Regione del Veneto

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Speaker : PRESIDENTE
Comunico il congedo del presidente Luca Zaia e la partecipazione da remoto, così come previsto dal Regolamento, della consigliera Laura Cestari.
Do per approvato, se non ci sono osservazioni, il verbale della seduta precedente. Okay.
Iniziamo con l’interrogazione della consigliera Ostanel, la n. 207: interrogazione a risposta scritta “Si intende aprire una discussione ampia su quali siano i servizi di psichiatria e salute mentale più idonei per il futuro?”.
Verrà data una risposta congiunta con l’interrogazione a risposta scritta n. 213, sempre della collega Ostanel. No, è sbagliato. Con la n. 361, infatti. Hanno sbagliato. Me la potete dare?
343 e 361. Manca la collega Bigon, quindi diamo risposta all’interrogazione successiva della collega Ostanel e aspettiamo un attimo la collega Bigon.
Risposta all’interrogazione n. 213 “Accreditamento delle scuole di medicine non convenzionali: a quando il recepimento da parte della Regione dell’Accordo Stato-Regioni n. 53/2013”.
Collega Ostanel, prego.
Non ce l’hai? Fermo un attimo.
Potete darmi, cortesemente, l’ordine corretto? Io ho un ordine che non è quello corretto.
Recuperato. Mi scuso con i colleghi.
Andiamo alla n. 322 della collega Ostanel “Quali azioni concrete sta mettendo in campo la Regione Veneto per evitare la chiusura di uno dei reparti di neurologia presenti in provincia di Belluno?”. La n. 322.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Non ho ancora messo la presenza. Non so se è un problema, ma intanto la illustro.
Questa è un’interrogazione molto importante, quindi chiedo davvero un po’ di attenzione all’Aula, perché, se vi ricordate, anche sui giornali insomma un po’ di mesi fa, si era raccontato del fatto che c’era il rischio di chiusura del reparto di Neurologia per quanto riguarda la Provincia di Belluno. Erano state raccolte anche da una delle pazienti in particolare che si era resa attiva... che si era resa attiva sul territorio per raccogliere le firme ed erano state raccolte 44.000 firme contro la chiusura presunta del reparto di Neurologia di Belluno e Feltre. Con questa interrogazione, appena avevamo saputo di questo rischio, avevamo chiesto appunto all’assessore Lanzarin e di capire come si sarebbe insomma deciso di andare avanti per sventare la chiusura di un reparto così importante.
Sappiamo infatti che per certi pazienti è impossibile, a causa di patologie invalidanti, permettersi di andare in un altro ospedale o in un ospedale lontano o addirittura di cambiare Provincia e di conseguenza la chiusura del reparto di Neurologia o di Belluno o di Feltre, non solo sarebbe una grave perdita per il territorio, ma renderebbe impossibile a tantissimi pazienti di poter accedere alle cure che invece gli devono essere garantite.
Dagli articoli di stampa che si sono susseguiti a questa interrogazione, che è stata presentata a marzo del 2023, abbiamo rilevato il fatto che ci fossero stati dei concorsi pubblici per poter prendere del nuovo personale e andare quindi all’interno di queste strutture ospedaliere, ma, a quanto è dato sapere fino ad oggi, la cosa non è stata risolta e quindi il reparto è ancora a rischio di chiusura.
Quindi con questa interrogazione io vorrei che oggi mettessimo un punto, cioè vorrei sentire, spero di sentire dalla risposta dell’Assessore il fatto che la chiusura non ci sarà, perché credo che i pazienti sul territorio di Belluno hanno bisogno di sapere davvero cosa accadrà ad un reparto che è assolutamente importante, anzi vitale per una certa tipologia di pazienti. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Per risposta, l’assessore De Berti.
Speaker : Ass.ra Elisa DE BERTI
Con deliberazione regionale n. 614/2019 sono state approvate le schede di dotazione ospedaliera dell’azienda ULSS n. 1 Dolomiti, prevedendo 18 posti letti di Neurologia con un’unità di ictus di secondo livello, fino a quattro posti, presso il presidio ospedaliero di Belluno e 14 posti letto di neurologia con unità di ictus di primo livello presso il presidio ospedaliero di Feltre.
Attualmente risultano operativi 7 neurologi, compresi i due Direttori di UOC. Vista l’evidente carenza di personale, sono state avviate da tempo le attività di reclutamento tramite Azienda Zero, ma nonostante i numerosi concorsi a tempo indeterminato e gli avvisi a tempo determinato non si è riusciti a reclutare personale medico.
Per sopperire a tale criticità, l’Azienda ha chiesto l’attivazione di alcune convenzioni con altre aziende ULSS ospedaliere e sanitarie del Veneto. In particolare, sono state stipulate due convenzioni: una con l’azienda ULSS 2 Marca Trevigiana, con cui è da sempre condiviso il percorso ictus, e una con l’Azienda Ospedaliera Università di Padova, con cui si stanno condividendo i percorsi assistenziali e di cura, oltre all’attività ambulatoriale in fase di implementazione. Entrambe le convenzioni prevedono la copertura di turni diurni e notturni e l’erogazione di attività ambulatoriali da parte di medici specialisti provenienti dalle due Aziende sanitarie grazie alla possibilità di assunzione extra-turnover da parte delle succitate Aziende autorizzate dalla Regione Veneto.
Attraverso la riorganizzazione operata e il supporto dell’azienda ULSS 2 Marca Trevigiana e dell’Azienda Ospedaliera Università di Padova è stato possibile garantire le attività di ricovero, le attività di trombolisi, la presa in carico dei numerosi pazienti con sclerosi multipla e le attività ambulatoriali, almeno per i percorsi brevi.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Consigliera, vuole replicare? Prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Non mi trovo soddisfatta di questa risposta. Sostanzialmente, si dice, abbiamo fatto delle convenzioni con l’Azienda Ospedaliera di Padova per permettere di coprire dei turni all’interno dei reparti di neurologia di Belluno e di Feltre. Questa soluzione probabilmente a voi sembrerà addirittura più facile, adesso che avete splittato un dirigente unico all’interno delle due ULSS, cosa su cui non sono assolutamente d’accordo. Forse, anzi sicuramente l’idea di prendere del personale e portarlo in convenzionamento per coprire le necessità di alcuni pazienti che in territori particolari, come quelli della Provincia di Belluno, hanno bisogno, invece, di personale stabile e presente sempre, credo sia una risposta che non può essere accettabile. Non può essere accettabile per me all’interno di questo Consiglio. Non lo sarà nemmeno per i pazienti che ‒ in questa interrogazione si dice ‒ finora sono stati presi in carico.
Farò una nuova interrogazione quando ci sarà un caso in cui... E succederà, Assessore. Mi spiace dirlo a lei. Non c’è l’assessore Lanzarin, competente per questa materia, ma succederà. Ci saranno pazienti in quel territorio che avranno bisogno in quel momento, in quel momento di notte, di andare presso la struttura ospedaliera e in quel momento il convenzionamento, che invece in questa risposta dite che finora ha funzionato, non funzionerà, perché lì non ci sarà il personale che, invece, doveva esserci, se le procedure di reclutamento fossero state fatte nella maniera corretta.
Ad oggi, quindi, la risposta che io ottengo da questa interrogazione che state spostando del personale da un’azienda Sanitaria all’altra, perché non si è riusciti a trovare il personale necessario per coprire l’apertura di un polo ospedaliero, di un reparto critico come quello di Neurologia all’interno delle Province di Belluno e Feltre. Credo che questa sia la risposta che non volevamo sentire qui in questo Consiglio, ma sicuramente non la vorranno sentire i pazienti affetti da queste patologie in quel territorio.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il collega Zanoni. Collega, per cosa? Sì, vada.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Buongiorno a tutti. Grazie, Presidente.
Anche oggi abbiamo solo poche risposte alle interrogazioni e continuano a essere inevase decine di interrogazioni che noi Consiglieri depositiamo a norma di Regolamento e che a norma di Regolamento dovrebbero trovare risposta in quest’Aula. Per l’ennesima volta vediamo che le risposte non arrivano. Adesso avremmo una pausa lavori di un mese. Io chiedo dove sono le risposte alle nostre interrogazioni? Perché c’è un Regolamento che da inizio legislatura continua ad essere sistematicamente violato per quanto riguarda le tempistiche previste.
Allora o il Regolamento è fatto perché venga attuato, perché quando si tratta di Regolamento, quando si tratta di prerogative delle minoranze, il Regolamento viene applicato in maniera scientifica; quando si tratta invece di riconoscere i nostri diritti ad avere le risposte di queste interrogazioni che riguardano temi di estrema attualità, sui quali molti cittadini ci chiedono risposte, ci chiedono di intervenire, per i quali lavoriamo con le Strutture, con il Legislativo per fare delle cose chiare e precise, in modo che non ci siano equivoci, perché non ci vengono date queste risposte?
Quando si tratta invece di dire: chiediamo l’audizione di qualche Assessore in Commissione su determinati temi ci venne risposto che non abbiamo i numeri perché il Regolamento non lo prevede. Va bene, allora applichiamo il Regolamento, ma applichiamolo sempre.
Quindi chiedo, Presidente, che venga rispettato questo Regolamento perché ormai la misura è colma. La pazienza nostra, di noi componenti delle opposizioni è al limite, perché le norme vanno rispettate. Che esempio diamo ai cittadini se i primi a non rispettare le regole e il Regolamento siamo noi che facciamo le regole? Come possiamo pretendere che i cittadini dopo rispettino le norme, le leggi e tutte le disposizioni quando qui abbiamo la Giunta che ci sta dimostrando per l’ennesima volta che questo Regolamento è carta straccia? È questo il problema: un Regolamento carta straccia, perché sono tutte sistematicamente in violazione delle tempistiche previste dal Regolamento, sia le interrogazioni a risposta immediata, sia le interrogazioni a risposta scritta.
È inammissibile che ci siano delle interrogazioni ancora oggi che aspettano da mesi, anche da anni. Quindi il Presidente, per cortesia, si faccia portavoce, ma che sia la volta buona, perché queste richieste, che continueremo a fare e che abbiamo fatto anche nell’ultimo Consiglio, continueremo a farlo e fino a quando non vedremo rispettate le regole che questo stesso Consiglio si è dato.
Speaker : PRESIDENTE
La ringrazio, Consigliere. È chiaro che, insomma, come Ufficio di Presidenza siamo d’accordo, è stata inviata la lettera dal presidente Ciambetti la scorsa settimana in sollecito rispetto già a quanto rilevato martedì scorso in Consiglio regionale e solleciterò ulteriormente. Grazie.
Adesso passiamo all’interrogazione n. 343 e venne data risposta insieme alla 343 con la n. 361. L’IRI n. 343 è della collega Ostanel “La Regione Veneto intende andare incontro alle richieste sindacali sul premio di risultato alla dirigente medica?”. La n. 361 invece è della collega Bigon “La Regione Veneto è a conoscenza se l’ULSS 9 Scaligera abbia disdettato unilateralmente l’accordo decentrato per l’attribuzione di risultato alla dirigenza sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa”. Consigliera Ostanel e dopo consigliera Bigon. Se potete prenotarvi, vi ringrazio. Consigliera Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questa è un’interrogazione presentata il 1° febbraio 2023 perché, come recita appunto il titolo della dell’interrogazione, era stato fatto in data 18 luglio 2018 nella ULSS 9, ma in realtà è qualcosa che interessa poi anche le altre ULSS del Veneto, un accordo relativo all’attribuzione del premio di risultato della dirigenza SPTA dove erano stati individuati i criteri di liquidazione di quello che è un premio, quindi una quota di retribuzione di risultato, che è corrisposta con anticipi a cadenza mensile nella misura del 50%.
Però, quello che stava accadendo in questa Regione e che vedevamo negli articoli di stampa, è che le aziende sanitarie del Veneto avevano convocato appunto le dirigenze sanitarie per informarle di un parere ARAN sull’erogazione del premio di risultato, che faceva sì che non avessero appunto queste cadenze mensili e questi anticipi. Quindi quello che si chiedeva all’Assessore alla sanità era per sapere se si intendeva intervenire, quindi il 1° febbraio... siamo non ripeto quello che ha detto anche il collega Zanoni, ma siamo assolutamente in ritardo nel dare una risposta. Ascolteremo quello che l’Assessore ci vuole dire, però chiedevamo se il 1° febbraio 2023 si intendeva intervenire per evitare l’applicazione unilaterale da parte della ULSS 9 di un parere non vincolante, quello che ho citato prima dell’ARAN, e quindi trovare delle soluzioni adeguate in tutte le aziende sanitarie del Veneto.
Infatti, sappiamo, perché poi abbiamo letto gli articoli di stampa successivi, dal 1° febbraio ad oggi, che la questione che è accaduta nell’ULSS 9 accadeva anche nelle altre ULSS del Veneto, ma, appunto, siccome siamo a un po’ di mesi di ritardo di questa risposta a questa interrogazione, noi non avevamo modo di sapere come, invece, la Giunta e l’Assessore alla sanità intendevano intervenire o stavano intervenendo.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Consigliera Bigon, prego.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
La do per letta.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Al posto dell’assessore Lanzarin, risponde l’assessore De Berti.
Assessore.
Speaker : Ass.ra Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
L’articolo 18, comma 2, del decreto legislativo n. 150/2009 stabilisce il divieto di distribuzione in maniera indifferenziata o sulla base di automatismi di incentivi e premi collegati alle performance in assenza delle verifiche e delle attestazioni sui sistemi di misurazione e valutazione adottati ai sensi dello stesso decreto legislativo.
L’articolo 93, comma 1, del contratto nazionale del 19 dicembre 2019 della dirigenza dell’Area Sanità stabilisce che la retribuzione di risultato è attribuita in modo differenziato sulla base del livello di raggiungimento dei risultati prestazionali e di gestione conseguiti in coerenza degli obiettivi assegnati ai singoli dirigenti, nell’ambito del ciclo delle performance di cui all’articolo 4 e all’articolo 15 e seguenti del decreto legislativo n. 15/2009 secondo le risultanze positive dei sistemi di valutazione adottati in conformità a quanto previsto nel Capo 8 di cui al Titolo 3, intitolato “Verifica e valutazione dei dirigenti”.
L’articolo 58, comma 2, nello stesso contratto collettivo stabilisce altresì che l’esito positivo della valutazione annuale da parte dell’organismo indipendente di valutazione comporta l’attribuzione della retribuzione di risultato ai dirigenti.
Disposizioni analoghe a quelle sopra riportate sono contenute nell’articolo 30, comma 1, e nell’articolo 77, comma 2, del contratto collettivo della dirigenza delle funzioni locali del 17 dicembre 2020, che comprende nel suo ambito di applicazione anche la dirigenza amministrativa professionale e tecnica.
Dal combinato disposto delle predette disposizioni legislative e contrattuali emerge con chiarezza che nessun emolumento a titolo di retribuzione di risultato può essere attribuito ai dirigenti sanitari e amministrativi, professionali e tecnici, se non a fronte del raggiungimento dei risultati correlati agli obiettivi ad essi assegnati dalle aziende e dal successivo accertamento di tale raggiungimento da parte dell’organismo indipendente di valutazione.
Sulla questione si è espressa l’ARAN con due pareri del 21 luglio e del 22 dicembre 2022, con i quali, oltre a confermare il principio sopra enunciato, si è precisato che la cadenza con la quale erogare in forma di saldo la retribuzione di risultato è quella delineata dai Contratti collettivi nazionali sopra richiamati (ovvero, annuale) e che è venuta meno la possibilità di erogazione di qualsiasi forma di acconto, anche per stati di avanzamento.
Sulla base di tali pareri, l’ULSS n. 9 Scaligera ha deciso di sospendere gli acconti sulla retribuzione del risultato alla dirigenza sanitaria professionale tecnica e amministrativa.
L’Area Sanità e Sociale, peraltro, con nota del 1° giugno 2023, ha richiesto all’ARAN di precisare il predetto orientamento ed eventualmente di riconsiderarlo, poiché sembrava consentire la possibilità di corresponsione di emolumenti a titolo di retribuzione del risultato solo con cadenza annuale.
L’ARAN ha risposto con nota del 4 luglio 2023, con la quale si sono ribaditi i contenuti dei precedenti pareri, e pertanto l’impossibilità dell’attribuzione di acconti sulla retribuzione del risultato al personale e la necessità della valutazione complessiva annuale delle performance, individuale e organizzativa da parte dell’Organismo indipendente di valutazione.
Ma nel contempo, non si è esclusa la possibilità, da parte degli enti e del Servizio sanitario nazionale di attribuire un eventuale erogazione infrannuale di parte della retribuzione del risultato, pur precisando che tale erogazione richiede sempre obiettivi con la medesima scadenza infrannuale, nonché una previa puntuale verifica dell’avvenuto raggiungimento del risultato obiettivo da parte degli organismi valutativi, escludendo qualsiasi erogazione in assenza di tale preventiva valutazione.
La predetta nota dell’ARAN è stata trasmessa a tutte le aziende ed enti del Servizio sanitario regionale con nota della Direzione Risorse Umane del 6 luglio 2023.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Le consigliere vogliono intervenire? Consigliera Ostanel?
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Semplicemente, quello che è scritto in questa interrogazione, quindi la risposta dell’ARAN data al 4 luglio, dice una cosa che altre Regioni come l’Emilia-Romagna avevano iniziato a fare tantissimi mesi prima.
Quindi, la risposta a questa interrogazione è: perché se una Regione come l’Emilia-Romagna aveva già capito che il parere dell’ARAN poteva essere interpretato dicendo che non stiamo dando acconti mensili, ma che semplicemente mettiamo dei piani di performance a metà anno per fare in modo che così il personale sanitario prenda un premio per tempo, e non invece com’è stato fatto nella ULSS 9, ma in generale nelle altre ULSS, dire “procrastiniamo, aspettiamo e non diamo i premi ai nostri dirigenti medici”, vuol dire che o non funzionano i direttori delle ULSS, o non funziona l’operazione di controllo che una Giunta deve fare sulle ULSS singole, per dire che stanno sbagliando a interpretare un parere dell’ARAN.
Sa perché, Assessore, lo dico a lei, anche se dovrei dirlo all’assessore Lanzarin, questa risposta è collegata a quella precedente. Se noi non trattiamo almeno quel poco personale che abbiamo disponibile sanitario nella modalità con cui deve essere fatto, quindi con degli stipendi adeguati e, in questo caso, anche dei premi... Oppure le persone prendono e vanno a lavorare da un’altra parte, vanno a lavorare all’estero, vanno a lavorare in altre regioni. Se una Regione vicina a noi, che è l’Emilia-Romagna, dapprima ha fatto esattamente quello che il parere che voi avete inviato il 6 luglio... Dal 1° febbraio al 6 luglio. Avete fatto una cosa in ritardo, quando altre Regioni, invece, lo stavano già facendo. Vuol dire che in questa Giunta e nella gestione della sanità c’è qualcosa ‒ e non solo qualcosa ‒ che non funziona.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliera, grazie.
Adesso passiamo all’interrogazione n. 365, che verrà presentata dal consigliere Montanariello “L’ambulatorio di medicina sportiva di San Donà di Piave ha annullato tutti gli appuntamenti e sospeso l’attività, creando grandi disagi ai moltissimi atleti e alle società sportive della zona. La Giunta regionale intende intervenire per ripristinare questo importante servizio?”.
Consigliere Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Premesso che sono giunte agli scriventi ‒ ai colleghi Montanariello e, prima firmataria, vicepresidente Zottis ‒ diverse segnalazioni in merito all’interruzione del servizio e all’annullamento del calendario di appuntamenti già fissati da parte dell’ambulatorio di medicina sportiva di San Donà di Piave ULSS 4; nonostante il considerevole bacino di utenza, già dal mese di settembre il suddetto ambulatorio poteva contare sulla professionalità di un solo medico, il quale, dal mese di febbraio, è stato posto in quiescenza.
