Regione del Veneto

Click on “CC”, at the bottom-right of the video, to enable/disable the subtitles.
For each recording, these features are available:
- Comprehensive transcription of the recording;
- (If set) the list of all the speakers in time order and the arguments of the agenda.
The media library is completely browsable.
- Simple search:
- Speaker: it is possible to select one or more speakers attending the recorded event (if speakers are indexed).
- Agenda argument: it is possible to select only those recordings that have some specific argument treated.
- Date or time span: This option allows selecting the recordings of events held in a specific date or during a specified time interval.
- Advanced search: it is possible to search single words, names, phrases, arguments treated during the recorded events and the result of the search will be a list of all those recordings in which the searched term has been treated. Then it is possible to listen to the recording in the precise instant where the searched words are pronounced.
As for now, the enabled social networks are:
- Google+
To activate the service all you need is to sign up up using your email where the alerts will be delivered and choose the words/argument of interest.
Once the alert criteria is set, you will receive an email containing::
- The internet address of the recording
- The recording title with the chosen search criteria
- The list of the links to the instant where the searched words are pronounced. The words that are found are highlighted in italic.

CONTACT US



Speaker : PRESIDENTE
In considerazione dei molti problemi per arrivare a Venezia oggi, che molti colleghi mi hanno segnalato, l’inizio lavori è previsto per le ore 11.
Buongiorno. Iniziamo la seduta odierna.
Registratevi su Concilium. Vedo qualcuno presente in Aula che non è ancora registrato.
“Approvazione dei verbali delle sedute precedenti”.
Se non c’è nulla in contrario, li do per approvati.
Comunicazioni del Presidente. Ho il congedo della collega Silvia Cestaro; la collega Laura Cestari, invece, ci segue da remoto.
Collega Camani, sull’ordine dei lavori, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Le ho chiesto di intervenire gentilmente sull’ordine dei lavori per sottoporre alla sua attenzione un tema rispetto al quale so che esiste anche una sua sensibilità molto accentuata, ma che sta assumendo una dimensione realmente preoccupante nella gestione di questo Consiglio regionale. Da diverse sedute, infatti, non abbiamo e non riceviamo la possibilità di ottenere risposte alle interrogazioni a risposta immediata che sottoponiamo alla Giunta.
Oggi non ce n’è all’ordine del giorno neppure una; al Consiglio precedente ce n’era una sola, e poche unità anche nel Consiglio precedente.
Ora, è una questione di presidi democratici dentro questa Assemblea: spiegatemi esattamente cosa deve fare un Consigliere per avere risposte dalla Giunta, perché le interrogazioni a risposta immediata, a cui dovrebbe essere data risposta in Aula, velocemente, non vengono esaudite.
Le interrogazioni a risposta scritta, a cui delle volte ricorriamo per non appesantire il lavoro d’Aula non trovano risposta, vengono inserite coattivamente all’ordine del giorno del Consiglio, ma le risposte non arrivano. Ora, diteci, facciamo prima a proporre una modifica al Regolamento in cui cancelliamo questa possibilità, perché questa non è una modalità che ci consente di svolgere il nostro lavoro in maniera chiara.
Il diritto dei Consiglieri ad esercitare la funzione del sindacato ispettivo è un diritto sacrosanto. Con questa modalità di gestione, la Giunta nei fatti, nella sostanza sta gravemente limitando un diritto di tutti i Consiglieri.
Le chiedo quindi, Presidente, di prendere atto della vicenda e di insistere nuovamente – approfitto anche della presenza dell’assessore Calzavara, che ha la delega ai rapporti con il Consiglio – in maniera più efficace con la Giunta perché le richieste di interrogazione delle minoranze e della maggioranza trovino una risposta nei tempi congrui. Nove volte su dieci rispondete alle interrogazioni quando il problema è già superato o risolto.
Ci sono interrogazioni ferme da sei mesi, da un anno, capite che non è una… Siccome peraltro il Regolamento del Consiglio regionale non prevede la possibilità d’intervenire per fatto d’attualità, per argomenti che esulano dalla programmazione e dall’ordine dei lavori. Io vi chiedo cosa deve fare un Consigliere per portare all’attenzione dell’Aula un tema. Le mozioni vengono discusse mesi e mesi dopo che sono presentate. Le risoluzioni è proprio inutile presentarle. Credo che dobbiamo costruire le condizioni perché quel poco di prerogativa di garanzia dei Consiglieri che ancora ci può essere garantito debba essere assicurato da una collaborazione leale con l’organismo della Giunta.
Mi rendo conto che non esistono sanzioni rispetto alla inadempienza della Giunta, però, dal punto di vista politico, non posso che stigmatizzare quanto sta avvenendo.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Anna Maria Bigon, sull’ordine dei lavori.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
A sostegno di quanto ha detto la collega Camani, effettivamente noi non possiamo continuare nel depositare istanze e non avere mai assolutamente risposta. È vero ed è prova il fatto che spesso viene data risposta dopo mesi, dopo aver già risolto il problema; problema messo in atto da parte delle nostre interrogazioni, da parte dei nostri atti. A noi va benissimo che la Giunta ne prenda coscienza e consapevolezza e che quindi il nostro provvedimento, la nostra richiesta abbia un risultato efficace. Ci mancherebbe altro. Questo è il nostro ruolo. Ma abbiamo il diritto di avere una risposta nei tempi e soprattutto di essere coinvolti.
Non è accettabile che alcuni Assessori vadano a dire che noi interveniamo sui giornali prima di mettere a conoscenza loro o prima di aver parlato con loro, quando l’unico strumento che conosciamo lo mettiamo in essere e io per primo, insieme ad altri colleghi, usufruiamo parecchio di questo strumento e poi addirittura ci viene detto che assolutamente non mettiamo al corrente la Giunta delle problematiche, ma anzi andiamo sui giornali.
Quale strumento noi abbiamo per incidere direttamente nella risoluzione dei problemi dei cittadini? Allora, ripeto, ci va bene, molto bene, che la Giunta ne prenda consapevolezza e che quindi, a fronte del nostro deposito, visto il problema, si faccia immediatamente carico, ma non sminuendo il ruolo del Consigliere. Questo non va bene, perché, allora, anche noi useremo altri strumenti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Guarda, sull’ordine dei lavori.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente. Anch’io chiedo di dare seguito all’applicazione degli articoli 111, 114 e 115 del Regolamento per richiedere quindi l’adempimento di quanto previsto ossia della risposta nei tempi delle interrogazioni sia a risposta immediata che a risposta scritta.
Molto spesso noi presentiamo interrogazioni a risposta scritta proprio per non creare disagio ai lavori dell’Aula e allungarne i tempi, ma avere una risposta in tempi congrui, anche semplicemente senza per forza doversi confrontare con gli assessori all’interno del lavoro dell’Aula. Motivo per cui, le risposte scritte possono essere in realtà un vantaggio per la Giunta e non tanto un rallentamento dei tempi, e quindi invito in particolar modo, anche in questi casi, di garantire la risposta entro i tempi.
Attenzione, perché è importante risponderci? Perché molto spesso noi stessi Consiglieri di minoranza ci mettiamo in contatto con gli uffici della Giunta per riuscire ad avere, senza bisogno di utilizzare un atto ispettivo, risposte. Ma come è successo in diverse occasioni, in particolar modo da parte del Dipartimento Prevenzione... della Direzione Prevenzione, non ci viene data risposta né alle e-mail né alle telefonate, né alle richieste fatte verbalmente né alle richieste fatte per via scritta. Questo non consente a un Consigliere regionale di adempiere al proprio compito ispettivo e adempiere ai propri compiti anche di proposta e di condivisione di una visione politica, di un progetto, di una preoccupazione, di una segnalazione con chi poi, all’interno della Giunta, si occupa della sua realizzazione. E non consente nemmeno a quest’Aula di svolgere adeguatamente il compito per cui stiamo votati, cioè quello di andare a rispondere alle esigenze che provengono dai territori, e quello di riuscire a dare risposta a queste esigenze quanto prima possibile. Non è possibile che ricevano prima le risposte i cittadini semplicemente perché mandano un messaggio su Facebook al Presidente e non le si abbia attraverso gli atti istituzionali e le richieste istituzionali.
Speaker : PRESIDENTE
Zanoni sull’ordine dei lavori.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Mi associo alle richieste della collega capogruppo Camani, della collega Bigon e della collega Guarda. La situazione è veramente in questa legislatura, direi, fuori controllo, perché non è possibile che ci sia un numero sempre maggiore di interrogazioni che si accumulano, che non trovano le risposte che devono essere date. È una prerogativa riconosciuta dai Regolamenti quella dei componenti di quest’Aula di poter chiedere informazioni in merito ai vari aspetti che l’attuale Amministrazione regionale segue a favore dei cittadini veneti. Sono richieste che vengono dai territori, sono richieste dei cittadini, sono questioni che riguardano la vita e la qualità della vita dei cittadini veneti, tutti, non solo quelli che votano la maggioranza o che votano la minoranza. I cittadini del Veneto hanno il diritto di avere queste risposte. Noi Consiglieri abbiamo il diritto di avere queste risposte perché è previsto dal Regolamento.
Tra l’altro, volevo anche ricordare che in questa legislatura, visto che dite che siamo noi di opposizione, che soprattutto facciamo le interrogazioni, noi, lo ricordo, siamo 10, contro i 22 che eravamo nella scorsa legislatura e quindi il lavoro dovrebbe essere anche più facile e più veloce. Invece registriamo che i ritardi nel dare queste risposte si accumulano sempre di più, sia per le interrogazioni a risposta immediata, che di immediatezza non hanno niente e lo abbiamo visto perché anche nelle risposte che vengono date i tempi vengono sempre comunque violati rispetto a quelli previsti dal Regolamento. Figuriamoci per le interrogazioni a risposta scritta.
Io mi appello poi al Presidente del Consiglio e all’Ufficio di Presidenza affinché venga finalmente portato in discussione un progetto di legge che abbiamo sottoscritto, che mi vede come primo firmatario, che abbiamo sottoscritto...
Speaker : PRESIDENTE
Collega, quella è la Capigruppo, semmai, non è in questa sede, non è l’ordine dei lavori...
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
No, il tema è l’ordine dei lavori perché, vede, noi non ci possiamo appellare...
Speaker : PRESIDENTE
No, noi in questo momento siamo sull’ordine dei lavori e in particolare sul punto n. 3, che vede zero risposte. Quindi un PDL...
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
La Commissione statutaria di garanzia, Presidente, è quella che ci garantirebbe di aver giustizia su questo. È vero o no? Penso che sia d’accordo con me.
Speaker : PRESIDENTE
Le rispiego. Siamo sul punto n. 3, non c’entra nulla quello che lei sta dicendo. È la Capigruppo. E lei, come Presidente di Commissione ci partecipa anche. Grazie. Si attenga al punto all’ordine del giorno.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Il punto all’ordine del giorno è la violazione del Regolamento e noi potremmo chiedere conto...
Speaker : PRESIDENTE
No, no, no. Punto n. 3 “Interrogazioni e interpellanze”. Su questo la capogruppo Camani ha parlato e i suoi colleghi hanno parlato su questo. L’altro è la Capigruppo. Okay?
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Va bene. Comunque si lei comunque mi conferma che oggi, ad esempio, non c’è neanche una risposta alle nostre interrogazioni. Quindi, siamo non sul tema più che sul tema e non abbiamo chi in questo caso ci difende. Lei ha tentato più volte, ce l’ha anche relazionato in Aula, di aver sollecitato, però le sue sollecitazioni diciamo che in qualche modo sono cadute nel vuoto se ci ritroviamo oggi qui a ripetere le stesse richieste per una violazione del Regolamento che parla chiaro in termini di tempistiche e in termini di tipologie di interrogazioni. Quindi siamo qui ulteriormente a sollecitare la cosa, però sta diventando insostenibile, perché abbiamo visto che tutte le precedenti istanze sono di fatto cadute pressoché nel vuoto.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Ostanel sull’ordine lavori.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Sempre su questo punto. Non mi dilungo sulle cose già dette, però faccio anche un altro appunto. Inizieremo, almeno io, a fare accesso agli atti rispetto a dei temi su cui non possiamo avere risposte in Aula. Faccio un esempio. È da tempo che aspetto una risposta all’interrogazione di quante querele temerarie sono state fatte da Regione del Veneto e quanto è stato speso. Ad oggi non ho avuto risposta. Farò un accesso agli atti per riuscire a dire ai veneti quanti soldi pubblici sono stati spesi per querele temerarie fatte da Azienda Zero.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Allora, senza entrare nei particolari che qualche collega, appunto, ha appena esplicitato, forse l’intervento più generale era quello della capogruppo Camani.
Sinceramente sono anch’io in imbarazzo, collega Camani, perché io, più che guardare ai temi, guardo alla statistica e la statistica, purtroppo, delle ultime sedute è ingenerosa.
Quindi farò quello che ho fatto anche in altre occasioni, magari riportando i numeri, perché zero risposte sinceramente è imbarazzante anche per me.
Penso che, appunto, un minimo di continuità nel lavoro di risposte ci debba essere.
Ho interpellato degli Assessori che portano in Giunta, ad esempio, quattro o cinque risposte, arrivano nella prossima Giunta, quindi, al prossimo Consiglio avremo sicuramente risposte.
Però, ecco, quella di oggi non è sicuramente un numero che mi rende felice sull’organizzazione dei lavori e sull’attività che ogni singolo Consigliere, appunto, può mettere in moto da Regolamento e dalle sue prerogative.
Passiamo avanti.
Andiamo al punto numero 6: “Incarico di Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della Regione Veneto ai sensi dell’articolo 22, legge regionale 47/2012, modificato con la legge 31 del 2022. PDA 65. Relatrice la collega Cavinato.
Prego.
Speaker : Elisa CAVINATO (Zaia Presidente)
Buongiorno. Buongiorno a tutti.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il decreto legge 138/2011 convertito, prevede all’articolo 14, comma 1, lettera e), l’istituzione di un Collegio dei Revisori dei Conti quale organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell’Ente, stabilisce inoltre che i componenti di tale Collegio sono scelti mediante estrazione da un elenco i cui iscritti devono possedere i requisiti previsti dai principi contabili internazionali, avere la qualifica di Revisori legali, di cui al decreto legislativo 39/2010 ed essere in possesso di specifica qualificazione professionale in materia di contabilità pubblica e gestione economica e finanziaria anche degli Enti territoriali, secondo i criteri individuati dalla Corte dei Conti.
Con deliberazione 3/2012, la Sezione Autonomie della Corte ha individuato i suddetti criteri, in attuazione del suddetto decreto legislativo 39/2010, in data 13/9/2012 sono entrati in vigore tre decreti del Ministero dell’economia e delle finanze del 20.6.2012, per effetto dei quali il Registro dei revisori legali è divenuto pienamente operativo.
La Regione del Veneto per dare attuazione della normativa sopra riportata, ha approvato la legge regionale 47/2012 che agli articoli 22 e seguenti istituisce e disciplina il Collegio dei Revisori.
Con deliberazione del Consiglio regionale 44 2013, tale Collegio è stato nominato con mandato triennale, prevedendo la rieleggibilità dei revisori per una sola volta.
In seguito, l’articolo 15 della legge regionale 7/2016 (Legge di stabilità regionale) ha modificato l’articolo 28, comma 1, della citata legge regionale 47, estendendo la durata della carica del Collegio a cinque anni e disponendo che dette modifiche trovassero applicazione anche per gli incarichi in essere alla sua data di entrata in vigore.
Con provvedimento n. 78 del 3.7.2018, il Consiglio regionale ha poi deliberato la nomina del nuovo Collegio con mandato quinquennale. Tra i componenti del Collegio così nominato, la dottoressa Michelina Leone ha assunto la carica di Presidente con nomina ratificata dal Collegio con verbale n. 1 del 2 agosto 2018 avente scadenza il 3 luglio 2023, contestualmente all’intero Collegio.
Nel corso del 2022 è nel frattempo entrata in vigore la legge regionale n. 31/2012, che all’articolo 15, comma 1, ha modificato l’articolo 22 della richiamata legge regionale 47, introducendovi il comma 2-bis che così dispone: “il Presidente del Collegio ha già individuato, ai sensi del comma 2, fra i componenti nominati dal Consiglio regionale mediante estrazione a sorte ai sensi del comma 1 può essere confermato dal Consiglio regionale a maggioranza assoluta degli assegnati per un ulteriore incarico di Presidente del Collegio”.
Considerato che con deliberazione dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n. 22 del 18 aprile 2023, si è dato avvio alla procedura di rinnovo del suddetto organo prossimo alla scadenza, con delibera 71 del 27 giugno 2023, la Giunta regionale ha proposto al Consiglio regionale di avvalersi della facoltà prevista dal richiamato comma 2-bis in tema di conferma dell’attuale Presidente del Collegio.
Nella seduta 105 del 12 luglio 2023, la Prima Commissione consiliare, dopo aver valutato la suddetta deliberazione, ha espresso a maggioranza parere favorevole circa la conferma della dottoressa Michelina Leone quale Presidente del Collegio dei revisori dei conti della Regione Veneto.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie alla collega Cavinato.
Come avrete capito, c’è un voto da dare, che è segreto, ma è un voto di conferma rispetto al presidente uscente del Collegio dei revisori dei conti.
Apro la votazione con Concilium per la nomina della Presidenza del revisore dei conti della Regione Veneto.
Colleghi, fra un po’ chiudo. Chi non ha votato, pazienza.
È chiusa la votazione.
Favorevoli 31, contrari 1, astenuti 11.
Viene confermata, quindi, Michelina Leone.
Passiamo all’altro punto all’ordine del giorno, la nomina del Collegio dei revisori dei conti.
La relazione la faccio io, anche se è una cosa che non mi entusiasma per le modalità e per come il legislatore nazionale ci fa scegliere i revisori dei conti regionali.
Come è noto, il Collegio dei revisori dei conti che ci accingiamo a rinnovare mediante estrazione a sorte è un organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della Regione Veneto ed opera in accordo con le Sezioni regionali di controllo della Corte dei conti.
Il Collegio è disciplinato principalmente dalla legge 13 agosto 2011, n. 138, e più dettagliatamente dalla legge regionale 21 dicembre 2012, n. 47 che recentemente è stata novellata e che contempla anche l’ipotesi della conferma del Presidente trattata nel punto precedente, che abbiamo appena votato.
La delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 22 del 18 aprile 2023 ha delineato, tra l’altro, disposizioni di dettaglio sul rinnovo dell’intero Collegio, prevedendo anche la procedura di sorteggio alla quale diamo avvio.
Invito il Segretario generale ad estrarre due schede dall’urna contenente i nominativi di Consiglieri regionali.
