Regione del Veneto
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Speaker : PRESIDENTE
Colleghi, buongiorno.
Approvazione dei verbali delle sedute precedenti.
Se non c’è nulla in contrario, li do per approvati.
Grazie.
Comunicazioni del Presidente.
Ho le richieste di congedo dei colleghi Barbisan, Valdegamberi e Zaia.
Passiamo alle interrogazioni e alle interpellanze.
Assessore Lanzarin, tocca a lei.
Il collega Zanoni ha fatto due interrogazioni, una IRS e una IRI. La risposta, naturalmente, è unica, perché dal titolo mi pare siano abbastanza simili.
IRI n. 454 e IRS n. 480.
Prego, collega Zanoni.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Buongiorno a tutti. Grazie, Presidente.
Effettivamente, questa unificazione nella risposta mi toglie la prerogativa di poter illustrare sia l’una che l’altra. Sono interrogazioni che evidenziano un problema simile, ma in due strutture diverse. Comunque, cercherò di terminare il mio intervento nei tempi previsti.
Negli ospedali delle IPAB e nelle RSA dell’ULSS 2, cioè l’ASL della Provincia di Treviso, da mesi mancano i farmaci, anche quelli salvavita. La Regione intende intervenire per porre fine a questa situazione inammissibile e scandalosa? Intende assumere provvedimenti nei confronti dei responsabili? Questa è un’interrogazione che ho depositato il 31 maggio 2024, che hanno sottoscritto anche la collega Bigon e la collega Ostanel.
L’altra interrogazione, invece, depositata la settimana prima, l’anno prima, ma sono passati pochi giorni, il 27 dicembre 2023, riguardava i familiari dei pazienti dell’ISRAA di Treviso, che devono arrangiarsi per reperire i farmaci necessari per i loro cari. Perché il servizio farmaceutico dell’ULSS 2, torno a ribadire, che è la ULSS della Provincia di Treviso, è in affanno? La Giunta intende intervenire per risolvere questa ennesima allarmante situazione? Questa, invece, l’hanno sottoscritta le colleghe Bigon e Zottis.
Partendo da quella del 27 dicembre 2023, i familiari di oltre 800 pazienti ricoverati presso l’Istituto per servizi ricovero e assistenza degli anziani di Treviso, lo scorso ottobre avevano denunciato gravi carenze nella fornitura dei farmaci ai propri cari con una lettera al presidente e al direttore della struttura.
In attesa di una risposta mai pervenuta, nei giorni scorsi i familiari hanno inviato un’ulteriore missiva ai vertici dell’ISRAA, sollecitando chiarimenti in merito alla perdurante situazione di difficoltà di reperimento e di totale mancanza di medicinali, spesso indispensabili, quali ad esempio farmaci anti-demenza, antidepressivi, tranquillanti, anticoagulanti.
Si apprende dagli organi di stampa che i parenti dei degenti stanno rimediando alla situazione facendosi prescrivere i medicinali dal proprio medico di medicina generale e che anche le RSA, che fanno capo all’ISRAA, stanno cercando di arrabattarsi rifornendosi, ove possibile, dalle farmacie del territorio.
Da quanto si legge, all’origine del problema vi sarebbe il servizio farmaceutico dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, che dovrebbe approvvigionare, tra l’altro, tutte le RSA, le IPAB di Treviso e il relativo hinterland. I gravi disservizi sarebbero infatti da addebitare alla grave carenza di personale di cui soffre la struttura.
Interpellato sulla questione, il Direttore dell’ULSS 2 ha dichiarato di ritenere che il problema possa risolversi con l’anno nuovo, a cominciare dalla conclusione del concorso per il nuovo dirigente.
Il Direttore ha anche informato che nel 2024 il magazzino del servizio farmaceutico verrà trasferito al Vittorio Veneto, struttura modernissima e completamente automatizzata, che ci consentirà, dice il Direttore, di avere una gestione piena ed efficiente dei medicinali a disposizione all’interno dell’incrocio tra domanda e offerta.
Considerata vergognosa e inaccettabile la situazione che si trovano a dover affrontare i pazienti delle RSA e delle IPAB trevigiane, che sono costretti a darsi da fare attraverso i loro familiari per dover reperire di propria iniziativa i farmaci essenziali per la loro sopravvivenza, cura e benessere; ritenuto che questa sia l’ennesima spia di un servizio sanitario regionale ormai inarrestabilmente diretto verso la deriva, a tutto vantaggio del settore privato, che, al contrario, si sta arricchendo di professionisti che si licenziano dal servizio sanitario nazionale e che sta investendo anche in strutture che sono sempre state di competenza pubblica, vedasi l’apertura di un pronto soccorso privato a Monastier.
Tutto ciò premesso, i Consiglieri sottoscritti chiedono all’Assessore alla Sanità se intenda intervenire nella vicenda su esposta per garantire, senza alcuna esitazione, nell’immediato, la ripresa a pieno regime del servizio di erogazione dei farmaci a tutte le RSA-IPAB afferenti all’ASL 2.
L’altra interrogazione è del 31 gennaio 2024. Il 26 gennaio 2024 un giornale locale aveva evidenziato che “ci sono ospedali senza farmaci, caos nei reparti, ci manca tutto, anche quelli salvavita”. Si rimane quantomeno increduli leggendo i contenuti. Dagli antibiotici alle garze, dagli antipertensivi ai diuretici anestetici, e molto altro ancora. Mancano farmaci basilari negli ospedali dell’ULSS della Marca, a cominciare dal Ca’ Foncello, dove i capi dipartimento segnano gravissime carenze dei prodotti fondamentali alla cura di pazienti. “In alcuni casi siamo costretti a smezzare la confezione tra due pazienti”.
Numerose le chiamate e le lettere inviate dai sanitari alla direzione medica dell’azienda ospedaliera per denunciare le enormi difficoltà a garantire la continuità delle proprie terapie e i dosaggi corretti, anche in contesti delicati come le terapie intensive, le chirurgie e l’oncologia. Nelle strutture sanitarie dell’ULSS 2 da mesi scarseggiano o mancano medicinali fondamentali, tra i quali sedativi, cortisonici, antibiotici, diuretici, antipertensivi e lassativi. Il responsabile della direzione medica dell’ULSS 2, interpellato dall’autore dell’articolo, ha risposto che le criticità di approvvigionamento sono un problema multi-fattore, che coinvolge i reparti, la farmacia ospedaliera, la ditta esterna Logos, che si occupa dello stoccaggio dei farmaci di un magazzino di Quinto.
La direzione medica asserisce, inoltre: “La scorsa estate è stata cambiata la filiera organizzativa di approvvigionamento. Ci siamo rivolti alla Logos” strano non sia stato censurato il termine di questa azienda privata, visto che ultimamente su tutte le interrogazioni dove ci sono aziende private ci sono i puntini, meglio così “per gestire il passaggio transitorio in vista della centralizzazione della farmacia Vittorio Veneto, prevista entro quest’anno”.
In sostanza, vado alla sintesi e concludo, Presidente, mi faccia leggere il dispositivo, chiediamo all’Assessore se intendano intervenire nella gravissima situazione su esposta per rifornire con assoluta urgenza tutte le strutture necessarie RSA-IPAB trevigiane dei farmaci indispensabili alla cura e anche alla sopravvivenza dei pazienti; se intendano fare piena luce su quanto sta accadendo da mesi nelle strutture afferenti l’ULSS 2, individuando le responsabilità e adottando tutti i provvedimenti conseguenti; infine, in conclusione, se la scelta della centralizzazione della farmacia sia dovuta o meno a motivazioni economiche.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Risponde l’assessore Lanzarin a entrambe le interrogazioni. Prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
In merito al problema della carenza dei farmaci, che riguarda l’intero comparto farmaceutico a livello europeo, si rappresenta che tale problematica investe tuttora anche le forniture ospedaliere, dove, tuttavia, nella maggior parte dei casi, sono disponibili alternative terapeutiche.
Nei casi in cui ciò non sia applicabile, l’Agenzia italiana del farmaco rilascia alle strutture sanitarie e accreditate richiedenti l’autorizzazione all’acquisto all’estero di un prodotto essenzialmente simile a quello carente.
Nelle richieste di importazione è dichiarato che l’utilizzo avverrà esclusivamente per l’indicazione approvata nel Paese di provenienza e in accordo con il relativo riassunto delle caratteristiche del prodotto.
Su questo aspetto, la Regione, assieme all’azienda sanitaria, è attivamente coinvolta nei tavoli interistituzionali per monitorare la problematica e trovare soluzioni condivise al riguardo, al fine di garantire la continuità delle cure al paziente.
Circa la criticità rappresentata dagli interroganti, l’azienda ULSS 2 Marca Trevigiana, interpellata al riguardo, ha riferito di aver intrapreso azioni migliorative ed organizzative, tra cui la nomina del nuovo Direttore della farmacia ospedaliera e la previsione di un nuovo magazzino farmaci automatizzato e centralizzato al Vittorio Veneto.
La scelta di tale soluzione organizzativa consentirà una gestione più efficiente dei medicinali disponibili. Inoltre, con riguardo alla criticità rilevata presso i centri di servizi per persone anziane non autosufficienti, l’azienda sanitaria riferisce di aver messo in atto una serie di azioni, tra le quali l’individuazione di un farmacista referente per tali forniture, inclusa la gestione degli ordinativi di farmaci nel magazzino esternalizzato.
È stato, inoltre, rimodulato il sistema di monitoraggio delle segnalazioni circa possibili criticità da mappare attraverso i seguenti tre canali: URP, servizio di distribuzione farmaci al pubblico, servizio di segreteria della farmacia ospedaliera; segnalazioni non immediatamente risolvibili al fine di darne pronto riscontro.
Si fa presente, da ultimo, che, ai sensi della DGR del 14 agosto 2018, in caso di comprovata urgenza clinica e previa informazione del medico coordinatore, il medico operante presso i centri di servizi è comunque autorizzato a prescrivere i farmaci necessari, utilizzando il ricettario regionale in dotazione e disponendo la fornitura tramite le farmacie territoriali convenzionate.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Collega Zanoni, per la replica.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Ringrazio l’Assessore per questa risposta molto, molto sintetica e direi anche tardiva, nel senso che siamo ormai quasi a inizio autunno e la prima interrogazione era di fine 2023.
Per quanto riguarda la prima considerazione della risposta, dove ci si dice che, riguardo all’intero comparto farmaceutico a livello europeo, credo che, se i problemi fossero comuni a tutta l’Unione europea, i colleghi, almeno quelli di opposizione delle altre Province, avrebbero fatto analoghe interrogazioni, ma non risulta che nelle altre ASL si siano rilevate situazioni come queste che hanno messo in difficoltà le IPAB, le case di riposo e anche l’ospedale di Treviso per quanto riguarda l’approvvigionamento dei medicinali.
È una considerazione, a mio avviso, un po’ fuori tema rispetto ai due quesiti, quella del primo punto della risposta dell’Assessore.
Per quanto riguarda, invece, il secondo punto, prendo atto che quanto esposto è stato confermato dalla ricognizione che avete fatto presso l’ULSS 2. Prendiamo atto anche di queste azioni migliorative organizzative che vedono: uno, la nomina del nuovo direttore della farmacia ospedaliera; due, un nuovo magazzino farmaci automatizzato centralizzato a Vittorio Veneto; tre, l’individuazione di un farmacista referente per la fornitura di medicinali a questo centro di cui all’oggetto; quattro, è stato rimodulato il sistema di monitoraggio delle segnalazioni circa possibili criticità. Quindi, arriva una conferma.
Sono passati diversi mesi e so che ancora la situazione non è del tutto risolta. Comunque, farò ulteriori approfondimenti, faremo ulteriori approfondimenti, perché credo sia importantissimo che, con le esigenze di questi medicinali, soprattutto con una popolazione che sta invecchiando e con la necessità di avere questi medicinali in pronta consegna, perché devono essere utilizzati dagli utenti subito, altrimenti la situazione può degenerare, la situazione venga definitivamente risolta.
Naturalmente, mi riservo di fare ulteriori approfondimenti con i segnalanti e, al limite, anche di ripresentare ulteriori quesiti affinché questa importante tematica sia risolva, affinché i cittadini veneti, trevigiani in questo caso, abbiano garantita la fornitura dei medicinali per le cure delle malattie in cui sono incorsi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Zanoni.
Aspettiamo un attimo che sta entrando la collega Venturini. Potete cercarla, per favore? Mi hanno detto che stava arrivando, ma non la vedo. Assessore Corazzari, è pronto a rispondere?
Bentornata, collega.
Siamo alla IRS n. 564 della collega Venturini: “La Regione Veneto intende intervenire con forme di ristoro a favore dei selecontrollori impegnati nelle attività di prelievo del cinghiale e ritiene opportuno attivare operativamente il tavolo di coordinamento tecnico per il monitoraggio dell’andamento dei piani di controllo delle specie selvatiche istituito con DGR 969/2021?”.