Allo stato ‒ colleghi, ci riferiamo al 23 febbraio quando diciamo “allo stato” ‒ il servizio risulta, dunque, sospeso, causando gravi disagi alle molte società sportive e ai numerosi atleti che esercitano la propria disciplina a San Donà e nei paesi limitrofi. Ogni atleta, infatti, per poter praticare deve sottoporsi a controlli medici a cadenza almeno annuale e deve ottenere una certificazione di idoneità alla pratica sportiva, sia dilettantistica che agonistica.
La sospensione del servizio del suddetto ambulatorio sta determinando l’inibizione di molti atleti alla pratica sportiva e sta anche impedendo loro di mantenere il tesseramento con le proprie federazioni. Sono molti, infatti, i soggetti ‒ dai bambini agli adulti ‒ che non possono permettersi di rivolgersi ai centri privati per l’ottenimento delle certificazioni necessarie. Tutto ciò è discriminante, anche perché determina l’esclusione di molte persone dalla pratica sportiva.
Considerato che lo sport, oltre ad essere fondamentale per la salute fisica e psichica delle persone, dai giovani agli anziani, è anche un importante mezzo di socializzazione, permette ai bambini e ai ragazzi di frequentare ambienti sani, togliendoli spesso da una situazione di disagio sociale, la pratica sportiva rappresenta una importante autostima che permette a ognuno di mettersi alla prova.
Si chiede perciò all’Assessore alla sanità se intende intervenire con urgenza al fine di ripristinare il servizio di ambulatorio di medicina sportiva a San Donà per dare nuovamente a molti atleti di San Donà di Piave e delle cittadine limitrofe la possibilità di praticare la propria disciplina.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliere.
Assessore De Berti.
Speaker : Ass.re Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
La pratica sportiva è riconosciuta quale fattore fondamentale per la tutela e promozione della salute pubblica, non solo attraverso l’attività di tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica e non agonistica, ma anche attraverso l’assunzione di un preciso e importante il ruolo nella promozione di specifiche attività motorie in tutta la popolazione, sia come prevenzione di patologia, sia come strumento terapeutico di eventuali tipologie in atto, nonché come momento di socializzazione.
In quest’ottica, nel periodo di emergenza legato alla pandemia, per assicurare lo svolgimento dell’attività sportiva agonistica in piena sicurezza, sono state previste e adottate misure specifiche relative ai controlli sanitari propedeutici alla ripresa dell’attività sportiva agonistica da parte degli atleti guariti dal Covid-19. Ciò ha comportato un notevole incremento del volume di attività della medicina dello sport, come rappresentato anche dall’azienda ULSS 4 Veneto Orientale, già in difficoltà per la carenza di personale.
Ciò premesso, l’azienda ULSS 4 Veneto Orientale ha provveduto ad attivarsi prontamente per acquisire le risorse umane necessarie per garantire il servizio della medicina dello sport per il territorio. Il servizio è stato in ogni caso garantito senza soluzione di continuità a livello aziendale presso l’ambulatorio di Portogruaro. Con specifico riferimento al servizio di ambulatorio di medicina sportiva di San Donà e di Jesolo, grazie al conferimento di quattro nuovi incarichi, l’attività e tempestivamente ripresa a pieno regime e il servizio è disponibile in entrambe le sedi, come comunicato tra l’altro dall’azienda con protocollo 190203 del 6 aprile 2023.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore.
Consigliere Montanariello,
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, ma io credo che ci sia una doppia insoddisfazione in questo caso, perché una è poca. La prima è dovuto al fatto che a un problema contingente, importante, vero e reale, si dà una risposta dal 23 febbraio a oggi. Io capisco che qui in Veneto siamo abituati a fare le cose con calma, però mi sembra che stiamo facendo, Presidente, un po’ troppo con calma se su un problema così importante, dove c’è la necessità di una risposta contingente, vera e reale, rispondiamo a luglio. Io capisco che gli atleti hanno la pausa estiva, ma l’interrogazione l’abbiamo fatta d’inverno.
Dopo c’è un altro dato che mi sfugge dalla risposta, Assessore. Non è che il servizio è continuato, sono andati dai privati. Io capisco, questa Giunta questa governance regionale avere un particolare feeling con la sanità privata, dove spesso se non lo fa il pubblico, lo può fare anche il privato, però che in un momento dove i genitori sono a casa per la pandemia, noi mandiamo i nostri ragazzini a fare il certificato medico in strutture private, quando costa, credo voglia dire proprio non avere neanche la minima contezza di quello che accade nella nostra regione.
Quindi bene che la Presidente... e la vicepresidente Zottis ha incalzato sulla vicenda.
E terzo, mi permetto di dire che questa situazione ha fortemente pesato sia in termini economici, per chi ha dovuto pagare qualcosa che si poteva non pagare. Ha pensato in termini territoriali, perché c’è dalla mancanza di una struttura e la consigliera Zottis più volte su questo ha ricevuto segnalazioni puntuali e in più chiudo, Presidente, permettendomi di dire che è evidente che c’è la totale assenza di una programmazione sanitaria in questa regione, che non si evince solo dalle grandi discussioni. Si evince anche dal fatto che con le parole siamo bravi tutti e dopo togliamo anche la possibilità di avere un certificato medico per i nostri bambini, che devono esercitare la più naturale delle cose, ovvero l’attività sportiva.
Quindi mi permetta di dire insoddisfatti nel metodo, insoddisfatti nel contenuto e insoddisfatti nel modo con cui è stato affrontato il problema.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliere.
PRESIDENTE
Adesso passiamo all’interrogazione a risposta scritta n. 354 della collega Baldin. Consigliera.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Questa interrogazione a risposta scritta è datata 10 maggio 2023. Si apprende da alcuni comitati locali, tra cui Opzione zero, Assemblea permanente contro il rischio chimico di Marghera, il Comitato tutela, salute e ambiente di Malcontenta, che i lavori di scavo di un canale parallelo al lato nord di via Moranzani, tra Malcontenta e Punta Fusina sarebbero stati bloccati in seguito all’affioramento di possibile i rifiuti provenienti dalla vicina discarica. Il timore è quello che... è quello del grave rischio inquinamento ambientale, tanto che questi comitati hanno riferito di avere depositato un esposto urgente dei carabinieri del NOE e della Forestale, spiegando in un comunicato stampa che le discariche devono essere isolate in tutti i modi possibili. Ma in questo caso, con i lavori di scavo del nuovo canale Moranzani, si sta facendo il contrario, scoprendo strati della vecchia discarica abusiva, mettendo a nudo i rifiuti speciali in essa contenuti, che poi, per effetto delle precipitazioni, franano e dilavano nel nuovo corso d’acqua e nel terreno circostante. Per lunghi tratti sono visibili strati di materiale nero e grigio che potrebbe essere costituito da ceneri industriali, mentre nella zona più a est il terreno è scavato... il terreno scavato è di colore rossastro, simile a quello delle ceneri di pirite. E ancora, le operazioni di scavo avrebbero danneggiato il diaframma che isolava almeno in parte la discarica. Inoltre, è molto grave il fatto che il terreno potenzialmente contaminato sia stato usato per coprire il vecchio fosso Moranzani, andando così a spargere inquinanti anche dove non erano presenti. Vado avanti altrimenti sforo nei tempi.
Slow Press ha pubblicato sul proprio canale YouTube il video di un sopralluogo effettuato a fine aprile 2023, contenente l’intervista di un tecnico della ditta esecutrice e un tecnico ARPAV, dal quale emerge che la gravità della situazione è incontestata, tanto che si prevede l’esecuzione di lavori di copertura dell’area.
Considerato che la situazione insiste in uno scenario già gravemente minacciato sul piano della tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente, sia con riferimento ai livelli fuori norma di benzene rilevati tra dicembre 2022 e gennaio 2023, sia con riferimento alla volontà di ENI di realizzare un nuovo inceneritore, l’esposizione dei materiali inquinanti può rappresentare un pericolo di per sé e comunque sussiste il rischio di dilavamento delle sostanze in conseguenza delle abbondanti piogge, per non dire del rischio di percolazione nell’ipotesi in cui, come paventato nell’esposto citato in diaframma di isolamento della discarica sia stato effettivamente compromesso.
Si interroga, quindi, la Giunta regionale per sapere quali analisi sono state effettuate nei luoghi di cui sopra e quali azioni per la messa in sicurezza dell’area intenda porre in essere o siano già state poste in essere, e quali saranno le misure per la tutela della salute e dell’ambiente in tempi brevi, in tempi rapidi.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Risponde l’assessore Calzavara.
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Il progetto esecutivo relativo al completamento e ricalibratura dei corsi d’acqua del bacino di Malcontenta, fosso di via Moranzani, rientra fra le opere idrauliche individuate dall’articolo 8 “Interventi rete idraulica Bacino Lusore” dell’accordo di programma Moranzani del 31 marzo 2008 ed è stato approvato dal soggetto attuatore e dal Commissario straordinario delegato per il rischio idrogeologico nel Veneto con decreto n. 55 del 21 dicembre 2020 in qualità di soggetto competente alla realizzazione degli interventi dell’idraulica del Lusore.
Il soggetto esecutore di tale intervento, individuato dal sopracitato soggetto attuatore con decreto n. 7 dell’8 maggio 2017 è il Consorzio di Bonifica Acque Risorgive.
Si sottolinea che l’intervento di ricalibratura del fosso di via Moranzani, oltre ad essere necessario ai fini di contribuire ad attenuare le problematiche idrauliche nell’area corrispondente al bacino Malcontenta, riveste carattere di particolare urgenza in quanto la sua realizzazione è propedeutica alla messa in sicurezza permanente dell’area Moranzani B che, assieme ad altri siti di discarica, è stato oggetto della sentenza di condanna del 2 dicembre 2014 nella causa C196/13.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con delibera del 24 marzo 2017, ha nominato il generale Giuseppe Vadalà Commissario unico col compito di realizzare tutti gli interventi necessari all’adeguamento alla vigente normativa delle discariche abusive, per la cui mancata messa a norma, lo Stato italiano è stato condannato con la sentenza sopracitata.
Il progetto di ricalibratura del fosso di via Moranzani è stato anticipato da una campagna di analisi dei terreni oggetto di scavo, eseguiti in coordinamento con ARPAV per individuare le più corrette modalità di gestione degli stessi nel rispetto delle prescrizioni del parere della Commissione Tecnica Regionale VIA del 23 novembre 2011.
Gli esiti analitici hanno evidenziato la conformità dei campioni ai limiti normativi di Tabella 1, colonna B, allegato 5, parte IV, Titolo V del decreto legislativo 152/2006, tranne che per un modesto quantitativo, che è stato classificato come rifiuto, e che quindi verrà gestito come tale secondo la normativa vigente.
Tali materiali di scavo sono movimentati all’interno del cantiere e funzionali al completamento dell’intervento di messa in sicurezza dell’area Moranzani B, con la garanzia di gestione nell’ambito di un soggetto di bonifica ai sensi dell’articolo 242 del decreto legislativo 152/2006 e diaframmato dal 2016.
A far data dalla nota del Consorzio di Bonifica Acque risorgive (protocollo 5322 del 4 aprile 2023) di richiesta di un incontro congiunto, l’Area tutela e sicurezza del territorio, svolgendo un ruolo di coordinamento nell’ambito degli interventi previsti dall’accordo di programma Moranzani si è attivata coinvolgendo le strutture regionali interessate, Città Metropolitana di Venezia e ARPAV, al fine di individuare le possibili soluzioni alle problematiche emerse nel corso dell’esecuzione dello scavo del fosso di via Moranzani.
Nel corso di tali incontri è stata individuata la soluzione di realizzare un intervento di impermeabilizzazione del fosso medesimo, con l’obiettivo di eseguire un primo presidio ambientale di immediata realizzazione per la messa in sicurezza idraulica del fosso.
I tempi di realizzazione di tale intervento sono estremamente ristretti, data la necessità di coordinamento con il cronoprogramma delle attività del Commissario unico per le discariche abusive, per portare in espunzione dalla procedura di infrazione comunitaria la discarica Moranzani B.
Si precisa che il fosso attualmente è un invaso nel quale le acque presenti risultano segregate grazie alla predisposizione di appositi presìdi idraulici che impediscono la connessione idraulica del fosso con la restante rete consortile.
Le acque presenti nella nuova sezione del fosso, accumulatesi anche a seguito dei recenti eventi meteorologici, sono inviate a trattamento presso uno specifico impianto di depurazione. È opportuno sottolineare che all’intervento di messa in sicurezza idraulica di prima fase seguirà un intervento di seconda fase attraverso il completamento del pacchetto di impermeabilizzazione del fosso, con capping permanente, che dovrà rispettare i requisiti minimi previsti dal decreto legislativo n. 121 del 3 settembre 2020, da realizzarsi nell’ambito delle opere di ricomposizione ambientale del fosso, in continuità con il futuro capping della discarica Vallone Moranzani.
Speaker : PRESIDENTE
Consigliera Baldin, prego.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie.
Grazie, Assessore. Mi dichiaro parzialmente soddisfatta perché, da una parte, si apprende quali saranno gli interventi di pronta realizzazione, ma non si danno delle tempistiche e, dall’altra, con interventi di più lungo termine, anche qui, non si sa con quali garanzie sulla realizzazione, in tempi brevi, si spera. Effettivamente, si tratta di un problema noto alla popolazione e che desta tanta preoccupazione e timori nei cittadini di quell’area, che ‒ ricordiamolo ‒ è oggetto di sanzioni anche dall’Europa, proprio per l’incapacità dello Stato italiano di far fronte alla gestione delle discariche abusive.
In quest’area del nostro Veneto, purtroppo, c’è una situazione pesante di inquinamento che va affrontata, che non è stata affrontata fino ad oggi, in tempi rapidi e con modalità efficaci.
Quindi, se da un lato ci sono questi interventi in programma, non è dato sapere con quali tempistiche. Questo credo sia un problema. La situazione continua ad essere preoccupante. Anche rispetto agli articoli di stampa che abbiamo letto venerdì scorso, c’è una situazione, anche in una proprietà privata, di acque in un fossato, che non sono di certo del colore naturale, come dovrebbero essere, ma sono di colore rosso, in un fosso, in una proprietà privata vicino a Via Moranzani o sul limitare di Via Moranzani.
Questa situazione è una costante fonte di timori da parte dei cittadini. Continueremo, quindi, a chiedere, a controllare che vi sia l’attenzione che merita quest’area, proprio per tutelare tutti i cittadini. Il nostro compito, quello dei Consiglieri regionali, è anche quello di fare da sentinelle del territorio e far emergere quello che manca o che viene sottovalutato da parte delle Istituzioni, cercando di fare il possibile per migliorare la situazione esistente.
Speriamo sia sempre più oggetto di attenzione da parte di questa Giunta regionale l’area tra Marghera e Malcontenta, perché merita un’attenzione particolare, data la fragilità dell’area e la presenza di inquinamento ad altissimi livelli.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliera. Adesso possiamo passare... vuole chiedere la parola? Sì.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Intervengo di nuovo sull’ordine dei lavori per sollecitare da parte della Presidenza la calendarizzazione il prima possibile nella Quinta Commissione, come è stata assegnata dai nostri uffici, la proposta di legge popolare n. 217...
Speaker : PRESIDENTE
Mi scuso, Consigliera, però questo non riguarda il Consiglio. Deve protocollare la richiesta... farla in Conferenza Capigruppo protocollarla alla Presidenza della Quinta. Grazie.
Bene, passiamo al punto all’ordine del giorno.... al successivo punto ordine del giorno: “Assestamento del bilancio di previsione 2023-2025”. Relatrice, consigliera Cestaro.
Speaker : Silvia CESTARO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Consiglieri. Ai sensi dell’articolo 21 della legge regionale 29 novembre 2001, n. 39, e dell’articolo 50 del decreto legge 118 del 2011 ogni anno con legge viene approvato l’assestamento del bilancio di previsione sulla base delle definitive risultanze contabili relative all’esercizio precedente. Esso si sostanzia in una variazione di bilancio sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi, del Fondo pluriennale vincolato e del Fondo crediti dubbia esigibilità accertati in sede di rendiconto dell’esercizio scaduto il 31 dicembre precedente, fermi restando i vincoli in cui all’articolo 40 del citato decreto legge 118.
Come previsto dalla legge n. 118, la Giunta regionale ha fatto precedere l’adozione del disegno di legge di assestamento del bilancio 2023-2025 all’assunzione dei seguenti provvedimenti: il riaccertamento ordinario dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2022, la variazione di bilancio 2023-2025 conseguente al riaccertamento ordinario dei residui e dei vari adempimenti e con tale atto sono state apportate le variazioni di bilancio conseguenti al suddetto riaccertamento mediante l’adeguamento del Fondo pluriennale vincolato e gli stanziamenti di bilancio 2023-2025.
Il disegno di legge del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2022, presentato in Consiglio regionale nel maggio del 2023, in merito al quale il Collegio dei Revisori dei conti, con parere del 16 maggio 2023, si è espresso con parere favorevole circa la sua approvazione attestandone la corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria.
La Sezione regionale di controllo della Corte dei conti lo ha parificato il 4 luglio 2023.
Il provvedimento è stato poi approvato da quest’Aula nella seduta del 18 luglio 2023.
Alla luce delle risultanze contabili e dell’esercizio finanziario 2022, si evidenziano i seguenti risultati. I residui attivi ammontano a 5.224,1 milioni di euro, quelli passivi a 4.296,1 milioni e il Fondo cassa a 1.288,7 milioni; il disavanzo finanziario alla stessa data, considerando le quote accantonate e quelle vincolate, è accertato nella somma di 1.379,1 milioni, di cui 1.284 rappresentano l’ammontare residuo da rimborsare al Fondo anticipazioni di liquidità, di cui all’articolo uno dei commi 692 e 700 della legge n. 204 “Informazione di bilancio annuale”. 95,1 milioni rappresentano l’ammontare del debito autorizzato e non contratto.
Il rinnovo dell’autorizzazione a contrarre debito nella forma di mutui, prestiti obbligazionari e altre forme di indebitamento consentite dalla legislazione vigente, di cui all’articolo 3, comma 1, della legge regionale 32 del 2022 del bilancio di previsione a copertura del DANC è dunque ridotto di 90,1 milioni di euro da quanto inizialmente previsto, che era di 185,2 milioni.
La nota integrativa evidenzia la costante riduzione del DANC che dal 2014, quando ammontava a 2039,3 milioni, è passato al 31 dicembre 2022 a 95,1 milioni, a rimarcare l’impegno dell’Amministrazione regionale nel ridurre sensibilmente tale disavanzo, che corrisponde ad investimenti effettuati negli esercizi precedenti al 2015, la cui copertura era garantita con ricorso al debito mai effettivamente contratto in quanto la liquidità regionale e le norme allora vigenti permettevano comunque di sostenerli.
Per quanto concerne il Fondo crediti dubbia esigibilità la sua di consistenza subisce, con riferimento all’esercizio 2023 un lieve aumento, passando da un valore stimato in sede di bilancio di previsione di complessivi 274,1 milioni a 274,58 in sede di assestamento.
Con riferimento ai due esercizi successivi si registrano lievissime riduzioni rispetto alle previsioni fissate inizialmente dalla legge di bilancio: 238,93 milioni nel 2024 e 221,39 per il 2025.
Sul fronte delle entrate, le previsioni sono state aggiornate in relazione all’andamento degli accertamenti e delle riscossioni rilevanti ai fini della quantificazione delle entrate regionali. L’aggiornamento, in particolare, riguarda la restituzione dell’avanzo di amministrazione della gestione autonoma del Consiglio regionale, il cui importo è pari a 11,18 milioni.
