Regione del Veneto
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Speaker : PRESIDENTE
Colleghi, registratevi su Concilium, grazie.
Il correlatore c’era?
Colleghi, buongiorno. Siamo in numero legale.
Riprendiamo la seduta. Siamo in continuazione… No, c’è un telefono aperto di qualcuno che sta sentendo qualcosa, non so.
Dicevo: siamo in continuazione di seduta. Ieri sera abbiamo chiuso con le relazioni dei relatori e oggi proseguiamo.
Per le comunicazioni del Presidente, ho i congedi del Presidente Luca Zaia e del consigliere Boron.
Ha comunicato l’assenza Nicola Finco; la collega Cestari, invece, ci segue da remoto.
Riprendiamo la discussione generale del PDL n. 191.
Qualcuno si vuole iscrivere a parlare in discussione generale? Io non vedo richieste di intervento.
Se non ci sono richieste di intervento, chiudo la discussione generale. Devo chiedere all’Ufficio di Presidenza della Seconda Commissione di passare all’esame degli emendamenti.
Se ben ricordo, Presidente, sono 14 emendamenti, quindi darei mezz’ora di tempo per… Sono le 10.54.
Riprendiamo i lavori alle 11.15 minuti. L’esame emendamenti avviene in Sala del Leone. Grazie.
Riprendiamo, ripeto, alle 11.15.
Prendiamo posto.
Siamo pronti per ripartire con i lavori sul PDL 191.
Mi servirebbe qualcuno del sistema informatico. A parte che… Io vorrei capire cosa succede di notte ai sistemi informatici del collega Zanoni. Mi serve vedere chi chiede la parola perché con lo schermo così non vedo nessuno. Richiesta di parola.
Pannello oratori, penso. Eccolo qua, perfetto
Bene così, ottimo.
Colleghi, iniziamo con l’articolato. Siamo sull’articolo 1 e ci sono degli emendamenti.
Collega Camani, prego. Sull’ordine dei lavori?
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Sì, sull’ordine dei lavori.
Speaker : PRESIDENTE
Prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Nel senso: per relazionare all’Aula su quanto mi è stato riferito dal vicepresidente Montanariello. Noi cerchiamo come opposizioni di fare sempre il nostro mestiere, che in parte è un mestiere di opposizione, ma in parte, anzi, nella stragrande maggioranza dei casi, tentiamo di dare il nostro contributo a tutti i provvedimenti che vengono in Aula, e delle volte notiamo anche che il nostro contributo viene valutato in maniera positiva.
Il vicepresidente Montanariello mi faceva invece notare come questa volta nell’Ufficio di Presidenza che ha valutato gli emendamenti in relazione al provvedimento che ci stiamo apprestando a votare in Aula, ci sia stato un atteggiamento di preclusiva chiusura da parte della presidente Rizzotto, come se la discussione che avviene nell’Ufficio di Presidenza fosse una perdita di tempo.
Siccome né voi né noi abbiamo tempo da perdere, presidente Ciambetti, noi avremmo voluto affrontare compiutamente la discussione sul merito degli emendamenti in Ufficio di Presidenza. Non ci è stato consentito di farlo, perché evidentemente la presidente Rizzotto non aveva tempo e voglia di essere collaborativa in questo senso. Annuncio che lo dovremmo fare dunque in Aula, nel corso della discussione.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Rizzotto, penso per fatto personale.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Esattamente. E anche sull’ordine dei lavori, perché penso che ogni luogo abbia le sue funzioni… Scusate, penso che ogni organo abbia le sue funzioni.
La discussione è stata ampia e approfondito l’esame di questo ordinamentale, in diverse sedute della Commissione. Gli emendamenti presentati ripropongono di fatto modifiche che sono state ampiamente discusse, valutate e votate in Commissione. Da relatrice e Presidente della Seconda Commissione ho mantenuto la linea che è stata portata avanti dalla Commissione stessa, perché non vi era nessun elemento di novità. Chi ha portato queste richieste, ancora ripetendo le richieste che avevano già fatto anche in Commissione, era comunque un componente della Commissione stessa.
Quindi, ho detto: c’è un’altra sede nella quale fare l’esame, non ricominciamo a fare l’esame di nuovo, in Ufficio di Presidenza, che valuta gli emendamenti. Io penso quindi di essermi comportata in maniera assolutamente corretta.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Bene.
Siamo all’articolo 1. Emendamento 7 della collega Baldin, di pagina 1.
Lo dà per letto. Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento 7. Relatore, contrario.
È aperta la votazione… Guardi, collega Zanoni, c’è qualcosa che non va.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l’articolo… Collega Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Questo credo sia uno degli articoli che forse hanno visto maggiore attrito durante i lavori della Commissione. Inizialmente, Presidente, pensavamo anche di essere riusciti a trovare una sostanziale quadra, tentando di modificare il testo, pur sapendo oggi che a malincuore questo provvedimento con grande fatica faremo difficoltà a condividerlo.
Sostanzialmente, questo articolo nasce, nella proposta della Giunta, in maniera del tutto diversa da come lo leggiamo oggi. Con questo articolo, che nasce su richiesta dell’Assessore, della Giunta, si chiede, di fronte a delle situazioni emergenziali, strategiche, di poter erogare i fondi della Protezione civile in maniera extra ordinaria; ovvero, quando c’è un’emergenza o c’è qualcosa che viene ritenuto strategico, si può attingere da quelle che sono le risorse che vengono in qualche modo stanziate per dare tutte quelle risposte ordinarie che avvengono attraverso i bandi e di poter usare l’istituto della straordinarietà.
Così presentato, guardate, cari colleghi, non andava bene. Presidente, spiego anche perché: di per sé, quando si parla di Protezione civile, che è un elemento che noi consideriamo valore di tutti ed elemento portante di tutti, diventa molto spesso una cosa antipatica vedere qualche amministratore, qualche politico che tenta di intestarsi l’operato della Protezione civile, come se la Protezione civile avesse un colore. Ma su questo cosa succede? Siccome le risorse sono sempre quelle, non decidevamo di mettere delle risorse aggiuntive per i casi straordinari, ma il calderone delle risorse dà sempre quelle.
Andare ad erodere dal calderone delle risorse ordinarie le risorse da destinare a interventi straordinari, voleva dire penalizzare tutte quelle realtà della Protezione civile, ordinarie, che lavorano bene, che devono fare un determinato numero di ore per poter accedere ai bandi, che in qualche modo, vuoi o no, per forza di causa maggiore, sarebbero rimaste fuori.
Perché dico questo? Perché fatto 10, come risorse economiche, partecipando ai bandi, arrivano i primi 20 ad essere finanziati. Se da 10 tu attingi 2-3 per fare risorse ordinarie da dare con un istituto straordinario, è evidente che 10 non è più 10, diventa 7 e chi va dopo in graduatoria in questi bandi, diventando meno risorse, non saranno più 10, saranno cinque.
Crediamo che questa cosa intanto avrebbe agevolato una gestione molto extra politica, Presidente, di quelli che sono i fondi della Protezione civile, perché, guardate, fare il giochetto quando si parla di Protezione civile, di dire emergenze, per natura la Protezione civile interviene sulle emergenze. Cioè io chiedo chi di noi ha mai visto la Protezione civile non intervenire se non c’è un’emergenza. A parte qualche dimostrazione o le giornate che fanno quelle iniziative nei campi, nelle scuole, la Protezione civile, vedo qui i Sindaci, interviene di natura per questioni emergenziali e straordinarie.
Quindi diventa evidente che, se tu mi colleghi l’istituto straordinario di utilizzo, ma di utilizzo di fondi dati a gestione ordinaria, stai creando una cosa molto pericolosa, perché stai dicendo che i bandi non hanno più nessun valore. Perché adesso vi dico io, come si fa: guardate, mi assumo la responsabilità. Alla fine, ma basta andare in giro, basta fare meno i saccenti nelle Aule, cominciando dal sottoscritto, e andare in giro a chiedere ai Gruppi come funziona e come va. Se io domani mattina dico che è caduto un albero e non avevo il pick-up per andarlo a togliere e il Sindaco mi dice: “La strada era bloccata, c’era un’emergenza”, io posso, per questioni emergenziali, andare a finanziare quello strumento. Ma il problema è uno: in Commissione l’Assessore ci ha portato l’esempio di quello che ha la motosega che si rompe, quello che ha le gomme tagliate. Ma guardate che non è così, perché se tu la motosega che si rompe gliela paghi con i soldi che dovevi comprare la motosega a chi non ce l’ha, non funziona mica così. Se tu per comprare un mezzo a uno che si rompe, togli i soldi da quello che invece te l’ha chiesto ed è in graduatoria da anni e non lo ha, non funziona mica così. Intanto vuol dire che diciamo ai nostri gruppi che non serve più fare tutto quel lavoro con le ore di volontariato, perché i gruppi per partecipare ai bandi devono segnare le ore e tutto e quindi vuol dire che siccome nei bandi diventa irrilevante partecipare perché i soldi li puoi dare anche in un altro modo, vuol dire che perdono valore i bandi e siccome per fare i bandi ci vogliono le ore, c’è anche meno motivazione all’operato che viene messo in campo. Non perché la Protezione civile si demoralizza, però siccome fare le ore un requisito, ragazzi, conta, lo mettetevi nei bandi: fare le ore è un requisito.
Questo è il primo elemento. Il secondo. Non era specificato, colleghi, chi decideva qual era emergenza. Tanto, guardate, che l’assessore Bottacin ci fa l’esempio della sede della Protezione Civile di San Donà che sono anni che non - c’è tutto nei verbali - che non si riesce a fare per mille motivi. Scusate, adesso io non so qual era l’idea dell’assessore Bottacin, ma una sede che non si riesce a fare da anni per motivi urbanistici, secondo voi, se la finanzi in maniera straordinaria, senza passare dal finanziamento ordinario, recuperi quei due mesi, quei due mesi, secondo voi una sede ferma da anni ha il problema di quei due mesi?
C’è una sede a San Donà ferma da anni per motivi urbanistici. Non capisco il collegamento fatto dall’assessore Bottacin in Commissione, dove dice che quello è un esempio di un’opera che finanziata straordinaria. Il problema di quell’opera è che non la fai da anni per altri motivi. Se sta ferma da anni non potete dirmi che sono quei 60 giorni che andavano a risolvere il problema delle tempistiche.
Noi abbiamo tentato di modificare il testo su questo, inserendo due passaggi importanti, uno che ne dà tempestiva informativa alla competente Commissione, perché? Perché è giusto che se vengono sottratte, ripeto non è una battaglia ideologica, stiamo parlando di risorse ordinarie da sottrarre dall’istituto ordinario con i bandi e darle in modo straordinario, non risorse aggiuntive.
Ci piacerebbe che ci fossero risorse aggiuntive. Capiamo che la maglia del bilancio è stretta.
Se fossimo stati irresponsabili, colleghi, ci saremmo messi a fare i populisti chiedendo un capitolo straordinario, chiedendo soldi, magari tirando dentro anche altre formule di fiscalità per finanziarli, ma siccome pensiamo che il nostro lavoro sia un lavoro di responsabilità, Presidente, ci rendiamo conto che l’emergenza ci può stare, però la straordinarietà non può avere il sopravvento sulla ordinarietà e, quindi, è giusto informare la Commissione e che il Dirigente, un po’, come avviene nelle somme urgenze dei lavori pubblici, faccia una relazione correlata, perché? Perché, Presidente, noi crediamo che ci possa essere la straordinarietà, però vogliamo anche che qualcuno ci dica cosa è straordinarietà, perché se uno ha la motosega vecchia che non si mette più in moto per noi non è straordinarietà. Se poi mi dite che c’è un atto vandalico che distrugge dei mezzi a chi li deve usare per noi è straordinarietà e, quindi, chi non ha nulla da nascondere può anche motivarti il perché di alcuni provvedimenti. Non c’è mica nulla di male.
Però, guardate, questo era l’ennesimo tentativo da parte, come l’abbiamo visto ieri sui Consorzi, nelle scuole, ma da parte della Giunta, di tentare di giocare una partita nell’erogazione delle risorse che passi da sopra le teste del Consiglio, che passi da sopra la testa della Commissione, che non dia contezza, perché dopo sapete cosa succede? Che la Giunta usa i soldi per la straordinarietà, dopo viene il Sindaco e dice: “Ma perché, Consigliere, sono cinque volte che faccio il bando e rimango sempre fuori?”. E tu gli devi andare a spiegare che non c’è più 1 milione, ma ci sono 700.000 euro, perché li hanno dati per casi straordinari. Quindi, tu Consigliere sei costretto a dover dare delle spiegazioni infelici sul territorio, però non possiamo neanche dire: “I soldi non ci sono, però abbiamo fatto un’opera importante da un’altra parte”.
Siamo proprio a livello, colleghi, che neanche più l’informativa alla Commissione incomincia a diventare un atto dovuto. Noi non abbiamo nulla contro l’operato della Giunta. Crediamo, Assessori qui presenti, che la Giunta è giusto che abbia l’Istituto emergenziale per le manovre urgenti, però questo Istituto emergenziale non può diventare un abuso per eludere sia la ordinarietà sia quelli che sono i finanziamenti nei bandi e allo stesso modo quel minimo di informativa che, con grande senso di dignità del nostro ruolo, chiediamo che ci continui a essere data, anche se in seconda battuta.
Grazie, Presidente. Preciso, zero secondi.
Speaker : PRESIDENTE
Vedo che sta seguendo il tempo con attenzione e calibrando gli interventi.
Collega Venturini, prego.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente. Questo progetto di legge n. 191 d’iniziativa della Giunta ha un chiaro fine, che è quello di adattare il sistema normativo, quindi le norme del nostro sistema di legge regionale, a quelle che sono le esigenze che emergono nel tessuto nelle relazioni della nostra Regione.
Le disposizioni contenute in questo progetto di legge vanno ad intervenire in una serie di materie che sono proprie della Seconda Commissione. In particolare, pongo l’attenzione sulla materia della Protezione civile che viene disciplinata in questo articolo e sull’intervento che viene fatto con questo progetto di legge di modifica della legge del 2022, la legge n. 13, che va a regolamentare le attività di Protezione civile.
Ora viene introdotta una nuova fattispecie, come diceva il collega Montanariello, che è quella della erogazione di contributi straordinari per particolari esigenze operative, e questo per riuscire a potenziare e sostenere il servizio di Protezione civile, per dare quindi continuità all’assolvimento delle funzioni; e collega questa erogazione straordinaria di contributi a degli interventi che hanno un carattere strategico e una rilevanza regionale.
Vengono riconosciute poi a determinati soggetti, alle strutture operative e quindi al volontariato, che è iscritto nell’elenco territoriale piuttosto che all’ARPAV oppure alle aziende sanitarie o alle componenti di Protezione civile, cioè ai Comuni, alle forme associative, alle Province, alle Città metropolitana. Il chiaro intento di questo intervento normativo, al di là delle ricostruzioni drammatiche, in alcuni tratti, che vengono proposte. È chiaramente per dare una risposta a chi amministra. Chi ha amministrato un Comune, chi amministra sa benissimo che capita di avere delle situazioni di emergenza, dove è necessario che in tempi rapidi venga data una risposta.
Noi quindi in Seconda Commissione non solo abbiamo sostenuto questo intervento straordinario, che può essere fatto da parte della Giunta in termini di contributi, ma l’abbiamo caldeggiato, perché riteniamo fondamentale che si intervenga in alcuni momenti per dare sostegno e una risposta in materia di protezione civile. Ben venga che sia data comunicazione alla Seconda Commissione, che è la Commissione competente, in modo tale che si abbia contezza di come si muove la Giunta. Riteniamo che il tipo di intervento che viene fatto non sia per sottrarre risorse ai bandi, quindi all’erogazione ordinaria, ma semplicemente per essere tempestivi ed intervenire quando il nostro volontariato ha bisogno e richiede di avere degli strumenti e delle possibilità per poter intervenire. Ecco perché noi sosteniamo convintamente questo intervento che viene fatto attraverso questo progetto di legge.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Noi siamo un po’ perplessi rispetto alla formulazione di questo articolo, ed evidentemente la discussione in Commissione e in Ufficio di Presidenza non ha risolto le questioni.
Mi pare infatti che anche nella discussione che stiamo affrontando in Aula ci siano delle volute omissioni, o delle volute confusioni. La prima domanda che faccio è: ma se è un intervento strategico, ritenuto tale dalla Giunta, sulla base di quale valutazione lo decide Bottacin e non quest’Aula consiliare? Perché la Protezione civile deve essere affare di un Assessore, e non può essere invece oggetto di programmazione regionale, cioè dell’atto che sta in capo al Consiglio regionale?
Si parla infatti di interventi strategici, a livello regionale, non dell’emergenza che io devo risolvere perché mi capita la calamità naturale, rispetto alla quale, peraltro, ci sono normative emergenziali di altro genere.
Il risultato della discussione in Commissione allora è stato esattamente finalizzato a definire la strategicità. Seconda questione: ma se davvero ritenete che gli interventi della Protezione civile siano strategici e importanti, metteteci i soldi. Fare una previsione del genere, mantenendo le risorse inalterate, dicendo anche che lo fate perché gli interventi della Protezione civile sono importanti è una presa in giro perché, se davvero sono importanti rilevanti emergenti, urgenti talmente importanti che Bottacin ci dice cosa serve o cosa non serve al Veneto, ci dovete mettere i soldi, perché altrimenti sembra invece che la decisione, a parità di risorse, di dove indirizzarle o meno sia discrezionale e non politica, come sarebbe se sta dentro questo Consiglio regionale. E allora certo, la comunicazione alla Commissione consiliare: mi sembra la minima concessione che abbiate voluto offrire al ruolo del Consiglio regionale, che invece viene svilito ogni volta dal protagonismo di alcuni Assessori e dal protagonismo di alcuni Consiglieri che, sotto la bandierina della Protezione civile, ci provano a fare un po’ di campagna elettorale sui territori. Ma senza soldi le campagne elettorali non si fanno. Si possono tagliare tutti i nastri che si vuole, consigliera Venturini, ma se lei va senza soldi, si limiterà sempre solo a tagliare... a tagliare i nastri... a tagliare i nastri... a tagliare i nastri, ma senza inaugurare opere rispetto alle quali la Regione del... se vuole intervenire, intervenga, l’ascolto volentieri come ho fatto finora.
Quindi questo è un esempio di come la discussione e il confronto tra noi forse ogni tanto può produrre anche effetti migliori. Ora, io credo che se l’obiettivo dell’ordinamentale è quello di garantire modalità di semplificazione per raggiungere l’obiettivo, questa finalità non può essere realizzata a scapito delle competenze del Consiglio regionale. E allora se gli interventi...
Speaker : PRESIDENTE
Signori, se volete sospendiamo una mezz’oretta così... Prego, Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Dicevo: allora se la semplificazione è volta non a intervenire sul piano politico della valutazione della discrezionalità delle decisioni, ma ad attivare procedure più snelle, sono d’accordo che l’ordinamentale è la sede idonea. Ma se invece noi definiamo una modalità che incide direttamente sull’allocazione delle risorse dando peraltro come criterio la strategicità, che è per definizione un principio che può essere connesso alla programmazione di medio e lungo periodo, se è strategicità, io credo che forse un provvedimento di questo genere, rispetto al quale nel merito...
Speaker : PRESIDENTE
Collega Formaggio, per favore. Prego, Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Rispetto al quale nel merito già espresso le mie perplessità, vada anche riconsiderato nella collocazione dentro un ordinamentale, perché qua non semplifichiamo una procedura, modifichiamo esattamente le modalità di definizione della decisione politica spostando il centro dal Consiglio o dalla competente Commissione alla Giunta o addirittura all’assessorato.
Ora, durante la Commissione sono state prodotti alcuni passaggi migliorativi. Mi rimane il dubbio che non si possa definire semplice semplificazione amministrativa, ma piuttosto, ancora una volta, un passaggio di deleghe e, quindi, di potere dal Consiglio regionale, che ha la funzione legislativa e di programmazione, alla Giunta che, invece, dovrebbe avere esclusivamente una funzione esecutiva e dunque chiamata direttamente in causa, ovviamente, in casi emergenziali e non a caso c’è tutta una disciplina speciale in riferimento ai casi emergenziali, con un trasferimento di deleghe di competenze, ma nell’ordinarietà - e non c’è nulla di più ordinario della progettazione e dell’individuazione degli interventi strategici - la competenza deve essere indiscutibilmente in capo al Consiglio regionale.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Venturini per fatto personale.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
La consigliera Camani, che deve sempre dare lezioni agli altri, su come ci si comporta su come si deve fare i Consiglieri, su come ci si deve muovere sul territorio, evidentemente non conosce l’attività che i Consiglieri svolgono sul territorio, perché in Protezione Civile non si vanno a tagliare nastri consigliera Camani. In Protezione Civile si va nei gruppi di Protezione Civile a spiegare magari la legge che noi abbiamo approvato, in seno al Consiglio regionale, perché nei gruppi di Protezione Civile ci si trova e ci si incontra per spiegare, ad esempio, il nuovo regolamento per la costituzione di gruppi di Protezione Civile, perché si va tra il volontariato di Protezione Civile ad indicare quelle che sono le procedure che sono previste per muoversi sul territorio.
Questo si fa con i gruppi di Protezione Civile sul territorio. Cioè si fa una funzione di spiegazione e una funzione di collaborazione, per creare quel raccordo tra la parte politica, che va a decidere, a definire quelle che sono le procedure e gli atti e chi poi opera sul territorio e vuole capire che cosa noi facciamo nelle sedi legislative.
Quindi, non si vanno a tagliare i nastri, consigliera Camani, per quanto riguarda la Protezione Civile.
Per ciò che concerne, invece, l’attività che svolge la Giunta è un’attività di un organo che è operativo…
Speaker : PRESIDENTE
È per fatto personale collega Camani. Mi permetta. Ho sentito cosa ha detto lei e cosa sta dicendola la Venturini. Sto ascoltando. Non sono…
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Opera la Giunta come organo esecutivo che deve avere la possibilità di muoversi in maniera rapida e tempestiva per dare delle risorse.
Agire tramite un Consiglio regionale diventa più macchinoso. Semplicemente si dà uno strumento ulteriore per essere più tempestivi e celeri per dare delle risposte, ma non per gestire l’emergenza, per mettere le strutture operative e le componenti di Protezione Civile nella condizione di poter operare.
Speaker : PRESIDENTE
Montanariello è già intervenuto. Non può… Come? Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Mi sono messo in nota “per dichiarazione di voto” perché non ho più interventi. Il dibattito è molto interessante, e ringrazio anche.
Con tutto ciò che sta emergendo, secondo me, Presidente, si poteva avere un dibattito molto più sereno, però un luogo dove poter dire la nostra dobbiamo ricavarcelo se non ce lo date voi. A gomitate e spintoni tentiamo di ricavarcelo.
Colleghi, questo articolo da parte nostra…
Io aspetto, magari a qualcuno interessa. So che non sono molto interessante quando parlo.
Speaker : PRESIDENTE
Collega, le assicuro che nella media c’è un’Aula piuttosto tranquilla. Adesso non so, rientrando il collega Formaggio, se resta tranquilla, però, continui per favore.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Vorrei riportare, anche in virtù di quello che diceva la mia Capogruppo, il dibattito sull’articolo in discussione.
Colleghi, ho sentito nei dibattiti procedure, strutture, gruppi, volontariato. Stiamo parlando di un’altra cosa. Non è che siccome parliamo di Protezione civile, che è un organo sensazionale, e ringrazio tutti i volontari che in ogni momento, volontari e operatori, vanno ringraziati, ci sia un lasciapassare. Non è che quando si parla di Protezione civile, c’è il volontariato, i campi. No. Qui stiamo parlando del fatto che una cosa che dovrebbe essere la più normale del mondo, la pianificazione che mette in campo il Consiglio regionale, la pianificazione che mettiamo in campo con i bilanci, la pianificazione che mettiamo in campo con le leggi…
Abbiamo approvato l’anno scorso la legge sulla Protezione civile dopo trent’anni. Non può diventare materia di gestione privata di un Assessore.
Noi diciamo che la Protezione civile è bene comune, non può essere materia privata di un Assessore che decide su un intervento a valenza regionale strategica. Ci sono gruppi della Protezione civile che non hanno mai avuto il piacere o l’onore di parlare con l’Assessore e magari non sapranno come segnalargli un progetto d’identità strategica.
Detto questo, se è vero che esistono dei problemi di intervento veloce su opere strategiche, lo diceva la collega Zottis, si fanno dei bandi con altri requisiti dove dentro devi avere un carattere di collocazione strategica per parteciparvi.
Vogliamo dire che ci devono essere delle opere strategiche? Scusate, ma chi è che decide che è strategica? Bottacin e il suo Dirigente? Non è vero, colleghi, quando siete intervenuti, che agli altri non viene tolto niente. Perché il capitolo è sempre quello e se tu decidi che un’opera è strategica e te lo decidi da solo, Presidente, con il tuo Dirigente, i soldi vengono tolti da quel capitolo che deve dare le risorse a quelli che fanno i bandi, non sono soldi in più e quindi basta dire il valore... chi mette in dubbio collega, la Protezione civile?
Non la mette in dubbio nessuno, ma noi siamo qui oggi a difendere e proteggere tutti quei gruppi di Protezione civile che forse non hanno il privilegio di arrivare al cuore di chi deve dire che è un’opera strategica. Noi oggi siamo qui a dire che non esistono solamente le opere strategiche che vede l’Assessore, ma può esiste un Consiglio regionale, che rappresenta il territorio della Regione intera e può aprire un dibattito e confrontarsi sulle opere strategiche. Noi siamo qui a dire che i volontari della Protezione civile non sono di serie A e di serie B e quelli di serie A sono quelli che magari riescono a convincere qualcuno che il loro progetto è strategico. Ci sono anche quelli di serie B che non hanno magari un contatto diretto e, oltre a non convincere nessuno della bontà e strategicità del loro progetto, magari si trovano anche bastonati, perché, avendo meno soldi nei bandi, prima né finanziario, i 10 euro ora ne finanzi 7. Allora voi andate in giro a parlare con quelli della Protezione civile o no? Perché ci sono quelli...
Speaker : PRESIDENTE
Collega, basta anche dirlo ma anche conto più tranquillo, insomma, non c’è bisogno di...
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Ha ragione, Presidente, è quando sento emergenze... Detto ciò, detto ciò, colleghi, mi assumo la responsabilità di quello che dico. Provate ad andare a fare un giro, esistono quelli tanto contenti nella Protezione civile e quelli tanto scontenti che è vent’anni che non arrivano mai a beccarsi qualcosa in un bando. Andate a farvi un giro. Per questo noi, Presidente, e chiudo, a tutela e difesa che chi opera nella Protezione civile son tutti uguali, anche chi non ha una corsia preferenziale per dimostrare la bontà del proprio progetti, voteremo contro.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Metto in votazione... Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Siccome il punto all’ordine del giorno è l’emendamento Baldin...
Speaker : PRESIDENTE
No, no, siamo all’articolo 1, l’emendamento è già stato votato.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
No, abbiamo ancora l’emendamento Baldin.
PRESIDENTE
Già votato.
Abbiam parlato prima... no, volevo dire su quello, scusate, non l’avevo spiegato, abbiamo dato...
Speaker : PRESIDENTE
Collega, scusi, l’emendamento Baldin è votato, noi stiamo intervenendo sull’articolo 1, dichiarazioni di voto sull’articolo 1.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Esatto. Volevo spiegare perché abbiamo votato contro l’emendamento Baldin, perché praticamente…
Speaker : PRESIDENTE
No. Collega…
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
No, mi scusi. Se mi lascia finire un attimo. Perché abbiamo cercato di limitare il più possibile in Commissione, riscrivendo questo articolo, le fattispecie di beneficiari cui possono usufruire.
Quindi, le ampliavano, invece abbiamo cercato, pur condividendo, è stato l’articolo più discusso in tutta la Commissione, anche con discussioni dai toni anche molto, molto accesi, anche quasi un po’ violenti, a volte, con la presenza dell’Assessore, abbiamo però trovato una sintesi.