Invito a loro volta i due Consiglieri regionali estratti a sorte ad estrarre due schede dall’urna contenente le schede, appunto, con i numeri indicati. Sospendiamo un attimo visto l’entusiasmo popolare per l’estrazione? Immagino che Valente lì vi dia emozioni, però portate pazienza.
Allora, dicevo, i due Consiglieri estratti dovranno estrarre dall’urna contenente le schede, quei numeri indicanti nell’elenco degli idonei ai Revisori dei conti: i numeri così estratti, abbinati ai loro nominativi, restituiranno i due componenti del Collegio che, unitamente alla signora Presidente neoconfermata, andranno a costituire il nuovo Collegio dei Revisori dei conti della Regione Veneto.
Colleghi, calmi, non si evince nulla, vi assicuro. Segretario, proceda all’estrazione.
Speaker : Roberto VALENTE
Allora la prima estratta è Chiara Luisetto.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Luisetto, la prego di avvicinarsi ai banchi.
Se l’assessore Corazzari tace, che dovrà parlare prossimamente un po’ di più, si risparmi.
Speaker : Roberto VALENTE
La seconda è Cristina Guarda.
Speaker : PRESIDENTE
Prego, collega Guarda.
Allora una scheda a testa, collega Luisetto e collega Guarda.
Collega Luisetto, prego.
Collega Guarda, prego.
Grazie, colleghe. Tornate ai vostri posti.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Al numero 1 corrisponde Angeletti Alessandra.
Speaker : Alessandra SPONDA (Zaia Presidente)
Al numero 53 Tudisco Alberto.
Speaker : PRESIDENTE
Sì, mi serve. Grazie. Solo per informazione ai colleghi: Angeletti Alessandra è residente in provincia di La Spezia e Alberto Tudisco è residente in provincia di Torino. Ditemi se c’è logica nell’estrazione dei revisori dei conti.
Io penso che saranno persone assolutamente di qualità e di preparazione, però le estrazioni comportano anche questo tipo di situazione strana.
Passiamo al punto n. 8: “Disegno di legge relativo a “Ratifica dell’intesa tra le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano per l’istituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome” (PDL 174).
Relatore, questa mattina, invece, facendo le veci della collega Cestaro, è il collega Marzio Favero. Prego.
Speaker : Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Un saluto a tutti i Consiglieri.
Vi prego di scusarmi se sarò sintetico, ma mi è stato detto un’ora fa che dovevo presentare questa proposta. Lo faccio comunque molto volentieri, perché si tratta di una proposta di istituzionalizzare la Conferenza fra Regioni e Province autonome che è nata nel 1981, quindi ha 42 anni di percorso e di storia.
È una conferenza che diventa una camera d’incontro fra tutti i rappresentanti delle Regioni per discutere i problemi che attengono evidentemente al sistema delle Autonomie regionali.
Non dimentichiamo che la nostra Costituzione non ha previsto specificatamente una Camera delle Regioni, ed è forse il limite che scontiamo.
Molti Padri costituenti erano assolutamente convinti che fosse un errore non aver portato a compimento tale processo. Ricordo le parole di Emilio Lussu che nell’ultimo appello lanciato all’interno dell’Assemblea costituente disse: “In fin dei conti, se oggi abbiamo una Repubblica lo dobbiamo al movimento resistenziale”. Il movimento resistenziale era, per sua natura, regionalista e autonomista. Rimane il dato di fatto che ancora oggi, nonostante tutti i tentativi di riforma, una Camera delle Regioni manca. In qualche modo, la Conferenza fra le Regioni e le Province autonome supplisce un vuoto, ed è il luogo ove si preparano i temi che poi saranno oggetto del confronto all’interno della Conferenza permanente Stato-Regioni e Province autonome, nonché all’interno della Conferenza Unificata, che vede presenti anche gli Enti locali.
La funzione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome è consultiva, di indirizzo, anche di iniziativa. La Conferenza si confronta con il Parlamento, con le Commissioni parlamentari e svolge senz’altro un ruolo prezioso, e lo ha svolto, visto che tutti i Presidenti di Regione e i due Presidenti delle Province autonome hanno sottoscritto l’intesa nel dicembre del 2022, che ci porta oggi a varare un provvedimento di legge che consolida definitivamente il ruolo e la funzione di questa Conferenza.
L’approvazione da parte di questo Consiglio è tanto più importante, tanto più delicata oggi, visto che è in discussione la proposta di attuazione del federalismo differenziato.
È chiaro che non può bastare la posizione espressa dalla Commissione istituita da Calderoli, che peraltro ha perso un pezzo lungo il suo percorso, ma è chiaro altresì che non può bastare la voce delle forze parlamentari.
La voce autonoma delle Regioni e delle Province autonome credo meriti di avere un peso. Noi, con questo provvedimento, andiamo a conferire a questa Conferenza una dignità che finora non ha avuto o meglio l’ha avuta in ogni caso, ma certamente altra cosa è vedere che c’è un’intesa raggiunta fra i Presidenti di tutte le Regioni, indipendentemente dal colore politico, dei due Presidenti delle Province autonome che diventa un elenco di leggi regionali che ne confermano l’utilità e la funziona.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome si avvale del CINSEDO, che è il Centro Interregionale di studi e documentazione; ha un costo complessivo oggi di circa 5 milioni all’anno, ha una trentina di dipendenti, cinque dirigenti, otto funzionari che hanno il compito di sostenere le attività dell’Assemblea formata dai Presidenti delle Regioni delle due Province autonome, del presidente che dura in carica cinque anni, del Vicepresidente e dell’Ufficio di Presidenza.
Il 71% della spesa è per il personale, che però svolge la duplice funzione tecnica, ma anche di responsabile del Centro studi.
Io credo che sia assai opportuno per noi confermare e ratificare questa intesa perché abbiamo bisogno che la voce dei territori venga ascoltata a Roma, impresa tutt’altro che semplice, come l’esperienza ci ha insegnato. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome dialoga anche con il sistema delle Autonomie locali e quindi delle Province e dei Comuni, ma ha l’obiettivo di fare sentire la sua voce anche in Europa, nella Commissione delle Regioni.
Credo che possa essere un’opportunità anche per il Consiglio usarla come vettore per le proprie istanze. Anzi, forse è più facile che le nostre città istanze trovino in qualche modo una camera di risonanza nella Conferenza delle Regioni e delle Province autonome che non in qualche ufficio ministeriale, dove approdano le nostre mozioni delle quali, però, poi perdiamo qualsiasi forma di traccia.
È per questo che mi permetto di sostenere che è opportuno che oggi il voto, se è possibile, sia l’unanimità, indipendentemente dal partito politico di appartenenza di ciascuno di noi. L’esempio ce l’hanno offerto i Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, che appartengono agli schieramenti del centrodestra e del centrosinistra, ma che hanno saputo su questo trovare un’intesa evidentemente solida se l’hanno sottoscritta tutti. Sarebbe un assurdo che il voto di questo Consiglio prevedesse di distinguo o delle astensioni o addirittura dei voti contrari.
Ripeto, la battaglia per l’autonomia non è facile. L’autonomia è comunque un segno di responsabilità. Oggi votare a favore di questo provvedimento significa dare un contributo ulteriore ad una battaglia che non può essere intesa contro lo Stato, ma come correttiva dello Stato.
Guardi che chi difende le concezioni statolatriche, chi fa dello Stato un feticcio non ama lo Stato; ha bisogno semplicemente di un centro di potere su cui arrampicarsi, come tutti i parassiti.
Uno Stato moderno deve essere uno Stato estremamente aperto sia verso l’alto, cioè a livello internazionale, nel nostro caso la sfida è pensare a una federazione europea di Stati, sia verso il basso. Per lo Stato non può essere visto come il vertice della piramide, anzi - e qua chiudo - sarebbe bello che proprio da parte nostra partisse un messaggio al territorio che la nostra visione delle Istituzioni è invertita rispetto ai modelli tradizionali, ovverosia che non siamo di fronte a una piramide dove la base è costituita dai poveri Comuni, il gradino successivo dalle Province, quello ulteriore dalle Regioni e, infine, c’è lo Stato come vertice.
Questa piramide forse è rovesciata. Gli Enti più importanti sono quelli più vicini al cittadino, quelli che gli danno le risposte: i Comuni e che noi, che stiamo o nelle Province o nelle Regioni o nello Stato, in Parlamento Europeo siamo semplicemente a servizio dei territori.
Forse avremmo anche una politica di vertice un po’ più umile, un po’ più consapevole o, se preferiamo, un po’ più aperta a quei valori della cultura che la politica negli ultimi 20 anni ha smarrito con la fine delle grandi ideologie che, in qualche modo, orientavano le masse popolari (l’ha detto il Cardinale Zuppi, non lo dico io).
Quindi, il mio auspicio è che questa mattina si esca con voto all’unanimità come contributo da parte della Regione Veneto al concerto delle Regioni e delle Province Autonome, avendo come obiettivo quello di essere voce attiva nel processo di definizione anche della riforma, che dovrebbe portarci a un federalismo differenziale, più che differenziato, forse il termine corretto sarebbe differenziale. Buon lavoro al Consiglio.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Correlatrice la collega Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie Presidente. Il progetto di legge che andiamo ad approvare oggi, cioè quello per la ratifica dell’intesa sottoscritta il 6 dicembre 2022 da tutti i Presidenti di Regione per l’istituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, e in attuazione di quanto disposto dall’articolo 117, ottavo comma, della Costituzione e dell’articolo 33, comma 1, lettera h) dello Statuto regionale. Quindi, è un provvedimento in piena coerenza con le normative sia nazionali che regionali.
Questa proposta, però, ci consente, a mio avviso, di svolgere alcune riflessioni in merito alla più generale dimensione dei rapporti tra centro e periferia, sapendo quanto sia necessario privilegiare meccanismi istituzionali, certo agili ma efficaci, che definiscano strumenti di coordinamento e di collaborazione che favoriscano decisioni congiunte tra i livelli istituzionali diversi.
Se da un lato infatti è necessaria una ripartizione costituzionalmente garantita del potere che assicuri piena autonomia ai livelli di governo, è dall’altro lato indispensabile che a questa capacità autonoma legislativa corrisponda una forte e incisiva rappresentanza territoriale al processo legislativo nazionale che renda realmente fattiva la definizione del concetto di legislazione concorrente.
Su come definire questo tipo di assetto istituzionale nel tempo e sulla base delle diversità territoriali si sono alternate stagioni, proposte e modelli differenti. I padri fondatori della nostra Repubblica avevano immaginato un sistema regionale nel quale le Regioni rappresentassero delle entità di decentramento politico all’interno del quadro stabile dell’unità nazionale.
L’articolo 5 della Costituzione, che richiama la Repubblica una e indivisibile, che riconosce e promuove le Autonomie locali ha esattamente questo impianto istituzionale: all’interno di un riparto stabile gerarchico, dal centro alla periferia, alle Regioni viene riconosciuta una funzione di rappresentanza dei territori.
Nel tempo, e anche a seguito della costituzione formale delle Regioni, che avviene in maniera tardiva rispetto alla stesura della Carta costituzionale, si amplia progressivamente il potere politico riconosciuto alle Regioni stesse dallo Stato e si introducono princìpi di concertazione e rappresentanza regionale, anche nel procedimento legislativo nazionale.
Nel 1981 si costituisce la Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali e nel 2001, con la riforma del Titolo V si estende fortemente il potere legislativo regionale, controbilanciandolo con la previsione dei livelli essenziali delle prestazioni da assicurare equamente su tutto il territorio nazionale come presidio, come garanzia dell’unità del Paese.
Si tratta – quello del 2001 – di un passaggio cruciale nell’impianto istituzionale italiano, che si fonda su un nuovo modello, su una nuova idea in cui un maggior protagonismo delle rappresentanze territoriale viene comunque e sempre agganciato ad un principio indiscutibile della leale collaborazione tra livelli diversi.
Infatti, non è un caso che proprio in questa fase la Conferenza delle Regioni assume un ruolo significativo all’interno delle dinamiche politiche anche nazionali, con una rilevante funzione di mediazione politica nella ricomposizione dei diversi interessi regionali nel confronto dello Stato. La funzione della Conferenza delle Regioni è sempre stata quella, pur riconoscendo le diversità territoriali, di costruire un bilanciamento collettivo di tutte le rappresentanze del territorio simmetrico con lo Stato. Quelli sono gli anni in cui, peraltro, viene introdotta l’elezione diretta del Presidente delle Regioni, che conferisce una forte legittimazione rinnovata ai Presidenti e ai Governi regionali e sono gli anni in cui viene regionalizzato il sistema sanitario nazionale, con l’attribuzione alle Regioni del potere esclusivo di organizzazione dei servizi sanitari e della responsabilità gestionale e finanziaria della sanità.
Dopo il 2000, si attiva un percorso che oggettivamente rafforza il profilo politico e organizzativo delle Istituzioni regionali. Quell’ispirazione, io credo, trova, nell’approvazione dell’intesa proposta oggi, certamente un passo nella direzione giusta, fondata sul principio della leale collaborazione tra livelli, anche nell’esercizio della funzione legislativa che poi si esprimere e si concretizza nella richiesta del parere delle intese tra Governo e Conferenza, con un ampio coinvolgimento delle rappresentanze territoriali, fondata sull’indiscutibile principio dell’uguaglianza di tutti i soggetti che stanno attorno al tavolo.
Altra traiettoria di sviluppo nelle relazioni tra Stato e Regione, invece, è quella proposta dal modello autonomistico, un modello di natura competitiva che si muove dalle Regioni che singolarmente e non collegialmente avanzano richieste specifiche e che, sulla base di queste richieste, definiscono un rapporto diretto e bilaterale con lo Stato, determinando appunto una distribuzione asimmetrica del potere.
Se ci pensiamo un po’, la contrapposizione tra questi due approcci, quello più prettamente federalista, che vuole riconoscere in maniera ugualitaria a tutte le Regioni un nuovo protagonismo nelle relazioni con lo Stato centrale e quello autonomistico, che invece si fonda su una rivendicazione territoriale bilaterale e dunque asimmetrica nei confronti dello Stato, specifico che c’è una differenza tra il concetto di federalismo e di autonomia soltanto perché qualcuno di molto importante in questa Regione molto spesso ha fatto volutamente un misunderstanding sul punto è esattamente quello, se ci pensate, che è andato in scena durante la pandemia, dove ovviamente in quella drammatica stagione, si sono alternate fasi diverse: quella fase più incline alla competizione tra livelli istituzionali in cui ciascuna Regione, in cui i Presidenti di ciascuna Regione in maniera singolare, singola è singolare, bilaterale con lo Stato, hanno proceduto o tentato di procedere a strappi rispetto a decisioni condivise a livello nazionale. Quindi, una sorta di negoziazione bilaterale tra i singoli Presidenti di Regione che, a colpi di ordinanze, spesso in contraddizione con i DPCM nazionali, imponevano o tentavano di imporre una lettura del contesto: il presidente Zaia ne è un esempio clamoroso, ma anche, se ci pensiamo, il presidente De Luca, tanto per andare a nord e a sud e a destra e a sinistra. Invece fasi in cui oggettivamente ha prevalso un approccio più cooperativo, più di leale collaborazione, più concertativo, in cui tutti i Presidenti di Regione hanno fatto lo sforzo di uniformare interessi diversi per avanzare richieste comuni collettive al Governo.
Io penso che anche queste fasi alterne, oltre al protagonismo dei singoli, dipendessero proprio dal fatto che mancava una sede stabile e riconosciuta di mediazione istituzionale, capace di assicurare la rappresentanza di tutte le Regioni in maniera uguale, in maniera simmetrica, proprio con l’obiettivo di comporre diversi interessi in campo nei rapporti con lo Stato. L’istituzionalizzazione della Conferenza delle Regioni va esattamente in questa direzione, a mio giudizio, spostando il baricentro dei rapporti tra centro e periferia e focalizzandolo su una modalità fortemente orientata alla collaborazione e di piena e uguale legittimità e dignità per tutti i territori in un approccio che non sia conflittuale, una Regione contro l’altra, ma che sia di leale collaborazione, appunto. Da un lato si rafforza il sistema delle Autonomie, dunque, in un’ottica collaborativa, con tutti i territori che hanno una rappresentanza simmetrica, cioè uguale tra loro. Faccio notare che non sempre è facile nella Conferenza delle Regioni trovare sintesi rispetto a rappresentanze territoriali che raccontano realtà profondamente diverse, come quelle delle 20 Regioni italiane. Ma la funzione principale della Conferenza è esattamente di portare a sintesi quegli interessi, a volte anche in conflitto, per rafforzare la capacità di intermediazione e di rapporto con lo Stato.
Questa intesa tende a superare le contrapposizioni tra le diverse funzioni dei livelli istituzionali, puntando a sostituire il conflitto di competenze a valle. Quello a cui abbiamo assistito in questi anni in maniera costante, con l’impugnativa da parte del Governo delle leggi regionali. Anche su questo la Regione del Veneto vanta diversi primati. Allora, forse, la concorrenza di materia, anziché essere affrontata a valle, attraverso un conflitto posto dinnanzi alla Corte costituzionale, potrebbe essere meglio affrontato se posto a monte, quando il procedimento legislativo nazionale deve, appunto, maturare. Questa intesa punta ad accrescere anche la trasparenza nei processi decisionali, aumentando la tracciabilità delle decisioni, si decide insieme e non si può più banalmente dire che è colpa del Governo e, dunque, accresce anche la responsabilità delle rappresentanze territoriali.
Quante volte le decisioni del Governo, anche quelle più discutibili, nel momento in cui vengono assunte d’intesa con la Conferenza delle Regioni, sono funzionali a superare conflitti (perché si presuppone che siano il risultato di una condivisione) e anche a individuare le responsabilità, perché quando le intese nella Conferenza Stato-Regioni producono un risultato, le responsabilità sia al centro, sia alla periferia sono chiare. Indica, peraltro, con chiarezza il principio di leale collaborazione, come linea guida nei rapporti tra centro e periferia e di omogeneità sull’intero territorio nazionale come punto di riferimento indiscutibile per qualsiasi percorso di conferimento di maggiori competenze ad alcune Regioni, rispetto ad altre.
Nel momento in cui noi votiamo questa intesa stiamo riconoscendo la necessità di una costruzione anche di percorsi verso l’autonomia differenziata, che non siano isolati in territori, ponendo alcuni territori contro gli altri, ma che debbano stare dentro un grande processo istituzionale che coinvolge la Repubblica Italiana e, rispetto al quale, tutti i territori e tutte le Regioni si sentano ingaggiate. Si tratta di un meccanismo di integrazione essenziale l’istituzione di questa Conferenza, per salvaguardare e rafforzare l’unità nazionale e per assicurare il coordinamento tra i livelli di governo e la ricomposizione degli interessi regionali differenti.