Pertanto, al fine di adeguare la competenza degli importi che si prevede di accertare nell’esercizio 2023, il PDL di assestamento 2023-2025 apporta una variazione in aumento dell’entrata pari all’importo, la restituzione alla Giunta regionale di quote di risorse erogate ai Gruppi consiliari per 0,63 milioni, il gettito netto derivante dalla manovra fiscale sull’IRAP per l’importo di 17,22 milioni alla luce delle maggiori entrate erogate dallo Stato a seguito della revisione da parte del Ministro dell’economia e delle finanze delle stime di gettito, il rimborso da RFI S.p.A. del contributo per la realizzazione del sottopasso ferroviario di Montebelluna in convenzione nel 2016 per l’importo di 0,65 milioni a titolo di concorso da parte di RFI alle spese per la realizzazione delle opere previste nell’articolo 8 della suddetta convenzione, l’assegnazione statale per azioni finalizzate al miglioramento dell’attrattività turistica del territorio nazionale, il Fondo unico per il turismo, in parte corrente, per un importo di 0,7 milioni a titolo di trasferimento di risorse da parte del Ministero del turismo per iniziative già concluse nell’esercizio precedente e ancora alcuni capitoli in entrata che hanno subito un adeguamento dello stanziamento, poiché assoggettati al Fondo credito di dubbia esigibilità per 0,72 milioni.
La somma delle voci di cui sopra ammonta a un totale di 31,12 milioni e rappresenta il margine di manovra da destinare alle politiche di spesa regionale.
Quanto alle previsioni delle spese, la proposta di assestamento rimodula, come di consueto, ricorrendone le condizioni, alcune autorizzazioni legislative, recependo in tal modo alcune esigenze emerse nel primo semestre di gestione del bilancio, penalizzando le risorse a linee di spesa attuative delle scelte fondamentali del programma di mandato dell’XI legislatura.
Tali rimodulazioni si traducono esclusivamente in operazioni compensative tra stanziamenti già allocati a bilancio, senza dar vita a nuove linee di spesa in quanto, come è noto, la legge di assestamento non deve connotarsi come un’ulteriore manovra di bilancio a metà anno.
Inoltre, la su citata riduzione complessiva dell’autorizzazione a contrarre debito per l’importo di 90,1 milioni ha comportato un adeguamento degli oneri di indebitamento per gli anni 2024-2025 del bilancio di previsione.
Un ulteriore minor onere viene rilevato dalla previsione di non utilizzo degli stanziamenti del bilancio di previsione per gli anni 2024-2025, relativi alle penali connesse alla ricontrattazione dei mutui con oneri a carico della Regione.
La somma dei minori oneri di cui sopra comporta un risparmio complessivo di euro 22,3 milioni per il 2024 e di 11,1 milioni per il 2025, che permette in quota parte di contribuire al finanziamento delle linee di spesa illustrate oltre.
Relativamente alle variazioni incrementative delle autorizzazioni di spesa, di seguito si riportano i movimenti apportati all’interno di ogni missione per le rispettive leggi regionali, e vado ad elencarle.
Nell’ambito della Missione 1, Servizi istituzionali generali e di gestione, sono destinati complessivamente 4,64 milioni aggiuntivi. Tra questi, si assegnano 3,65 milioni per il sistema informativo regionale; 0,9 milioni per i beni del patrimonio regionale.
Nell’ambito della Missione 2, Ordine pubblico e sicurezza, sono rifinanziati gli interventi regionali per la promozione della legalità e della sicurezza per 0,2 milioni.
Nell’ambito della Missione 4, Istruzione e diritto allo studio, 3 milioni sono destinati a favore della legge regionale 1 del 2001 (il cosiddetto buono scuola).
Per quanto concerne la Missione 5, Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali, è stata rifinanziata la legge regionale n. 70 del 1975 (Contributi e spese per l’organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale) per 0,5 milioni, nonché la legge regionale n. 17 del 2019 (Legge per la cultura) per 400.000 euro.
È stato inoltre rifinanziato il contributo a favore dell’Associazione regionale per la promozione e diffusione del teatro e della cultura (Arteven) per 200.000 euro. Ulteriori 200.000 euro sono destinati al programma regionale per la promozione dei grandi eventi. Considerando altri rifinanziamenti di minore importo, si arriva a totali 1,43 milioni aggiuntivi nel 2023.
Nell’ambito della Missione 6, Politiche giovanili e tempo libero per lo sport è stata rifinanziata l’impiantistica sportiva per 0,5 milioni; 100.000 euro sono finanziati alla promozione dello sport. Nell’ambito della Missione 7, Turismo, 1,05 milioni sono destinati al rifinanziamento della legge regionale n. 11 del 2013 (Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto) in aggiunta ai 3,47 milioni stanziati ad inizio anno.
Nell’ambito della Missione 9, Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente, vengono destinati complessivamente 5,03 milioni, di cui 1 milione per la riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, 0,9 milioni per contributi ad ARPAV per oneri contrattuali per ciascun anno del triennio 2023-2025 e 0,9 milioni per interventi di tutela a difesa delle coste venete. Altri 0,9 milioni in materia di gestione dei rifiuti di cui alla legge regionale n. 3 del 200, 400.0000 euro per interventi di sistemazione idraulico-forestale, 300.000 per interventi di prevenzione e soccorso per calamità naturali, 80.000 euro per attività di cava.
Quanto alla Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità” vengono destinati complessivamente 4,68 milioni, tra cui 2,5 milioni per interventi sulla rete viaria affidata a Veneto Strade Spa, 1,62 milioni per il canone leasing relativo all’acquisto di treni, 150.000 euro per ciascun anno 2023, 2024 e 2025 per il servizio di escavazione porti, 300.000 euro per il marketing territoriale e 100.000 euro per le spese di funzionamento di Infrastrutture Venete.
Per quanto riguarda la Missione 11 “Soccorso civile” vengono destinati 325.000 euro a favore della legge regionale n. 13/2022 “Disciplina delle attività di Protezione civile”.
Nella Missione 12 “Diritti sociali e politiche per la famiglia” è stato rifinanziato con 4 milioni il sostegno di iniziative a tutela dei minori, 2,5 milioni finanziati da maggiori entrate e 1,5 milioni da risorse di competenza dell’Assessorato.
La Missione 14 “Sviluppo economico e competitività” beneficia di ulteriori 260.000 euro, di cui 100.000 destinati a manifestazioni fieristiche e iniziative di promozioni regionali, 80.000 euro per la promozione del gelato tradizionale, oltre 50.000 euro alla promozione economica e all’internazionalizzazione delle imprese venete e 30.000 euro per la raccolta e la commercializzazione dei funghi.
Alla Missione 16 “Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca” vengono destinati 18,7 milioni nel triennio, di cui 12,4 per il 2024 e 2,25 per l’anno 2025 a titolo di cofinanziamento regionale per il piano PSN PAC 2023-2027, 3 milioni a titolo di cofinanziamento del FEAMP 2014-2020 nel 2023 e 0,59 milioni nel triennio come contributo funzionamento ad AVEPA, 250.000 euro per il 2023 a favore della legge regionale n. 50/1993 sulla protezione della fauna selvatica e dell’attività venatoria, 200.000 euro per il 2023 a favore della legge regionale n. 19/1998 relativa alla tutela delle risorse idrobiologiche e della fauna ittica.
Nell’ambito della Missione 20 “Fondi e accantonamenti”, Programma 3 “Altri fondi”, il Fondo speciale per le spese correnti, di cui all’articolo 7 della legge regionale n. 32/2022, bilancio di previsione 2023-2025, è incrementato di 1,8 milioni per l’esercizio 2023 e di 400.000 euro per gli esercizi 2024 e 2025. Il Fondo speciale per le spese in conto capitale, di cui all’articolo 7 della legge n. 32/2022, sempre bilancio di previsione 2023-2025, è incrementato di 1,2 milioni per l’esercizio 2023 e di 2,6 milioni per ciascun esercizio 2024 e 2025. Tali incrementi risultano importanti in quanto i fondi in questione rappresentano la primaria fonte di provvista per la copertura finanziaria dei progetti di legge di iniziativa consiliare e la loro dotazione è andata riducendosi all’indomani dell’approvazione di otto leggi regionali di spesa nel corso del primo semestre 2023.
Alle misure implementative appena descritte, si aggiunge una manovra compensativa tra allocazioni già previste in bilancio, che si sostanzia in modifiche alle dotazioni di cui alle leggi di spesa principalmente concernenti l’esercizio 2023 e di cui si trova il dettaglio nella nota integrativa.
A conclusione, il percorso istruttorio ha avuto il parere favorevole di tutte le Commissioni consiliari e del Consiglio delle autonomie locali. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Consigliera.
Correlatrice Camani. Ci siamo? Perfetto.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, presidente Zottis.
L’approvazione della manovra di assestamento di bilancio è un passaggio che annualmente si compie dopo l’approvazione del rendiconto dell’esercizio precedente, avvenuta infatti un paio di settimane fa, e, sulla base delle risultanze contabili... anche sulla base delle risultanze contabili dell’anno precedente. In sede di rendiconto, infatti, si certificano una serie di poste di bilancio, quali la consistenza dei residui attivi e passivi, il Fondo pluriennale vincolato, il Fondo crediti dubbia esigibilità, il risultato di amministrazione che hanno degli effetti, pur essendo riferiti al 2022, anche nel bilancio corrente.
E poi ci sono altre partite, principalmente di entrate correnti che nel frattempo sono andate a maturazione.
Sulla base di queste correzioni di metà esercizio e tenendo ovviamente saldi e fermi gli equilibri di bilancio e di finanza pubblica, si procede alla prima manovra di assestamento del bilancio regionale. Si tratta di un intervento, di un provvedimento previsto dalle norme e dagli atti ordinari della gestione, la cui funzione principale è sostanzialmente quella di recepire i risultati della chiusura contabile dell’esercizio precedente e di trasferirli ovviamente sul bilancio di previsione dell’esercizio in corso.
A parte però questi aspetti di natura tecnica, il bilancio di assestamento... il primo bilancio di assestamento dovrebbe essere anche l’occasione di una prima valutazione rispetto alle previsioni iniziali dell’anno, rappresentando l’opportunità di verificare l’adeguatezza delle consistenze di alcune poste di bilancio, di affrontare, se serve, le emergenze emerse nel corso dei primi sei mesi dell’anno, di ricalibrare, se ritenuto necessario, l’ordine delle priorità degli interventi regionali.
Io credo che questo dovrebbe essere il nodo politico più importante e più rilevante della discussione di oggi ed è ciò che qualifica una manovra di assestamento rispetto ad un’altra.
Ora, per carità, darò alcuni numeri che ci consentono semplicemente di comprendere le dimensioni dell’intervento di cui stiamo parlando.
Abbiamo un disavanzo finanziario che ci riportiamo dal 2022 di quasi 1,4 miliardi tra il fondo di anticipazione liquidità e il DANC. Un importo, è vero, in progressiva riduzione, ma è un importo ancora consistente, che inciderà inevitabilmente sulle politiche del bilancio regionale dell’anno in corso e degli anni futuri.
Su questo non ritorno perché abbiamo già avuto modo di discuterne ampiamente in fase di redazione di rendiconto, ma noi sappiamo già che la nostra discussione attorno al bilancio dell’anno corrente sarà anche per il 2023 viziata da questo debito pregresso rilevante.
Sempre dal 2022 ci riportiamo rilevanti risorse, quasi 12 milioni, che nella gestione autonoma del Consiglio regionale vengono restituite alla Regione.
Anche su questo sarebbe il caso, poi, quando sarà il tempo di fare alcuni approfondimenti, perché non è fisiologico, e forse neppure sano che ogni anno la gestione del Consiglio regionale restituisca, perché non spesa, una cifra così importante di risorse. Quindi, anche su questo c’è da fare qualche valutazione.
Sempre sul fronte delle entrate e dunque di nuove disponibilità, l’altra grande partita riguarda l’aumento, per oltre 17 milioni di euro, di un trasferimento statale di gettito IRAP.
In linea di massima, sono queste le poste più rilevanti che aumentano le risorse disponibili e che oggi ci consentono di affrontare una manovra di assestamento di circa 31 milioni di euro.
Dopo i primi sei mesi dell’anno, noi registriamo maggiori entrate, che sono appunto i soldi che il Consiglio regionale restituisce alla Regione e che sono i maggiori trasferimenti che lo Stato ci fa in virtù delle compensazioni del gettito IRAP.
Una prima riflessione vorrei farla sul punto. La manovra di assestamento, che avviene a metà anno, quindi ad un tempo sufficientemente congruo per aver maturato alcune valutazioni.
Le risorse recuperate di cui noi andiamo a discutere oggi la destinazione non arrivano da risparmi di spesa, o da valutazioni puntuali nel merito di allocazione delle risorse, ma semplicemente dalla registrazione di rettifiche su entrate che dipendono da altri enti.
Lo preciso perché semmai il passaggio formale dell’assestamento avesse potuto essere l’occasione per riaggiustare o implementare alcune politiche pubbliche, possiamo dire che questa è un’occasione oggettivamente mancata. Non c’è una valutazione nel merito rispetto alle poste di previsione iniziale fatte a dicembre dell’anno scorso. C’è una piccola manovra compensativa, che però sono tutti spostamenti di capitoli per una migliore definizione della spesa; ma non c’è alcuna valutazione rispetto alla domanda.
Ma quando abbiamo fatto il bilancio di previsione 2023 a dicembre 2022, cioè sette, otto mesi fa, e abbiamo immaginato alcune allocazioni di risorse in alcuni capitoli, non ce n’è uno che abbiamo sbagliato? Esattamente, andava tutto bene? Non è un caso, se ci pensate, che molti enti, da altre Regioni, ma anche piccoli Comuni, colgono l’occasione obbligatoria del passaggio contabile del bilancio di assestamento per fare una piccola revisione delle previsioni iniziali. Molto spesso alla manovra di assestamento è accompagnata una variazione di bilancio, quindi non solo registro le partite contabili, ma ne approfitto per fare il punto rispetto a nuove priorità, a ricalibrare alcuni assestamenti in entrata, a valutare la mia capacità di impegnare le risorse.
Questo ovviamente non c’è. Dunque abbiamo i 31 milioni. La relatrice ha fatto l’elenco puntuale e preciso delle tantissime leggi che andiamo a finanziare con questi 31 milioni, che molto spesso sono integrazioni di spesa che non dipendono dalle necessità rappresentate in quel capitolo, missione e programma.
Faccio alcuni esempi. Ci sono una serie di contributi a pioggia spalmati tra i vari Assessorati. Si tratta di poste spesso non particolarmente rilevanti nell’entità, che non corrispondono a una specifica necessità, a uno specifico impegno, ma che rimpinguano capitoli di spesa che devono essere progressivamente innalzati. Tant’è che molto spesso in questi aumenti di spesa non è indicata un’azione precisa per cui abbiamo ritenuto necessario aumentare quel capitolo di spesa. Non si tratta di nuovi bisogni da affrontare. Si tratta che se ho 1 milione da spendere so già che 100.000 vanno alla Protezione civile, 100.000 vanno al turismo, 100.000 all’agricoltura. Come fosse una distribuzione cencelliana delle risorse, rispetto alla quale non abbiamo notizia di un bisogno oggettivo.
Per esempio, sarebbe interessante vedere ‒ in questo caso non c’è stato tempo, ma assicuriamo che lo faremo alla prossima manovra di assestamento ‒ quante delle risorse nei capitoli che andiamo a rimpinguare siano state, nei primi sette mesi dell’anno, realmente impegnate. Se io ho uno stanziamento iniziale di 5 milioni di euro e dall’assestamento vedo che al 30 giugno ho impegnato 1,5 milioni, quindi ho ancora 3,5 milioni di disponibilità in quel capitolo che non sono stati impegnati, che senso ha aggiungerci 200.000-300.000 euro, senza che ci sia un obiettivo preciso da perseguire? Se non quello di dare, appunto, la quota parte al singolo Assessorato, alla singola direzione. Ripeto: in molti casi, anche con questa manovra, andiamo ad ingrossare capitoli che in larga parte presentano una bassa percentuale di spesa impegnata.
Una seconda modalità di intervento con cui affrontiamo sempre le manovre di assestamento è quella di andare a rimpinguare capitoli che, per abitudine, sono sottodimensionati in fase previsionale. Con questo metodo si affronta, sostanzialmente da tempo, tutto il finanziamento del comparto cultura. La collega Ostanel ne ha fatto una battaglia, devo dire insieme ai colleghi della Sesta Commissione, per provare a limitare l’impatto di questa modalità. Ogni manovra di bilancio, puntualmente, andiamo a intervenire, seppure in ritardo, sui finanziamenti nel comparto cultura. E lo facciamo anche in questo caso. La legge n. 49, scorriamo un po’ di graduatoria, la nuova legge n. 17, scorriamo un po’ di graduatoria, Arteven (diamo un contributo), i grandi eventi (200.000 euro), un po’ di sport (100.000 di qua, 150.000 di là). Anche il settore turismo ormai da anni funziona così, che è sempre sottodimensionato in fase di previsione, con la promessa che, alla prima manovra, il milione fisso tradizionale all’Assessorato... non si arrabbia neanche più Caner quando, in fase di bilancio di previsione non ha le risorse sufficienti, tanto sa che poi appena troviamo quelle che mancano, gliele diamo.
Ora è chiaro, credo, quanto questa scelta impatti sulla capacità di programmare dell’Ente regionale, ma anche e soprattutto sulla possibilità che i soggetti beneficiari di questi contributi hanno di pianificare la propria attività.
Ma davvero voi pensate che i soggetti che partecipano del comparto cultura ai bandi, che voi fate sulle leggi che noi abbiamo approvato, possono aspettare di vedere se alla manovra di bilancio successiva ci mettete qualche soldo per scorrere la graduatoria e non si sa fino a che punto la scorrete? Perché di sicuro non riusciremo a soddisfarla tutta, ma il soggetto operatore della cultura con che capacità di programmazione può lavorare in questa maniera? Se sa o non sa se vede soddisfatta la sua richiesta di contributo, quando lo decidete voi nel corso dell’anno, molto spesso alla fine dell’anno addirittura. Io vi assicuro che non trovo una spiegazione credibile a questa modalità di procedere sapendo peraltro che le risorse possono essere impegnate formalmente dal punto di vista contabile, quando sono formalmente accertate e riscosse. Quindi questa modalità per cui partiamo sempre con un bilancio di previsione sottodimensionato, in modo da lasciare tutti con un pezzetto che gli manca e poi, nel corso dell’anno, progressivamente aggiungere delle entrate da distribuire a pioggia, in parte agli Assessorati, in parte a chi non era stato soddisfatto in sede di previsione, è, dal mio punto di vista, un non senso dal punto di vista contabile, un danno vero dal punto di vista politico, che ha un unico obiettivo, guardate: quello di far aumentare il potere contrattuale di chi i cordoni di quella borsa li apre più volte nel corso dell’anno quando vuole lui, come vuole lui e a chi vuole lui. Non c’è altra spiegazione. Almeno io non me la riesca a dare, eventualmente me la spiegherete voi.
Io credo che, se questa è la modalità di organizzare e pianificare l’attività di bilancio dell’Ente regionale, lo dico perché so che ogni volta che, mi dispiace per l’assessore Calzavara, affrontiamo argomenti all’ordine del giorno che riguardano il bilancio, ci sono tutti colleghi un po’ annoiati, perché effettivamente è un argomento tecnico, si parla di numeri.
In realtà, quando si fanno i bilanci, gli assestamenti, le variazioni di bilanci, i rendiconti, i bilanci consolidati è il momento più importante in cui si fa la programmazione politica, perché, al netto dei tanti bei discorsi e delle tante belle leggi che approviamo, quei discorsi e quelle leggi, senza questi numeri qua, non vogliono dire niente.