Collega Venturini, prego.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Do per letta questa interrogazione. Ha espresso chiaramente il contenuto di questo atto, quindi attendo la risposta da parte dell’Assessore.
Speaker : PRESIDENTE
Il titolo è già esaustivo.
Assessore Corazzari, prego.
Speaker : Ass.re Cristiano CORAZZARI
Con riferimento all’interrogazione in oggetto, la Direzione Turismo, con nota protocollo n. 4.185 del 2024, ha provveduto a richiedere al competente Ente Parco regionale dei Colli Euganei le informazioni circa la possibilità di un eventuale ristoro economico a favore dei selecontrollori.
Tale ente, riscontrando la predetta richiesta, con nota a protocollo citata, ha evidenziato che la norma che disciplina l’attività di controllo della specie del cinghiale nell’area del Parco trova il suo fondamento nell’articolo 22 della legge n. 394/1991.
Per quanto attiene la prevenzione della peste suina africana, a seguito dell’approvazione del PRIU di cui alla DGR n. 712/2022 e dell’ordinanza n. 5/2023 del commissario straordinario alla peste africana suina, l’Ente Parco ha adottato specifici atti volti al conseguimento degli obiettivi del PRIU, ovvero una delibera per l’avvio della catena di comando e della nomina di un referente, come previsto dalla fase prioritaria del PRIU, un decreto dirigenziale per l’organizzazione di corsi di formazione su biosicurezza e PSA e, con delibera di Consiglio direttivo, l’attuazione delle misure fondamentali per la biosicurezza nell’ambito della sorveglianza e l’eradicazione della peste suina. Con un’altra delibera di Consiglio direttivo è stato licenziato il Piano regionale di interventi per la gestione, il controllo e l’eradicazione della peste suina e disposizioni organizzative per l’azione di gestioni integrative. Con specifico riferimento alla possibilità di prevedere un eventuale indennizzo ai volontari selecontrollori per i costi sostenuti, è necessario evidenziare come lo stesso PRIU riporti specificamente che i soggetti autorizzati all’abbattimento devono garantire una serie di quesiti, tra i quali la disponibilità al concreto ed effettivo esercizio dell’attività di controllo, prevedendo che, qualora l’operatore si sottragga senza valide motivazioni da una soglia minima di disponibilità, si provvede al coinvolgimento di altri operatori che garantiscano i livelli minimi di esercizio.
L’Ente Parco si è interrogato rispetto all’obbligatorietà del predetto requisito e, in tal senso, ha ritenuto che l’operatività dei selecontrollori non possa divenire un costo aggiuntivo a carico del medesimo Ente.
In merito a quanto espresso, è stato precisato che il costo per l’assicurazione è direttamente correlato alla licenza del porto di fucile per l’uso da caccia, di cui gli stessi selecontrollori già necessariamente dispongono per poter effettuare abbattimenti sia in regime venatorio che durante l’attività svolta presso il Parco dei Colli Euganei. Il Parco ha specificato di non richiedere alcun costo aggiuntivo per esercitare l’attività di selecontrollo, richiedendo unicamente di adeguare il massimale affinché l’assicurazione possa indennizzare anche nel caso in cui dovessero verificarsi sinistri durante le attività di controllo svolte.
In merito alla questione “dispositivi di sicurezza”, l’Ente Parco, con propria delibera del 2023, non ha introdotto la previsione di specifici dispositivi di protezione individuale, ma ha esclusivamente previsto l’uso di un vestiario dedicato all’attività di controllo, con il fine di evitare che, utilizzando e/o non sanificando adeguatamente il vestiario utilizzato, si possa concorrere alla diffusione della PSA.
Da ultimo, l’Ente Parco ha specificato che dal 2015 il suo regolamento prevede, quale forma di ristoro per i selecontrollori, l’assegnazione di cinque capi di cinghiale, un maschio adulto, una femmina adulta e tre capi sub-adulti, nel rispetto dei limiti quantitativi previsti e individuati nell’allegato della DGR n. 251/2024 sull’autoconsumo.
Si ritiene, altresì necessario evidenziare che l’Ente ha messo a disposizione un centro di stoccaggio e che un altro è attualmente in fase di attivazione, con costi di gestione importanti a fronte delle utenze e delle manutenzioni del materiale di consumo a carico del Parco.
L’Ente Parco, sempre nella sua nota protocollo del 2024, specifica di ritenere che le spese a carico dei selecontrollori siano ben onorate dal ristoro già previsto e rappresentato dalla carne ricavata dai capi assegnati.
Tutto ciò rappresentato, per quanto riguarda il Parco Colli Euganei, nel resto del territorio regionale, l’impiego di personale formato nelle operazioni di controllo a carico della fauna selvatica, con particolare riferimento al cinghiale e per quanto concerne le altre specie soggette a controllo quali i piccioni, i corvidi, le nutrie, le volpi, si evidenzia che per tali specie l’Amministrazione regionale ha da tempo approvato specifici piani di controllo richiamati nell’elenco sottostante: quello della nutria, quello del colombo di città, quello dei corvidi e quello della volpe.
Si sottolinea che i piani di controllo prevedono un monitoraggio costante e una rendicontazione annuale da parte dei soggetti attuatori dei piani stessi, con lo scopo di valutare se le azioni di contenimento siano efficaci anche ai fini della possibilità di correzione e di implementazione degli interventi in linea di carattere adattativo dei piani medesimi.
Ciò, doverosamente rappresentato, sarà oggetto di attenzione da parte dell’Amministrazione regionale per valutare il coinvolgimento dell’Ente Parco Colli Euganei per le tematiche di diretto interesse all’interno del tavolo di coordinamento tecnico di cui alla DGR n. 969/2021, al fine di migliorare il dialogo tra le parti, coinvolgere e rendere più efficace le azioni previste dai richiamati piani di controllo.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Venturini, per la replica, prego.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Assessore.
Dalla sua risposta prendo il coinvolgimento del Parco per affrontare le varie tematiche e questioni che si pongono, e questo va molto bene. Lei ci ha rappresentato un po’ lo stato dell’arte al riguardo di quesiti che sono stati posti. Attraverso questa interrogazione, però, pongo delle questioni ulteriori, cioè il fatto che i selecontrollori forse meriterebbero anche delle forme di sostegno maggiore per poter in qualche maniera incentivare, perché evidentemente si riscontra qualche forma di defezione da questo punto di vista, oltre al fatto che magari anche un’attivazione operativa del tavolo di coordinamento potrebbe essere utile.
Grazie per la risposta che è stata data. Cercherò di approfondire ulteriormente e, magari, su questi punti ci potremo anche ritornare.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Abbiamo terminato con le interpellanze e le interrogazioni.
Qualcuno chiede di intervenire sull’ordine dei lavori? Mi è comparso metà schermo, quindi non vedo.
Prego, collega Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Ero già intervenuta la settimana scorsa per informare il Consiglio della mancata risposta del presidente Zaia rispetto alla richiesta ufficiale che le minoranze avevano fatto per averlo in Aula. Peraltro, l’assenza perdurante del Presidente durante le sedute di Consiglio è già essa stessa una risposta rispetto alla volontà che il Presidente ha di partecipare ai lavori del Consiglio regionale o di venire ad affrontare qui le questioni più cruciali.
Io cerco di darmi delle risposte. Penso che il Presidente abbia di meglio da fare che venire a stare sulla sedia, sulla quale è stato eletto, peraltro. Il consigliere Luca Zaia è un Consigliere come noi e come noi avrebbe il dovere di stare in quest’Aula.
Il problema è che oggi, mentre il presidente Zaia non è qui, il suo “meglio da fare” è fare una conferenza stampa a Palazzo Balbi, che ‒ per chi ci segue da remoto ‒ è a tre minuti di motoscafo dal Palazzo nel quale noi siamo. In quella conferenza stampa il presidente Zaia risponde ai giornalisti, alle domande che anche noi abbiamo posto, alle quali vorremmo rispondesse in quest’Aula. Luca Zaia oggi ha spiegato cosa intende fare rispetto al percorso dell’autonomia. Ha spiegato che non intenderà, per esempio, richiedere la materia della scuola, che sarebbe stato un argomento interessante tra quelli che avremmo voluto sottoporgli se fosse venuto in Aula. Il presidente Zaia ci ha spiegato, in conferenza stampa e al Balbi, che dovremo aspettare un altro mese per la nomina del nuovo Assessore, e anche questa è una domanda che rivolgiamo spesso alla Presidenza del Consiglio, al presidente Zaia, ma dà la risposta in conferenza stampa e non qui. Ha persino parlato delle perplessità che la Giunta avrebbe sulla diga del Vanoi, dicendo che non è detto che verrà affrontato. C’è una mozione delle opposizioni che giace nei cassetti da mesi. Forse anche su quello, se magari venisse qua, risolveremmo i dubbi che abbiamo. Ha parlato dei problemi della scuola, sull’avvio dell’anno scolastico, un argomento sul quale, in assenza di Assessore, avremmo piacere di discutere in quest’Aula.
Io non so perché il presidente Zaia ci tenga così tanto a fare un altro mandato in Consiglio regionale se in Consiglio regionale non ci viene mai. Credo che, almeno per serietà dei temi di cui, per esempio, ha parlato oggi a Palazzo Balbi, sarebbe il caso che venisse a parlarne in questo Consiglio regionale e sarebbe il caso che questa richiesta non gliela rivolgessero soli i dieci Consiglieri di minoranza, ma che tutto il Consiglio regionale chiedesse al presidente Zaia semplicemente di fare il proprio mestiere, che non è fare le conferenze stampa per presentare le fiere e le sagre della regione, ma è venire in Consiglio regionale a rispondere delle proprie azioni.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Camani.
Proseguiamo con l’ordine del giorno.
Passiamo al punto n. 6, PDL n. 220 “Modifica alla legge regionale 12 luglio 2007, n. 15 ‘Interventi per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela biologica marina’”.
Relatore è il collega Dolfin. Prego.
Speaker : Marco DOLFIN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Signor Presidente, colleghi, la Regione del Veneto, grazie alla sua posizione geografica, vanta una vasta e preziosa zona costiera che si affaccia sul Mar Adriatico, un territorio ovviamente caratterizzato da un patrimonio ambientale unico e con grande realtà e varietà di ecosistemi costiere di grande valore.
Fatta questa doverosa e attenta prefazione, con questa proposta legislativa andiamo a modificare e ad aggiornare una legge, la legge regionale n. 15 del 2007 “Interventi per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto” che a suo tempo era sicuramente una legge lungimirante per gli anni in cui fu approvata, ma che oggi necessita di aggiornamenti sia per rimanere al passo con i tempi, ma soprattutto perché lo scenario è mutato. È mutato per tutta una serie di situazioni. Porto gli esempi dei cambiamenti climatici piuttosto che situazioni di inquinamenti generalizzati, lo sviluppo industriale del nostro Paese. Sono fattori che vanno a incidere e che ci impongono, ovviamente, di fare un cambio di tendenza e di portare agli strumenti legislativi regionali e alle normative in vigore attualmente, alcune rivisitazioni.
L’obiettivo della legge è, infatti, la promozione delle zone di tutela biologica, l’accrescimento delle specie ittiche e la salvaguardia del ciclo biologico marino, con il sostegno delle imprese della pesca. Sono proprio quelle imprese della pesca, oggi, che vivono sia di pesca che di acquacoltura, a subire le prime conseguenze di un cambiamento generale, derivante dall’habitat e dalle ricchezze provenienti dall’aspetto naturale presente nei nostri fondali, nel nostro sistema biomarino.
Bisogna cercare di andare nella direzione di aiutare e riconvertire, con supporti legislativi, anche quelle imprese che operano in questi settori, derivanti anche da tutta una serie di grandi cambiamenti nelle politiche comunitarie, che spesso e volentieri ‒ come vediamo ‒ vengono imposte. Alla fine vediamo che tante imprese, tanti settori si ritrovano in grossa difficoltà.
Questa legge è composta da 10 articoli, che vanno dalle esigenze in campo ambientale, affrontando tutte queste sfide che ci vengono poste a livello globale. Interventi iniziali, entrando un po’ nel merito degli articoli. I primi due articoli sono gli aggiornamenti che passano dalla definizione prima di Consulta del mare a quello legato alla Commissione della pesca professionale, dell’acquacultura, con tutti gli Enti preposti che possono operare in questo, dall’Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale del Veneto, cioè l’ARPAV, piuttosto che università, Enti di ricerca pubblici, vari soggetti promotori di studi scientifici e di elaborazione dei vari programmi.
È necessario supportare la diversificazione delle imprese che vivono di questi comparti e che oggi possono portare anche innovazione. Faccio l’esempio dell’ittiturismo piuttosto che del pescaturismo, la possibilità di rivedere nuove attività destinate a ulteriori attenzioni nel comparto.
