avviene nel cercare di mettere ordine a uno specchio d’acqua davvero importante e strategico, non solo per l’intero territorio veronese, ovviamente per il Veneto, ma soprattutto per il fatto che... Se il consigliere Formaggio mi consente, grazie.
Dicevo, è il lago più importante che abbiamo in Italia ed è evidente che è il bacino che necessita di una regolamentazione condivisa, in considerazione del fatto che è competenza di tre Regioni disciplinare la gestione e il controllo. Quindi, questa opportunità è importante, per cui è importante che anche questo Consiglio dia un semaforo verde a questo regolamento, a questa opportunità (come la chiamavo prima) perché è il primo di una serie di importanti passaggi che dovranno essere fatti, uno lo abbiamo fatto anche oggi in Commissione Prima su quella che è la gestione, ad esempio, delle concessioni demaniali tra le aree cosiddette “portuale ed extraportuali”. Un altro sicuramente sarà quello che a livello di Giunta stanno portando avanti nel cercare di individuare per la Regione Veneto un unico soggetto che possa essere punto di riferimento per semplificare il quadro normativo oggi esistente e che regolamenta le concessioni, le autorizzazioni e le gestioni del lago di Garda sia in termini di concessioni di aree sia in termini di gestione della pesca, e anche su quella che dovrebbe essere una condivisione non solo di gestione dell’acqua stessa, perché sappiamo che anche nel periodo di siccità o nel periodo di piogge abbondanti il lago di Garda necessita assolutamente di una rivisitazione di quelle che sono le priorità e anche il quadro normativo, che è molto antiquato e che tiene in considerazione determinate esigenze, che sono quelle dell’agricoltura a valle del lago di Garda, e tiene in considerazione per qualcuno le esigenze che stanno a monte del lago di Garda, vedi il Trentino-Alto Adige, che ritiene che l’acqua dell’Adige sia di proprietà di quella Regione. Invece non è così. Ovviamente ci sono esigenze agricole, ma ci sono esigenze che riguardano l’aspetto della pesca e ci sono anche esigenze che riguardano l’aspetto del turismo, perché sappiamo quanto oggi l’industria del turismo sul lago di Garda, che ha un indotto straordinario, che è aumentato in questi ultimi anni, sia una ricchezza di fatto per il territorio e, quindi, un’opportunità di lavoro e un’opportunità anche di prestigio per il lago stesso.
È evidente che le esigenze di oggi e lo sviluppo di questo territorio necessitano di una scelta, anche da parte della politica, per andare a regolamentare tutti quegli aspetti variegati e importanti che, ovviamente, incidono sul lago di Garda.
Penso sia un passaggio importante per cercare di uniformare e regolamentare un settore importante, che è quello della pesca, che deve tenere in considerazione sia l’esigenza della pesca sportiva sia l’esigenza della pesca professionale, o professionistica che dir si voglia. In effetti, oggi è un settore in grossa difficoltà, quello della pesca, ovviamente in ambito professionale. Ad esempio, si è fatto cenno, prima, al problema del coregone o lavarello, che è un problema importante. Evidentemente, da una parte, le condizioni climatiche hanno influito su quello che oggi è anche l’equilibrio del sistema faunistico e ittico, in questo caso, del lago di Garda; dall’altra parte, è anche vero che la documentazione, gli studi che abbiamo, che sono patrimonio di archivio di questa Regione, anche a livello nazionale, come la specie del coregone o lavarello possa essere oggi classificata, grazie a quello che oggi l’Unione europea ci dà come indicazione, nel nostro Paese come specie non alloctona, come diceva il professor Lorenzoni, ma parautoctona. Perché questo? Perché consente di regolamentare la possibilità di introdurre l’aiuto naturale, che dovrebbe essere la riproduzione, che però non è sufficiente, e lo possiamo anche rilevare dai dati oggettivi che oggi ci sono, ma con l’intervento della semina, che consentirebbe, di fatto, di rendere di nuovo questa specie un prodotto non solo tipico di questo lago, ma anche di andare a riequilibrare un sistema che oggi fatica, per una serie di effetti climatici che sono stati apportati.
Gli studi dicono che, introducendolo come specie parautoctona, non va comunque a disequilibrare il sistema che si è creato nell’ambito del lago di Garda, ma va ad aiutare sicuramente, da una parte; dall’altra, va a riprendere in mano fattivamente un sistema di pesca che sta andando, purtroppo, perdendosi.
Credo che la storia di questo lago, la storia che anche i pescatori tradizionalmente hanno portato, storicamente, con investimenti e con possibilità di lavoro, con possibilità ovviamente, di identificare il nostro lago, apprezzato anche per questo tipo di prodotto, in un contesto storico, dove anche l’identità dei prodotti di eccellenza tipici di un territorio possono essere assolutamente conformi alla politica di una Regione importante come la Regione del Veneto, che ovviamente deve vantare anche e non solo nella sua storia e nella sia tradizione, un’eccellenza anche dei prodotti tipici.
Credo che questo sia un passo importante nel quale poi interverrò successivamente, apportando anche una serie di ordini del giorno, un paio, che possono andare ad aiutare non solo un confronto su quello che può essere un periodo di allungamento del divieto della pesca per proprio omologare in maniera molto più capillare e anche molto più efficiente, onde evitare che la pesca o in parte di bracconaggio o la mancanza di identità e/o tracciabilità, meglio che si voglia, del lago di Garda possa essere inficiata, magari dalla stessa possibilità di pescare in specchi d’acqua dolce non afferenti al lago di Garda, ma magari in prossimità del lago di Garda.
Questo permetterebbe, ovviamente, anche di disciplinare in maniera omogenea una scelta di pesca non solo professionale, ma anche una scelta di pesca cosiddetta per gli appassionati ovviamente sportivi.
Detto questo, io mi auguro davvero, e chiudo, che il Ministero dell’ambiente, anche su sollecitazione nostra, personale, come Gruppo consiliare, possa addivenire quanto prima a introdurre e/o a classificare meglio il lavarello o il coregone come specie para-autoctona, perché ci sono degli studi scientifici che lo comprovano, che può essere classificata in tal senso. C’è documentazione storica che fa derivare le prime presenze a oltre cento anni fa del lavarello sul lago di Garda.
Credo che sia un’operazione ambientale, ma soprattutto anche di forte imprimatur, per quella che può essere la ripresa di un’attività come quella della pesca sul lago di Garda. Altrimenti, rischiamo non solo che scompaia, ma anche rischiamo che quel poco che rimane vada probabilmente in mano a una gestione poco chiara, poco trasparente e che difficilmente anche chi oggi ha compiti di gestione e di controllo riuscirebbe ad arginare e a gestire.
Credo che sia una duplice operazione politico-sociale, ma anche di storia di quel nostro territorio, che è quello del lago di Garda, e mi auguro che il Ministero possa inserirlo quanto prima e che, quindi, dia l’opportunità, anche da questo punto di vista, di rendere ancora più efficiente e ancora più apprezzabile il lavoro che sta facendo la nostra struttura regionale, in collaborazione con le altre Regioni.
Il mio, pertanto, è un sostegno incondizionato, ma soprattutto un auspicio che si possa, con gli altri due indirizzi che porterò all’attenzione di questo Consiglio, avere un confronto ulteriore con le altre Regioni per affinare al meglio e per gestire al meglio quella che ritengo essere davvero un’opportunità unica e insostituibile.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Ci sono altri colleghi che intendono intervenire in discussione generale? Allora chiudiamo la discussione generale con l’assessore Corazzari. Prego.
Speaker : Ass.re Cristiano CORAZZARI
Grazie, Presidente.
Ringrazio innanzitutto il relatore e il correlatore e tutti i colleghi che sono intervenuti per dare anche una valenza particolarmente importante a questo provvedimento che la Regione del Veneto approva nella propria Assemblea consiliare, diversamente dalle altre Regioni, come la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento, che approvano questo provvedimento mediante un atto amministrativo di Giunta. Questo dà anche il senso di come la nostra legge abbia voluto valorizzare il Regolamento del lago di Garda avendo ben presente l’importanza che ha questo regolamento per un’area così significativa della nostra Regione sia dal punto di vista del contesto ambientale sia dal punto di vista delle attività che ivi si praticano.