Forse sarebbe utile prestare un po’ di attenzione a dove sono stati messi questi soldi, i 31 milioni – la correlatrice ha passato un quarto d’ora a fare l’elenco di tutte le leggi finanziate – e a chiederci se oggettivamente, nel contesto che stiamo vivendo quella è l’allocazione migliore, se davvero possiamo accontentarci anche questa volta di una distribuzione ordinaria, e non entro neanche nel merito della qualità, e certamente di una gestione ordinaria senza una valutazione accurata su ciò che c’è già, su ciò che serve e, peggio ancora, su ciò che non c’è.
Partiamo da ciò che c’è. Ci sono alcune cose che io, per esempio, ho apprezzato. Siccome dico sempre cose negative, cito qualche elemento interessante: l’adeguamento al contributo di ARPAV per il rinnovo dei contratti, stipendi dei lavoratori, giusto, l’aumento dello stanziamento per gli interventi sul dissesto idrogeologico per far fronte all’incremento dei costi, problema oggettivo a cui si fa riferimento. Meno bene, per esempio, assessore Calzavara, che ancora una volta, sempre con quel meccanismo di cui sopra, andiamo ancora una volta ad aumentare il finanziamento della cosiddetta legge del Presidente.
Si tratta dell’articolo 25 della legge regionale n. 2/2006. È una linea di finanziamento definita con la legge finanziaria del 2006 che, quando è stata costruita, aveva un’ambizione ben precisa, cioè quella di finanziare infrastrutture strategiche per sponsorizzare il marketing territoriale della nostra Regione.
Nel 2006 il legislatore regionale ha detto: siccome crediamo nell’immagine turistica della nostra Regione, siccome pensiamo di dover attivare politiche innovative di marketing territoriale che necessitano di infrastrutture, ci inventiamo e costruiamo questa nuova linea di spesa.
Peccato che da allora quella linea di spesa non è utilizzata in maniera organica dentro la programmazione dell’Assessorato al turismo, dell’Assessorato alle infrastrutture. È una linea di spesa che, per ragioni a me ignote, qualcuno me lo spiegherà – è stata assunta direttamente dalla Presidente della Regione, che dice: i soldi dentro quella linea di spesa sono miei e me li spendo come voglio io.
La missione, il programma e il capitolo che erano stati indicati dal legislatore regionale nel 2006 per quella linea di spesa sono relativi, e non devo rendere conto a nessuno, tantomeno alla Giunta, di come spendo quelle risorse. A me va benissimo, è fisiologico, e anche forse giusto che un Presidente di Regione, come un Sindaco abbia delle risorse, che decide lui come spendere sulle operazioni che ritiene strategiche. Ma allora ce la dovete raccontare così, non spiegarci che è una legge che noi finanziamo per i grandi eventi e per il marketing territoriale, quando invece è una legge con cui il Presidente Zaia finanzia le cose che interessano a lui.
Di cosa si tratta, allora? Io sono andata a vedere negli ultimi anni: per carità, il Presidente nel 2021, per esempio, per 260.000 euro – senza che questo Consiglio dicesse niente sul punto, senza che la Giunta dicesse niente sul punto – ha deciso per esempio che gli interessava finanziare i siti UNESCO. Quindi ha detto: sai che c’è? Ho 260.000 euro, li spendo per i siti UNESCO; sai che c’è? Li spendo per finanziare iniziative editoriali che promuovano le Olimpiadi: che va benissimo, ma sta dentro quale lettura? Quale missione di promozione territoriale? Quale cornice generale?
Sai che c’è? Do un incarico a Veneto Innovazione, per promuovere i grandi eventi che piacciono al Presidente: le Olimpiadi, le Colline del Prosecco, do un sacco di soldi a Veneto Innovazione, che fa una bella campagna pubblicitaria sulle belle idee che ha avuto il Presidente.
Faccio una ricerca, ma qua non ho capito cosa c’entra con la promozione territoriale e le infrastrutture. Do decine di migliaia di euro alla Fondazione Nord Est perché mi faccia una ricerca per capire le ragioni per cui i giovani veneti emigrano: che va benissimo; ma cosa c’entra con quella linea di finanziamento? Niente, ma è un’idea che ha avuto il Presidente.
Faccio il concorso perché gli YouTuber – Canal – facciano gli ambasciatori del Veneto. È bella, carina, la finanzio così, e non devo mica rendere conto al Consiglio regionale. Ho la mia borsetta personale, mi sveglio una mattina e mi invento che Canal deve fare la promozione del Veneto, non è che chiedo all’Assessore al turismo se quello che dice Canal è coerente con l’immagine turistica del Veneto. Perché “se schei mi fasso quello che vuio. So’ il Presidente”.
Le iniziative editoriali sulle Olimpiadi. Pregevolissime. Ma stanno dentro la rendicontazione delle spese per le Olimpiadi o, come sempre, sono spese extra di centinaia di migliaia di euro, che non contano nella contabilità delle Olimpiadi? Siccome il Presidente è un fan delle Olimpiadi, usiamo queste risorse per le Olimpiadi. Ora, siccome il Fondo era di 260.000 euro nel 2021, 800.000 nel 2022, per arrivare a oltre 1 milione di euro quest’anno, con i 300.000 euro che ci mettete con questa nuova manovra di assestamento, siccome, Assessore, giustamente lei, ogni volta che noi avanziamo pretese, ci dice che non ci sono soldi, che la Regione del Veneto, il Consiglio regionale, se è tanto, per un anno intero ha 60 milioni da spendere liberi... Noi abbiamo 60 milioni, e litighiamo su ogni legge regionale. Il Presidente ha 1 milione per fare il marketing territoriale e le infrastrutture, cioè gli youtuber che spiegano “quanto s’è beo il Veneto”. Ovviamente, tutto in rigorosa lingua veneta.
A me non sembra proporzionato: 60 milioni per tutti noi e 1 milione per il Presidente. Mi andrebbe pure bene se fosse raccontata per quella che è, cioè una legge del Presidente. Il Consiglio regionale dice che un sessantesimo di tutto quello che abbiamo a disposizione, siccome ci fidiamo, lo diamo al Presidente, che si diverte, che è convinto delle Olimpiadi, del Prosecco, degli youtuber. Nel frattempo noi ci barcameniamo con i soldi che non ci sono mai per la pesca (vado in ordine), per la cultura, per le infrastrutture, per la Protezione civile. Quelli non ci sono mai, però il milione di euro in un anno per il Presidente c’è. Bene.
Ora io vi chiedo: ma è davvero così che si fa? Ma è davvero, non dico neanche il modo di programmare le iniziative di marketing territoriale, ma davvero vi sembra serio che possiamo delegare al Presidente della Giunta... Che, peraltro, venisse qualche volta in questo Consiglio regionale a spiegarmi come lo usa quel milione di euro. Non c’è nessun altro Presidente d’Italia che ha una percentuale di assenteismo dal Consiglio regionale di cui è Presidente come il nostro. Io sono in questo Consiglio regionale dal 2020. 2020, 2021, 2022, 2023: in quattro anni l’ho visto quattro volte, però ha 1.000.000 di euro dei soldi nostri da spendere. A me non sembra proprio serissimo e non ci viene detto niente su come li spende.
Ora, questo è quello che c’è dentro questa manovra che a me non convince, ma ciò che davvero lascia interdetti dentro questa manovra è quello che non c’è in questa manovra di assestamento, cioè dove noi, mentre appunto gli Youtuber promuovono la Regione del Veneto, dove noi non diciamo niente e dove noi non facciamo niente. Io approfitterei di questo assestamento per provare a portare dentro a questo Consiglio regionale è un tema di cui si parla, secondo me molto poco, ma rispetto al quale forse un po’ di valutazioni andrebbero fatte. Ed è il tema della scuola pubblica, scuola pubblica. Siccome abbiamo parlato per mesi, se non per anni, dell’importanza della sanità pubblica, con qualche momento zoppicante dentro questa Regione sulla sanità pubblica, ora vediamo come in questa manovra di assestamento voi trattate la scuola pubblica.
Partiamo dalla scuola dell’infanzia 0-6, bambini, asili nido e scuole materne. Sul fronte delle scuole materne paritarie si conferma essenzialmente il livello ordinario di finanziamento degli anni precedenti, sempre col solito meccanismo, peraltro: te ne do un po’ all’inizio e ti aggiungo a quello che manca a metà anno, 34 milioni di euro. Peccato che nel frattempo ci sono state un po’ di cose che hanno impattato fortemente sull’attività delle scuole dell’infanzia. La prima cosa si chiamano costi... si chiama costi energetici, cioè l’innalzamento pesante delle necessità per far fronte ai costi energetici delle scuole, di tutte le strutture pubbliche e private, in particolar modo delle scuole paritarie. E poi c’è l’altra enorme questione che si chiama denatalità, che tra i vari effetti diretti che ha, ha anche la caduta libera del numero dei bambini. Un numero inferiore di bambini che quindi hanno bisogno del servizio e le scuole paritarie private, che a differenza di quelle pubbliche stanno aperte a prescindere, se non hanno un numero di bambini sufficiente per rendere economica la gestione chiudono, chiudono. Ed è un fenomeno che sta avvenendo da diversi anni nei nostri territori. Non so se ve ne siete accorti. Nella Provincia di Padova solo quest’anno, guardo il capogruppo Soranzo, sono cinque le scuole paritarie che hanno chiuso. Asili e scuole materne, nei quartieri della città di Padova, non di Vo’, della città di Padova.
Immaginate l’impatto di una scuola materna paritaria, che chiude non in centro a Padova, ma in provincia di Belluno, in provincia di Rovigo, in bassa Padovana, nell’altopiano di Asiago.
Io vi chiedo, siccome mi avete spiegato che il Veneto è virtuoso perché in tutti questi anni abbiamo delegato al privato sociale la funzione fondamentale di garanzia dei servizi all’infanzia e che siamo virtuosi perché questo meccanismo è costato meno, verissimo, vi informo, vi do questa notizia, che non basta delegare ad altri una funzione che dovremmo garantire noi come Stato.
Bisognerebbe, una volta che quella funzione si è delegata, essere capaci di sostenere quel tipo di iniziativa, se davvero la si ritiene strategica. Allora, se si fa la scelta di delegare, bisognerebbe anche capire di cosa ha bisogno quel comparto per affrontare alcune delle sfide – ho parlato dei costi energetici, della denatalità – che stanno dentro lo sviluppo della società.
Penso che se noi andiamo a fare questo tipo di analisi ci accorgeremo che i 34 milioni che da “n” anni dedichiamo a questo comparto non sono più sufficienti e che forse servono risorse in più destinate in maniera diversa.
Fare un copia e incolla da un anno all’altro, senza un’analisi dei bisogni, una valutazione delle necessità, una distinzione, per esempio, territoriale degli impatti delle cose di cui abbiamo parlato, rende sostanzialmente la delega che abbiamo fatto per esempio sulle scuole dell’infanzia priva di quella struttura che servirebbe per renderla efficace. Invece, niente, anche quest’anno il medesimo stanziamento. Pensate, addirittura, forse è ancora più grave, all’atteggiamento che questa Regione ha rispetto agli asili nido 0-3, pubblici, scuola pubblica, servizi all’infanzia pubblici. Non esiste. Rispetto alle scuole materne, effettivamente, può esserci in alcuni territori un problema legato al presidio territoriale dell’offerta pubblica, certo non c’è per gli asili nido, perché non c’è Comune dove non ci sia l’asilo nido pubblico 0-3.
Il problema degli asili nido pubblici è il costo, assessore Calzavara, anche se sono pubblici. Quanto incide il costo dell’asilo nido nelle famiglie del Veneto? Quanto mette la Regione per aiutare le famiglie più fragili e in difficoltà con un livello di reddito medio-basso, per affrontare la spesa della retta dell’asilo nido. Se non ce li mette lei i soldi, ce li devono mettere i Comuni. I Comuni grossi hanno la possibilità. Il Comune piccolo meno. Questa è una delle classiche politiche la cui assenza aggrava le diseguaglianze tra le persone e tra i territori.
Vi sembra davvero normale che la Regione del Veneto non metta un euro per abbassare le rette per gli asili nido pubblici? La Lanzarin in Commissione mi ha spiegato che in Veneto versano 5 milioni di euro. Come al solito, la Lanzarin si è dimenticata di dirci che sono 5 milioni che ci dà lo Stato. Ce li dà lo Stato. Aiutano le famiglie meno abbienti a ridurre l’impatto della retta degli asili nido. E la Regione del Veneto mette zero. Zero. Poi venitemi a spiegare che avete intenzione di intervenire contro la denatalità, contro il calo demografico, per sostenere la famiglia. Ma se mettete zero lire per aiutare le famiglie ad affrontare i 400-500 euro al mese che costa la retta mensile di un asilo nido pubblico in questa regione non siete credibili. Mi dispiace.
Ma la cosa ancora peggiore è se uno, non solo guarda dove non li mettete, ma guarda dove li mettete. Sapete dove li mettete tanti soldi? Sulle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado paritarie private. Come si diceva ai miei tempi (adesso sono anziana): medie e superiori private, a cui date 7 milioni all’anno. E zero alla scuola pubblica. Non solo zero ai nidi, ma zero alla scuola pubblica dell’infanzia, ma anche primaria e secondaria. Le uniche risorse che ci sono in questa Regione per le famiglie in difficoltà che mandano i figli alle elementari, alle medie e alle superiori pubbliche sono 2,2 milioni che mette lo Stato per trasporti, borse di studio, libri di testo, attività integrative. Cioè io, che ho un figlio che deve andare alla scuola pubblica, solo se ho un ISEE inferiore ai 15.000 euro e se sto dentro le risorse che stanzia solo lo Stato ho un contributo. Se, invece, mando mio figlio alla scuola privata, alle superiori, alle medie, non alla materna, ho un sacco di soldi. Intanto ho contributi anche se il mio ISEE arriva a 40.000 euro. Mi pagate la retta, mi rimborsate la retta. Cioè se la manda alla scuola pubblica la retta... che non c’è, se la mando alla privata me le ha pagate voi. 7 milioni per le private secondarie in questa Regione, zero per la scuola pubblica!
Ora questa non è una valutazione: li metto di qua piuttosto che di là. Questa è una scelta politica che ci porta ad essere una Regione in cui la scuola pubblica cade a pezzi, altro che autonomia, vogliamo la delega della scuola. Se fate così... e la scuola privata è iper finanziata. Tra l’altro, questo mi riservo di chiedere opinione alla Corte dei conti sul punto: voi finanziate con 6 milioni di euro il buono scuola, cioè il buono che le famiglie che hanno dei figli che vogliono andare alla scuola paritaria possono chiedere alla Regione del Veneto. Poi però, per quella stessa linea di spesa, ci aggiungete 1 milione, che non risulta nel bilancio di previsione o nel rendiconto, dove risultano i 6 milioni che voi ci dite perché prendete 1 milione di euro che l’assessore Donazzan avrebbe in disponibilità per l’inserimento lavorativo dei disabili, tra l’altro, risorse nazionali che finanzia in una legge regionale per l’inserimento lavorativo dei disabili, 900 e rotti mila euro, e li usate e li girate, in maniera molto discutibile, per finanziare ancora di più il bonus scuola. Perché 6.000.000 non vi bastano. Allora li andate a togliere da risorse che servivano per l’inserimento lavorativo dei disabili perché bisogna finanziare le scuole medie e superiori private, mentre la scuola pubblica muore in questa regione. L’apice, l’apice, sarà una cazzata, ma voi li avete mandati alla scuola privata pubblica i vostri figli? Ecco, bravo, peccato che se vai alla scuola pubblica in questa Regione non hai risorse. Dov’è che arriva... dov’è che arriva... dov’è che arriva... dov’è che arriva, a proposito di competenza esclusiva dello Stato, il disinteresse per la scuola pubblica in quella che invece è una competenza esclusiva della Regione, non esclusiva ma concorrente, dove vi comportate esattamente nella stessa maniera. Sa dove, consigliere Favero? Le borse di studio universitarie. Anche lì: sugli ITS, sulle scuole d’informazione, sulle vicende regionali, centinaia, milioni di euro. Sull’università pubblica, le briciole, le briciole, tant’è che il Veneto è una delle poche Regioni in Italia che continua ad avere idonei non beneficiari delle borse di studio e non è che mancano 1 milione o 2 milioni. Con la collega Ostanel abbiam detto: in questo assestamento di bilancio facciamo un po’ di emendamenti per aumentare gli stanziamenti per le borse di studio, ma ne mancano talmente tanti, di soldi, perché è talmente tanto sottofinanziato questo comparto, che è davvero complicato trovarli. Mancano 13 milioni di euro. Ne avete stanziati 8. Ne mancano altri 13. Non è che siamo vicini all’obiettivo.
Poi, anche qua, lo Stato ci aiuterà, arriveranno i soldi da Roma, quella roba là che ci fa schifo, ma ci servono, ma siamo troppo distanti. Siamo troppo lontani. Anche qua, consentitemi, a me va benissimo dare 68.000 euro alla Fondazione Nord-Est perché il Presidente vuole sapere come mai i giovani veneti emigrano. È fondamentale.
Spero che con quei 68.000 euro la Fondazione Nord-Est abbia spiegato al Presidente che i giovani se ne vanno anche perché qua le borse di studio non le trovano e nelle altre Regioni sì.
Lo dicevo io al Presidente, senza aver bisogno di 68.000 euro, che questo è uno dei problemi. Glielo dicevo gratis. Anzi, basterebbe che il Presidente venisse in Aula ogni tanto e gratis qualche idea magari gli può anche venire.
Chiudo con l’ultima questione, sebbene ce ne sarebbero moltissime, ma è molto di attualità. Infatti, è assente dalla manovra di assestamento.
Abbiamo saputo da tempo e visto in questi giorni che finalmente si è chiusa la vicenda del reddito di cittadinanza. Lo dico perché siccome l’ha votato la Lega, il reddito di cittadinanza, lo dico, finalmente, quella roba che voi avevate votato, si è conclusa.
Leggo sul giornale stamattina che l’assessore di riferimento ci informa che ci sono 3.000 persone in questa regione che prendevano il reddito di cittadinanza e che da domani non lo prenderanno più. Si aprirà un percorso di inserimento lavorativo. Mi chiedo come mai finora quelle 3.000 persone non l’avessero iniziato il percorso di inserimento lavorativo. Mi chiedo se davvero come, a battuta, ha appena detto il consigliere Pan, erano tutti fannulloni che stavano sul divano e che adesso finalmente andranno a lavorare, può essere, chiederemo un report all’Assessore. Mi chiedo, però, qualora quelle 3.000 persone venete che fino a ieri avevano un discutibile supporto al reddito, peraltro, nella stragrande maggioranza dei casi, ho visto le relazioni, erano integrazioni al reddito. Non era gente che non lavorava. Era gente che lavorava, ma non guadagnava abbastanza per arrivare a fine mese. Con uno strumento discutibile, fino a ieri queste persone riuscivano ad arrivare a fine mese. Da domani queste persone come arrivano a fine mese? Fanno il percorso di inserimento lavorativo. Me li vedo già, domani mattina, prendere e fare questa cosa. Ma da qua a fine anno, quelle 3.000 persone ‒ non 3 milioni, ma 3.000 ‒ cosa fanno?