Posso dire che è stato fatto un lavoro profondo su questo tema, perché sono stati più compartimenti della Regione, Ufficio Ambiente piuttosto che l’Ufficio dei parchi e delle oasi, piuttosto che il Settore pesca, a interagire insieme anche con delle audizioni che sono avvenute in sede di Commissione.
Ovviamente, ringrazio fin d’ora il Presidente della Terza Commissione, ma ovviamente tutti i colleghi e tutti coloro che hanno apportato delle attenzioni su questa tematica.
Credo che sia doveroso, per rimanere al passo e soprattutto per passare dalle famose parole ai fatti nel tema della valorizzazione, della sostenibilità e del territorio, che ci sia la possibilità di rivedere delle normative attualmente vigenti che devono essere comunque al passo con i tempi dettati da tutte le situazioni che si sono create in questi ultimi anni.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
La parola al correlatore, Jonatan Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, le chiedo di poter intervenire senza Concilium, perché sto caricando il telefono per Concilium.
Speaker : PRESIDENTE
Va bene. Le ho dato la parola. Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, lei è avanti. Altro che Presidente del Consiglio! Il Presidente della Regione lo avete già trovato.
Colleghi, oggi discutiamo di un progetto di legge che in qualche modo è una rivisitazione di un progetto di legge che esisteva già dal 2007, dove c’è la finalità di intervenire per la tutela, promozione e sviluppo delle zone costiere, per la creazione o anche il mantenimento di una serie di zone di tutela biologica marina.
Prima di entrare nel merito, credo che alcune considerazioni vadano fatte, alcune considerazioni che questi giorni ci hanno messo sempre di più spalle al muro nel dover fare i conti con la realtà che molto spesso tentiamo anche di nascondere a noi stessi, perché sono delle difficoltà importanti. Lo abbiamo visto, siamo usciti anche sui media nazionali per una serie di problematiche che stanno attanagliando il mondo della pesca, il mondo delle produzioni, delle colture in mare.
Ricordiamo che sempre più spesso ci sono dei pezzi di pesca che si sono trasformati in veri e propri agricoltori del mare, dove ci sono dei vivai, ci sono delle semine, ci sono delle colture, ci sono degli investimenti a monte a tutela di queste colture. Anche la figura stessa del pescatore, Presidente, sta passando da essere quel soggetto che va in mare e si approvvigiona dei prodotti che la natura in qualche modo gli restituisce, alla figura del soggetto che va in mare, crea delle aree idonee dove poter far crescere alcuni tipi di colture, dove fare degli investimenti. Non c’è più solo l’idea di andare e prelevare, ma c’è anche l’idea di investimento non fine al mezzo per prelevare, ma fine anche a quello che è proprio il vivaio, a quelli che sono gli elementi di tutela e di protezione di queste colture.
Colgo l’occasione data dal collega che ha presentato questa legge per fare anche delle riflessioni di come questo non “comparto” (finché, Presidente, continuiamo a parlare di pesca e parliamo di comparto commettiamo anche noi un errore di visione e di valutazione), ma di come questa filiera, di come questo indotto, che all’interno della nostra Regione ha dei numeri importantissimi... Questo indotto diretto e indiretto, che va dall’enogastronomico, che va da chi fa le lavorazioni delle imbarcazioni, da chi produce il ghiaccio, da chi produce le cassette per gli imballaggi, da chi lavora il prodotto, da chi trasporta il prodotto, da chi carica il prodotto nei magazzini, da chi lo scarica dalle imbarcazioni, fino ad arrivare a tutta la filiera dell’agroalimentare e della valorizzazione del settore primario della nostra Regione.
L’altro giorno ho partecipato, insieme al collega, a un convegno ‒ c’era anche il collega Pan ‒ della Legacoop Agroalimentare. Sono numeri spaventosi che noi neanche immaginiamo, di un settore primario che non è declinabile ad altre interpretazioni. Quel tipo di settore primario non lo puoi né sostituire né declinare in altre formule.
Noi ci troviamo sotto attacco (mucillagine, granchio blu), Molto spesso il fenomeno che ci vede sotto attacco è legato alla mancanza di cura che l’uomo tenta di avere nel voler dire che non ci deve essere una regolamentazione della biodiversità. Faccio un esempio. Quando i fiumi incominciano a scaricare in mare, in una realtà come la nostra, veneta, dove con le piogge torrenziali si riempiono e scaricano in mare, è evidente che tutti quei detriti, tutti quegli elementi che portano sono figli e sodali di quella che dopo diventa la mucillagine. Oggi si chiama “mucillagine”, che è tanta. Ieri non era mucillagine, ma c’era lo stesso quello strato che tu vedevi quando i fiumi in piena scaricavano. Anche su questo l’uomo dovrebbe porsi una grande considerazione e fare un grande esame su quanto è giusto non intervenire su alcuni elementi equilibratori della natura laddove l’uomo li ha alterati. Perché laddove l’uomo ha voluto fare coltura ovunque, le piogge torrenziali lavano le terre, le portano nei fiumi e arrivano in mare, arriva anche tutto quello che noi buttiamo nei campi. C’è poco da fare. Allora, o smetti le colture o decidi di ricominciare a pulire i fiumi. Non è che c’è il piano B tra queste due situazioni.
Veniamo al PDLR di oggi. Nel 2023 è stato presentato il Piano d’azione dell’Unione europea per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente. Il Piano ha come obiettivo quello di assicurare buone condizioni di conservazione dell’ambiente marino, che risente della pressione dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento degli oceani, al fine di preservare stock ittici sani e una ricca biodiversità e assicurare prospettive a medio e lungo termine alle comunità di pesca dell’Unione europea.
Le linee di intervento previste dal Piano prevedono di rafforzare la tutela dell’ambiente marino e la sostenibilità delle attività di pesca, rafforzare il contributo della politica comune della pesca agli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione europea, ridurre l’impatto negativo delle attività di pesca sugli ecosistemi marini, in particolare attraverso la perturbazione dei fondali, le catture accessorie di specie sensibili e gli effetti sulle reti trofiche marine. A questo si aggiunge la Strategia europea per la biodiversità 2030, che prevede l’impiego a offrire tutela giuridica al 30% delle aree marina dell’Unione, di cui un terzo rigorosamente protetto.
È evidente che l’aspetto ambientale deve coniugarsi con quello economico. Su questo ci terrei a ribadire che non esiste una sostenibilità ambientale lì dove non c’è una sostenibilità economica delle imprese che lavorano con l’ambiente. Ma senza un’attenta tutela marina non si potranno affrontare in modo costruttivo e concreto i cambiamenti climatici in atto. Questo comporterà inevitabilmente un danno economico a causa del non rispetto stesso della fauna ittica e dei suoi equilibri.
Il progetto di legge, nell’articolo 1 di fatto, cancella la creazione di zone di tutela biologica marina, bloccando quindi la possibilità di creare altre zone di tutela biologica (ZTB) e congelando la situazione al 2008, che prevede la presenza di due ZTB, Caorle e Chioggia. Sarebbe interessante capire gli studi… Posso? Grazie. Presidente, riprendo perché…
Speaker : PRESIDENTE
Sembrava Benito Craxi con questa pausa.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
No, ascoltavo quello che dicevano i colleghi, non si sa mai mi riguardava. È sempre meglio avere un orecchio vigile, Presidente, con questi tempi che corrono.
Speaker : PRESIDENTE
Continui, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Il progetto di legge, nell’articolo 1 di fatto, crea la cancellazione delle zone di tutela biologica (ZTB), bloccando quindi la possibilità di creare altre zone di tutela biologica e congelando la situazione al 2008, dove ne sono previste solo due, Caorle e Chioggia. Sarebbe interessante capire dagli studi in atto da Veneto Agricoltura, quindi studi che dovremmo avere in casa, quali possano essere le conseguenze di queste scelte, se risulta propositivo dover bloccare la creazione di queste aree, se due sono poche, se due bastano, se due sono troppe. Inutile pensare solo ai necessari sussidi ai pescatori quando non c’è una sinergia reale tra economia e ambiente, in un’ottica di sviluppo sostenibile.
Ad oggi la politica europea, proprio al fine di ripopolare la fauna ittica, prevede una serie di zone di tutela biologica. Tra l’altro, qui, Presidente, c’è anche quella visione diversa che io dicevo che si deve avere nella pesca, dove vanno benissimo i contributi ai pescatori e alle aziende ittiche qualora vi sia una serie di fenomeni avulsi anche all’ordinarietà di quel tipo di lavoro, come dicevamo prima, granchio blu e mucillagine, ma anche avere il coraggio di interpretare le sfide future con un’ottica diversa, che non deve essere pregiudiziale, ma non deve essere neanche miope.
Nell’articolo 2, invece, viene sostituito il termine “istituzione” con il termine “delle ZTB”, confermando la volontà di congelare, come dicevamo prima, la situazione al 2008. Il termine “gestione” è assolutamente positivo nel momento in cui si prevedono studi continui che puntino a soluzioni, con esistenza sostenibile delle risorse ittiche, pesca e ambientali, e non viene bloccato il potenziale incremento delle zone di tutela biologica, perché andare a gestire le zone di tutela biologica senza capire se quelle che abbiamo sono necessarie, sono poche, sono troppe, e lavorare solo sulla gestione credo sia un passaggio molto limitato di questo progetto di legge.
Negli articoli seguenti, il 4 e il 5, l’impostazione rimane la medesima e si conferma la non linearità rispetto all’evidente situazione di crisi del settore della pesca e dei cambiamenti climatici, che rischiano di demolire il settore ittico, e se non affrontare in modo puntuale le problematiche che ci sono.
Le nostre osservazioni sugli studi si basano su studi presenti.
Positivi sono i risultati presentati a giugno 2024 dalla Commissione europea, che evidenzia come la sostenibilità più complessiva della pesca in Unione europea continua a migliorare gradualmente e il numero delle aree in sovrasfruttamento è in diminuzione. Questo lo comunica la Commissione Pesca sostenibile dell’UE sulla situazione attuale e negli orientamenti per il 2025.
Nello stesso tempo, però, risulta ancora necessario aumentare l’impiego per la resilienza di questo settore e la sua sostenibilità nel lungo termine in chiave di conservazione della specie dei principali mari europei.
Per questo continuiamo ad evidenziare che il tema non sia bloccare potenzialmente le ZTB, ma far coesistere l’economia ittica in un sistema che vede la sostenibilità come missione e non solo come obiettivo e che definisce tra gli obiettivi il rilancio dell’economia ittica e il rispetto dell’ambiente.
Ripeto, non c’è rispetto dell’ambiente se non c’è il rilancio dell’economia ittica che, alla fine, in questi anni risulta essere stato, in molti casi, il primo alleato di un ambiente che ha la necessità di doversi sviluppare in modo sano, non inquinato ed equilibrato.
Infine, crediamo sia assolutamente negativo prevedere l’abrogazione dell’articolo 5 della legge regionale n. 15 del 2007, dal momento in cui, a livello europeo, gli studi hanno dimostrato l’utilità delle barriere artificiali per l’azione di ripristino di siti danneggiati, contrasto della pesca illegale in talune aree, aumento della produzione ittica a vantaggio della piccola pesca e di incentivare l’utilizzo per il turismo subacqueo e della pesca ricreativa.
È evidente come la finalità dovrebbe essere quella di definire studi e piani conseguenti alla norma, che puntino al mantenimento, ripristino e valorizzazione della biodiversità in quella logica di promozione di un ciclo virtuoso che vede la coesione tra pesca e sostenibilità ambientale, che sono due elementi che hanno la conditio sine qua non di dover coesistere tra loro.
Una visione che non guarda solo l’aspetto economico o solo l’aspetto ambientale, quindi la consideriamo abbastanza equilibrata, in quanto, ripetiamo, non guarda solo l’aspetto economico o solo quello ambientale, appare assolutamente miope ed evidente come sia invece richiesta un’attenzione sempre maggiore verso l’aspetto di studi scientifici e ricerca, che permettono un rilancio dell’economia ittica e della biodiversità allo stesso tempo.
L’Osservatorio di Veneto Lavoro sui 38 Comuni litoranei e costieri veneti ha pubblicato ad agosto 2024 uno studio focalizzato sui 38 Comuni del Veneto, che evidenzia, secondo i dati di Infocamere, che le imprese attive sono quasi 15.000, ovvero il 3,1% del totale delle imprese in Regione, prevalentemente ditte individuali o con pochi addetti. Nonostante un apporto ridotto in termini di numerosità di imprese occupate, il grado di specializzazione che viene raggiunto in alcune zone, come quella del rodigino, ad esempio, nella filiera ittica e, nel veneziano, nel trasporto marittimo conferiscono al Veneto un ruolo di assoluto rilievo nel panorama nazionale ed internazionale dell’economia del mare. Basta pensare che Chioggia è la detentrice del mercato ittico più grande d’Italia. Basta pensare che la flotta più grande d’Italia è contesa tra Chioggia e Mazara del Vallo tra numero di mezzi e tonnellaggio. Basta pensare all’indotto del Veneto, di cui parlavamo prima, che vede decine di migliaia di persone e imprese che, tra la lavorazione, il trasporto e la commercializzazione, fanno sì che questo 3% diventi quasi un 10%. L’indotto di cui parlavamo prima: come un 3% diventa un 10% immesso nel mercato. Senza contare i volumi economici, trattandosi di un prodotto molto spesso pregiato, che riesce a portare volumi economici non indifferenti.