Come è stato detto bene dal relatore, qui andiamo a definire i tipi di pesca, gli orari di pesca, i periodi di divieto, le lunghezze minime, i limiti di cattura e, quindi, le quantità, gli attrezzi e le modalità utilizzate, tutti i divieti. Questo lavoro è stato fatto a fronte di un grande lavoro di concertazione e di confronto con le altre realtà interessate, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento, ma anche con i referenti e i portatori di interesse locali, in particolar modo con la comunità del Garda.
C’è un interesse importantissimo del rispetto di quello che può essere uno sforzo di pesca affinché non venga danneggiata irrimediabilmente la fauna ittica e del contesto dei cambiamenti del nostro ambiente, i cambiamenti climatici, tutti i cambiamenti legati al contesto antropico, ma non solo, anche al contesto naturale. Si tratta di una sfida molto importante. Il vecchio Regolamento era del 2013. Da allora c’è stata anche la riforma delle Province, che, dal nostro punto di vista, ha imposto anche una rivisitazione dei livelli di competenza territoriale. Oggi gli uffici regionali territoriali diventano il riferimento al posto delle Province. Riforma, questa, che ha introdotto delle complessità non indifferenti.
Ciononostante, la Regione non ha assolutamente abdicato al suo ruolo di controllo, di governance. Debbo dire che l’intesa che oggi andiamo a votare, il Regolamento che oggi andiamo a votare è frutto di un lavoro avviato già dal 2019, devo ringraziare l’allora assessore Pan, con un protocollo d’intesa tra gli altri soggetti.
Sottolineo di aver ricevuto missiva da parte dei colleghi della Lombardia e della Provincia autonoma di Trento, che stanno anch’essi procedendo all’approvazione del medesimo provvedimento che noi andiamo ad approvare oggi.
Vi faccio una richiesta. Questa è una questione di metodo. Pur essendo stata presentata una manovra emendativa ed essendo in larga parte le proposte della manovra emendativa presentate dai Consiglieri condivisibili, la richiesta che faccio in questa sede è di non modificare il testo con degli emendamenti, ma di trasfondere il contenuto degli emendamenti in ordini del giorno, alcuni dei quali troveranno il parere favorevole della Giunta.
Volevo dire che questo Regolamento è stato condiviso anche dai nostri organismi di confronto interni che abbiamo, come il tavolo della pesca sportiva. Sono state recepite ampiamente le richieste della Comunità del Garda. Ulteriori richieste che sono state formulate, come quelle relative all’ulteriore concessione nella gestione della pesca sportiva, potranno essere approfondite e valutate con assoluto rigore.
C’è stato l’accordo con le Regioni interessate. Debbo dire che tutte le problematiche che sono state sottolineate dagli interventi che ho ascoltato sono state prese in considerazione da questo Regolamento, che vuole dare un cambio di passo molto forte nella direzione della salvaguardia della fauna ittica, del contenimento dello sforzo di pesca e del raggiungimento di quell’equilibrio con quello che è uno sforzo di pesca sostenibile. Aggiungo la lotta al bracconaggio, che, grazie ai sistemi di monitoraggio introdotti da questo Regolamento, avrà presupposti che sono assolutamente necessari e che prima non c’erano.
Vado, in sostanza, su quelle che sono le novità del Regolamento. La Giunta può decidere il numero massimo dei pescatori professionisti e così, con l’indicazione di questo numero massimo, garantire il rispetto dello sforzo di pesca sostenibile. Prima non si poteva fare, oggi si potrà fare.
Viene istituito un registro dei pescatori professionisti. Poi su questo registro ci sono anche delle proposte. C’è la possibilità, quindi, del controllo di chi pratica la pesca professionale.
Vi è un’estensione dei divieti di pesca per alcune specie. C’è un atteggiamento più restrittivo dal punto di vista della possibilità di prelievo di talune specie ittiche. Viene istituito un tesserino di cattura per i pescatori sia professionisti che sportivi, che ci permette di monitorare costantemente l’andamento delle catture e quindi regolare le conseguenti politiche che la Giunta regionale può fare. Devo anche ricordare che la stessa nostra legge del 1998 prevede che comunque la Giunta possa apportare delle modifiche all’attuale regolamento che vadano nella direzione delle politiche a cui noi vogliamo tendere, che sono sempre nella direzione della garanzia dell’equilibrio tra lo sforzo di pesca e la sostenibilità di questo sforzo di pesca.
Vi sono poi state alcune introduzioni particolari e vi è l’istituzione di un tavolo tecnico di coordinamento con la Comunità del Garda, che racchiude tutti i portatori di interesse del mondo della pesca, che sarà quel tavolo all’interno del quale potremo regolare costantemente e monitorare costantemente le azioni da condividere con il territorio.
Sul contrasto al bracconaggio, devo dire che il lavoro che svolgono oggi le guardie ittiche volontarie è un lavoro straordinario e insostituibile. È praticato con grande abnegazione e puntualità.
È chiaro che deve essere coordinato ed è coordinato con quello delle nostre Polizie provinciali, su cui ricordo questa Giunta ha fatto un grande investimento affinché tornino ad essere potenziate e sono state potenziate le nostre Polizie provinciali sia in dotazione di mezzi sia in numero di organico e dei nostri Carabinieri forestali.
Ricordo il recente intervento di Veneto Agricoltura, voluto proprio da questa Giunta regionale per garantire anche le infrastrutture per l’ingresso dei natanti dei soggetti controllori, ovvero la creazione di uno scivolo per l’ingresso delle barche delle guardie venatorie.
Ricordo, inoltre, dal punto di vista della ricerca, come stiamo lavorando per riattivare a pieno regime il centro ittiogenico di Bartolino, che potrà essere un luogo dove svolgere quelle attività di ricerca importantissime legate alla fauna ittica autoctona del lago.
Sul tema autoctoni e alloctoni e para-autoctoni e alloctoni è un tema molto complesso, che ci vede nella necessità di salvaguardare la possibilità di immissioni di specie che di fatto non sono autoctone, ma sono presenti da centinaia di anni, con documentazione certa, come il Lavarello e il Coregone, che rappresentano oggi un elemento sostanziale per la sostenibilità della pesca, di quella pesca professionale che rispetta le regole e rispetto alla quale abbiamo un grande atteggiamento di attenzione, dal momento che rappresenta pur sempre un’attività storica, tradizionale e profondamente radicata nella cultura delle comunità del lago.
È chiaro che non ci sarà, invece, nessun arretramento su quello che è il contrasto del bracconaggio, soprattutto di soggetti che provengono da contesti completamente lontani e diversi dalle comunità del lago di Garda e che non rispettano quelle regole. Proprio per questo ci sono alcuni emendamenti che prevedono un’attivazione ulteriore di azioni da parte della Giunta per il controllo di questo tipo di soggetti e che vedranno la Giunta assolutamente partecipe.
Non è assolutamente mai stata messa in secondo piano la tematica del contrasto al bracconaggio e la tematica di approfondire degli studi, che sono già in essere, insieme anche alle altre Regioni, relativi alle popolazioni della fauna ittica esistente, tanto quelle autoctone quanto quelle non considerate a livello ministeriale prettamente autoctone, ma ormai assimilabili a specie autoctone, che hanno un rilievo importantissimo da un punto di vista commerciale per la nostra pesca tradizionale.
Speaker : PRESIDENTE
Colleghi, ci sono due emendamenti.
Invito il Presidente della Commissione… Collega Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Presidente, desidero ritirare gli emendamenti.
Speaker : PRESIDENTE
Bene, ritirati.
Partiamo con l’articolato.
Articolo 1.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 2.
È aperta la votazione. È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 3.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 5.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 6.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 7.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 8.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 9.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 10.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 11.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 12.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 13.