Dunque, questa è un’intesa che noi riteniamo fondamentale, naturalmente lo dico al relatore Favero, ci sarà un voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico e delle opposizioni, proprio perché pensiamo che nei princìpi fondamentali, sia di metodo che di merito, questa modalità di costruire una relazione tra il centro e la periferia in cui gli interessi territoriali si ricompongono in un interesse collettivo nazionale sia la modalità giusta per dare la rappresentanza dei territori e per non perdere mai di vista la necessità di lavorare e costruire per rafforzare le istituzioni democratiche della Repubblica Italiana.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei. Non vedo altre richieste di intervento, quindi dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo all’articolato del PDL 174. Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l’articolo 1.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Andiamo all’articolo 2.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato anche l’articolo 2.
Passiamo all’articolo 3.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 4.
È aperta la votazione. Potete votare.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Articolo 5.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
È approvato.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, e non ne vedo, metto in votazione il PDL 174 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
È approvato all’unanimità.
Grazie, colleghi.
Passiamo al PDL n. 196.
A proposito di cultura, ricordo che alle 13 c’è la convocazione della Sesta Commissione. “Interventi regionali di promozione del ruolo delle librerie indipendenti. Modifica alla legge regionale 16 maggio 2019 ‘Legge per la cultura’”. PDL n. 196.
Relatrice è la collega Guarda. Prego, collega Guarda.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Inizio questa relazione con una citazione, che parte da una domanda: “Come si traduce tutto questo nella vita di ogni giorno di un libraio?”. Comincio dal primo passo: si entra in una libreria, ci si guarda intorno. Se non si vuole soltanto acquistare un determinato libro, ma vedere anche quali altri libri si offrono, ci si porrà subito una domanda: quale criterio presuppone l’ordinamento e la disposizione dei libri? Per capirlo occorre porsi un’altra domanda: questa libreria presuppone una nozione di quell’entità senza margini sempre mal definita e sempre dirimente che si usa chiamare letteratura? Se la libreria ha a che fare con la letteratura, la cosa non potrà che apparire evidente in svariati modi, dall’ordinamento e dalla disposizione dei libri. Se è una rivendita di articoli vari, quali oggi tende a essere qualsiasi catena, per quanto varia sia l’offerta, sarà sempre di gran lunga minore di quella che offre Amazon.
Ogni grande magazzino sarà sempre in paragone un minuscolo magazzino e il tempo e la fatica richiesti per ottenere i vari articoli tenderanno sempre più a ridursi in favore di Amazon. Conseguenza immediata: la libreria come grande emporio dove, in linea di principio, si trova di tutto, non sembra avere un brillante futuro. Che cosa accadrà all’altro tipo di libreria, quella che presuppone la nozione di letteratura? Per questa libreria si apre una sola strada: puntare su qualcosa che per via elettronica non si può ottenere, il contatto fisico, il contatto fisico con il libro e la qualità. Ma che cos’è la qualità? Non c’è domanda più difficile. Nel celebre romanzo di Robert Pirsig “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, uno dei più memorabili del secondo Novecento, un padre e un figlio attraversano gli Stati Uniti in motocicletta, tentando di capire che cos’è la qualità sulla base de “Il Fedro” di Platone. E non arrivano ad un risultato certo, esattamente come i neuroscienziati di oggi, che scrivono dei risultati. Certo, esattamente come i neuroscienziati di oggi che scrivono di quali, ma non sono arrivati a dircene nulla di essenziale. Eppure la qualità inafferrabile, indefinibile, elusiva continua a essere una presenza costante in ciò che chiunque vive: la qualità qualifica ogni istante come il linguaggio ci costringe a dire. Ma come può, per esempio, manifestarsi la qualità in una libreria? La risposta è inevitabilmente empirica e in larga misura ipotetica. Può darsi che la qualità debba appartenere innanzitutto al luogo: la libreria dovrà presentarsi come un luogo dove si ha voglia di entrare con la stessa naturalezza con cui nella Londra dell’800 alcuni entravano nel loro club o nel loro pub preferito. Ma qui non c’è bisogno di conoscere gli altri soci o avventori. I soci saranno certi libri che si trovano sui tavoli o negli scaffali. La libreria dovrebbe essere quindi il luogo dove si trova qualcosa che vorremmo leggere, che può essere una novità appena stampata o la traduzione di un testo cuneiforme.”
I passi che ho voluto citare nella relazione di questo progetto di legge sono presi in prestito dal discorso di Roberto Calasso. Lo tenne il 21 gennaio 2019 in occasione della giornata conclusiva del seminario di perfezionamento della Scuola dei Librai Umberto e Elisabetta Mauri presso la Fondazione Cini, nell’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia. Queste parole inquadrano e definiscono l’obiettivo del presente progetto di legge e cioè la valorizzazione delle librerie indipendenti del Veneto come presidi culturali precipuamente caratterizzati dalla dimensione personale e dalla stretta tipicità del luogo in sé come ambito di scambio e di relazione non finitamente e puramente commerciale.
Le librerie indipendenti come esercizio di vicinato e luogo di aggregazione e di discussione e dunque di apporto benefico la qualità della vita di un quartiere, di un piccolo Comune o di una città. La libreria indipendente come presidio sul territorio e quale strumento di valorizzazione di uno specifico tessuto sociale che fa comunità, resistendo alla spersonalizzazione degli acquisti on line e all’alienante trasformazione del territorio.
Questa proposta di legge intende novellare la legge regionale n. 17/2019 e si inserisce a pieno nell’ambito delle finalità espresse nell’articolo 3, fornendo un ulteriore specifico strumento per contribuire all’educazione, alla lettura e alla promozione della lettura per le sue fondamentali valenze nella crescita della persona e nello sviluppo delle relazioni umane - cito appunto l’articolo 3, comma 1, lettera z) - valorizzando al contempo le realtà economiche, quali appunto le librerie indipendenti, che svolgono un ruolo chiave, culturale e sociale, nel contesto del tessuto urbano.
Il progetto di legge poi è coerente con la programmazione economico-finanziaria del 2023-2025, atteso che alla Missione 5, Programma 5.2 è espressamente contemplato anche uno specifico passaggio sulla valorizzazione delle librerie indipendenti.
Il riconoscimento e la valorizzazione di livello regionale del ruolo svolto dalle librerie indipendenti, soggettività queste, definite ai soli fini della presente legge, al comma 2, dell’introducendo articolo 32 bis, è articolato attraverso le azioni di cui al comma 3: sostegno delle progettualità, anche coordinate attraverso reti associative di livello almeno comunali, finalizzate alla promozione e alla valorizzazione del ruolo delle librerie indipendenti venete e in tal senso si tratta di creare, prendendo peraltro riferimento realtà ed esperienze già attive in Veneto (si pensi, ad esempio, all’associazione librerie indipendenti Padova LIP) un quadro normativo che consenta di fare di tali realtà, certo economiche, ma dal significato spiccatamente culturale, un interlocutore nello sviluppo del sistema culturale veneto. Ciò anche in forza di uno sguardo privilegiato sul territorio da esse posseduto.
Poi, questo progetto di legge intende favorire specifiche attività formative al fine di promuovere l’aggiornamento e la crescita professionale degli operatori del settore.
Quella del libraio è una professione unica che va incoraggiata anche attraverso il riconoscimento del ruolo e, dunque, garantendo aggiornamenti e la formazione professionale dedicata e necessaria.
Prevede anche una contribuzione regionale all’avvio di librerie indipendenti. Si tratta di fornire un contributo economico a fondo perduto a supporto di coloro che vogliono intraprendere questa attività economica presso Comuni ricadenti in aree caratterizzate da marginalità territoriali.
Comuni di confine. Comuni montani. Comuni dove oggi la presenza delle librerie indipendenti è davvero, davvero ardua da trovare.
Favorire la visibilità e la distribuzione delle opere edite in Veneto è un altro obiettivo di questo progetto di legge, promuovendo iniziative di collaborazione fra le case editrici, le librerie indipendenti e del sistema regionale degli Istituti di cultura, tra cui, appunto, biblioteche, musei, archivi.
Sulla proposta di legge la Sesta Commissione consiliare, nella seduta del 5 luglio 2023, ha espresso all’unanimità parere favorevole alla sua approvazione da parte del Consiglio regionale e concludo questa presentazione, questa relazione al progetto di legge sulle librerie indipendenti, ringraziando tutti i colleghi della Commissione cultura che hanno desiderato supportare questo progetto di legge. Ringraziando in particolar modo la presidente Scatto per aver supportato questo percorso. Ringraziando tutti i tecnici e tutte le figure tecniche di questo Consiglio regionale che hanno consentito di raggiungere questo obiettivo, a partire dall’ufficio della Commissione Sesta e dalla dottoressa Colucci e tutto il team anche di Europa Verde per aver consentito di presentare un testo in collaborazione con le librerie indipendenti del Veneto.
Ringrazio, quindi, anche tutti i librai indipendenti che hanno fatto pervenire di persona, o anche tramite mail, osservazioni, proposte, o hanno semplicemente raccontato la propria esperienza di imprenditori in quest’ambito così complesso e così sfidante, specie in zone di periferia.
Ringrazio quindi tutti quanti del lavoro e resto a disposizione per discutere gli ulteriori passaggi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Ostanel, prego. Dopo, collega Scatto. Io leggo “Ostanel e Valdegamberi”.
Prego, collega Ostanel. Adesso compare il suo nome.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente. Prima di tutto ringrazio la collega Guarda per questo lavoro, che come Vicepresidente della Commissione cultura, ovviamente con la già citata presidente Scatto abbiamo fatto un lavoro in Commissione, secondo me buono, come spesso abbiamo fatto quando si tratta di sostenere ed elaborare delle progettualità importanti.
Mi piacerebbe citare alcune delle questioni già approfondite dalla collega Guarda ma che anche in Commissione abbiamo discusso. Primo: il fatto che questo progetto di legge interviene in una modifica all’interno di una legge, la n. 17 sulla cultura, che è stata approvata all’unanimità da questo Consiglio un po’ di anni fa, che è entrata in attuazione durante questa consiliatura e che all’interno ha la necessità di inserire alcune fattispecie come quella che stiamo inserendo sulle librerie indipendenti, perché magari all’epoca, nel momento in cui si stava elaborando la legge, non si era visti e non si erano visti tutti gli ambiti della cultura all’interno della quale prevedere un sostegno.
In questo caso, le librerie indipendenti, ve le ricordate, credo. in particolare durante la pandemia, cioè, tutti quei negozi di vicinato che stavano vicino a quei 200 metri quando potevano aprire in maniera contingentata, diventavano per noi un momento importante, molto di più, come sappiamo, di quelle che sono invece le grandi categorie e grandi reti di distribuzione, e soprattutto il fatto che durante la ripresa post pandemica abbiamo visto come è vero che l’on line era aveva abituato tutti noi a comprare i libri in maniera facile per farli arrivare a casa, ma nonostante questo le librerie, in particolare alcune, hanno resistito e hanno continuato a resistere grazie anche al sostegno di alcuni fondi che il Governo all’epoca aveva dato come ristoro per alcune attività economiche. Mi piaceva anche ricordare che in questo Consiglio, con una battaglia che avevamo fatto durante il primo bilancio di previsione, 1 milione di euro, che era stata stato dedicato agli operatori extra FUS, aveva visto beneficiare tantissime delle librerie che oggi sono contenute all’interno di questo progetto di legge, cioè che questo Consiglio regionale, con degli emendamenti che avevamo elaborato durante il primo bilancio di previsione, aveva sostenuto proprio alcune di queste librerie indipendenti che avevano potuto fare domanda nel famoso bando extra FUS da 1 milione di euro che eravamo riusciti a portare a casa come opposizione in una discussione molto accesa che avevamo avuto durante quel primo anno.
Lo ricordo perché, ovviamente, devo precisare una questione politica in questo ambito, visto che abbiamo anche qui la presenza dell’assessore Corazzari. Lo dico sempre anche in Commissione: finché non daremo gambe alla legge n. 17, come effettivamente tutti gli operatori culturali aspettano qui fuori, se questo noi non lo faremo, avremo una bella norma che però, se non gli mettiamo dentro la dotazione economica finanziaria necessaria, e parlo anche del prossimo assestamento di martedì, noi non avremo la possibilità di sostenere davvero il comparto e la filiera culturale veneta, come spesso invece abbiamo detto sia in quest’Aula e anche in Commissione.
Questo progetto di legge, che interviene con l’inserimento della categoria librerie indipendenti con una serie di fattispecie di sostegno che viene dato all’interno del progetto di legge avrà le gambe per continuare nel momento in cui, anche nella prossima annualità e in quella successiva noi metteremo non la dotazione finanziaria che oggi vediamo all’interno di questo progetto di legge, ma ne vedremo aggiunta sempre di più.
Anche solo quest’anno nella legge n. 17 mancano all’appello, solo per lo spettacolo dal vivo, 706.000 euro. Assessore, glielo ricordo perché stiamo parlando di un progetto di legge importante dove noi inseriamo la dotazione economica per il sostegno di una categoria che inseriamo nuova nella legge cultura. Dobbiamo ricordarci che la legge cultura va resa, attuata e implementata perché ad oggi non è così.
Qual è la caratteristica interessante di nuovo di questo progetto di legge? L’ultima, tra le tante. È il fatto, e lo diceva bene la collega Guarda, che è stato previsto un sostegno di start-up in alcune aree particolari dove le librerie indipendenti fanno più fatica a resistere.
Nella città di Padova, che è stata già citata, e che conosco bene perché ci risiedo, le librerie indipendenti esistono, faticano a stare sul mercato e lavorano anche grazie, diciamo, ad una capacità di lavoro dei loro dipendenti e di chi le attiva molto particolare. Se noi andiamo a vedere magari delle aree di montagna o delle aree interne, le stesse librerie fanno fatica ad avere sostenibilità e fanno fatica anche a mettersi in rete con gli altri attori culturali e soggetti culturali.
Invece prevedere un intervento specifico per lo start up in queste aree io credo sia una delle cose importanti di questo progetto di legge e che, di nuovo, andrebbe sostenuto anche nelle annualità successive.
Allora chiudo anch’io ringraziando la collega Guarda per il lavoro che è stato fatto, anche diciamo i commissari all’interno della Commissione Cultura e la presidente Scatto, che interverrà subito dopo di me per un errore tecnico, ma la questione importante, io credo, e lo ribadisco all’assessore Corazzari, è che noi stiamo lavorando su una legge che andrà sicuramente migliorata e di cui stiamo anche con questi progetti di legge facendo delle minime modifiche e adeguamenti e assestamenti, ma non possiamo continuare ad assestare una legge se prima non rendiamo attuata una Legge Cultura che abbiamo qui approvato all’unanimità. Mancano all’appello, ricordo, solo 706.000 euro solo per lo spettacolo dal vivo. Se dovessimo guardare anche la rete delle biblioteche, che è stata citata dalla collega Guarda come parte attiva di rete di questo progetto di legge, noi abbiamo bisogno ancora di altri 450.000 euro, che mancano all’appello di domande di assistenza fatta dagli operatori all’interno della Legge Cultura. Invito davvero i Consiglieri a guardare le graduatorie della legge n. 17 sullo spettacolo dal vivo e quelle sulle biblioteche, musei e presìdi culturali nelle nostre città. Perché mancano all’appello, ricordo, 703.000 euro e 450.000 euro sul comparto biblioteche.
Allora, finché noi non faremo l’attività di sostenere davvero la Legge Cultura, come dovremmo, se non lo faremo, rischiamo di avere delle librerie indipendenti sostenute per fortuna grazie a questo progetto di legge, ma che poi fanno fatica a fare rete, ad esempio, con quelle biblioteche che vengono citate che non vengono adeguatamente sostenute e finanziate da questa Giunta all’interno della Legge Cultura. Quindi davvero questo è un appello per dire che il lavoro fatto, che spesso facciamo bene sui temi della cultura, all’unanimità per alcune battaglie - e questo è un progetto di legge che vale la pena di essere approvato, portato avanti e realizzato perché è una bellissima iniziativa della collega Guarda - allo stesso modo, dobbiamo avere l’impegno per garantire anche a tutti gli altri articoli della Legge Cultura di avere le gambe necessarie per correre.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Valdegamberi, prego.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Questa legge è una di quelle leggi che a me piacciono, anche se sicuramente non cambierà il mondo, però quantomeno dà un messaggio di indirizzo di pensiero che è dell’importanza che ha il pluralismo anche nell’editoria, anche nelle edicole, nelle librerie, cioè di coloro che possono decidere anche che libri acquistare, quali valorizzare e quale meno e non sono condizionati da grandi interessi, da grandi catene, da grandi interessi finanziari e quant’altro.
Oggi, tra l’altro, uno dei temi importanti del nostro Paese è proprio quello della qualità, anche dell’informazione, della qualità del pensiero, che spesso è sempre più concentrato tra pochi attori, dove i cittadini si trovano semplicemente come spettatori, dove l’informazione creata da questi attori che permeano tutto il sistema informativo e comunicativo schiacciano gli attori più piccoli che sono sempre meno e sempre più insignificanti.
Anche nel fatto delle librerie abbiamo visto chiusure, penso alla città di Verona, importanti di librerie storiche che hanno dato lustro alla città. Soprattutto, poi, non parliamo di centri più minori, dove sono veramente rare queste librerie indipendenti.
Ecco, c’è quindi la necessità di supportare, di dare almeno un riconoscimento a chi tiene aperta una libreria senza dover dipendere dalle importazioni strategiche di pensiero, ideologiche o quant’altro di qualcun altro. È un valore sicuramente importante per la democrazia e per il pluralismo.
Quindi, un plauso a questa legge anche se, ripeto, non cambierà sicuramente il mondo.
Oggi a me piace il libro toccarlo. Per me il libro ha un sapore. Ha un gusto. Non riesco a leggere i libri online. Ci ho provato, ma ho rinunciato. Credo che già il fatto che, purtroppo, negli ultimi anni la lettura dei libri, dicono le statistiche, sta diminuendo. Prossimamente abbiamo una società che non ha più il tempo neanche di riflettere, non vuole andare oltre le prime cinque parole, vive di slogan, di spot, poi vediamo le conseguenze.
Non c’è più la capacità di ragionare, perché la lettura del libro è un grande esercizio per la mente, migliora la capacità di riflessione, di logica e di approfondimento dei temi che, invece, vengono solo presi per le loro sensazioni.
Oggi si vive di emotività e non di razionalità.
Poi, appunto, il libro aiuta, educa alla razionalità, nell’affrontare la vita di tutti i giorni, oltre che sprigionare anche la fantasia. Però sembra qualcosa di razionale. Quindi, mantenere un accenno di supporto a questo ambito, magari marginale della cultura è sempre qualcosa di positivo.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Consigliera Scatto, prego.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Anch’io ringrazio la collega Guarda per la presentazione di questo PDL. Francamente, mi richiamo anche alle affermazioni del collega Valdegamberi e al precedente intervento del consigliere Favero. Questo è un servizio al territorio, è un servizio, è un esempio di come si può servire un territorio anche dal punto di vista della cultura; dal punto di vista della cultura che però non è una fetta della nostra vita che è distante da tutti gli altri momenti che noi viviamo, perché di cultura la nostra vita è, o dovrebbe essere intrisa.