Lo studio evidenzia che le attività produttive appartenenti alla filiera ittica in Veneto sono complessivamente quasi 3.500, con le aree del Polesine riconosciute per la loro importanza nella produzione di mitili e vongole. Basta pensare che il Consorzio di Scardovari è un esempio di virtuosità, addirittura nazionale. Oggi sta subendo quegli agenti esogeni che lo portano ‒ sentivamo l’altro giorno il Presidente ‒ quasi a domandarsi se la sua esistenza può essere messa in discussione o no. Lo diceva il Presidente, non un dibattito politico. Mentre Chioggia vanta una tra le flotte più considerevoli attrezzate dell’Adriatico, una flotta con aziende che investono e con aziende dove anche gli stessi consorzi di pescatori fanno lo studio per investire sulla ricerca, molto spesso in collaborazione anche con le università.
La filiera del trasporto marittimo, invece, vanta e conta circa 5.550 addetti e si concentra quasi esclusivamente su Venezia, che vanta 1.349 imprese sulle 1.376 dell’intera filiera. Due su tre sono specializzate nel trasporto dei passeggeri.
Infine, si sottolinea che la domanda di lavoro dipendente nelle attività legate all’economia del mare risulta in costante crescita. Tra il 2008 e il 2023 le assunzioni sono aumentate del 40% in Veneto, con punte del 61% nella Provincia di Rovigo e del 77% nel trasporto marittimo di passeggeri e merci. Nel 2023 le assunzioni complessivamente sono state 98.200, il 47% del totale dei nuovi rapporti di lavoro dipendente stipulati nei settori considerati, molte delle quali concentrate nel settore del turismo costiero.
Nello stesso tempo, sempre secondo gli stessi studi di Veneto Agricoltura, i progetti messi in atto evidenziano la necessità di porre attenzione al rischio di perdita di biodiversità, all’esposizione di specie non indigene e all’alterazione dell’ambiente a causa di un eccessivo sfruttamento da parte dell’uomo e alla sensibilità degli ecosistemi costieri, sempre più fragili a causa dei cambiamenti climatici e all’acidificazione delle acque.
I dati sopraindicati evidenziano l’importanza dell’economia ittica e di come sia fondamentale proprio gestire economia ittica e biodiversità come parti, assessore Corazzari, lei che ci tiene molto a questo passaggio, integranti di un unico sistema in cui l’uomo deve porsi con rispetto e continua attività scientifica di ricerca.
I dati sopraindicati evidenziano l’importanza dell’economia ittica veneta e di come sia fondamentale proprio gestire economia ittica e biodiversità come parti integranti… L’ho letto prima.
Gli emendamenti predisposti al PDLR n. 220 che abbiamo fatto, laddove vi è stata una collaborazione, li presento io come correlatore, ma c’è stato un lavoro importante anche con la collega Zottis, infatti questa correlazione è frutto anche di un lavoro a quattro mani insieme alla vicepresidente Zottis, con la quale abbiamo seguito questo progetto di legge in Commissione Pesca e Agricoltura, dunque emendamenti per i quali ringrazio la Vicepresidente, vanno in questa direzione, consapevoli che la situazione ambientale, sociale ed economica in cui ci troviamo deve avere come nostro obiettivo essere a fianco dei pescatori con concretezza, dell’ambiente, della sostenibilità ambientale, senza preclusione della sostenibilità economica di quelle imprese solide e sane e che non impattano in modo negativo nell’ambiente e senza fare facili promesse.
Chiudo con una cosa che mi piace ricordare sempre: o si affronta il problema degli stock ittici in modo laico, o se pensiamo di affrontarlo con i paraocchi continueremo probabilmente, Presidente, a distruggere un’economia e a non salvaguardare neanche la stessa natura. Vi porto un esempio. Negli ultimi ventiquattro anni lo sforzo di pesca vede una diminuzione del 40% delle imbarcazioni perché grazie alla legge sul taglio dell’imbarcazione c’è stata la demolizione del 40% della flotta e una riduzione di sforzo di pesca del 30% in meno delle uscite delle barche in mare, quindi settimana corta, tre giorni non più sei giorni su sette ma tre giorni su sette e un 40% di imbarcazioni in meno.
Domanda: se dopo 24 anni che diminuiscono le imbarcazioni, i pescatori e le giornate di pesca fosse solo colpa dei pescatori noi avremmo risolto il problema degli stock ittici, perché ne vanno in mare la metà, la metà del tempo e quindi vuol dire che lo stock ittico dovrebbe aumentare.
Speaker : PRESIDENTE
Se può andare alla conclusione.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Chiudo, Presidente. Ha ragione. Se, invece, continua a diminuire è evidente che ci vuole una forte lotta a quella pesca invasiva che distrugge gli ambienti marini, ma ci vuole un approccio scientifico per capire anche cosa sta succedendo nell’ecosistema, perché tu i pescatori li puoi mandare a mare più o meno giorni, se succede quello che sta succedendo a Chioggia, che ti aumentano di 2 gradi le temperature dell’acqua e le vongole muoiono tutte, muoiono tutte anche se i pescatori stanno legati in banchina, tanto per essere scientifici e realisti.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Capogruppo Masolo.
Speaker : Renzo MASOLO (Europa Verde)
Grazie, Presidente. Saluti ai colleghi e le colleghe e a tutte le persone che ci seguono da casa.
Allora, abbiamo, anche se non personalmente, perché la legge arriva, insomma, dopo un percorso fatto in Terza Commissione e passando per la Prima e la Seconda che vede, questa legge 220, vede di modificare diciamo e adeguare un po’ i tempi, come è stato detto dal relatore, la legge 15 del 2007.
Ho letto con attenzione anche i vari articoli e, diciamo, già nel titolo la legge ha delle parole chiave molto importanti. Si parla di tutela, si parla di promozione e si parla di sviluppo della zona costiera. Ecco, però, poi si parla anche di dichiarazioni di zone di tutela biologica marina e su questo appunto, diciamo, la nostra riflessione è andata proprio sugli articoli 1 e 2 e ci ha spinti anche poi - spiegherò il perché - a preparare degli emendamenti perché è vero che la legge deve adeguarsi ai tempi, all’ambiente che cambia e deve essere molto attenta, tra l’altro, non solo agli aspetti ambientali, ma agli aspetti di promozione e sviluppo e questo anche lo condivido, però abbiamo fatto, appunto, un piccolo approfondimento, una serie di riflessioni che possono sicuramente arricchire la discussione.
Il rapporto 2023 dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ci consegna dei numeri allarmanti per quanto riguarda i GOAL 14 - Vita sott’acqua dell’Agenda 2030, l’Agenda dell’ONU per lo sviluppo sostenibile.
Il GOAL 14 è, infatti, uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dall’Agenda.
L’obiettivo è conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari, le risorse marine per uno sviluppo sostenibile che si articola in sette target.
Penso che sia utile per tutti e tutte al dibattito citare alcuni di questi target. 14.2: entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi.
Entro il 2020 regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata alle pratiche di pesca distruttiva e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica al fine di ricostituire gli stock ittici, quello che abbiamo ascoltato fino adesso, nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo, sostenibile come determinato dalle loro caratteristiche biologiche.
Entro il 2020 proteggere - qua siamo al 14.5 - almeno il 10% delle zone costiere e marine coerenti con il diritto nazionale e internazionale sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili.
Fra l’altro coincidenza: la scorsa seduta si parlava, era in ordine del giorno un provvedimento che poi è stato ritirato sul granchio blu e anche questo è interessante perché tante volte abbiamo degli incentivi anche regionali sulla cattura ed eventualmente distruzione di una specie, però, per contro, abbiamo degli incentivi anche per la cattura di specie ittiche che possono essere predatrici di questa, per cui è qua andiamo veramente in contraddizione rispetto alle nostre politiche di tutela.
Ora, secondo quanto emerge dal citato rapporto riguardo alla situazione italiana relativa agli ecosistemi marini, la situazione è in costante peggioramento, in particolare restano alti gli stock ittici in sovrasfruttamento.
In base ai nuovi dati prodotti dall’Istat il valore del 2021 è pari all’80,4%, con un peggioramento rispetto al 2014 di 11,2 punti percentuali. Infatti, il target di 14.4 di azzerare il sovrasfruttamento degli stock ittici entro il 2030, fissato dalla Strategia europea sulla biodiversità, non appare al momento raggiungibile.
Inoltre, a fronte dell’impegno europeo al 2030 del 30%, al momento solo il 6,9% delle aree marine è sotto a qualche forma di protezione, cioè dal 30% a cui dobbiamo arrivare in pochi anni, siamo al 6,9%.
Questo ultimo punto del rapporto, e cioè l’esigua percentuale di aree marine sotto qualche forma di protezione rispetto all’impegno europeo del 30% entro il 2030, mi ha condotto ad avere qualche perplessità in merito all’articolo 2 del progetto di legge. La domanda che mi pongo e che pongo all’Aula, e la pongo qui in discussione generale per anticipare poi i miei emendamenti rispetto a tale articolo, è se giudichiamo opportuno eliminare dal novero delle azioni e delle provvidenze regionali l’istituzione delle zone di tutela biologica, così limitando il sostegno regionale alla sola gestione delle zone istituite.
Questo sarà oggetto di uno degli emendamenti, perché se abbiamo dei contributi, teniamoli non solo per la gestione, che va benissimo, perché il patrimonio ambientale deve essere gestito nel migliore dei modi, ma diamo la possibilità anche di istituirne di nuove, di crearne di nuove.
Nella consapevolezza che la potestà in ordine alle istituzioni delle zone di tutela biologica spetta allo Stato, penso che il segnale che diamo, cioè quello di arretramento rispetto al sostegno anche finanziario della Regione, in ordine alla creazione di nuove zone, non sia affatto in linea con le esigenze di tutela e di salvaguardia dell’ambiente marino.
Ritengo poi che sia un errore politico rinunciare aprioristicamente all’obiettivo di sostenere azioni di riconversione del comparto. Viviamo un periodo storico in cui l’ottimismo della volontà va seriamente ponderato con il pessimismo dell’intelligenza. L’adozione di obiettivi politici non può non tener conto del riscaldamento globale. Anche questo è già stato detto dal correlatore. Dico questo perché le nuove proiezioni contenute nel rapporto Climate change risks to marine ecosystems and fisheries projections – vi risparmio la continuazione –, che è un rapporto della FAO, evidenziano potenziali rischi climatici per la biomassa ittica, sfruttabile in quasi tutte le regioni e gli oceani del mondo, compresi i principali Paesi produttori e quelli con elevata dipendenza dagli alimenti acquatici.
Abdicare al tema della riconversione, della riconversione sostenibile innanzitutto, giudicandolo sostanzialmente un argomento tabù, che va sepolto sotto la sabbia è, secondo me, un errore di prospettiva, tenuto conto della necessità di pensare a una riconversione sostenibile della produzione. Penso in particolare all’adattamento degli attrezzi, nuovi attrezzi sostenibili e attrezzi flessibili, in grado di catturare specie diverse, meglio adattate alle mutate condizioni in ambienti diversi, e l’adattamento delle navi in grado di perseguire le risorse ittiche in luoghi diversi, aumentando la mobilità dei pescatori, in quanto la distribuzione degli stock ittici si sposta con il cambiamento delle condizioni oceaniche.
Se poi proprio non si vuole accedere al proposito del mio emendamento soppressivo dell’articolo 2 del progetto di legge, ritengo che l’Aula dovrebbe, invece, porre particolare attenzione all’altro mio emendamento, che è sostitutivo dell’articolo 2, emendamento che mira a introdurre, accanto alla gestione, anche l’azione di ripristino. Spero che almeno questo oggi venga preso in considerazione come proposta da parte del Consiglio.
In questo senso credo che meritino il Target 14.2 del GOAL 14, e cioè rafforzare la capacità di recupero agendo per il ripristino degli ecosistemi marini e costieri, sia il regolamento 2024/1991 del Parlamento europeo, sia la normativa del Consiglio europeo del 24 giugno 2024 “Nature Restoration Law”.