È aperta la votazione. È chiusa la votazione.
Approvato anche il 13.
Andiamo all’articolo numero 14.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato anche il 14.
Articolo 15.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Articolo 16.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato anche l’articolo 16.
Siamo al 17.
Metto in votazione l’articolo 17.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Andiamo all’articolo 18.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Articolo 19.
È aperta la votazione sul 19.
Approvato anche l’articolo 19.
Andiamo all’articolo 20.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato anche l’articolo 20.
Articolo 21.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Andiamo all’articolo 22.
È aperta la votazione. approvato anche l’articolo 22.
Abbiamo terminato con l’articolato.
Ci sono gli ordini del giorno.
Partiamo con l’odg n. 1. Collega Bozza: La Regione si attivi per estendere la proibizione della pesca alla carpa e della tinca, in uniformità a quanto previsto dal Regolamento delle acque interne per sostenere le attività di contrasto al bracconaggio ittico.
Ostanel? Bozza.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente. Come accennavo prima, proprio per dare, insomma, ancora più importanza al lavoro fatto fin qui, ma anche per tenere in considerazione un comparto economico come quello del lago di Garda, incentrato sulla pesca, il turismo, la ristorazione, in considerazione, appunto, anche delle forti preoccupazioni essendo diminuita la popolazione ittica del lago e in particolare la specie del coregone che ricordavo prima, vista il confronto, insomma, anche in sede di Commissione, anche con la direzione, che ringrazio, ovviamente, per aver approfondito alcuni aspetti, anche visto il confronto con i portatori, chiaramente, di interesse, che insistono nell’ambito delle attività del lago stesso. Considerata la necessità di rafforzare anche le forme di collaborazioni con le associazioni di categoria con finalità di prevenzione per l’attività della pesca illecita, con particolare riguardo, ovviamente, al lago di Garda e rilevato che è stata prevista l’estensione del divieto di pesca, che andrebbe incentivata, però, con una collaborazione tra associazioni e che si avvalgono, come ricordava bene, del grande lavoro, ricordava bene l’Assessore prima, delle guardie giurate volontarie ittiche del nostro territorio, in funzione anche dell’importante e, credo, condiviso, contrasto al fenomeno del bracconaggio ittico nelle acque del lago di Garda, prevedendo attività formative e informative anche per un corretto approccio delle attività della pesca, si chiede, sostanzialmente, con questo ordine del giorno, di prevedere l’estensione per il 2025 del periodo di divieto della pesca del lago di Garda della carpa, della specie della carpa dal 1° aprile al 30 giugno e quello della tinca dal 1° maggio al 30 giugno, anche attraverso l’approvazione di uno specifico piano di miglioramento della pesca ai sensi dell’articolo 8 della legge regionale citata. 2) di avviare un confronto con le Regioni vicine per cui la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento al fine di uniformare la disciplina della pesca nelle acque del lago di Garda, prevedendo, quindi, la proibizione della pesca della carpa dal 1° aprile al 30 giugno e della tinca dal 1° maggio al 30 giugno, e favorire, infine, nell’ambito dei prossimi bandi, il finanziamento di specifiche progettazioni per incentivare ogni possibile forma di contrasto al bracconaggio ittico, intensificando i controlli sul territorio e intervenendo, anche a livello informativo e formativo, per sensibilizzare tutti gli operatori e l’opinione pubblica sull’importanza di valorizzare la pesca legale e sostenibile per proteggere il patrimonio ittico e il benessere delle specie ittiche, con favorevoli ricadute anche nella filiera rappresentata dal comparto economico del lago di Garda.
Con questi tre punti si chiede di ulteriormente creare una serie di azioni che consentano di scongiurare il fenomeno del bracconaggio e, al tempo stesso, di uniformare la disciplina della pesca nelle acque del lago di Garda e anche quello che avviene in prossimità del lago di Garda, onde evitare il fenomeno che dicevo prima.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’ODG n. 1.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG n. 4 presentato dal consigliere Bozza “La Regione avvii iniziative affinché sia introdotto l’obbligo di conoscenza della lingua italiana per i pescatori professionisti e siano assolti gli obblighi contributivi e affinché la licenza sia munita di fotografia del titolare”.
Collega Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Queste è una richiesta che si effettua alla Giunta, di poter verificare, con le modalità che riterrà più opportune, due aspetti che sono stati segnalati non solo da chi oggi ha il compito di controllare e di vigilare, ma anche di identificare coloro che sono concessionari autorizzati con il patentino a svolgere l’attività di pesca, anche per le difficoltà oggettive che purtroppo si riscontrano, in particolare nei confronti di quei pescatori che non sono di nazionalità italiana, che hanno difficoltà a relazionarsi con gli uffici, ma anche con le autorità preposte al controllo.
La richiesta da parte, ovviamente, della Giunta regionale di dare la possibilità, nell’ambito di quello che può essere un intervento normativo con il rilascio e il rinnovo della licenza dell’esercizio della pesca, ovviamente in forma professionale, per i pescatori che non siano di cittadinanza italiana di aiutarli ad avviare al superamento anche di quello che può essere un apprendimento della lingua italiana proprio per facilitare ovviamente il confronto con le autorità competenti. Al tempo stesso, chiedo di attivare, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 3 del regolamento, l’aspetto della iscrizione del criterio per l’iscrizione al registro dei pescatori professionisti del regolare assolvimento agli obblighi dei contributi e previdenziale e, al tempo stesso, di avviare uno studio di fattibilità al fine di appurare l’opportunità di dotare al licenza di pesca professionale di fotografia per un’immediata e più facile verifica dell’identità del pescatore assoggettandola al controllo al fine di contrastare il fenomeno di abuso nell’utilizzo delle licenze.
Questo perché è un fenomeno, purtroppo, che si ripete. So che anche il collega Lorenzoni ha fatto, di fatto, nei suoi emendamenti una proposta che va nella scelta di identificare in maniera più veloce, in maniera più dettagliata, in maniera più efficace ovviamente il possessore del patentino, lo propone in forma digitale. Scelga poi la Giunta se mantenere l’aspetto del tesserino cartaceo piuttosto che digitale. Da questo punto di vista è possibile e condivisibile anche qualsiasi tipo di scelta da parte della Giunta, ma è evidente che il fenomeno dell’identità, specialmente nei confronti di chi tende a utilizzare questo sistema con furbizia, cioè avendo il tesserino, ma non avendo la foto identificativa e spesso e volentieri più di qualcuno dimentica anche appositamente il documento di identità, è difficile individuare le persone che vanno a fare l’attività di pesca se siano effettivamente legittimate a farlo e siano quelle oppure no. Questa è un’istanza che arriva da un riscontro oggettivo da parte anche delle nostre guardie ittiche e delle associazioni di categoria. Per cui, credo che possa essere auspicabile un intervento che ci aiuti e che aiuti soprattutto chi deve controllare, verificare a farlo in maniera capillare e a disincentivare magari chi, furbescamente, pensa di aggirare ovviamente le norme e la legge.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
So che è pesante, è da ieri che siamo qua, giornate intense, però per favore un minimo di praticabilità dell’Aula. Lasciamo parlare i colleghi che hanno il microfono a turno.
Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Intervengo perché ho ascoltato questa discussione con grande interesse, nel senso che non è un tema di cui mi occupo, però volevo porre due questioni rispetto al primo punto di questo ordine del giorno.
Allora, prima di tutto mi chiedo se in Veneto esistono delle persone tipo, facciamo un esempio, mio zio che magari parla solo dialetto, fatica ad interloquire con gli uffici, ma è un pescatore e vuole… è leghista, certo… l’ho sempre detto, quindi, c’è una difficoltà di una persona per andare a fare esattamente la stessa cosa che il collega Bozza imputa a una persona, invece, di cittadinanza straniera che non ha ancora la cittadinanza e, quindi, mi chiedo, possiamo davvero mettere in norma qualcosa che, in realtà… prevedere in norma qualcosa che, in realtà, o chiedere di fare una norma per qualcuno che, in realtà, fa fatica a interloquire con gli uffici, ma che è di cittadinanza italiana? Anzi, che è nato, vissuto e vive in questo territorio, ma parla solo dialetto veneto.