Quindi questo articolo ha soddisfatto, insomma, i Consiglieri. È previsto il parere della Commissione, che venga informata la Commissione in maniera tempestiva e, quindi, chiaramente, noi pensiamo di aver fatto una buona stesura, un buon lavoro e anche il lavoro che fa l’Assessore credo che sia un buon lavoro. Faccio presente solo alla fine che questo tipo di fattispecie è rappresenta nella normativa precedente, che però nella nuova legge sulla Protezione Civile non avevamo contemplato e per questo l’abbiamo inserito.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Metto in votazione l’articolo 1.
È aperta la votazione.
Guardi, collega Zanoni… No, no, collega Zanoni, parlo con lei perché è l’unico su 51 che ha sempre questi problemi. Cioè io non so il telefono come lo usa. Le assicuro se 50 colleghi non hanno questo problema! È sempre lei! Io le chiedo, prima di ogni seduta, di andare dall’informatica ad affrontarli prima. Non possiamo ogni volta, in ogni votazione, sospendere.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 2. Non ci sono emendamenti sull’articolo 2.
Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Un attimo che recupero gli appunti.
L’articolo 2, Presidente, pur essendo in parte un atto dovuto, chiamiamolo così, però ci lascia delle grosse perplessità perché l’articolo 2, così come quello 5, magari dopo lo ripeterò anche in quello 5, perché è un taglio leggermente diverso, avevano riferimenti al DPR 53 dell’88 che è stato abrogato, quindi è chiaro che se è stato abrogato elimini il riferimento però peccato che è stato abrogato nel 2006, con il decreto legislativo n. 152 e che noi questa modifica la facciamo oggi, nel 2023.
La Giunta lo fa perché l’articolo 2 modifica l’articolo 5 della legge 33 ed il 5 della 79 dell’11 del 2001, un po’ la nostra Bassanini. Messi insieme avevano una serie di problemi interpretativi. Adesso lo pongo anche come elemento di riflessione, colleghi, tra noi. Andando a leggere i verbali della Commissione, emerge chiaramente la spiegazione, il perché – legittimamente, giustamente – interveniamo su questo articolo: ci dicono che ci sono una serie di problemi interpretativi, una cosa che noi condividiamo.
Tra l’altro, colleghi, noi siamo anche consapevoli che la normativa dal 2006 a oggi ha subìto un’evoluzione importante. Lo stesso articolo 269 del decreto 152 è stato modificato più volte. Noi però siamo qui per chiedere una cosa – in Commissione non ci è stato spiegato –: quali sono questi problemi interpretativi?
Guardate, è una cosa che credo ci serva anche per bagaglio, Presidente, per cultura personale. Un articolo che andava cambiato nel 2006 viene cambiato nel 2023 perché ci sono problemi interpretativi. Due sono le cose: o finora non abbiamo utilizzato quell’istituto, e non credo, perché ci si può dire tutto, ma non che non si lavori, quindi sicuramente lo avremo incrociato più volte nel nostro cammino; oppure, abbiamo fatto una serie di norme, passando sopra questi problemi interpretativi; o abbiamo fatto una serie di norme non tenendo conto di questi problemi interpretativi; o abbiamo fatto una serie di norme e quando c’erano problemi interpretativi ci siamo fermati e non le abbiamo più fatte.
Tre sono le cose. Guardate, colleghi, questo articolo ci permette di fare una riflessione più ampia. Se il compito degli ordinamentali è quello di andare a sistemare proprio questi problemi, ovvero, intervenire quando ci sono una serie di distrazioni, allineamenti normativi e quant’altro, perché noi negli ultimi anni stiamo passando le nostre sedute a fare ordinamentali, inserendo dentro nuove leggi, inserendo nuove armi per la caccia, togliendo potere alla Commissione, togliendo poteri al Consiglio, decidendo che i bilanci che votiamo hanno sempre meno valore, tanto ormai se ti servono gli schei non serve che il Consigliere fa la battaglia all’emendamento al bilancio, basta che tu vai dall’Assessore di riferimento, lo convinci che è una roba urgente, a posto, hai i soldi.
Il compito degli ordinamentali oggi ci fa capire che negli ultimi 15 anni è fallito l’istituto dell’ordinamentale se veniamo a cambiare un articolo del 2006 oggi. Però nel frattempo abbiamo inserito dentro una serie di norme che, tolta l’audizione in Commissione, tolto il parere del Consiglio, tolto il parere della Commissione, tolto il parere del Consiglio, hanno svilito sempre di più quello che è il ruolo che dovrebbe essere centrale nel Consiglio. Stiamo arrivando anche al punto di dire che forse anche le relazioni disturbano chi deve venire a farle.
L’ultima volta addirittura su Sistemi Territoriali non si è presentato neanche il Presidente, come se fosse un’azienda di eccellenza che può non presentarsi a dirci quello che accade. Però guardate, io credo, Capogruppo, che se noi ci concentrassimo di più sugli ordinamentali a fare gli ordinamentali e non ci concentrassimo negli ordinamentali a creare formule evasive delle competenze del Consiglio, evasive degli strumenti del Consiglio, io credo che anche l’ordinamentale avrebbe un valore. Adesso io non so questo, sono un po’ ignorante in materia, Presidente, se possa essere il momento opportuno, ma guardi, io mi sono andato a prendere tutti i verbali della Commissione, li ho tutti qui e io non trovo tracce di quali sono stati questi problemi interpretativi. Secondo me la verità è che dal 2006 a oggi ci siamo scordati... oggi qualcuno è arrivato a quell’articolo, si è accorto che c’era un problema e quindi noi non andiamo a inserire dentro e lo cambiamo. Però, guardate, non ci può essere come spiegazione quella che avete dato, perché se ci sono problemi interpretativi due sono le cose: o noi non abbiamo lavorato con questa legge oppure, se abbiamo lavorato con questa legge, non l’abbiamo fatto bene perché siamo andati oltre ai problemi interpretativi dal 2006 in poi.
Quindi io non voglio portarla alla lunga, però diventa un po’ spiacevole quando gli ordinamentali vengono utilizzati per fare tutt’altro e dopo ci troviamo degli articoli cambiati da 16-17 anni e ci accorgiamo adesso che ci creava un problema non avere questo aggiornamento.
Tra l’altro c’è anche l’aggravante, come dicevo prima, che dal 2006 a oggi l’articolo n. 269 del n. 152 è stato modificato più volte e quindi abbiamo avuto magari anche più volte contezza che dovevamo in qualche modo intervenire. La mia è una valutazione puramente politica, dispiace anche che certe norme a volte restino un passo indietro, perché credo che questo ci porti a dare un problema anche al Legislativo che deve in qualche modo dopo barcamenarsi per far stare in piedi il tutto.
Però ripeto e chiudo, colleghi, non voglio essere lungo, che in qualche modo gli ordinamentali devono tornare al loro ruolo fondamentale, ovvero semplificare, mettere insieme, mettere in fila le norme. Perché guardate, se noi continuiamo a usare gli ordinamentali per toccare quelle cose che molto spesso la Giunta non ha il coraggio di fare con un progetto di legge, ma te infila nelle l’ordinamentale, molto spesso si tratta di soldi e molto spesso si tratta di erogazione di risorse, io mi chiedo che senso ha l’ordinamentale quando parli di erogazione di risorse. Non credo sia neanche un principio dell’ordinamentale decidere come erogare delle risorse. Insomma, credo che fosse doveroso qui all’articolo 2, ma anche dopo, magari riprendere il punto, Presidente, all’articolo 5, che è molto simile per fare un focus su come dal 2006 a oggi sicuramente abbiamo lavorato tanto come Ente, io non c’ero, lo dico anche nel rispetto di chi ci ha preceduto, però forse siamo stati un po’ più attenti in alcuni momenti negli ordinamentali a fare altro. Io immagino che nel 2006 ci fossero gli ordinamentali, se non c’erano, insomma, da quando ci sono qua ne abbiamo fatti tre, quindi anche magari quali potevano essere elemento interessante di dibattito. Chiudo, non voglio farla lunga.
Speaker : PRESIDENTE
Solo per informazione sua. Gli ordinamentali li facciamo da cinque anni, non da 15, e quindi ecco... la ascolto quando parla anche se non sembra. Prego. Non vedo altre richieste di interventi sull’articolo 2.
Metto in votazione l’articolo 2.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 3.
Anche in questo caso non ci sono emendamenti.
Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Sarò breve.
Speaker : PRESIDENTE
Signori, lasciamo intervenire il collega. Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
A me dispiace, Presidente, a volte sono conscio di essere un po’ lungo e pesante, però io credo che gli spazi che non ci avete dato in Ufficio di Presidenza dobbiamo prenderceli da qualche parte. Guardate ieri. Ieri è andato tutto meglio perché è meglio ascoltare un minuto prima che dieci ore dopo...
Speaker : PRESIDENTE
Stiamo sull’articolo, lasci stare l’ovazione.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Volevo giustificare il fatto che sono un po’ pesante e lo sarò nel corso della seduta. Non è volontà mia esplicita, ma un legittimo senso di suspicione mi porta a questa riflessione.
L’articolo 3, Presidente, così come il 4, il 6 e il 7, sono stati inseriti in sede di esame e dispongono anch’essi di aggiornamenti e stralci, tutti di riferimento al DPR dell’88. Anche qua, insomma, abbiamo confezionato un ordinamentale dove ci siamo preoccupati nel far dare i schei liberamente alla Protezione Civile e dopo arriviamo in sede di discussione per scoprire che bisogna inserire altri quattro articoli o stralciarli o modificarli perché fanno riferimento a un DPR dell’88. Adesso, per carità!
Se noi confezioniamo un ordinamentale perfetto, possiamo anche andare a dire, come si fa nelle attività, che in mezzo a tante cose belle ci può essere una che non è tanto bella. Ma se noi confezioniamo un ordinamentale dove ci preoccupiamo di dire a chi devono andare i soldi per questa cosa qui, come deve dare i soldi la Protezione Civile, come devono dare i soldi i Consorzi di bonifica, come bisogna intervenire nell’edilizia scolastica, che sono tutte cose che permettetemi di dire, ma io sono sempre più convinto che l’ordinamentale non deve decidere quali sono i finanziamenti e i filoni di spesa, deve decidere di fare semplificazione delle norme, perché se negli ordinamentali cominciamo a mettere forme di erogazione di spesa diverse, ragazzi facciamo un ordinamentale che dice che non si fa più il bilancio, che si decide in mezzo a una Capigruppo come dare soldi, evitiamo anche di perder tempo a venire qua a fare gli emendamenti a far lavorare i nostri uffici.
Siccome noi crediamo che quest’Aula ha un valore e crediamo che tutte le Aule, anche quelle di Commissione hanno un valore. Così discutendo con la collega Zottis emergeva una riflessione, ecco: ma come mai noi arriviamo a un ordinamentale che non prevede aggiornamenti e stralci di un DPR dell’88, Presidente. Arriviamo a un ordinamentale che si preoccupa di venirci a raccontare che se Bottacin può dare con la Protezione Civile i schei con altro istituto, forse la sede di San Donà, che è ferma da cinque anni per problemi urbanistici, la riusciamo a fare. Sblocchiamo magari anche il PAGR. Via, sblocchiamo tutto. Si fa.
Allora, capite, colleghi, che non si può non evidenziare in una discussione importante, come questa, questi elementi?
Capite che non può essere che quando poniamo dei temi non ci ascoltate? Sono temi che ci portano a riflessioni, Presidente, e chiudo, che noi facciamo sicuramente senza spirito polemico, lo abbiamo dimostrato anche ieri, in tutte le votazioni, perché quello che conta sono le votazioni, non le parole in più che ci si può dire al microfono.
Però, poniamo dei temi che devono aiutarci a migliorare. Poniamo dei temi, Presidente, che devono anche porci una riflessione sul migliorare il nostro percorso di attività legislativa. È per questo che noi riconosciamo negli ordinamentali un lavoro delle Commissioni che deve essere un lavoro sicuramente importante, come viene fatto, e ringrazio la Presidente per essere sempre puntuale, in alcuni momenti. Però credo che sia un lavoro che se richiede più tempo deve avere più tempo.
Se ogni volta che se “serra tutto, andemo via”, “serra tutto e andemovia, serra tutto e andemo via”… Non si può avere fretta quando si fanno certe manovre. Non si può avere fretta quando si fanno certe manovre, Presidente. Quando vuole, Presidente, vediamo anche chi ha più presenza in Commissione. Quindi, non si può avere sempre fretta, in Aula, o nelle votazioni; e non si può sempre voler avere fretta quando si parla di certi temi, e dopo vedere che ci sono cose dal ‘98. Come ricordava bene il presidente Ciambetti, sono cinque anni che facciamo gli ordinamentali e non vengono aggiornati. Però c’è sempre un motivo per andare via prima, per togliere il microfono a un Consigliere che parla… Guardate, non sono questioni personali, perché un giorno è Zanoni, un giorno è la Ostanel, un giorno la Guarda… Ridiamo un ruolo agli ordinamentali, quando arrivano in Commissione.
Speaker : PRESIDENTE
Ho il legittimo senso di suspicione che non fosse molto preparato sull’articolo 3, che è un ordinamento ambientale e non parla di spese.
Le chiedo, sui prossimi articoli, di essere puntuale nell’intervento. Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 3.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 4.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 5.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 5.
È aperta la votazione. È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 6.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione.
È aperta la votazione sull’articolo 6.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Passiamo sull’articolo 7.
Anche qui non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 7.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso sull’articolo 8 invece ci sono emendamenti.
In particolare siamo all’emendamento n. 8 della collega Baldin, di pagina 2.
Metto in votazione l’emendamento 8. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
Ripeto, relatore favorevole.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo sempre sull’articolo 8, emendamento 3 del collega Montanariello. È precluso dalla votazione precedente. Okay.
Passiamo all’emendamento... no, abbiamo concluso, scusate, con gli emendamenti sull’articolo 8. Prego, Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, l’emendamento che è precluso diceva sostanzialmente quello che diceva la collega Baldin. È stata una questione di tempistica.
Abbiamo migliorato il prodotto, diciamo, anche perché, Presidente, si tentava in questo articolo di inserire, così come si legge, una parte anche di quella che era la scheda tecnica allegata, di inserire all’interno di... si tenta di portare una disposizione in materia di bacini idrici che esiste analoga in quella dei rifiuti, proponendo infatti, colleghi, alla legge regionale n. 17/2012, all’articolo 4, come già previsto nella legge regionale n. 52/2012 che all’assemblea di bacino possa essere delegato non più solo l’Assessore ma anche un terzo.
Noi crediamo che questo sia un passaggio importante perché? Perché se si individua un terzo, a nostro avviso, deve essere un terzo che però faccia parte dell’Amministrazione e, quindi, un terzo che però possa essere magari anche un Consigliere
Infatti l’emendamento che aveva fatto la collega e che in qualche modo avevo fatto anch’io ed è stato superato dice che possono partecipare non un terzo qualunque, ma un terzo che sia un Consigliere o un Assessore delegato. Perché diciamo questo. Perché, colleghi, c’è una… grazie Presidente, perché, colleghi, c’è una questione di responsabilità politica e c’è anche una questione di tutela di quello che è il ruolo delle Amministrazioni locali. Perché è vero che il Sindaco, quando va nell’Ente di Bacino, deve delegare uno, è ovvio, tutti lo fanno. Però il fatto di poterlo aprire indistintamente a terzi crediamo generi il fatto di squalificare quello che è il ruolo anche dei Consigli comunali, quello che è il ruolo delle Giunte, perché? Perché va a finire che: sono il Sindaco, un giorno delego il docente universitario, un giorno delego l’esperto dell’Associazione, un giorno delego il Presidente della Comunità X; capite che viene svilito il ruolo di quelle che sono le Amministrazioni e i Consigli comunali perché, Presidente? Perché noi crediamo che quando una persona faccia parte di un’Amministrazione comunale deve avere - lo dicevamo ieri - vedevo che c’era anche, insomma, un’intesa visiva con il Presidente quando ribadivano questi concetti, che, quando si entra a far parte di un’Amministrazione comunale, è giusto che si abbia l’onere e l’onore di rappresentarla. È giusto che si vada da amministratori a tutelare quelle che sono alcune partite difficili, importanti, come quella tariffaria.
Riteniamo fondamentale il fatto che non ci può essere l’idea che c’è sempre qualcuno più bravo del politico, perché tu ti candidi, i cittadini ti votano, tu vai a rappresentare l’Amministrazione e dopo passa l’idea che dove tu devi andare a rappresentare l’Amministrazione, in temi molto delicati, perché siamo stati tutti amministratori locali, sappiamo negli Enti di Bacino cosa avviene quando si fanno le tariffe, ci sia sempre qualcuno più bravo dell’amministratore.
Noi non abbiamo una visione romantica della politica su questo tema, anche se ce l’abbiamo per altro, ma crediamo che chi fa l’amministratore deve avere la possibilità di poter rappresentare la propria città.
Se ci sono delle cose difficili le studia, le impara, si fa coadiuvare dai Dirigenti.
Io vedo tutti noi qui dentro, credo che ognuno di noi oggi parla di cose che anni fa neanche sapeva. Con i limiti del tuo bagaglio con cui ti sei candidato a fare l’amministratore, a portare un po’ del tuo contributo, migliorandoti. Quanto al fatto che negli enti di bacino possa andare un terzo, spero che queste cose negli ordinamentali non avvengano più, e che laddove ci sono vengano corrette, perché c’è un ruolo di dignità della politica. Non bisogna vergognarsi di essere Consiglieri comunali, o Assessori e dover dire “no, tu non stare ad andare là, mandiamo il docente X, che sa più di te”. No, i cittadini votano, e quando i cittadini votano, votano che Montanariello di turno, con i limiti della sua preparazione, del suo carattere, o del suo pensiero, deve rappresentare la città, punto. È squalificante, magari, un domani vedere, con questa norma, come stava arrivando, che il Sindaco X, per problemi di equilibri di maggioranza, di simpatia, antipatie, prende uno che non c’entra niente con l’Amministrazione e gli dice “vai tu”; magari oggi uno, domani un altro, dopodomani un altro.
Ragazzi, le Amministrazioni hanno un valore. Già ormai è quasi diventato volontariato fare l’amministratore locale; se gli togliamo anche la dignità della rappresentanza in alcuni posti… Ora, Presidente, io chiudo, risparmiando questi quattro minuti e cinquanta per alleggerire il dibattito. Però mi faccio un augurio, Presidente: che laddove abbiamo commesso l’errore di esautorare la politica in alcuni momenti di rappresentanza per appaltarci sempre al Papa straniero che capisce più dei politici, che è meglio del Consigliere comunale, che è meglio dell’Assessore, si ritorni a dare un’inversione di tendenza, perché guardate, quando uno viene nominato alla guida di un’Amministrazione locale, deve avere la possibilità di guidarla. Anche nei momenti di confronto, non è giusto che il Sindaco possa pensare che esista una rappresentatività in momenti decisivi e fondamentali della comunità che vada oltre il proprio emiciclo di Consiglio comunale, o della Giunta.
Ripeto: a quel punto vuol dire lavorare per lo svilimento delle Amministrazioni locali.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l’articolo 8.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 9, emendamento n. 9 della collega Baldin. Lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 9. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione. Ripeto, relatore contrario. È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sempre sull’articolo 9, emendamento 10 della collega Baldin.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione sull’emendamento 10.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Ancora un emendamento sull’articolo 9, l’emendamento 1 della collega Guarda.
Non vedo richieste di intervento.
Lo metto in votazione. Relatore contrario.
È aperta la votazione sull’emendamento 1.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento 4 del collega Montanariello, sempre sull’articolo 9.
Prego, Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Questi sono due emendamenti simili che ho presentato, il 4 e il successivo il 5, che però in parte si discostano e adesso spiegherò perché. Io chiedo all’Aula, Presidente, di valutare bene anche il dibattito che dopo emergerà su questo articolo, perché stiamo tentando di fare una cosa significativa, tra l’altro con un procedimento anche sbagliato, l’ordinamentale, perché inseriamo all’interno dell’ordinamentale il fatto che un Comune può cambiare destinazione di... dovreste rivedere la norma che prevede quali sono i bacini e magari anche capire all’interno come si entra e come si esce. Un po’ come abbiamo fatto ieri con la norma transitoria delle strade del vino, che abbiamo chiarito delle 21 strade come si entra a far parte e come si esce.
Quindi credo, e su questo sono molto serio, che quando si parla in materia di rifiuti e interveniamo in quelli che sono i Consigli di bacino ci vuole una norma un po’ più complessa.
Allora è evidente, lo dirò dopo nell’articolo, che i Consigli di bacino non corrispondono più a quelle che sono le esigenze territoriali, perché in molti casi i Consigli di bacino seguono i perimetri delle aziende che storicamente esercitano su quel territorio. Però è altrettanto vero, Presidente, che con questa norma noi andiamo a decidere che un soggetto si può spostare da un Consiglio di Bacino all’altro, come? Intanto con una delibera del Consiglio comunale e fin qua ci mancherebbe anche altro che il Consiglio comunale non gli dà il mandato al Sindaco per farlo.
Dopo, però, è la Giunta che decide, alla fine di tutto, sentito il parere della Commissione, del Consiglio di destinazione - correggetemi se uso un termine sbagliato - e del Consiglio di provenienza.
Questo però, cosa comporta: che sono tre pareri non vincolanti.
Presidente, secondo noi, questo è molto sbagliato. Le spiego perché. Perché con questo emendamento noi chiediamo che il parere del Consiglio di Bacino e di provenienza e di destinazione, se espressi entro 30 giorni, sono vincolanti. Perché 30 giorni? Perché è il tempo che davate voi. Noi non vogliamo fare ostruzionismo. Non vogliamo allungare niente.
Però, come fa a non essere vincolante il parere del bacino di provenienza e di destinazione, perché, guardate, ci sono dei casi dove non è facile, in alcune conformazioni territoriali, accettare che venga un altro soggetto.
Faccio l’esempio del Comune da dove vengo: Chioggia.
Chioggia ha una conformazione nel tema di rifiuti, come Jesolo, vedo qui l’Assessore, molto particolare e delicata, perché ha le spiagge. Ha il tema degli spiaggiati. Giusto, Assessore?
Assessore, quanto pesiamo noi se entriamo in un Consiglio di bacino che non condivide come siamo noi, Comuni bene o male vicini, il tema dello spiaggiato e della costa? Pesiamo un’enormità.
Oppure non pesando niente saremo fortemente penalizzati, giusto? Perché non riusciremo a fare un piano tariffario nei Consigli di bacino che ci permetta di difenderci o di non appesantire gli altri.
Ecco perché voi non potete pensare che i Comuni che danno il via libera a un altro Comune ad andare via, non debbano esprimere un parere vincolante o che, ancor peggio, l’emendamento dopo, colleghi, che io, che sono il soggetto che ti devo accogliere nel bacino, non posso apporre un veto. Scusa, io ti devo accogliere a casa mia. Io devo vedere se tu nel venire, intanto, se sei un soggetto, che caratteristiche hai, se sei una persona che si può lavorare insieme, perché, anche insomma, il tema di stare insieme di più Comuni è fondamentale, se hai una conformazione territoriale dove, ad esempio, hai le calli, hai un sistema di porta a porta, cioè tu non puoi andare a mettere in subbuglio equilibri che nei Consigli di Bacino sono vent’anni di battaglie che fanno per crearli. Non è vincolante; io dico che non lo voglio; la Giunta dice “no, ma la Giunta decide sentitoti”; ma se non è vincolante? Voglio vedere, se io sono l’Assessore che viene da quel Comune, se in Giunta qualcuno mi dice di no.
Sapete il danno che arrechiamo a tutti gli altri Comuni? Immaginate Chioggia, nel Consiglio di Bacino. È enorme, è impensabile che il soggetto che ti deve ricevere non possa… Ve la chiudo: provate ad andare a sentire i Sindaci cosa ne pensano.
Io ho sentito i Sindaci, non ne ho trovato, il 70 per cento… Avevo finito.
Grazie, dottor Valente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Valdegamberi.
Grazie.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Faccio solo un appunto su questo tema.
Ricordo quando abbiamo approvato in quest’Aula anche la ridefinizione dei vari bacini. Allora, qualche anno fa, forse un paio di legislature fa, si erano anche ridotti, c’è stata una battaglia per… Io penso, visto che la pianificazione è a livello regionale, che secondo me sono troppi. Ne ho parlato altre volte anche con l’assessore Bottacin, che vedono entrare: i bacini attualmente sono troppi, fanno un’azione di pianificazione, che tra l’altro segue delle direttive anche regionali, fanno degli appalti che sono spesso duplicati uno dell’altro, fotocopie, sono un costo aggiuntivo al sistema.
Io credo che in questa occasione forse non era un dibattito così importante, forse non era il metodo, lo strumento giusto, con un dispositivo come questo. Però, secondo me, andrebbe rivista a livello regionale.
A Verona ne abbiamo ben tre: c’è il lago, la città, la pianura. Altre Province ne hanno uno per Provincia, però secondo me varrebbe la pena, credo, su questo tema, francamente, vista l’attività che fanno, visto cosa effettivamente, come c’è un ATO2 per provincia, che anche per i bacini minimo dovremmo avere un’opera di razionalizzazione. Anche perché, ripeto, le direttive, anche per uniformare a livello regionale, tutti i vari sistemi che già si stanno di per sé informando, quindi credo che non sia fuori luogo – io guardo tutti i Consiglieri – magari fare una proposta di riorganizzazione e ridefinire meglio, anche nella sostanza, compiti e funzioni, perché oggi stiamo solo mantenendo, secondo me, dei duplicati di entità che costano, e che alla fine potremmo tranquillamente ridurre senza rimetterci nulla nessuno, anzi, magari qualche risparmio in più in bolletta arriva ai cittadini.
Colgo solo l’occasione per questo pensiero, per farlo all’Aula. Al limite, se c’è l’idea anche condivisa, produrre insieme un disegno di legge che vada a ridefinire questa materia.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Alcune questioni per inquadrare l’intervento normativo che ci chiedete di approvare con questo articolo. Esiste una legge regionale che si dovrebbe occupare di definire gli ambiti omogenei per governare e gestire tra gli altri anche il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Anzi, è una legge che dice che il bacino ottimale, l’ambito ottimale per l’erogazione e la gestione del servizio rifiuti è la Regione del Veneto sulla scorta di quello che sosteneva poco fa il collega Valdegamberi, cioè la legge ci consegna la responsabilità di organizzare questo servizio in ambito regionale, che per dimensione, pluralità, varietà di soggetti è un ambito corretto, da un lato sia per svolgere la funzione di pianificazione necessaria e anche per garantire l’erogazione di un servizio efficiente ed economico per i cittadini del Veneto, possibilmente anche in maniera omogenea su tutto il territorio regionale.
Non dimentichiamo questo elemento. Noi abbiamo la responsabilità di garantire una omogeneità sia nel servizio che nel costo ai cittadini del territorio del Veneto, e quindi la Regione esercita questa funzione attraverso una legge regionale. Definisce il territorio regionale l’ambito omogeneo ideale per organizzare questi servizi e poi, partendo dall’analisi della situazione di fatto, declina questa organizzazione individuando, in coordinamento con gli Enti locali, i bacini territoriali, cioè si presuppone che, nell’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, la Regione eserciti quella funzione di programmazione e pianificazione che soltanto un Ente sovraordinato rispetto al Comune può esercitare proprio perché, per definizione, si deve far carico di necessità collettive.
Io concordo rispetto al fatto che da quando è stata impostata quella legge ad oggi è cambiato il mondo, i Comuni sono cambiati, le necessità dei cittadini sono cambiate, l’impatto che le attività economiche e produttive hanno sul territorio è cambiato e ha ragione Valdegamberi quando dice: cosa aspettiamo a rimettere mani? So benissimo che ogni volta che si toccano questi temi si risolve un problema e se ne aprono altri. Quindi è molto più complicato far finta di niente, ma non possiamo abdicare alla nostra funzione, che dovrebbe essere quella di pianificare le politiche a livello regionale.
Ora, con questo intervento noi, a mio giudizio, commettiamo tre tipi di errore.
Il primo: l’iter col quale si arriva alla definizione di questo articolo. Non c’è un Consiglio regionale che prende atto di alcune difficoltà e prova a costruire le condizioni per superarlo. Alcuni singoli Comuni decidono che vogliono cambiare ambito. Si accorgono che serve la Regione e chiedono a noi di sistemare la legge. Sbagliato. Perché è proprio la negazione dell’impianto che abbiamo detto all’inizio: la Regione programma e pianifica. Noi non siamo qui per risolvere il problema di Tizio o di Caio, a meno che non sia coerente con la programmazione.