Concludo chiedendo scusa della mia continua confusione ed errore tra ittico e idrico, ma ieri sono reduce di una serata sul Vanoi dove abbiamo continuato a ripetere il termine “idrico”. È stata una serata molto interessante a Canal San Bovo. Invece, oggi parliamo di ittico.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Zanoni.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Ho ascoltato gli interventi e confermo quanto è stato evidenziato per quanto riguarda la perplessità di questa norma, che in qualche modo, se viene aggiornata, e ciò è positivo, dall’altro lato già dal titolo toglie la possibilità di creare nuove zone di tutela biologica marina. È un progetto di legge che è passato per parere anche in Seconda Commissione e anche in quell’occasione sollevai queste perplessità. Ma da quando questa norma è stata votata nelle Commissioni per competenza e per parere, c’è una novità della quale dobbiamo tutti tener conto come legislatori, che è l’approvazione del 17 giugno 2024 del regolamento sul ripristino della natura, dove il Consiglio dell’Unione europea ha adottato formalmente questo regolamento, che è primo nel suo genere in Europa, sul ripristino della natura. Il regolamento mira, colleghi, a mettere in atto misure volte a ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Unione europea entro il 2030 – considerate che siamo nel 2024, quindi i tempi sono molto, molto ristretti – e a ripristinare anche gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050. Questo regolamento stabilisce obiettivi e obblighi giuridicamente vincolanti, specifici per il ripristino della natura in ciascuno degli ecosistemi che ho elencato sopra, quindi terrestri e marini. Il regolamento mira a mitigare i cambiamenti climatici e gli effetti delle catastrofi naturali e aiuterà l’Unione europea a rispettare i suoi impegni internazionali in materia di ambiente e a ripristinare la natura europea.
Lo ricordava prima il collega Masolo, uno degli impegni internazionali più importanti è quello della sottoscrizione dell’Agenda ONU 2030. Ci è stata presentata anche in Consiglio declinata come “Veneto Sostenibile”, ovvero un monitoraggio dello stato di attuazione dei GOAL, degli obiettivi, ed effettivamente con il GOAL 14 noi sappiamo che siamo messi male. Vita sulla terra e biodiversità sono una delle caselline di quella interessante tabella che mostra lo stato di avanzamento verso il raggiungimento di questi obiettivi da parte di tutte le Regioni italiane, e nella casellina del Veneto, in compagnia della Lombardia, spicca una casellina rossa. Il fatto è che la Lombardia di zone marine non ne ha, noi però ne abbiamo. Il Consiglio europeo ha scelto di ripristinare la natura in Europa, proteggendo in tal modo la sua biodiversità e l’ambiente in cui vivono i cittadini europei, colleghi, quindi è nostro dovere rispondere all’urgenza del crollo della biodiversità in Europa, ma anche consentire all’Unione europea di rispettare i propri impegni internazionali.
I commenti che sono usciti dopo questa approvazione, che è stata molto, molto sofferta, perché il Governo Meloni purtroppo ha dato indicazioni di votare contro e hanno votato contro in quel Consiglio dell’Unione europea del 17 giugno, mentre noi, adesso, come Unione europea, potremmo andare, con questa nostra delegazione, alla prossima COP a testa alta.
Le nuove norme contribuiranno a ripristinare gli ecosistemi degradati in tutti gli habitat terrestri e marini degli Stati membri, conseguire gli obiettivi generali dell’Unione europea in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento degli stessi e rafforzare la sicurezza alimentare. Lo abbiamo sentito dall’intervento del correlatore: c’è tutta la questione collegata della pesca, che deve essere una pesca sostenibile.
Questo regolamento impone agli Stati membri di definire e attuare misure volte a ripristinare congiuntamente, quale obiettivo dell’Unione europea, almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’Unione europea entro il 2030. Il regolamento riguarda una serie di ecosistemi terrestri e costieri, anche di acqua dolce, e ecosistemi marini, inclusi praterie marine, banchi di spugne e banchi coralliferi.
Fino al 2030 gli Stati membri daranno priorità ai Siti Natura 2000, quando attueranno le misure di ripristino. Una norma recentissima, quindi, proprio della fine dell’estate, che ci impone di vedere in un’ottica diversa questa norma che stiamo esaminando oggi. Questa norma, di fatto, togliendo la possibilità dell’istituzione (tant’è vero che all’articolo 2 vengono tolte le parole relative all’istituzione e sostituite solo con la gestione delle zone di tutela biologica marina) va a precludere la possibilità a una Regione che, come spiegavo... Dallo stesso rapporto presentato qui in Aula, Veneto Sostenibile 2030, derivante dagli obiettivi ONU, siamo una delle Regioni più carenti, siamo la più carente con la Lombardia. Se togliamo la Lombardia, che non ha le coste marine, effettivamente siamo l’unica Regione messa male a livello nazionale su questo fronte.
Credo sia sicuramente utile l’emendamento del collega e mi appello ai componenti della Terza Commissione e della Seconda Commissione, che hanno votato in merito a questa norma, di rivedere questa posizione e accettare quell’emendamento. Anche perché, siccome non abbiamo molti anni, perché dobbiamo fare i compiti per casa, stando a questo Regolamento europeo, entro il 2030, rischiamo, con una norma del genere, di violare il diritto europeo.
Non chiudiamo porte importanti per la tutela della biodiversità. Capisco che non sia facile per voi, perché fate parte della maggioranza, di una delle poche maggioranze, ovvero delegazioni, ovvero Stati membri, che in Consiglio dell’Unione europea lo scorso giugno ha votato contro. Però, evidentemente, questo parere nazionale, anche visto sotto l’ottica del federalismo, dell’autonomia, dovrebbe consentirvi un minimo di autonomia per rivedere questa decisione in un’ottica locale dove, appunto, se vogliamo tutelare comparti come quello della pesca, dobbiamo anche preservare gli habitat dove gli stock ittici si riproducono e andare a fare un salto indietro.
Questo è un salto indietro. Torniamo indietro nel tempo. Tutti gli indici, le necessità e gli obiettivi nazionali, europei e internazionali ci dicono con la Nature Restoration Law, con l’Agenda 2030 che dobbiamo tutelare più territorio. Noi, con questa norma, andiamo a togliere la possibilità di istituire nuove aree protette.
La possibilità di istituire nuove aree protette non è mica, se il Governo locale non le vuole – un obbligo, ma almeno abbiamo una legge, magari sperando un giorno, anche prossimamente, di cambiare Governo, che può consentire a chi è rispettoso di queste norme e crede in queste norme di agire in maniera diversa rispetto a quello che è stato fatto finora.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Sono stati depositati otto emendamenti. Do dieci minuti per eventuali subemendamenti.
Capogruppo Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Parlavo prima con il relatore Dolfin. Faccio una sorta di appello. Io non ho seguito l’iter di questa proposta di legge, però l’ho studiata e trovo davvero sbagliato chiudere oggi la possibilità in questa modifica, quindi dalla nuova versione, togliere dalla vecchia versione invece che avevamo, la possibilità di istituire nuove zone di tutela biologica.
Vado al sodo del provvedimento. Oggi abbiamo alcune aree che sono a tutela biologica come Caorle, come Cavallino Treporti, la laguna di Venezia, come lei mi ha spiegato qui al banco, anche Chioggia.
Abbiamo delle aree che nel corso del tempo hanno capito e si sono ovviamente conformate ad una legge che gli permetteva di essere riconosciute come aree particolari, che avevano alcune caratteristiche ambientali, ma quindi anche a favore della pesca, ma anche dell’ambiente marino, e sono state riconosciute. Ad oggi potrebbero essercene delle altre. Io non lo so, non sono un’esperta. E sono convinta che non è detto che chiunque, sia esso Sindaco piuttosto che qualsiasi operatore all’interno di questi contesti, si sia reso conto magari che c’è un valore da tutelare all’interno di un contesto – faccio un esempio – come quello della foce del Po, il Delta del Po, dove alcune aree sono riconosciute, ma alcune no, o il litorale della zona di Bibione e dintorni, che potrebbe avere zone tutelate di questo tipo. Se un giorno, cioè domani, tra una settimana, dopo che approveremo, evidentemente io spero di no, così com’è questa legge, dovesse decidere di fare lo stesso percorso che ha fatto Caorle, che ha fatto Cavallino-Treporti, che hanno fatto alcune aree della Laguna di Venezia, non lo potrebbe più fare, come hanno detto i miei colleghi, contrariamente ad alcune norme che esistono a livello europeo che, invece, ci dicono che l’ambiente marino va tutelato, per i vari motivi che sono stati detti meglio di me, quindi bisogna prevedere almeno che sia possibile.
Io capisco che una Regione non si metta a dire – e forse dovrebbe farlo – che questa è una zona tutelata e che lasci l’autonomia ai territori di decidere cosa fare, ma dire in una legge regionale che stiamo modificando che ad oggi la partita è chiusa, le aree riconosciute sono riconosciute, se qualcuno vuole riconoscersi successivamente non si può più. Ecco, io davvero non ne capisco la ratio, e non ne capisco la ratio rispetto al fatto che noi dovremmo proprio, per garantire quell’autonomia, la capacità dei territori e dei Comuni di autodeterminarsi, lasciare la finestra aperta. Mi sembra il minimo sindacale che noi potremmo richiedere. Davvero lo dico al di là di un posizionamento politico o di parte.
Se un giorno qualche Consigliere di maggioranza venisse sollecitato da chi faceva parte della Consulta del mare e che oggi togliamo dalla Consulta del mare… Faccio un esempio, il Presidente della Provincia, oppure i Sindaci dei Comuni prospicienti la costa, oppure il Presidente della Giunta regionale, che tanto qui non c’è mai, quindi possiamo pure normarlo, l’abbiamo tolto anche dalla Consulta del mare forse perché non c’è mai in Consiglio, quindi tanto vale toglierlo anche dalla Consulta del mare. Se qualcuno di questi oggi ritiene di voler fare un nuovo riconoscimento, perché non permetterglielo di fare? Davvero chiedo di valutare in Ufficio di Presidenza che sia possibile, all’interno di un articolato che non condivido in varie parti, almeno lasciare aperta questa possibilità, o che almeno mi si spieghi, assessore Corazzari, lei che è competente rispetto a questo tema, perché non permettere ad altri territori di fare… Tra l’altro, se non erro, il territorio del Delta del Po include alcune aree marine che sono sotto la giurisdizione del Veneto. Quindi, perché non permettergli in futuro di diventare un’area tutelata, una ZTB? Perché? Perché ce ne sono già troppe, lei mi dice. Quindi, è una questione di finanziamenti e di supporto? Cioè, chiudiamo la porta perché non abbiamo la capacità di sostenere altre aree?
Io davvero ritengo che, al di là di varie questioni che all’interno di questo PDL ci sono, e non entro nel ruolo che hanno i materiali nei fondali marini di tutela biologica, perché farei un discorso non competente, l’hanno già detto alcune persone prima di me, un punto politico chiave sia quello di dire “lasciamo aperta la porta ai territori che vorranno un giorno diventare”, come hanno fatto altre aree. Mi sembra davvero il minimo sindacale che noi oggi come minoranze dovremmo portare all’interno di quest’Aula, perché altrimenti noi stiamo votando un PDL che dice: “Si sta chiudendo una legislatura? Chiudiamo. Abbiamo talmente pochi fondi, abbiamo talmente poche disponibilità che non vogliamo più che in questo territorio esistano delle ZTB”. Allora, se voi mi dite così e avete il coraggio di dirlo al microfono, io vado a casa, voto contro e siamo pacifici. Capiamo che abbiamo posizioni diverse. Ma se, invece, il nostro ruolo è quello di dire: riusciamo oggi a fare un PDL che, nonostante vada nella direzione che la maggioranza propone, almeno la Ostanel si astiene perché ha portato a casa la possibilità ad altri territori che magari oggi non hanno nemmeno capito il valore di riconoscersi come area ZTB di poterlo fare? A me sembra davvero un discorso di buonsenso, che vi chiedo di ascoltare, perché un giorno, se verrete chiamati da un Sindaco, da un’associazione per la pesca sportiva, dal Presidente della Provincia, sarete voi a dovergli dire: no, guardate, a settembre abbiamo votato per chiudere e dentro sono riusciti ad entrare solo Caorle, Cavallino-Treporti e alcune zone della Laguna di Venezia, voi ormai siete fuori. Se avrete il coraggio di dirgli questo, allora oggi andate avanti. Se, invece, volete rispondere “c’è la possibilità, ci lavoreremo” allora oggi dovreste rivalutare almeno questo punto del progetto di legge.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Consigliere Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Volevo ribadire, ma dopo gli interventi che ci sono stati credo sia stato ampiamente ribadito, che, al netto della ratio della legge, che può trovare anche dei punti di visione che, in qualche modo, con qualche aggiustatura, possono trovare un punto di convergenza, per quanto mi riguarda, credo che il fatto che si blocchi l’istituzione delle Zone di tutela biologica non abbia in sé e per sé una ratio. Non c’è un motivo per dire che un’area di tutela in una zona come la nostra, che su un litorale così importante ne ha solo due... Non c’è un nesso logico.