Quindi, come diceva la proponente, questo è un PDL di modifica della legge n. 17 del 2019, che è proprio la legge quadro sulla cultura. Questo che ci viene offerto oggi, è un momento per dotare questa legge di un ulteriore strumento di promozione e valorizzazione regionale dei beni e delle attività culturali nel nostro Veneto.
Nel caso di specie, si tratta di un sostegno regionale alle librerie indipendenti. La cosa che è veramente emergente in questo progetto di legge è che queste librerie indipendenti vengono ad avere un ruolo nel sistema culturale del Veneto come presìdi culturali sul territorio, quindi costituiscono un momento e uno strumento di crescita sociale.
Perché sono definite indipendenti? Perché non appartengono a gruppi editoriali e alle grandi catene. Quelle grandi catene… Cito anch’io la grande distribuzione di Amazon, che è in qualche modo entrata a gamba tesa, facendo veramente chiudere queste piccole librerie.
Io voglio pensare, e un po’ mi fa sorridere, perché mi viene in mente l’eterna lotta tra Davide e Golia. Però, noi abbiamo il compito di far sì che queste persone, che questi librai… Tra l’altro, volevo anche sottolineare il concetto di libraio. Non è che vada a braccetto con quello di giornalaio. Il libraio è una persona che, anche grazie a questa legge, sarà formata, ma di suo è già formata, perché deve comunque essere un esperto di letteratura. Poi c’è la formazione, la formazione che va a toccare anche la nostra imprenditoria. Non possiamo avere persone non formate. Le persone dove si formano? Sui libri.
È un porre l’attenzione… Se volete, mi piace dire anche questo, è un ritornare un po’ a quando, come diceva il collega Valdegamberi, i libri avevano un odore, un sapore. Mi è piaciuta questa definizione. Ancora oggi non compro il giornale, quei giornali che si leggono, i settimanali, on line, perché non ho la soddisfazione di togliere il cellophane, di girare le pagine, di vedere il lucido della pagina. Queste sono cose che noi dobbiamo nuovamente far rivivere, soprattutto alle nuove generazioni.
Grazie per questa opportunità.
Volevo dire anche che queste poche librerie debbono essere veramente aiutate. Non è che noi abbiamo la pretesa di vincere una guerra, ma semplicemente di offrire uno strumento a quegli operatori che, nonostante tutto, vogliono che la cultura sia di tutti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Favero, prego.
Speaker : Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)
Rapidamente, per attirare la vostra attenzione su due aspetti che ritengo interessanti in questa proposta. Il primo riguarda il fatto che le librerie indipendenti tendono a lasciare spazio anche agli editori indipendenti.
Sottolineo questo aspetto perché, se è vero che vi sono molti pseudo editori, in realtà sono degli stampatori che chiedono agli autori di pagarsi le spese e poi distribuiscono qualche volume in giro, vi sono, però, anche, a fronte di questi, dei veri e propri editori coraggiosi che portano avanti intraprese di grande livello.
Permettetemi di citarne uno per tutti, anche perché adesso è andato in pensione quindi è fuori dai giochi, l’editore che ha dato vita alla casa editrice Porta Santi Quaranta a Treviso. Ferruccio è stato una figura straordinaria, ha lanciato autori giovani, ha ripreso autori importanti che erano stati dimenticati, è stato fra i primi. a portare in Italia grandi nomi trascurati dalle case editrici più famose. E quindi le librerie indipendenti hanno questa flessibilità che può mancare alle grandi catene di librerie che rispondono alle case editrici più importanti in Italia, cioè sono un fattore di libertà un po’ come lo sono state le radio private rispetto alla radio pubblica in altri anni.
Secondo aspetto. Il fatto che le librerie indipendenti, proprio perché non soggiacciono alle logiche promozionali delle grandi case editrici, hanno una visione molto più sbarazzina della cultura. Perdonatemi se uso questo termine che vi può sembrare leggero, ma quando si entra in una libreria che fa parte di una casa editrice importante, vi è il peso dei grandi nomi, di coloro che hanno vinto premi letterari. Subentra quel senso della cultura come sacro, che è un veleno per la cultura stessa, in modo particolare per la lettura. Quando insegnavo, lo dicevo ai miei colleghi: noi non dobbiamo rappresentare l’esercizio della lettura come una virtù, perché le virtù sono pesanti, faticose. Non dobbiamo creare spazi della cultura come le biblioteche che sembrino delle fortezze o di templi, perché uno che va in ginocchio e poi cerca di scappare il prima possibile. No, dovremmo rappresentare l’esercizio della lettura come un vizio: i vizi sono piacevoli, si prendono rapidamente, si possono anche trasmettere agli altri, ci può essere il modesto consumatore di dosi personali di libri, c’è chi fa lo spacciatore, appunto, il libraio, c’è chi ne fa un uso smodato e va in overdose di lettura adesso. Sto scherzando, ma le librerie indipendenti hanno anche questa visione più ludica della cultura che evita di creare recinti che poi non hanno senso.
Quando io ero ragazzino, mi ricordo che vi erano generi letterari oggetto di censura: la fantascienza, il giallo, erano generi minori. Persino nella qualità della stampa si vedeva la differenza. Oggi alcuni gialli o alcuni scritti di fantascienza sono considerati delle opere letterarie tout-court, di straordinaria importanza, più di grandi romanzoni che raccontavano le vicende della borghesia di fine Ottocento e primi Novecento.
Allora, proprio per questo, portare avanti un’iniziativa all’interno della legge n. 17 come quella che si fa oggi, grazie alla proposta di legge della consigliera Guarda, significa dare una piccola mano al mondo degli editori indipendenti, che svolgono una funzione che è obiettivamente insostituibile e chiudo perché in Commissione in qualche modo si era toccato il tema: ma è il caso che noi si promuova la gente che fa attività che in fin dei conti è anche a scopo di lucro? Punto di domanda.
Scusatemi, intanto promuoviamo aziende e reti di aziende che vendono radici, soppresse, salami. di tutto, penso che possiamo anche promuovere la vendita di libri. Ma al di là di questo, l’aspetto economico per chi fa il libraio è un mezzo, non è mai il fine. Perché fare il libraio significa affrontare un’avventura difficile perché bisogna essere competenti. Bisogna, a propria volta, leggere, informarsi, per dare risposte al tuo cliente che vuole anche suggerimenti. Quindi stiamo parlando di persone che sono mosse da una straordinaria passione personale e questa straordinaria passione personale diventa risorsa per tutti.
Le librerie indipendenti sono un po’ come lievito non si vede ma è all’interno della comunità.
Quindi credo che su questo, veramente, come non si possa essere tutti d’accordo e non per dare una gratificazione alla Guarda, ma è giusto votare all’unanimità questo provvedimento perché va nella direzione giusta: quella di sostenere chi trasmette la diffusione dei libri all’interno della nostra comunità e, purtroppo, ha ragione il consigliere Valdegamberi, gli ultimi dati non sono ottimistici; cioè si legge sempre di meno. Anche i sussidi multimediali, che ci portiamo addosso, anche i cellulari, aiutano anche noi a disabituarci alla lettera sequenziale. Ci siamo abituati a una lettura multimediale, quindi vediamo testo, sentiamo musica, eccetera, ma non abbiamo più lo stimolo a sopportare la fatica che richiede la lettura sequenziale, cioè quella di un libro. Questo è un peccato perché un indebolimento delle nostre capacità. Non dovremmo temere l’intelligenza artificiale, dovremo temere la stupidità di ritorno.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Consigliere Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Sì, grazie Presidente.
Anch’io per ringraziare la collega Guarda per aver attivato questo processo e tutta la Sesta Commissione, di cui non faccio parte, ma a cui desidero estendere il mio ringraziamento.
Credo sia un progetto importante, non tanto per il contributo finanziario che, come è già stato detto, tutto sommato, è abbastanza contenuto, ma per l’identificazione delle priorità da dare alla promozione della cultura e della lettura all’interno della nostra Regione.
Io non vedo un conflitto tra le grandi catene e questo tipo di presenza. È vero, sì, in questo momento c’è una forte concentrazione degli acquisti dei libri attraverso strumenti che non c’erano fino a una ventina d’anni fa.
Però credo che se noi riusciamo ad enfatizzare questo ruolo di complementarietà da parte di questa presenza avremmo fatto un lavoro importante. Io la vedo, questa complementarietà, perché il libraio indipendente spesso ha una specializzazione che non riesce a dare la grande catena: penso ai libri per i ragazzi. Le librerie per i ragazzi sono un mondo, che è un mondo però prezioso, perché avvicinare i ragazzi alla lettura, far loro capire che c’è un mondo legato al libro, almeno, porto l’esperienza con i miei figli: portandoli nelle librerie per i ragazzi si è aperta una visione sul mondo molto interessante.
Vedo dai risultati, adesso, che tutto sommato sono stati importanti, quei passaggi, ma ci sono altri tipi di specializzazione: penso ai libri d’arte, una libreria per i libri d’arte è un mondo dove entrare, significa aprire lo sguardo verso…; penso alle librerie dedicate alle guide turistiche, alle guide della montagna: sono tutti ambiti di specializzazione dove è importante tenere viva una presenza.
Mi auguro quindi che quell’attività diretta alla promozione e alla formazione anche dei librai di questo tipo possa avere successo. Quindi, è l’aspetto culturale che mi va di enfatizzare. anche per i libri di seconda mano.
Al Portello, nella zona dove io lavoro, a Padova, c’è un libraio, che vende libri di seconda mano, che è uno dei posti più affascinanti della città, dal mio punto di vista, perché raccoglie i lasciti e li propone alle persone, conoscendole. Ha quindi proprio un ruolo di mediazione, di selezione, che io credo sia importantissimo.
Tenere queste presenze nelle nostre comunità, anche le comunità più piccole è un modo per tenere aperto l’occhio verso dei mondi che in qualche maniera non devono rimanere periferici. Grazie ancora, quindi.
L’auspicio è che rimanga questa attività di promozione culturale come prioritaria, al di là dell’aspetto finanziario
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Consigliere Soranzo, prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente, buongiorno a tutti.
In verità, volevamo fare la dichiarazione di voto, però la anticipiamo, la unificherò nell’intervento.
Innanzitutto, anch’io, parlo a nome del Gruppo, mi sono sentito onorato e con grande piacere sosteniamo e sottoscriviamo questo progetto di legge. Quindi, grazie alla proponente, ma grazie al lavoro di tutta la Commissione e di tutti i colleghi.
Ho sentito tante riflessioni, molte delle quali, se non tutte, le condividiamo, le condivido, perché hanno toccato molti aspetti di questo progetto di legge. Però, personalmente vorrei sottolineare un aspetto che, secondo noi, è fondamentale.
Anche noi abbiamo definito e condiviso la bontà di questo progetto di legge, più per il messaggio che per la componente finanziaria, ma quello che più ci preme sottolineare è il fatto che ci sia un aspetto che non può essere messo in discussione: queste librerie indipendenti sono un presidio culturale di prossimità irrinunciabile, ed è irrinunciabile perché di fatto oggi queste librerie indipendenti, diversamente da quelle che noi stiamo vedendo, che hanno uno spirito sicuramente nella promozione dei prodotti in libreria, uno spirito più commerciale, che hanno quel profilo, nascono con quel profilo e hanno un’azione di marketing e di promozione di quel profilo.
La differenza è sostanziale, non solo perché sono un presidio territoriale, come qualcuno diceva, anche la presidente Scatto e chi mi ha preceduto, ma il fatto vero è che la Regione Veneto lancia con questo progetto di legge un messaggio, che vuole soprattutto difendere, arginare e in qualche modo salvaguardare un concetto, un profilo, un messaggio che è veramente forte, secondo noi, che è quello di preservare una professionalità che sono gli operatori dentro le librerie. Gli operatori sono le librerie.
Sentivo parlare, prima mi ha anticipato il collega Favero, di passione. La promozione e la selezione di testi e di libri sono una delle principali attività che, di fatto, colui che poi racconta in quel momento, e questo avviene molto spesso, se non sempre nelle librerie indipendenti, diversamente da quelle commerciali, perché raccontano con passione, raccontano ciò che, in modo indipendente e libero, di fatto, nel sistema della diffusione del libro rappresenta.
Questo è, secondo noi, uno tra i più importanti profili per quello che gli operatori, i librai, oggi rappresentano, una professione unica per le loro connotazioni umane, per ciò che oggi riescono a trasmettere all’interno delle librerie e che, secondo noi, dovranno trasmettere ancora di più nel futuro.
Benissimo che il progetto di legge preveda l’aggiornamento, la formazione e l’incoraggiamento. È una professione che non può essere in qualche modo estinta, non può essere in qualche modo perduta, ma deve essere assolutamente incoraggiata e rinforzata. Aggiungo di più: che questo progetto di legge, collega Guarda, non è solo necessario, ma è soprattutto opportuno farlo, perché i dati non solo nelle letture non sono incoraggianti, ma il fatto che siano in diminuzione... Le librerie indipendenti lanciano un messaggio d’allarme che ovviamente quelle di carattere di grandi catene oggi rappresentano. Ma non è, condivido anch’io come il collega Lorenzoni, una guerra alle grandi catene, perché sono due profili completamente diversi. Sono d’accordo anch’io. Sono profili dove, di fatto, dove non arriva la grande catena perché non ha interesse commerciale, ci deve essere la libera indipendente, possa essere sicuramente complementare perché dentro la libera indipendente porta libertà, cultura, passione e sicuramente amore per quello che è il sistema e quello che è il mondo della lettura.
Con questo voglio anche aggiungere che è stato veramente interessante e piacevole vedere ampliare il sistema delle librerie indipendenti con una connotazione legata a biblioteche, a musei, luoghi che di fatto raccontano sicuramente la storia del nostro Paese, ma anche con un’attenzione particolare a quella che è la storia del Veneto, a quelli che sono i prodotti del Veneto, alle letture del Veneto, alla promozione del Veneto e delle nostre radici.
Ecco allora che su questo modo di pensare, l’avvio di questo processo e di messaggio ben chiaro dall’Aula più rappresentativa, dal Parlamento per il preventivo del Veneto quale noi siamo, credo che sia davvero un progetto di legge che non solo debba avere la condivisione e la sottoscrizione, ma anche deve essere raccontato come un messaggio importante a tutti i veneti, ma anche al resto del Paese. Grazie e annuncio ovviamente il voto favorevole.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Consigliera Baldin, prego.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Anch’io vorrei ringraziare la collega Guarda per la presentazione di questo progetto di legge, che ho sottoscritto anch’io proprio perché lo ritengo importante e meritevole di attenzione. Punta l’attenzione sulla cultura e quindi mi fa piacere anche ricordare che, ormai si sa, un euro investito in cultura ne genera 4 di indotto che ci gira attorno e quindi è un fattore che genera occupazione, lavoro e che getta, diciamo, buone basi per il futuro, soprattutto delle nuove generazioni.
Ed è bello anche sentire in quest’Aula frasi di supporto, interventi di supporto da parte di tutti i Consiglieri di tutti gli schieramenti, soprattutto da parte della maggioranza, visto che è una proposta che arriva, in questo caso, dalla consigliera Guarda, quindi da un membro delle opposizioni.
Capita veramente poco, poco spesso, ma quando succede, devo dire, fa particolarmente piacere.
Condivido quello che è stato detto dai colleghi, sottolineando, appunto, che su questa proposta c’è una visione di sostegno trasversale che, sicuramente, rende, diciamo, la proposta ancora più sostenuta e apprezzata.
Ricordo alla fine che tutte le librerie meritano una attenzione particolare, vanno sostenute e vanno sostenute a tutti i livelli territoriali e, quindi, anche parliamo soprattutto di periferie dove, magari, la parola cultura arriva meno, diciamo, è meno conosciuta.
Quindi, su questo aspetto particolare ci tengo a precisare che va tenuta alta l’attenzione da parte di tutti.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Grazie, collega.
Non vedo altre richieste di intervento.
Quindi chiudiamo la discussione generale.
Non ci sono emendamenti. Quindi passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ah, sì, sì… no, ma intendo sull’articolo 1.
Collega Venturini.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente. Noi allora, come Gruppo esprimiamo il nostro parere favorevole a questo progetto di legge perché condividiamo il principio di fondo, il presupposto e cioè che le librerie indipendenti rappresentino un presidio per la diffusione della cultura, per la diffusione del libro e della lettura.
Siamo consapevoli della prepotenza della dimensione telematica, però la presenza fisica può svolgere un ruolo fondamentale e, mutatis mutandis, noi lo abbiamo visto con il fenomeno del gioco. Quando il gioco era limitato a determinati contesti (vedi Casinò) c’era un certo tipo di clientela e di fruizione. Diffondendolo, rendendolo cioè più accessibile attraverso l’introduzione nei centri abitati, ad esempio, nei pubblici esercizi, nelle attività commerciali, questo ha favorito la fruizione. Fenomeni diversi. Ma quello che voglio mettere in evidenza è il principio di fondo, il dato di realtà: che la presenza fisica sicuramente agevola e favorisce.
Allora, noi auspichiamo che ci possa essere, con questo progetto di legge, una maggiore fruizione in termini di vicinanza al libro e, quindi, di lettura.
Ci rendiamo conto che questo è un fenomeno e un processo molto più complesso, però sicuramente dare un segnale in termini di presenza e di disponibilità favorisce.
Per questo il nostro voto è favorevole.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Collega Guarda.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Oltre a ringraziare tutti quanti gli intervenuti, io sottolineerei soltanto che questo articolo è anche il frutto di un lavoro di condivisione con le realtà rappresentative dei librai indipendenti, che hanno chiesto proprio di focalizzare un punto in relazione al sostegno dell’attività di rete della filiera del libro, quindi dagli editori indipendenti fino alle librerie indipendenti, alle biblioteche, musei e archivi.
Per cui, ringrazio in particolar modo la Commissione Sesta e la sua Presidente per aver aiutato a trovare la quadra per riuscire ad inserire un punto specifico, in modo tale da rendere chiaro anche alla Giunta regionale che nella pianificazione dei programmi per la cultura in Veneto, questo particolare aspetto debba avere un’attenzione specifica e una contribuzione specifica.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Altre dichiarazioni di voto sull’articolo 1?
Apriamo la votazione sull’articolo 1.
La votazione è aperta.
È chiusa la votazione.
L’articolo 1 è approvato.
Passiamo all’articolo 2. Ci sono interventi?