Secondo: davvero pensiamo che in Veneto non ci siano persone che hanno questo patentino e sono turisti stranieri che hanno la seconda casa, magari vicino al lago o a Venezia, che non hanno la cittadinanza (ne conosco alcuni tedeschi, neozelandesi) che in realtà dovrebbero fare un esame di conoscenza della lingua italiana per avere il patentino, per fare quello che fanno tutta l’estate perché hanno la seconda casa qui, investono in questo territorio e vogliono andare a pescare.
Allora siamo seri. Cioè io ho ascoltato davvero con serietà, ma il punto 1, cioè se davvero abbiamo un problema di alcune comunità che voi ritenete non seguire le regole, cioè pensiamo davvero che pensare di fare un esame di lingua italiana a delle persone che non hanno la cittadinanza per avere un patentino sia quello che risolve i problemi rispetto ad alcune irregolarità della pesca, siamo seri.
Allora io chiedo davvero di togliere l’impegna al punto 1, così magari possiamo anche valutare di votare gli altri due che, forse, anche se non sono un’esperta, hanno ragione di esistere; il primo è assolutamente una provocazione che non risolve le questioni, anzi ne pone altre: cosa facciamo con chi ha una seconda casa, qui, ed è straniero e non ha la cittadinanza, cosa facciamo con tutti i veneti che vogliono continuare solo a parlare dialetto pur interloquendo con gli uffici dei Comuni.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Mi fa piacere che la discussione abbia sollevato l’interesse dei colleghi, perché io ho preparato la correlazione con grande attenzione e interesse e ho studiato. Mi sembra, però, che il collega Bozza abbia inteso in maniera non corretta la distinzione tra specie alloctone e autoctone, applicandola ai pescatori anziché al pescato. Collega, credo che le specie alloctone siano sotto l’acqua, non sopra.
Chiederei, veramente, al collega di stralciare il punto 1. Anche perché io ho sinceri dubbi ‒ e qui chiedo al Legislativo un aiuto ‒ se introdurre una richiesta di questo tipo sia compatibile con la nostra Costituzione, con la nostra legge italiana. In nessuna professione che non si interfacci con il pubblico è richiesta la lingua italiana. Capisco che il medico che presta servizio nell’ospedale di Venezia debba parlare italiano, perché deve interagire con i pazienti, ma nelle nostre fabbriche, anche nelle nostre università c’è gente che lavora, che fa ricerca di qualità, che produce il nostro PIL, ma che assolutamente non parla l’italiano. Non capisco perché dovremmo chiederlo ai pescatori del lago di Garda.
Propongo di riportare la distinzione tra alloctone e autoctone sotto l’acqua e lasciar perdere l’aria.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
La seduta è sospesa.
Riprendiamo la seduta.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Anche per consentire all’Aula di affrontare con la serietà necessaria un passaggio così importante.
Ringrazio, ovviamente, relatore e correlatore, perché hanno approfondito un tema importante, che peraltro ci vede condividere con altri territori alcune indicazioni. Siccome la brutta figura non la facciamo solo in Veneto, ma si allarga, tanto vale affrontare con serietà la questione.
C’è un problema, ne hanno parlato il collega Pan il relatore Bozza, di legalità per quanto riguarda l’attività di pesca ed è giusto che la Regione svolga, per quanto possibile, la funzione di vigilanza e controllo. Attenzione, però, nel momento in cui individuiamo il problema correttamente, a non sbagliare la soluzione che proponiamo per risolvere il problema.
Sotto questo profilo io apprezzo l’intendimento dell’ordine del giorno e cioè di voler accendere un faro sulla necessità di trovare meccanismi che consentano a chi esercita la pesca o dispone di una licenza per l’esercizio della pesca che lo possa fare nella regolarità e soprattutto attraverso meccanismi di concorrenza leale.
Al contempo, però, lo dico al presentatore Bozza, mi sembra che porre la questione della conoscenza della lingua italiana sia gravemente lesivo della libertà di una persona di ottenere una licenza che non mi sembra sia condizionata, ad esempio, alla nazionalità.
Quindi, se hanno diritto ad ottenere la licenza di pesca tutte le persone, a prescindere dalla nazionalità, lo devono essere anche a prescindere dalla conoscenza della lingua italiana. Altrimenti, dovremmo prevedere questo tipo di requisito per tutte le licenze che in qualche modo la Regione rilascia: la pesca, la caccia e altro. Non credo che chiediamo al direttore sanitario di una struttura sanitaria accreditata l’obbligo di dimostrare che conosce la lingua italiana.
Quindi, io direi, siccome mi pare che l’impegno e l’obiettivo dell’ordine del giorno sia quello di presidiare il più possibile la legalità, di stralciare ovviamente il primo punto che si riferisce alla conoscenza della lingua italiana e magari, invece, rafforzare, consigliere Bozza, il terzo punto, che invece mi sembra più interessante, cioè quello di valutare la possibilità di collegare la licenza anche a una immagine fotografica. Questo certamente può aiutare in quell’operazione perseguimento del controllo e della vigilanza che penso fosse l’obiettivo dell’ordine del giorno.
Quindi, mi associo alla richiesta del correlatore che, con puntualità, non solo ha valutato il provvedimento, ma ha anche contribuito all’analisi degli ordini del giorno, e chiedo al presentatore la disponibilità...
Dopo, se l’assessore Corazzari, ci vuole spiegare quali sono nello specifico i requisiti che oggi servono per poter ottenere la licenza, forse aiuterebbe la discussione.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Pan, prego.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Velocissimamente, senza portar via tempo.
Penso che, invece, la proposta del collega Bozza abbia anche un senso e sia importante, perché poi stiamo parlando di operatori professionali, cioè non stiamo parlando di sportivi che vengono qui dalla Germania, fa il turista che si fanno un permesso giornaliero o vogliono farsi la pescata e vanno a farsi un permesso, questi sono stabili qui, vivono, qui, pescano qui, operano nel lago di Garda, anche purtroppo in maniera, come abbiamo già accennato prima non proprio consona, quindi, che sappiano la lingua del posto e che sappiano i diritti e i doveri e le leggi e penso che sia importante, quindi, che non penso sia una scuola di lingua in cui, naturalmente, si insegna l’A,B, C, ma io direi che sarebbe invece importante che si facciano dei corsi in cui si spiegano i regolamenti e si spiega cosa si può fare all’interno del lago di Garda e che cosa prevedano le regole e quindi, oltre alla lingua italiana, sarebbe anche importante che ci fosse anche un piccolo corso di lingua veneta che farebbe solo che bene a questa gente.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. L’ordine del giorno è stato ammesso e non ci sono, diciamo, i termini per modificarlo, cancellarlo.
Quindi metto in votazione l’odg numero…
Come sapete, da quattro anni, si preme un pulsante, si chiede… Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente, è che ho schiacciato, ma continua a girare, evidentemente si è bloccato il sistema.
Solo per dire questo: che ovviamente accetto di modificare il punto 1, perché l’intento era, ovviamente, quello di porre una discussione su un tema oggettivo che c’è è inutile che stiamo a girarci attorno. È evidente che il punto 1 andrebbe o tolto o comunque riformulato nel senso di incentivare, eventualmente, tramite forme che la Giunta ritiene opportuno, come dire, all’apprendimento, ovviamente, facilitare l’apprendimento della lingua italiana per coloro che svolgono attività…
Speaker : PRESIDENTE
No, collega Bozza la fermo: o mi fa una proposta chiara o mi toglie il punto 1, cioè deve dire testualmente cosa aggiunge, toglie, mette…
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
No, sto dicendo che sarebbe da riformulare, però, in considerazione del fatto che ritengo più importante che i punti 2 e 3 siano oggetto dell’azione politica da parte della Giunta. È evidente che nell’andare a rilasciare le licenze professionali l’auspicio sarebbe anche quello che la Regione Veneto potesse avviare una serie di incentivi, anche quello dell’apprendimento della lingua italiana, quantomeno perché parliamo di pescatori professionisti, non di pescatori della domenica, sportivi che arrivano e fanno attività una tantum. Stiamo parlando di attività professionistica, vuol dire organizzata e strutturata. Non stiamo parlando del turista che viene una volta ogni tanto sul lago e pratica l’attività di pesca, più che sportiva, non professionistica. Sono due cose ben diverse.