Due: c’è un tema di merito, anche qua so che il Legislativo forse ha un’idea diversa. Ho delle perplessità che questo tipo di intervento che, sostanzialmente, va in deroga ad una legge regionale, possa essere definito ordinamentale o de-semplificazione normativa, perché noi non introduciamo una procedura semplificata, rispetto a un diritto che già esiste. Noi introduciamo un principio di deroga che cambia le regole del gioco. Questa è una modifica che dovremmo fare sulla legge originaria. Non all’interno di un ordinamentale.
Vedo che negli anni, nei cinque anni che ci ricordava prima il Presidente Ciambetti, la natura dell’ordinamentale, come dire, è andata via, via estendendosi.
Chiediamoci se questo è il senso dello strumento che stiamo utilizzando che, invece, dovrebbe avere finalità di semplificazione o di accelerazione della burocrazia.
Terzo: problema - e vado a chiudere - sono le conseguenze che questo tipo di deroga, per andare incontro a Tizio e a Caio, può avere, perché è evidente che ci sarà la tendenza di molti Comuni a lasciare piccoli ambiti poco efficienti per aderire ad ambiti più grandi, più efficienti e quali saranno le conseguenze sui bilanci di quei soggetti erogatori del servizio, che vedono perdere clienti a tutti gli effetti? A maggior ragione magari quando sono Enti partecipati dai Comuni.
Nella Provincia di Padova abbiamo visto Consorzi di gestione dei rifiuti fallire e lasciare ai Comuni debiti di miliardi che poi si rovesciano sui cittadini amministrati.
Quindi, mi chiedo se, approvando questa deroga, noi siamo in grado di garantire ai cittadini del Veneto che questa conseguenza non si verificherà.
In bassa Padovana, guardate, è accaduto.
Vado a chiudere. Quindi io invito, ovviamente, almeno a votare a favore degli emendamenti che provano a mettere alcuni paletti alla previsione e a valutare anche la possibilità di stralciare l’articolo dal provvedimento. Non ho presentato un emendamento soppressivo, perché è un non senso, ma invito l’Aula a questa riflessione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Non ho altre richieste di intervento. Siamo sull’emendamento 4. Relatore, contrario.
È aperta la votazione sull’emendamento n. 4.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. 5 di pagina 8, sempre sull’articolo 9, del collega Montanariello.
Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Su questo emendamento tentiamo di trovare una via di mezzo tra quello che si diceva prima, che è un parere vincolante, sia del Consiglio di provenienza che di quello di destinazione.
Su questo, colleghi, abbiamo provato a trovare una mediazione tra quelle che sono queste due necessità, chiamiamole così, in maniera impropria, se volete, di stare insieme, dove chiediamo di aggiungere le parole “Il parere del Consiglio di Bacino di destinazione se espresso entro 30 giorni è vincolante”.
Intanto, ribadiamo il fatto che rimarchiamo i 30 giorni perché non siamo qui per fare forme di ostruzionismo, quindi i 30 giorni già previsti prima li confermiamo adesso, se espresso; se uno vuole, non lo esprime.
Guardate, lo diceva prima il collega Valdegamberi: è evidente che siamo di fronte a un problema più ampio. È evidente che la normativa che noi oggi abbiamo sui Consigli di bacino non sia più il ristorante delle esigenze dei territori. Il problema, ripeto, non lo si può risolvere avendo l’amico Consigliere regionale che nell’ordinamentale di turno fa inserire questa norma. Bisogna avere il coraggio di affrontare il tema.
Valdegamberi prima lo diceva in maniera chiara: ci mettiamo qua e facciamo una nuova norma, decidiamo dei nuovi Consigli di bacino, decidiamo delle nuove perimetrazioni territoriali. È un po’ quello che è avvenuto adesso, con la riformulazione delle ATS, quando sei andato a riperimetrare di nuovo tutti quanti quelli che erano una volta impianti basati su territorialità a geometria variabile.
Noi crediamo che impostato così, questo articolo, intanto, Presidente, ci spaventa un po’ perché non è scritto da nessuna parte chi deve considerare, chi deve fare le valutazioni delle conseguenze. La Giunta, sì; la Giunta si basa sui pareri, okay. Ma noi valutiamo le conseguenze di delegare ad un altro la scelta di quello che dopo noi dovremmo fare. Perché non è mica vero che la Giunta dice sì, ma dopo decide la Giunta. Ma se la Giunta vede il Comune che vuole andare da un’altra parte, la Commissione che gli dà il parere, cosa gli dobbiamo dire? Ci mettiamo a dire no in Commissione contro una richiesta di un Comune? Non diciamo no neanche alle vendite degli alloggi dell’ATER. È evidente che non c’è uno strumento anche per la Giunta di capire quali sono le conseguenze. Ripeto, il tema noi, non per mancanza di fiducia, ma visto perché lo consideravamo elemento che non fa assolutamente parte e non è pertinente all’ordinamentale... perché, ragazzi, questa non è una semplificazione normativa, qua stiamo cambiando la legge per decidere che qualcuno fa quello che prima non poteva fare. Non è semplificazione, non è un allineamento, non è uno stralcio. Qua stiamo cambiando la legge. Siccome non si ha il coraggio di mettere mano alla legge, sappiamo che ci sono delle vicende di forte tensione soprattutto nel basso padovano, dove ci sono delle crociate, Presidente, su questo tema. Guardate, noi stiamo facendo la cosa più sbagliata del mondo e vi state facendo guidare da qualcuno che forse non vi ha raccontato tutte le cose come stanno. Ci stiamo andando a mettere in mezzo a una guerra tra territori senza avere nessun valore di quelle che sono le ricadute, perché, Presidente, possiamo fare nome e cognome dell’emendamento. L’emendamento Presidente, nasce con un nome e un cognome di un territorio, che è una situazione di forte tensione all’interno di una parte del basso padovano, dove si pensa di risolvere i problemi dicendo: qualcuno va via da qua e va là. domanda, colleghi, prima di votare: avete sentito gli altri Sindaci? Perché io li ho sentiti: a parte due, gli altri non sono mica d’accordo. Volete fermarvi un minuto per chiamare i Sindaci padovani e chiedere? Magari direte: Montanariello, hai detto una fesseria. Magari direte: Montanariello, ma sai che avevi ragione che c’è stato un asse di due...? Allora chi siamo noi per metterci in mezzo a queste vicende territoriali senza valutare le ricadute, senza vedere le pianificazioni, senza capire cosa dice la legge? Fermiamoci almeno, chiudo, Presidente, rendiamo obbligatorio il parere di chi ti deve accogliere in casa sua, perché è impensabile che tu ti metti in casa in un Ente di bacino così delicato, in termini di tariffe, un soggetto senza poter dire la tua, perché si parla di tariffe, soldi e tributi dei cittadini.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie. Solo per terminare l’intervento di prima provando a portare altre tre questioni.
Terminavo l’intervento precedente ponendo la questione relativa alla tenuta economico-finanziaria dei bilanci dei soggetti che erogano il servizio dei rifiuti nei vari Comuni. Cioè è ovvio che io ente di gestione dei rifiuti, che per legge produco una pianificazione e una programmazione economico-finanziaria pluriennale, che viene approvata dai Consigli comunali dei Comuni coinvolti nell’ente, stabilisco, quella programmazione, sulla base dei contratti di convenzione e di fornitura che ho in essere, che molto spesso sono contratti realizzati dopo una vittoria di un bando di gara - dovrebbero essere così, non entriamo sul punto, perché sappiamo che molto spesso non è così - e sulla base dei clienti che ho faccio il mio PEF, il cosiddetto PEF, il Piano economico-finanziario.
Ma se a seguito del cambiamento di un bacino di riferimento di un Comune, mi cambiano i clienti di cui dispongo, a maggior ragione se magari sono clienti che hanno una popolazione rilevante, qual è l’impatto che quel cambiamento di clientela ha sulla programmazione economico-finanziaria di quell’ente di bacino e su chi si scaricheranno gli effetti di questa decisione? Tanto che, se noi guardiamo la legge istitutiva, quella che ha consegnato alla Regione la responsabilità di definire i bacini d’ambito, la Regione prevedeva che una serie di Comuni si mettevano d’accordo e insieme richiedevano alla Regione la costituzione di un bacino. Oggi noi invece consegniamo questa possibilità esclusivamente ad un singolo Comune, senza che gli altri Comuni dell’ente eventualmente abbandonato possano dire come la pensano o possano esprimere un veto rispetto alle conseguenze economico-finanziarie che l’uscita di Comuni importanti potrebbe avere da quell’ambito di bacino.
Due. Quali saranno le conseguenze in virtù di questa deroga rispetto a quei Comuni che oggi stanno pagando il fallimento di enti di gestione avvenuto negli anni precedenti? Padova 3, per fare un esempio del mio territorio. A Padova abbiamo dei problemi seri nella gestione dei rifiuti, ha avuto in passato. Tra l’altro, un fallimento oggetto in questi giorni, in questi mesi di processi che vedono e stanno vedendo condanne. Quanti di quei Comuni che oggi e per i prossimi anni dovranno pagare i debiti della società fallita decideranno di andare da un altro Consorzio senza doversi più far carico dei debiti pregressi? Quanti saranno e che effetto ci sarà a catena sugli Enti di Bacino che gestiscono quel territorio.
Terza questione. Guardate: “Una richiesta presentata dal singolo Comune, previa deliberazione del Consiglio comunale”. Esistono già le deliberazioni dei Consigli comunali: mozioni, ordini del giorno. Noi potremmo fare un elenco delle richieste che nei prossimi mesi arriveranno alla Giunta, rispetto a questo emendamento.
Consigli comunali che hanno approvato mozioni proprio in attesa che noi facessimo questa norma.
Ora, io mi chiedo se, secondo voi, è un protagonismo del Consiglio regionale realmente rispettato.
Noi non stiamo risolvendo il problema di un territorio. Noi stiamo rincorrendo le necessità di un singolo Comune a discapito degli altri e faremo contento quel Comune, ma creiamo un precedente grave, rispetto al resto della comunità.
Infine - e chiudo - sulla base di cosa la Giunta decide se quella richiesta è accoglibile o meno.
Sulla base del colore politico di chi amministra quel Comune? Sulla base delle risultanze di bilancio dell’Ente che riceve il nuovo Comune?
Sulla base del bilancio della tenuta economico-finanziaria dell’Ente che rilascia, che viene abbandonato, diciamo così?
Sulla base di quali criteri? Perché se siamo di fronte ad una deroga di un principio generale, avrebbero dovuto essere inseriti almeno dei criteri il più oggettivi possibili, rispetto ai quali una richiesta viene accolta e una richiesta no.
Se il Consiglio comunale avanza una richiesta che manda in fallimento l’Ente di gestione del bacino contermine. La Giunta è tenuta a tenerne conto? Chi sente l’Ente di Bacino abbandonato.
Qual è l’istruttoria sulla base del quale - e vado a concludere - la Giunta esercita questa scelta discrezionale?
La legge in riferimento all’istituzione dei Bacini parlava di efficacia, efficienza ed economicità.
Quali saranno i confini intorno al quale o entro i quali definire se il rispetto di questi principi è garantito.
Queste questioni - e chiudo, Presidente - sono troppo impegnative per poter essere affrontati con un emendamento in un ordinamentale en passant.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Rizzotto, prego.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Sì, grazie Presidente. Solo brevemente per, così, ricordare che l’8 maggio scorso il Consiglio delle Autonomie Locali all’unanimità ha espresso parere favorevole a tutto l’ordinamentale, tra cui questo articolo ed erano presenti in 16 che rappresentavano tutte le Province del Veneto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Siamo sull’emendamento.
Prego, dichiarazione di voto. Siamo in dichiarazione… Scusate. No, l’abbiamo fatto sull’articolo.
Metto in votazione… Metto… Devo votare l’emendamento. Signori, calma. Calma.
Io voglio indicazioni univoche.
Metto in votazione l’emendamento n. 5.
È aperta la votazione sull’emendamento n. 5. Relatore, contrario.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Andiamo all’emendamento n. 11 della collega Baldin. Lo dà per letto.
Collega Montanariello, prego. Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l’emendamento n. 11. Relatore, contrario.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sull’articolo 9.
Prego, collega Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Durante il dibattito mi venivano in mente anche due passaggi importanti che chi ha fatto l’amministratore locale, credo, dovrebbe valutare bene prima di votare questo articolo. Noi abbiamo tutto un impianto di aziende che si sono sviluppate e che hanno creato, dopo, quel sistema tariffario di cui si parlava prima, nei perimetri degli attuali Consigli di bacino, ripeto, cosa che politicamente si può non condividere, che gli attuali perimetri dei Consigli di Bacino spesso sono legati ai perimetri delle aziende.
Vi ricordate quel periodo, qualche anno fa, quando tutte le aziende venivano a chiedere la proroga del contratto, perché per poter acquistare mezzi nuovi dovevano attingere a mutui bancari ventennali?
C’è stato un momento dove, in virtù delle nuove norme, bisognava avere dei mezzi nuovi e si andava nei Comuni, le varie aziende, a chiedere la proroga a quindici, vent’anni per poter acquistare questi mezzi. C’è chi l’ha fatto, c’è chi non l’ha fatto, ma comunque in tanti casi che è stato fatto, ci sono state delle aziende che, in base a quella che era la perimetrazione del loro territorio, stando ovviamente su delle regole di mercato... perché mi viene in mente che dal Comune dove vengo io c’è tutto un pezzo di litorale che usa una società privata per farsi raccogliere i rifiuti, ma lì è diverso, sono regole di mercato nelle quali tu ti inserisci. Voi provate a pensare adesso con questo stravolgimento, senza valutarne alla fine quelle che sono le ricadute: uno, creiamo un danno occupazionale alle aziende? Sì, noi rischiamo di creare anche un danno occupazionale alle aziende perché io immagino domani se un’azienda ha un Comune di meno da servire. Creiamo un danno economico alle aziende? Sì. Ragazzi, parlo di aziende pubbliche, non private. Io penso che da noi sono venuti a chiedere la proroga in Consiglio fino al 2032 per acquistare i mezzi nuovi, oggi magari metà di quei mezzi non servono più, questi si trovano col mezzo che non produce. Un’azienda pubblica, quindi non è che si crea danni, si trova col mezzo che non produce e il mezzo da pagare. Cioè ci sono un milione di ricadute che noi non abbiamo nemmeno idea e sono ricadute che avvengono su aziende pubbliche. Guardate che non è che se quell’azienda domani non paga più i mezzi o ha un problema con il personale fa come il privato, chiude, fallisce. No, le proprietà sono dei Comuni: quei debiti li dovranno pagare i cittadini, che li dovranno pagare con l’aumento del tributo, perché si tratta di tributo, quindi lo deve pagare per forza perché è un prelievo coattivo che ti viene fatto. Quindi tu devi pagare. Punto. Devi intervenire... ma l’avete pensata questa cosa qui? Immaginate che domani, da dove vengo io, faccio l’esempio del mio Comune per non parlare di casa degli altri, Chioggia vada da un’altra parte. Quei 200 soggetti che lavorano lì e quei mezzi comprati con trent’anni, che fine fanno? Gli altri Comuni dovranno pagare per loro, perché comunque la società è impegnata nel pagamento di questo. Cioè noi dobbiamo rivedere questo creando una norma più grande che perlomeno preveda delle clausole finanziarie se ci sono questi passaggi, cioè dobbiamo studiarla diversamente. Dobbiamo mettere in sicurezza le aziende perché sono in molti casi aziende pubbliche.
Allora perlomeno, quando si parla di rifiuti, ragazzi, un’azienda pubblica che va male, vuol dire i cittadini che dopo devono ripianare, e quindi dovremmo studiare una formula che non arrechi danni collaterali, perché così com’è scritta spartana e semplicistica due sono le cose: o se la Giunta fa veramente le valutazioni non dirà mai di sì a nessuno.
Chioggia vuole andare con uno da un’altra parte: 200 persone a casa. 20 mezzi comprati, fino al 2032 di mutuo, fermi, che dovranno pagare tutti gli altri Comuni. No.
Quindi, la Giunta, se deve valutare veramente le ricadute, dice no a tutti. Oppure dobbiamo trovare il modo che non ci siano ricadute. Dobbiamo trovare il modo che tu non puoi andare a comandare a casa degli altri importi; ma dove si è mai visto che uno ti deve far entrare nel proprio Consiglio di Bacino e non può dare un parere vincolante. Ma dove si è mai visto che un’assemblea, che rappresenta dei territori, che rappresenta dei soci di un’azienda, che rappresenta una comunità, i Sindaci o i loro delegati, non possono dare un parere se tu domani devi entrare da me. Magari mi vieni che hai una rete idrica che butta per aria tutto il lavoro che ho fatto io finora nel creare, magari, investimenti trentennali, tubi e mi arriva uno e io devo per forza accoglierti e buttare nel secchio il lavoro degli ultimi trent’anni di efficientamento, di ottimizzazione.
Ci sono delle parti del Veneto, colleghi, che sono stati investiti 20, 30, 40.000.000 di euro per creare il famoso mega tubo per non far arrivare l’acqua salata quando ci sono le basse maree, per far sì che l’acqua tu lo porti qui direttamente dal monte e hanno creato un’ottimizzazione di tariffe in materia idrica che gli permettono oggi di poterlo e tu, dopo, cosa fai se ti viene uno che butta per aria il lavoro che è vent’anni che l’hai impostato? Lo puoi fare, ma valuterai come porti negli accordi questo qua. Avrai l’arma del veto che ti dirà: va bene vieni, però mettiamoci d’accordo su come io non devo arrecare un danno né a chi c’era prima, né agli investimenti pregressi.
Ma l’avete pensata questa cosa qui? Ma lo dico senza polemica, guardate: l’avete pensata questa cosa qui?
Oppure per fare il piacere a uno o due Comuni dobbiamo buttare per aria trent’anni di pianificazione. Avete pensato a tutte quelle realtà, Presidente, che hanno le discariche, le gestioni post… ma come ci infiliamo in mezzo a realtà che magari avevano questi temi condivisi. Non è mica che tutto appartiene solo… uno si sfida e poi? È impensabile che si vada senza capire quali sono le valutazioni da fare, le ricadute da pensare a entrare in casa della gente, a voler dire chi si deve sedere a tavola con te e chi deve mettere le mani nelle aziende che magari per trent’anni hai costruito in un rapporto anche di efficientamento. Cioè ci sono delle realtà che hanno costruito degli equilibri ottimali, dove magari ti costa di meno l’idrico, ma paghi un po’ di più sui rifiuti ed è frutto di equilibri dove tu non puoi entrare come un elefante in una cristalleria, perché decide la Giunta.
Signori, noi oggi, per fare il piacere a pochi, stiamo creando un meccanismo che dice “liberi tutti”. Adesso Valdegamberi invitava a fare una legge, sono d’accordo, che metta un po’ in fila queste cose qui, ma quando si sparge la voce e tutti, dal più grande ai più piccoli, iniziano a morire la legge la dobbiamo fare per forza e non con i tempi nostri, con i tempi di chi verrà a bussare dietro la porta e a dire: “avete fatto il malanno, adesso aggiustate”. Anche io adesso proporrò al mio Comune: “Scusa, perché non andiamo con quest’altro? Andiamo con quelli più grandi, paghiamo di meno, ci mettiamo in rete”.
Come fa a dirmi di no la Giunta? Al Comune, ad esempio, dico uno al caso, del padovano dici sì e a quello del veneziano dici di no? Non credo mica che funzioni così. O dici di sì a tutti o dici di no a tutti.
Colleghi, fermiamoci, magari diamoci, secondo me, una scadenza da qua a sei mesi per fare solo quello in Commissione e pensare come scrivere una legge seria, fatta bene, che tenga conto di tutto. Mi rivolgo alla maggioranza. Capogruppo, prendiamoci l’impegno che dal rientro di agosto a dicembre lavoriamo in Commissione solo per scrivere, a parte gli adempimenti, una legge seria che tenga conto di tutto e approviamola a gennaio.
Evitiamo di mettere mano così, ragazzi. Creeremo dei danni enormi sotto l’aspetto economico alle aziende pubbliche e pagheranno i cittadini, sotto l’aspetto occupazionale e anche per quell’equilibrio che i territori con tanti anni di fatica si sono guadagnati. Noi non siamo nessuno per andare a stravolgerli, senza nemmeno sentirli, con un parere vincolante.
Speaker : PRESIDENTE
Sospendiamo qui la seduta. Riprendiamo alle ore 14.30.
Capigruppo in Sala del Leone subito. Grazie.
Ricominciamo, intanto, con l’intervento sull’articolo 9 della capogruppo Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Buongiorno, Presidente.
Giusto per fare il punto rispetto all’argomento che abbiamo trattato finora, vorrei precisare alcune cose, che spero possano aiutare la discussione, e anche, auspico, innescare un ripensamento tra le file della maggioranza rispetto all’ammissibilità di questo tipo di emendamento.
La prima considerazione è questa. Noi non siamo miopi di fronte alle necessità che alcuni territori hanno sollevato, cioè rispetto al fatto che una programmazione datata debba essere in qualche modo rivista dall’Ente che ne avrebbe la responsabilità. Quindi, non c’è un giudizio di merito rispetto alle richieste che sappiamo già essere state avanzate da alcuni Consigli comunali, ma – e questo è il secondo elemento di riflessione – siamo contrari al metodo che ci viene proposto da questo progetto di legge. Primo, perché si presuppone una sorta di intervento ad personam, cioè un intervento stimolato da richieste specifiche, che sembra perdere di vista invece l’interesse generale.
La seconda ragione per cui siamo contrari a questo metodo, è che rappresenta una rinuncia al ruolo della Regione nell’esercizio della funzione amministrativa, organizzativa di pianificazione dei servizi territoriali. Lo dico alla Presidente Rizzotto: non mi stupisce il parere favorevole all’unanimità del CAL, elemento che era già, ovviamente… notizia che era già agli atti del fascicolo, perché è chiaro che per gli Enti locali questo tipo di deroga rappresenta un regalo di potere, che non era previsto dalla legislazione vigente.
Vuoi avere un po’ di potere in più rispetto a quello che hai già? È chiaro che i rappresentanti degli Enti locali non possono essere che favorevoli rispetto a questa proposta.
Quindi non è grave il voto favorevole dei Sindaci su questo provvedimento.
È grave il voto favorevole della Regione, qualora avvenisse, perché mentre i Sindaci accolgono con favore una deroga di potere a loro vantaggio, è inspiegabile come il Consiglio comunale… il Consiglio regionale si autoflagelli rinunciando a un potere e a un dovere che dovremmo esercitare attraverso una pianificazione regionale.
Dunque la gravità è ancora più seria se noi consideriamo che la Regione del Veneto è già impegnata proprio in questi mesi in un impegnativo percorso di riorganizzazione degli assetti regionali.
Penso al lavoro che sta facendo l’assessore Calzavara sugli Enti territoriali, penso al lavoro che sta facendo l’assessore Lanzarin sugli ATS. Cioè per la prima volta, dopo decenni, la Regione del Veneto sta provando a rimettere mani agli assetti e all’organizzazione dei nostri territori e in questo momento anziché proseguire in questa azione di riorganizzazione, noi scegliamo la scorciatoia e cioè la deroga agli Enti locali, secondo una modalità che lascia troppi margini di discrezionalità all’organo esecutivo.
Infine, e vado a chiudere, Presidente, siamo preoccupati per le conseguenze che questo tipo di intervento può generare, che sembra un banalissimo articolo di un ordinamentale di una Commissione, rispetto al quale addirittura non abbiamo neanche voglia di perdere tempo nella discussione, ma che, invece, rischia di incidere direttamente sulla vita dei cittadini, sullo stato di salute degli Enti locali, sulla capacità che le imprese pubbliche possono avere di continuare a esercitare la funzione per la quale sono state costituite.
Ecco, tutte queste ragioni ci inducono serie perplessità rispetto non solo all’ammissibilità, ma anche all’utilità di questo articolo.
Per tutte queste ragioni, ovviamente, chiediamo alla Giunta che ha presentato il disegno di legge e ai Consiglieri che si apprestano a votare di ripensare all’opportunità di votare a favore di questo articolo e di valutare, invece, la possibilità di sopprimerlo rispetto al resto del testo di legge sul quale c’è una valutazione diversa.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Su questo articolo abbiamo discusso moltissimo anche in Commissione. Le posizioni diverse erano già emerse, quindi per questo non abbiamo dato adito a ulteriori considerazioni, perché tutte quelle che dovevano essere fatte le abbiamo già valutate e discusse.
Quello che voi avete chiesto con i vostri emendamenti era mirato, in realtà, non a far rinunciare al ruolo della Regione, come ha detto la collega Camani poc’anzi, così la Regione rinuncia al suo ruolo, alla definizione dei bacini. Voi avete presentato degli emendamenti che prevedevano che fossero i bacini territoriali stessi ad esprimere un parere vincolante, che esautorava completamente la Regione dal potersi esprimere su questa valutazione.
All’interno della legge mancava questa fattispecie che abbiamo ritenuto corretto inserire, quindi valutare se un Comune vuole chiedere di cambiare bacino territoriale.
Abbiamo inserito in maniera chiara anche che per fare questo, oltre al parere del Consiglio comunale, vi siano i pareri, sentiti i Consigli di bacino di provenienza e di destinazione, che devono esprimersi tenendo conto della salvaguardia della propria operatività e del rispetto dei princìpi di autosufficienza e prossimità.
Quindi, abbiamo dato delle indicazioni ai Consigli di bacino, non è solo “sono a favore” o “sono contro”. No, spiegami cosa comporta se il Comune Tizio o Caio chiede di cambiare bacino, entrambi i bacini.
Dopodiché, questi pareri, se si attiva questa procedura, andranno alla Giunta regionale, la quale può dire “sono tutti contrari, non vedo gli estremi, non procedo con il procedimento” oppure “sì, ci sono delle possibilità, chiedo il parere alla competente Commissione, che rappresenta il Consiglio regionale”, che siamo noi. Esprimiamo questo parere, quindi, sulla base di dati oggettivi. Quanti ne usufruiranno? Non lo so. Chiederà qualcuno? Forse, può essere. Sono anch’io d’accordo che servirebbe anche una revisione e un aggiornamento della legge sui bacini territoriali, però questa è una possibilità che noi diamo ai Comuni e vogliamo non lasciare in capo ai bacini territoriali la possibilità di decidere, sì o no, come avete chiesto voi, ma mantenere in capo alla Regione la scelta di decidere se un Comune può o meno cambiare bacino territoriale sulla base di dati oggettivi.
Mi sembra una cosa assolutamente corretta. Su questo, dopo lunga discussione, abbiamo trovato una maggioranza piuttosto ampia e quindi queste sono le motivazioni. Queste sono le motivazioni per le quali ad inizio seduta, come ho detto in Ufficio di Presidenza del Consiglio, della Commissione per valutare gli emendamenti, non siamo ritornati ulteriormente su queste motivazioni, parere vincolante sì o no, perché ne abbiamo discusso per tre sedute in Commissione.
Quindi, il mio ruolo da Presidente di Commissione è di mantenere una linea, che ha portato una maggioranza in Commissione a proporre a questo Consiglio di votare questo articolo così. Se vi fossero stati elementi di novità, li avremmo valutati e discussi, ma elementi di novità non ve ne sono stati. Pertanto, propongo al Consiglio di votare questo articolo così come presentato. Chiaramente, da parte della maggioranza, vi è un parere positivo. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Presidente. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto sull’articolo il correlatore Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente, ma è evidente, dopo l’intervento della presidente Rizzotto, dove sta il problema. La presidente Rizzotto, nonostante la sua navigata esperienza, ancora non riesce a distinguere la Regione dalla Giunta e dal Consiglio. Infatti, quando la presidente Rizzotto continua a invocare la Regione, Presidente, dovrebbe specificare, anche in virtù del suo ruolo istituzionale, che in quel passaggio che lei cita la Regione si riferisce alla Giunta regionale, perché, guardi, la Regione è una cosa, presidente Rizzotto, la Giunta regionale, un’altra e il Consiglio regionale un’altra ancora.