Faccio questo esempio per dire: se io devo fare una manovra di assestamento me lo pongo questo problema? Lo Stato, il Governo abbiamo capito cosa ha detto: si arrangiano. Ma quelle 3.000 persone, da quando non prendono più il Reddito di cittadinanza a quando troveranno un lavoro, forse, andranno dai Comuni a chiedere una mano, andranno dai servizi sociali a dire “guardate che io l’affitto non lo posso pagare” oppure non pagheranno l’affitto, visto che questa è una Regione che non integra neppure le risorse nazionali per le locazioni e le morosità incolpevoli. Ma ne parleremo alla prossima manovra di bilancio. Va dai Comuni. Va dal Comune, dal Sindaco e dice: “Sa che c’è, signor Sindaco? Io fino al mese scorso prendevo 542 euro di integrazione al reddito. Non lavoro. Ho un figlio da mantenere, ho un anziano non autosufficiente. Cosa faccio?”.
Senza averli questi numeri, senza conoscere queste persone, non lo so se erano dei fannulloni oppure no, penso che noi oggi dovremmo dire: Assessore, sa che c’è? 2 milioni di euro li accantoniamo nelle disponibilità degli assessori Donazzan e Lanzarin perché, se c’è bisogno, abbiano uno strumento per rispondere a una necessità e a un bisogno emergente, in coordinamento con i Comuni. È un esempio, è una proposta, è un’idea.
Mi chiedo: c’è un monitoraggio di ciò che sta accadendo nel nostro territorio? Questa manovra di assestamento è o non è l’occasione per capire se davvero ci sono delle necessità? Anche solo per non muoversi sempre in un regime di emergenza-urgenza. Anche qua, faccio un esempio. Abbiamo capito che il nostro è un territorio fragile. Questa non è colpa di Zaia, per carità. L’unica roba. Però il nostro è un territorio fragile, dovuto a decenni di un certo tipo di sviluppo, e ha un tessuto morfologico particolare. È oggettivo il fatto che in questa regione, negli ultimi anni, si sono particolarmente intensificati fenomeni naturali, calamità naturali rilevanti. Ora, quando accade, e lo dico perché veniamo fuori da un periodo davvero drammatico per tantissimi cittadini della nostra Regione, ma al netto di chiedere lo stato d’emergenza al Governo che è la prima cosa da fare, non ho ancora visto l’atto formale e sono sicura che esiste, non l’ho visto, ma sono sicura che esiste, noi cosa facciamo? Noi cosa facciamo? Perché se aspettiamo che il Governo ci dia le risorse, che sia quello della Meloni, di Renzi, di Draghi, non cambia niente. Se aspettiamo che il Governo stanzi le risorse per i rimborsi ai cittadini mi risulta che all’alluvione dell’Emilia Romagna non sia ancora arrivata una lira. A me non interessa se è colpa della Meloni o di chi, mi interessa capire se i cittadini del Veneto, della Riviera del Brenta, di Belluno, di Vicenza, che sono stati flagellati dal maltempo, dovranno aspettare, come sempre accade in questo Paese, un anno per vedere rimborsate delle cose. Se è così, se è così, ci poniamo un problema? Ci chiediamo cosa possiamo fare noi per loro? Perché io credo, ad esempio, che se noi chiediamo ai Comuni una mano su questo, che raccolgano le richieste di danni da subito, che le valutino in base al reddito delle persone e sulla base delle disponibilità familiari stiliamo una classifica di priorità, perché non è la stessa cosa se io ho quattro macchine in casa, se ne devo buttare via una o se ne avevo una sola con la quale andavo a lavorare e a lavorare non ci vado più. Non è la stessa cosa. Volete che noi non siamo in grado, in collaborazione con i Comuni, di individuare le persone, i nuclei familiari, le aziende che hanno diritto ad avere una priorità, che hanno una necessità di liquidità, che non si possono permettere di aspettare i tempi del Governo? Ne abbiamo di risorse ferme a garanzia di questa roba qua. Noi siamo disponibili, assessore Calzavara, assessore Bottacin, a sforzarci insieme a voi a trovare una modalità di intervento, però non si può non dire niente. Io credo che non si possa più andare in Riviera del Brenta a spiegare che i soldi arriveranno tra otto mesi, nove mesi, perché un conto sono gli interventi di ripristino immediato della strada, della via, della vallata, un altro conto sono le risorse economiche che le persone non hanno per affrontare i danni materiali che hanno subito.
Ecco, a me sembra, lo dico magari sono io che vivo nelle favole, mi sembra davvero impressionante ascoltare la relatrice che per dieci minuti ci fa l’elenco di tutte le leggi che finanziamo con questo assestamento di bilancio e non sentire una parola su queste questioni, su come dilaga la povertà in questa regione, su quali sono i bisogni sociali che stanno emergendo, nuovi, su come affrontiamo le situazioni drammatiche delle famiglie che sono in ginocchio dopo il maltempo, che, anche su questo nessuno lo dice, ha già degli impatti pazzeschi sulla stagione turistica.
C’è l’assessore Caner. Non so se ve ne siete accorti. Immagino che qualche interlocuzione con qualche operatore turistico delle nostre spiagge ce l’avete anche voi. Siamo ad agosto e non c’era da anni una stagione per le spiagge metereologicamente così negativa. Ne pagheremo il conto, perché queste imprese, a un certo punto, avranno bisogno di capire come arrivano a fine anno.
Faremo una valutazione. Io ho altri riscontri.
Quindi, se queste sono le questioni, che in parte dipendono, a mio giudizio dall’Amministrazione regionale, in parte, diciamo, stanno nelle cose e sono capitate, noi avremmo avuto l’occasione, con l’assestamento di bilancio, di dire qualcosa, di fare qualcosa. Invece, abbiamo scelto di non fare niente, di fare il solito assestamento ordinario, di distribuire cencellianamente le risorse, un po’ di qua e un po’ di là, e ancora una volta perdiamo, a mio giudizio, l’occasione di poter incidere significativamente non dico sulle prospettive di lungo periodo di questa Regione, non ho questa ambizione, ma banalmente di dare risposte oggi per oggi ai cittadini del Veneto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Sono stati depositati due emendamenti, uno della Giunta e uno della correlatrice. Venti minuti per eventuali subemendamenti.
Gli emendamenti sono il 30 e 31, già disponibili su Concilium.
Collega Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo è un assestamento di bilancio che a me sembra, di nuovo, come avevamo fatto durante la discussione del bilancio di previsione, un film horror; un film horror per le persone che io vorrei tanto guardassero questo Consiglio regionale e si rendessero conto che nel momento in cui noi abbiamo l’opportunità di spostare delle poste di bilancio nelle cose più urgenti, decidiamo di mettere quelle poste di bilancio su delle cose che urgenti non sono.
Per quanto io ne possa sapere di gestione di bilancio, credo che quando si fa una correzione la si fa perché durante l’anno ci sono delle questioni importanti a cui questa Giunta ritiene di dover rispondere quindi si prende una posta e la si mette dove serve.
Ho guardato anche gli emendamenti della Giunta. Speravo oggi di arrivare in Aula con la volontà e anche la felicità di vedere un emendamento che, ad esempio, rispondesse all’annosa questione ‒ e dico “annosa” non a caso ‒ delle borse di studio per gli idonei non beneficiari. Lo riporto qui. L’avrete sentito mille volte. Adesso vi annoierete, inizierete ad aprire i telefoni, farete altro. Chi mi ascolterà, mi ascolterà di nuovo, per l’ennesima volta. È un anno che in quest’Aula stiamo provando a portare un tema che non è urgente: di più. È una questione vitale per le famiglie che stanno portando i loro figli a decidere di non studiare più.
Ci sono dei dati che voglio citarvi, perché con i dati si capisce l’entità di questa cosa. Noi abbiamo, in questa regione, 17.000 studenti che hanno chiesto la borsa di studio l’anno scorso, per l’anno accademico che sta finendo. Il 20% di questi 17.000 non ha ottenuto una borsa. Lo abbiamo detto nello scorso bilancio di previsione, ma lo ripeto, perché è importante essere chiari e dire le cose come stanno. Siccome la nostra Regione non mette abbastanza fondi sul tema delle borse di studio rispetto al diritto allo studio, anche il Governo non mette più fondi, non arrivano più fondi dal Governo, quindi ci troviamo in una situazione di mancanza di fondi per pagare le borse di studio. Voi mi risponderete che il Governo ha cambiato le regole, quindi le borse di studio costano di più. Nonostante questo, noi non abbiamo fatto mai, in tutti questi anni di governo leghista e con l’assessore Donazzan... Che, tra l’altro, oggi non è in Aula, quando stiamo parlando di un tema importantissimo che la riguarda, come il tema del diritto allo studio, che è al centro di due scelte gravi di questo assestamento di bilancio. Stiamo parlando di questo. L’Assessore non c’è. Abbiamo ancora oggi il 20% degli studenti che non ha una borsa di studio. Il 13,8% di questi non beneficiari che stanno solo all’interno, per fare un esempio, di una Università, quella di Padova.
Ha detto bene prima la collega Camani. Abbiamo un Presidente che continua sui giornali... Tra l’altro, qua non lo si vede mai. Quel giorno che abbiamo discusso il bilancio di previsione ricordo benissimo che era seduto lì al centro, sulla sedia più alta. Quando abbiamo parlato di borse di studio si è girato e ha detto: “Fate qualcosa su questo tema”. Infatti, se vi ricordate, abbiamo approvato un ordine del giorno, a mia prima firma, che diceva di trovare le risorse sul tema delle borse di studio. Siamo arrivati al 1° agosto 2023 e quell’ordine del giorno non solo non è stato preso in carico, ma non è stato preso in carico nemmeno oggi che potevamo spostare delle risorse di bilancio per rispondere a quell’ordine del giorno e quindi a una Consigliera di minoranza si dice anche: ma perché devo continuare a fare degli ordini del giorno se poi non vengono realizzati quando effettivamente si possono realizzare? Il giorno è oggi non è domani.
Il presidente Zaia mentre lì diceva: “Fate qualcosa” qua, non si è fatto niente, lui sui giornali continua a scrivere, perché leggiamo tutti la rassegna stampa, ogni giorno, appunto... sono stati dati dei fondi per fare uno studio sugli espatri dei nostri giovani, i dati ci sono, ci sono università in questa Regione che fanno ricerche sul mondo giovanile perché espatriano da anni, quindi basterebbe prendere il bagaglio di conoscenze esistenti senza spendere soldi e darli alla Fondazione Nord Est, per fare uno studio su dati di cui abbiamo già le evidenze. Ma ve ne cito solo due. Siamo tra le prime Regioni per espatri verso l’estero, il Veneto eccellente che cresce, che ha le aziende piccole, che a me piacciono e non mi piacciono solo quelle grandi, che non riescono a trattenere qui le persone e siamo al dodicesimo posto nelle Regioni italiane per l’attrattività dei nostri Atenei, ma non perché gli Atenei non sono buoni, abbiamo delle università buonissime, abbiamo Padova, abbiamo Venezia, abbiamo Verona. Figuriamoci e voglio sentire qualcuno di voi dire che la nostra Regione non è attrattiva perché le nostre università non funzionano. Sapete perché non siamo attrattivi? Perché gli studenti vengono a studiare in Veneto e poi non gli viene pagata la borsa di studio. Questa cosa nelle altre Regioni non accade così, non accade con questa entità. Stiamo parlando, ve lo ripeto, di 17.000 domande di cui noi abbiamo non pagato la borsa al 20% dei ragazzi, il 20% di 17.000. Questa è una questione di vita o di morte, cioè significa che uno studente e una famiglia che non se lo può permettere ritira dagli studi suo figlio, nato, cresciuto in Veneto, come piace a voi, e che non riesce a studiare perché non ha i soldi per fare l’università.
Allora io non sono sicura che questa sia la Lega, lo dico io... non sono sicura che questa sia la Lega a cui vari di voi si sono iscritti un po’ di anni fa, quando forse, e guardo anche il collega Favero, visto che in Commissione ne abbiamo parlato, quando l’opportunità di andare a studiare era una delle questioni che ritenevate essere importanti perché dicevate, nei vostri manifesti che ho letto, che ci doveva essere qualcuno che non doveva avere diritto diverso perché viveva in un piccolo Comune ed era figlio di contadini. Oggi non state facendo questa cosa.
I soldi ci sono? Sì. Questo è il tema, perché oggi mi potevate “i soldi in questo assestamento di bilancio non ci sono”. Invece, ci sono, perché ho fatto un emendamento, lo potevate fare voi, l’ho fatto io e quindi vuol dire che si poteva fare, basta prendere i soldi dalle poste non urgenti su cui, invece, voi decidete di metterli.
Faccio l’esempio delle scuole paritarie. La collega Camani l’ha già detto, non stiamo parlando degli asili che reggono, avremmo dovuto farne più pubblici, ma in questa Regione non è così, è invertito, 70-30% sono gli asili paritari. La situazione è questa. Lì le risorse devono andare, sennò i nostri figli piccoli non vanno agli asili nido.
Mi spiegate, e guardo di nuovo il collega Favero perché ne abbiamo parlato in Commissione, cosa significa mettere i fondi sulle scuole medie e superiori?
Vi racconto una storia. Qualche giorno fa esce il bando del buono scuola. Una mia collega mi scrive e mi dice: “Elena, la Regione credo si sia sbagliata perché nel bando i fondi sono per pagare la retta”. Alla scuola pubblica non c’è la retta. La mia collega manda suo figlio di 9 anni alla scuola pubblica.
Le dico: “No, non è un errore, è una scelta, perché il buono scuola qui viene dato alle scuole paritarie”, cioè ti paghiamo se mandi tuo figlio o tua figlia alla scuola privata. Questo è il tema. Questo è il tema che ci stiamo trovando di fronte. Sapete quanti soldi mettete? Perché qui c’è lo schema che mi sono fatta dare in Commissione Cultura, di cui sono Vicepresidente, quindi sento l’obbligo di dover raccogliere dei dati e di spiegare alle persone che sono fuori di qua le scelte scellerate che state facendo, che sono 6 milioni di euro, dati dell’anno scorso, anno 2021-2022, su 6 milioni di euro mettete 3 milioni di euro sui normodotati e 3 milioni di euro sui disabili.
Il punto vero è che voi mettete in totale 400.000 euro sulle scuole pubbliche e 6 milioni e rotti sulle scuole paritarie. Sostanzialmente voi non state finanziando le persone con disabilità che magari hanno bisogno o pensano le loro famiglie di aver bisogno di una scuola diversa. Ripeto, io credo che voi avreste invece il compito come Giunta di spiegare che a un figlio con disabilità nella scuola pubblica è garantito, di fatto, ed è dovere dello Stato, un insegnante di sostegno capace e preparato, perché viene formato per fare quel lavoro. Invece voi incentivate i figli dei più ricchi a pagarsi con il “buono scuola”, quindi fondi pubblici, la retta nella scuola privata e in più fate in modo, dite, spiegate alle persone, alle famiglie che hanno figli con disabilità che è giusto scegliersi il proprio insegnante di sostegno, pagarlo con i fondi del “buono scuola”, invece che dire: guardate che voi alla scuola pubblica... Perché siamo in uno Stato che ha investito, e speriamo che continui a farlo, nella scuola pubblica. Lì c’è comunque un buon insegnante di sostegno. No. Voi usate 6 milioni di euro per pagare la retta alle famiglie che possono permettersi, potrebbero permettersi, evidentemente, di pagarla, perché scelgono di andare alla privata. E voi li incentivate con soldi pubblici.
Noi oggi avremmo potuto avere ‒ si poteva fare così ‒ una Giunta diversa. Veramente ogni tanto vorrei essere dentro la Giunta e sentire cosa vi dite, sentire che discussione c’è, qual è il livello di discussione quando un Assessore porta un argomento piuttosto che un altro. Avrei proprio voluto capire se l’assessore Donazzan ‒ gliel’avrei chiesto se fosse qui ‒ li ha chiesti, ha chiesto dei fondi per le borse di studio dicendo “anche se io sono a favore delle scuole paritarie e voglio finanziare le famiglie che se lo possono permettere dando loro il ‘buono scuola’ dentro le scuole private”... Perché questo è quello che sta facendo. Anche in questo caso, oggi, dopo un anno, è più urgente, invece di metterli qui, darli per garantire il diritto allo studio agli studenti che in Veneto stanno, invece, decidendo di disiscriversi dalle Università. Quindi, saranno proprio quei giovani che vanno via, che il presidente Zaia è un anno che si sta cercando di chiedere e sta cercando di farsi dare dei dati per capire chissà perché vanno via. Ma che domanda è? Ma un Presidente che governa questa Regione da vent’anni deve farsi ancora questa domanda? Non l’ha ancora capito che è colpa sua, anche colpa sua, anche colpa di queste scelte se gli studenti vanno via dalle nostre Università?
Se oggi noi avessimo scelto di prendere anche solo 2 milioni di euro... Non tutti. Non dico: togliamo tutti i soldi alle paritarie. Teniamo quelli per finanziare le persone almeno con disabilità. Facciamo una scelta di senso. Togliamo 2 milioni di euro dai 6 che mettete. Li mettiamo nelle borse di studio per gli studenti non beneficiari che hanno urgenza ora, altrimenti perdono l’anno e si disiscrivono. Stiamo arrivando già troppo tardi. Avremmo dovuto farlo a gennaio. Prendiamo 1,8 milioni dal Fondo di riserva e almeno garantiamo 4 milioni e mezzo che garantirebbero non tutte le borse degli idonei non beneficiari, perché ne servono 13,8 milioni, 13,8 milioni. Ma siccome ne servono 13,8 milioni, mettiamo almeno 4 milioni e mezzo sugli studenti che invece aspettano la borsa di studio. No, noi mettiamo, lo schema è qui davanti, è chiarissimo, l’anno scorso 6.925.000 euro, li abbiamo messi sulle scuole paritarie, di cui solo 415.000 euro sulle scuole invece pubbliche. E tra l’altro, scusatemi, altro dato che arriva chiaro da questo schema, e di cui in Commissione ne abbiamo discusso parecchio, io speravo che fossero tutti almeno per persone con disabilità, e invece vediamo che in realtà, tantissimi di questi fondi vanno alle persone invece normodotate.
Secondo tema, perché ne cito solo due. Potrei fare la lista della spesa, ma l’ha già fatta la consigliera Camani e non la farò, soprattutto perché sono questi due temi, io credo, su cui oggi avremmo dovuto fare delle scelte diverse. Lo cito perché è una battaglia che qui dentro sto conducendo non da sola, da due anni e mezzo e invece ogni volta che andiamo avanti, mese per mese, assestamento per assestamento, bilancio per bilancio, le cose non cambiano. È per quello che parlo di film dell’orrore, perché mi sembra di essere dentro una scena sempre già vista. Il tema della cultura. Abbiamo detto, dopo grandi discussioni, l’assessore Calzavara non ce la fa più a sentirle, ma io lo capisco e ha la responsabilità di tenere insieme, immagino, anche la difficoltà... adesso qui dovrei rivolgermi all’assessore Corazzari, che immagino abbia fatto delle scelte diverse rispetto alla dotazione del Fondo di riserva perché ci sono altre emergenze nel suo territorio, forse, e quindi sceglie di fare altro. Ma cosa succede oggi a tre anni dall’approvazione della famosa legge cultura che abbiamo sempre citato qui dentro e che tutti abbiamo spinto all’approvazione? Succede che c’è una graduatoria, che ho stampato, che è questa, dove noi abbiamo delle domande di qualità, perché sono tutti punteggi di progetti ammessi, quindi non sono progetti che non hanno qualità. Faccio degli esempi il Comune di Treviso che chiede per una rassegna concertistica annuale 20.000 euro e non viene finanziato perché noi abbiamo deciso di mettere solo 500.000 euro nel bilancio di previsione dell’anno scorso per la legge 17. Ma ce ne sono altri. Ho citato un Comune perché almeno non cito dei privati cittadini che hanno delle realtà, che fanno delle rassegne culturali importanti, che pagano dei lavoratori per fare questo tipo di lavoro e non vengono sostenuti e finanziati.