Se uno mi viene a dire, collega Ostanel: guarda che entro le 6 miglia... Visto che dalle 3 alle 6 miglia ci sono delle specie della filiera tipiche di pesca. Abbiamo il 90% della zona di pesca fatta di ZTB. Non si può pensare che con l’ambientalismo estremo, ideologico possa andare avanti l’economia di una Regione. Ci vuole un equilibrio su tutto.
Siccome ne abbiamo solo due, Chioggia e Caorle, e ne abbiamo due pensando che ci sono territori importanti che si affacciano su questa parte dell’Adriatico, capite bene che forse è un po’ povera come motivazione provare a dire che non se ne istituiscono più.
Molto spesso, anche per chi ha l’interesse di tutelare la pesca e i pescatori, quelle sono zone che diventano nursery in alcuni periodi dell’anno. In alcuni periodi dell’anno quelle zone diventano nursery. Vi faccio un esempio. Finito il primo frangente del fermo biologico, entro le 3 miglia non puoi più pescare. Finita la prima finestra del fermo biologico, dalle 3 alle 6 miglia non puoi pescare. Quello, dal punto di vista economico, è il momento più florido per il pescatore, perché pescando dopo le 6 miglia alcune qualità di pesce, come gli sfogi, che trovano una nursery da 3 a 6 miglia, crescono di più, ce ne sono di meno, lavorano sull’economia, sulla qualità di un prodotto bello, importante e nostrano come il nostro e non lavorano sulla massa dove ne devi pescare tanti, tanto quando vai al mercato, dopo, cala il prezzo, perché quel tipo di tutela crea un vantaggio ai pescatori perché la nursery, la legge dell’offerta, del mercato crea una qualità.
Detto questo, però, io vorrei fare anche un altro ragionamento, perché mi permetto di dire, da figlio di pescatore, che i ragionamenti ideologici fatti da noi e fatti dall’Europa non servono a nulla. Sono ragionamenti ideologici che non servono a nulla. Sapete perché? Perché, purtroppo, il pesce non sta fermo. Allora, o tu trovi il modo di trovare una politica che valga per tutti i mari di tutela degli stock ittici oppure tu qui adotti delle tecniche di pesca che non puoi adottare, fai 30 miglia, sei in Croazia e là le adottano.
C’è stato un momento che nei nostri mercati ittici mancava del prodotto, che tu non potevi neanche andare a pescare, e questi stock ittici, dopo, siccome il pesce gira, il pesce non è come il pollo che metti la retina, quando questi pesci andavano in Croazia, venivano cresciuti allevati nei nostri mari, dopo arrivavano in Croazia e in Croazia, dove vale qualsiasi tipo, fino a un anno fa, Giuseppe 2, valeva qualsiasi tipo di pesca, li prendevano con tutti i tipi di pesca che esistevano e li portavano nei nostri mercati ittici. Quindi, in pratica, li avevamo fatti crescere per farli pescare agli altri.
Sapete quanto ci mette una barca ad andare in Croazia? Un’ora. Dalle bocche di porto di Chioggia, metti 100 miglia e in un’ora, con una barca veloce, sei a Rovigno. Chioggia-Rovigno 100 miglia. Ci metti due ore? Tre ore? È come tutto il tema degli stock ittici migratori.
Ci vengano a spiegare che bisogna adottare delle politiche, io sono d’accordo, ma non può essere che noi adottiamo un tipo di politica e dopo ti allontani di 50 miglia e hai i cinesi che pescano balene e delfini. Non può essere così.
Vorrei, colleghi, che le politiche che si adottano per la tutela degli stock ittici decidiamo quali sono. Decidiamole. Più restrittive, meno restrittive, 22 millimetri, 40, 3 miglia, 6 miglia, Ramponi. Decidiamole. Per me va bene qualsiasi politica, ma deve valere per tutti i mari. Non può essere che, quando ti vengono nel periodo delle correnti nella cuspide lagunare, tu devi stare attento, anche se per sbaglio vai a fare il bagno e trovi una sappia che ti nuota e questo pesce dopo sei mesi si trova di fronte alla Tunisia e là possono pescarlo anche con le motovedette e il mitra (faccio una battuta). Quindi, capite come l’ideologia a volte non risolva il problema. Tant’è che in questi anni su questi temi più siamo diventati ideologici e più abbiamo ridotto gli stock ittici. Più siamo diventati ideologici e più abbiamo ridotto gli stock ittici.
Vivaddio, io non sono uno statista, ma è se vent’anni che mettiamo politiche restrittive su alcuni temi e gli stock ittici diminuiscono, vogliamo ricercare in maniera legittima e scientifica le responsabilità dove stanno? Il cambiamento climatico, il fatto di cominciare a non sversare più alcune robe nei mari, il fatto di cominciare a dire che volere bene a un ambiente sano quando tu arrivi in acqua è l’ultima fase, perché la plastica che arriva in acqua devi fermarla prima. Vogliamo cominciare a dire che chi va a pescare non deve essere un predatore autorizzato a tutto? Lavorare su motori che disinquinano. Lavorare affinché anche l’agricoltura entri in sintonia con la pesca. Guardate, quando noi buttiamo nei nostri campi di tutto e avvengono le piogge torrenziali, quelle piogge lavano i campi, che lo portano nei fiumi e i fiumi lo portano in mare. Dove viviamo io e il collega Dolfin ogni volta che c’è una tempesta abbiamo tutto ciò che esiste nell’Adige e nel Brenta sulla nostra spiaggia. Abbiamo due bocche di fiume, due foci di fiume in sei chilometri e si chiamano Adige e Brenta. Non è che si chiamano il fiumiciattolo della signora Maria. Sapete cosa vuol dire in una situazione dove tu hai circa 220.000 ettari che stanno andando alla salificazione e non più coltivabili che tutto ciò che buttano dopo piove? Allora quello deve essere il ragionamento che, se vuoi bene all’ambiente, devi fare. Il ragionamento deve essere complessivo. Deve essere di ricercare le vere responsabilità, deve essere di guardare la luna e non il dito.
Vi dico, allora, che mi va bene qualsiasi regola e qualsiasi legge. Mi adeguo. Non voglio pensare, mi adeguo. Ma che valga per tutti. Che valga per tutti. Che valga per tutti! Altrimenti, è inutile che nei nostri mari delle cose non si possono fare e negli altri mari si possono fare, perché solo un folle può pensare che gli stock migratori stanno fissi qua da noi. No, gli stock ittici migratori girano, girano. E siccome girano, da noi si ingrassano e dalle altre parti vengono sterminati. Vogliamo mettere le telecamere a bordo? Benissimo. Mettiamo anche i microfoni nella giacca del pescatore. Ma non ragioniamo in modo ideologico, perché l’ideologia è vent’anni che ha quasi distrutto un’economia, senza individuare il colpevole. Siccome i numeri in politica non sono declinabili e opinabili, vent’anni di politiche restrittive non hanno fatto risolvere il problema, hanno aiutato magari a calmierarlo, ma se non lo hanno risolto, ragazzi, non è che nella matematica esistono tante declinazioni per leggere i numeri.
Chiudo dicendo, da persona che crede che le sfide della lotta al contrasto dei cambiamenti climatici devono essere nel DNA della politica, tutta, perché sono la sfida del futuro, che se tu vuoi davvero combattere i cambiamenti climatici, o le cause di spopolamento, o di un minore stato di salute del mare, lo devi fare in modo non ideologico. Va bene che in spiaggia – faccio l’esempio che faccio sempre a mio figlio quando gli spiego – quando facciamo la passeggiata io e mio figlio se troviamo una bottiglietta la prendiamo e la buttiamo nel bidone, ma forse va ancora meglio…
Speaker : PRESIDENTE
Concluda, grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Dicevo, forse va ancora meglio che in una città come la Laguna di Venezia, dove ci sono ancora degli scarichi a mare, forse è più efficace intervenire sugli scarichi a mare, che nel 2025 non si possono sentire pensando solo a cosa ognuno di noi butta nei propri lavandini e wc quando deve pulire e sanificare le proprie case. Ci buttiamo l’ammoniaca.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo Pan, prego.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie.
Devo ringraziare il collega Dolfin per aver portato avanti questa rivisitazione in questo PDL, che è importante soprattutto per i nostri amici della costa, ma penso sia importante anche per tutta la nostra Regione. Abbiamo ascoltato tutti gli interventi e penso che gran parte di chi è dentro quest’Aula li ritenga condivisibili, per i tanti problemi che, effettivamente, il nostro mare, soprattutto nelle miglia costiere, viene a essere compromesso da molte attività umane, che non sono solo la pesca. Ricordo che soprattutto all’interno della competenza statale, mi pare siano dodici miglia le acque di competenza nazionale, chiaramente ci sono attività di tutti i tipi, soprattutto di fronte alla nostra costa, dagli offshore, da impianti di prelevamento del gas. Quante volte ne abbiamo parlato. Ci sono piattaforme petrolifere che si attaccano alla costa. A Rovigo ci sono, ad esempio, quelle del gas. Il mare, quindi, non è proprio il posto bucolico che pensiamo noi quando andiamo in spiaggia, quando vediamo il tramonto la sera con la morosa, ma ci sono anche tante attività che interagiscono, purtroppo, con la pesca, che è l’attività tradizionale, l’attività che ha dato a tanti luoghi della nostra regione una storia, una tradizione, ma anche un’identità, come quella di Chioggia, come quella di Caorle, come quella di Venezia.
In questi ultimi decenni si sono visti tutti i problemi che sono stati descritti. Chiaramente è un po’ difficile capire come limitare... Già sono stati limitati i versamenti in agricoltura dei liquami, dei fosfati, dei concimi azotati. Purtroppo, il problema più grosso, secondo me, è anche quello delle plastiche che arrivano dai fiumi, le microplastiche che sono nel mare e che alimentano molto spesso i pesci che poi noi mangiamo.
Detto questo, le zone di tutela sono importanti, soprattutto quelle di tutela biologica, perché il nostro mare, che ha una profondità media nell’Alto Adriatico di 30 metri... Quindi, è una vasca da bagno in confronto ai mari delle coste croate, citate, che sono più profondi e più freschi, dove l’acqua è più fredda, dove ‒ come ricordava bene Jonathan Montanariello ‒ i pesci, gli stock ittici si muovono. Magari da noi depongono le uova e poi si muovono da altre parti dove trovano acque più ossigenate e più pescose. Sono due situazioni completamente differenti. Noi dobbiamo soprattutto tutelare le zone di nursery. Noi abbiamo le nursery di molte specie, che poi passano e addirittura vanno nel profondo Mediterraneo, escono anche dal Mediterraneo.
Sicuramente l’istituzione di queste zone biologiche, ricordo, non è prerogativa della Regione, di un Sindaco, di una Provincia autonoma, ma sono prerogative del Ministero dell’agricoltura e della pesca, se non ricordo male, in concerto con il Ministero dell’ambiente e dell’economia.
L’iter passa da lì. Se noi stessimo qui a convincere tutti i Sindaci della costa a dire “facciamo dappertutto aree di tutela biologica”, per carità, facciamole, però i decreti vengono fatti in base anche a degli studi scientifici, che devono essere fatti da ISPRA, da tutti gli enti che sono coinvolti in questo senso.
Dobbiamo fare un po’ attenzione, collega Ostanel, a denigrare o a emendare cose che poi noi non possiamo neanche istituzionalmente fare, se non eventualmente essere parte di questo iter nei tavoli ministeriali. Lì, però, ci vanno gli Assessori, ci vanno le Regioni se chiamate.
Pensiamo a tutelare meglio quelle che già abbiamo, che hanno già i loro problemi. Cerchiamo di informare la popolazione e i turisti che comprimono con la loro attività queste aree biologiche, perché il passaggio anche di un singolo natante, delle barche, delle navi, può compromettere una situazione che invece sarebbe favorevole all’attività di nursery e di produzione di pesca e di pesce utile alla nostra flotta peschereccia.