Allora, adesso capiamo proprio qui dov’è il problema, presidente Rizzotto. Probabilmente è il fatto che lei ha completamente, con questa non distinzione di quelli che sono gli organi, non solo ha esautorato quello che è il Consiglio o la Giunta, e adesso le spiego perché, di quelli che sono dei poteri che hanno in capo; ma vedo che fa anche confusione su quelli che sono i passaggi che noi abbiamo oggi in Aula.
Guardi, insomma, le devo dare una brutta notizia, presidente Rizzotto, la Commissione è un momento di discussione. Il punto degli emendamenti, dove molti di noi si fermano qui anziché andare a fare altro, è un altro momento ed è evidente, presidente Rizzotto, che nel punto emendamenti tu discuti di cose che hai discusso in Commissione. Non è che arrivi qua e fai gli emendamenti su qualcosa che non hai discusso. Quindi, lei capisce che diventa un’arrampicata sugli specchi il fatto di dire io non discuto gli emendamenti, abbiamo discusso in Commissione.
Scusi, Presidente, gli emendamenti esistono perché abbiamo discusso il provvedimento in Commissione, sennò non esisterebbero gli emendamenti. Vuol dirci che ieri io e il presidente Andreoli, che abbiamo passato tre ore a discutere gli emendamenti, siamo stati due sprovveduti della norma, che solo lei sa interpretare e conoscere? Ma mi creda, questa cosa qui, Presidente, fa male al provvedimento, perché lei ha preso un provvedimento che doveva diventare un testo che poteva passare all’unanimità e ha, con il suo comportamento politico, generato uno scontro di Aula che ci sta facendo durare la discussione ore e che vedrà anche su questo provvedimento le tensioni, e sull’articolo lo dimostrava ora.
Questo articolo. Non è vero che noi, con questo articolo, stiamo dando una possibilità ai Comuni. Stiamo penalizzando degli altri Comuni, perché, se un Comune decide di andare da una parte e quello che lo deve accogliere non ha la possibilità di fare un parere vincolante, lei a quel Comune lì sta dando la possibilità di andare su un altro Ente di bacino, ma agli altri venti che lo devono accogliere gli sta togliendo una prerogativa che è quella di mantenimento e conservazione di quelli che sono i principi tariffari, societari e di equilibrio raggiunto in vent’anni.
Quindi, non stiamo su questo articolo dando la possibilità, no! Stiamo togliendo la possibilità a chi ha lavorato in maniera seria, in maniera anche equilibrata, in maniera trasversale e territoriale di potersi esprimere. Guardate, vi do una brutta notizia. Nel Veneto sono più le Amministrazioni che governate voi che quelle che governiamo noi. Quindi, state togliendo ai Comuni qualcosa.
Sentivo che la Capogruppo era contraddittoria. Non è vero. Noi abbiamo chiesto due cose ben distinte. La prima, lo abbiamo detto in tutto questo percorso e lo diceva anche il collega Valdegamberi, è che non si può avere un approccio, su un tema così importante, senza rivedere la legge. Non si può ragionare del restauro di un palazzo partendo dai coppi e non dalle fondamenta.
Ora è evidente che, dopo questa fuga in avanti maldestra che viene fatta in questo articolo, tentiamo con grande spirito istituzionale di salvare il salvabile. Come? Dicendo, va bene, non volete prendere la legge in mano, capiamo che per l’interesse di uno o due Comuni del padovano mettiamo in cricca 560 e passa Comuni… Perché, ragazzi, faccio nome e cognome. L’interesse è di uno o due Comuni del basso padovano. Tutti gli altri si troveranno nelle rogne politiche e tecniche per fronteggiare questo che noi facciamo.
Quindi, è evidente che in questo momento tentiamo di salvare il salvabile. Come? Dando ai Comuni la possibilità di tutelare le proprie tariffe e le proprie aziende. Lei dà la possibilità nell’articolo ma a uno e, se siete convinti, e chiudo, Presidente, di fare una norma giusta e siete convinti che tutto è perfetto, perché non lasciate ai Comuni dare un parere vincolante? La Giunta non potrà mai dire sì a uno e no all’altro, perché quando arriverà quel parere ci sarà l’Assessore del territorio che lo accompagnerà, perché il Sindaco sarà andato prima, e non potrà essere che una provincia o un Comune venga trattato con un peso e una misura, uno con un altro.
Credetemi, fate in tempo a non fare un dispetto ai vostri amministratori. Fermatevi prima, perché per gli interessi di pochi state sconvolgendo un equilibrio che i nostri territori hanno guadagnato in anni, anni e anni di investimenti nelle aziende, investimenti politici, equilibri tariffari. Facevamo prima, ad esempio, sui Comuni di Jesolo e Chioggia la tariffazione delle spiagge o del porta a porta.
Lei immagini, Assessore di trovare domani una realtà come la sua o come la mia, che entra, è un elefante in una cristalleria, però sa qual è il problema? Che da domani lei quelle scelte dovrà difenderle, perché qualcuno ci ha spiegato che...
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere, chiuda, per favore...
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Quindi non solo voteremo contrari, ma vi chiediamo di ripensarci, magari accantonando e prendendoci dieci minuti.
Speaker : PRESIDENTE
Mettiamo in votazione l’articolo 9.
Aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora all’articolo 10, con l’emendamento 12 della consigliera Baldin.
Mettiamo in votazione l’emendamento con parere della relatrice contrario.
Aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Ora passiamo all’articolo n. 10.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Ora passiamo all’articolo 11, con l’emendamento 002 della collega Guarda, che si dà per letto.
Apriamo la votazione con parere contrario della relatrice.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.,
Il Consiglio non approva.
Adesso passiamo all’emendamento successivo, emendamento 006 del collega correlatore Montanariello. Consigliere vuole intervenire? Consigliere, vada.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Io credo che questo sia uno degli articoli più significativi di questo progetto di legge, del n. 191, perché ha un taglio tecnico che, insomma, visto che c’è tempo, vorrei spiegarlo con calma e quindi dividere il mio intervento in due parti: una parte squisitamente tecnica e una parte prettamente politica.
Presidente, con questo emendamento noi chiediamo al primo comma dell’articolo 3 della legge regionale 20, così come modificato dall’articolo 11 dopo le parole “di persone giuridiche” sono aggiunte le parole: “o private”. Se noi prendiamo questo progetto di legge così com’era iniziale, all’attuale articolo 11 vediamo che inizialmente viene presentato dalla Giunta regionale con questa dicitura: “confessione religiosa, sono inserite le seguenti parole: proprietari dei beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche i cui rappresentanti...” allora scusate “proprietari dei beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche o private i cui rappresentanti legali devono sottoscrivere l’istanza”. Oggi viene tolto “o private”. Noi chiediamo di riportare di nuovo la parola “o private” perché crediamo che la Giunta regionale, Assessori, nel presentare questo progetto di legge, avesse fatto un buon lavoro, che la Giunta regionale si fosse mossa con contezza del territorio, si fosse mossa con spirito di inclusione e anche sotto un certo aspetto con quello... insomma con quella modernità che in qualche modo a una parte della destra non appartiene più, ma che nella nostra Regione molto spesso vede la governance regionale scontrarsi a volte col Governo una volta sul tema dei migranti, una volta sul tema del Centro cambio sesso. fosse stato fatto un lavoro che avesse avuto conto di quello che accade nella nostra Regione.
Quindi bene la Giunta aveva inserito che questo tipo di contributi potevano andare a soggetti non pubblici, ma anche privati.
Durante la discussione della Commissione è emerso chiaramente, da parte nostra, insomma, con senso di chiarezza, per capire l’emendamento, perché eravamo un po’ increduli, ma cosa si riferisse a privato ed è evidente che questo permetteva non a chi fa parte di congregazioni religiose che fanno la richiesta dei contributi, come congregazione religiosa, ma anche agli edifici pubblici, quindi, qualora un bene religioso fosse in capo a un Comune o a una Provincia che potesse attingere a questi contributi, ma il fatto di inserire anche privati inseriva quella parte, diciamo, di culto prettamente praticato nella nostra Regione, che non fa capo a congregazioni e non viene esercitato in luoghi prettamente di culto a capo di Enti o congregazioni, come ad esempio può essere il credo musulmano, non è che ci sono da noi l’ordine della loro religione, come può essere per gli evangelisti, per Geova, per la Chiesa cattolica, per il Fondo Clero Veneto, per l’istituto della Basilica di San Marco. Quindi, in qualche modo, non potendolo loro fare come confessione religiosa, Assessore, lo facevano come soggetto privato perché non c’era una confessione religiosa del credo, della religione, diciamo, islamica, ma ce ne sono anche altre. Potrebbe essere che si sta diffondendo molto il tema dell’induismo, il tema… cioè ci sono delle realtà molto più ridotte che non godono nella nostra società di un’organizzazione al punto che ci sia una confessione organizzata come può essere la Curia.
Ad esempio, ieri, in Consiglio comunale, arriva un provvedimento per una legge regionale 55 e il responsabile legale era la Curia di Chioggia, perché sono responsabili legali come confessioni.
Il fatto di inserire il privato voleva dire un’apertura importante.
Dopo arriveremo sul perché è stato tolto. È stato tolto con un atto a ghigliottina di una parte della maggioranza che quando ha capito di cosa si trattava elegantemente ha detto: toglietelo.
A me fa un po’ più specie il modo con cui qualcuno gli ha obbedito, non il modo con cui loro l’hanno detto, però, insomma, anche questo…
Speaker : PRESIDENTE
Se possiamo chiudere. Grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì. Noi, con questo emendamento, Presidente, chiediamo di ripristinare così come inizialmente era l’emendamento, quindi a dire che non esistono culti di serie A, Presidente, e culti di serie B, perché tutti i culti, a parità delle nostre idee…
Speaker : PRESIDENTE
Però, chiudiamo.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, Presidente, ha ragione. È un tema sensibile, mi permetta.
Speaker : PRESIDENTE
Sì, ma o chiude o chiudo io.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Chiudo, Presidente… Quindi con questo emendamento vogliamo dire che tutti i credo e tutti i culti hanno pari dignità, così come aveva previsto la Giunta nella stesura dell’ordinamentale.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Sì, grazie, Presidente. Intervengo perché il collega Montanariello, che stava dicendo delle cose giuste e interessanti, ha finito il suo tempo, ma prendo il mio per sostenere la stessa identica posizione, nel senso che la discussione in Commissione è stata veramente, per certi versi, grottesca, perché il testo, che era arrivato con una formulazione condivisibili dalla Giunta, è stato stravolto con una finalità non tecnica, e quindi usciamo ancora una volta dall’ordinamentale, ma una finalità politica, volendo andare a escludere dalle facilitazioni previste da questo articolo una parte specifica dei culti religiosi, che evidentemente non sta simpatica alla maggioranza di quest’Aula.
Io credo che questo sia grave, sia grave in una società che vuole essere pluralista, tollerante, aperta, perché… Sì, e anche i commenti che sento in sottofondo… Mia, sì, mia. E sono orgoglioso di dire che rappresento una società tollerante, aperta e pluralista. Mi dispiace che dall’altra parte dell’Aula ci sia ancora una visione oscurantista, una visione di difesa, di difesa poi non ho capito di che, perché è una difesa sterile, dal mio punto di vista.
Per cui io sollecito i colleghi della Giunta a riappropriarsi della formulazione che ci avevano proposto. Tramite l’emendamento proposto dal collega Montanariello, questo è possibile farlo, ma possono farlo in qualsiasi momento, credo. Io credo che sarebbe un segno di civiltà, perché fare la politica contro non paga mai. Non paga alla mia parte politica, non paga alla vostra parte politica, ma non paga soprattutto alla dignità di questo Consiglio. Per cui io veramente mi appello e faccio mie le parole del collega Montanariello perché si possa tornare ad una formulazione che è molto più aperta, molto più tollerante, molto più, secondo me, rappresentativa della società che in qualche modo rappresentiamo in quest’Aula.
Per cui, ecco, non facciamo battaglie di retroguardia. Non andiamo a chiuderci e a fare la politica contro.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Sì, grazie. Beh, non è stata proprio una discussione grottesca. Abbiamo visto anche tanto di peggio, su altri argomenti; però dobbiamo tornare alla questione di cosa stiamo parlando. Allora, qui stiamo parlando di una possibilità che la Regione ha di poter dare dei contributi per edifici di proprietà di qualsiasi confessione di culto presente in Veneto, contributi che non dà dal 2016.
Prima di questa data venivano erogati sulla base di un atto di indirizzo che dava la Giunta, quindi con dei criteri per la presentazione delle domande, dove erano inserite tutte le possibilità, anche persone giuridiche private e pubbliche, qualsiasi, anche i Comuni.
I Comuni però non potevano accedervi. Perché? Qui ricordo l’ordinamentale dell’anno scorso, dove abbiamo espressamente tolto quel doppio passaggio, nel quale i Comuni stessi dovevano fare loro l’istruttoria, quindi le diverse confessioni religiose presentavano la domanda al Comune, che faceva l’istruttoria, che poi la mandava in Regione, che faceva l’istruttoria, però la domanda non la poteva presentare il Comune, perché anche lui faceva l’istruttoria.
Noi abbiamo tolto questo doppio passaggio l’anno scorso, quindi chiariamo con questa norma... perché l’istanza viene dai Comuni, dai Comuni in particolare, e adesso chiariamo, caro Comune, che adesso lo puoi fare. Possono farlo anche gli altri, sugli atti di indirizzo che la Giunta farà, perché quest’anno in bilancio abbiamo due soldi anche per questa finalità, potrebbe inserire anche tutto il resto del mondo.
Lo può fare, ma la cosa importante di questo articolo era chiarire ai Comuni che "da oggi lo puoi fare, perché non sei più incompatibile", non c’è più quel doppio passaggio che c’era prima, non ci sono più quelle vecchie norme che dicevano " tu già introiti per gli oneri di urbanizzazione una quota per le chiese, quindi non puoi chiedere alla Regione di avere anche tu dei soldi".
Questo è il problema che è stato presentato in Commissione e, una volta capito in Commissione che il problema era dei Comuni, abbiamo trovato una soluzione per risolvere il problema ai Comuni. Nulla esclude che poi, negli atti di indirizzo che la Giunta farà, potranno usufruirne anche persone giuridiche private, come hanno fatto finora prima del 2016, quando c’erano due soldi.
Questo è il motivo per cui il parere è negativo a questi emendamenti. Che poi ciascuno di noi possa avere opinioni diverse e che siano emerse in Commissione discussioni di vario tipo, per carità ci sta, ognuno ha le sue opinioni. Quando la Giunta farà un bando, metterà i suoi criteri, discuteremo in Commissione se ci stanno bene o meno. Qua voglio evidenziare la cosa importante che diamo ai Comuni: "anche tu, che sei proprietario di un immobile di culto di qualsiasi tipo e confessione religiosa, potresti chiedere un contributo per fare interventi su questo edificio".
Questo era l’obiettivo e con questa norma lo risolviamo, punto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE.
Mettiamo in votazione l’emendamento 006 con parere contrario della relatrice.
Aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all’emendamento 0013 della consigliera Baldin.
Lo do per letto.
È aperta la... chiedi. Consigliere Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Per il fatto che anche l’emendamento della collega Baldin abbia parere negativo ci saremmo aspettati qualche spiegazione di più. Per chi non è della Commissione: questo emendamento un po’ riporta come quello precedente e fa chiarezza. Guardate che qua e negli emendamenti che abbiamo scritto è chiaro, non è mica nessuno contro i Comuni. No. Tanto per capirci, perché sembra quasi che se qualcuno si sia collegato, pare che qualcuno sia contro i Comuni. No. È giusto il testo come era arrivato all’inizio e come adesso, con gli emendamenti prima e quello di cui stiamo discutendo della Baldin, lo tentano di riportare, ovvero che possono attingere a questo... Non c’entra niente quello che abbiamo sentito l’anno scorso, sembra quasi una scena kafkiana. Non vogliamo parlare di quello discusso in Commissione la settimana scorsa e parliamo delle robe dell’anno scorso. L’anno scorso è passato. Qua non ci sono istruttorie. Questo emendamento dice un’altra cosa. Il testo iniziale com’era? Che possono - ed è come mette l’emendamento della collega - che possono... un attimo che lo prendo. Che possono attingere... che i beni sono proprietari e beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche o private”. Il testo era arrivato così, quindi pubbliche bene, non era mica contro i Comuni. Mi piacerebbe che il collega che ride e schiamazza magari ci desse il suo parere, perché molto spesso è facile, collega, prendere in giro gli altri, però sarebbe anche bello confrontarsi a microfoni accesi, assumendosi la responsabilità di quello che si dice.
Noi non abbiamo niente contro i Comuni. Chiediamo se il testo iniziale diceva Comuni, quindi strutture pubbliche o private, va benissimo. Guardate che siete voi che avete tolto private, voi lo avete messo e voi lo avete tolto. La Baldin e io, con l’emendamento prima, abbiamo ricopiato il testo che ha scritto la Giunta, non è mica che abbiamo aggiunto parole nostra. La Giunta ci fa una proposta dicendo di inserire soggetti pubblici, giusto, perché ci possono essere dei manufatti che non sono di proprietà della confessione o sono di proprietà mista, giusto, ci mancherebbe altro non andare a dare una risposta ai Comuni; o privati, giusto. Ma guardate che privati voi lo avete messo e voi lo avete tolto. Questo emendamento, che sia chiaro, è la ripetizione del testo presentato dalla Giunta. Allora io dico se c’è un muro ideologico contro il fatto dell’inserimento dei privati è comprensibile. Guardate, io sono uno che non si scandalizza, sono visioni politiche, non ci sono né i belli, né i brutti, né i bravi e né i meno bravi. Ci sono quelli che hanno un’idea, assumendosi responsabilità come me lo dicono a microfono, senza deridere nessuno e dico che ho quest’idea e qualcuno ne avrà un’altra, viva Dio, non tutti dobbiamo pensarla uguale. Però, se c’è questa preclusione ideologica, perché siete arrivati col testo, dove avete scritto voi privati. Oggi bocciare l’emendamento che ha fatto la Baldini in questo momento o il mio di prima, vuol dire bocciare il testo presentato dalla Giunta e che è durato per tre sedute di Commissione quel testo.
Quindi, voglio dire, non è che questo emendamento fa parte di un estremista ideologica. No.
La Baldin con questo emendamento copia il testo licenziato dalla Giunta. Punto. Quindi, se avete qualcosa da ridire o c’è da ridere, perché questi emendamenti citano la parola privata, dovete ridere nei confronti della Giunta che li ha scritti.
Quindi, Consigliere, dovrebbe ridere dei suoi Assessori, non di chi ha ricopiato il testo iniziale e presenta un emendamento. Anzi magari due volte la prima perché lo hanno scritto e la seconda perché lo hanno tolto.
Speaker : PRESIDENTE
Capogruppo Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Il fatto che su questo articolo della legge 44 dell’87 si sia intervenuti all’inizio dell’anno per raggiungere un obiettivo e che dopo pochi mesi, Presidente Rizzotto, siamo costretti a ritornarci perché come si era intervenuti allora, evidentemente, non era stata una modalità sufficiente per raggiungere quell’obiettivo dimostra due cose.
La prima è che forse non fate proprio sempre le cose, bene, bene bene come dovreste fare e la seconda è che proprio per questa ragione serve tornare più volte su una questione che non convince, anziché tagliare via con l’accetta, pensando di sapere sempre tutto, se forse uno si mette più nelle condizioni di ascoltare oltre che di voler impartire degli ordini solo grazie a delle medagliette, forse si produce un risultato migliore. Come non è avvenuto pochi mesi fa e come rischia di non avvenire oggi. Se siamo intervenuti pochi mesi fa per consentire ai Comuni proprietari di beni con finalità religiose di poter semplificare per loro la procedura, ci siamo accorti dopo pochi mesi, perché ce l’hanno detto loro, che quell’intervento era stato inefficace, io due domandine sulla capacità che ho di capire quello che scrivo me le farei.
Allora, il tema è che tra tre mesi dobbiamo tornare di nuovo su questo articolo perché ci siamo resi conto che le fondazioni, le società private che sono proprietarie di immobili religiosi cattolici non possono accedere ai contributi, e il tutto perché siamo più spaventati dal fatto che qualche privato non cattolico chieda il contributo anziché corrispondere ad un bisogno.
Allora, io credo che noi dovremmo ragionare nel merito dell’emendamento. Io di Comuni proprietari di moschee ne conosco pochissimi. Quindi, è evidente che la finalità di questo articolo, così come la Commissione che lei presiede, presidente Rizzotto, ha riformulato, non ha la finalità che aveva proposto la Giunta quando ha avanzato la proposta di modifica alla legge, e cioè di poter intervenire su tutti gli immobili, che hanno un valore architettonico, urbanistico di pregio, di natura religiosa, a prescindere dalla confessione, perché la Giunta aveva dato questa indicazione.
La Commissione che lei presiede, invece, ha interpretato questa volontà della Giunta in termini restrittivi, terrorizzata dal fatto che questi finanziamenti potessero in qualche modo finire a una confessione religiosa diversa da quella che lei ritiene, evidentemente, l’unica idonea, adatta, adeguata ad acquisire i finanziamenti regionali, per una posizione, ripeto, ideologica, che non appartiene a questa Regione, che infatti finanzia questo tipo di intervento per tutti gli immobili che hanno una valenza regionale, a prescindere da quale confessione religiosa lì dentro si celebra.
Gli interventi regionali non sono finalizzati a sostenere un credo religioso, ma a valorizzare un edificio di pregio, che in questo caso coincide anche con un luogo di culto. Quindi, il fatto di non voler considerare gli emendamenti proposti in Aula con l’atteggiamento del “non serve, ne abbiamo già parlato” impedisce a questo Consiglio di considerare in una maniera un po’ più libera di quella, evidentemente imposta, della sua Commissione alcuni interventi, che invece hanno l’obiettivo di risolvere dei problemi.
Allora, votare contro… E chiudo, Presidente. Il votare contro a questi emendamenti non è un votare contro alle proposte del consigliere Montanariello o della consigliera Baldin, è votare contro alla proposta della Giunta, perché a giudizio della relatrice questo provvedimento, che ripristina la necessità che la Giunta aveva evidenziato, e non per difendere ideologicamente un culto religioso ma per salvare alcuni edifici che hanno questo tipo di necessità, produrrà esattamente l’effetto che la relatrice ha prodotto già con l’intervento precedente: non risolve il problema, perché è più impegnata a tenere fede alle proprie convinzioni ideologiche che a risolvere i problemi dei Comuni.
Aspettiamo che, tra due mesi, la fondazione privata, proprietaria di un ente, di un edificio di pregio monumentale telefoni alla presidente Rizzotto per spiegare che dobbiamo rimodificare, perché la norma non è stata efficace per raggiungere l’obiettivo. Anziché presentare emendamenti in Aula, come ci sarebbe consentito, per farci approvare qualcosa, è più facile fare una telefonata alla Presidente di Commissione o all’Assessore, che ci ascolta di più. Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Pan.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Adesso dobbiamo mettere un po’ di ordine nella questione, perché ho ascoltato gli interventi su questi temi che si vuole portare sul campo dello scontro religioso tra cattolici, musulmani, buddisti.
Cara Capogruppo del PD, le ricordo che nel mondo ci sono 9.000 confessioni, quindi se andiamo a vederle tutte, abbiamo talmente importato gente da tutte le parti che dovremmo fare 9.000 edifici di culto diversi, dalle sette alle... ma non entriamo in questa cosa.
Io mi sono chiesto di cosa stiamo parlando in questo articolo, in questi emendamenti, e stiamo parlando di contributi (spero che tutto il Veneto ascolti questa cosa, ma non penso) per 260.000 euro per sistemare edifici di culto. Mi viene in mente che abbiamo una Chiesa che è di nostra proprietà nostra, per la quale abbiamo fatto un preventivo di 1 milione solo per sistemare il campanile, cioè stiamo parlando per tutto il Veneto di 260.000 euro, adesso c’è il Vice Governatore De Berti che con 260.000 euro asfalta 200 metri di strada o 300, cioè stiamo parlando di contributi che, se diamo a pioggia a tutti, non ha senso.
Io penso che sia invece intelligente, al di là dei vari credo religiosi (sapete che alcuni non mi sono simpatici, ma, per carità, ognuno ha le sue simpatie. Magari noi abbiamo altre tradizioni rispetto a chi in certi luoghi anche privati, e abbiamo visto nei nostri Comuni, affitta capannoni desueti per fare questo tipo di loro cose, e poi magari cascano le scale, si uccidono sui tappeti fanno magari ricettacolo di terrorismi vari.
Allora, detto questo, stiamo parlando di 260.000 euro che giustamente, giustamente la Seconda Commissione della presidente Rizzotto va dare a proprietà che sono comunali, che sono non private. Io anzi, farei e non lo faccio perché non è nell’ordinamentale, ma sarebbe da mandare qualche controllo anche tecnico e vedere cosa combinano dentro questi capannoni dove spesso e volentieri si trovano a fare determinate questioni, per vedere se sono in sicurezza, se hanno le vie di fuga. C’è stato un incidente dentro una moschea qualche tempo... moschea, chiamiamolo capannone adibito al culto, in cui ci sono stati anche parecchi problemi, anche di capienza, di quanti sono lì dentro. Quindi, e poi, se sono privati e pagano l’affitto, è giusto che i privati intervengano sui loro stabili. Non certo il pubblico.
Speaker : PRESIDENTE
Presidente Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Allora anche quest’articolo dimostra come il lavoro della Commissione non è supina alle volontà della Giunta, ma ci mette anche un po’ di testa, valuta e approfondisce. Perché avete detto tante volte che sembra che noi siamo qua solo alzare il ditino e siamo sottomessi alla Giunta: non è vero, noi approfondiamo tutto. Chi fa parte della Seconda Commissione - mi lasci finire - sa perfettamente che ogni progetto di legge, ogni parere o quant’altro viene valutato in maniera esatta, attenta, esatta... cioè scusate, viene esaminato attentamente, con la collaborazione della Struttura della Giunta e degli Assessori competenti, viene modificato con delle proposte che tengono conto delle diverse sensibilità emerse anche in Commissione. Quindi noi non abbiamo mai o quasi mai preso un qualcosa e approvato tout court, ci abbiamo sempre messo un po’ di testa. In questo caso specifico... Chiaramente noi non siamo perfetti, come lei, Camani, ci scusi. Noi possiamo sempre migliorare e anche cambiare nel tempo le idee, perché l’anno scorso abbiamo risolto un problema, quest’anno ne risolviamo un altro. Lei magari quando riuscirà a risolverli tutti in un colpo me lo faccia sapere perché non l’ho mai vista ancora risolvere problemi, solo criticare. Comunque, mi spiace, spero di arrivare al suo livello di perfezione.
Allora sono due cose diverse, ripeto, quella dell’anno scorso e quella di quest’anno. Quando abbiamo compreso qual era il problema, la volontà da parte della struttura regionale, dell’Assessore e in particolare della struttura, quindi quella di consentire ai Comuni di accedere a un contributo, di poter far domanda, e ricordo ancora che dal 2016 che non ci sono bandi su questo tema e ricordo ancora, scusatemi, che attualmente possono accedere al bando, per legge, tutte le confessioni religiose che hanno una proprietà di un immobile di culto, tutte, che sono proprietarie. Qui stiamo parlando delle confessioni religiose che non hanno la proprietà e qui è emerso il problema dei Comuni. Questo abbiamo inserito. Tutto qua.
Le risorse sono un po’ poche, anzi irrilevanti, 270.000 euro inseriti quest’anno in realtà, in bilancio. Quindi abbiamo dato priorità sempre a tutte le confessioni religiose che hanno la proprietà degli immobili, ma anche a quelle la cui la proprietà è di persone giuridiche pubbliche che possono essere i Comuni, in particolare possono essere le Province, può essere Regione, non lo so, persone giuridiche pubbliche.
Nulla osta, ripeto ancora, come è successo in passato, che nei criteri che la Giunta si darà per erogare i contributi possano accedervi anche altri, quindi anche persone giuridiche private, anche chissà chi, come avveniva una volta, perché la Giunta dovrà fare i suoi criteri per individuare come si accede al bando, ma per legge noi diciamo: bene, chi può accedere, comunque, deve accedere ha una priorità. Tutte le confessioni religiose che hanno la proprietà e le persone giuridiche pubbliche dove viene fatto questo tipo di attività.