Abbiamo messo 500.000 euro l’anno scorso. Quest’anno, nella legge 17, e in Commissione Cultura abbiamo fatto a posta la domanda, avevamo visto altri 400.000 euro. Cosa accade? Accade che veniamo a sapere che su questa legge, per scorrere la graduatoria, noi abbiamo messo solo 150.000 euro.
Ne servirebbero 600.000 e rotti euro per riuscire a finanziare almeno tutti quelli che hanno fatto domanda o anche potremmo decidere di metterne 300.000 euro per finanziarne la metà e arrivare magari ad un punteggio, che non è quello massimo, ma è un punteggio buono per dire: okay, questo è un buon progetto, li mettiamo lì e facciamo scorrere la graduatoria.
Scegliamo, invece, di mettere 500.000 euro, quello che esattamente potrebbe essere una buona dotazione per dare dignità ad una legge su cui tutti voi, perché io non c’ero, avete lavorato, decidiamo di metterla sulla legge del Presidente che, con tutto il rispetto, anche qui ho la graduatoria, anche qui in termini di importanza non dell’evento, ma di urgenza, perché stiamo parlando di un assestamento, di urgenza, voi pensate che i 5.000-6.000 euro per fare, ad esempio, gli asini in Fiera nel Comune di Godega di Sant’Urbano non avrebbero potuto trovarli in un’altra maniera?
Il Comune di Treviso fa una rassegna e ha bisogno di 20.000 euro, perché una rassegna è una rassegna, un Comune più piccolo fa una fiera degli asini. E ce ne sono tante, non è il Comune di San Vendemiano, ce ne sono tantissimi di importi di questa cifra. Noi scegliamo di dare 500.000 euro, 5.000, 6.000, 7.000 euro a Comune in giro di qua, in giro di là, la rassegna, l’altra rassegna, 500.000 euro, quindi finanziamo, aggiungiamo 500.000 euro a una graduatoria che è uscita due giorni fa dove noi mettiamo 995.000 euro per finanziare la legge del Presidente. Questa è la graduatoria. L’ha fatta la Giunta l’altro giorno: 995.000 euro.
Allora, se noi pensiamo, immaginiamo, di avere una dotazione così importante sulla legge del Presidente, 900.000 euro, oggi ne aggiungiamo altri 500.000 e nella legge n. 17, che è quella che questa Giunta, invece, ha voluto e questo Consiglio ha approvato, questo Consiglio ha voluto e approvato, noi mettiamo 150.000 euro. Perché stiamo decidendo di fare l’inverso di quello che in questo Consiglio, tra l’altro, abbiamo votato, se vi ricordate? Cioè dire: facciamo in modo che la 49 prenda la dignità che ha, cioè quella di scelta di progetti strategici regionali, scelti anche dal Presidente; togliamo quello che è la cultura e la mettiamo nella 17. Sapete cos’è accaduto? Tantissimi operatori seri in questa regione hanno iniziato a fare domanda sulla legge n. 17 e non più sulla 49, perché gliel’abbiamo detto noi, gliel’ha detto questo Consiglio. Avete una legge? Fate domanda lì, non fatela più nella 49, perché la vostra è un’attività culturale. Quante volte l’abbiamo ripetuto. Allora, cosa accade? Ci sono tanti operatori che hanno fatto domanda sulla 17, sono meritevoli di finanziamento, perché hanno raggiunto il punteggio, è proprio scritto così, ma non finanziati perché mancano fondi. Mettiamo 500.000 sulla 49, da cui abbiamo detto: non fate più domanda lì, fatela su quella giusta per voi. Come si dice, cornuti e mazziati? Toglietevi di qua, mettetevi di là e non siete finanziati? E continuiamo a finanziare cose che non sono urgenti.
Cosa cambia davvero alla rassegna piccolina del comunello se non diamo adesso i 5.000 euro, ma li diamo a ottobre, al prossimo assestamento, e oggi, invece, finanziamo delle rassegne che devono essere programmate più di una fiera piccola in un Comune? Con tutto il rispetto per quel Comune. L’assestamento è fatto per questo. L’assestamento è fatto per decidere quali sono le urgenze e gli errori, anche, di programmazione che sono stati fatti e provare a pensare di assestarli, di dire: okay, oggi i fondi li mettiamo qui. Invece noi stiamo facendo il contrario. Stiamo decidendo di finanziare in un assestamento delle cose ordinarie, senza un ragionamento davvero della loro strategicità.
Ripeto: trovo assolutamente scandaloso che in questa Regione abbiamo ancora gli idonei non beneficiari delle Università, che ‒ sappiamo e vediamo gli impatti ‒ vanno via e decidiamo, invece, con il “buono scuola” di finanziare le famiglie che potrebbero già mandare alle scuole private, perché lo scelgono di fare, i loro studenti, invece noi diamo loro i fondi.
Ripeto: avremmo potuto scegliere di mettere, invece che 6 milioni, un po’ meno Decidiamo sulla legge 49 di mettere tantissimi fondi e non li mettiamo invece sulla legge giusta, che è quella 17, e comunichiamo agli operatori della cultura di fare domanda di là. Queste cose sono gravi, Assessore, sono gravi perché in una regione che vuole dirsi continuamente eccellente, che produce, che fa, noi stiamo invece mettendo i bastoni tra le ruote a chi fa e produce nel campo della cultura, sia degli operatori sia delle famiglie che decidono di fare una scelta, cioè quella di dire: mando mio figlio alle Università del Veneto o come Università del Veneto attraggo persone che magari da fuori poi decideranno di stare in questa Regione. I conti sui saldi migratori li vediamo, li vediamo e non servono studi.
Quindi davvero interverrò dopo puntualmente sugli emendamenti, ma io faccio un appello in chiusura a quest’Aula. So già che i margini sono pochi, ma davvero di iniziare a pensare a quello che con un assestamento noi stiamo facendo perché un assestamento non è una questione tecnica, per me, per quanto mi riguarda, è quasi più importante di un bilancio di previsione se ci rendiamo conto che 31 milioni di euro oggi li stiamo riallocando e l’ho detto anche in Commissione all’assessore Calzavara. Se siamo davanti ad una scelta, appunto, che è quella di dire: abbiamo un fondo di riserva, abbiamo la possibilità di riallocare dei fondi, possiamo scegliere di allocarli dove oggi è urgente.
Ho provato a spiegare due delle battaglie e credo che invece non vedere nulla perché uscire dall’Aula oggi e non vedere nulla di queste due questioni importantissime per chi è fuori di qui e sta guardando questo bilancio io credo sia un grave errore, un grave errore per tutti quegli studenti e quelle famiglie che attendono di sapere se è vero l’impegno che abbiamo preso in quest’Aula all’unanimità a dicembre dell’anno scorso. Gli operatori della cultura che si attendono di sapere se è vero che questa Regione, questa Giunta, crede in una legge cultura, perché i dati fanno vedere che non è così. Ad oggi non è così, perché se non ci mettiamo i fondi, quella legge non va, non funziona. I Comuni, prima ho citato Treviso, ma c’è anche il Comune di Padova che fa domanda su una legge e si vede non finanziato per ammanco di fondi e parliamo di 500.000 euro. Il bilancio del Comune di Padova mette molto di più per la cultura. 500.000 euro vi rendete conto anche voi di quanti sono! Sono pochissimi e noi oggi, invece di decidiamo di metterne altri 500.000, ma sulla legge sbagliata, che abbiamo appena finanziato, con un ammontare invece molto, molto buono, molto importante.
Qui c’è una questione di scelte da fare. Abbiamo delle priorità, sono diverse, evidentemente le carte lo dimostrano. Mi chiedo se c’è margine di vedere un film con un esito e un finale diverso da quello di un film horror.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Montanariello, prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Credo che in qualche modo questo momento che noi viviamo oggi sia un momento sotto alcuni aspetti anche positivo, aspetto positivo in qualche modo che non possiamo non considerare. Oggi ci troviamo a discutere di una manovra di 31 milioni, di cui quasi 12 erano fondi che in qualche modo avremmo potuto anche pensare che non sarebbero arrivati all’oggetto di questa discussione.
È vero che storicamente una parte dei soldi che devono essere utilizzati per il funzionamento del Consiglio rientrano, però è anche vero che qualora fossero stati utilizzati la manovra di bilancio, la manovra economica del Veneto, già approvata, e tenuta a terra finora non aveva considerato quelle risorse. È vero che rientrano e sono sempre rientrate, ma è altrettanto vero che potevano essere spese, utilizzate e oggi non le avremmo avute. Questo perché l’impianto ragionieristico del Veneto, Assessore, aveva già previsto che quei soldi erano destinati a un’altra parte, pur sapendo che in qualche modo ritornano.
Però, non c’era scritto da nessuna parte che tornavano, e questo è il primo elemento, secondo me, che ci deve portare a una riflessione leggera, a una riflessione aperta, a una riflessione che in qualche modo ci deve trasmettere quella contezza che seppur c’è una situazione di difficoltà è anche vero che oggi stiamo ragionando su delle risorse che potevano non arrivare a differenza, magari, di un importante debito fuori bilancio che ci poteva portare a discutere di 12 milioni che, per ovvi motivi, Assessore, ci saremmo trovati a dover pagare e far uscire.
Questo, però, avviene in un momento storico che è un momento storico non ordinario. È evidente, colleghi, che questo momento storico che tutti noi conosciamo, ma che è anche giusto descrivere e inquadrare all’interno di una cornice politica, sociale, amministrativa non può essere prettamente e direttamente imputato o messo a carico di quella che è la gestione politica della nostra Regione, però, con altrettanta franchezza, Assessore, va riconosciuto che, come questo momento storico di difficoltà in salita non può essere messo nelle responsabilità del paniere della gestione della Giunta regionale veneta perché sono spesso situazioni avulse anche alla stessa gestione nazionale. È altrettanto vero che noi, però, dobbiamo fare i conti con questa, non possiamo far finta che queste difficoltà non esistono e non possiamo far finta che queste difficoltà, alla stessa maniera che impattano nella vita quotidiana di milioni e milioni di italiani, non impattano nella vita quotidiana dei nostri quasi 5 milioni di cittadini veneti. Siamo in un momento dove le cronache di tutti i media ci dicono come c’è una speculazione sulla benzina che va contro ogni logica, una speculazione non controllata dal Governo con la stessa premier che si faceva i video dicendo che lo Stato era un socio, oggi non mettendo un tetto, come il Governo precedente... questa è politica, non è storia, è politica, non mettendo il tetto come Governo precedente, porta alla benzina a costare di più oggi, che costa 80 dollari a barile che quando costava 120 dollari a barile.
Quindi no, la nostra cara Premier, finito di farsi video dicendo: abbiamo un socio che è lo Stato, oggi evidentemente è andata a governare, è diventata in questo CdA societario il primo lobbista nei confronti dello Stato, visto che, anziché fare quelle manovre propedeutiche nei confronti dei cittadini per far sì che, in un momento come questo, dove gran parte della qualità della vita e dei prodotti passano attraverso l’utilizzo e l’uso della benzina e del petrolio, Assessore, anche con chi diceva, con tanto di video e selfie, Madama la Marchesa: “Il socio è uno stato di eliminare”, oggi, ahimè, i numeri non sono molto declinabili in politica. Se li lasciamo sulla carta, ci limitiamo a leggerli: senza interventi del Governo, a pari situazione del Governo precedente, che su caro benzina ha fatto degli interventi precisi e puntuali, oggi, nel periodo più delicato dove le famiglie devono andare a prendersi magari anche una boccata d’ossigeno dopo un anno difficile, la benzina non ha interventi dal Governo e costa di più di quando costava 120 dollari al barile oggi che il barile costa 80.
Colpa della Regione Veneto? No, è evidente. È una situazione che noi, nella nostra Regione, dobbiamo subire? Sì, perché facciamo benzina anche noi. Magari un giorno ringrazieremo la Premier se ci sarà possibilità, le chiederemo qualche video di meno e qualche azione di governo concreto che forse aiuta di più anche i cittadini che l’hanno votata e no, ma è altra materia, Assessore.
C’è tutto il tema del reddito di cittadinanza che in questi giorni viene a mancare. Guardate, io non ho mai difeso il reddito di cittadinanza, sono sempre stato uno che ha sostenuto che chi può andare a lavorare deve andare a lavorare. Io non ho mai fatto un giorno di disoccupazione in vita mia, quindi posso dirvi che se uno può andare a lavorare, deve andare a lavorare. Ma c’è un problema che noi non possiamo inquadrare all’interno di questo ragionamento semplicistico e fatto con l’accetta: è che se gran parte dei soldi utilizzati per il reddito di cittadinanza vengono dati per l’integrazione alle pensioni, per l’integrazione a chi ha pensioni minime di 280 euro di disabilità, vengono date all’interno di quei contesti dove c’è un padre di famiglia che con tre figli in affitto guadagna 800 euro. Vogliamo dire che il reddito di cittadinanza non è lo strumento giusto? Bene, non farò le barricate per dirvi che vi sbagliate. Però permettetemi di dire che, se tanto chi è abile e arruolato, come si diceva una volta quando andavi a fare la visita militare, può andare a lavorare, è altrettanto vero che non è fotografia di un Paese civile avere qualcuno che non può andare a lavorare per questioni fisiche, per questioni di limitazioni non dovute alla sua scelta, e dargli 300 euro di pensione.
Allora là è il problema che è quello strumento, magari non gradito a noi, andava a colmare un vuoto sociale.
Così come, guardate non giriamoci tanto intorno, salario minimo, salario massimo, contratto nazionale. Il problema è a monte: non ci può essere chi lavora per 7 euro a ora e purtroppo in Italia ci sono contratti nazionali che prevedono quella cifra.
Vogliamo dire che la soluzione non è il salario minimo? Bene, ma con altrettanta franchezza diciamo che non ci può essere allora un contratto nazionale che preveda meno di 10 euro a ora per un lavoratore di qualsiasi tipo esso sia.
Chiamiamolo in modi diversi, ma riconosciamo che c’è una fragilità nel nostro territorio che non può essere riconosciuta e catalogata all’interno di schemi e schieramenti e fare come la ghigliottina qualcuno di qua e qualcuno di là. Oggi noi, col taglio di questo strumento del reddito di cittadinanza e ribadisco che io non sono mai stato un grande sostenitore dello strumento, ma ho riconosciuto Assessore, che tante persone che non avevano un ausilio sociale per superare quello scalino del minimo vitale avevano trovato in codesta riforma un porto sicuro, dove, seppur temporaneamente, riuscire a superare a sbarcare il famoso lunario e, come ci piace a noi veneti, dire mettere insieme il pranzo con la cena
Oggi, Assessore, insieme a quello che dicevamo prima della benzina, viene a mancare anche questo strumento. È evidente che non è prettamente imputabile al Veneto, ma adesso arrivo al Veneto, è propedeutico il fatto che anche noi facciamo la nostra fotografia dello stato di salute, magari di quel pezzo di cittadini veneti che parlano o meno con voi e più con noi, come ci saranno quelli che parlano meno con noi e più con voi.
D’altronde, non esiste una linea retta che dice all’interno della nostra popolazione dove collocarsi. C’è tutto un tema legato alle borse di studio. C’è una parte di borse di studio che, pur essendo soldi che arrivavano dallo Stato, una volta veniva fatto il bando a giugno o a luglio.
Questo voleva dire che tu avevi i soldi a ottobre, scusate ad agosto, bene o male, primi di settembre. Adesso viene fatto il bando con scadenza a settembre.
Vuol dire che arriveranno i soldi ad ottobre e la famiglia dovrà accingersi ad avere le nuove spese scolastiche e quindi essere fuori di due anni prima di poter avere quelle di un anno.
Abbiamo un altro tema, su questo abbiamo presentato un ordine del giorno con la collega Zottis: le catastrofi che ci sono state il 19 luglio.
Che il Veneto non sia in grado da solo di fronteggiare i danni che abbiamo subìto il 19 luglio, lo diciamo noi, non abbiamo bisogno che ce lo venga a dire la maggioranza. Lo diciamo noi, ma che il Veneto si limiti a dire: io faccio l’atto dove chiedo la calamità, i 56 per il Comelico e il successivo atto 58 che estende il 56 del 27 luglio, il Governo mette i soldi, il Commissario, li gestisce ma io ho fatto la richiesta. Non è il modo migliore per dire che noi stiamo affrontando il tema, perché esiste un fondo all’interno della Regione, dove sono previste nel suo utilizzo anche calamità atmosferiche non prevedibili al momento del bilancio, che è una giacenza di 1,8 milioni. Oggi, Assessore, ci tornano quasi 12 milioni di una politica virtuosa, e possiamo dire finalmente che c’è una politica che risparmia e ridiamo 12 milioni ai cittadini.
Si può pensare, Assessore, che in questa manovra di bilancio quelle situazioni che sappiamo già, a gestione commissariale, non saranno coperte perché sono le stesse di ogni gestione commissariale che non vengono coperte, così come quelle che rimangono fuori dalle coperture assicurative possano trovare nel nostro fondo un minimo di risposta? Saranno pochi, forse, 5, 6, 7, 8 o 10 milioni, ma saranno meglio che niente.
Assessore, le ditte artigiane hanno l’obbligo di fare l’assicurazione per avviare un cantiere, però, finché il cantiere non è chiuso, l’assicurazione non copre. Quindi, i danneggiamenti che ci sono stati sono in capo all’azienda. Vogliamo noi dire che forse quelle aziende che, pur essendo talmente virtuose che avevano una polizza prima di iniziare un cantiere, non hanno il cantiere concluso, rimangono fuori, perché avviene questo, dalla copertura assicurativa e dalla gestione commissariale. Perché è sistematico, avviene ogni volta, avviene ogni volta, è sempre quello il tema. Si possa pensare, Assessore che, con un po’ di nicchetti che abbiamo del risparmio che abbiamo, anche noi Consiglieri con grande orgoglio contribuito a fare, andiamo a intervenire per dire che forse questi nostri audaci imprenditori, piccole imprese venete, artigiani, l’eccellenza, la filiera del nostro territorio, quella linea trasversale che attraversa tutto il Veneto, che regge alle crisi e che da secoli, tramandando l’azienda artigiana da padre in figlio, riesce a reggere a qualsiasi urto economico e sociale, anche alla pandemia? Sono stati i primi ad essere colpiti e i primi a riprendersi. Viva gli artigiani del Veneto.
Possiamo dire che però oggi, dopo un tornado per quelli che sono in riviera, dopo una pandemia, gli andiamo a dare un’altra botta dove neanche rassicurazioni di coprono forse con quel fondo che abbiamo, dove ci sono 1,8 milione di giacenza, che non basterà. È evidente. Possiamo trovare uno strumento, Assessore, per rimpinguare quel capitolo e la Giunta, attraverso un bando, riesce a finanziare quei danni che ci sono stati, le assicurazioni e lo stato di calamità nazionale non coprirà?
È uno sforzo che noi chiediamo di fare, ma è uno sforzo che chiediamo di fare che non va nell’indicazione di un colore politico, ma nell’indicazione di dare una risposta reale al territorio.
L’altro giorno abbiamo fatto una riunione tra parlamentari, europarlamentari, Consiglieri regionali, Sindaci della riviera, c’erano tutti i colori, posso dirvi momento bellissimo di unità perché eravamo davvero tutti col cuore lì a dire che bisogna trovare una soluzione. Ma non è che possiamo sempre chiedere agli altri le soluzioni. Se abbiamo una minima possibilità, non sarà... non sarà un’evoluzione a 90 gradi, a 180 come fai in barca, faremo un 30 gradi mezzo storto, ma almeno ci proveremo, Assessore, a dare una risposta a queste realtà.