Ricordo, ma l’ha già ricordato qualcuno prima di me, che la riduzione degli addetti della pesca è stata, negli ultimi decenni, veramente una riduzione importante. Ricordo che il PIL della pesca veneta è attorno al miliardo di euro, di cui 300 milioni, se non ricordo male, di pescato nostro, ma 700 e rotti milioni di pescato importato. Noi importiamo – dobbiamo dirci le cose – da altri mari, da altri oceani, spesso e volentieri, tutto quello che trovate sui banchi del supermercato, nonché anche dai grandi allevamenti che ormai sono in mare e che non possiamo farli noi, perché l’acquacoltura in mare purtroppo deve, con tutti i suoi problemi, perché anche lì ci sono una serie di cose, deve essere fatta dove le acque sono profonde, quindi bisogna farla con grandi cestoni che contengono le orate e i branzini, che generalmente sono quelli che vengono in gran parte allevati, ricordatevi che si va bene li trovate fatti dai croati, se vi va meno bene dai greci, se vi va male trovate quelle turche, e anche lì la compressione… Quindi, l’Europa, che ha la competenza degli stock ittici marittimi, ha una grande responsabilità su questo. Ricordo le battaglie fatte dall’onorevole Conte della Lega sulla dimensione della vongola. Non si capiva come mai le nostre vongole erano massimo di ventidue millimetri, invece nelle altre parti, magari nel Mar del Nord, diventavano lunghe cinque o sei centimetri. Vedete, ogni mare ha le sue caratteristiche. Il nostro mare, purtroppo, ha tanti problemi, le mucillagini che ci siamo detti, il granchio blu adesso, probabilmente arriveranno altre cose, perché il surriscaldamento dell’acqua ormai è alla vista di tutti, quindi noi abbiamo il dovere, ma dobbiamo avere anche l’attenzione di salvaguardare questo comparto, ma non perché il collega Dolfin è di Chioggia, insieme al collega Montanariello, e l’altro è di Caorle, ma perché poi è tutto il nostro Veneto che perderebbe parte della sua tradizione e della propria identità. Quante volte andiamo al mare e andiamo a mangiare i casoni, o magari risaliamo i fiumi, il Livenza o altri, e incontriamo i pescatori, oppure ci andiamo a mangiare le moeche ultime rimaste a Torcello, perché ormai l’ultima cooperativa è quella di Burano.
Quindi, bisogna fare attenzione, bisogna far capire che c’è questa attività, bisogna far capire ai cittadini che questa attività è molto regolata, a volte anche troppo da noi. Mentre per i pescherecci croati i fermi pesca ne ho visti pochi farli, i nostri pescatori se ne stavano a casa, per “x” motivi. Eppure, è Europa anche quella adesso. La Croazia è in Europa. Come mai le regole che adottiamo noi – è come in agricoltura – dall’altra parte del mare sono completamente differenti? Quindi, l’Europa anche qui ha grande responsabilità. Va beh, dopo ognuno a casa sua fa quello che vuole, dicono da quelle parti lì. Non per niente, la flotta peschereccia della Croazia negli ultimi anni è più che raddoppiata, rispetto a noi che ne abbiamo perso la metà, ma direi in tutto il comparto italiano, direi.
Dall’altra parte del Mediterraneo ci sono i tunisini, i marocchini e tutti quelli che pescano lì, che ci portano via o sparano se i nostri pescatori superano il miglio di competenza, invece loro scorrazzano senza nessun tipo di regolamentazione europea. Non stanno certo a guardare se il pesce è di 10, di 12. Eppure è il Mediterraneo. Quante volte abbiamo provato a discutere con i greci di queste cose qui. In Grecia fanno quello che vogliono anche loro.
Attenzione a imporre limitazioni suppletive ai nostri pescatori, che poi andiamo a condannare alla lenta estinzione, per mille motivi (dai costi alla manodopera che non c’è più, a tutto quello che sappiamo, all’inquinamento, eccetera) e, dall’altra parte, non limitare e lasciare liberi tutti quanti.
Do l’ultimo dato. Anche l’Emilia-Romagna ha solo due zone di tutela biologica in mare. Più o meno la costa è quella, come la nostra. Però abbiamo, e l’Assessore lo sa, anche il distretto del nord Adriatico. Comunque si parlano l’Emilia-Romagna, il Veneto e il Friuli da anni. Queste sono aree che vengono protette, che vengono implementate e che possono dare sicuramente soddisfazioni in futuro. Penso che proprio all’interno del distretto delle tre Regioni si possa lavorare anche eventualmente per implementare o suggerire al Ministero altre zone che potrebbero essere sicuramente ‒ mi viene in mente quella del Po ‒ aree importanti, aree di tutela. Auspico che vengano fatte, però l’iter non è così semplice.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliera Zottis, prego.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Non aggiungo tanto a quello che hanno già detto i colleghi, anche perché soprattutto il consigliere Montanariello, secondo me, è riuscito a fare in un equilibrio perfetto un ragionamento che in parte ha ripreso anche lei, capogruppo Pan, nel cercare di mettere insieme il concetto di economia ittica con tutte le difficoltà, che sono state anche ben descritte da relatore, correlatore e colleghi in questo momento e biodiversità. Le due cose se non vanno insieme, purtroppo, lo abbiamo già visto, ce lo dicono le ricerche, non andiamo avanti.
Detto questo, non è che la collega Ostanel o gli altri colleghi abbiano contestato la legge di per sé. Quello che stiamo dicendo è che il tema vero, il nucleo vero per cui abbiamo i nostri dubbi, è che qui sostanzialmente si toglie la parola “Istituzione”.
Quello che lei ha anche detto per quanto riguarda il rapporto con l’Emilia-Romagna viene meno, perché nel momento in cui c’è solo “gestione”, che ben venga, ma si toglie la parola “Istituzione”, si va a bloccare...
Dopo ce lo spiega, perché questo è, alla fine, quello di cui stiamo discutendo. Non stiamo discutendo di altro. Questo è l’elemento che in qualche modo pone delle criticità, non l’obiezione di per sé e neanche la non consapevolezza di quello che viene descritto, per esempio, nelle relazioni e quindi nella necessità anche di rivedere la legge dopo anni che non veniva rivista.
Quell’aspetto lì è l’aspetto che in qualche modo è stato sottolineato e pone alla minoranza, anche in modo omogeneo, in qualche modo, delle criticità rispetto alla legge stessa.
Dopodiché, se ci sono ulteriori chiarimenti, se non abbiamo approfondito a sufficienza, se verranno accettati alcuni emendamenti, ci rimetteremo in discussione.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Ci sono altri interventi?
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ci sono dodici emendamenti e mi pare un ordine del giorno.
Mezz’ora per valutare gli emendamenti. Oltre al Presidente e l’Ufficio di Presidenza della Terza Commissione, chiedo anche al presidente Sandonà, visto che c’è un emendamento che è di carattere finanziario, di presenziare alla verifica degli emendamenti.
Grazie. Riprendiamo alle ore 16.30.
I lavori riprendono alle ore 16.45.
Colleghi, per informazione generale, ci sono due emendamenti che sono stati riscritti, che sono, appunto, in fase di chiusura di rielaborazione. Portate pazienza un attimo, altrimenti non chiudiamo i lavori.
Sono arrivati tre emendamenti, che sono anche stati caricati su Concilium. Se fate l’aggiornamento, dovreste vederli.
Do un minuto per eventuali subemendamenti. Do un tempo stretto perché sono stati concordati in Ufficio di Presidenza della Commissione Terza e dovrebbero recepire parte della manovra emendativa depositata.
Un minuto per eventuali sub.
Non sono pervenuti subemendamenti.
Partiamo con l’articolato. Entrate su Concilium. Verificate che tutto funzioni.
Siamo sull’articolo 1. C’è l’emendamento 1 del collega Masolo.
Lo presenta, collega? Lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
Ripeto, relatore contrario.
Ditemi se devo andare in fondo o guardo qua. Perfetto. Aiutate il collega Soranzo dal punto di vista informatico.
Collega Vianello, prego.
Speaker : Roberta VIANELLO (Zaia Presidente)
Dico a voce il voto contrario, perché si è spento l’iPad.
Speaker : PRESIDENTE
Okay, riaccenda perché ripartiamo subito.
Chiudo la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sempre sull’articolo 1.
Emendamento n. 6, Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Lo do per letto.
Speaker : PRESIDENTE
Non vedo interventi, quindi metto in votazione l’emendamento n. 6, relatore favorevole.
È aperta la votazione.
Speaker : Roberta VIANELLO (Zaia Presidente)
Vianello vota favorevole.
Speaker : PRESIDENTE
Vianello a verbale è favorevole.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Con questa votazione praticamente abbiamo già approvato l’articolo 1, quindi passiamo all’articolo 2. Con l’approvazione dell’emendamento praticamente è stato votato l’articolo 1, perché era completamente sostitutivo.
Siamo sull’articolo 2, l’emendamento n. 2 di pag. 2, Masolo.
Non vedo richieste di intervento, lo metto in votazione, il relatore è contrario.
Aperta la votazione.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Sempre sull’articolo 2, emendamento n. 3 di pag. 4, sempre il collega Masolo, lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento, lo metto in votazione, il relatore è contrario.
Aperta la votazione.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento 7 del collega Montanariello, pagina 5 bis.
Prego, Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, Presidente, lo ritiro perché negli emendamenti successivi lo abbiamo accorpato ad un altro.
Speaker : PRESIDENTE
Ritirato il 7.
Andiamo all’emendamento 14, 5 bis 1, sempre Montanariello; penso sia uno di quelli depositati adesso, da quello che vedo.
Quindi non vedo interventi.
Sì, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, Presidente, volevo dire che questo emendamento, che non ha parere favorevole, lo ritiro evito la bocciatura, però vorrei spiegare in 30 secondi il concetto.
L’intento era di non precludere quando ci sono degli studi, solamente le università o gli enti pubblici di ricerca come ISPRA, perché molto spesso ci può essere il coadiuvarsi in alcuni studi anche di associazioni di categoria, mi viene in mente, nel mondo economico, quello che può essere la CNA, come per dire nel mondo dell’agricoltura, la Coldiretti o la CIA o altro.
Però mi hanno fatto notare anche i tecnici che molto spesso le università o la stessa ISPRA, quando ha bisogno di partnership con enti privati si attiva già da sola.
Quindi lo ritiro perché, alla fine, insomma, l’intento di poter coadiuvare una realtà più ampia e più specifica quando si fanno alcuni studi compresi…
Speaker : PRESIDENTE
Mi pare stia spiegando quello dopo.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Va beh, comunque vale per quello dopo,
Speaker : PRESIDENTE
Quindi ritiriamo il 14…
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
No.
Speaker : PRESIDENTE
Il 7 è ritirato.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
No no.
Speaker : PRESIDENTE
Allora io direi votiamo il 14….
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Qual è il 5 bis?
Speaker : PRESIDENTE
5 bis 1.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Allora il 5 bis lo do per letto.
Speaker : PRESIDENTE
Netto in votazione l’emendamento 14. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l’articolo 2, così come modificato.
È aperta la votazione. Ripeto: articolo 2, colleghi. Chi non ha votato, se vuole, può votare.
Bene. Grazie.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 3, emendamento 8, del collega Montanariello (pagina 5 ter)
Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, mi scusi, questo è quello che avevo spiegato prima. Per chi ci segue, avevamo aggiunto una pagina. Comunque, Presidente, lo ritiro per quel motivo.
Rubo trenta secondi per l’emendamento approvato prima, dove in qualche modo abbiamo inserito all’interno del concetto di valutare anche quelle zone dove ci sono, nelle finalità di un principio già inserito dalla proponente della legge, quelle che sono le specie alloctone. Quindi, abbiamo un po’ ampliato la platea a tutela della biodiversità.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Il n. 8 è ritirato.
Articolo 3. Non ci sono più emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 3.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Emendamento n. 9, sempre Montanariello. Ho un appunto che dovrebbe indicare il ritiro, però mi dica lei. Pagina 5-quater, emendamento n. 9.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Il 5-quater è ritirato.
Speaker : PRESIDENTE
Ritirato.
Siamo ancora sull’articolo 4, emendamento n. 15, Montanariello, 5-quater.1. 5 quater.1, emendamento n. 15.
Sono quelli depositati adesso.
Metto in votazione l’emendamento n. 15. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l’articolo 4.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 5.
Emendamento n. 10, Montanariello, pagina 5-quinquies.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Lo ritiro.
Speaker : PRESIDENTE
Ritirato.
Sempre sull’articolo 5, emendamento n. 11, Montanariello, pagina 5-sexies.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, lo abbiamo riformulato e ripresentato.
Speaker : PRESIDENTE
Quindi, viene ritirato.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Lo ritiro, sì.
Speaker : PRESIDENTE
Il n. 11 è ritirato.
Andiamo all’emendamento 16, sempre Montanariello. Penso sia quello riformulato.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
No, non è quello riformulato. Intervengo.
Presidente, penso che questo sia forse l’emendamento più importante. In concertazione anche con i colleghi della maggioranza siamo riusciti a trovare, io credo, una buona mediazione per dire una cosa. È vero che noi non la mettiamo via e rimaniamo fermamente convinti che questa Regione non debba escludere la possibilità che ci possano essere altre zone di tutela biologica, e questo penso che lo scriviamo a caratteri cubitali. Per noi in questa legge è il percorso, la strada maestra da fare. Non possiamo dire che due bastano. Non c’è nulla che dice che due bastano. È altrettanto vero che se vogliamo arzigogolare un ragionamento e andare a dire che noi non le facciamo perché non è competenza nostra, forse saremmo anche claudicanti in questo ragionamento, perché effettivamente non le possiamo più istituire noi.