Accetto di stralciare il punto 1, quello che volevo dirle, Presidente, con l’auspicio, per facilitare anche il rilascio dei patentini, che possano esserci altre forme di incentivazione, nei confronti di chi deve svolgere l’attività professionale, nell’apprendimento della lingua italiana.
Speaker : PRESIDENTE
Quindi, dall’ODG n. 4 viene stralciato il punto 1 degli “impegna”. Agli uffici il coordinamento tecnico, poi, di rimettere a posto l’ordine degli “impegna”.
Collega Camani, sull’ordine dei lavori. Prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Velocissima, Presidente. Se si può considerare nel coordinamento formale anche la ridefinizione del titolo della mozione.
Speaker : PRESIDENTE
Sì, intendevo anche quello. Togliendo una di queste cose, poi, a scalata, anche nelle premesse viene modificato il dispositivo.
Con queste modifiche, metto in votazione l’ODG n. 4.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’ODG n. 5 presentato dal consigliere Lorenzoni “La Regione attivi una collaborazione con la Giunta lombarda mirata a far partecipare Veneto Agricoltura allo studio sulla competizione trofica tra il coregone e il salmo carpio del lago di Garda”.
Collega Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Come abbiamo appreso dalla discussione di oggi pomeriggio, la competizione tra il coregone e il carpione è abbastanza accesa. Non è chiaro quali siano i termini della partita. Ragione per cui nella discussione sull’assestamento di bilancio della Regione Lombardia, non più di due settimane fa, è stato approvato ‒ in quella Regione un ordine del giorno che impegna la Giunta della Regione Lombardia ad assegnare in tempi rapidi uno studio sulla competizione trofica tra il coregone e il salmo carpio nel lago di Garda, che prevede l’analisi dell’impatto sull’immissione del coregone nei confronti del carpione, sia in termini di spartizione delle risorse sia in termini di conservazione delle specie endemiche che popolano il lago.
Come abbiamo inteso, c’è un tema forte tra una posizione espressa dal Ministero dell’ambiente, che tutela la specie endemica del lago, cioè il carpione, e per tutelare quello impedisce la semina del coregone, che però è la specie più pescata e che dà origine a oltre il 70% del fatturato ufficiale della pesca nel lago.
L’ordine del giorno chiede alla Giunta di far coinvolgere Veneto Agricoltura, struttura regionale che ha delle competenze forti in termini di conoscenza, di studio della fauna del lago, in questo studio, quindi non tanto replicare con un altro studio, ma far coinvolgere la struttura di Veneto Agricoltura in questo studio per poterne indirizzare l’impostazione e poterne utilizzare in diretta i risultati.
Credo che sia un impegno modesto dal punto di vista delle capacità di Veneto Agricoltura, ma estremamente importante per preservare gli equilibri all’interno del lago.
Speaker : PRESIDENTE
Assessore Corazzari, prego.
Speaker : Ass.re Cristiano CORAZZARI
Grazie.
Rispetto alle richieste dell’ordine del giorno, sottolineo come detta attività sia già attualmente in corso e già avviata. Ritengo che un ordine del giorno per invitare la Giunta a fare qualcosa che sta già facendo risulti pleonastico.
Condividiamo questa attività di collaborazione con la Lombardia. La finalità è quella di dotare di documentazione tecnico-scientifica la richiesta che, insieme alla Lombardia, abbiamo già più volte reiterato al Ministero di poter procedere con la le immissione di specie para-autoctone come quella del lavarello coregone.
Speaker : PRESIDENTE
Metto in votazione l’ODG n. 5.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
ODG n. 6. Lorenzoni: “La Regione si assicuri che il registro dei pescatori professionisti del lago di Garda, il tesserino delle catture dei pescatori dilettanti e il libretto del pescato professionale siano attivi in modalità digitale”.
Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno che, diciamo così, riassume i due emendamenti che avevo presentato, va nella direzione di dire: utilizziamo strumenti adeguati ai tempi per il monitoraggio e il controllo sulle attività di pesca.
Il regolamento, correttamente, introduce un libretto di pesca, sia per i pescatori professionisti sia per i pescatori dilettanti e prevede una registrazione del pescato quotidianamente.
Questo penso sia una misura indispensabile per poter capire cosa accade. Possono scrivere in…
Speaker : PRESIDENTE
Collega Formaggio.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Possono scrivere in inglese. Io penso che la traduzione non sia un problema da qualsiasi lingua, è sufficiente utilizzare uno dei traduttori online ed è sufficientemente capace di tradurre coregone, salmone e tutti gli altri pesci.
Però, ecco, la raccomandazione, con questo ordine del giorno, all’Assessore che so essere sensibile sul tema, è quello di, diciamo così, recuperare le risorse da subito per partire con la registrazione di questi libretti in forma digitale.
Oggi sappiamo un libretto in forma cartacea è difficilmente monitorabile, controllabile, direi, è poco efficace ai fini dell’attività di monitoraggio e alla fine delle attività di controllo. Quindi, qui mi ricollego alle richieste fatte nell’ordine del giorno precedente proposte dal collega Bozza che chiedeva un monitoraggio più efficace.
Ecco, sicuramente lo strumento digitale è uno strumento che consente un monitoraggio, intanto più rapido, ma sicuramente più efficace. Per cui, ecco, sono convinto che le risorse necessarie per fare questo passaggio siano decisamente contenute. Già è stato fatto il libretto di caccia in formato digitale e quindi, diciamo così, non è una cosa nuova per la nostra Regione, però la raccomandazione è di partire da subito con, diciamo così, lo strumento digitale.
Questo, sicuramente, migliora la capacità di controllo e la capacità di presenza sull’attività di pesca del lago, nonché un controllo in tempo reale delle quantità di specie ittiche presenti.
Speaker : PRESIDENTE
Metto in votazione l’ODG n. 6.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG n. 7 presentato dalla consigliera Bigon e altri “La Giunta eserciti le sue prerogative per estendere i divieti di pesca delle specie ittiche e combattere il fenomeno del bracconaggio”.
Prego, collega Bigon.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Il lago di Garda costituisce un patrimonio idrico economico ambientale fondamentale non solo a livello regionale, ma anche a livello italiano ed europeo. L’equilibrio dell’ecosistema del lago di Garda, inoltre, risulta minacciato anche dalla presenza di specie e frequenti episodi di bracconaggio.
Evidenziato che i pescatori sul lago di Garda lamentano una consistente riduzione del pescato, che ha spinto i professionisti...
Impegna la Giunta regionale ad adottare adeguate misure per prevenire e limitare il fenomeno del bracconaggio presso il lago di Garda.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Metto in votazione l’ODG n. 7.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al voto finale del Regolamento n. 1.
Collega Lorenzoni, prego, per dichiarazione di voto.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Per dichiarazione di voto. Ringrazio veramente l’Aula per la discussione, che è stata lunga e profonda. Ringrazio anche l’Assessore per la disponibilità al dialogo. Assessore, quando lei afferma che il Regolamento si prende carico di tutti gli aspetti sollevati dai Consiglieri su monitoraggi, controlli, la regolamentazione del settore, mi chiedo se, secondo lei, andare in continuità con il Regolamento precedente sia sufficiente a far fronte a tutti i problemi che sono stati evidenziati nella discussione di oggi.