C’è tutto il tema degli ATER. Adesso a me va bene che Salvini venga a dire che sistemerà le politiche della casa, glielo auguro, saremo dalla parte sua se lo fa, non facciamo contrapposizioni ideologiche noi. Però che negli ATER del Veneto noi oltre a non mettere un penny, un euro, uno scheo, chiamiamolo come vogliamo, ci prendiamo anche in virtù della legge che esiste che col 4 per 1.000 devono dare alla Regione un contributo e quel contributo che arriva alla Regione va nella libera destinazione del bilancio e noi, oltre a non mettere niente, ci teniamo 6 milioni, in un momento come questo di emergenza abitativa, non dico che dovremmo metterci qualcosa in più, ma magari a rotazione, una volta a Provincia, lasciamoli quei 6 milioni, che sono sempre soldi loro. Perché, Assessore, se c’è stato un momento storico che le case dell’ATER restavano lì, perché c’era un benessere, c’era una crescita che nessuno le voleva, oggi, Assessore, lei lo sa meglio di me, ma per chi non lo sa dobbiamo dare una brutta notizia con i farinacei nel carrello della spesa che crescono del 42%, se tu guadagni 2.000 euro al mese, hai un mutuo e un figlio, a metà mese ti impicchi. Se tu sei un ceto... un po’ i ceti medi di una volta che si permettevano le 2 vacanze all’anno, oggi, con la benzina a più di 2 euro e i farinacei che superano il 42%, al netto che la pizza non si mangia più già da qualche mese, ma questi si ammazzano perché abbiamo un contesto socioeconomico, colleghi, che non è direttamente imputabile alle azioni dirette di questa Amministrazione regionale, ma che crea un malessere nella nostra popolazione. Perché guardate, tutta quella gente, per chi è amministratore locale, che si reca al sociale, a chiedere come deve fare, non è mica gente come quelli che siamo abituati che prendono il sussidio e vanno al Bingo. C’è tanta gente con dignità che va a chiedere come deve fare perché non riesce più a pagare la retta dell’università del figlio.
Allora Assessore, noi dobbiamo provare a dare una risposta e l’ATER, lei dice cosa c’entra? Ma c’entra perché oggi anche quello che ieri era visto perché ti collocarvi in uno status economico, sociale che ti diceva che non vado lì perché non ho bisogno, oggi questa gente ha bisogno e noi, anziché fare una politica nel Veneto, dove anche con queste manovre andiamo a rimpinguare i fondi da dare alle nostre ATER, non solo non ne mettiamo, ma ce ne prendiamo.
Ripeto, io credo che ce ne sono 6, 7... sono 6 milioni, a rotazione ogni anno a una Provincia glieli lasciamo.
Non entro neanche nei termini del trasporto perché credo che ci saranno altri momenti per affrontarli. Però, insomma, ricordo perché amo, Assessore, sempre ricordarlo che c’è un pezzo che io lo rubrico nel trasporto, ma forse sbaglio perché andrebbe più innestato in un contesto sociale, che è quello di dire: vivaddio, se decidiamo di spostare i servizi sanitari e localizzarli nei famosi ospedali hub, dobbiamo anche trovare un modo che la gente arrivi agli ospedali hub.
Perché guardate, va bene dire che non si può fare tutto dappertutto. Sotto alcuni aspetti, non su tutto, ma sull’alta specializzazione potrei anche essere d’accordo, però dovete dirmi se uno deve cambiare quattro mezzi perché viene dall’asta della Romea, ora che arriva all’Angelo... insomma, se una persona magari con alcune fragilità forse non arriva neanche all’Angelo si ferma a metà strada e torna indietro.
Io credo che qua ci vogliono una visione, un accordo più largo che non riguarda tutti i territori, perché c’è chi ha la ferrovia, c’è chi ha... ma c’è chi non ha niente, quindi Con un’attenta visione minuziosa e parcellizzata dei territori, come l’assessore De Berti sa bene inquadrare tutto, credo che un giorno arriveremo alla soluzione. L’Assessore conosce bene le realtà e, quando vorrà intervenire, saprà anche dove e come intervenire.
Ecco, Assessore, non ha bisogno di noi che glielo diciamo. Però, ha bisogno di noi che glielo ricordiamo.
Assessore, noi dobbiamo anche portare un po’ di risultati al nostro territorio e se portiamo un po’ di risposte ai nostri cittadini lei fa bella figura, che è un Assessore attento, come sempre, e noi possiamo dire che non abbiamo dormito. Quindi, anche questo ci teniamo a ricordarlo oggi.
C’è, ancora una volta, una situazione, Assessore – e mi avvio a chiudere – difficile. Abbiamo citato alcuni punti. Potevamo anche evitare di citarli, però perché abbiamo fatto questa panoramica? Non perché lei ha bisogno di noi che gliela facciamo, ma perché noi oggi, alla fine, stiamo affrontando una manovra di bilancio come se tutto fosse normale, come se fosse un po’ un déjà-vu degli altri anni, dove ci accingiamo a dire, in base a dei legittimi equilibri politici, questo qui, quello lì, equilibriamo, un po’ di soldi li rimettiamo lì. Ma oggi non è così, Assessore. Oggi c’è una situazione del tutto straordinaria: vuoi la guerra, vuoi il caro carrello della spesa, vuoi il caro benzina, c’è una situazione, Assessore, che mi permetta di dire usando un termine sicuramente inappropriato, ma forte, che noi non siamo in guerra, ma i nostri conti nelle classi medie incominciano a diventare i conti di un bilancio di guerra. Guardate che incominciano a esserci i primi cittadini che non si curano. Anche per noi che siamo fortunati, anche noi quando hai di fronte certe situazioni e devi curarti prendi una batosta. Pensate a chi addirittura non se lo può permettere.
Se già noi sbuffiamo, pensate a chi non se lo può proprio permettere. In una situazione del genere, un po’ di attenzione ad alcuni temi che non ci porteranno ad avere la bacchetta magica, non ce l’ha nessuno, non possiamo essere strumentali, è inutile dire fai tutto te, Calzavara, come Grande Puffo, no, però non possiamo neanche far finta che certe problematiche non esistono.
Affrontare un bilancio in questo momento, una manovra di 31 milioni dove, ripeto, con grande orgoglio rivendichiamo che 12 tornano dal risparmio che la politica ha fatto, e quindi noi possiamo dire che siamo più virtuosi di quelli che per dire che erano virtuosi tagliavano, perché gli altri, per dire che erano virtuosi tagliavano e glieli dovevi togliere. Noi, anche se ce li danno, li ridiamo indietro, quindi siamo più virtuosi di quelli che volevano fare i vergini, i casti, i puri e i virtuosi. Però, Assessore, dovremmo metterne un po’ a disposizione di una situazione non ordinaria.
Ripeto, e chiudo, non è una questione di farla lunga, di andare avanti, non c’è questione di fare ostruzionismo, di parlare le 2.18 che restano. Potrei parlare le 2.18 che restano, so che non cambierebbe nulla, però io ci tengo a dire che in un momento come questo noi dovremmo fare lo sforzo di considerare che questa manovra non avviene in una situazione ordinaria, avviene in una situazione straordinaria, e lo sappiamo tutti. Quindi Assessore, secondo me c’è margine, c’è una manovra emendativa in corso, possiamo tentare di mettere a posto alcune partite che non cambieranno l’impronta che avete dato, però ci permetteranno di dire che non c’è stato uno strabismo totale, ma in qualche parte siamo riusciti a voler dare un minimo di anche simbolica. Perché, guardi, a volte, anche nei bilanci, riconoscere che c’è un problema, pur non essendo una azione definitiva nella sistemazione, è un segnale. È la famosa pacca sulla spalla che ti dà, che non deve essere presa come un contentino, ma come un riconoscimento e una presa d’atto che ci sono dei problemi e facendo finta che questi problemi non li conosciamo nemmeno, vuol dire che appariremmo strabici.
Siccome noi non siamo strabici, i problemi li sappiamo, chiudo, facciamo uno sforzo comune prima che si chiuda il punto per tentare di mettere in fila una serie di sensibilità e dire che fuori da quest’Aula siamo riusciti a dare una visione più ampia possibile, perché oggi, Assessore, non abbiamo una situazione di bilancio ordinario, oggi noi abbiamo un bilancio di guerra e non solo per la benzina, ma anche per il carrello della spesa. Oggi comprare le brioche ai propri figli è diventato un lusso, tanto per capirci, e noi non possiamo far finta che tutto sia come prima.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Io vi rassicuro subito che neanche io utilizzerò le 2 ore e 16 minuti che vedo, mi sono date, mi bastano pochi minuti, però, per richiamare alcune cose e per raccomandare all’assessore Calzavara, che analizzerà gli emendamenti, alcuni aspetti. Siamo consapevoli che la coperta è corta. Nessun dubbio, però, se la tiriamo da tutte le parti, tutti restiamo scoperti.
Quello che dispiace, che ha già evidenziato la collega correlatrice, è che non vengono fatte delle scelte in questa allocazione a pioggia dei fondi, e questo è un peccato, perché non si dà risposta a nessuno dei bisogni che ci sono, che sono reali, che sono già stati ben illustrati dai colleghi prima di me. Questo, secondo me, è il limite grande di questo assestamento, ma un po’ è una critica che abbiamo già fatto più volte alla politica regionale, che non sceglie, ma non scegliere oggi è un costo, è un costo per il cittadino perché vengono precluse delle possibilità.
Se guardo cosa è dato alla competitività delle imprese qualche migliaio di euro. Questo in un momento in cui l’economia si sta trasformando, secondo me, è un limite grandissimo.
Però l’oggetto della mia osservazione, al di là che sottoscrivo quello che è già stato detto, è il fatto che, come già ha evidenziato il collega Montanariello, dei 31,12 milioni di euro di questo assestamento, 11,8 vengono dalla restituzione del Consiglio. In qualche modo, diciamo così, è il Consiglio che contribuisce e che aiuta la Giunta. Quello che a me ha sorpreso veramente è che i fondi speciali per le leggi del Consiglio, cioè quello che è dato a questo Consiglio per riuscire a realizzare l’attività legislativa, è nel triennio 9 milioni previsti, 2023, 2024 e 2025. Cioè noi diamo 11 milioni quest’anno e ne riceviamo a disposizione per le leggi del Consiglio 9 per un anno, cioè se fosse pari, io mi aspetterei che tornassero 11,8 per 3, 35 milioni di euro a disposizione delle leggi del Consiglio. Questo invece non avviene. Qui mi appello ai colleghi di maggioranza perché qui non è solo la minoranza, è anche la maggioranza che si trova spuntata. L’attività legislativa di questo Consiglio, se il criterio è noi ti diamo 11 e tu ci dai 3, è, lasciatemelo dire, umiliante, è umiliante.
Allora è chiaro che non è che diamo 11 e dobbiamo avere 11 indietro, questo sarebbe forse troppo nel senso che l’Esecutivo ha una sua autonomia. Ma dare 11,8 e ricevere grosso modo 3 credo non sia rispettoso della funzione di questo Consiglio. Allora io sollecito all’assessore Calzavara a dire: abbiamo dato 11,8, riceviamo 3, sostanzialmente, qualcosa deve essere messo a disposizione. Di questi 11,8, vuoto per pieno, se un quinto sono i Consiglieri di minoranza, vuol dire che 2,35 milioni in qualche maniera dovrebbero essere messi a disposizione delle iniziative dei Consiglieri di opposizione.
Allora la mia raccomandazione è: accetti almeno emendamenti per 2,35 milioni, perché sennò noi ci sentiamo veramente in qualche modo esclusi dall’attività di questo Consiglio e non credo che questo sarebbe giusto, perché in qualche maniera, insomma, se rappresentano delle esigenze del territorio, che sono chiare.
Per cui ecco la mia raccomandazione è, ma la faccio non solo a nome dell’opposizione, a nome di tutti, di dare una maggiore attenzione a questo Consiglio: siamo stati virtuosi, abbiamo reagito 11,8, bravi, ma di questi 11,8 dateci la possibilità di poter finanziare delle leggi regionali proposte da questo Consiglio, non dico per lo stesso importo, ma per un importo che in qualche maniera sia confrontabile, altrimenti ci riduciamo a un’attività legislativa che è veramente di poco conto perché completamente priva. Allora è già stato detto. Il Presidente ha un fondo da 1 milione, il Consiglio ha un fondo che è un terzo di quello che ha risparmiato. Questo credo non sia corretto e vada stigmatizzato.
Poi ci sono degli aspetti puntuali che a me veramente hanno ferito. Quando ho visto nella presentazione in Commissione che 2,5 milioni erano dati per l’asfaltatura delle strade io ho guardato questa cosa con soddisfazione, perché c’è un’urgenza di sicurezza stradale che è rilevante.
Il fatto che dei 4 milioni che in qualche maniera sono dati ai trasporti 2,5 milioni andassero alle asfaltature era una cosa positiva. Però, quando ha scoperto che, di quei 2,5 milioni, 2 milioni, in realtà, sono per le asfaltature già fatte per il Giro d’Italia, mi sono sentito di nuovo preso in giro.
Dobbiamo ratificare una spesa già fatta per asfaltare le strade del Giro d’Italia. Manifestazione degnissima, ma perché dobbiamo farcene carico noi come cittadini del Veneto? È una manifestazione che ha un suo budget e noi abbiamo messo il 75% dei fondi dati alle asfaltature per asfaltare per il Giro. Valgono più i ciclisti del Giro dei cittadini italiani, dei cittadini del Veneto? Io ricordo un ragazzo, un medico padovano, che qualche mese fa, purtroppo, ha perso la vita in una buca della 308, una strada indecorosa, impercorribile.
Il richiamo è veramente a guardare quelli che sono i bisogni, a fare attenzione a non disaccoppiare quelli che sono i bisogni dall’utilizzo delle risorse, perché sennò veramente diamo un’indicazione ai cittadini di disinteresse totale verso le loro iniziative, fatta eccezione per la sagra degli asini e le altre varie sagre, che ricevono regolarmente…
La Giornata dei Colli del Veneto mi pare abbia avuto un rifinanziamento. È chiaro che lì la finalità non è aiutare le persone, ma è un’altra.
Spero che l’attenzione verso questo Consiglio da parte della Giunta ci sia, che si tenga conto di questi elementi e che parte delle richieste che vengono da questo Consiglio siano accolte nella discussione degli emendamenti.
Speaker : PRESIDENTE
È stato depositato l’emendamento n. 33 dei colleghi Camani e Montanariello.
Do cinque minuti per eventuali subemendamenti.
Collega Valdegamberi, prego.
Speaker : Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)
Volevo intervenire sull’emendamento con il quale giustamente l’Assessore al bilancio ha posto le risorse per finanziare le scuole paritarie.
Ho sentito degli interventi che mi hanno lasciato rabbrividire. A casa mia, la mia famiglia, i miei figli, tutti abbiamo frequentato, per scelta le scuole paritarie, essendoci in Italia la possibilità di questa libera scelta di formazione, e questa scelta a noi è costata cara, è costata sacrificio ai miei genitori, è costata sacrificio a me, alla nostra famiglia, a tutti, tant’è che un giorno mi sono messo a fare quattro conti e abbiamo lasciato allo Stato italiano, grazie a questa scelta, abbia lasciato più di 100.000 euro di rette pagate per i vari i figli e i vari componenti della famiglia. Quindi noi non siamo costati allo Stato italiano, con i 100.000 euro che lo Stato italiano ha usato a beneficio degli altri. Quindi venire a dire che queste risorse, che vengono date, tra l’altro, vengono date per permettere la possibilità di accedere anche a coloro che hanno redditi più bassi... io avendo un reddito per fortuna superiore, ho sempre pagato la scuola alle rette piene e quindi ho sgravato lo Stato italiano dell’obbligo di formazione nei confronti miei figli. Quindi io ho sollevato il bilancio dello Stato, l’ho pagato di tasca mia, ho fatto una donazione allo Stato italiano di 100-150.000 euro e qualcuno qui... e noi stanziamo poche migliaia di euro per sostenere il diritto che io ho avuto di frequentare una scuola paritaria, anche per quelli che non hanno le possibilità che ho avuto io di pagare le rette piene, per avere un piccolo aiuto che comunque è dilunga inferiore a ciò che è quegli studenti lì sarebbero costati allo Stato italiano se avessero frequentato una scuola pubblica. Quindi è ora di finirla di queste disquisizioni ideologiche che vanno contro l’interesse dello Stato.
Io sarei contento che tutti potessero avere l’opportunità di scegliere se frequentare la scuola pubblica o la scuola convenzionata, la scuola paritaria. Sarebbe un diritto universale. Purtroppo oggi diventa una scuola più di élite, perché non tutti hanno la possibilità di pagare le rette e perché sono costretti a far pagare le rette, perché gli insegnanti vengono pagati dalle famiglie dei genitori. Lo Stato contribuisce in forma del tutto residuale, se non quasi assente, a partire dalle scuole d’infanzia, fino a arrivare... che nel Veneto sono buona parte scuole paritarie e scuole d’infanzia, a carico quindi delle famiglie, e quindi paghiamo le tasse due volte.
Ecco sentire dire che abbiamo messo qualche risorsa lì per favorire i ricchi. Non è vero, perché tutti coloro che frequentano queste scuole ogni volta finanziano, danno la possibilità, lasciando soldi allo Stato, facendo risparmiare dei soldi allo Stato, di investire sulla scuola anche pubblica. Quindi è una grande bugia e andrebbe incentivata la scuola paritaria, che potrebbe permettere quindi maggiore risparmio di spesa. Quindi la scelta fatta dalla Giunta è una scelta, direi, nella giusta direzione, che va nel risparmio dello Stato, nell’interesse complessivo dello Stato. È una scelta che evita la discriminazione nei confronti dei giovani, delle famiglie, della possibilità di accedere alle scuole paritarie, alle scuole quindi gestite dal privato, ma che hanno comunque un piano formativo riconosciuto dallo Stato. Quindi, credo che sia una scelta di civiltà e anche una scelta, ripeto, nell’interesse pubblico e non contro l’interesse pubblico. Finiamola di dire che diamo i soldi ai ricchi perché io le scuole son sempre pagate e ho fatto risparmiare una marea di soldi che vorrei che tutti gli altri avessero fatto risparmiare. Okay? È stata una scelta mia, nessuno mi ha obbligato, potevo mandare i figli alla scuola pubblica e risparmiare 100-150.000 euro. Li ho lasciati allo Stato, ma non sentirsi dire che noi siamo quelli che hanno, che ne approfittano dello Stato. Io non ho mai preso un centesimo di contributo, mentre è giusto che chi ha meno possibilità del sottoscritto o di tante altre famiglie, anche lui sia un po’ aiutato per avere la possibilità di accedere a queste scuole e comunque anche in questo caso fa risparmiare allo Stato, è un risparmio per lo Stato. Finiamola di offendere queste persone.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega. Con il suo intervento, visto che non ci sono altre richieste di parola, chiudiamo la discussione generale. Sospendiamo il Consiglio. Ripresa alle ore 14.30.
Vi informo che l’Ufficio di Presidenza si terrà subito, Sala del Leone. Riprendete posto che tra un minuto iniziamo con la seduta. Colleghi, iniziamo la seduta.
Siamo sull’articolo 1.
Ci sono interventi? Se non ci sono interventi, apriamo la votazione sull’articolo 1.
È chiusa la votazione.
L’articolo 1 è approvato.
Siamo sull’articolo 2.
Ci sono interventi?
Apriamo la votazione sull’articolo 2.
È chiusa la votazione.
L’articolo 2 è approvato.
Articolo 3.
Ci sono interventi?
Apriamo la votazione sull’articolo 3.
È chiusa la votazione.
L’articolo 3 è approvato.
Articolo 4.
Ci sono interventi?
Apriamo la votazione sull’articolo 4.
È chiusa la votazione.
L’articolo 4 è approvato.