Tutto qua. Poi, guardi, sicuramente l’anno prossimo faremo ancora modifiche perché, ripeto, sa col tempo si impara, si migliora anche, perfetti come lei non c’è nessuno.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire il consigliere Valdegamberi.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Noi in Italia viviamo un Paese che ha una… ovviamente nasce da un imprinting che è dato da una cultura, una religione che ha generato opere d’arte ovunque. Abbiamo un patrimonio che sta veramente andando in rovina, anche perché per colpa di una mentalità molto, diciamo, anticlericale, perché si confonde la religione con l’arte, con i monumenti che sono gestiti da Enti religiosi, dalle parrocchie, dalle varie associazioni, le diocesi, eccetera, le quali non hanno sufficienti risorse per far fronte a questo patrimonio che negli ultimi anni sta sempre più andando in deperimento.
Nel passato c’erano dei fondi superiori anche da parte della Regione. Mi ricordo le varie leggi sugli oratori, eccetera, eccetera che qualcosa, sulle chiese, qualcosa tamponava e sono stati fatti diversi interventi, ma in questo periodo, dove ci sono soldi da parte dello Stato per tutto e per tutti, per i diritti, per la parità di genere, per tutto, ci dimentichiamo che noi viviamo in un Paese dove insiste in questo Paese la stragrande maggioranza del patrimonio artistico, culturale e architettonico…
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere, resti sull’emendamento, per cortesia.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Scusi, ma lei l’italiano lo capisce?
Speaker : PRESIDENTE
Sì, io lo capisco. Se vuole le leggo anche l’emendamento, così le è più chiaro.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Mi lasci finire il ragionamento, vedrà che arrivo su questo tema. Okay?
Speaker : PRESIDENTE
No, non c’è.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Sto facendo le premesse per arrivare a conclusione.
Speaker : PRESIDENTE
Se vuole, interrompiamo.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Se mi lascia parlare, arrivo alle conclusioni!
Speaker : PRESIDENTE
Se vuole interrompiamo anche i lavori, così vediamo l’emendamento.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
No, non interrompe. Non stia a interrompermi perché è maleducata… Diritto di che? A essere stupida! Non è un diritto essere stupida!
Speaker : PRESIDENTE
Consiglieri, interrompiamo i lavori.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Deve ascoltare quel che dico nel ragionamento, poi puoi interrompermi… Sto facendo le premesse, per arrivare alla conclusione!
Speaker : PRESIDENTE
Possiamo riprendere i lavori.
Riprendiamo i lavori.
Consigliere Valdegamberi, riprenda il suo ragionamento, arrivando all’emendamento.
Grazie, consigliere, la parola volta non mi insulti per cortesia, perché non chiedo neanche per cortesia. Grazie.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Va bene, io non ho mai insultato nessuno, basta che mi lascino esprimere.
Dicevo che oggi la Parrocchia è un privato, è un istituto privato, che però gestisce dei beni, che sono beni culturali, architettonici, che sono i dipinti nelle chiese e nei vari oratori, ovunque, opere che sono un patrimonio collettivo, tant’è che non sono disponibili a un soggetto che può portarseli nella propria villa, non possono nemmeno venderli, sono vincolati dalla Sovrintendenza, quindi hanno un’utilità pubblica. Ci siamo?
Non vedo quindi perché in questo Paese cercare... noi non andiamo a finanziare una confessione religiosa invece di un’altra, perché, fino a prova contraria, in questo Paese c’è un imprinting per cui dove abbiamo un patrimonio ereditato dal passato, basato su una religione che era un tempo prevalente in questo Paese e ora non lo è più, però che ha lasciato un bagaglio culturale, un’eredità importante, che ha un valore collettivo.
Quando andiamo sul fatto della proprietà privata, parliamo di Istituzioni che hanno una funzione pubblica, gestiscono un patrimonio che ha un’utilità pubblica, purtroppo anche a livello nazionale con varie misure diamo soldi per tutto, per il riconoscimento della parità di genere, abbiamo risorse per tutto, tranne (perché ideologicamente c’è questo preconcetto) che per recuperare un patrimonio culturale importante che ha un valore, per un Paese turistico come l’Italia, mondiale, e questo solo perché è di proprietà delle Parrocchie o di soggetti privati, e non è statale, eppure quante cose statali vincolate dalla Sovrintendenza che non possono essere utilizzate? Quindi è un onere che rimane in capo di chi lo gestisce, che è giusto riconoscere.
Se ci danno quindi dei contributi, sono poco o nulla, ma mi rivolgo soprattutto a contributi statali, è doveroso darli, perché non si danno alla Chiesa cattolica, ma si danno a beni architettonici e culturali, dei cui benefici godono tutti i cittadini italiani, che hanno un’utilità pubblica, tant’è che sono spesso beni vincolati dalla Sovrintendenza.
Questo è il concetto, quindi non poniamoci il tema, non si va a finanziare qualcosa che ha una funzione religiosa, ma si finanzia un qualcosa che ha un beneficio generale pubblico rivolto alla collettività del Paese, che è un patrimonio per l’intero Paese. È questo il senso.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la consigliera Luisetto. Consigliera.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto
Volevo solo chiedere una cosa, non essendo stata in Commissione: il fatto di tenere la versione iniziale della Giunta e quindi del tenere il termine “o privati”, che cosa toglie all’intento positivo di supportare i Comuni e di dare questa possibilità? Perché non riesco a capire la discrasia tra i due punti, cioè nel senso, mi sembra che il tenere la versione originale non vada a togliere comunque nulla. Non riesco a capire qual è il punto.
Speaker : PRESIDENTE
Non è sull’emendamento, casomai dopo, se vogliono rispondere in fase di articolo, perché non è... sì, esatto.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto
Allora la riformulo. Credo che non ci sia nessun genere di... non vada tolto nulla alla parte pubblica e alla parte dei Comuni, che si vuol tutelare, a cui si vuole semplificare una procedura, se si lascia la formulazione iniziale della Giunta riformulata.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Consigliere, è già intervenuto. Allora, consigliere Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie. Intervengo anche su questo emendamento perché è sostanzialmente molto simile, ma perché mi ha un po’ sorpreso l’intervento diciamo accaldato del collega Valdegamberi. Non ho sinceramente compreso l’obiettivo: ha parlato di associazioni private come le parrocchie, cioè di realtà private che hanno dei patrimoni, che hanno una finalità poi pubblica, per cui non ho capito se il suo intervento era a sostenere il ruolo pubblico che deve essere premiato o se era a sostenere quelle realtà anche private, in alcuni casi sono i parrocchiani che acquistano i beni per conto della comunità per cercare di sostenere le spese crescenti della comunità religiosa a cui appartengono. E questa è una cosa bella, è una cosa che ci sarà sempre più nel futuro. Però davvero non sono riuscito a comprendere quale fosse il punto che la ha accesa a tal punto, nel senso che ha sostenuto sia il termine appunto del ruolo privato che hanno le comunità religiose, sia la funzione pubblica che il patrimonio artistico, soprattutto che abbiamo ereditato, gioca oggi e che quindi è meritorio del contributo per quanto piccolo, dell’Amministrazione regionale.
Però, ecco, io ritorno sul tema vero di questi emendamenti che nulla tolgono alla possibilità di sostenere il pubblico come proprietario di beni a scopo religioso nel momento in cui accettano che, indipendentemente dalla figura giuridica proprietaria, premi la funzione religiosa di questi beni. Per cui ritengo che andare a restringere la finalità della modifica che andiamo a proporre sia controproducente, perché toglie a qualcuno senza dare di più ad altri. Questo non vedo proprio che senso abbia.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Mettiamo in votazione l’emendamento 0013. Dichiaro aperta la votazione. Con parere negativo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Adesso passiamo all’articolo 11. C’è l’emendamento 14… No, l’11, scusate, ho sbagliato io.
Andiamo in votazione dell’articolo 11.
Non ci sono interventi. Sì, consigliere Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Intervengo sull’articolo. Non è dichiarazione di voto. Quella la faccio dopo.
Presidente, io credo che questo articolo in questo importante e nobile dibattito ci abbia un po’ depistato da alcune cose che credo siano importanti quando discutiamo dell’articolo da riportare nel campo di gioco. Intanto si parlava, ricordava il capogruppo Pan, giustamente, di 270.000 euro.
È vero. Però guardate che non è che 270.000 euro se aumenta la platea dei soggetti, diminuiscono i soldi distribuiti, perché non sono contributi che tu dai a pioggia, sono contributi che tu dai a fronte di richieste che vengono, cioè non è che se 270 soggetti… non è che se hai 270 soggetti diventano 1.000 euro a testa. Hai dei progetti che devi presentare dove vengono valutati, ci sono dei criteri, vengono scelti, così come avviene nei Comuni per gli oneri di urbanizzazione, Presidente. Arrivano dei progetti, se magari la cifra è congrua vengono divisi, altrimenti un anno se ne sceglie uno, un anno l’altro. Si cerca di accontentare tutti.
Non è previsto né che ci sia l’esclusività, per quanto riguarda degli edifici che hanno una valenza architettonica, perché, se noi parliamo di patrimonio culturale e artistico, guardate che il luogo di culto può essere un edificio storico, ma può essere anche un edificio moderno. Cioè, non è che noi con questo provvedimento, con questo istituto possiamo andare a dare la discrezionalità se l’edificio è artistico, è più artistico, se ha il Caravaggio dentro. Si valuta il progetto. Non è che la questione artistica centri. La questione artistica è un grande dramma del nostro Paese, condivido con Valdegamberi, ma non lo risolvi facendo il giro dei soldi delle opere di culto. Lo risolvi intervenendo in maniera diversa, ma non è oggetto della Commissione, del Consiglio di oggi.
Abbiamo sentito parlare di capannoni, ma guardate, non è così, perché quando si parla di luoghi di culto, non è che se uno si fa il capannone abusivo del supermercato e va a pregare vuol dire che passa da essere abusivo a luogo di culto, se deve chiedere il contributo. Le confessioni che sono riconosciute in Italia saranno una ventina. Ho visto, c’è quella ebraica, c’è quella buddista. Sono venti. C’è la chiesa anglicana, ma ci sono una serie di edifici di culto gestiti dai privati, che sono… I culti sono centinaia. Magari noi conosciamo due tipologie, quelli più vicini e quelli più lontani a noi, ma sono centinaia: gli anglicani, gli evangelisti, il buddismo, i naturalisti. Ce ne sono tanti.
Però, guardate, signori, non è che quei 270.000 euro sono soldi delle tasse che pagano solamente quelli di un culto. Allora decidiamo che quel tipo di tasse, che generano questo gettito fiscale, se uno è musulmano, visto che il suo edificio non rientra, non le deve pagare. Guardate che le tasse le paghi in base alla tua ragione sociale, fiscale, non le paghi in base a quale Dio credi.
Quindi, nel momento in cui avanti l’erario, anche l’erario regionale, i cittadini sono tassabili in base a quelli che sono gli istituti di persona giuridica, società fisica, non è che dopo la redistribuzione della ricchezza che avviene da questo gettito fiscale può essere data in base al tipo di credo che uno ha.
Ci può essere una persona che magari ha un culto che non rientra in questi, ma con le sue tasse ha generato questo tipo di reddito.
Non è una questione ideologica, colleghi, è una questione pratica, è una questione pratica. Perché? Perché noi nell’ingresso del gettito non distinguiamo culto, nazionalità, niente, quando dobbiamo chiedere le tasse, che sia l’IRPEF, che sia l’IRES, che sia il bollo auto, lo paghi in base a quello che è il tuo status socio-economico.
Se però devi avere dei diritti, perché io credo che sia un diritto poter attingere per il proprio credo a strumenti che servono a migliorare i luoghi di culto, non puoi, perché vediamo dopo il culto della persona, e fortunatamente non siamo andati oltre, al colore della pelle o altro.
Il fatto di strumentalizzare quello che avviene nei capannoni, ma, guardate, avvengono cose belle e cose brutte dappertutto, nei capannoni, nei palazzi dei Consigli regionali e comunali, le persone brave e le persone meno brave sono dappertutto, non puoi identificarle in base a una religione, a un partito, a un segmento socioeconomico, però il fatto di fare questa cosa così limitativa credo sia un segnale distorto di quella che è la ridistribuzione del provento della fiscalità pubblica.
Magari quei soldi vengono da un gettito che chi ha quella religione che a voi sembra poco vicina, come diceva qualcuno, ha pagato soldi per generare quei 270.000 euro, oggi va e si sente dire "ti no, per pagare ti si come mi, per averli no ti si come mi", ed è un atteggiamento - lo dico con serenità – discriminatorio, tutti sono uguali nel pagare, ma qualcuno è diverso nel ricevere, ma non diverso fiscalmente o socialmente, diverso per una questione di culto, e questo è un principio che non funziona bene, ragazzi, cioè decidete chi, decidete come, ma o si è tutti uguali sempre, o non si è tutti uguali mai. Questa è una cosa importante.
Credo che ci sia poco da dire "colpa tua, colpa mia, tu la vedi così, tu la vedi colà", no, noi la vediamo, colleghi, come la vede la Giunta regionale del Veneto, noi, colleghi, la vediamo come il Presidente Zaia e il suo Esecutivo l’hanno vista nel momento in cui ci hanno proposto questo testo.
Ai colleghi che ci hanno preceduto, avete qualcosa contro questa formulazione che proponiamo? Per carità, prendetevela con il Presidente Zaia, ha portato lui questa formulazione, mica noi. Noi facciamo il nostro lavoro di ripristino di quello che era un testo iniziale.
Anche qui collega, non la cito, ma tanto può intervenire lo stesso se vuole. Parliamoci con serenità, senza fare demagogia. Oggi è nato uno scontro, non sono nate delle barricate in Aula, perché è quello che noi chiediamo di inserire a voi non va bene. Ma guardate, lo ripeto, quelle barricate, dovevate farlo col presidente Zaia e la sua Giunta perché è lui che inserito quella parola nell’ordinamentale. Noi non ce lo saremmo mai sognati se non ci fosse stato questo spunto che ci è stato dato.
È evidente, però, che nel momento del dibattito, per chi non è stato in Commissione, è giusto anche che lo diciamo, quando a un certo punto nasce in un dibattito serrato con il Dirigente questo... no, Presidente, vedo una riunione lì. Se vuole, mi fermo e quando ha finito Formaggio continuo. Grazie. Se vuole mi fermo, tanto tempo ne ho. Grazie. La verità è che quando è iniziato il dibattito, colleghi, e quando il Dirigente ha spiegato bene a cosa, dopo due o tre Commissioni, non la prima, due, tre Commissioni, il Dirigente ha spiegato bene a cosa si andava incontro, la verità è stata che Fratelli d’Italia ha detto: “Togliete quella roba là”. Punto. Addirittura avevano detto: “Togliete tutto l’articolo”. Dopo, siccome bisognava dare la risposta ai Comuni... e quindi è evidente che un ordine perentorio di Fratelli d’Italia ha smontato le indicazioni della Giunta della Regione Veneto perché se fosse come diceva la Presidente, colleghi, che ci siamo arrivati con un dibattito in Commissione, io sono un cultore dell’autonomia delle Commissioni e del Consiglio, avrei detto: colleghi, avete ragione, la Commissione ha prodotto questo testo. Ma per tre o quattro sedute siete stati tutti zitti finché Fratelli d’Italia non vi ha ordinato perentoriamente di eliminare l’articolo e, nel migliore dei casi, eliminare “o privati”. me lo ricordo, eravate alla mia sinistra, testuali parole: cavè l’articolo. Quando, dopo qualcuno, gli ha spiegato che c’è una risposta da dare ai Comuni, ha detto: allora cave via privati, basta. Dopo tre Commissioni che voi portavate avanti - e chiudo, Presidente - questo testo e non vorrei proprio sbagliare, ma qualcuno della Lega, se prendo i verbali, difendeva...
Speaker : PRESIDENTE
Consigliere, se può per favore andare verso la chiusura, anzi chiudere perché…
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Sì, se no mi interrompono sì, sennò mi fermo.
Speaker : PRESIDENTE
Certo, Consigliere. Vada avanti
Vada avanti e chiuda. Grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
E cari signori… Presidente, forse credono di essere allo stadio.
Presidente, chiudo dicendole che qui ho i verbali della Commissione e qualche autorevole Consigliere della Lega ha difeso la parola privati fino a prima dell’ordine di Fratelli d’Italia. Verbali.
L’avete difesa la parola privati fino a prima dell’ordine di Fratelli d’Italia.
Speaker : PRESIDENTE
Un attimo. Intervengo sull’ordine dei lavori. Mi scuso io col capogruppo Pan, però, siccome prima di intervenire ho preferito farmi dare il verbale della seduta per evitare di dire cose che non sono corrette rispetto all’Aula. Intervengo su quello che è successo prima col consigliere Valdegamberi che, come tutti i Consiglieri, ha diritto di difendere le proprie ragioni e ringrazio, poi, la collega che ha portato l’emendamento per riprendere sul punto di cui stavamo discutendo, ma purtroppo il consigliere Valdegamberi ha insultato la Presidenza. Quindi è andato ben oltre quella che è la difesa del proprio comportamento.
La invito a tacere e leggo all’Aula, perché credo che sia giusto che si legga quello che è successo: “No non interrompe, non stia a interrompermi perché è maleducata (va beh). Diritto di che? A essere stupida? No, ha il diritto a essere stupida!!”
Allora, ai sensi… bene, ai sensi dell’articolo 79, comma 2, io posso espellerla da quest’Aula perché lei è andata ben oltre alla Presidenza.
Consigliere Sandonà, no, no, no… Consigliere Sandonà dare della stupida alla Presidenza no alla Francesca Zottis, alla Presidenza, non l’ho sentito io, l’ho scritto. Io adesso interrompo di nuovo l’Aula, interrompo di nuovo i lavori dell’Aula perché non si usano gli insulti. Che sia io, che sia il presidente Finco, che sia il presidente Ciambetti, la Presidenza non va insultata. Punto.
Adesso si interrompono, cinque minuti, di nuovo, di interruzione dell’Aula e dopo valuteremo cosa
Fare.
Grazie.
Riprendiamo con l’intervento del capogruppo Pan e siamo sull’articolo 11. Capogruppo.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Dopo un po’ di confusione in Aula, cerchiamo, cercherò di stemperare gli animi. Magari diamo una mano contribuendo al recupero di qualche dolmen dei druidi della Lessinia, ma sarà per un’altra volta. Ma detto questo, giusto per puntualizzare il contributo che sono 270.000 euro, dopo conoscendo un po’ anche i meccanismi dei bandi che di solito vengono fatti in questo senso, è un po’ difficile escludere la pletora appunto dei richiedenti. Quindi ne mettiamo 10, accettiamo 20, sono 10-15.000 euro per restauro che un pavimento, un condizionatore o un impianto elettrico viene fatto. Ma detto questo, ricordavo al collega Montanariello che, appunto, perché questo Stato è uno Stato laico e la contribuzione anche delle tasse è di tutti, che a volte viene lasciato, appunto quando noi facciamo la dichiarazione dei redditi, è stato proprio il fatto che per le confessioni religiose venga dato l’8 per mille e quelle cose lì che vengono appunto date per affari anche di questo genere. Quindi se uno è di una religione X e una religione Y, fa la sua firma sull’8 per mille e dà alla confessione il contributo che deve ricevere, liberamente, con le proprie tasse. Giusto? Qualcuno è commercialista meglio di me, quindi sa benissimo come funzionano queste cose. Quindi non vedo perché noi dobbiamo distinguere questo o quell’altro o quell’altro. Qui si dà a delle confessioni pubbliche in cui i Comuni partecipano, dove spesso e volentieri abbiamo capitelli, chiesette, era tradizione cattolica veneta tradizionale mettere Sant’Antonio su ogni crocicchio delle strade, una volta era Mercurio, è stato sostituito da Sant’Antonio. Se andate anche in Brasile a vedere dove sono i nostri immigrati che sono partiti nell’800, troverete suoni bivio di strada. Il capitello di Sant’Antonio, che di solito è proprietà della comunità, del Comune, eccetera. Quindi diamo una mano a sistemare probabilmente piccole cose perché io ho penso che con 270.000 euro non sistemiamo certo l’affresco e guardo l’affresco appena da poco restaurato a Pieve di Cadore, mi pare, del nostro Tiziano. Quindi, è chiaro che facciamo un intervento di minima su alcune cose, su alcune cose in cui i Comuni possono intervenire.
I privati, che siano… Generalmente sono confessioni che sono arrivate da fuori, perché, a parte le confessioni che sono generalmente tradizionali qui, spesso e volentieri, usufruiscono anche dei contributi esteri.
Ad esempio, abbiamo parlato dell’Islam, ma l’Islam sappiamo benissimo che quando è successa la guerra in Kosovo o in Bosnia tutte le moschee sono state restaurate degli iraniani. Non lo sapevate? O dagli arabi.
Hanno dei contributi, comunque, che provengono dall’estero con cui danno una mano, giustamente, ai loro fedeli. Non c’è nulla di male, come succede spesso con i calvinisti, che sono svizzeri, oppure gli evangelisti o i luterani. C’è un’altra rete che aiuta. Gli ortodossi, ad esempio, le chiese ortodosse, prendono i contributi da altre nazionalità o congregazioni anche estere. Secondo me, è la maniera giusta, direi, di concludere questa polemica che è pretestuosa e inutile, e di trasportare noi della maggioranza a dire che alcune confessioni, magari quella cattolica e quelle tradizionali ci sono più vicine, a cui siamo più legati, per nostra cultura, per nostro studio, per nostro provenire rispetto ad altre che vengono dall’estero.
Ognuno può credere a chi vuole. L’importante è che comunque faccia bene la sua parte in questa società.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Giusto per raccogliere l’invito del consigliere Pan e dunque evitare polemiche che rischiano di portarci lontani dalle finalità della norma.
La prima considerazione deriva dalla valutazione di quanta distanza c’è tra ciò che si scrive e ciò che si dice. Se l’obiettivo dell’intervento proposto dalla Giunta è estendere la platea dei soggetti che possono presentare istanza per questo tipo di intervento, alla luce dell’eterogeneità delle situazioni, ha ragione la Giunta.
Siccome ci siamo accorti che questo tipo di contributi non arrivava esattamente sempre a destinazione, perché la norma era troppo limitata, la necessità di allargare, specificando chi può presentare istanza, non esclusivamente alla confessione religiosa, ma anche qualora la proprietà dell’immobile non sia direttamente connessa alla confessione religiosa, ma sia di altra natura, è una modalità di estendere la possibilità di accedere al contributo.
Da questo punto di vista, eliminare la parola "private" non limita il diritto degli Enti locali, ma è una modalità di farsi carico della complessità della situazione.
Mi sarebbe piaciuto comprendere la risposta della Presidente Rizzotto rispetto alla considerazione che ha fatto la consigliera Luisetto, esattamente in che modo, se l’obiettivo è quello che la Presidente ha dichiarato in quest’Aula, cioè agevolare gli Enti locali, quella parola "private" incide o limita questo diritto, perché non c’è nessuna limitazione.
Anzi, poiché la finalità della norma è finanziare una parte di interventi di manutenzione per gli edifici di culto, informo che esistono edifici di culto cattolico di proprietà privata, che sarebbero stati inclusi con il "private" di cui sopra e che oggi, con la formulazione che la Commissione nella sua autonomia rispetto alla Giunta ha applicato, saranno escluse dall’intervento. Perché? Più per il timore che quel "private" allarghi la platea che per la necessità di perseguire la finalità legittima che ci si era dati con questo intervento, perché ciò che distingue, ai fini della norma, chi può presentare l’istanza e chi no non è la natura giuridica della proprietà, semmai il vincolo di destinazione d’uso dell’edificio, cioè il culto religioso, qualunque culto sia.
Noi, quindi, per prevenire eventuali allargamenti eccessivi, finiamo per snaturare il senso dell’intervento legislativo. Anche da questo punto di vista togliamo dal mirino l’obiettivo che ci siamo dati con questo tipo di intervento, che a me sembrava sulla carta, nelle intenzioni della Giunta, un intervento con una finalità di semplificazione.
"Chi fa l’istanza per accedere al contributo, qualora la proprietà dell’immobile non sia del culto religioso?" ci chiedevano gli Enti locali, ma magari non solo gli Enti locali, anche altre società o soggetti di natura privata che hanno luoghi di culto cattolico potevano farci la stessa domanda.
Finiamo per costruire una norma che ha addirittura dei profili discriminatori, perché io mi chiedo perché per la medesima chiesa o due chiese simili di culto cattolico, una di proprietà dell’Ente locale, una di proprietà di una fondazione di natura privata, stiamo facendo una norma con la quale la prima ha diritto al contributo, la seconda no. Quando non c’è alcun riferimento nella finalità della legge che noi andiamo a modificare, di sostegno agli Enti locali. L’obiettivo di questa legge non è finanziare gli Enti locali per interventi di manutenzione su edifici di propria proprietà, la finalità della norma dovrebbe essere quella di finanziare la manutenzione straordinaria del patrimonio edilizio degli edifici di culto, non gli Enti locali, anche se magari sono amministrati da amici nostri. Peraltro, Enti locali che hanno altre fonti di finanziamento spesso di risorse proprie con cui finanziare e contribuire al finanziamento di questo tipo di lavoro. Quindi noi non solo, come dire, scriviamo una cosa diversa da quella che diciamo di voler perseguire, ma addirittura arriviamo al punto, nell’autonomia della Commissione, di snaturare la finalità della legge che dovremmo conoscere e agevolare gli Enti locali rispetto ad altri soggetti.
Io credo che non stiamo facendo un lavoro adeguato alle richieste che invece dai territori, che siano Comuni, che siano culti religiosi, che siano società private arrivano alla Regione per interpretare e applicare la legge regionale di cui stiamo andando a modificare un articolo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Ha chiesto di intervenire la capogruppo Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Anch’io fuor di polemica, però giusto per aggiungere un tassello a questa discussione che, come sempre come accade in quest’Aula, non va al punto della del tema, perché vi ricordo che il rischio che voi stessi state cercando di prendere in carico togliendo “private” in realtà è un rischio che secondo me c’è fino a un certo punto, perché voi vi ricordate bene, penso lo sappiate, ci avete lavorato voi, che nel 2016 avete approvato una legge urbanistica che era stata definita come legge “anti moschee”, per cui per aver riconosciuto un luogo di culto dentro uno di quei capannoni che voi citate oggi, comunque, i cittadini musulmani non lo possono fare. Infatti, quello che viene fatto lì dentro è un’attività di un’associazione culturale.
Allora io mi chiedo davvero se la politica, noi in questo caso stiamo discutendo della realtà della vita dei veneti, veneti che sono anche di religione musulmana, sappiatelo e ricordatelo, votano, molti di loro votano e di certo non votano tutti di qua; due, perché il tema che stiamo affrontando è un tema assolutamente essenziale e chiave, perché quello che sta accadendo in realtà in questo Paese è che, lasciando le maglie larghe, noi non abbiamo l’opportunità invece di riconoscere quello che accade dentro certi luoghi di culto.
Io vi chiedo davvero se siete mai stati dentro una moschea, che non si può chiamare moschea in questo Paese, ma si chiama Associazione culturale, dove vengono svolte delle attività anche di preghiera. Bene, io credo che lì dentro non ci sia nulla di strano che accade, se non delle persone che vogliono semplicemente professare liberamente, come è possibile in Italia, una loro cultura e religione.
Il tema qui è che stiamo discutendo di un tema, abbiamo tolto, io credo, in Commissione, di cui faccio parte e ho assistito a questa discussione in maniera un po’ surreale, ero lì che guardavo, avevo fatto anche un emendamento dove cercavo invece di ampliare le maglie proprio per i Comuni, come si diceva prima, cioè l’idea che ci siano pubblici, privati e realtà anche del terzo settore, perché tante volte la proprietà di quegli immobili, indipendentemente dal culto che vogliamo ritenere essere quello corretto, è in mano anche a enti del terzo settore, quindi addirittura io avevo proposto di aggiungere una fattispecie. Ovviamente, non era stato approvato.