Sono sinceramente un po’ sorpreso dalla soddisfazione che ha manifestato. Speravo che lei fosse stato costretto ad accettare alcune limitazioni nella capacità di controllo, nella capacità di riduzione dei periodi di pesca, dal fatto di aver dovuto concordare con i suoi colleghi trentini e lombardi e quindi lei, alla luce di quello che ci ha detto essere gli intendimenti, fosse stato costretto.
Invece, apprendo la sua soddisfazione e questo un po’ mi dispiace, perché io pensavo che lei avesse delle ambizioni un po’ più estese, un po’ più ampie alla luce di quello che ci ha detto e che ha messo nelle premesse.
Secondo me, c’è un tema. Se guardo alle premesse e guardo all’articolo 3, cioè a quelle che sono le finalità e guardo a quelle che sono le azioni conseguenti, faccio fatica a trovare una corrispondenza. Qui mi rivolgo anche al collega Formaggio, al suo intervento forte sul pesce palla. Se avesse motivo la sua esternazione, non ci sarebbero quelle premesse. Quelle premesse non vanno nella direzione di denigrare il tema di chi si prende cura dei cambiamenti climatici.
Le premesse che sono state messe nel regolamento e che sono in gran parte delle norme di questa Regione vanno nella direzione di dire “prendiamoci cura di ciò che sta accadendo”.
Quindi, le sue esternazioni sono in contrasto non solo con ciò che diciamo da questo lato dell’Aula, ma sono in contrasto anche con ciò che viene messo nelle parti introduttive di gran parte delle norme che quest’Aula approva. Per cui, ringrazio sul fatto di aver potuto fare la discussione, però annuncio il mio voto di astensione, perché troppo blando è il portato di questo regolamento.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Masolo, per dichiarazione di voto, prego.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Anch’io mi associo al collega Lorenzoni, prefigurando il mio voto di astensione. Tra l’altro, prendo l’assist del collega Formaggio, invece, che chiede di non parlare di cambiamenti climatici per fare questo mio intervento.
Se avete in mente di passare al prossimo ordine del giorno, non prendetevela con me, ma prendetevela con il collega Formaggio, perché chiedere di non parlare di cambiamenti climatici di fatto ha una reazione contraria, perché io parlerò in questo periodo di mandato che rimane sempre di cambiamenti climatici.
Speaker : PRESIDENTE
Lasciamo parlare il collega Masolo. Grazie.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Posso anche darle una mano, un aiuto e togliere un po’ questo disagio nel sentire i cambiamenti climatici e non parlerò più di cambiamenti climatici, parlerò solo di global warming, cioè di riscaldamento globale, anche perché il riscaldamento globale è la causa dei cambiamenti climatici, però volevo far notare una cosa: io ho guardato velocemente sugli enti e sulle strutture della Regione e nella sua maggioranza e c’è una cabina di regia sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Ripeto sull’adattamento tra l’altro. A me spiace, perché non dovrebbe essere solo adattamento, ma dovrebbe essere contrasto, mitigazione, ma perché tutti lo sappiano, perché magari tante cose non si sanno, ma questa è una cosa interessante, io l’ho saputa oggi, c’è il Presidente della Giunta regionale, che fa parte di questa cabina di regia, c’è lAassessore all’ambiente e al clima, Protezione Civile, c’è l’Assessore ai lavori pubblici, infrastrutture e trasporti, c’è l’assessore ai fondi UE, agricoltura, turismo e commercio estero, che tra l’altro anche lui ha parlato oggi di cambiamenti climatici, li ha nominati anche lui oggi, l’Assessore al territorio cultura, sicurezza, flussi migratori, Assessore alla sanità, servizi sociali, programmazione sociosanitaria, Assessore allo sviluppo economico, energia, legge speciale, Direttore area, tutela e sicurezza sul lavoro, Direttore area, infrastrutture, trasporti e così via, Direttore, area, marketing territoriale, cultura e sport, per cui, ecco, facciamo in modo che…
Speaker : PRESIDENTE
Per favore…
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
E nello stesso tempo, lo dico una volta per tutte, perché poi è anche sconveniente, ma anche pesante, insomma, continuare a ripetere le stesse cose, io non lo dico perché sono fissato sui cambiamenti climatici, ma io lo dico perché ci sono i giovani che chiedono di dirlo, perché se prendiamo l’esempio di tre - quattro settimane fa, quando ci sono state le elezioni, ma sapete qual è la percentuale di giovani, la maggior percentuale di giovani che ha votato per l’ambiente? I gruppi politici, non solo Europa Verde, che io rappresento in questo Consiglio regionale, ma tutti i gruppi politici di centrosinistra hanno avuto un maggior voto schiacciante, la maggioranza dei giovani hanno votato le liste di tutte le forze politiche di centrosinistra e questo è un dato, perché sono dei giovani che stanno girando il mondo, che stanno studiando, che si stanno formando, sono dei giovani che sono una minoranza numerica nel nostro Paese ma che hanno una grossa influenza perché stanno diventando un po’ alla volta la classe dirigente del nostro Paese. Sicuramente influenzeranno in positivo.
Penso soprattutto a quei bambini. Lei ha fatto un esempio che mi ha colpito. Che cosa dobbiamo dire ai nostri bambini quando li dobbiamo far addormentare la sera?
Speaker : PRESIDENTE
Collega Masolo, siamo in dichiarazione di voto sul Regolamento. Si attenga a questo. È quello che mi hanno detto gli uffici, non lo sto pensando io. È una dichiarazione di voto sul Regolamento. Parlare di tutto lo scibile umano non è possibile in dichiarazione di voto.
Grazie.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Perfetto.
Piangeremo facendo addormentare i bambini, ma quei bambini piangeranno in futuro se continuiamo con questo atteggiamento, che non è negazionista, è peggio: sfruttiamo i cambiamenti climatici ‒ attenzione, sto parlando del Regolamento della pesca ‒ per mettere il pesce palla nel lago di Garda. È un adattamento per il business, sfruttando i cambiamenti climatici. Ragioniamoci sopra.
Speaker : PRESIDENTE
Non mi pare sia previsto dal Regolamento quello che ha appena detto lei. Era fuori tema comunque.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione la proposta di Regolamento regionale n. 1.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
L’ho visto, ma formalmente a me serve che la Capigruppo sia favorevole a questa anticipazione.
Mozione n. 538 “Riconoscimento dello status di città balneare e/o di comunità marina”, presentata dalla collega Scatto e sottoscritta praticamente da tutti i Gruppi consiliari.
Prego, collega Scatto.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
La illustrerò brevissimamente. È una mozione che, tra l’altro, è stata condivisa da tutte le componenti della Sesta Commissione in modo trasversale, in seguito alla Commissione che è stata tenuta lo scorso settembre a Cavallino Treporti, alla presenza anche dei Sindaci delle altre città interessate all’acquisizione dello status di città balneare.
Molto brevemente, sottolineo il fatto che queste città, che sono definite soggette alla denominazione di città fisarmonica, nel senso che hanno un numero ristretto di residenti durante la maggior parte dei mesi dell’anno, viene spropositatamente aumentato, ovviamente, come è facile capire, durante il tempo estivo, delle vacanze.
Queste città hanno la necessità di vedere potenziati certi servizi dal servizio sanitario al servizio della raccolta dei rifiuti alla sicurezza.
È stato costituito, anche per queste ragioni, il G20, che è praticamente un network composto dai Comuni di Alghero, Arzachena, Bibbona, San Michele al Tagliamento, Bibione, Caorle, Castiglione della Pescaia, Cattolica, Cavallino Treporti, Chioggia, Comacchio, Grado, Jesolo, Lignano Sabbiadoro, Riccione, Rosolina, San Vincenzo, Sorrento, Taormina, Viareggio e Vieste.
Questo network promuove la collaborazione e la condivisione di soluzioni per affrontare le sfide del settore turistico, come l’impatto turistico, i cambiamenti climatici, la concorrenza internazionale e quant’altro di pertinenza.