Collega Guarda.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Si tratta della norma finanziaria e colgo l’occasione semplicemente per raccogliere l’assist che mi è stato messo sul tavolo da parte dei colleghi. Sicuramente 100.000 euro per attivare queste quattro misure sono ben sottodimensionati rispetto al fabbisogno che potrebbero avere le 264 librerie indipendenti censite in Veneto e quelle che potranno nascere all’interno delle aree marginali, insieme alle loro reti, alle loro filiere. Questo è ciò, giusto per condivisione, che siamo riusciti a reperire e che era a disposizione del Consiglio regionale per l’avvio di nuove leggi, per l’avvio di nuovi progetti di legge.
Di conseguenza, abbiamo inserito queste risorse perché erano quelle a disposizione. Nulla ci vieta, nel prossimo bilancio, di dare spazio a queste iniziative con risorse adeguate anche alle vostre aspettative, non soltanto alle mie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega. Non vedo altre richieste di intervento.
Passiamo alle dichiarazioni di voto. Non ci sono dichiarazioni di voto.
Quindi, apriamo la votazione sull’articolo 2.
È chiusa la votazione.
L’articolo 2 è approvato.
Articolo 3.
Ci sono interventi? Dichiarazioni di voto?
Apriamo la votazione sull’articolo 3.
È chiusa la votazione.
L’articolo 3 è approvato.
Dichiarazioni di voto sul provvedimento? Non ci sono dichiarazioni di voto,
Apriamo la votazione.
Collega Guarda, prego.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Voglio ringraziarvi. Non essendoci dichiarazioni di voto, ma avendo appreso di una diffusa condivisione del progetto, voglio ringraziare ognuno di voi per la condivisione della discussione, per la condivisione dell’obiettivo da raggiungere a partire dai colleghi di minoranza e di maggioranza. Voglio ringraziare tutti coloro che, appunto, ribadisco, hanno consentito di arrivare con un progetto di legge che è riuscito a rappresentare anche le istanze presentateci dai territori, dai librai indipendenti.
Grazie di questo esercizio di condivisione, come diceva la presidente Scatto, a servizio di una iniziativa di promozione della cultura e quindi a servizio della cittadinanza veneta.
Speaker : PRESIDENTE
Apriamo la votazione sul PDL n. 196.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Il PDL è approvato.
Sospendiamo i lavori. Ripresa alle ore 14.30.
Riprendiamo i lavori.
Siamo al punto n. 10, in particolare il PDL 199 “Modifiche alla legge regionale 12 dicembre 2003, n. 40 ‘Nuove norme per gli interventi in agricoltura e adozione di misure di valorizzazione dei distretti del cibo’”.
Collega Bozza, per la relazione, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente. Grazie anche ai colleghi per il sostegno spiritoso nella presentazione.
Questo progetto di legge, sostanzialmente, si configura come un adeguamento di quelle che sono le evoluzioni che in questi ultimi anni hanno interessato chiaramente il settore agroalimentare e ovviamente l’evoluzione della nostra legge regionale già adottata ancora nel 2003.
Il disegno di legge n. 228 del 2001 costituisce un importante corpus normativo volto alla modernizzazione del comparto agricolo.
Fra le varie norme, il decreto prevede, all’articolo 13, l’individuazione dei distretti rurali e agroalimentari di qualità.
Con tale norma si definiscono come distretti agroalimentari di qualità i sistemi produttivi locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati dalla presenza di una poliedrica attività agricola significativa dal punto di vista economico e caratterizzata da interdipendenza funzionale tra le varie imprese agricole e agroalimentari del territorio, connotate anche dalla presenza di prodotti tradizionali e tipici, demandando poi alle singole Regioni il compito di dare attuazione ai distretti.
La diversa connotazione geografica delle varie regioni e la necessità di diversificare la strategia territoriale a seconda della presenza dei diversi prodotti di qualità tipici della regione di produzione non con riferimento esclusivo alle sole produzioni DOP e IGP ha indotto il legislatore nazionale a delegare alle Regioni l’adozione dei criteri per l’individuazione dei distretti, consentendo così di avviare una programmazione nel territorio con il coinvolgimento di tutte le realtà interessate, sia pubbliche che private, valorizzando così la specificità di ogni singolo territorio e la presenza nello stesso di specifiche risorse sia materiali che immateriali, oltre alle necessarie produzioni agricole di qualità, con l’obiettivo di ottenere certificazioni di qualità ulteriori rispetto a quelle che già caratterizzano l’ambito territoriale.
La Regione Veneto è stata tra le prime in Italia e ha provveduto a dare attuazione alle previsioni del decreto legislativo n. 228, che ricordavo prima, in materia di modernizzazione del settore agricolo, con l’approvazione della legge regionale per l’appunto, la n. 40 del 2003. In particolare il Titolo III, Capo I della legge vengono presi in esame e definiti i cosiddetti distretti rurali e i distretti agroalimentari di qualità, demandando poi alla Giunta il compito di definire gli aspetti operativi e le relative procedure per il riconoscimento di questi distretti.
L’articolo 1, comma 499 della legge nazionale n. 205/2017, ha successivamente riformato l’articolo 13 del decreto legislativo citato poc’anzi, istituendo, in alternativa ai distretti rurali e agroalimentari di qualità come originariamente previsti, i distretti del cibo definiti come sistemi produttivi territoriali caratterizzati da un fattore aggregante rispetto al sistema produttivo agricolo, al fine di favorire lo sviluppo territoriale, la sicurezza alimentare, ridurre l’impatto ambientale, salvaguardare il territorio: una visione quindi più ampia caratterizzata anche da finalità di livello superiori, quali la sostenibilità ambientale, l’integrazione con le varie realtà territoriali, anche per valorizzare il territorio sotto ogni profilo, incluso quindi l’aspetto turistico e l’aspetto enogastronomico, tralasciati precedentemente.
I distretti del cibo, così come individuati, costituiscono quindi un nuovo modello di sviluppo nato per fornire, a livello nazionale, ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio della filiera agroalimentare e dei rispettivi territori. Il nuovo modello, inoltre, è caratterizzato dalle opportunità di dare impulso alla costituzione di nuove realtà, anche con valenza interregionale, con la possibilità di accedere a finanziamenti ovviamente dedicati. In questo modo il distretto del cibo, una volta che viene riconosciuto e iscritto nell’apposito registro nazionale, può ottenere vantaggi in termini di sinergie e network, con riconoscimenti di ulteriori appeal anche in termini, come ricordavo prima, turistici.
In buona sostanza, ora, nella nuova definizione che andiamo appunto anche ad affrontare in questa progetto, i distretti del cibo rappresentano uno strumento di programmazione e progettazione territoriale, in grado cioè di mettere in sinergia fra loro le varie realtà agroalimentari, commerciali, turistiche di un determinato territorio, consentendo così un rilancio complessivo anche sui competitivi mercati internazionali per quanto concerne, in particolare, l’attrattiva turistica e l’esportazione dei prodotti del territorio con positive e ovvie ricadute in termini anche occupazionali.
La Giunta regionale del Veneto, in attuazione dell’articolo 9, della legge regionale 40 del 2001, poi emanato dalle disposizioni attuative per i riconoscimenti del Distretto dei cibi e con delibera di Giunta regionale 151/2021, modificando e integrando poi la delibera di Giunta regionale antecedente, quindi quella del 18, la n. 1863 del 2019.
In questo diverso e più ampio contesto è apparso opportuno, pertanto, ridefinire a livello regionale un quadro normativo aggiornato che possa fungere da volano alle nuove esigenze, caratterizzate, da un lato, dalla rinnovata necessità di preservare e caratterizzare, ovviamente, il territorio regionale con le sue tipicità e dall’altro dare nuovo impulso alla concertazione tra i vari soggetti, alla valorizzazione delle varie esperienze e, quindi, il coinvolgimento con nuovi attori che, aderendo ai Distretti possono portare un know-how aggiuntivo e consentire uno sviluppo delle attività con effetti positivi a cascata per tutti gli operatori della filiera.
Si tenga presente a riguardo che la geografia dei Distretti del cibo in Italia, su base regionale, denota divergenze particolarmente significative. Se si confrontano, ad esempio, il numero dei Distretti del cibo presenti in alcune Regioni, come la Toscana, che ne ha 37; la Campania, che ne ha 23, la Lombardia che ne ha 17, in rapporto a quelli presenti nella Regione Veneto, che conta invece la presenza, attualmente, di soli 5 Distretti del cibo.
Da qui, quindi, nasce l’esigenza di approvare un aggiornamento del quadro normativo regionale, così da poter disporre di uno strumento che possa fungere da volano e incentivare la costituzione di nuovi qualificati Distretti del cibo, sottolineando l’eccellenza di alcuni territori particolarmente identitari e attivi nella produzione dell’eccellenza, di affermata e riconosciuta qualità.
In questa prospettiva potrà essere, quindi, valorizzata la presenza del territorio nel territorio di un brand della Regione Veneto, particolarmente attrattivi anche in termini turistici, allungando così la filiera dell’indotto fino a comprendere le attività collegate direttamente o indirettamente ai prodotti tipici, fino alla commercializzazione degli stessi (aspetto dimenticato, nella precedente legge) con attività di ristorazione, percorsi turistici e attività di agriturismo.
A titolo di esempio potranno essere proposti progetti idonei a caratterizzare specificamente un singolo territorio ben individuato e caratterizzato dalla presenza, quindi, di molteplici produzioni tipiche del territorio, ovviamente, di riferimento.
L’approvazione di misure incentivanti e la costituzione dei distretti del cibo potrebbe sostenere uno sviluppo di questa importante opportunità, colmando così il gap attualmente esistente rispetto alle altre Regioni.
La crescita in Italia dei distretti del cibo è significativa. Siamo passati da 65 distretti censiti nel 2021 a ben 188 nel 2023. Quindi, capite che c’è stato un incremento esponenziale dato proprio dalla necessità e anche dalla contingenza del momento storico economico, con una crescita del 33% nell’ultimo anno.
È naturale, pertanto, pensare di dare nuovi strumenti ed incentivi perché il mondo agroalimentare veneto possa riposizionarsi nei mercati e creare quelle condizioni, da un lato, per intercettare i finanziamenti previsti dalla normativa nazionale e comunitaria, oltre a regionale, dall’altro costituire percorsi virtuosi idonei a creare un’ampia filiera che, intersecando il settore del turismo, dell’enogastronomia, della sostenibilità ambientale e dell’economia circolare, oltre che il sostegno occupazionale, può dare concreto sviluppo e ricchezza al nostro territorio veneto.
Si pensi che attualmente è all’esame del MASAF la bozza del decreto approvato dalla Consulta Stato-Regioni a marzo scorso, che verrà nuovamente aggiornato con previsioni di definizioni entro il prossimo ottobre, a fronte anche della richiesta delle organizzazioni di categoria di ampliare il fondo attualmente pari a 125 milioni, in considerazione proprio del notevole interesse che i distretti del cibo hanno ovviamente sollevato.
La presente proposta, quindi, mira pertanto a introdurre e sottolineare alcune esigenze, tra le quali si evidenzia in particolare la necessità di premiare, attraverso il riconoscimento dei criteri di qualità e preferenza, iniziative che in attuazione del sistema di sviluppo locale partecipativo previsto dagli articoli 31 e 32 del Regolamento UE n. 1960 del 2021, potranno migliorare la sinergia tra tutti gli operatori della filiera, creando necessarie interazioni tra i processi di produzione, trasformazione, commercializzazione e promozione dei vari prodotti del distretto.
Si pensi, ad esempio, all’opportunità di coinvolgere gli operatori del turismo, cosa che non era stata fatta precedentemente, della ristorazione e delle strutture ricettive in genere, con l’avvio di percorsi virtuosi, come dicevamo, per la sostenibilità ambientale, l’economia circolare e il risparmio energetico.
Venendo all’articolato della proposta di legge, l’articolo 1 di fatto abroga l’articolo 7 (Distretti rurali della legge regionale n. 40 del 2003) con nuove norme per gli interventi in agricoltura, in quanto la fattispecie dei distretti rurali risulta ora ricompresa all’interno della nozione distretti del cibo introdotto dall’articolo 1 della legge che ricordavo prima, appunto, la n. 205/2017, comma 499.
L’articolo 2 introduce una modifica dell’articolo 8 della legge regionale n. 40, definendo la fattispecie distretti del cibo in sostituzione dei superati, appunto, distretti rurali e agroalimentari di qualità, prevedendo l’ambito di operatività dei distretti del cibo e le loro caratteristiche fondamentali.
L’articolo 3 modifica l’articolo 9 della legge n. 40 introducendo una nuova procedura per la definizione delle modalità operative del riconoscimento proprio dei distretti del cibo da parte della Giunta regionale, incentivando la costituzione in forma aggregativa dei sistemi produttivi territoriali.
L’articolo 4 prevede una norma di prima applicazione utile a precisare che i distretti già riconosciuti vengano considerati a tutti gli effetti distretti del cibo fino all’approvazione delle disposizioni attuative della Giunta regionale. E questo è importante perché ovviamente ricordavo prima già cinque oggi ce ne sono e quindi è possibile dare, estendere riconoscimento anche a quelli attualmente presenti.
L’articolo 5 prevede una correzione semantica.
Mentre l’articolo 6 introduce un nuovo articolo all’interno della legge n. 40, che demanda proprio alla Giunta regionale l’individuazione di quei criteri e di quelle modalità per sostenere i distretti del cibo ai fini di poter accedere a quei finanziamenti strutturali dell’Unione Europea per l’ambito territoriale di riferimento, di cui anche la Regione Veneto ovviamente ne beneficia.
Il successivo articolo 7 propone di modificare l’articolo 57, precisando che il fondo di rotazione attivabile tramite la finanziaria regionale Veneto Sviluppo S.p.A. può essere destinato a finanziare l’operatività dei distretti del cibo riconosciuti grazie anche a questo progetto di legge.
Completa poi l’articolo ovviamente 8 il testo, che contiene la clausola finanziaria.
In chiusura, Presidente, colleghi, mi sento di ringraziare per la collaborazione e la disponibilità non solo i colleghi Consiglieri a partire dalla consigliera Venturini del Gruppo, ma tutti i colleghi che hanno sostenuto convintamente questa proposta di legge e quindi sono sottoscrittori, ma so che anche qualcuno poi mi ha chiesto di poter in tal senso esprimere la propria adesione, e in particolare, anche la Direzione agroalimentare, che ha fornito davvero assistenza puntuale e sostegno per rendere possibile il raggiungimento di questo obiettivo in tempi molto veloci, nonché tutto il personale giuridico e amministrativo di supporto ovviamente del nostro Ufficio legislativo, quindi in primis il dottor Giachetti, ma anche della Prima e della Terza Commissione. Ringrazio in tal senso il presidente Andreoli, che ha voluto davvero portare in tempi molto stretti questo provvedimento, perché ne conosce, è ben conscio delle opportunità che ovviamente sta dando, anche a livello nazionale, uno strumento simile a questo.
È stato quindi un grande lavoro di squadra, grazie al quale oggi spero e mi auguro che questa Assemblea abbia l’opportunità di presentare con questo corpus normativo nuovo e rinnovato grandi opportunità e grandi ricchezze al nostro territorio veneto, perché solo così si riuscirà e riusciremo a dare quel valore diciamo qualitativo, ma soprattutto a far sistema in un momento contingente come questo, particolarmente difficile, dove si creano opportunità di ricchezza, opportunità di lavoro, ma soprattutto si crea l’opportunità di dare vita a una grande piattaforma, dove si mette in mostra quello che è il lavoro dell’eccellenza ovviamente del nostro settore agroalimentare, che non è dato solo dai prodotti ma anche dalla capacità di saper fare commercio, di avere un sistema commerciale efficiente e di saper coinvolgere gli operatori del mondo del turismo e ovviamente con quell’attenzione all’ambiente e al paesaggio di cui noi tutti siamo sicuramente buoni osservatori, ma soprattutto missionari. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
La parola alla correlatrice Cristina Guarda. Prego.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Bozza per aver presentato questo progetto di legge e per l’averlo descritto nello specifico. È un progetto di legge e che ha un presupposto normativo e fattuale dell’intervenuta modifica normativa dell’articolo 13 del decreto legislativo n. 228/2001, come si ricordava prima, ad opera del comma 499 dell’articolo 1 della legge del 27 dicembre 2017, n. 205 “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020”.
Il menzionato intervento normativo statale sostituisce i previgenti distretti rurali, che in realtà non scompaiono, ma sono contemplati alla lettera b) del comma 2 dell’articolo 13 del decreto legislativo come parte del più ampio contenitore, con gli attuali distretti del cibo, e attribuendo alle Regioni il compito di individuazione di detti distretti. Ciò ai sensi del novellato comma 3 dell’articolo 13 che così attualmente dispone: “Le Regioni e le Province autonome provvedono all’individuazione dei distretti del cibo e alla successiva comunicazione al Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, presso il quale è costituito il Registro nazionale dei distretti del cibo”.
A tale novella legislativa di rango statale consegue l’articolato progetto di legge regionale in discussione, che modifica e innova in conseguenza parti della vigente legge regionale n. 40/2003 “Nuove norme per gli interventi in agricoltura”.
La proposta di legge contiene dunque l’innovazione della terminologia di riferimento, la delega alla Giunta regionale su parere della competente Commissione consiliare, dei meccanismi di definizione di termini, criteri e modalità per l’individuazione dei Distretti del cibo, nonché i relativi strumenti di controllo e monitoraggio. Su questo specifico aspetto devo comunque rilevare che la Giunta regionale aveva già provveduto, in ossequio alla disciplina di rilievo nazionale, come novellata nel 2017, a tracciare una metodologia ai fini dell’individuazione dei distretti del cibo.
Mi riferisco alla deliberazione della Giunta regionale 1863 del 2019 e alla versione consolidata di tale metodologia, adottata con successiva deliberazione 151 nel 2021.
Dunque, la modifica proposta, con l’attuale progetto di legge, ha verosimilmente la funzione neutra di garantire la copertura normativa regionale ed introdurre, nella metodologia, l’individuazione dei Distretti le funzioni di monitoraggio e controllo importantissime che, per la verità, nel decreto della Giunta regionale 151 era già contemplata.
Sono previste azioni di intervento ulteriori, anche rispetto a quanto previsto dai fondi nazionali, quali l’attribuzione di criteri di priorità nell’accesso ai fondi strutturali e ciò ai fini della valorizzazione del prodotto del Distretto del cibo e l’estensione anche al sostegno di Distretti del cibo dei fondi da istituire presso Veneto Sviluppo.
Quanto alla definizione di Distretti del cibo, mi riferisco quindi l’articolo 2 del progetto di legge, ho una perplessità: sul fatto che non sia stato effettuato un rinvio formale e secco alla definizione di cui all’articolo 13, del decreto legislativo 2001, come innovato e più precisamente: la previsione che i Distretti del cibo rappresentano sistemi produttivi territoriali, anche interprovinciali o interregionali, caratterizzati da un fattore aggregante, rispetto al sistema produttivo agricolo e agroindustriale.