Il tema oggi che stiamo discutendo qui dentro io credo fa vedere che non siamo assolutamente capaci, pronti, probabilmente tutti, di fare una discussione di un certo livello, perché noi stiamo togliendo l’opportunità ai Comuni, come si diceva prima, di non poter riconoscere questi contributi anche a delle realtà che ce l’hanno in proprietà, ma sono privati solo perché stiamo facendo una discussione il cui fondamento reale probabilmente non è così fondato, perché avete approvato voi una legge anti-moschee nel 2016. In questa Regione è impossibile, come in altri territori, fare in modo che si riconosca quello come un luogo di culto e quindi in qualche modo non avrebbero potuto partecipare a questi contributi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Mettiamo in votazione l’articolo 11. Però, bisogna chiederla prima che io apra la votazione. Consigliere Montanariello, la invito a stare nei tempi. Grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
È arrivata, Presidente? Siccome vedo la schermata…
Grazie, Presidente. Mi scusi, non mi prenoto prima, perché, se deve intervenire qualcuno, io sono già intervenuto sull’emendamento e dopo mi dite che sono già intervenuto.
Noi abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per rendere questo punto all’ordine del giorno votabile. Abbiamo fatto tutto ciò che in qualche modo era all’interno delle nostre competenze per far sì che questo attuale articolo 11 del Capo III avesse un taglio non discriminatorio. Invece, così impostato ha un taglio discriminatorio sotto due valenze, una tecnica e una culturale. Quella culturale non la spiego molto, perché chi ha seguito il dibattito ha chiaramente potuto evincere come è emerso anche nella distinzione tra fede, culto, uno o l’altro, come ci siano da parte di alcuni soggetti legislatori, anche in quest’Aula, realtà più vicine e realtà più lontane.
Io credo che quando uno di mestiere come noi fa il legislatore, seppur per un periodo più o meno lungo della propria vita, debba darsi l’obiettivo di non voler rappresentare solo chi ti sta più vicino, ma di avere il dovere di rappresentare tutti.
Noi non lavoriamo su un bilancio che viene rimpinguato dalla fiscalità di chi ci sta più vicino, ma lavoriamo su un bilancio che viene costruito e rimpinguato con la fiscalità di tutti, di chi ci vota, di chi non ci vota, di chi non vota proprio, di chi crede in qualcosa, di chi crede in qualcos’altro. Per questo io credo che il dibattito impostato così, sotto l’aspetto anche morale, se posso usare questo termine, non sia prettamente attinente, perché noi crediamo – ripeto - che quando fai delle leggi non puoi rappresentare solo chi ti sta più vicino, ma devi farle a carattere collettivo, pur dando dei tagli e delle sfaccettature.
È la morte della produzione di una legge uguale per tutti quella infilarla su un binario "ghe n’è tanti, quello mi è più vicino, quello mi è meno vicino, ragiono con quello", no, perché ricordatevi che tutti saremo sempre minoranza di qualcosa, lavorativamente parlando, culturalmente, linguisticamente, se cominciamo a fare qualcosa in un settore, poi in un altro, in un altro ancora, ognuno di noi sarà minoranza di qualcosa nella vita per una volta anche lavorativamente, anche nel proprio ruolo, politicamente e culturalmente, quindi credo che lo scalino vero da superare sia quello di fare leggi che stiano più o meno in piedi a carattere collettivo.
Sotto l’aspetto tecnico - ripeto - credo che sia qualcosa di viziato chiedere indiscriminatamente nella fiscalità generale le tasse per tutti, quindi tu paghi le tasse, paghi il bollo se hai la macchina, non in base a chi vai a pregare la domenica, lunedì e martedì, paghi le tasse, l’IRES, l’IRPEF, non in base a quello, e oggi andare a ripartire questi proventi della fiscalità generale in modo non equo a come noi li incameriamo è una cosa sbagliata, ma non solo a nostro avviso, se togliamo il tema moschee, chiese, calvinisti, evangelisti e la improntiamo su un altro tema, non potete non dire che è sbagliato, non potete fare una difesa di partito su questo. Questa cosa limita anche i Comuni. Guardate che quando la Giunta ha predisposto quel testo così è perché probabilmente anche alla Giunta qualcuno sarà andato a dire che ci sono delle realtà dove la parola privati può agevolare anche alcune procedure negli Enti locali. Lo diceva prima qualcuno che ci sono dei luoghi di culto cattolici, cristiani, chiamateli come volete, che magari appartengono a una fondazione, viene in mente l’Isola di San Giorgio della Fondazione Cini, dentro ci sono delle cappelle cattoliche, appartengono a una fondazione, appartengono a una fondazione. Domani se all’Isola di San Giorgio, dobbiamo chiedere di fare questo intervento, non può perché appartengono a una fondazione. Allora guardate che il fatto di voler chiudersi sempre in sé stessi non è una questione puramente ideologica, ma genera una norma praticamente poco abile. In questi tre secondi che restano dico che il nostro voto sarà convintamente contrario a questo articolo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, se non ci sono altri interventi per dichiarazione di voto, dichiaro chiusa la discussione sull’articolo 11 e apro la votazione sull’articolo 11.
È aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso passiamo all’articolo 12 con l’emendamento 14 della collega Baldin, che lo dà per letto. Quindi apriamo la votazione sull’emendamento 14 della collega Baldin, con parere contrario.
È aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all’articolo 12. Se non... sì, consigliere Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Mi sono messo in nota per tempo stavolta. Credo che questo articolo potrebbe avere anche una valenza utile, salvo che il ragionamento è sicuramente più ampio. Lo dicevo ieri, credo faccia una cosa sensata, ovvero che gli alloggi da riservare alle ULSS o ai servizi sociali del Comune per finalità che intercettano situazioni di fragilità sociale sia sempre in numero di due, anche qualora gli alloggi da assegnare annualmente siano meno di 100. Questo perché la norma oggi prevede il tetto del 2% e ci sono Comuni che hanno una situazione dove, essendo meno di 100 alloggi, il 2% non può essere due.
Sicuramente il principio è un principio importante, Presidente. È un principio che ci dice che le realtà che sempre più spesso approcciano ai nostri servizi sociali o alle ULSS di fragilità sono sempre di più, sempre le più svariate, le più trasversali. Insomma, basta parlare con qualche Assessore al sociale di qualche Comune per rendersi conto che oggi come mai non c’è un tema solo di emergenza abitativa, ma c’è un tema di casa vero e proprio.
Dico questo perché, soprattutto in quelle realtà, in quei Comuni turistici dove tu, vuoi, pur con il contributo pubblico comunale di sostegno all’affitto, andare a far sì che la persona che ha fatto tutto l’iter con i servizi sociali abbia un riconoscimento con il contributo all’affitto che sia quello regionale o comunale, ci sono delle realtà dove non trovi casa, la casa non c’è.
Faccio l’esempio dei Comuni turistici. Io vengo da uno di quelli. Tu puoi avere il reddito più bello e più alto del mondo, non trovi case in affitto e sei costretto ad andar fuori. Solo che se questo avviene a una persona che ha uno stipendio importante può anche permettersi di andare fuori, se avviene a chi deve andare nelle agenzie immobiliari a ricercare una casa dicendo ho un contributo pubblico, quindi quando si ha un contributo di sostegno sappiamo bene che il mercato privato per dare una casa vuole delle garanzie, credo che non sia un’eresia questa cosa qui.
Credo che questo provvedimento, che tenta di aiutare un po’ le situazioni nei Comuni più piccoli, dove si può presentare il caso alla porta e dire che magari un Comune non ha neanche due abitazioni da mettere a disposizione, credo possa essere un punto che ci può vedere su questo non contrari. Senonché, un ragionamento un po’ più ampio, però, lo dico alla Giunta in questo momento, va fatto. E va fatto perché bisogna, prima o poi, pensare di intervenire una volta per tutte sul tema della casa degli ATER.
Vi faccio un esempio: noi ci tratteniamo anche quei 6 milioni del 4 per 1.000 che vengono presi in virtù dell’articolo 34 della legge sugli ATER, che dice che il 4 per 1.000 va alla Regione.
Il tema è uno: non reinvestendo quei soldi, dopo ci troviamo di fronte a questi provvedimenti, dove magari c’è un Comune che ha 100 appartamenti, però 60-70 sono sfitti, perché non ci sono soldi per metterli a posto. Se guardo il patrimonio immobiliare di Venezia, non vorrei sbagliare i numeri, ma su quasi 10.500 unità, quasi il 23 per cento è sfitto, in molti casi perché non ci sono soldi per sistemarli.
Assessore, vedevo un provvedimento pubblicato da Federcasa che ha fatto il Friuli-Venezia Giulia con il presidente Fedriga, che ha stanziato 35 milioni sugli ATER per politiche di intervento, di restauro, e vi sto citando un Presidente di Regione della Lega, non sto facendo un ragionamento patriottico.
L’IRPEF non è neanche una scusa, perché non avremo 35 milioni come il Friuli, magari l’assessore Calzavara ci dirà "loro hanno l’IRPEF, noi no", però abbiamo i 6 milioni che ci teniamo da loro che potremmo lasciargli. Non abbiamo l’IRPEF, non pretendo di dargliene in più, ma perlomeno non prenderci quel gettito che viene generato dagli affitti della parte legata agli ATER.
La chiudo e non la tiro alla lunga, però, se c’è questo problema di percentuali, è anche legato al fatto che il patrimonio pubblico da una parte si riduce sempre di più, da una parte, Presidente, è sempre meno agibile, perché noi arriviamo a questi numeri che ci portano oggi a fare questo emendamento, con Comuni che hanno meno di 100 alloggi... l’articolo, scusi, ha ragione, Presidente.
Se noi arriviamo oggi a fare questo articolo nell’ordinamentale e a mandare la legge con l’ordinamentale, dove si parla di realtà che hanno meno di 100 alloggi, è perché si è innescato quel meccanismo poco virtuoso, in cui per sistemare delle case di patrimonio pubblico ne devi vendere altre, e vendi e aggiusta, vendi e aggiusta, vendi e aggiusta, i Comuni che avranno meno di 100 appartamenti e rientreranno in questa legge, Presidente, per forza di causa maggiore saranno sempre meno, così come inversamente questo articolo non avrebbe bisogno di trovare spazio per dare risposte. Guardate che noi, con questo articolo, tentiamo di dare una risposta alle ULSS, alle ULSS e alla parte legata del sociale dei Comuni. Voi immaginate ci fosse la possibilità di avere più abitazioni da destinare a quell’uso, forse non servirebbe a questo articolo di oggi, ma forse allo stesso tempo avremmo più case da mettere a disposizione. Presidente, noi sicuramente facciamo fatica andare contro questo articolo impostato così com’è, però la nostra paura è che questo articolo nasce perché con questa politica abitativa messa in campo, i Comuni che rientreranno in questo articolo saranno sempre di più e allora tentiamo di darvi una risposta.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Questo articolo in materia di edilizia residenziale pubblica che abbiamo inserito nell’ordinamentale, lo abbiamo inserito in sede di Commissione sovrapposta della Giunta e vuole di fatto anticipare anche una revisione che intendiamo fare anche con la clausola valutativa che chiediamo spesso insomma alla Giunta della legge n. 39/2017. Questa esigenza nasce perché le Amministrazioni comunali possono destinare con questa norma, in deroga alle procedure ordinarie, fino al 2% degli alloggi per edilizia residenziale pubblica annualmente disponibili a specifici progetti destinati a situazioni di fragilità sociale a favore delle aziende ULSS o dei servizi sociali del Comune stesso. Questa proposta è destinata alla stragrande maggioranza dei Comuni del Veneto perché il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica da assegnare annualmente è inferiore a 50 unità, per cui non possono di fatto usufruire di questa possibilità che l’offerta dall’articolo 46 della legge n. 39 e quindi attribuire alloggi per utilità e finalità sociali. A questo poi si unisce anche il fatto che diversi di questi Comuni hanno dei progetti in mente, hanno magari anche ricevuto anche dei finanziamenti col PNRR e quindi abbiamo ritenuto, una volta compresa anche la finalità che ci è stata proposta dalla Struttura, di riscrivere questo articolo con l’emendamento della Giunta. Abbiamo anche in questo caso, come in tutti gli articoli quasi, riscritto completamente per raggiungere pienamente questa finalità, che aiuterà sicuramente tanti Comuni. Su questo c’era stata l’unanimità della Commissione a favore di questo articolo. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Non vedo altri interventi, quindi metto in votazione l’articolo 12.
È aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 13. Vuole intervenire, Consigliere?
Non vedo interventi sull’articolo 13.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 14.
Siamo all’articolo 14.
Non vedo interventi.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 15.
Non vedo interventi.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 16.
Non vedo interventi.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’ultimo articolo, l’articolo 17.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso passiamo alle dichiarazioni di voto. Ci sono dichiarazioni di voto?
Possiamo andare a vedere perché non… Intanto vediamo di risistemarlo; sennò, intervenga.
Non ci sono altre richieste per dichiarazione di voto.
Consigliere Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Una discussione importante, una discussione iniziata ieri, una discussione che ci ha visto dire tante cose più o meno – più meno che più – condivise; un provvedimento che ci ha portato anche di fronte a grandi enigmi irrisolti su come si continua in Veneto a non avere problemi interpretativi, quando continuiamo a normare con testi che fanno riferimento a delle leggi che sono scomparse da 17 anni; un lavoro importante quando abbiamo affrontato tutto quanto il tema della protezione civile, e tutto il tema di come si tenta di dare contributi con un istituto extra straordinario, con un tema di strategicità che però in qualche modo è stato calmierato, potendo dopo ricevere le informazioni successive, seppure, colleghi, resta il nodo della strategicità. Una cosa che noi consideriamo che sia in capo al Consiglio regionale, non alla Giunta, perché, ripeto, la Protezione civile è affare di tutto il Consiglio, non solo di una parte della Giunta, perché il Consiglio fa le leggi, le opere e la pianificazione di ciò che riguarda i temi regionali sta in capo al Consiglio. Non può essere che la Protezione civile, quando si discute, sia un tema dove quasi bisogna avere paura di discutere perché sia patrimonio esclusivo del dibattito politico di qualcuno.
Noi vi diamo una brutta notizia: pur avendo la strada in salita, vogliamo infrangere questo dogma che la discussione della Protezione civile è una cosa relegata a pochi. Noi crediamo che ci sia una protezione civile eccezionale, in questo Veneto, che anche noi spesso vogliamo capire come poter aiutare, se ne siamo in grado, come poterla valorizzare. Se c’è bisogno di una pianificazione, ci auguriamo che passi dal Consiglio. Assessore, se vuole, ne abbiamo discusso stamattina, se era in Aula, magari… Assessore, se vuole, le lascio la parola.
Speaker : PRESIDENTE
consigliere, grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
No, per rispetto...
Speaker : PRESIDENTE
Vada avanti, grazie.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Quindi noi, pur considerando questo pezzo della nostra società veneta, ovvero la Protezione civile, qualcosa di importante, rivendichiamo quello che – signori, non prendiamoci in giro - molto spesso accade. È un dibattito riservato ad alcuni contesti, quasi abdicato dal Consiglio ad una parte di Giunta.
Non è che noi siamo in grado di fare meglio di chi lo fa, non abbiamo l’ambizione di essere tuttologi del caso, però abbiamo l’ambizione di volerne discutere qualche volta di più, di voler capire come vanno le risorse, se si dice che queste vengono date extra bando, di capire cosa si intende su un tema di interesse strategico, invece di rientrare nell’ordinarietà dei bandi.
Credo però che questo articolo ci abbia aiutato come questo progetto di legge a capire che dovremmo cominciare a interessarci di più di Protezione civile, e lo dico nel modo più propositivo che ci possa essere nella mia affermazione.
È giusto che tutti la valorizziamo, non solo alcuni pezzi di politica, così come abbiamo affrontato un tema molto spinoso che è quello degli Enti di Bacino e dei rifiuti. Noi continuiamo ad essere convinti che non abbiamo dato diritti in più, ma abbiamo tolto diritti a qualcuno, la chiudo così, il dibattito è stato lungo, però non si può passare dallo spot "padroni a casa nostra" a dover decidere voi a casa degli altri chi si siede a tavola nelle loro aziende, nei loro tributi e nella loro gestione, molto spesso frutto e figlia, per chi ha fatto l’amministratore locale, di anni e anni di rapporti, di concertazione, di lavoro sulle tariffe, di rapporti tra gli Enti e - diciamoci la verità - anche di messa in equilibrio di alcuni percorsi tributari difficili.
C’è quello che paga un po’ di più il rifiuto e un po’ meno l’acqua, ed è un grandissimo lavoro che i nostri amministratori locali quotidianamente mettono in campo, e mi sento, al netto del colore, di riconoscerlo, perché quando oggi un’Amministrazione locale con questa crisi va a trattare i tributi, è giusto che sia dato riconoscimento del lavoro fatto a monte e in maniera pregressa e non ci sia la Giunta regionale che, sentiti tutti, senza che però nessuno possa mettere veti a nessuno, "decido mi".
Non è così - ripeto e mi assumo la responsabilità -, per fare un piacere a un paio di Comuni padovani stiamo mettendo probabilmente... perché non è che a dire di sì ad uno dopo riusciate a dire di no agli altri, e dovete spiegarmi le motivazioni di dire sì a uno e no agli altri, e non state a dirmi che il Consiglio comunale fa la delibera, ci mancherebbe anche che il Sindaco porta una delibera in Consiglio per chiedere di cambiare bacino e la sua maggioranza gliela boccia. Quindi questo lo consideriamo un altro pezzo negativo di questa vicenda perché, ripeto, autonomisti se la chiediamo, a comandare a casa degli altri senza chiedere permesso... questa è la corrente alterna che vediamo nell’azione amministrativa.
C’è stato tutto il tema, sarò breve, insomma, lo abbiamo discusso pochi istanti fa, degli edifici di culto. Anche lì credo che abbiamo perso un’occasione.
Ma se io metto insieme tutte le cose che ho elencato, credo che noi abbiamo avuto un’occasione importante, che era quella dell’ordinamentale, per risolvere un po’ di problemi che qua e là possano esserci nelle norme. Ci siamo dimenticati che era un ordinamentale, ci abbiamo cacciato dentro di tutto, dai contributi straordinari della Protezione civile alla parte legata alle moschee, alla parte legata agli enti di bacino. Non è materia di ordinamentale. Signori, non è materia di ordinamentale. Cari colleghi, se qualcuno ci dice: abbiamo fatto la legge l’anno scorso, dopo ci siamo scontrarti, poi è subentrata la... no, riprendi in mano la legge, ne discuti con molta serenità, nel rispetto di tutti, sapendo che questo Consiglio regionale, lo dico con grande orgoglio, Presidente, quando ci sono state cose giuste da votare, non abbiamo mai votato contro. Molte volte ci siamo astenuti per spirito istituzionale anche dove a volte l’ideale politico che avevamo ci metteva in condizioni che, se l’avessimo messo davanti al rispetto per il nostro ruolo amministrativo, avremmo dovuto esercitare un voto contrario e non lo abbiamo fatto. Perché tentiamo, nonostante i nostri limiti, di tentare di fare le cose bene, non riuscendoci sempre, sbagliamo tutti, forse voi no, ma noi sì, però l’impegno ce lo mettiamo.
Oggi abbiamo perso una grande occasione, abbiamo perso una grande occasione per fare un ordinamentale, invece è diventato un minestrone di cose nel dimenticatoio, richieste della Giunta, equilibri politici più o meno di maggioranza, portando un testo che - lo dico con tutto il rispetto, a malincuore perché delle cose dentro potevano essere condivisibili - è diventato un testo invotabile, un testo che non fa bene al nostro Consiglio regionale perché anche questa volta abbiamo tolto un pezzettino di competenza al Consiglio regionale, anche questa volta abbiamo tolto un pezzettino di competenza ai Consiglieri regionali. E ieri con quello della Terza, oggi con quello della Seconda, ancora una volta decidiamo che i provvedimenti e le cose che fa la Giunta sempre meglio devono passare dalla testa dei Consiglieri. Io capisco che in Giunta sia aperta la campagna elettorale, ma lasciateci le briciole del dibattito almeno. Io capisco che per qualcuno è già partita la campagna elettorale, ieri si vedeva sui Consorzi di bonifica, abbiamo visto sulle scuole, e l’abbiamo visto su altri temi, ma lasciateci l’onore del dibattito. Qualcuno ci ha votato, meno di quelli che ha votato voi, ma vi diamo una brutta notizia, ci siamo anche noi e questo dibattito vogliamo prendercelo tutto nell’interesse dei cittadini veneti che molto spesso io vedo, credo, ma quello che accade in questi giorni ce ne dà conferma, non è che siccome vi ha votato vi dà sempre ragione, non è che siccome vi ha votato, vi dà sempre ragione perché i voti dopo si torna.
Allora io capisco che è partita la campagna elettorale di qualcuno, ma ha fatto lo senza svuotare il ruolo del Consiglio che, a nostro avviso, al netto di chi guida il timone di questa nave, deve essere comunque inclusivo, al di sopra delle parti e trasversale. Quindi questo provvedimento è assolutamente invotabile per noi.
Speaker : PRESIDENTE
Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.
Speaker : Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Con questo voto finale del Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2023 sulle materie attinenti alla Seconda Commissione, devo dire un testo in linea con quelli degli anni scorsi, forse anche più contenuto come argomenti, perché negli anni scorsi vi era ben più quantità anche di articoli e di temi da trattare. Abbiamo cercato anche di limitarlo sinceramente e su questo trovato un’ampia collaborazione anche da parte della Giunta, che ha mirato solo su alcuni temi, quindi, rientra pienamente nell’ordinamentale. Abbiamo semplificato alcune cose, quindi siamo andati incontro ad alcune richieste del territorio. Penso a quella dei Comuni sull’edilizia residenziale pubblica, che non potevano sennò accedere a quel 2% di alloggi per finalità sociali. Penso anche ad altre richieste, quindi quello di inserire anche una fattispecie che non c’era la legge vigente, quella dell’eventuale modifica di un bacino di appartenenza per il servizio dei rifiuti, però sempre dando l’ultima parola alla Regione, valutando chiaramente poi tutti i pareri dei soggetti in campo.
Abbiamo anche di fatto inserito una norma che riguarda la Protezione civile perché, come ci ha spiegato più volte che in Commissione l’Assessore, questa era presente una volta nella precedente normativa, non l’abbiamo inserita nella riforma e abbiamo ritenuto a maggioranza, è vero, a maggioranza che fosse opportuno ripeterla, quindi ri-prevederla, però abbiamo messo dei paletti anche col fatto che poi la Giunta ci comunichi con tempestività per quali interventi intende dare questi contributi straordinari per interventi strategici regionali.
Certo, su alcuni temi noi sapevamo che le posizioni erano molto diverse. In Commissione abbiamo discusso per diverse sedute. Abbiamo approfondito ogni articolo. Alcuni sono stati anche inseriti. Ho inserito io stessa anche quello sui parchi, per la rendicontazione dei parchi regionali del Veneto, per formalizzarlo nella legge vigente.
Abbiamo inserito alcuni adeguamenti normativi, quindi la cosiddetta manutenzione delle norme su leggi sovraordinate.
Su questo ringrazio anche il Legislativo del Consiglio, il dottor Schiavon, che ci ha anche detto: “Con l’occasione, c’è ancora qualche altro punto, se volete, da poter modificare”, quindi abbiamo recepito anche i suoi emendamenti.
Ringrazio veramente, per la collaborazione che c’è stata e non è mancata, tutti i dirigenti regionali delle varie materie, che sono sempre venuti in Commissione e hanno sempre dato il loro supporto, così come anche gli Assessori, che sono stati presenti ed attivi. In particolare, poi, il ringraziamento va al Legislativo del Consiglio perché è per noi una risorsa preziosa, utile, perché abbiamo materie molto tecniche. Senza il dottor Schiavon, e, in particolare, anche il dottor Giachetti, il nostro lavoro sarebbe molto più difficile. Per ultimo, scusate, ringrazio anche il dottor Simionato, dirigente della Seconda Commissione, che poi mette insieme il tutto e dà sempre un apporto importante anche in Commissione.
Dove il dibattito c’è, ci siamo confrontati. Questa volta devo dire in qualche occasione toni anche un po’ accesi e violenti, con anche brutte parole. In un paio di occasioni ho dovuto sospendere anticipatamente la Commissione, anticipatamente vuol dire alle 13.15, perché la nostra Commissione dura anche un po’ lunghetta, a dir la verità, rispetto alle altre. Però, quando i toni esageravano e si andava sull’offesa, ho dovuto anche sospendere.
Le varie richieste e istanze venute dai Consiglieri le abbiamo tutte recepite, le abbiamo tutte discusse e valutate. Abbiamo proposto emendamenti per soddisfare le richieste di tutti. Poi, come avviene sempre, dopo una lunga discussione, si fa sintesi e si decide.
La maggioranza ha votato questi articoli e li ha proposti. Anzi, moltissimi articoli erano stati votati all’unanimità in Commissione. Oggi qui vedo che su alcuni abbiamo sempre avuto una astensione. Però, va bene, la coerenza è di un altro mondo, non di tutti.
Tutte le proposte sono state valutate. Il lavoro penso sia stato egregio, anche lungo e un po’ impegnativo perché gli argomenti sono tanti. Penso che abbiamo dato anche qui un aiuto, un miglioramento ad alcune norme regionali e un miglioramento anche per i veneti. Quindi, chiaramente, il voto della maggioranza non può che essere positivo e ringrazio tutti coloro che hanno collaborato. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Presidente.
Dichiaro chiusa la discussione.
Passiamo alla votazione del progetto di legge n. 191, di iniziativa della Giunta regionale, “Disposizioni di adeguamento ordinamentale in materia di Protezione civile, ambiente e parchi regionali, edifici di culto, edilizia residenziale pubblica, governo del territorio”.
Dichiaro aperta la votazione. Dichiaro chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo al punto successivo: "Rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2022", relatore il consigliere Sandonà.
Speaker : Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)
Buongiorno, non riesco a prenotare la...
Speaker : PRESIDENTE
No, risulta prenotato, grazie. Presidente.
Speaker : Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)
Grazie.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, il progetto di legge n. 201, relativo al Rendiconto Generale della Regione per l’esercizio finanziario 2022, è stato deliberato dalla Giunta regionale il 28 aprile 2023, mettendo il Consiglio regionale nella condizione di approvarlo entro il 31 luglio, nel rispetto dunque del termine previsto dall’articolo 18 del decreto legislativo n. 118/2011.
Una volta acquisiti i pareri delle Commissioni consiliari per gli aspetti di rispettiva competenza, oltre che dal Consiglio delle Autonomie locali, e all’indomani dell’avvenuta parifica, in data 4 luglio 2023, della Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei conti.
Il Rendiconto Generale è uno strumento imprescindibile, attraverso cui il Consiglio può conoscere e valutare l’attività svolta dall’Esecutivo nei 12 mesi trascorsi.
Quello relativo all’esercizio 2022, necessariamente redatto sulla base degli schemi previsti dal decreto legislativo n. 118/2011, è composto dal Conto del bilancio con relativi allegati, che mostra i risultati finali della gestione sotto l’aspetto finanziario e fornisce informazioni di natura strettamente contabile, Conto economico che evidenzia le componenti positive e negative della gestione di competenza economica dell’esercizio considerato, rilevate dalla contabilità economico-patrimoniale, lo stato patrimoniale, che rappresenta la consistenza del patrimonio al termine dell’esercizio.
Le poste finali evidenziate dal Rendiconto del 2022 sono le seguenti: il fondo cassa al 31/12/2022 è pari a 1.289 milioni di euro, è inferiore a quello registrato a fine 2021, che ammontava a 1.472 milioni. I residui attivi determinati in 5.224 milioni erano 3.836 nel 2021. I residui passivi determinanti in 4.296 milioni. Il Fondo pluriennale vincolato ammonta a complessivi 512 milioni.
Il risultato di amministrazione al 31/12 determinato sommando il fondo di cassa con i residui attivi e sottraendo i residui passivi e il Fondo pluriennale vincolato è positivo per 1.705.000.000.