Visto il grande successo dell’iniziativa di questo network, i Sindaci hanno deciso di dotarsi di un protocollo d’intesa firmato in Senato nel 2019, al fine di creare, appunto, un coordinamento permanente e di darsi appuntamento di anno in anno in una località diversa. Quest’anno è stato fatto, mi pare, proprio nel Comune di Caorle.
Evidenziato che i Comuni aderenti al G20 auspicano una politica attiva da parte del legislatore per supportare il loro operato, migliorando la loro attrattività, risolvendo problemi specifici, considerato anche il loro ruolo chiave nell’economia turistica e nella tutela del territorio e dell’habitat marino; considerato che questo network si è fatto promotore di una proposta di legge che miri al riconoscimento, appunto, come dicevo poc’anzi, dello status speciale della città balneare e che questa proposta è stata presentata ufficialmente in occasione del quarto summit tenutosi a Jesolo l’1 e il 2 settembre 2023, tenuto conto anche che lo status sarebbe giustificato dalla necessità di un quadro normativo che riconosca le peculiarità delle comunità marine, fornendo loro ulteriori funzioni amministrative e risorse finanziarie adeguate per affrontare le sfide, appunto specifiche di queste destinazioni turistiche, atteso che i Comuni che fanno parte del G 20 spiagge, inoltre, nell’incontro tenutosi presso la sede del Comune di Cavallino Treporti, lo scorso settembre, hanno rappresentato alla Sesta Commissione consiliare del Consiglio regionale del Veneto l’importanza di definire a livello nazionale il riconoscimento dello status giuridico speciale di città balneare delle comunità marine, sulla falsariga di quanto è avvenuto per i Comuni montani e le Comunità montane, per quelle località per l’appunto caratterizzate da specifiche peculiarità; ricordato inoltre che i rappresentanti del G 20 spiagge hanno evidenziato, durante la riunione dell’Ufficio di Presidenza, allargato della Seconda Commissione, tenutasi il 14 marzo 2024 nel Municipio del Comune di Lignano Sabbiadoro, l’importanza del riconoscimento dello status speciale di comunità balneare; ribadito che è anche necessario garantire il supporto alle principali destinazioni balneari nazionali per definire al meglio il futuro delle coste italiane, anche atteso che i Sindaci interessati riconoscono in un’iniziativa legislativa nazionale la risposta adeguata a consentire loro di utilizzare corretti strumenti per intervenire nella sicurezza e sull’ordine pubblico nella gestione dei rifiuti e delle acque nella gestione del demanio marittimo, nelle attività di contrasto all’erosione delle coste, con conseguenti ricadute positive anche sulla qualità della vita degli stessi cittadini residenti, di tutelare così un territorio fragile e di prestigio internazionale come quello rivierasco italiano, nonché di sostenere un settore così importante per il PIL nazionale di quanto costituisce un’eccellenza qualitativa nel segmento del turismo italiano, si impegna la Giunta regionale: 1) ad effettuare ogni attività che possa agevolare l’iter per l’adozione di un disegno di legge nazionale, definibile come misure per il riconoscimento, il sostegno e la valorizzazione delle città balneari e/o comunità marine e in particolare a farsi promotrice nei confronti della Decima Commissione permanente della Camera dei Deputati anche per il tramite della Conferenza delle Regioni, affinché si giunga al più presto al riconoscimento dello status speciale di comunità marine; 2) ad assicurare che le politiche adottate riflettano le necessità di queste località…
Speaker : PRESIDENTE
Collega Scatto la invito chiudere.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Ho chiuso. Considerando le loro capacità ricettive alla pressione turistica per mantenere e migliorare un buon bilanciamento tra la loro attrattività e sostenibilità.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Ostanel, prego,
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Dopo essere stati a Cavallino, abbiamo condiviso questa mozione, in particolare con la presidente Scatto, ma con tutti quelli che l’hanno sottoscritta.
Volevo soffermarmi sull’ultimo punto che avevamo condiviso di modificare, all’epoca, e di aggiungere, dove diciamo “ad assicurare che le politiche adottate riflettano le necessità di queste località, considerando la loro capacità ricettiva e la pressione turistica, per mantenere e migliorare un buon bilanciamento tra la loro attrattività, ma anche la loro sostenibilità”.
Lo dico perché quello che la Sindaca di Cavallino, in particolare, faceva vedere quel giorno, ma l’abbiamo visto oggi quando abbiamo udito le persone che sono venute, del Comitato lidense, a dirci cosa sta accadendo all’interno della Venezia insulare, è il fatto che noi abbiamo delle città che premono così tanto nel turismo e nelle presenze e usano i servizi che sono fatti per i soli residenti. Non è che a Venezia, ad esempio, con milioni di turisti al giorno, noi abbiamo un ospedale o un pronto soccorso o il triplo delle ambulanze nel caso in cui arrivino le persone e abbiano bisogno di un’ambulanza. Ci dicevano oggi in Commissione: ma come, se succede qualcosa alla sagra di Malamocco, per cui le persone hanno la mano bruciata perché scoppiano i petardi, l’ambulanza non arriva perché l’ambulanza è da un’altra parte? Questo è quello che accade nella Venezia insulare.
Se noi non prendiamo in carico, come Stato, come Governo, e lo dico soprattutto a voi che siete al Governo, una delle questioni veramente dei prossimi dieci anni... L’industria turistica è l’unica che sta crescendo in maniera così forte. La Sindaca di Cavallino ci diceva che non riesce a stare dietro alla raccolta dei rifiuti durante l’estate perché ha lo stesso personale che è presente d’inverno. A Venezia possiamo vedere tutti i giorni di fronte ai nostri occhi cosa accade.
O noi immaginiamo che le entrate, ad esempio, della tassa turistica possano essere utilizzate in maniera diversa da come vengono utilizzate oggi... Se noi non pensiamo che queste città hanno bisogno di uno status speciale, e la legge su Venezia era, forse, una di queste idee, ma la stiamo depotenziando, o noi cerchiamo di avere delle regole particolari per quelle città che hanno talmente tanta pressione che poi le portano a non riuscire a governare allo stesso modo d’inverno e d’estate... Soprattutto d’inverno andiamo a vedere cosa succede, ad esempio, a Bibione, che conosco bene, come si sta lì d’inverno, quando in realtà le persone non hanno servizi perché hanno talmente una monocultura turistica per cui, ad esempio, le politiche giovanili non esistono durante l’inverno, si fa fatica a farle, ci sono pochi residenti.
O noi abbiamo la possibilità di avere dei fondi, che lo Stato dà, perché riconosce uno status speciale, oppure noi prendiamo i litorali e li lasciamo al loro destino, il che significa avere sempre più turisti, averli solo in certe determinate mensilità e non fare quello che, ad esempio, si proponeva quel giorno di diluirli anche nelle mensilità che magari oggi non sono così presenti e, quindi, di fare un lavoro di sostenibilità, di pianificazione del turismo, ma soprattutto farli vivere d’inverno. Se noi non riteniamo che l’inverno, in queste zone, siano quelle che dobbiamo potenziare e, invece, pensiamo che solo l’estate sia il centro, sbagliamo, ma sbagliamo, anche se pensiamo che il centro, cioè l’estate, possa essere gestito con gli stessi sforzi con cui gestiamo l’inverno; non si può fare, non si può fare in termini di soldi, non si può fare in termini di personale e dobbiamo davvero pensare ad una legge specifica.
Allora, l’impegno che oggi chiediamo con questa mozione è un impegno importante, effettuare ogni attività affinché si riconosca lo status di città balneare ma, ripeto, per farlo bisogna che il nostro Governo: a) decida di riconoscere questa questione; b) decida di metterci i fondi senza soldi non si riconoscono le città balneari e - due - si capisca che l’industria turistica non è solo un bene, ma è un bene se viene gestita e noi in particolare nella città veneziana, lo vediamo tutti i giorni, non la stiamo gestendo.