Nel tentativo di fare un sunto della definizione statale coglie invero soltanto una parte di quanto è stato iscritto all’interno delle varie classificazioni, contenute nel contenitore normativo statale dei Distretti del cibo. In tal senso, considerato che non si è ritenuto di fare un rinvio formale all’articolo 13, ma si è inteso aggiungere qualcosa di nuovo ritengo opportuno, ma ovviamente lo pongo all’attenzione del primo firmatario e del Legislativo, richiamare anche le finalità dei Distretti del cibo. Da qui, appunto, l’emendamento che ho presentato nella giornata di oggi in cui sono seguite, a seguito della parola agroindustriale, le seguenti parole: “Al fine di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari”, così come citato all’interno della relazione del collega.
Infine avuto riguardo dell’articolo 3 del progetto di legge che sostituisce, innovando alcune parti del vigente articolo 9 della legge regionale n. 40 del 2003, rilevo che il nuovo comma 3, chiamato a sostenere l’incentivazione regionale alla costituzione di Distretti del cibo che prevedono l’attivazione di sinergie fra attività caratterizzate da prossimità territoriale, collega tale incentivazione a precise e varie finalità.
Ritengo che, con riferimento alla finalità di cui alla lettera b), e cioè il sostegno dei processi finalizzati alla sicurezza alimentare e alla riduzione dello spreco alimentare, si possa assicurare l’incentivazione di processi, e dunque di metodologie di produzione, includendo anche, esplicitando anche la finalità di sviluppo della sostenibilità ambientale, intesa come capacità di mantenere nel contempo la qualità e riproducibilità delle risorse naturali, in linea in tal senso, con quanto è dato rilevare dalla strategia regionale per lo sviluppo sostenibile adottata da questo Consiglio regionale. Strategia che, con ambito di miglioramento del Veneto, a cui corrispondono ben precise linee di intervento della macrocategoria strategica 5, alla voce “Sostenibilità ambientale” indica quanto segue: “Le principali criticità sono sintetizzate da alcuni indicatori: inquinamento dell’aria, elevato tasso di impermeabilizzazione e di consumo di suolo, scarsa efficienza delle reti idriche, scarsa percentuale di trattamento delle acque reflue, bassa percentuale di energia elettrica prodotta con fonti rinnovabili ed elevato consumo energetico. Inoltre, per la diffusa presenza di colture specializzate, si registra un’elevata concentrazione per ettaro di superficie di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Inoltre, l’utilizzo di queste superfici agricole destinate a produzione biologica è di molto inferiore alla media nazionale. Basso è anche il numero di imprese dotate di certificazione ambientale”. Per questo motivo ritengo che inserire all’interno dell’articolo 3 le seguenti parole “nonché quindi allo sviluppo della sostenibilità ambientale dei processi produttivi, con particolare riferimento al sostegno della biodiversità agroalimentare e naturale”, sia un passaggio fondamentale per raggiungere gli obiettivi di qualità, di difesa del paesaggio e di qualità della produzione agronomica che prima giustamente citava con precisione il preponente all’interno della sua relazione. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Bene. Sono stati presentati degli ulteriori emendamenti da parte della correlatrice, in particolare il 4 e il 5. 10 minuti per eventuali sub emendamenti. C’è qualche collega che vuole intervenire? Non ne vedo. Dichiaro chiusa la discussione generale. L’Ufficio di Presidenza della Terza Commissione deve riunirsi per dare un parere sugli emendamenti. Visto che ho dato il tempo adesso per il sub, 10 minuti... 15? Riprendiamo alle 15.30. Sala del Leone per l’esame emendamenti. Grazie. Con la riformulazione come siamo? Okay, allora iniziamo intanto. Colleghi, se riprendiamo posto, fra un po’ iniziamo con l’articolato.
Allora, dai lavori di Commissione è uscita una riformulazione di alcuni emendamenti sull’articolo 3, comma 3, lettera b). È appena stato scansionato e messo a disposizione on line, quindi aggiornate, eventualmente Concilium, e lo vedete. L’emendamento è lo 006. 5 minuti per eventuali subemendamenti.
Bene. Iniziamo, colleghi.
Articolo 1.
Non ci sono emendamenti, quindi metto in votazione l’articolo 1.
È aperta la votazione.
No, è sull’articolo 2. Quindi è aperta la votazione sull’articolo 1.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Andiamo all’articolo 2.
C’è l’emendamento 4 di pagina 1 della collega Guarda, che viene ritirato.
Quindi metto in votazione l’articolo 2.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Siamo sull’articolo 3.
In particolare emendamento 1 della collega Baldin, che lo ritira.
Passiamo all’emendamento 5 della collega Guarda. Ritirato.
Mi pare che sull’emendamento 6 ci fosse condivisione perché è un testo concordato in Commissione.
Procederei alla votazione dell’emendamento 6, se nessuno ha nulla in contrario.
Metto in votazione l’emendamento 6, del relatore e del correlatore assieme.
È aperta la votazione. Parere favorevole del relatore.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Abbiamo l’emendamento 2 della collega Baldin, che ritira.
Metto in votazione l’articolo 3 così come modificato.
È aperta la votazione sull’articolo 3.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Passiamo all’articolo 4.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato.
Andiamo all’articolo 5.
È aperta la votazione sull’articolo 5.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all’articolo 6. Ci sono degli emendamenti, in particolare l’emendamento 3 della collega Baldin, che viene ritirato. Non ce ne sono altri.
Metto in votazione l’articolo 6.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Approvato anche l’articolo 6.
Andiamo al 7.
È aperta la votazione sull’articolo 7.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all’articolo 8.
È aperta la votazione sull’articolo 8.
È chiusa la votazione.
Approvato. Siamo al voto finale sul PDL 199.
Dichiarazioni di voto?
Non vedo dichiarazioni di voto.
Metto in votazione il PDL 199 nel suo complesso. Razzolini?
Prego Razzolini.
Speaker : Tommaso RAZZOLINI (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Sì, allora, per dichiarazione di voto.
Il Gruppo di Fratelli d’Italia voterà favorevolmente a questa proposta. L’iniziativa è finalizzata alla valorizzazione e alla modernizzazione del settore agricolo, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla promozione turistica ed enogastronomica del territorio. Scusate. Il Veneto è stato tra le prime Regioni in Italia a dare attuazione a queste previsioni con l’approvazione della legge regionale 40 del 12 dicembre 2003, ma ora si propone un aggiornamento normativo per valorizzare ulteriormente il territorio, incentivare la costituzione di nuovi Distretti del cibo.
L’obiettivo del progetto di legge è di adeguare il quadro normativo regionale, rispetto alle nuove disposizioni introdotte a livello nazionale, riguardanti il concetto di Distretto del cibo e il progetto di legge mira a riconoscere ufficialmente i Distretti del cibo e a registrarli nell’apposito registro nazionale. Ciò permetterebbe loro di accedere a finanziamenti specifici e a promuovere sinergie tra diverse realtà pubbliche e private, coinvolte nella filiera agricola e commerciale turistica enogastronomica.
Quindi, Fratelli d’Italia appoggerà e voterà favorevolmente questa proposta di legge.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Guarda, prego.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Semplicemente per ringraziare il proponente e anche l’Assessore per aver accolto e raccolto, diciamo, le sollecitazioni in termini del riferimento alla normativa nazionale per quanto riguarda la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale, attraverso, appunto, l’attività agronomica all’interno del nostro territorio e anche il riconoscimento della centralità, quindi della difesa della biodiversità naturale agronomica che compone il nostro territorio e compone anche l’evoluzione del nostro sistema agricolo.
Per cui ringrazio di questa apertura.
Il voto sarà favorevole.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Solo velocemente, Presidente, per ringraziare tutti i colleghi perché, insomma, la votazione dell’articolato ha visto l’unanimità, per cui credo che sia, sicuramente, uno strumento importante.
Ringrazio anche l’Assessore e il dottor Comacchio per aver dato il contributo fattivo anche per cercare non solo di portare nella puntualità anche del dispositivo del progetto di legge, rispondente rispetto a quella che è la norma nazionale, ma anche per creare le opportunità nella nostra Regione, in considerazione dei fondi che, appunto, avremo sia sullo sviluppo rurale, ma anche dei fondi legati all’ambito del turismo che andranno a, come dire, ulteriormente incentivare quelle che sono le risorse da intercettare a livello nazionale per creare quelle condizioni di cui dicevo prima, che sono fondamentali oggi come oggi per andare a creare delle piattaforme di qualità, piattaforme che siano all’evoluzione con i tempi e soprattutto la capacità di far sistema in un settore complicato, difficile e che ci dà l’opportunità anche nella Regione del Veneto di essere al passo con le altre Regioni, soprattutto per l’aspetto qualitativo che non dobbiamo mai dimenticare, non solo in quello che ha i prodotti, ma anche la capacità di saper promuovere con la commercializzazione ma soprattutto anche con il coinvolgimento degli operatori in ambito turistico e in ambito enogastronomico. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Non vedo altri interventi, quindi metto in votazione il PDL n. 199 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
Avete votato, colleghi?
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Proseguiamo con l’ordine del giorno, in particolare il punto 11, Mozione 446, colleghi Bozza, Venturini e Valdegamberi: “La Regione si attivi presso il Governo affinché siano approvate urgenti azioni a sostegno di aziende avicole colpite dall’influenza aviaria”. Bozza, prego.
Speaker : Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Questa mozione nasce lo scorso maggio. È stata poi oggetto anche di un confronto importante in sede di Commissione Terza, di cui ringrazio il presidente Andreoli per aver audito l’associazione AVA che ovviamente è stata portatrice di una serie di istanze di un mondo, quello avicolo, che ha avuto grandi difficoltà nel comparto dell’allevamento a seguito appunto della influenza aviaria, che ha fortemente danneggiato e penalizzato ovviamente nella nostra regione, in particolare quei territori dove la particolare intensità di insediamenti ha davvero penalizzato, come dicevo prima, l’intero settore.
Oggi siamo di fronte a una serie di ulteriori, diciamo così, richieste da parte del mondo avicolo, che sono state poi oggetto di quella famosa audizione dove c’è stata l’opportunità e la possibilità anche di interloquire, ma soprattutto anche di rendersi conto di come oggi il sistema dell’allevamento aviario sia a quasi un bivio: scegliere se continuare su questo tipo di attività, che è un’attività che caratterizza da sempre il nostro territorio veneto, oppure dover abbandonare questo tipo di attività e ovviamente sarebbe un comparto che andrebbe in via d’estinzione e del quale invece noi, come Istituzioni, dobbiamo farci carico a livello regionale e a livello nazionale per sostenerne invece la bontà e soprattutto incentivare anche quella che è il tipo di attività per le future generazioni.
E quindi, sulla base delle valutazioni che sono ovviamente articolate in questa mozione, che fa un richiamo di tutto quello che è anche il quadro normativo di riferimento, dove ci sono delle direttive europee che il nostro Paese recepisce e che in ambito territoriale, dove ci sono particolari insediamenti e concentrati, diventano davvero delle direttive molto restringenti e con anche la difficoltà di molti di questi allevamenti di potersi riprendere dopo il periodo ovviamente di influenza aviaria, dove sapete c’è la fase, poi dell’abbattimento, ma c’è anche la fase ovviamente cautelativa, che è molto lunga e questo consente chiaramente di far saltare dei cicli, diciamo così, di produzione.
Abbiamo raccolto con questa mozione tutte quelle che sono le istanze del mondo avicolo veneto, che vanno sia - quindi vado nello specifico dei punti - nella richiesta di adottare un’idonea procedura per poter definire una tempistica più celere e avvicinata ai fini della quantificazione, ovviamente, del danno indiretto causato dal fermo dell’allevamento in caso di focolai; ad attivarsi, per quanto di propria competenza, la Giunta verso il Governo per il tramite della Conferenza permanente Stato-Regioni, per condividere misure di aiuto a favore degli allevamenti avicoli colpiti dall’insorgenza dell’influenza aviaria; la previsione di finanziamenti a tasso agevolato per poter accedere ai fondi necessari a coprire le spese e i costi addizionali degli allevamenti durante il periodo di fermo. Sapete anche qui: la possibilità di anticipare liquidità da parte degli istituti bancari in attesa della liquidazione dei danni indiretti sarebbe fondamentale per dare vita, per dare sostanzialmente ciclicità a questi tipi di attività. Poi le previsioni di idonee forme di garanzia del credito, assumendo opportune intese con gli istituti di credito proprio per dare ossigeno, come dicevo prima, e ottenere disponibilità alla sospensione del pagamento di quelle rate di quei mutui contratti ovviamente dagli avicoltori nell’ambito della propria attività. Attivare nei confronti del Governo, per il tramite della Conferenza sempre Stato-Regioni, misure di aiuto per consentire la riconversione delle attività degli allevatori avicoli verso altre attività del settore primario. Attivarsi verso il Governo affinché sia avviata quanto prima, previo rilascio delle relative autorizzazioni da parte di un europeo, di una campagna vaccinale per l’influenza aviaria nelle zone ad alto rischio. Prevedere nel territorio delle varie Province venete interessate dall’epidemia una rete di impianti di smaltimento per le carcasse, idonei ad evitare una movimentazione con lunghi trasporti e consentendo il rischio della diffusione delle pandemie. Attivare strumenti semplici per l’assunzione del personale avventizio nelle aziende avicole. Istituire un tavolo di concertazione con un’equa distribuzione dei ricavi di tutta la filiera avicola sotto la supervisione del Ministero e con la partecipazione degli allevatori. Accreditare l’Associazione AVA ai tavoli ministeriali dell’agricoltura e della sanità per concertare le decisioni del settore, vista l’importanza che ricopre questa associazione per il settore produttivo nella Regione Veneto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega Bozza.
Ci sono altri interventi? Nessuno interviene. Quindi apriamo la votazione sulla mozione n. 446.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
La mozione è approvata.
Passiamo... prego, collega Bigon, al microfono.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Se posso dichiarare il voto astenuto.
Speaker : PRESIDENTE
Va bene. Segniamo a verbale l’astensione della collega Bigon sulla mozione n. 446.
Passiamo alla mozione n. 361 presentato dai colleghi Bisaglia, Barbisan, Bet ed altri: “Fibrosi cistica: si attivi il servizio di assistenza domiciliare”. Prego, collega.
Speaker : Simona BISAGLIA (Zaia Presidente)
Grazie. Egregi colleghi, la fibrosi cistica è una malattia genetica ereditaria, cronica, degenerativa, fatale, più diffusa nella popolazione caucasica. È una patologia multiorgano e degenerativa, che colpisce prevalentemente l’apparato respiratorio e quello digerente. Le manifestazioni tipiche della malattia sono a livello respiratorio, ricorrenti infezioni delle vie aeree, perdita funzionale respiratoria progressiva, con necessità di supplementazione di ossigeno.
Si stima che ogni 2.500-3.000 bambini nati in Italia uno sia affetto da fibrosi cistica, quindi circa 200 nuovi casi all’anno. Oggi quasi 6.000 bambini, adolescenti e adulti affetti da fibrosi cistica vengono curati nei centri specializzati in Italia.
In Veneto, già con la deliberazione della Giunta regionale del 27 aprile 1976, era stato istituito il Centro regionale per lo studio, la prevenzione e la riabilitazione della mucoviscidosi fibrosi cistica del pancreas, successivamente denominato Centro regionale specializzato per lo studio, la prevenzione e la riabilitazione della mucoviscidosi presso l’azienda ospedaliera di Verona oggi Azienda ospedaliera universitaria integrata.
Con la deliberazione della Giunta regionale del 14 maggio 2013, si riconosce l’unità operativa complessa di pediatria dell’ospedale dell’azienda ULSS 9 di Treviso quale Centro di supporto per la diagnosi e cura della fibrosi cistica al Centro regionale specializzato dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona.
Consideriamo che le terapie principali del programma terapeutico sono terapia inalatoria di diverso genere, effettuata con più sedute nell’arco della giornata, lavaggi nasali ripetuti, fisioterapia respiratoria, terapia antibiotica, terapia con antinfiammatori, ossigenoterapia modulata secondo le necessità del paziente, supporto ventilatorio con ventilazione non invasiva. I pazienti affetti da fibrosi cistica devono stare il più possibile all’aria aperta, abitare in ambienti salubri e non umidi, evitare ambienti particolarmente inquinanti e affollati, effettuare molta attività fisica, cosa che teoricamente dovrebbe limitarne la possibilità di trasferimento in grandi città, precludendo loro molte possibilità come, ad esempio, quella dell’impiego.
I ricoveri ospedalieri per i trattamenti antibiotici endovenosi in presenza di un peggioramento delle infezioni respiratorie, rappresentano un passaggio obbligato per questi pazienti. La malattia grava, quindi, non solo sul paziente, ma anche su tutti i familiari, moltiplicando ulteriormente l’impatto sociale di questa patologia.
La possibilità di eseguire a domicilio almeno una parte di queste terapie rappresenterebbe un miglioramento della qualità di vita di queste persone.
Tutto ciò premesso, si impegna la Giunta regionale a valutare la possibilità di attivare il servizio di assistenza domiciliare per i malati di fibrosi cistica che necessitano, per la loro condizione respiratoria, di una terapia antibiotica per via endovenosa.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Ci sono degli interventi? Qualcuno vuole intervenire sulla mozione?
Quindi apriamo la votazione sulla mozione n. 361.
Votazione aperta.
Chiusa la votazione.
La mozione è approvata.
Passiamo alla mozione n. 364, presentata dai colleghi Guarda, Baldin ed altri: “Regolamentazione delle carriere alias. La Regione del Veneto se ne faccia promotrice presso gli istituti scolastici del Veneto”.
Prego, collega.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Per carriere Alias si intende lo strumento già adottato spontaneamente da università e istituti scolastici di secondo grado a livello nazionale, attraverso il quale sono garantiti dignità e rispetto a studentesse e studenti, mettendo in pratica specifiche misure di protezione per coloro che abbiano la necessità di utilizzare all’interno dell’istituto scolastico o dell’Ateneo un nome di elezione diverso rispetto a quello anagrafico. In tal senso, il bisogno di riconoscimento anche del proprio genere, sentito ed espresso, è uno dei bisogni primari umani, in quanto favorisce i rapporti interpersonali, improntati alla correttezza e al reciproco rispetto delle libertà e dell’inviolabilità della persona.
La carriera Alias è uno strumento, una procedura di semplice applicazione che prevede la possibilità di modificare il nome anagrafico con quello di elezione, scelto dalla persona di transizione di genere all’interno della documentazione scolastica.