Si consolida dunque il significativo miglioramento di tale voce, passata da meno 677 milioni al 31.12.2014, a meno 316 milioni a fine anno 2015, a meno 16 milioni al 31.12.2016, a più 356 milioni al 31.12.2017 e via via appunto fino a 1.215 milioni al 31.12.2021 e poi ai 1.705.000.000 al termine dello scorso esercizio.
Nella determinazione complessiva del risultato di amministrazione occorre tener conto delle poste finanziarie accantonate e vincolate per legge.
Per il 2022 la quota accantonata è pari a 2.555 milioni. Di seguito, appunto le voci più rilevanti. Il fondo anticipazioni di liquidità ammonta a 1.284 milioni, il fondo crediti di dubbia esigibilità ammonta a 1.027 milioni, il fondo residui radiati a finanziamento regionale ammonta a 2 milioni, il fondo residui radiati a finanziamento vincolato ammonta a 6,2 milioni, il fondo contenzioso ammonta a 12,7 milioni, il fondo perdite società partecipate ammonta a 0,2 milioni, l’accantonamento per la tassa automobilistica da restituire allo Stato a monte, alla luce della quantificazione operata da un decreto interdipartimentale pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 22.03.2023 a euro 26,6 milioni, il fondo per la copertura di potenziali conguagli dello Stato su manovre fiscali ammonta a 4,5 milioni, l’accantonamento per la copertura delle minori entrate relative al contenzioso tributario in materia di IRAP e addizionale IRPEF ammonta a 15,5 milioni, l’accantonamento per fronteggiare gli oneri derivanti dalle gestioni liquidatorie delle disciolte ex USL ammonta a circa 11 milioni, il fondo per il concorso regionale alla copertura dell’eventuale deficit del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026 ammonta a 48 milioni, il fondo per la copertura dei maggiori oneri potenziali conseguenti alla riduzione in area negativa dei parametri di indicizzazione di operazioni finanziarie, infine ammonta a oltre 3 milioni.
Il fondo per la regolazione definitiva dei rapporti finanziari riguardanti i ristori erogato dallo Stato per far fronte alle perdite di getto connesse all’emergenza epidemiologica da Covid 19 ammonta a circa 9 milioni di spesa corrente.
L’accantonamento di risorse regionali da destinare al finanziamento degli extra LEA 2019-2022 ammonta a 100 milioni in parte corrente. La quota vincolata è pari a 528,5 milioni, e si riferisce ad entrate accertate in corrispondenza delle quali non si è ancora impegnata la corrispondente spesa, e si suddivide in: 51,3 milioni per vincoli fissati da legge e da princìpi contabili, 365,8 milioni derivanti da trasferimenti, 110,6 milioni per vincoli formalmente attribuiti all’Ente, 0,7 milioni per vincoli derivanti dalla contrazione di mutui.
Pertanto, il disavanzo finanziario al 31.12.2022 risulta determinato in: 1.389 milioni, in costante riduzione rispetto ai 3.184 milioni al 31.12.2015, e poi via via la costante diminuzione, come ho detto, fino al 31.12. 2022.
Focalizzando ora l’attenzione alle entrate, si rileva che gli accertamenti totali relativi ai vari titoli sono quantificati in 16.518 milioni, mentre le riscossioni totali in conto competenza e in conto residui sono determinate in 14.975 milioni.
Sul fronte delle spese, gli impegni totali relativi alle varie missioni che rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dalla Regione sono pari a 15.940 milioni, mentre i pagamenti totali in conto competenza e in conto residui sono determinati in 15.149 milioni. Si diceva inizialmente che l’affiancamento alla contabilità finanziaria, alla contabilità economico-patrimoniale, a titolo conoscitivo, ha determinato la redazione del conto economico e dello stato patrimoniale.
La gestione 2022 ha portato ad un risultato economico di esercizio positivo di 100,1 milioni, rispetto al 2021 – ammontava a 144,9 milioni – risente principalmente di una modifica ai princìpi contabili relativi alla valutazione di partecipazione con il metodo del patrimonio netto, per cui le rivalutazioni non transitano più nel conto economico.
La situazione patrimoniale attiva e passiva, quest’ultima comprensiva del patrimonio netto, è di 10.641,2 milioni. Il patrimonio netto risulta di 2.628,4 milioni.
In chiusura va notato quanto segue. Il Collegio dei Revisori ha esaminato il disegno di legge relativo al Rendiconto 2022 trasmessogli dalla Giunta e, con relazione datata 16 maggio 2023, ha attestato la sua corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria, esprimendosi favorevolmente circa la sua approvazione.
Il 26 giugno 2023 il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso all’unanimità parere favorevole al provvedimento. Il 4 luglio 2023, come accennato all’inizio di questa relazione, conformemente a quanto previsto dal decreto-legge n. 174/2012, la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti ha parificato il Rendiconto 2022, senza alcuna esplicita prescrizione.
I consiglieri, nelle loro relazioni, e il Procuratore generale nella sua requisitoria hanno espresso, come di consueto, raccomandazioni e sollecitazioni, ritenendo al contempo corretta la gestione dei conti pubblici, nel rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Il Rendiconto di esercizio è certamente un documento economico finanziario di natura tecnica, rispetto al quale va indubbiamente espresso un giudizio che tenga conto degli equilibri di bilancio e degli effetti che questi hanno sulla finanza pubblica regionale e nazionale.
Il quadro che ci ha illustrato il relatore Sandonà credo tenga conto di questi elementi. Non è un caso, infatti, che l’attenzione degli organismi di controllo, il Collegio dei Revisori da un lato, ma anche la Corte dei conti, si concentrino in via prioritaria sugli aspetti di tenuta finanziaria dei conti pubblici.
Se la valutazione relativa alla correttezza della gestione finanziaria e dei dati rappresentati è rilevante, peraltro i singoli consiglieri per i dati di cui possono disporre non sono neppure nelle condizioni di avanzare giudizi così pertinenti come quelli dei Revisori e della Corte, al contempo il Rendiconto è o dovrebbe essere l’occasione per svolgere alcune valutazioni in merito al raggiungimento degli obiettivi politici dell’attività amministrativa della Giunta regionale.
Abbiamo dunque il compito oggi non solo di valutare ed esprimere giudizi meramente formali sulla contabilità regionale, su cui comunque alcune questioni verranno sollevate, ma anche di proporre una valutazione sulla qualità della spesa, sulla prospettiva futura di questo impianto politico di bilancio, su quanto e come questi numeri hanno avuto e avranno conseguenze sulla vita delle persone prima ancora che sulla finanza pubblica. Io penso che sotto questo profilo il ruolo e la funzione del dibattito del Consiglio regionale dovrebbe essere cruciale.
Allora dicevo, alcune questioni. Partiamo da quelle un po’ più tecniche. La prima riguarda lo schema di gioco di questa Amministrazione regionale: uno schema che di fatto è perseguito in maniera costante dal 2015. Da allora, infatti, abbiamo assistito ad un progressivo incremento del risultato positivo di amministrazione, arrivando in quest’ultimo rendiconto alla cifra record di 1,7 miliardi di utile di esercizio della Regione del Veneto. Un risultato positivo, determinato principalmente da economie nella gestione di competenza, dunque, figlio di risparmi di spesa. Questo sforzo utile certamente alla finanza pubblica, ma forse meno utile ai bisogni insoddisfatti delle persone, produce una progressiva riduzione del disavanzo strutturale.
Ora facciamo alcune considerazioni a questo proposito. La prima: noi da sette anni abbiamo una politica di bilancio di risparmio sui servizi e le prestazioni regionali, quest’anno addirittura risparmiamo quasi 2 miliardi, e lo facciamo per ripagare debiti pesanti accumulati dalla Regione, in particolare tra il 2005 e il 2015, cioè da quando, sostanzialmente, inizia l’esperienza di Luca Zaia in Giunta regionale: dal 2005 al 2010 come Vicepresidente del presidente Galan e dal 2010 fino ad oggi come Presidente. A 10 anni di spesa pubblica, diciamo, allegra, verosimilmente corrisponderanno 10 anni di risparmio: entrambe le decadi sotto il segno di Luca Zaia. Nulla di strano, purché sia chiaro come mai arriviamo qua.
Ciò che invece forse rileva di più, al netto delle responsabilità politiche di chi guida la Regione, è se questo andamento della spesa pubblica, a maglie larghe nel primo decennio e a maglie strette e strettissime nel secondo decennio, sia coerente con l’andamento dei bisogni dei cittadini, perché se è chiaro che vanno sempre sostenuti, almeno dal mio punto di vista, percorsi di riassorbimento del disavanzo, è altrettanto fondamentale che questo percorso non penalizzi la capacità che la nostra Regione ha di erogare i servizi che abbiamo il dovere di garantire ai cittadini del Veneto.
A questo impianto di bilancio fortemente rigorista corrisponde anche un’assenza di spesa per investimento, che ormai si protrae da diversi anni, fatta eccezione per l’investimento rilevante in conto capitale che la Regione ha messo in campo per la realizzazione della Strada Pedemontana Veneta, unico investimento in conto capitale degli ultimi anni.
A fronte, cioè – nel 2022, dice la Corte – di un potenziale di indebitamento sano, che non avrebbe incidenza negativa sui conti pubblici, di 350 milioni di euro, nel 2022 non è stato stipulato neppure un nuovo mutuo.
Quindi, economie sulla spesa corrente, da un lato, per produrre l’avanzo di 1,7 miliardi; e azzeramento dell’impiego di risorse regionali sulla spesa in conto capitale. Gli unici investimenti che in questi anni abbiamo realizzato in questa Regione sono quelli che abbiamo messo in campo grazie a risorse nazionali o europee. Risparmiamo sulla spesa corrente, risparmiamo sulla spesa in conto capitale.
Chiude peraltro lo schema di gioco l’annosa questione degli strumenti derivati a proposito di finanza regionale, che da anni, dal 2009, in particolare, genera flussi differenziali negativi di notevole ammontare per questa Regione.
Per concludere su questo punto, a mio giudizio, da molti, forse troppi anni, la politica di bilancio della nostra Regione sembra essersi costantemente orientata più alla tenuta della finanza pubblica che ad una reale cura delle necessità dei cittadini veneti. Cioè, ci siamo chiesti se e fino a che punto i risparmi per ridurre l’indebitamento hanno corrisposto, o hanno influito sulla capacità che noi abbiamo avuto di corrispondere alle necessità dei veneti.
Vede, Assessore? C’è scritto molto in questo rendiconto sugli indicatori economici finanziari virtuosi dei nostri bilanci; nulla, invece, è scritto – e nulla ho sentito nella relazione del presidente Sandonà – rispetto alla questione cruciale, che dovrebbe essere al centro della discussione del Consiglio regionale attorno al bilancio consuntivo.
Come abbiamo performato, direbbe il Presidente, rispetto ai bisogni delle persone nel 2022? Quanto la politica dei tagli lineari di questi anni è stata e sarà in grado di incrociare le necessità emergenti delle persone e del pianeta in questa Regione?
Ora, non voglio addentrarmi, perché l’ho già fatto tante volte, sono anche un po’ stanca, e voi forse più di me, nell’annosa questione dell’addizionale IRPEF, da aggiungere perché non abbiamo i soldi per fare questo e quest’altro.
Forse, ancora prima dell’addizionale IRPEF, basterebbe interrogarsi sull’opportunità di questo schema di gioco, su questa modalità di redazione dei bilanci, tagli lineari alle spese correnti per avanzare 1,7 miliardi. Perché poi, Assessore, può dire quanto vuole, nella discussione del bilancio di previsione, che non ci sono soldi per la sanità, per il trasporto pubblico locale, per il lavoro, per il diritto allo studio, ma se poi lei mi chiude un bilancio avanzando 1,7 miliardi, perché deve pagare i debiti vecchi, senza avere un obbligo in termini di tempistica o di rata, io non riesco a capire.
Prima di aggiungere l’addizionale IRPEF, mettete 1,7 miliardi non nel cassetto per ripagare i debiti vecchi, ma nelle disponibilità dei cittadini e delle cittadine del Veneto. Si dovrebbe rovesciare il paradigma, Assessore, il Veneto non è solo una Regione virtuosa, come ci ricordate sempre, è anche una regione ricca, e il bilancio della Regione del Veneto è un bilancio ricco! Perché decidete di risparmiare e non spendere?
Secondo tema, sempre di natura tecnica, di metodo. Oggi siamo chiamati a valutare un documento economico-finanziario, che risulta aumentato quantitativamente di oltre un quinto rispetto al bilancio di previsione votato 10 mesi fa.
Il bilancio di previsione 2022 che abbiamo votato a dicembre, su cui abbiamo sviluppato una discussione politica importante, conclusasi peraltro con il rigetto della stragrande maggioranza delle nostre richieste proprio perché non c’erano risorse, aveva un importo complessivo di poco più di 17 miliardi, come credo ricordiate tutti.
Oggi votiamo un Rendiconto, cioè un bilancio consuntivo di oltre 21 miliardi, con un incremento di oltre il 20 per cento delle risorse disponibili e delle risorse impiegate.
Comprendo perfettamente che alcune delle partite oggetto del bilancio (penso ai trasferimenti statali, penso alle risorse comunitarie) erano legati a decreti di stanziamento, ma un’incidenza così pesante sull’attendibilità quantitativa delle risorse iniziali e sui risultati finali ho l’impressione che renda poco verosimile e poco cogente la discussione che noi facciamo su tre quarti del bilancio, perché l’altro lo scopriamo in corso di anno. In particolare è grave, a mio giudizio, il fatto che noi questo aumento costante degli stanziamenti di bilancio non lo vediamo attraverso variazioni di bilancio che arrivano in Consiglio regionale, ma attraverso variazioni che fa la Giunta semplice, semplice, e se la Giunta deve fare una variazione in entrata perché il Ministero x fa il decreto di riparto, ci sta, ma la Giunta fa anche il decreto di impegno di spesa di quelle risorse, che non è oggetto della nostra discussione mai. Ci sono alcune missioni di questo bilancio che sono aumentate rispetto al bilancio di previsione dell’800%. Protezione civile a proposito di emergenze e strategia. Ma di cosa abbiamo parlato noi a dicembre, se il capitolo di spesa di una missione cambia dell’800%, senza che io sappia perché aumentato, come è aumentato e come sono state spese le risorse? Guardate che la tempistica non è rilevante, faccio l’esempio delle borse di studio perché ne abbiamo parlato talmente tanto che abbiam capito come funziona. Se io dico che mancano soldi per le borse di studio, perché non le mettete, non mettete le risorse necessarie nel bilancio di previsione e poi mi dite che forse le metterete nella variazione di bilancio di ottobre, ma lo studente beneficiario idoneo ma non beneficiario, o l’Ateneo che deve anticipare le somme, ma gli farà la differenza avere i soldi o sapere di aver diritto ai soldi a settembre, anziché a ottobre dell’anno dopo? Le famiglie non sono come la Regione del Veneto che va in banca e gli basta il decreto di riparto. La tempistica con la quale voi trasferite al Consiglio regionale l’andamento delle entrate e delle uscite non è indifferente.
Io dunque, penso che questi dati rendano la discussione attorno al bilancio di previsione che cambia così radicalmente, poco utile, poco utile. E queste sono le questioni più macroscopiche di criticità tecnica rispetto a questo documento. Ma ci sono tanti dettagli nella modalità di rendicontazione che ci convincono poco e rispetto ai quali fatichiamo ad avere elementi reali di valutazione. Faccio alcuni esempi: nella relazione al rendiconto, si cita che a un certo punto 1,9 milioni, cioè tantissimo, tantissimo, sono stati impiegati per spese impreviste senza che nessuno mi dica quali sono queste spese impreviste. C’è il riferimento alla delibera di Giunta. Allora io, siccome sono una secchiona, sono andata a vedermi la delibera di Giunta per capire.
La delibera di Giunta dice: “vista la richiesta del direttore area sanità e sociale, che mi avanza una richiesta per spese impreviste, io l’autorizzo”. Io non ho capito, leggendo il bilancio, a proposito di trasparenza, quell’1,9 milioni di euro per quale spesa imprevista è stato impiegato: faccio un esempio.
Vi faccio un altro esempio: vi sembra normale che non ci sia alcuna considerazione in merito all’accantonamento al fondo crediti di dubbia esigibilità, delle somme connesse al payback sanitario? C’è stata una discussione nazionale rilevante, c’è una questione fondamentale, di giustizia sociale, se vogliamo, attorno al tema del payback sanitario. Nel rendiconto generale voi mettete in accantonamento le risorse. E non mi dite se le volete tirar fuori, queste risorse, dalle imprese farmaceutiche, oppure no, se aspettate che sia il Governo a fornirveli, oppure no. Il rendiconto non è solo uno strumento tecnico; dovrebbe essere uno strumento politico almeno su queste questioni.
Io so che esistono ancora delle risorse che la Regione del Veneto non ha incamerato, del payback sanitario, perché vedo che una quota è stata stanziata nel fondo crediti di dubbia esigibilità. Ma non ho capito qual è l’orientamento su questo tema.
Io penso che questi aspetti, la valutazione sul rendiconto di natura esclusivamente tecnica e le differenze profonde che segna con il bilancio di previsione, presupporrebbero almeno un maggior sforzo di lettura politica di quello che c’è scritto dietro quei numeri di bilancio. Abbiamo capito che abbiamo i conti in ordine; bene. Abbiamo capito che lo Stato e l’Europa hanno contribuito abbondantemente al sostegno del bilancio regionale; bene. Abbiamo capito che nei prossimi anni non ci saranno investimenti rilevanti; bene.
Ma come, e in che misura i numeri del rendiconto corrispondono alle necessità delle persone di questa regione? Come e in che misura nell’anno in cui siamo usciti dal Covid ed entrati dentro una guerra nel cuore dell’Europa la Regione del Veneto, con i numeri del bilancio 2022 ha influito sui grandi cambiamenti in corso? Come hanno influito sulle traiettorie di sviluppo regionale le risorse del PNRR e le risorse della nuova programmazione europea, che dovrebbe stare dentro questo rendiconto del 2022?
Possiamo davvero, secondo voi, accontentarci di un rendiconto totalmente sprovvisto di una lettura politica di ciò che è stato per questa Regione il 2022, dunque proverò a mettere - veramente per titoli - alcune delle questioni che a me sembrano cruciali, che stanno dentro i numeri di questo Rendiconto, rispetto ai quali dobbiamo maturare un giudizio sull’efficacia della gestione politica e amministrativa delle risorse pubbliche.
Noi non siamo la Corte dei conti, che deve dire se il bilancio è fatto bene dal punto di vista delle norme o dei principi contabili. Questa è la funzione alla Corte dei conti, dei Revisori dei conti, dei dirigenti dell’ufficio dell’Assessore Calzavara. Noi siamo il Consiglio regionale, partiamo da quei numeri per dire se dentro quei numeri c’è una gestione politico- amministrativa delle politiche regionali adeguata alle necessità e all’altezza.
Diverse questioni. La prima, ovviamente, è la sanità. Abbiamo già detto più volte quanto sia complicato, per non dire impossibile, esprimere un giudizio di merito sull’efficacia della spesa sanitaria regionale, poiché noi vediamo i soldi che entrano dallo Stato, posta in entrata nel Rendiconto 2022, e i soldi che escono verso Azienda Zero, stesso importo. Come quei soldi siano spesi a noi da questo Rendiconto non è dato sapere, non è dato sapere.
Vediamo quanti soldi mette lo Stato per la sanità regionale: 13 miliardi. Quanti soldi mette la Regione del Veneto per la sanità regionale: 500 milioni, ma cosa accade a questi 13,5 miliardi quando dalle casse della Regione, il secondo dopo, vanno nelle casse di Azienda Zero?
Una prima cosa che rileviamo, che io continuo a non spiegarmi, malgrado l’abbia chiesta più volte, è che il bilancio di Azienda Zero chiude sempre in attivo, ampiamente in attivo, un risultato positivo che aumenta costantemente ogni anno, mentre i bilanci delle aziende territoriali sono costantemente in rosso, ma annunciato, nel senso che anche i bilanci di previsione delle ULSS sono in rosso, e poi il bilancio di Azienda Zero va a coprire le perdite delle aziende sanitarie. Che modalità è? Perché si decide di procedere così?
Se i bilanci di previsione delle aziende territoriali già mi dicono che con le risorse che gli date in partenza non ce la fanno, perché devo andare a tappare la perdita quando la perdita si è costruita. Perché non do prima un po’ di risorse? Delego? Perché non riconosco un po’ di autonomia alle aziende territoriali? E invece, in questo caso l’autonomia non c’è, bisogna centralizzare in Azienda Zero.
Una seconda anomalia nel bilancio sanitario che emerge da questo rendiconto riguarda l’impiego delle risorse statali stanziate dal Governo nel 2020 per l’emergenza Covid. Lo ha detto anche la Corte dei conti in occasione del giudizio di parifica, perché, certo, il relatore dice: nessuna segnalazione. Leggiamo tutte le indicazioni. Rileviamo, uno, il grave ritardo con cui abbiamo speso le risorse statali per fronteggiare l’emergenza Covid. Abbiamo assegnato quest’anno le risorse che lo Stato ci aveva dato nel 2020, dopo ben tre anni, e rileviamo come una quota rilevante di queste risorse che lo Stato ci aveva dato per accorciare le liste d’attesa, noi invece li abbiamo usati per risanare il bilancio delle società sanitarie territoriali.
Ora, se lo Stato ben tre anni fa ci ha dato delle risorse per ridurre le liste d’attesa, se noi le spendiamo quest’anno, se noi sappiamo che la lunghezza delle liste d’attesa è un argomento di dibattito pubblico, oltre che un problema di migliaia di cittadini del Veneto, nel rendiconto del 2022 ma voi davvero pensate che non ci sia niente da dire, che non dobbiate rendere conto a questo Consiglio regionale come avete speso i soldi per ridurre le liste d’attesa? Ma credete davvero che vi basti far finta di niente e dire che abbiamo avanzato tanti soldi?
Io invece penso che noi dobbiamo chiedere conto della gestione 2022 della Regione del Veneto, partendo dalle liste d’attesa, per esempio. E io mi chiedo cosa avete fatto e cosa intendete fare per evitare il dramma di migliaia di cittadini che non si vedono nella possibilità di accedere ad una cura o a una diagnosi nel tempo richiesto dal medico di base. Ma vi rendete conto che è un dramma per tantissimi veneti? E voi vi dimenticate di parlarne nel bilancio consuntivo, come se fosse un tema che neanche dalla finestra volete guardare? Alla televisione sentite parlare di liste d’attesa? Ma quando pensate di darci queste risposte? Quando, assessore Calzavara, se non oggi si dovrebbe capire nel 2022...? Sa qual è il numero che manca in questo rendiconto? Il numero delle persone che nel 2022 ha rinunciato a curarsi perché non trovava posto in un ospedale pubblico per la diagnosi, per la malattia, per la prestazione. O quanti soldi i veneti hanno speso – chi ce li ha – per andare a fare la visita privata, perché nel pubblico non la ottenevano? Non mettete le mani nelle tasche dei veneti; ma i veneti se le devono mettere, nelle tasche, per pagare le prestazioni che non riescono ad ottenere nel Sistema sanitario regionale.
E questi numeri io non li ho trovati nel rendiconto. Quanti veneti hanno rinunciato alla cura, perché voi dovevate risparmiare 1,7 miliardi? Questa è la risposta che manca, in questo rendiconto.
La terza linea d’ombra, la gestione dei cosiddetti extra LEA, di cui sentiamo parlare da tempo, ma di cui nessuno ci ha mai detto con chiarezza. Stiamo ancora aspettando, dottor Masullo, il verbale del marzo, che ancora non è ufficiale. Ma mentre noi aspettiamo il verbale, voi avete accantonato 99 milioni di euro. Il verbale non serve più, è già scritto lì com’è andata a finire. Cioè, è scritto che voi in tre anni avete usato risorse statali stanziate per erogare LEA per prestazioni che lo Stato non ritiene coerenti, inserite, comprensive nei LEA. Oggi lo Stato vi chiede conto, e voi, oltre a risparmiare 1,7 miliardi di euro, prendete 100 milioni di risorse correnti, e le accantonate, in attesa di doverle restituire allo Stato; oppure, in attesa di dover pagare con risorse proprie quelle cose, o le prestazioni che in questi anni avete pagato illegittimamente, dice il MEF, con risorse statali.
Mi sembra un fatto grave che non solo blocchiate 100 milioni di risorse proprie, ma che non ci diciate in alcun modo nei prossimi anni, quando quelle prestazioni non le potrete più erogare con le risorse statali, con che risorse le pagherete.
Da quello che risulta a me, non le erogherete più, quelle prestazioni, perché dobbiamo risparmiare 1,7 miliardi. E se i soldi non ce li dà lo Stato, noi non ne abbiamo perché dobbiamo risparmiare. Altro tema, giusto per stare sulle grandi questioni, ce ne sarebbero a centinaia. Anche qua, è marginalmente toccato dalla relazione, ma guardate che avrà impatti rilevanti, in parte già ce li ha, sul bilancio della nostra Regione: le Olimpiadi Milano-Cortina. Sul serio, ditemi, voi pensate… Non sto a discutere piste da bob, va bene tutto, ma voi sul serio pensate di poter risparmiare l’analisi degli impatti economico-finanziari delle Olimpiadi, mettendo tre righe in cui mi spiegate che avete accantonato i soldi della garanzia e basta? Secondo voi, non è il caso di spendere due righe in più? Perché altrimenti poi finisce che le Olimpiadi diventano un’altra Pedemontana. Non vi pare opportuno condividere con il Consiglio regionale quali sono secondo voi le prospettive di impatto sul bilancio di questa Regione delle Olimpiadi?
Io sono contenta che il Presidente dica "ma no, questa cosa della garanzia vedrete che la toglieranno dalla Regione e la prenderà lo Stato, perché è sempre stato così", ma i bilanci, come sapete meglio di me, non si fanno con i "se", con i "ma" e con i "vedremo". Io oggi vedo che, mentre voi non fate un investimento che sia uno in un’opera pubblica, investite 48 milioni all’anno per garantire, qualora il Comitato olimpico vada in deficit.
Stiamo parlando che arriveranno nel 2026, se il Governo non farà quello che ci ha anticipato Zaia, a 127 milioni di risorse correnti del bilancio regionale, di cui non ci dite niente, non ci dite niente, se non che sono lì a garanzia.
Terza questione cruciale - poi vado a chiudere -, rispetto alla quale non c’è una lettura seria dentro questo Rendiconto. Noi ci siamo accorti che il 2022 è uno degli anni più importanti per le risorse del PNRR? Chiedo, perché quando sono arrivate le risorse del PNRR, o meglio del fondo europeo in Italia, abbiamo detto "cavolo, questa è l’occasione delle occasioni", abbiamo chiesto ai Governi di prima e al Governo attuale, un giorno sì e un giorno no, di dirci come vogliono cambiare il Paese grazie alla quantità di miliardi che arriva dal PNRR, ma voi davvero non pensate che sarebbe stato quantomeno opportuno scrivere nel Rendiconto 2022 come le risorse del PNRR hanno impattato sulla nostra Regione?
Certo, c’è l’elenco delle risorse richieste, impegnate e riscosse, ma non c’è nessuna analisi dettagliata sull’attendibilità, sulla fattibilità dell’intervento, anche perché nella stragrande maggioranza dei casi degli interventi finanziati col PNRR voi prendete i soldi e le assegnate a un soggetto terzo per l’attivazione dell’investimento. Ad AVEPA arrivano i soldi e li do ad AVEPA ruralità. A Infrastrutture Venete: Stato, dacci i soldi per cambiare la flotta dei bus e dei treni. Lo Stato ve li dà. Infrastrutture Venete. Veneto Strade: facciamo le ciclovie? Stato, dammi i soldi. Li do a Veneto Strade. Politiche attive e formazione: dammi i soldi. Li do a Veneto Lavoro. Politiche abitative. Soldi ad ATER. Per non parlare di tutte le risorse che dovrebbero arrivare sulla missione 6: Stato, dammi i soldi. Azienda Zero. Cioè io leggo questo nelle schede che preparate sulle risorse del PNRR: prendete i soldi e delegate a enti strumentali della Regione.