Allora è urgente, è importante che oggi la mozione sia arrivata prima, anche perché dobbiamo spingere a partire da una città come quella in cui siamo oggi che, altrimenti, visto anche quello che sta accadendo in queste settimane, di sicuro non sarà questa la priorità, invece noi glielo dobbiamo dire dalla Regione. La priorità deve essere quella di lavorare in un’altra maniera.
Speaker : PRESIDENTE
Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Grazie alla Presidente Scatto, insomma, anche il percorso di condivisione che abbiamo fatto in Sesta Commissione in materia, su questo tema specifico durante l’audizione a Cavallino, ma penso poi a quello che hanno fatto anche all’interno della Quarta Commissione per quanto riguarda sempre le audizioni in merito a questo tema. La ringrazio perché è evidente come ci sia bisogno, comunque, di innovare la normativa a 360 gradi sul tema del turismo.
Lo vediamo anche su altri temi che adesso non cito per non andare fuori dall’ordine del giorno, ma in questo momento l’auspicio è che la mozione poi porti realmente ad una spinta dell’approvazione della legge, al fine di parametrare quelle che sono le risorse, quelli che sono i servizi, non solo alla residenza, ma alla pressione delle presenze e, quindi, chiaramente, a quello che è il flusso turistico e, quindi, la possibilità di avere dei servizi parametrati a quello che comunque è anche lo sforzo di gestire il turismo, che ha una sua logica e delle sue modalità, anche diverse a seconda chiaramente dei luoghi.
L’opportunità anche che è quello che chiedono comunque i Sindaci che hanno presentato questa proposta, di poi parametrare quelle che sono anche le leggi per quanto riguarda i contributi non solo all’aspetto residenziale, ma anche all’aspetto comunque della pressione delle presenze, quindi creare, alla fine, nuove opportunità di sviluppo, che in qualche modo si stanno già facendo. Ricordo che ci sono già delle attività per il turismo 365 giorni all’anno che i Sindaci fanno. È evidente che una leva nuova normativa di questo tipo potrebbe permettere di dare maggior peso, maggiore continuità e un’agevolazione chiara che vada nel senso richiesto.
L’altro aspetto che ricordo, proprio per andare in questa direzione, era quello di unire, anche rispetto al secondo punto che noi uniamo chiaramente allo Stato, ma che riguarda anche noi, di andare avanti con la revisione delle OGD. Lo dico perché era una cosa nata anche con il consigliere Favero, quel giorno lì. Lo avevamo già detto nelle Commissioni precedenti. Diventa uno strumento concreto per andare a rivedere qualcosa che ad oggi non è che non funziona, ma forse non è adatto ai tempi e ai bisogni dei territori stessi e non considera le diversità esistenti e anche i mutamenti che ci sono stati nel corso del tempo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Pavanetto, prego.
Speaker : Lucas PAVANETTO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente.
Sarò brevissimo. Ringrazio, intanto, la presidente Scatto per aver portato questa mozione, ma soprattutto per aver fatto quella Sesta Commissione in quel di Cavallino, che è il capofila dei Sindaci del G20. Ringrazio loro in particolar modo per aver lavorato in maniera trasversale, indipendentemente dai colori politici, e questo lo sottolineo. Jesolo su questo è motore trainante del G20 Spiagge, ma condivide, insieme ai Comuni più piccoli, in questo caso parliamo dei Comuni sotto i 15.000 abitanti, in particolar modo per quello che riguarda questa proposta, questo progetto di legge, che poi arriverà alla Camera. E, naturalmente, il lavoro che sta facendo il Ministro del turismo, che ha incontrato il G20 Spiagge in diverse occasioni. Questa è stata anche l’opportunità per mettere realtà diverse tra di loro, perché non tutte le spiagge sono attrezzate o hanno servizi come quelle del Veneto, molte sono indietro rispetto ai servizi che abbiamo noi, però ha potuto metterle tutte sullo stesso piano e ragionare su un turismo di qualità, un turismo che deve dare servizi a 360 gradi.
In questo caso, la legge non parla di servizi verso i turisti, quelli con la tassa di soggiorno piuttosto che con altre grandi opportunità che le città balneari hanno, e può sicuramente avere copertura, ma parla di quel problema di paesi o città fisarmonica che diventano o passano da 13.000 abitanti, come nel caso di Cavallino-Treporti, a 120.000 persone in presenza giornaliera piuttosto che da 27.000 a 180.000-200.000 in quel di Jesolo, quindi città che devono dare un servizio non ai turisti, in questo caso, perché nel periodo stagionale questi riescono a essere dati al di là - e qui apro una parentesi e rispondo alla consigliera Ostanel - soprattutto per quanto riguarda alcuni tipi di servizi il problema oggi, come nel caso dei rifiuti, per esempio, è sulla questione di non trovare lavoratori stagionali in quel campo. In questo momento è proprio quello perché VERITAS, in particolar modo, in questo momento non riesce a coprire determinati servizi proprio perché non trova i lavoratori stagionali però è quello, appunto, di dare nel resto, poi, dell’anno i servizi ai cittadini che nel bene o nel male, pur nella ricchezza, comunque subiscono un disagio.
Allora ci sono città che sono sicuramente più fortunate, che hanno magari Polizie locali che riescono a far lavorare 365 giorni l’anno.
Ci sono altre realtà dove la Polizia locale è composta da pochissime persone per quanto riguarda il tema della sicurezza e che d’inverno poi proprio dato dalla stagionalità devono dare anche quelle ferie non godute piuttosto che quegli spazi alla Polizia locale oppure ai propri dipendenti e che poi si tramuta in disservizio nei confronti dei cittadini.
Quindi, quello che auspichiamo noi ed è quello che penso stia facendo bene il Governo, insieme al Parlamento in maniera trasversale sotto questo punto di vista, attraverso i Sindaci della Costa che hanno diversi colori politici, è quello di dare risposte non tanto ai turisti che arrivano nella nostra località, ma soprattutto ai cittadini.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei,
Silvia Cestaro, prego.
Speaker : Silvia CESTARO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente. Sarò velocissima. Allora, durante la Commissione che è stata fatta a Cavallino e nella quale ci siamo confrontati con i Sindaci, è stata ricordata una battaglia che non sta facendo solo la costa veneta, ma anche la montagna veneta e che riguarda tutte quelle problematiche di cui parlava la consigliera Ostanel, ma che forse non ha interpretato nella maniera corretta.
I fondi non ci sono perché questi Comuni stanno portando avanti da almeno dieci anni una battaglia sul Fondo di solidarietà comunale; cosa vuol dire: vuol dire che lo Stato non riconosce tutto quanto il più che viene incassato dai Comuni, ma anzi, se lo trattiene in eccesso, chiamiamola così, anziché fare un calcolo sugli abitanti equivalenti che questi Comuni ospitano.
Cosa voglio dire. Voglio dire che se io in un Comune ho 10.000 abitanti ma mi ritrovo ad avere 100.000 presenze, queste 90.000 presenze di differenza non vengono mai considerate a livello di fondo di solidarietà, che siano IMU, che siano dall’altra parte spese per le immondizie, che siano spese per la gestione delle strade. Tutto questo dovrebbe essere una battaglia che ci vede tutti condivisi e, invece, la risposta che noi abbiamo sempre ricevuto anche dai Governi di centrosinistra, è stata quella: ma voi dovete essere più vicini a tutti quanti gli altri. Morale della favola: ragionando così non risolveremo mai la problematica che voi avete evidenziato, perché ci sarà sempre un gap tra quello che il Comune può offrire in stagione, quello che è il rapporto degli abitanti e quella che è, invece, la spesa che il Comune deve sostenere. Su questo sono stati ben chiari tutti i colleghi che hanno parlato proprio in Commissione a Cavallino.
Questa battaglia spero ‒ ringrazio la presidente Scatto, perché, oltre a questo, ha evidenziato molti altri aspetti ‒ sia un uno scopo che questo Governo che abbiamo possa portare avanti e sia una battaglia di montagna e mare fatta insieme.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione la mozione n. 538.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva all’unanimità.
Dichiaro chiusa la seduta.