Constatato che l’Università di Padova ha, da tempo, già provveduto a regolamentare e procedimentalizzare, attraverso proprie linee guida, l’accesso alla carriera Alias, del pari hanno poi simultaneamente provveduto l’Università Ca’Foscari, così come lo IUAV e l’Università di Verona.
Rilevato che in Veneto esistono ulteriori documentate attività e attive esperienze di concreta attuazione dell’autonomia scolastica, attraverso la regolamentazione delle carriere Alias a livello di secondo ciclo di istruzione.
Considerato che l’articolo 5 dello Statuto del Veneto stabilisce che la Regione - chiedo scusa. Chiedo scusa davvero - che la Regione opera per garantire e rende effettivi i diritti inviolabili, i doveri e le libertà fondamentali dell’uomo, riconosciuti dalla Costituzione e dalle fonti del diritto europeo internazionale, che persegue le migliori condizioni di vita della comunità veneta, l’affermazione della persona umana e la partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale.
La Regione, ispirandosi ai principi di civiltà cristiana e alle tradizioni di laicità e di libertà di scienza e pensiero, uniforma la propria azione ai principi di uguaglianza e di solidarietà nei confronti di ogni persona, di qualunque provenienza, cultura e religione. Promuove la partecipazione e l’integrazione di ogni persona nei diritti e nei doveri contrastando pregiudizi e discriminazioni. Opera la realizzazione di una comunità accogliente e solidale.
Richiamati quindi l’articolo 3 della Repubblica italiana, l’articolo 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, i quattro principi fondamentali delle convenzioni ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e cioè: non discriminare, superiore interesse, diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente, ascolto delle opinioni del minore. Il Regolamento europeo del Parlamento europeo relativo alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati e che abroga la direttiva 95/46 CE “Decreto generale sulla protezione dei dati”. Il decreto legislativo Codice in materia di protezione dei dati personali recante “Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento nazionale del Parlamento europeo e del Consiglio” relativo alla protezione delle persone fisiche riguardo al trattamento dei dati personali. Il DPR Regolamento recante “Norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”. Il DPR Regolamento recante “Lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria”, la risoluzione del Parlamento europeo sui diritti umani e l’orientamento sessuale, l’identità di genere nel quadro delle Nazioni Unite e l’articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015 “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti” e la strategia nazionale LGBT + 2022-2025 per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni.
Ritenuto che sono sempre più frequenti all’interno degli istituti scolastici e degli atenei i casi di studentesse e studenti che vivono in genere in modo diverso rispetto a quanto prevede la norma sociale, adottando principalmente comportamenti considerati più opportuni per il genere opposto. I comportamenti di queste studentesse di questi studenti possono essere considerati come espressione di un percorso complesso, impegnativo, di riconoscimento del proprio io, che andrebbe accolto come una risorsa e non come un problema.
È stato più volte evidenziato, inoltre, come i livelli di sofferenza legati alla varianza di genere siano legati principalmente a fattori sociali come lo stigma, la transfobia, i pregiudizi, le discriminazioni, atti di bullismo, le scarse relazioni con pari all’interno dell’ambiente scolastico e tutto questo può infliggere sofferenza e problemi di salute mentale nelle persone transgender. Coloro che vivono tali condizioni provano spesso disorientamento e disagio, legati nella la varianza di identità di genere, ma alle conseguenze dell’assenza di riferimenti culturali e sociali negli ambiti scolastici.
Per questo impegno la Giunta regionale a promuovere presso gli istituti l’adozione di regolamento per l’attivazione delle carriere Alias.
Speaker : PRESIDENTE
Qualcuno vuole intervenire sulla mozione? Collega Valdegamberi, se vuole, deve prenotarsi.
Intervenga, intervenga dopo, sennò non andiamo più avanti.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Non so come mai, si vede che non vuole farmi parlare neanche il telefono, neanche la connessione.
Allora prima la collega Guarda ha messo in evidenza una cosa: ha richiamato una serie di leggi dai diritti dell’uomo, eccetera, eccetera. Io credo che appunto queste leggi partano da un presupposto di uguaglianza di diritti tra le persone. A me che uno sia alias o non alias poco importa: è un cittadino, è uno studente come gli altri, quindi non è che... il fatto di creare un ghetto, una normativa particolare arriva paradossalmente a discriminarlo. Uno è un ragazzo, è uno studente come gli altri, fa i suoi esami. Non vedo nessuna discriminazione, mi pare, quando vanno all’università, i giovani si pongono ognuno come studenti, né tra maschi e femmine, ormai, eccetera. Non è che uno perché è alias, bisogna qualificarlo alias, bisogna creare un percorso particolare, eccetera. Sarà un cittadino come gli altri, ammesso e concesso che uno è maschio, nasce maschio o femmina, ma poi come si sente è un problema suo. Per me va bene, lo rispetto. Uno è femmina si sente maschio. Però io rispetto tutti. Il fatto di dovere creare una normativa e a definire dei percorsi particolari di per sé genera la discriminazione, è di per sé discriminante contro queste persone. Perché andiamo a catalogarle, a qualificarle.
Quindi, secondo me, poi imporre anche nelle scuole: cosa imponiamo? Un bagno particolare? Abbiamo il bagno per i disabili, quello per gli alias, quello per i maschi e quello per le femmine? Fra un po’ di tempo faremo qualcos’altro, avremmo anche quello per un’altra categoria. Cioè io dico: già il fatto che nelle strutture.... dovrebbero essere strutture accessibili a tutti, quindi neanche il bagno per disabili, dovrebbero essere tutti fatti per i disabili i bagni, in modo tale che non ci sia neanche discriminazione verso il disabile. Il bagno è il bagno dove può andare un disabile come un altro. Tutti devono essere trattati allo stesso modo.
Io credo che stiamo veramente rincorrendo un problema che non esiste, se non ideologico, che porta paradossalmente alla conseguenza di voler rimarcare le scelte individuali che stanno fuori dalla scuola, devono star fuori dalle varie Istituzioni. Ogni scelta individuale va rispettata e questo lo ribadisco, vanno rispettate per quello che sono, nessuno deve discriminarle, ma non dobbiamo discriminarli noi come Istituzioni, creando dei ghetti e delle normative speciali. Non c’è una normativa speciale. Se un domani nasce un’altra categoria, facciamo normativa speciale anche per gli extracomunitari che sono qui a scuola perché hanno problemi particolari? Facciamo il percorso particolare per loro? Tutti sono cittadini italiani, c’è parità di uguaglianza di fronte alla legge e tutti, maschi, femmine, alias, non alias, alieni compresi, tutti vanno considerati allo stesso modo. Tutti hanno parità di diritti e parità di doveri. Quindi rigetto categoricamente questa impostazione ideologica di ghettizzazione delle scelte individuali delle persone.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Io intervengo a sostegno della mozione presentata dalla collega Guarda, perché ho una visione leggermente diversa da quella del consigliere Valdegamberi che mi ha preceduto, nel senso che chi decide se una persona è discriminata o non è discriminata? Lo decido io o lo decide quella persona? È troppo facile decidere noi se un comportamento nostro è discriminante o non è discriminante. Mi sembra chiaro a tutti che chi può dire se un comportamento nostro è discriminante verso una persona è quella persona.
Allora, se le persone che chiedono questo percorso ritengono di essere discriminate nel caso in cui non venga concessa loro questa possibilità, mi pare evidente da tutti i punti di vista che terremmo noi un comportamento discriminatorio qualora non riconoscessimo loro questo diritto. Sostenere la cosa contraria mi pare un’aberrazione gigantesca.
Faccio un esempio per capirci. Se una persona ritiene di essere discriminata perché non può parlare in cimbro in questo Consiglio, chi lo decide? Io o quella persona? Per me è giusto che sia quella persona che decide se è discriminatorio o meno. Infatti io ero a favore del fatto che lei potesse fare una esternazione curiosa nella lingua che lei preferisce. Ma è solo per fare un esempio.
Torno al punto. Sono coloro che sono oggetto della scelta che decidono se sono o non sono discriminati. Non veniamo fuori con cose tipo i bagni. Secondo me i bagni sono unici? Ma perché dobbiamo andare ancora a distinguere nel 2023 il bagno per gli altri, il bagno per i bassi, il bagno per i bianchi, il bagno per i neri? Facciamo un bagno unico e non abbiamo nessun problema. Credo che tutte le persone intelligenti non avranno nessun problema ad utilizzare correttamente quel bagno.
Allora non veniamo fuori con cose del secolo scorso per cercare di giustificare, di ridicolizzare una richiesta che viene da una parte fragile della nostra popolazione. Per cui mi auguro che quest’Aula sappia guardare con gli occhi del 2023 la richiesta di questa mozione e non con gli occhi del secolo scorso.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Ovviamente come Gruppo abbiamo sottoscritto la mozione che ha presentato la collega Guarda e vorrei dire davvero poche cose per riportare la discussione rispetto a ciò che è e informare il collega Valdegamberi che il mondo, fortunatamente, non è esattamente come lei vorrebbe che fosse e, dunque, ci sono alcuni fenomeni che, mi rendo conto, lei può non comprendere, ma che esistono nei luoghi che noi frequentiamo.
Allora, per dare alcune semplicissime indicazioni, le carriere Alias sono uno strumento di natura prettamente burocratica che, dunque, non ha alcuna finalità di natura né etica, né di altro genere, che alcune Università e alcuni Istituti scolastici hanno già spontaneamente adottato, per consentire agli studenti che stanno intraprendendo un percorso di transizione di genere, e cioè che non si riconoscono nel genere biologico a loro assegnato e che riguarda esclusivamente la documentazione interna alla scuola: il quadro dei voti, il libretto, il registro elettronico, nel badge, nell’indirizzo mail. Non stiamo parlando di una anagrafica alternativa che questi ragazzi chiedono che abbia efficacia verso l’esterno.
La disciplina delle carriere Alias che, ripeto, esiste già, malgrado il consigliere Valdegamberi non la riconosca, è già applicata e serve e da intendersi esattamente come una misura di protezione verso persone che hanno una necessità nella definizione di sé e per quanto lei sia onnisciente non credo abbia il diritto di esprimere giudizi o di definire quanto può estendersi la libertà di una persona di definire se stesso.
Io, siccome penso, invece, che le ragazze, i ragazzi, le persone tutte abbiano massima libertà nella definizione di sé, qualora stiano intraprendendo un percorso di transizione senza dover coinvolgere documenti di natura legale, è doveroso che le scuole, che dovrebbero essere prioritariamente il luogo dell’integrazione, della comprensione, del diverso da sé, dovrebbero essere luogo nel quale noi non spieghiamo ai nostri ragazzi che ci vuole un bagno di un certo tipo per chi ha fisicamente un genere e un bagno di un altro tipo per chi è di un altro genere.
Sono davvero motivazioni che si sentivano forse negli anni 60.
La scuola, che dovrebbe essere il luogo dell’integrazione e del riconoscimento della complessità delle persone, infatti queste robe già le fanno e misurano la protezione che va data a questi cittadini.
Ora, io credo che noi abbiamo due strade da percorrere.
La prima è quella di far finta di niente. Siccome non pensiamo sia possibile che una persona intraprenda un percorso di transizione o non si senta semplicemente rappresentato nel suo genere biologico. Quello che avete fatto finora, che la Regione del Veneto ha fatto finora. Rifiutiamo la realtà. È quello che sta avvenendo a livello nazionale quando si rifiuta l’esistenza delle famiglie arcobaleno o rifiutiamo la realtà, non risolviamo il problema perché non stiamo dando degli strumenti a queste persone per evitare di avere questa necessità, oppure proviamo a governare come Regione, come Istituzione, un evento, un fenomeno che accade, è sempre accaduto e sempre accadrà.
Credo che anche nelle tribù celtiche ci fossero questi fenomeni. Magari non erano codificate.
Allora io penso che la mozione della consigliera Guarda ci obbliga ad affrontare con una certa dose di realismo ciò che avviene nelle nostre scuole e ciò che avviene alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi, rispetto - e chiudo, Presidente - ad un contesto che riguarda solo il confine della scuola, solo i documenti interni alla scuola. È una modalità come un’altra per garantire alle ragazze e ai ragazzi una società, un contesto sociale che, anziché ghettizzare chi si sente diverso, ne riconosce il valore e la ricchezza.
Noi dobbiamo solo scegliere da che parte stare: se stare dalla parte di chi riconosce la diversità e non vuole ghettizzare le persone o stare, come già accaduto tanti decenni fa in questo Paese, dalla parte di chi la diversità non solo non la riconosce, ma la vuole anche sopprimere.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Non vedo altre richieste di intervento.
Quindi apriamo la votazione sulla mozione n. 300… scusate. Dichiarazioni di voto qualcuno vuole intervenire?
Prego, collega.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Dunque, vorrei cercare di riportare la discussione a una questione fondamentale.
La carriera Alias non viene applicata forzatamente, ma è una richiesta che viene fatta dalla persona interessata e dai suoi familiari, in particolar modo quando sono minorenni e all’interno della scuola, siccome la scuola è il luogo della crescita nella propria vita, i giovani vengono a contatto e si confrontano con tutte le differenze che non sono presenti all’interno delle loro famiglie.
Poi, sempre all’interno della scuola, ogni giovane può maturare quella sua indipendenza dall’esperienza familiare che spesso coincide con il raggiungimento dell’essere adulto e adulta.
Per questo motivo non possiamo ignorare, come, all’interno della scuola, così come poi avverrà nel mondo del lavoro, all’interno della famiglia che eventualmente andrà a costruire, vi siano differenze che caratterizzano altri rispetto a noi o percorsi che non ci coinvolgono in forma diretta, ma di cui siamo chiamati ad occuparci, perché siamo chiamati ad averne a che fare all’interno della società.
All’interno di tutto questo complesso mondo, possiamo inserire oggi un tema di cui spesso si parla, come le carriere Alias, o altri temi in relazione, appunto, alle questioni di genere, all’identità di genere, all’orientamento sessuale, alle transizioni. Spesso in questa Regione, anche recentemente, si è parlato di questo tema, anche da un punto di vista politico, comprese le posizioni politiche.
Sono questioni sentite dalle cittadine e dai cittadini, che le Istituzioni, le scuole e le università sono chiamate ad affrontare, e infatti le hanno affrontate.
L’Università Ca’ Foscari in una recente nota ha così definito le carriere Alias: “Un istituto che trova fondamento nella normativa vigente e risponde al principio di inclusione sancito dallo Statuto e dal Codice etico di Ca’ Foscari”. Questa è carriera Alias, non è una segregazione, non è un compartimento creato ad hoc per alcune persone. Anzi, sono uomini e donne, giovani che decidono di farsi riconoscere, di far riconoscere un nome elettivo rispetto al proprio e farsi chiamare con il pronome che scelgono essere il pronome che rappresenta la loro identità.
Così come prima il consigliere Valdegamberi diceva “io rispetto la scelta personale” questo tipo di percorso è un percorso di rispetto della scelta personale di come essere chiamato e con quale pronome ci si identifica.
Diviene quindi una dichiarazione aperta di sentire di appartenere ad un genere diverso rispetto a quello anagrafico e questa dichiarazione nasce dal coinvolgimento delle famiglie in presenza degli studenti minori all’interno di un patto che la scuola fa costituendo una rete con il mondo che rappresenta il mondo in cui questa persona si realizza.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Baldin, prego,
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Intervengo in dichiarazione di voto non tanto per confermare il voto favorevole a questa mozione, che naturalmente ho sottoscritto e per cui sono assolutamente a favore, ma anche per fare un appello alla maggioranza, perché ricordo che in occasione del voto sulla mia mozione in tema di fine vita il capogruppo Alberto Villanova aveva lasciato libertà di coscienza su un tema che comunque va a toccare i temi sensibili, i temi etici, morali.
Spero che vi sia anche questa volta, visto che il tema è lo stesso e medesimo relativamente ai diritti delle persone, un tema etico, ci sia la stessa capacità di coscienza, la stessa libertà da parte vostra di votare liberamente senza per questo dover accettare supinamente una posizione di partito, perché credo che sui temi etici non vi debba essere alcuna presa di posizione partitica: ognuno deve votare secondo quello che sente liberamente. Credo che su un tema come questo, se lasciamo stare la politica, che dovrebbe non occuparsi di ridurre i diritti, ma di aumentarli il più possibile, potremmo trovare una quadra.
Al di là di questo, è anche bene ricordare che il presidente Zaia si è espresso molte volte in tema di diritti civili. Si è spinto a definire il Veneto come una no fly zones sui diritti civili. Ad esempio sui temi dell’aborto, ma anche quelli del fine vita, ma anche quello dei diritti delle persone transessuali omosessuali e quindi, sinceramente, non vedo nessun motivo valido per cui questo Consiglio regionale vada in contrasto con lo stesso pensiero e le parole espresse a mezzo stampa, a mezzo tv dai Presidente che governa questa Regione. Quindi, sarebbe veramente un vulnus fatto al nostro Presidente e alla libertà di coscienza di ciascuno di noi, che ha il diritto di votare secondo ciò che sente, al di là di quello che ne può pensare il partito a livello romano, ad esempio.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Scatto.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Non volevo intervenire. Io posso anche essere d’accordo sul fatto che ci siano delle no fly zone, però non sono d’accordo sulle etichette che qualcuno vorrebbe. mettere a carico di qualche altro se non si conforma a un determinato comportamento. Perché allora non è più una libertà, è un’imposizione. Questa è la prima considerazione.
L’altra considerazione che io faccio è questa. Allora, non credo che una mozione sia su un tema così importante risolutiva di questioni che sono sottese a problematiche di cui io credo, sì, la politica debba farsi carico, ma non sono così semplicistiche. Non è con la possibilità concessa a qualcuno di cambiare nome. Io sono assolutamente contro, e qui lo voglio dire, al fatto di istigare certi comportamenti. Non esiste. Non esiste che ad uno studente, che si chiama Scatto Francesca, poi dice: “No, ma io oggi non mi sento tanto Francesca, mi sento Francesco”. No, perché è questo il concetto che uno capisce. No, non sto banalizzando. Siete voi che state banalizzando, perché non è un problema da discutere così: voto favorevole o voto contrario.
Cioè ci sono delle problematiche qui sotto che veramente dovremmo starne a discutere tutti i santi giorni, ma dobbiamo discuterne seriamente.
Qua si mettono in gioco dei ruoli educativi, delle funzioni. Si mette in gioco la persona, quello che una persona è.
Io ho sentito, veramente, dei racconti inenarrabili su queste situazioni.
Allora mi sembra veramente che sia una banalità quella di stare qui a discutere su questo tema, perché è un tema troppo importante e non va sminuito.
Speaker : PRESIDENTE
Collega, concluda per cortesia.
Speaker : Francesca SCATTO (Zaia Presidente)
Sì. E non va sminuito con una semplice mozione discussa in un Consiglio regionale con libertà di voto o non libertà di voto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Vede, Presidente Scatto, c’è una cosa, rispetto alla quale io sono molto d’accordo con lei, non sopporto neppure io chi mette etichette a chi non si conforma.