Per esempio, siccome non è scritto qua, sono andata a studiare i report che quasi mensilmente il Governo fa al Parlamento e mi risulta che rispetto alle ciclovie ci siano dei problemi tecnici certificati dal Governo nell’ultima relazione al Parlamento di due settimane fa. Oppure mi risulta che attorno alle case di comunità, lo sa bene la vicepresidente Bigon, ci sono aspetti di grande fumosità anche a livello nazionale. Oppure mi risulta che, rispetto al rinnovo delle flotte su gomma, esistano alcune pesanti criticità registrate sempre dal Governo a livello nazionale.
Ma vi sembra normale, o perlomeno trasparente, questa modalità di affrontare la grande sfida del PNRR senza scrivere una parola sulle difficoltà, senza dire nulla sullo stato di avanzamento? Prendete e delegate. Ma che relazione esiste, ad esempio, tra l’elenco degli interventi finanziati col PNRR, che mettete nel rendiconto, e gli interventi che vi eravate impegnati a realizzare con una delibera di Giunta, i 16 interventi? Ma se c’è una delibera di Giunta discussa in questo Consiglio regionale in cui dite che per voi il PNRR serve per fare quelle 16 cose prioritarie, ma ci sarà un documento in cui mi spiegate in che relazione stanno quei 16 progetti prioritari che voi avete indicato e quelli che state realizzando. Esiste una correlazione? Come stanno quelle due robe, per aria? C’è un dibattito nazionale attorno ai fondi del PNRR, non sappiamo se arriveranno, non si è capito il Governo come li vuole riformulare. La Regione del Veneto dentro a questo dibattito nazionale come sta, cosa sta facendo? E soprattutto, con tutti i miliardi che stanno arrivando in questa Regione, che vedono la Regione soggetto attuatore, che tipo di disegno del Veneto del futuro volete realizzare? Perché io le ho lette tutte le schede del rendiconto e non ho mica capito dove vogliamo andare. Ma vorremmo spendere due parole per una lettura politica? Oppure, vediamo i soldi, tutti quelli che ci sono, li prendo, e quelli che arrivano, arrivano.
Ma ci sarà un obiettivo, una finalità, un disegno che avete in mente di questa Regione? O no? O vale tanto la ciclovia quanto il progetto sull’idrogeno? O vale tanto l’Intel quanto lo sviluppo rurale?
Quali sono le linee di indirizzo strategico, le traiettorie di sviluppo che anche attraverso i fondi del PNRR volete dare a questa Regione? Non si capisce, in questa relazione. Servono i numeri; ma i numeri di un bilancio, di un Ente, di un’Istituzione importante come quella della Regione del Veneto, non dovrebbero essere i numeri della contabilità e basta; dovrebbero essere i numeri che raccontano la vita delle persone, le necessità delle comunità, i bisogni degli Enti locali, le necessità di cura delle persone, la speranza per le imprese di un progetto di sviluppo strategico.
Quali sono questi numeri dentro a questo bilancio? I residui attivi? I residui attivi sono i numeri che noi vediamo, e non vediamo la lettura che volete dare a questa Regione, e che avete dato con questa gestione delle politiche di bilancio.
Ora, io penso che abbia senso che questo Consiglio regionale si interroghi su questo se, come avete amministrato nel 2022, ha costruito una proposta, un modello di società coerente con i grandi cambiamenti. Poi, avrete fatto i risparmi, poi sarete in linea con le indicazioni della Corte dei conti, poi non farete debito pubblico, poi sarete una Regione virtuosa. Ma quei numeri, in una fase così delicata, dove le persone hanno bisogno di risposte, io credo siano quelli che valgono meno.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Permettetemi un attimo di attenzione.
Intanto, esprimo la mia piena solidarietà alla collega Zottis per quello che è avvenuto prima. In un’Assemblea, quando ci sono lavori che possono anche essere animati, la Presidenza non deve mai essere messa in dubbio, specialmente con parole poco rispettose della Presidenza.
La Presidenza quando è qui ha anche il supporto di tecnici e uffici che spiegano se c’è qualche dubbio, se la cosa è a termini di regolamento o meno. Quindi, quello che è avvenuto prima è assolutamente una cosa riprovevole, che non deve accadere. Se qualcuno pensa che questo sia il retrobottega del bar Sport, ha sbagliato completamente indirizzo, e lo dico a tutti, a tutti.
Continuiamo con i lavori. Elena Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente, grazie per quello che ha appena detto, speravo che qualcuno prendesse parola e per fortuna l’ha fatto.
Rispetto invece a quanto stiamo discutendo la collega Camani ha già detto tanto, però io vorrei provare a dire le cose che magari non sono state ancora dette, perché i punti da dover sollevare sono talmente tanti che forse avremmo bisogno di tanto tempo per discutere questo Rendiconto, e sapete perché? Perché noi tanto ci dimeniamo quando approviamo il bilancio preventivo, ma, come sa chi ha lavorato in qualche azienda, è il bilancio consuntivo che ci dice effettivamente le cose che sono successe nell’anno passato, quindi nel vedere questo documento oggi come un documento non importante ci sbagliamo.
Ad esempio, penso che il Presidente Zaia, oltre ad averlo presentato quel giorno on line e in presenza ai giornalisti e a noi, oggi avrebbe dovuto essere presente, perché ci sono alcuni punti che vanno sollevati. Faccio una prima domanda, ed è retorica: potevamo fare mutui in più? Il Collegio dei Revisori dice di sì, cioè questa Regione aveva spazio per contrarre nuovi mutui, e più volte qui dentro abbiamo discusso, ad esempio, dello stato del patrimonio abitativo di questa Regione.
Prima la consigliera Rizzotto, che ho sentito fuori microfono, quando il collega diceva che Fedriga ha messo tot milioni di euro per la ristrutturazione delle case ATER, ha risposto "ma lì c’è la legge speciale, è una Regione a Statuto speciale". Noi in questa Regione non diamo abbastanza fondi alle nostre ATER, e poi glieli facciamo gestire non come dovrebbero, per mettere a posto il 20% del patrimonio sfitto, e il Collegio dei Revisori ci dice che avremmo avuto spazio invece per un grande investimento anche a mutuo, invece l’abbiamo fatto per la Pedemontana, non voi, Galan, ma paghiamo oggi quello che è stato fatto in passato.
Invece di fare un’opera che noi, ma anche i figli nostri continueranno a pagare nei prossimi anni, non stiamo facendo mutuo oggi su delle cose che non solo darebbero una risposta a chi è in graduatoria, ma anche darebbero ai nostri figli, mentre pagano il debito della Pedemontana, la possibilità di entrare nelle graduatorie di case pubbliche che oggi invece non ci sono.
Questo è un punto, secondo me, e lo leggo ad un altro dato, perché se lo dice la consigliera Ostanel in quest’Aula viene detto che si parla male del Veneto, allora cito pezzi della relazione della Corte dei conti. Dice: “Preoccupante il dato relativo al rischio di povertà o di esclusione sociale, che nel 2020 e nel 2021 torna a crescere e si attesta al 16,9%, in crescita rispetto al dato rilevato nel 2019, che era il 15%, o al dato addirittura del 2010 che era il 16,1”. Ovvio, siamo sotto la media nazionale perché ovviamente il Veneto ha un PIL diverso e quindi c’è anche una questione di produttività, ma quello che sta accadendo in questa Regione, quella che cresce, quella eccellente, eccetera, è che è in aumento di 5 punti il valore della povertà rispetto al pre-pandemia, cioè noi abbiamo una situazione in questa Regione di cui ci stiamo rendendo conto, perché ognuno di noi sta sui territori e quindi non sto dicendo che non lo vedete, ma sto dicendo che non viene preso in carico. Quindi ci sono tantissime questioni legate all’esclusione sociale che questa Regione, con questo bilancio, con questo rendiconto dimostra che avrebbe potuto prendere in carico e non ha voluto prendere in carico.
Faccio anche altri esempi di questa relazione che io credo veramente importante in alcuni suoi punti: il tema ambientale. Prima c’era l’assessore Bottacin, ora non c’è più, ma lo dico comunque. Dice che per quanto riguarda la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile noi abbiamo oggi solo sette target che sono misurabili rispetto agli obiettivi regionali da raggiungere, e faccio alcuni esempi di quelli che dimostrano essere sotto la soglia: è in aumento la quota di popolazione veneta esposta al rischio di alluvioni. Parliamo dell’11,6%. Permane costante, quindi non l’abbiamo diminuita, la quota di popolazione che in Veneto è esposta a rischio di frane. La percentuale di superficie agricola - e più volte l’abbiamo detto a Caner, ma evidentemente quello che c’è scritto in questa relazione forse non viene preso in considerazione - la superficie SAU non sta aumentando come dovrebbe perché siamo ben sotto al 25% che viene richiesto come dato. Potremmo fare milioni di esempi su questo tema, ma credo che davvero andare a vedere, come ad esempio, noi continuiamo a dire quando si parla dei dati ISPRA in questa Regione e anche nella Commissione Urbanistica viene detto: ma i dati ISPRA, i dati ISPRA non sono quelli reali del consumo di suolo. Allora ricitiamo e lasciamo a verbale la relazione che stiamo discutendo oggi, che dice: “Preoccupante il dato...” no scusate, questo era il dato di povertà... eccolo qui: “L’indicatore che misura il tasso di impermeabilizzazione e consumo di suolo pro-capite in Veneto si attesta a 525 metri quadri per abitante a fronte di una media nazionale di 359. Presenta un andamento incrementale dal 2010, quindi sta continuando a crescere, la cui criticità è particolarmente significativa, posto che il fenomeno è strettamente connesso a quello che dicevamo prima: il rischio di frane, il rischio di alluvioni. Cosa stiamo facendo rispetto a questo?
La relazione che stiamo discutendo oggi ci mette degli allarmi rossi, e non sono quelli della Camani che diceva Joe Formaggio. Sono degli allarmi che non stiamo sufficientemente prendendo in carico: non lo dico io, ma lo dice la relazione che stiamo citando oggi. L’applauso, o quello che è accaduto durante la presentazione del rendiconto è sulla tecnicalità. Io allora posso dire: okay, questo rendiconto lo stiamo vedendo dal punto di vista della Corte dei conti, cioè è tecnicamente costruito in maniera corretta? È stato detto di sì.
Ma dietro le cose che sto leggendo c’è una valutazione politica di come invece avremmo potuto utilizzare non solo l’avanzo che è stato prima citato, ma ripeto, utilizzando una strategia di indebitamento che non è l’indebitamento per l’indebitamento, fine a se stesso, bensì è l’indebitamento che ogni azienda, o anche ogni famiglia, quando deve fare degli investimenti, decide di fare. E la Regione del Veneto, per fortuna, come si diceva prima, non è una famiglia che non ha la possibilità di andare in banca a chiedere un mutuo.
Abbiamo tantissime altre criticità ambientali: non sto a citarle tutte perché non è nemmeno presente l’Assessore competente, ma sono belle scritte. Chiudo con quella sui medici di base: anche qui, durante la presentazione, il presidente Zaia a me ha dato un po’ fastidio – anzi, molto fastidio – per il fatto che quando qualcuno gli chiedeva in conferenza stampa, delle liste d’attesa, abbia liquidato, sua capacità, con una mezza frase, dicendo “abbiamo però la risonanza magnetica a 7 tesla, e noi non neghiamo a nessuno una TAC”, cioè, abbiamo l’eccellenza, è ovvio, in questa Regione l’eccellenza c’è, lo riconosciamo, figuriamoci, ma poi non è dato sapere oggi quante persone ancora sono in lista d’attesa, o quanto abbiamo investito – lo si diceva bene prima, quindi non mi ripeto –, fondi che sono stati dati dal nazionale per ridurre le liste d’attesa, e io non trovo.
Ho fatto anche un’interrogazione, ma come sappiamo le interrogazioni sono risposte sempre a metà. non c’è scritto il dato nero su bianco, quindi davvero lo richiedo. Richiederò anche con un’e-mail formale che mi venga dato il dato di quante persone oggi abbiamo ancora in lista d’attesa, e di quanto abbiamo speso rispetto ai fondi che ci sono dati dallo Stato per ridurle. L’unico dato che trovo, per me interessante, in questa relazione, è quello dei medici a gettone. Di nuovo, la relazione ci dice che i costi sono troppo elevati anche se in riduzione, per i medici a gettone (oltre 60 milioni di euro, di cui 19 milioni per il Pronto Soccorso). Sono 60 milioni che stiamo spendendo per i medici a gettone, sappiamo quanto costano, sappiamo quanta concorrenza fanno rispetto ai loro colleghi che decidono di lasciare il lavoro nel pubblico dipendente per andare a fare il medico gettone, perché conviene (lavori meno e prendi di più) e, nonostante questo, stiamo ancora investendo 60 milioni.
Voi potreste dirmi che c’è un problema di carenza di personale che è nazionale, ma vi ho detto più volte che non è così, perché se noi avessimo investito 60 milioni nel corso del tempo per formare medici di base al pari di altre Regioni, oggi questo problema non lo avremmo così forte, così impattante.
Chiudo, perché ne avrei altri appunti, ma è tardi e non ho voglia di prendere ancora tempo all’Assessore Calzavara, che vedo sfinito.
Speaker : PRESIDENTE
Le assicuro che Calzavara ha una resistenza...
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Però mi guarda pensando "speriamo che la Ostanel smetta di parlare" e posso anche capirlo.
Il tema è davvero le risposte alle domande che io le ho posto: avremmo potuto fare diversamente sui mutui? Avremmo dovuto fare diversamente sui medici a gettone? Avremmo dovuto rendicontare meglio i fondi spesi, che lo Stato ci dava per ridurre le liste d’attesa?
Sui temi ambientali, le criticità come le prendiamo in carico nel prossimo anno? Perché io non vorrò e non vorrei che noi continuassimo a pensare che il bilancio preventivo è il momento clou di questo Consiglio, dove viene il Presidente, dove facciamo una discussione di giorni, facciamo le nottate, facciamo una previsione, e poi ci rendiamo conto oggi, che invece il clima è più tranquillo e rilassato, che avevamo fatto una previsione e ci siamo veramente impegnati a fare una previsione che oggi invece qui vediamo non solo che ha delle criticità effettive in quello che facciamo, ma era stata fatta anche male, come è stato detto prima.
Secondo me, questo è il dato abbastanza preoccupante, vedere che abbiamo moltissimo (il 20% del nostro bilancio) che non viene deciso in quei giorni in cui qui ci animiamo, e chi lo decide? Come fa un’Assemblea eletta a poter indicare una via (non saremmo qua se pensassimo che non serviamo a niente) al lavoro di un Consiglio che dovrebbe identificare quel bilancio, invece il 20% avviene altrove?
È vero che ovviamente anche la Giunta ha il suo perché e sta lì per un motivo, ma è qui che si approva il bilancio preventivo, non si approva in Giunta, altrimenti potremmo andare tutti a casa.
Su queste questioni credo che oggi servano davvero delle risposte chiare, non solo dall’assessore Calzavara, ma anche da chi compone la Giunta, ma che oggi non è qui, perché i temi che vengono proposti e posti da questo rendiconto sono davvero tanti, anche sui temi che ho appena citato. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Ci sono altre richieste di intervento? Allora dichiaro chiusa la discussione generale. La Prima Commissione adesso deve riunirsi perché c’è un maxiemendamento mi pare da analizzare.
Chiedo a Assessore e presidente Sandonà, 20 minuti? È tecnico? Cioè 10 minuti? Ripresa lavori alle 18.05.
Bene, riprendiamo i lavori. Ha chiesto di intervenire, dopo l’Ufficio di Presidenza della Prima Commissione, l’assessore Calzavara. Prego.
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Grazie, Presidente. Buonasera a tutti.
Prima di andare al voto di questo importante provvedimento, credo che sia doveroso da parte mia innanzitutto ringraziare tutte le Strutture della Regione del Veneto che ancora una volta riescono a produrre questo importante documento nei tempi, anzi molto prima dei tempi previsti per legge, che ci permettono ancora una volta di essere la prima Regione in Italia a parificare e questa parifica, tra l’altro, coincide anche con un’ulteriore valutazione di una importante agenzia di rating, Fitch, che dà tre B alla Regione del Veneto, dimostrando che la tenuta finanziaria non è soltanto da un tecnicismo previsto dal 118, ma è un’analisi profonda di quelle che sono le dinamiche di un bilancio come quello della Regione, che si dimostra ancora una volta capace di soddisfare quelli che riteniamo possano essere stati i provvedimenti e le traiettorie a cui faceva riferimento prima la correlatrice Camani, che abbiamo evidenziato durante l’approvazione del bilancio 2000... del bilancio preventivo 2022.
Perché credo che, da questo punto di vista, sia forse è il caso di fare proprio un chiarimento su quelli che sono anche i tecnicismi che inevitabilmente questo Consiglio regionale è tenuto a rispettare. Il 118 ha imposto, a partire con l’approvazione del 2011, ma credo che a partire dal 2014, un percorso diverso rispetto a come si facevano i bilanci prima dell’approvazione del 118, quindi era un’era pre e dopo 118. Non considerare questo e quindi addossare colpe all’attuale Amministrazione o quella che è comunque la gestione diretta da parte del presidente Zaia del bilancio dal 2015 in poi, rispetto a una sua partecipazione o comunque a un modello che funzionava così in tutta Italia, non è che la Regione del Veneto faceva delle cose diverse rispetto alle altre Regioni, e che si è trovata a dover, a partire dal 2014, iniziare questo percorso di rientro rispetto al fondo di anticipazione liquidità che pesa notevolmente all’interno del nostro bilancio.
Così come nelle slide che vi abbiamo presentato durante l’analisi all’interno della Commissione, anche quel dato legato al DANC, al debito autorizzato e non contratto, è un ulteriore elemento di disavanzo che impone alla Regione del Veneto, attraverso le politiche attente che ci sono state nel corso di questi anni, di rientrare gradualmente da queste cifre, che pesano notevolmente nella disponibilità finanziaria che poi la Regione ha.
Credo che sia anche corretto, per non creare questa sensazione che mi pare sia stata evidenziata da entrambi gli interventi della minoranza, sembra quasi che la Giunta nasconda delle cifre da una parte o dall’altra, per non essere trasparenti; quello che si approva nel bilancio preventivo, al netto dei soldi della sanità che poi vengono rendicontati all’interno del bilancio di Azienda Zero, sia essenzialmente un bilancio da 1,2 miliardi. Questo è il bilancio che la Giunta ha a disposizione, fatto di una pluralità di spese obbligatorie, che poi, invece, come tante volte abbiamo fatto nel corso degli ultimi anni, vede la Giunta confrontarsi in quei 60-70 milioni che ha a disposizione per iniziative che tra l’altro ormai sono diventate nemmeno delle nuove iniziative, ma rischiano di essere delle iniziative che continuano a finanziare interventi che ormai sono diventati strutturali, e che quindi genera una sostanziale poca discrezionalità all’interno della spesa.
Forse lì dovete andare a vedere se rispetto a quelle che sono le risorse che la Regione vi ha detto, e che la Giunta vi ha detto che andava ad impegnare, sono stati distratti. Poi, all’interno di un bilancio così grosso come quello della Regione, dove ci sono i soldi della Sanità, dove c’è una componente sociale, è chiaro, diventa estremamente complesso cercare di andare a comprenderli rispetto al rendiconto.
Alcune osservazioni che ci sono state fatte molto probabilmente saranno tenute in considerazione rispetto ad alcuni elementi che forse all’interno della relazione dovranno essere ulteriormente evidenziati. Però, comprendo anche il ruolo dell’opposizione, che trasforma il rendiconto da documento tecnico qual è sempre stato in un documento politico. È un’analisi vostra, ci sta, è giusto che lo evidenziate, è il vostro lavoro. Ritenete che questa Amministrazione regionale non dia risposte ai veneti; ritenete che non stia dando una traiettoria chiara rispetto al futuro del Veneto.
Mi pare che non sia così, per quanto mi riguarda; mi pare che gran parte dei veneti non la pensino così. C’è sempre comunque qualcosa da migliorare e stiamo cercando, anno dopo anno, di riuscire ad avere delle risorse per cercare di ulteriormente iniziare quel percorso, anche in investimenti che, sono convinto, nel corso del prossimo futuro, in particolar modo nel prossimo anno, dove una volta azzerato il DANC, e sperando che non ci siano degli interventi da parte del MEF che vincolino l’utilizzo di eventuali avanzi ad abbassare ancora il fondo di anticipazione di liquidità, perché noi abbiamo comunque dei vincoli legati alla finanza pubblica nazionale, ci sia la possibilità di iniziare, come dicevo, anche un percorso legato ad investimenti che oggi, in linea teorica, potrebbero essere di qualche miliardo della Regione, con un costo di quasi 200 milioni all’anno. Però, quei 200 milioni non ci sono, perché nel momento in cui tu fai il mutuo, credo che ognuno di voi il mutuo lo abbia fatto in vita, si fa il mutuo, ma bisogna avere i soldi per pagarlo, per pagare quota interessi e quota capitale.
È chiaro che questi soldi oggi non ci sono. Non c’è quota disponibile all’interno del bilancio per aumentare quella parte di investimenti che inevitabilmente andrebbero a generare dei mutui.
Speriamo in un prossimo futuro che, ripeto, a trend vigente, si possono liberare delle risorse che ci permettono anche di continuare un percorso di efficientamento, di una serie di strutture nella nostra Regione che avranno in futuro sempre più bisogno di risorse.
Ci sono alcuni passaggi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Vi ricordo che noi abbiamo in Veneto 9 miliardi stanziati, ad oggi, circa 1,5 a gestione della Regione. Gran parte di queste risorse, anche in questo caso, sono legate alla sanità. Inizieremo, credo, a partire dal prossimo anno, a vedere concretamente un primo utilizzo di queste risorse.
Fino ad oggi sono risorse assegnate, ma che non hanno ancora avuto la capacità di essere realizzate e quindi, anche da questo punto di vista, sono misurate in termini di ritorni rispetto agli investimenti che si andranno a fare.
C’è poi la programmazione europea. Il bilancio che andremo ad approvare, non tanto il rendiconto, ma il bilancio che andremo ad approvare nel 2023, inizia concretamente a cofinanziare la programmazione europea 2021-2027. Sapete che nel corso dei primi anni la programmazione europea non ha avuto modo di trovare attuazione perché era necessario approvare i programmi. I programmi oggi ci sono, sono operativi. Abbiamo trovato anche una soluzione di carattere gestionale attraverso quel percorso di razionalizzazione di Veneto Sviluppo e Veneto Innovazione, e quindi crediamo che, come pare, attraverso dei fondi nazionali, ci sia la possibilità di cofinanziare in maniera più chiara la programmazione europea, si possa tranquillamente pensare che i 2 miliardi di euro che da qui al 2027 arriveranno nella nostra Regione possano trovare le risorse in grado di dare quelle risposte che la programmazione ha in qualche modo cercato di dare in termini di prospettiva e di risultati da qui al 2027.
Sui derivati ritengo che oggi, in particolar modo in questo momento, siano un’assicurazione che abbiamo in un momento turbolento come quello che stiamo vivendo nel mondo bancario, in particolar modo con l’aumento dei tassi, quindi questa parte dei derivati ci permette di essere ancora una Regione che ha tra i più bassi tassi di indebitamento complessivi, perché ha un equilibrio tra tasso variabile, tasso fisso e derivati, e conferma le scelte che si fanno in termini di coperture di cose estremamente variabili come possono essere i tassi fissi.
Se pensate che al termine della scorsa legislatura stavamo parlando di tassi negativi, oggi parliamo di tassi al 5-6%, quindi un mondo che continua a cambiare e che deve trovare, anche con strumenti complessi come quelli dei derivati, le sufficienti coperture per la nostra Regione.
Sulle Olimpiadi di Cortina, come anticipato, c’è l’impegno da parte del Presidente di continuare quell’opera di richiesta di sostegno e forse tecnicamente di sostituzione da parte del Governo a quelle che sono le garanzie che in una prima fase sono state date dalla Regione del Veneto, per far sì che quello che è il contratto che si fa con il CIO in termini di garanzie fosse sufficientemente coperto dalle garanzie che ogni Regione ha poi messo anche a tutela delle Amministrazioni locali, che in alcuni casi non possono avere cifre quella dimensione.
È un percorso che nel corso del 2023 pensiamo di riuscire a chiudere, in modo che quelle cifre che oggi – inevitabilmente. ma credo in maniera responsabile - vengono messe a garanzia siano poi rimesse nel gioco del bilancio regionale e possano essere spese in un prossimo futuro.
Quindi un Rendiconto – credo - estremamente positivo, che continua nella strada di una Regione virtuosa, che riesce a dare delle risposte. È chiaro, non sono risposte esaustive per tutti e si cerca, con le risorse e con l’impegno costante di un’attenzione spasmodica nelle spese della Regione, ma anche nella sua capacità di vederle impegnate, di dare le risposte che i veneti ci chiedono.
Margini di miglioramento, come in tutti i bilanci, come in tutte le gestioni, ci sono, però sinceramente, come l’anno scorso e come l’anno prima, quel Veneto che a voi piace disegnare piegato e in crisi, che vede il Rendiconto non capace di soddisfare i bisogni del Veneto, è qualcosa di molto distante dalla realtà, e noi continueremo con questo impegno, anche attraverso questa approvazione, di continuare a dare quelle risposte che testimoniano che questi 10 anni di governo del presidente Zaia hanno continuato a far crescere il Veneto, dimostrando come la politica e l’imprenditoria possono cercare di trovare quelle forme sinergiche per far crescere i territori, per far crescere il benessere dei nostri cittadini, per far crescere tutto il Veneto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Allora, in questo momento, il collega Razzolini è segretario d’Aula. Grazie.
Valdegamberi, la discussione generale è chiusa.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Parlo per fatto personale.
Speaker : PRESIDENTE
Non è stato ben detto nulla in questa discussione che la riguardi.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Io parlo con fatti già detti prima e comunicati fatti da lei, Presidente, e anche da altri Capogruppo.
Speaker : PRESIDENTE
Allora non è fatto personale.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Questo è fatto personale perché offende la verità, io ho in mano la verità.
Speaker : PRESIDENTE
Sospendo la seduta.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Va bene, andate avanti così, tagliate quando uno parla, quando parlo io, registrate, quando...
Speaker : PRESIDENTE
Dicevo: è chiusa la discussione generale. Possiamo iniziare a votare l’articolato.
Siamo sull’articolo 1.
Metto in votazione l’articolo 1.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull’articolo 2.
Metto in votazione l’articolo 2.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 3.
È aperta la votazione sull’articolo 3. Collega Zanoni?
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 4.
È aperta la votazione sull’articolo 4.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 5.
È aperta la votazione sull’articolo 5.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 6.
È aperta la votazione sull’articolo 6.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 7.
Metto in votazione l’articolo 7.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo all’articolo 8.
Metto in votazione l’articolo 8.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo all’articolo 9.
Metto in votazione l’articolo 9.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Articolo 10.
È aperta la votazione sull’articolo 10.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Articolo 11.
È aperta la votazione sull’articolo 11.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo all’emendamento aggiuntivo 11 bis, proposto dalla Giunta, spiegato in Commissione e prima illustrato anche sommariamente dall’assessore Calzavara.
Metto in votazione l’emendamento 1.
È aperta la votazione. Parere favorevole del relatore.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo all’articolo 12.
È aperta la votazione sull’articolo 12.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Abbiamo ordini del giorno depositati prima, dopo o durante? Quindi, con possibile discussione.
ODG della collega Baldin, che non c’è, n. 2: “La Regione si attivi per ridurre l’importo dei pagamenti relativi a transazioni commerciali effettuate dopo la scadenza dei termini contrattuali”.
Metto in votazione l’ODG n. 2.
È aperta la votazione.
Collega Zanoni, ad ogni inizio seduta o fine seduta ha qualcosa di strano... non lo so.
Non si preoccupi che i cerotti ci sono anche per quello.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Altro ODG della collega Baldin, derivati, quasi 6 milioni di euro sottratti al welfare regionale, la Regione si attivi per la chiusura anticipata di questi strumenti finanziari.
Metto in votazione l’ODG n. 3.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, metto in votazione il Rendiconto della Regione Veneto, PDL n. 201, nel suo complesso.
Aperta la votazione sul PDL n. 201.
Chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo terminato con i punti previsti per oggi, ci vediamo martedì 25 alle ore 10.30. Grazie, colleghi.