Penso che con questo emendamento, Presidente, abbiamo trovato una mediazione importante e utile che dà anche un impianto positivo, un impianto green, un impianto di lungimiranza e ottica che un legislatore deve avere nel non precludersi nulla.
Con questo emendamento, Presidente, è vero che non è più competenza nostra, quella di creare zone di tutela biologica marina, le fa il Ministero, però è altrettanto vero che se tu non le chiedi al Ministero, il Ministero non può neanche magari pensare di valutarle. Per chiederle al Ministero, probabilmente devi avere degli elementi. Non può bastare che, dal punto di vista politico una Amministrazione gliela chiede, la Regione la chiede o magari io e il collega Soranzo andiamo a fare il bagno, l’acqua ci sembra più bella e diciamo “facciamo una ZTB”.
Ci vogliono degli elementi. Il fatto, Presidente, che noi inseriamo che possiamo fare degli studi di valutazione scientifica per chiedere a chi è competente la creazione di una ZTB vuol dire tre cose, che intanto non abbiamo detto che c’è una pietra tombale, che in Veneto sono due e resteranno due, perché se ci sono degli studi che dicono che ne serve un’altra, possiamo chiederla. Secondo elemento, presidente Ciambetti: il Veneto continua ad avere un ruolo attivo perché non solo può chiederle, ma può anche spendere dei soldi per incentivare studi e dopo chiederle all’ente competente, e il terzo elemento è che noi diciamo che è vero che voi con questa legge volete gestire quelle che ci sono, però diciamo anche che, se c’è la richiesta di fare delle valutazioni scientifiche, possiamo farle e possiamo fare degli studi collegati, Presidente, all’emendamento di prima, che dice che gli studi li fanno le università e i soggetti istituzionali, quindi parliamo di ISPRA, parliamo dell’università.
Se questa collaborazione dice che magari, collega Dolfin, ci chiamano che crescono le vongole come ad Ancona in una zona, ISPRA fa uno studio e dice che forse è meglio tutelarla, non esclude il fatto che c’è ancora una porta aperta e non c’è una pietra tombale al fatto che due sono e due devono restare. Sono due, ma possiamo eventualmente avere la capacità, come Regione Veneto, non solo di chiederle, ma anche di fare studi con il nostro Ente, con ISPRA e con l’università per chiederne altre, se servono, quindi, Presidente, credo che sia un portone che rimane aperto nel trovare una conciliazione e non dire che il Veneto smette di avere un ruolo attivo non solo nella richiesta, ma nella proposta e nella ricerca di eventuali siti da far diventare ZTB, attraverso non desiderata politici, ma studi fatti da università ed enti come la stessa ISPRA.
Un ringraziamento anche al tavolo, Presidente, che è stato un po’ lungo, però credo che con il relatore, con il Presidente della Terza e con i tecnici abbiamo trovato una formula per coadiuvare e mediare necessità e prospettive future nell’interesse della Regione, delle ZTB, della tutela della biologia marina.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Zanoni, prego.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Credo sia importante l’approvazione di questo emendamento, perché non dobbiamo chiuderci la possibilità di ampliare le aree protette marine, visto che sono un patrimonio importantissimo per la salvaguardia della biodiversità dei mari.
Questi studi di fattibilità naturalmente devono poi essere voluti, ci vuole la volontà politica, adesso noi facciamo la legge e poi bisogna metterci i fondi. Servono fondi, ma serve soprattutto che ci sia la volontà della politica, naturalmente il tutto in collaborazione con tutti quegli enti che possono dare un contributo. Il collega ha citato ISPRA, io citerei anche l’ARPAV, le università, alcune associazioni che si occupano di tutela della fauna marina, dei cetacei.
È quindi importante votare la norma, ma poi renderla viva con i dovuti finanziamenti.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento 16. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sempre sull’articolo 15, emendamento… Articolo 5, emendamento 12, sempre Montanariello.
Metto in votazione l’emendamento 12, Relatore contrario,
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo 5, così come modificato.
È aperta la votazione.
Articolo
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo n. 6, emendamento n. 13, sempre Montanariello.
Ritirato l’emendamento 13.
Non ci sono emendamenti. Non ci sono più emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 6.
È aperta la votazione. Ripeto: articolo.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 7. Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 7.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull’articolo 8.
Metto in votazione l’articolo 8.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 9.
È aperta la votazione sull’articolo 9.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 10.
C’è un emendamento sull’articolo 10 della collega Baldin.
Prego, collega Baldin.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Ho ritenuto opportuno fare un emendamento sulla norma finanziaria perché mi è sembrato un po’ insolito che una legge regionale non preveda uno stanziamento per il suo sviluppo, per fare ragionamenti successivi. Siccome ci sono anche degli aspetti positivi in questa legge che andavano, secondo me, valorizzati, avevo pensato di stanziare una somma minima di 50.000 euro, che sicuramente non vanno a finanziare l’universalità delle cose che si possono fare, ma dava comunque una mano al settore pesca, in particolare a quello del pescaturismo, che è uno degli obiettivi che con questa legge si vogliono valorizzare e sviluppare.
So che c’è un parere negativo da parte degli uffici e della politica. È un dispiacere. Spero che nelle prossime proposte di legge dei Consiglieri ci sia anche questa parte finanziaria, che secondo me in una legge deve sempre trovare una giusta collocazione. Altrimenti facciamo leggi che non hanno sostanza e gambe per poter avere uno sviluppo successivo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Mettiamo in votazione l’emendamento n. 004 della collega Baldin. Parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Passiamo, adesso, alla votazione dell’articolo 10.
Se non ci sono interventi, mettiamo in votazione l’articolo 10.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso c’è un ordine del giorno della collega Baldin “Interventi per la tutela, la promozione e lo sviluppo della zona costiera del Veneto e per la creazione di zone di tutela biologica marina”.
Collega Baldin, prego.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Questo era il titolo della legge. L’ordine del giorno, in sostanza, riprende in premessa quello che si è verificato nell’ultimo periodo, ovvero mareggiate e alluvioni che hanno compromesso l’esistenza stessa di alcune zone costiere, in particolare della mia zona, Isola Verde, sottomarina, e non solo.
Con questo ordine del giorno, visto che parliamo della costa e della sua tutela, si vorrebbe impegnare la Giunta regionale a farsi promotrice di una nuova sinergia tra centri di ricerca, Genio civile, Enti locali e propri uffici per difendere i litorali delle zone costiere.
Qui c’è una piccola modifica e previa questa modifica si potrebbe... Esatto. Si valuta la votazione a favore, cambiando la parola “riservando risorse finanziarie nella prossima manovra economica” con la parola “valutando risorse finanziarie nella prossima manovra economica”.
Con questa modifica, che accetto, la valutazione è positiva.
Speaker : PRESIDENTE
Andiamo in votazione sull’ordine del giorno, con il seguente impegno – se ci sono errori, chiedo al collega Dolfin di correggermi – “a farsi promotrice di una nuova sinergia tra centri di ricerca, Genio civile, Enti locali e propri uffici, per difendere i litorali delle zone costiere, anche valutando di decidere risorse finanziarie nella prossima manovra economica”.
Con questa modifica, mettiamo in votazione l’ordine del giorno.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Presidente Andreoli, prego.
Speaker : Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)
Veramente due parole velocissime per diritto di ringraziamento, come si conviene. In primis, ringrazio il relatore e collega Dolfin, per avere sollevato questo tema e portato all’attenzione di tutti. È un ambito della nostra Regione semplicemente fondamentale per la nostra vita, per la nostra salute, per la nostra economia, per il nostro benessere. Speriamo che con questo intervento si riesca a tutelarlo ancora meglio di come non sia stato fatto e che possano arrivare anche opportunità economiche derivanti magari da fondi europei per promuovere lo sviluppo e la sua salubrità per le generazioni a venire.
Grazie a lui, grazie anche al correlatore Montanariello, per il suo spirito costruttivo, che ha dimostrato lungo tutto l’iter. Ringrazio anche gli uffici regionali preposti, l’assessore Corazzari e il nostro immancabile Ufficio legislativo, che è sempre stato disponibile fino all’ultimo secondo per trovare la quadra e far coincidere tutte le sensibilità.
Chiudo semplicemente dichiarando e preannunciando il voto favorevole del Gruppo Liga Veneta. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Correlatore Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, Presidente, è un progetto di legge che - Presidente Zottis, dico anche a lei che ha seguito i lavori in Terza Commissione con me - è nato e ci ha visto su posizioni diametralmente opposte, perché parlavamo di ZTB, di Zone di Tutela Biologica, si parlava di gestione delle attuali in un’ottica in cui dall’altra parte c’era non in modo ideologico, ma la volontà pratica di pensare che se ne servono altre, è giusto farle.
È una legge che è nata con il principio, sì, di aggiornare, e su questo anch’io credo che il relatore e il Presidente della Terza Commissione Andreoli abbiano avuto l’intuizione di capire che è una legge che viene rivista dopo circa vent’anni ha la necessità di essere rivista, ma non essere rivista per non diventare più moderna o essere rivista al ribasso.
Ciò non toglie, Presidente, che le nostre posizioni, così come le sue e quelle del Gruppo del PD dei colleghi fossero diametralmente opposte, perché noi continuiamo a pensare che la biodiversità, la tutela della biologia marina, la tutela della fauna marina, la tutela ambientale a 360 gradi siano non solo un valore, ma una sfida futura per noi, siano una sfida futura per noi come classe politica, siano una sfida futura per noi come donne e uomini e siano una sfida futura come genitori anche, semplicemente perché in un momento come questo, dove dei cambiamenti climatici che vediamo dalle grandinate improvvise al fenomeno di specie aliene che invadono i nostri fiumi, i nostri laghi, le nostre foreste, vi è mai come adesso la volontà di mettere al centro del dibattito politico l’idea di una sostenibilità ambientale seria, Presidente seria, di una sostenibilità ambientale che non dimentichi anche che bisogna coadiuvare le politiche della sostenibilità ambientale con quelle del lavoro, con quelle delle imprese, che vengano fatte mettendo al centro il buonsenso e le risorse, perché le sfide al cambiamento climatico non si combattono senza risorse e senza interventi veri, però devo dire che nel corso della manovra emendativa con una mediazione dove la politica ha saputo fare il suo lavoro siamo arrivati, Presidente, colleghi Dolfin e Andreoli, a non chiuderci delle porte e a pensare che l’idea di gestire le zone di tutela biologica che ci sono, non esclude l’idea che se ne possano creare altre. Siamo riusciti a lasciare al centro, con la manovra emendativa, e con un lavoro anche che non ha visto un braccio di ferro ideologico bipartisan, ma l’affermarsi dei principi del buonsenso, del dialogo e di mettere al centro una legge che possa essere la più ampia possibile, che la Regione Veneto non perdi un ruolo molto importante che è il ruolo anche di player, di poter proporre, perché è vero che non le facciamo più noi, le fa il Ministero, però ciò non toglie che nel momento in cui la Regione Veneto può decidere di fare degli studi e proporle, rimane sempre all’interno delle nostre possibilità e capacità legislative poterle proporre agli Enti competenti.
C’è un tema di fondi, sì; lo diceva prima la collega Baldin, lo diceva prima il collega che mi ha preceduto, che ci vogliono fondi e risorse per farlo, però è anche vero che queste sono quelle realtà dove i fondi arrivano, perché tra i FEAMP, tra i FEAMPA, tra i contributi sicuramente non sono delle realtà dove i fondi non arrivano e, quindi, credo che l’insieme di tutte queste cose che abbiamo detto, l’insieme anche di aver messo insieme una mediazione dove non si esclude l’idea che ci possa essere un percorso da tracciare, facendole aumentare con finalità scientifiche attraverso il passaggio da enti pubblici, ISPRA, università, ARPAV o altro, noi pensiamo che questa non è la legge migliore del mondo che noi avremmo voluto, però pensiamo che è una legge che siamo riusciti anche ad aggiustare e a sistemare con il dialogo e la manovra emendativa, quindi credo che il voto di astensione per non votare contro sia un segnale importante che diamo anche per dire che in questa legge ci sono dei miglioramenti che abbiamo portato a casa come Partito Democratico e come minoranza con la manovra emendativa, quindi crediamo anche che non sarà la legge migliore del mondo, ma è una legge che noi abbiamo migliorato e per questo ci asterremo come voto finale.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Non vedo altri interventi, quindi metto in votazione.
Mi dispiace per il collega Dolfin, mi spiace veramente ma purtroppo è già intervenuto il collega Andreoli per lo stesso gruppo in dichiarazione di voto.
Mettiamo in votazione il progetto di legge regionale n. 220, dei consiglieri Dolfin, Andreoli e altri.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Chiudiamo qui i lavori. Buona giornata.