Allora mi chiedo esattamente perché questa apposizione ingiusta di etichetta si debba applicare a lei e lei non riconosca che venga ritenuta ingiusta al ragazzo o alla ragazza che sta facendo un percorso in transizione a cui voi volete applicare un’etichetta sulla base del genere biologico e che lui non riconosce come tale.
Qui non c’è nessuna istigazione a iniziare percorsi di transizione di genere.
Credo che, anzi, proprio con tutto il massimo rispetto che noi possiamo portare per le persone che si sentono coinvolte in un processo così complicato che tendenzialmente coinvolge la persona, la famiglia, i familiari, gli amici e quanto conta per i ragazzi che decidono di intraprendere un percorso di transizione la capacità che la società dimostra di avere di farli sentire comunque accolti, inclusi, dentro una società che dice esattamente quello che ha detto lei, presidente Scatto: “non riconosco la tua diversità, non riconosco come legittimo il tuo bisogno di essere diverso da quello che biologicamente sei”.
Dove, se non dentro la scuola, che dovrebbe essere il luogo dell’integrazione, della condivisione, del riconoscimento delle diversità, questo percorso può avvenire? Non è che uno si sveglia la mattina e decide se sentirsi più Francesco o più Francesca. È irrispettosa questa banalizzazione.
Alla carriera Alias accedono studenti e studentesse che stanno seguendo un percorso di transizione di genere, non che si svegliano la mattina e si sentono un po’ più Francesca o un po’ più Francesco. È un percorso di natura psicologica, di natura medica, che coinvolge loro e le proprie famiglie. Stiamo parlando di casi che avrebbero bisogno di tutto il nostro supporto e non stiamo banalizzando, tanto che le scuole, in virtù del principio della loro autonomia, grazie a Dio, stanno già applicando questa cosa, proprio perché rispettano – l’Università di Padova, la IUAV, Ca’ Foscari, tanti istituti superiori – la persona per come la persona si sente bene e non per il genere biologico che ha, necessariamente o esclusivamente.
Tant’è che la mozione non dice “favoriamo e istighiamo”. Dice semplicemente: siccome questa cosa esiste, cara Regione del Veneto, invece che farla a macchia di leopardo sul tuo territorio, per cui se mi iscrivo a Ca’ Foscari ho questo diritto e se mi iscrivo in un’altra Università no, approfondisci, costruirsi le condizioni per cui il riconoscimento della carriera Alias, che riguarda – chiudo, Presidente – esclusivamente l’ambito universitario scolastico e documenti non ufficiali, sia uniforme nel territorio regionale. Per tutte queste ragioni, anche per contrastare l’impianto ideologico che abbiamo sentito, annuncio ovviamente il voto favorevole del Gruppo del Partito Democratico.
Speaker : PRESIDENTE
Altre dichiarazioni di voto? Non vedo altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la mozione n. 364.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
La mozione è respinta.
Passiamo al punto successivo, che è il n. 14, mozione n. 418 dei colleghi Soranzo, Pavanetto ed altri: “La Giunta valuti la possibilità di inserire elementi di premialità nei bandi di finanziamento nel settore cultura per l’eliminazione di barriere senso percettive”.
Prego, collega.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente. Molto velocemente.
Gentili colleghi, questa è una mozione che abbiamo depositato con l’obiettivo di impegnare la Giunta a valutare la possibilità di inserire elementi di premialità nei bandi di finanziamento nel settore cultura per l’eliminazione di barriere di senso percettive. Di fatto la legge regionale già n. 11/2018, poi tutti i piani già triennali dal 2018 fino al 2023 prevedono interventi in ambito sanitario, scolastico, lavorativo, anche poi le attivazioni, gli interventi e finanziamenti di 500.000 euro nel triennio con le varie delibere di Giunta, la 1734/2018, poi quella 2019 e quella del 2020 hanno attivato interventi in questo senso a favorire la piena integrazione e l’accesso ai servizi sanitari e socio-sanitari attraverso l’utilizzo di canali anche comunicativi, linguisti, tecnologici attraverso le aziende ULSS. Le stessa ULSS 3, 4 e 5 hanno realizzato poi azioni a promuovere anche nel settore turistico, per incrementare l’accessibilità, l’inclusività dei servizi e delle strutture turistiche del territorio litorale del Veneto.
Alla luce di questo, poi, volendo andare anche un po’ veloce, la stessa Camera dei Deputati nel 2021 è intervenuta in via definitiva col “Decreto Sostegni” e successivamente anche la Regione, come ricordato nella Quinta Commissione del 9 marzo scorso, nell’audizione del LENs e quindi in un’occasione di confronto che ha voluto sicuramente adottare il principio e la volontà di un confronto, a volte a migliorare i processi di inclusione, con l’obiettivo di garantire tutele e opportunità e gli strumenti per le persone sorde. La stessa LENs auspicava un pieno coinvolgimento dell’associazione già dalle prime fasi di stesura dei progetti, quindi la coprogettazione e l’attuazione di monitoraggio dei risultati raggiunti e chiedeva per due aspetti in particolare, e auspicava che la Giunta regionale possa valutare quale strumento utile all’abbattimento delle barriere della comunicazione sulla base dell’esperienza dei progetti già sostenuti e finanziati, l’attivazione di un TG di comunicazione accessibile a tutti e che veda protagonista alle persone sorde e anche la permanente difficoltà di fruizione dei siti museali e culturali.
Alla luce di questo, e considerato che con decreto del 12 marzo 2022 sono stati individuati i criteri, le modalità e l’utilizzazione delle risorse del Fondo di inclusione delle persone sorde e sono stati stanziati, tra l’altro, per la prima annualità 8 milioni di euro e per la seconda 6 milioni di euro, abbiamo pensato di poter sottoporre alla Giunta regionale di valutare la possibilità di inserire, con quali elementi di premialità nei bandi di finanziamento, anche nel settore cultura, utili l’implementazione di servizi di interpretariato LIS e la strumentazione tecnologica finalizzata all’eliminazione di barriere architettoniche senso precettive. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Ci sono interventi? Non vedo richieste di intervento. Dichiarazioni di voto? Allora apriamo la votazione sulla mozione n. 418.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
La mozione è approvata.
Passiamo alla mozione n. 421 dei colleghi Bigon, Camani ed altri: “La Giunta regionale predisponga alle risorse umane e i fondi necessari per garantire l’effettuazione delle prestazioni ambulatoriali nei tempi prestabiliti; pubblicizzi adeguatamente e semplifichi le procedure per richieste di rimborso.” Prego, collega Bigon.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Questa mozione viene depositata a seguito delle numerose criticità in relazione alle liste d’attesa che ci sono nella Regione Veneto. Sappiamo che il numero delle prestazioni richieste dai medici di famiglia sono alte, abbiamo circa 29 milioni nel 2022 di richieste di prestazione. La Regione, attraverso l’erogazione del servizio pubblico e privato convenzionato, ne ha erogate circa 16 milioni. Questo significa che 13 milioni non sono state erogate.
La conseguenza evidente, laddove una buona parte ormai di cittadini del Veneto rinuncia alle cure e dall’altra parte molti se le devono pagare. Sappiamo che la media anche del costo per ogni cittadino, a livello questo nazionale, è di circa 700 euro all’anno, diventando ormai insostenibile posto il costo per la cura, la prevenzione e per le visite specialistiche.
Questa mozione viene depositata sulla base di un decreto legislativo che esiste ed è stato approvato nel 1998, è il decreto legislativo n. 124, laddove dice che nell’ipotesi in cui il CUP, il servizio, l’ASL non riesce a dare risposta nei termini previsti dal medico di famiglia di medicina generale deve intervenire l’ASL, attraverso una richiesta fatta al Direttore generale, con una visita che pagherà direttamente e quindi il costo non viene a carico del cittadino, attraverso appunto una un’istanza che questo deve fare. È la normativa che lo prevede, non è mai stata pubblicizzata e, nello stesso tempo, ci sono dei fondi anche in Regione che metterebbero in sicurezza più aspetti. Quali sarebbero? Sappiamo che esistono questi 30 milioni che son state appunto erogati dalla Regione Veneto per il recupero delle liste d’attesa e potrebbero essere, appunto, spesi, previa, appunto, conoscenza da parte dei cittadini di questo strumento a favore di acquisto di pacchetti di visite intramurarie, in modo tale da mettere in sicurezza i nostri medici da un certo punto di vista, perché se li paghiamo adeguatamente per il costo di queste prestazioni potrebbero anche rimanere all’interno del servizio pubblico.
Nello stesso tempo garantiremo ai nostri cittadini la prestazione di cui hanno diritto.
Per cui, ecco, questa mozione è stata depositata in questo senso.
Se posso, è stata, appunto, accolta da parte dell’Assessore precisando una modifica in questa mozione che credo sia assolutamente legittima, nel senso che questo dettato normativo, che esiste, prevede la preventiva autorizzazione da parte dell’Azienda.
Ecco: preventiva autorizzazione intendiamo, appunto, nel momento in cui, come dice la legge, il cittadino, ovviamente, deve fare richiesta all’ASL; l’ASL deve indicare la data, deve indicare e autorizzare, appunto, il cittadino a rivolgersi presso un medico, in modo tale, poi da assumersi direttamente il costo da parte dell’azienda.
Ecco, in questo senso qua noi, ovviamente, accettiamo la modifica e credo che sia un principio molto importante che, seppur dettato dalla normativa nazionale, la Regione Veneto fa un passo in avanti a favore appunto di quelle che sono le richieste da parte dei nostri cittadini.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Consigliera Baldin, prego,
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente. Visto che c’è l’accoglimento da parte dell’Assessore, non mi dilungo. Chiedo la sottoscrizione al proponente e ricordo anche che c’è una mia proposta di legge che va in questo senso, quindi, che va effettivamente a normare ciò che è stabilito a livello nazionale, per quanto riguarda, appunto, l’erogazione delle prestazioni in regime intramoenia, con la possibilità di richiederle all’interno dell’intramoenia, pagando semplicemente il ticket, come ricordava poc’anzi la collega Bigon.
Quindi, questa è già una proposta depositata. Spero vi sia alla Prima Commissione la calendarizzazione con la relativa discussione in proposito e, quindi, dichiaro il mio voto assolutamente favorevole. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Prego, collega Camani.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Soprattutto grazie alla Vicepresidente Bigon che, presentando questa mozione, ci richiama ad un principio che troppo spesso, in questi mesi, è stato, secondo me, volutamente ignorato, che è previsto dalla legge nazionale da anni e rispetto al quale fatichiamo a eludere alcuni passaggi.
La legge nazionale, in particolar modo il decreto n. 124 del 1998, il cosiddetto decreto Bindi, prevede che sia un dovere del sistema sanitario nazionale e regionale garantire a tutte le cittadine e a tutti i cittadini le prestazioni mediche nel rispetto della tempistica indicata dal medico specialista o dal medico di base.
Affermare e ricordare che la legge definisce precisamente questo aspetto significa sostanzialmente dire che le cosiddette liste d’attesa o il cosiddetto galleggiamento è nei fatti contra legem. È un dovere del sistema sanitario pubblico garantire la prestazione nei tempi prescritti sulla ricetta o sull’impegnativa. Punto.
Tutte le volte che noi non siamo in grado di farlo, non stiamo adempiendo al nostro dovere. Ecco perché noi, in questi anni, in questi mesi, abbiamo fatto le battaglie per riportare al centro dell’opinione pubblica la grande questione delle liste d’attesa. Per questo noi abbiamo detto che i ritardi ormai insostenibili sulle liste d’attesa, anche in questa Regione, hanno un effetto diretto sulla vita dei cittadini che va in due direzioni: chi se lo può permettere ricorre alla prestazione privata o privata accreditata, chi non se lo può permettere rinuncia alla cura. Ecco perché la legge ci dice, proprio perché la sanità pubblica deve essere universalmente garantita a tutti, che è nostro dovere garantire la cura e la prestazione, non quando si può, quando c’è posto, ma rispettando la prescrizione medica, tanto che ci sono studi ormai abbastanza acquisiti che stanno misurando l’impatto che il blocco delle prestazioni, dovuto alla pandemia, ha avuto e avrà sulla salute delle persone, che appunto non hanno potuto curarsi nei tempi che erano stati indicati.
Con questa mozione vogliamo anche portare all’attenzione dell’opinione pubblica una possibilità che i cittadini hanno e di cui troppo spesso non sono a conoscenza: se io ho una prescrizione medica che mi chiede di avere quel tipo di cura e diagnosi, visita entro una tempistica data e la sanità pubblica non mi garantisce il rispetto di quella tempistica, ho diritto ad avere quella prestazione in altre modalità al costo del ticket, se dovuto, a meno che non abbia l’esenzione.
Io posso chiedere alla Regione che se non ho spazio per fare la prestazione medica nella struttura ospedaliera pubblica nei tempi previsti, la Regione del Veneto, il sistema sanitario regionale mi garantisca quella prestazione ricorrendo all’attività intramoenia dei medici, sgomberando anche il campo dall’equivoco che le liste d’attesa si possano accorciare chiedendo ai medici di fare più prestazione nel medesimo tempo, sgombrando anche il campo dall’equivoco che il canale prioritario per ridurre le liste d’attesa è aumentare le risorse per i privati convenzionati.
Questa legge ci dice chiaramente che, di fronte a liste d’attesa talmente lunghe che non garantiscono la prestazione nei tempi dovuti, il Sistema sanitario regionale deve accedere alle ore che i dirigenti medici hanno a disposizione nell’attività intramoenia, comprare quelle ore e garantire al cittadino la prestazione a costo di ticket. Per farlo c’è un modulo che si può inviare serenamente e tranquillamente al Direttore dell’azienda sanitaria, che ha l’obbligo di garantire la prestazione o di rimborsati la prestazione. Io penso che - e chiudo, Presidente - che con questa mozione, con la quale chiediamo alla Giunta non soltanto di accelerare nei processi di recupero delle liste d’attesa, ma anche di mettere le cittadine e i cittadini nella condizione, garantendo risorse umane, pubblicità, conoscenza, di poter accedere in maniera nota, trasparente e chiara a questo diritto sancito dalla legge, sia un elemento molto importante e ovviamente voteremo a favore della mozione proposta dalla vicepresidente Bigon.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie. Assessore Lanzarin, prego.
Speaker : Ass.ra Manuela LANZARIN
Grazie, Presidente.
Io volevo solo fare alcune precisazioni, nel senso che nessuno ha mai nascosto che c’è questa possibilità e questa legge del 1998. Ci sono stati e ci sono dei casi in Veneto che hanno avuto anche il rimborso grazie a questa possibilità di questa legge, chiaramente seguendo i dettami e le istruzioni, ossia la preventiva autorizzazione, quindi tutti i passaggi che devono essere fatti e in questo è in questa direzione sono andate le modifiche, insomma le richieste concordate con la consigliera Bigon, rispetto appunto all’applicazione di qualcosa che oggi c’è e viene applicato.
È chiaro che sul tema delle liste d’attesa c’è sicuramente oggi un’attenzione molto forte, un’attenzione che questa Amministrazione regionale, la sottoscritta, non ha mai nascosto, non ho mai detto che non abbiamo i problemi e non ci sono oggi liste d’attesa. Non è un problema, lo sapete, Veneto, ma è un problema nazionale. È un problema che è emerso e che continua a emergere un po’ in tutte le sanità regionali, proprio perché è dettato da una serie di fattori. I fattori sono sicuramente i due anni e mezzo, tre di emergenza Covid, l’accumulo, il ritardo nelle prestazioni, sicuramente un ricorso a una medicina più difensiva, il problema legato alla carenza personale rispetto alla tempistica con cui si riescono a erogare le prestazioni, soprattutto quelle specialistiche, e tutta una serie appunto di situazioni, il che si sono venute a creare e che hanno creato sicuramente questa situazione.
Voi sapete benissimo che da marzo è in itinere una cabina di regia che si riunisce ogni settimana con un rappresentante per ogni azienda sanitaria, che va a sviscerare qual è la situazione e gli interventi da mettere in atto. Sapete che le prescrizioni specialistiche urgenti, le U, a 10 giorni sono state di fatto azzerate. L’ultima volta nel tabellone, ne avevo viste 26 ancora in sospeso in tutta la Regione Veneto. Sapete che si sta lavorando alle prescrizioni specialistiche D, le differibili, quindi quelle a 30 giorni. Anche qui siamo riusciti nell’arco di due settimane ad abbattere circa 3.000 e quindi, abbiamo viaggiato per le prime settimane a 3.000... a un abbattimento di 3.000 prescrizioni a settimana, anche rispetto appunto alle valutazioni rispetto a quelle prescrizioni che rimanevano in sospeso oppure prescrizioni che erano già appuntamenti fissati, ma dove gli utenti non si presentavano. Con sorpresa abbiamo visto che sono molte anche queste, quindi, ingiustamente, che vanno a togliere il posto per qualcuno che invece vuole fare la prescrizione.
Sapete che sono stati messi a disposizione 29 milioni, che non sono fondi aggiuntivi dati in più dal Governo, ma sono 29 milioni, ossia 0,3 del bilancio del Fondo sanitario regionale, cioè quello che potevamo mettere in atto, che sono stati dati alle aziende sanitarie per singoli piani operativi: ogni azienda ha presentato un proprio piano operativo. Andremo a monitorare i primi effetti a settembre, con l’erogazione dei primi 20 milioni e con i 9 milioni successivi, invece, per fine anno. Le aziende, voi sapete che hanno tre possibilità: hanno quelle del ricorso alle prestazioni aggiuntive qualora il loro personale possa o voglia fare prestazioni aggiuntive pagate di più rispetto al normale, ossia i 50 euro per gli infermieri, 80 euro per i medici; hanno la possibilità di assumere personale qualora lo trovino, perché poi il problema è trovare personale; oppure di ricorrere anche all’extra budget rispetto ai privati convenzionati e accreditati.
Oggi la situazione è una situazione che sicuramente noi siamo fiduciosi da qui a settembre, a fine anno vedrà sicuramente un miglioramento con le azioni, col monitoraggio continuo che ogni settimana viene posto in essere.
La possibilità del rimborso, come prevede la legge del 1998, è legge, non è mai stato negato, chiaramente, come dicevo, con le indicazioni che sono previste nel quadro normativo e sono le modifiche che con la consigliera Bigon abbiamo inserito in questa mozione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Quindi apriamo la votazione sulla mozione n. 421, così come modificata dalla collega Bigon, in accordo con l’assessore Lanzarin.
Votazione aperta.
Chiusa la votazione.
La mozione è approvata.
Chiudiamo il Consiglio odierno e per il prossimo sarete convocati a domicilio.
Buona serata.