Adesso siamo sull’articolo 5. C’è un emendamento. Quindi siamo a pagina 2 del fascicolo degli emendamenti.
Emendamento n. 28 della collega Zottis. Se lo vuole illustrare...
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Lo ritiro, Presidente, grazie.
Speaker : PRESIDENTE
L’emendamento è ritirato.
Passiamo all’emendamento successivo, che è l’emendamento 9 della collega Ostanel. Non è presente in Aula, quindi apriamo la votazione sull’emendamento…
Vuole intervenire? Un attimo. Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie Presidente. Intervengo sull’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE
Aveva chiesto di intervenire la collega. È partita la votazione.
Quindi, se vuole intervenire, bene. Allora, andiamo avanti con la votazione. Parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Siamo sull’emendamento successivo, che è il 22 della collega Camani.
Lo vuole illustrare? Prego, collega.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Avevo chiesto di intervenire anche su quello precedente, ma in realtà il punto è politico, non è ovviamente collegato al singolo emendamento ed è un tema che l’assessore Calzavara conosce molto bene, rispetto al quale abbiamo discusso più volte con lui. È il tema delle borse di studio.
Noi riteniamo che questo sia un nodo molto serio rispetto al quale le risposte che abbiamo ottenuto finora non ci hanno pienamente soddisfatto.
Noi pensiamo che sia necessario che questa Regione, in riferimento al dovere di corrispondere le borse di studio agli studenti idonei, risultati idonei dal bando che hanno fatto le università e che ancora non hanno potuto beneficiare del relativo contributo, è un fatto molto grave che pone la nostra Regione anche in termini competitivi rispetto alle altre realtà accademiche in una posizione molto di difensiva.
Ovviamente, noi sappiamo che in questa manovra di assestamento non ci sono le risorse necessarie o non si è voluto trovare le risorse necessarie per integrare il capitolo di spesa che riguarda le borse di studio.
Quello che ci preoccupa di più non è soltanto il fatto che non ci siano abbastanza risorse, ma il fatto che, rispetto alla quantità di soldi che servirebbero per riuscire a coprire tutti gli idonei non beneficiari siamo davvero molto distanti dall’obiettivo. Siamo ovviamente in attesa di capire se il Governo, con un intervento straordinario, tenterà o proverà a dare una mano alle tante Regioni che sono in una situazione simile alla nostra. Ci sembra, però, altrettanto evidente che su questa questione la Regione del Veneto deve fare un po’ di più di quello che ha fatto finora, e cioè mettere solo il minimo indispensabile per poter accedere al Fondo integrativo statale. 8 milioni di fronte ai 25 che servono, che servirebbero, vi rendete conto che è una cifra fin troppo esigua.
Avremmo voluto vedere fin da questo assestamento, da questa manovra, un segnale di inversione di tendenza e di rotta rispetto a questo tema, però speriamo che l’impegno che l’assessore Calzavara si è preso oggi e si è preso durante la discussione in Commissione di questo provvedimento, e cioè che alla ripresa dei lavori a settembre-ottobre, in occasione del prossimo assestamento, rispetto a questo tema vengano fatti dei passi in avanti.
È chiaro che stiamo discutendo di una questione rispetto alla quale anche le tempistiche non sono indifferenti.
Un conto è poter avere delle risposte da dare agli idonei non beneficiari a marzo, a giugno, altro conto è darle a settembre o a ottobre, nel senso che noi stiamo parlando di borse di studio dell’anno in corso non erogate. Sapete benissimo come il diritto allo studio, cioè la capacità e la possibilità che noi diamo alle ragazze e ai ragazzi di poter andare all’università a prescindere dal loro livello di reddito non è indifferente. Crediamo che questo debba essere un elemento attorno a cui la Regione del Veneto possa e debba fare di più.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Ostanel, prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Come anticipato in Ufficio di Presidenza, intervengo ora perché sto depositando un ordine del giorno, che firmerà anche la collega Camani, sul tema delle borse di studio, perché abbiamo sentito in Commissione, prima, quando abbiamo discusso di questo tema, dell’impegno a prevedere, durante il prossimo assestamento un impegno vero rispetto alla copertura degli idonei non beneficiari. Penso sia utile e necessario che noi ribadiamo e che votiamo un impegno rispetto al prossimo ottobre, perché questo è un tema, lo dicevo nell’intervento precedente, di dignità di un’Aula di fronte agli studenti. Ripeto, servirebbero 13,5 milioni per coprire tutti gli idonei non beneficiari.
Quello che proponevamo era di trovare comunque una parte di queste risorse ed era possibile, come proponevo nell’emendamento precedente, con 4,5 milioni. Non si è voluto fare oggi, sbagliando, io credo, perché ci sono delle tempistiche che sono quelle odierne per pagare le borse di studio. Altre cose invece avrebbero potuto attendere di più, quindi ottobre. Si è scelto di fare diversamente. Ecco, l’impegno in un ordine del giorno è quello di dire: ad ottobre, come abbiamo detto, come è stato detto in Prima Commissione, sarà l’ultimo momento possibile per intervenire sull’annualità e quindi è un ordine del giorno che andrà in questo senso. Davvero chiedo all’Aula di votarlo, lo ripeto, non tanto perché è un ordine del giorno così, perché si fanno gli ordini del giorno per avere qualcosa di cui discutere, ma perché è un impegno vero, cioè di dire: la data ultima entro cui intervenire è quella di ottobre, o lo facciamo adesso oppure sostanzialmente noi non avremo, come Regione del Veneto ha garantito il diritto allo studio che, ripeto, è una diciamo delle cose che noi dovremmo fare per legge.
Speaker : PRESIDENTE
Non vedo altre richieste di intervento, quindi apriamo la votazione sull’emendamento 22 col parere, collega San Donà, col parere? No, Cestaro, scusi, con parere contrario da parte del relatore.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Siamo al successivo...
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Presidente, mi scusi, penso che non abbia preso la votazione. Voto positivo,
Speaker : PRESIDENTE
Segniamo a verbale il voto favorevole della collega Bigon.
Emendamento 15 della collega Baldin.
Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore... scusi, collega Camani, c’è una sua richiesta di intervento.
Apriamo la votazione sull’emendamento 15.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Emendamento 14 della collega Baldin. Lo dà per letto.
Apriamo la votazione, con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Passiamo alla Missione 5 “Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali”.
Emendamento 21 della collega Camani. È ritirato.
Passiamo al successivo, che è l’emendamento 7 della collega Ostanel.
Lo vuole illustrare? Prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Io illustro una serie di emendamenti con un unico intervento, che sono i prossimi, perché l’ho già detto durante l’intervento iniziale, ma lo ripeto: in questi emendamenti trovate la possibilità di finanziare diversi punteggi di una graduatoria che è stata pubblicata della legge cultura 17, che prevede, ad oggi, una mancanza di fondi di circa 710.000 euro per finanziare tutti i progetti meritevoli di finanziamento. Quindi, ad oggi, se dovessimo fare quello che abbiamo detto, dovremmo mettere almeno 710.000 euro per finanziare tutti quelli che hanno preso il punteggio meritevole di finanziamento. Ma siccome sapevo che questo sarebbe stato difficile, ho provato a fare una serie di emendamenti proprio per dire: finanziamo i diversi punteggi, chi ne ha presi 50, chi ne ha presi 60, quindi finanziare, non so, fino al Comune di Treviso, finanziare fino al Comune di Rovigo, finanziare fino a, non tanto perché noi guardiamo e vediamo chi finanziamo, ma perché finanziamo un certo punteggio meritevole di graduatoria. Quindi, ad esempio, il primo emendamento è finanziare in più 494.000 euro per arrivare a finanziare una parte dei soggetti fino a 60 punti, oppure più avanti anche 500.000 euro per finanziare fino a 50 punti.
La scelta che è stata fatta, infatti ho parere negativo in tutti questi emendamenti che illustro in un unico intervento, è invece un’altra, cioè di mettere, e lo ripeto, 500.000 euro in più oggi nella legge 49, sapendo che la Giunta pochi giorni fa ha messo quasi 1 milione di euro, quindi il massimo possibile su una serie di progettualità la cui urgenza, rispetto invece a queste progettualità, è diversa io credo. Quindi chi si occupa di cultura, chi dovrebbe in qualche modo dirigere questo ambito all’interno della Regione del Veneto io penso che in cuor sappia che è diverso finanziare degli operatori culturali o dei Comuni che fanno delle rassegne, che hanno bisogno di programmazione per tempo, oppure di finanziare il piccolo evento che ha magari bisogno dei 1.000 euro, ma che potrebbe trovare, comunque, potrebbe trovarlo magari con un fondo comunale, potrebbe trovarli in un altro modo e soprattutto non ha l’urgenza di essere fatto oggi.
Io credo che questa sia una scelta profondamente sbagliata in termini di programmazione culturale. Abbiamo una legge sullo spettacolo dal vivo, su cui fanno domanda gli operatori culturali, le associazioni, le imprese culturali, i Comuni, i Comuni del Veneto. Andate davvero a vedere la graduatoria: i Comuni del Veneto, che non vengono finanziati sono tantissimi perché noi non mettiamo i fondi necessari.
Io credo invece che quello che avremmo dovuto fare oggi è non mettere altri 500.000 euro sulla legge n. 49, che pochi giorni fa ha preso già quasi 1 milione di euro del nostro bilancio. Aspettare un po’ di tempo in più, tanto nell’assestamento, eventualmente prossimo qualcosa sarebbe uscito e oggi uscivamo con 500.000 euro sulla legge 17, arrivando a scorrerla fino a chi ha preso un punteggio di circa 60 punti, arrivando a molto più della metà della graduatoria. Questa sarebbe, io credo, stata la scelta corretta per dire agli operatori culturali e ai Comuni che promuovono la cultura: c’è una legge, la n. 17, l’abbiamo approvata e abbiamo finanziato con 500.000 euro in più rispetto ai 500.000 che avevamo già messo in previsione l’anno scorso.
Questa scelta, invece, non è stata fatta. Quindi, davvero, al di là degli emendamenti della consigliera Ostanel che adesso voteremo con parere contrario, chiedo di fare un ragionamento per il prossimo assestamento, perché o noi finanziamo la legge cultura, la n. 17, oppure non possiamo continuare a dire a parole, perché, credetemi, in quella lista ci sono tantissimi soggetti che prima facevano la domanda nella 49 e che hanno finalmente deciso, perché è quello che gli abbiamo sempre detto, di farla nella legge giusta, quella cultura. Quindi, cosa stiamo facendo in realtà? Stiamo depotenziando la legge cultura, stiamo togliendo soggetti dalla 49, facendogli fare la domanda in una legge che non finanziamo, e così mettiamo fine al tentativo, invece, di dare gambe a un comparto culturale in questa Regione. Davvero, io credo, state sbagliando.
Speaker : PRESIDENTE
Non vedo altre richieste di intervento.
Apriamo la votazione sull’emendamento 7, con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Siamo al successivo, che è l’emendamento 1, sempre della collega Ostanel. Lo vuole illustrare?
Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Siamo al successivo, che è il numero 6, sempre della collega Ostanel.
Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Siamo sull’emendamento 5, sempre della collega Ostanel, che lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Collega Zanoni, prego.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Solo perché resti a verbale. Nell’emendamento, non questo, in quello precedente, avevo votato a favore dell’emendamento.
Speaker : PRESIDENTE
Perfetto. Lo mettiamo a verbale.
Siamo al successivo, che è l’emendamento 19 della collega Camani. È ritirato.
Emendamento 2 della collega Ostanel. Siamo a pagina 16.
dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Emendamento 3 della collega Ostanel.
Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
Emendamento respinto.
Emendamento 8 della collega Ostanel.
Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere contrario del relatore.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Emendamento 14, sempre della collega Ostanel. N. 4, scusi.
Lo illustra. Prego.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Questo, invece, è un emendamento che illustro perché il tema è quello di finanziare sempre la legge cultura, ma all’interno di questa l’articolo 36, relativo al tema delle sale cinematografiche.
Su questo tema poco tempo fa abbiamo anche presentato un ordine del giorno perché stanno chiudendo tantissimi cinema in tutto il Veneto.
Esiste la possibilità e la Regione sta facendo già da tempo un lavoro su questo tema, ma servono fondi in più per permettere a delle fasce particolari, in particolare i giovani, ma non solo, di accedere in più alle sale cinematografiche e quindi la possibilità di incentivare le persone ad andare al cinema.
Questo è un pezzo. Non basterà. In ogni caso, sappiamo e spero che arriverà presto questo ordine del giorno in Aula, che tantissimi cinema potranno essere finanziati solo se li aiutiamo a riconvertirsi a fare altro e a non fare solo sala cinematografica.
Su questo bisogna fare un lavoro importante, che sicuramente non si esaurisce in questa discussione dell’assestamento, però ci tenevo ad illustrare questo emendamento. So che c’è la possibilità di vedere invece un parere positivo rispetto al lavoro sulla legge cinema, quindi ritiro questo emendamento in attesa di capire se è vero che l’Assessore apre uno spiraglio rispetto alle sale cinematografiche.
Speaker : PRESIDENTE
Emendamento ritirato.
Passiamo all’emendamento successivo, che è il n. 20 della collega Camani. È ritirato.
Emendamento 10 della collega Guarda, pagina 21.
Lo dà per letto? È ritirato.
Siamo a Missione 6 “Politiche giovanili, sport e tempo libero”.
Emendamento 11 della collega Guarda. Lo dà per... è ritirato.
Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”.
Emendamento... abbiamo un subemendamento all’emendamento 30, sub 34 della collega Guarda.
Lo dà per letto, quindi apriamo la votazione sul sub 34, siamo a pagina sub 1, emendamento 30 di pagina 23 ter quater.
No, è della Guarda questo.
Apriamo la votazione col parere contrario.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Emendamento 30 dell’assessore Calzavara.
Apriamo la votazione col parere favorevole.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è approvato.
Siamo sulla Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità”. Scusate... emendamento... emendamento 24 del collega Montanariello. Lo vuole illustrare? Prego.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Presidente, è un emendamento questo importante, che viene soprattutto da una trasversalità dei territori del bellunese, dove addirittura mi dicono che gli ordini del giorno propedeutici ad andare nell’indicazione di quello che noi oggi chiediamo con questi interventi, sono stati votati non solo ad unanimità in decine di Consigli comunali e anche in realtà governate dal centrodestra, ma è stato votato, se non erro, Presidente, ieri, anche nella Provincia di Belluno ad unanimità. E quindi è un emendamento che interpreta un’esigenza, una necessità del territorio, dove devo dire che molte Amministrazioni, accantonando anche, Assessore, il colore politico, hanno fatto sana lobby territoriale, ripeto, da ieri in Provincia, a tanti Comuni governati dal centrodestra, hanno votato l’ordine del giorno che chiede cosa? Chiede quello che noi oggi concretizziamo con questo emendamento.
Ci sarebbe piaciuto essere in un altro momento storico, dove poter creare un filone di spesa diretto su questo, dove poter avere lo strumento diretto per poter finanziaria e dire che quei soldi vanno direttamente sul trasporto pubblico a Belluno. Ciò non toglie che il fatto di chiedere che vengano messi 500.000 euro nel capitolo del trasporto pubblico con la finalità per l’anno 2023 e le variazioni di cassa e di competenza, l’incremento è finalizzato a sostenere i maggiori costi per gli abbonamenti del trasporto pubblico degli studenti della Provincia di Belluno.
Nel bellunese, lo sapete, insomma, il tema è stato oggetto di cronaca sulla stampa in questi giorni; c’è stato un momento in cui si riusciva ad avere... prego, se non le interessa di Belluno, a noi, sì. C’è stato un momento in cui si riusciva a far fronte con altri filoni di finanziamento che venivano da altri fondi attraverso la Provincia di Belluno e attraverso altre realtà, che permettevano, colleghi, di far sì che nella realtà del bellunese, dove insomma, vedo qui i colleghi sanno molto bene che c’è una situazione estremamente difficile perché quando noi parliamo di 10, 20, 30 chilometri, 40 chilometri e parliamo di una realtà ordinaria sotto l’aspetto infrastrutturale come la nostra, 20 chilometri hanno un tempo di percorrenza e delle condizioni anche stradali di un certo tipo. Dire nel bellunese 20 chilometri di percorrenza con condizioni, anche nel periodo in cui la scuola è aperta, vuol dire che ci sono degli studenti che si devono alzare e prendere il mezzo alle 6.00 la mattina per poter essere in un orario consono che gli permette di poter entrare nelle proprie scuole in orario con le elezioni.
Abbiamo fatto delle riunioni con diversi pezzi di società civile, anche del bellunese, in questi giorni ed è evidente che quello strumento che c’era, che permetteva all’Investi Scuola di avere un costo calmierato per gli abbonamenti dove in qualche modo c’era una tariffa unica diffusa per tutta la Provincia, permetteva che anche le realtà più periferiche, dove non solo devi confrontarti, come dicevamo prima, con il disagio infrastrutturale, con la lunghezza del tempo che ci metti, insomma, però permettevano anche di avere un costo abbastanza calmierato che faceva sì che perlomeno questo disagio che oggi si verifica per chi vive nelle zone montane vedesse come alleato il soggetto pubblico che interveniva a sostegno.
Oggi questo strumento, colleghi, è venuto a mancare. C’è un tema, non si riesce più a intervenire sullo strumento degli Investi Scuola.
Vedo qui tutti i colleghi. Ripeto, colleghi, sia i Comuni di destra che la Provincia di Belluno ieri hanno votato all’unanimità questo ordine del giorno.
Quindi, guardate che è una cosa che viene prettamente dai territori, dove forse sono più attrazione destra, centrodestra, che sinistra. Quindi, è del tutto laica la nostra presa di posizione.
Tentiamo di interpretare, lo ribadisco come rafforzativo e non come ripetizione, un’esigenza che viene dal territorio. Non avere più lo strumento dell’Investi Scuola nel bellunese crea un triplice problema: non essere vicini alle famiglie in un momento come questo che le tariffe stanno aumentando in un contesto socio-economico di cui parlavamo prima, c’è un aumento di tutto dalla benzina al carrello della spesa; dare un segno di poca attenzione alla montagna. Guardate che la montagna non si tutela solamente facendo le leggi per la montagna e dicendo che vogliamo bene alla montagna e dicendo che la montagna è un patrimonio importante, che la governance di questa Regione, la Lega, la destra, Fratelli d’Italia e tutto l’arco istituzionale che governa questa Regione vuole tanto bene alla montagna e dopo per 500.000 euro su una manovra di 31 milioni lasciamo i nostri studenti del bellunese a piedi.
Votare contro questo emendamento vuol dire votare contro la presa di posizione della Provincia all’unanimità e di tanti Comuni che lo hanno votato in questi giorni all’unanimità.
Il terzo problema che crea è che o si decide che in alcuni territori si investe seriamente, ma se diciamo che su alcuni territori bisogna investire per avere un ritorno politico e alla prova dei fatti noi dopo ci sottraiamo da mettere quattro bruscolini, perché su una manovra di 31 milioni dove 12 sono tornati dal risparmio che il Consiglio regionale ha fatto sui costi della politica, colleghi, quindi 12 milioni che se fossimo stati spendaccioni non sarebbero ritornati nelle casse dei veneti e con la stessa onorabilità che ci vantiamo e ci premiamo di dire che 12 milioni li abbiamo riportati da un risparmio politico che abbiamo fatto tutti nelle casse dei cittadini, non possiamo dire che, però, ci sono, colleghi, delle vicissitudini diverse.
Io faccio spesso emendamenti e discuto di trasporto pubblico. Ci sono dei contesti - c’è qui l’Assessore che conosce bene la realtà – dove tu puoi chiedere di darli a Venezia, alla realtà insulare, sono partite territoriali, legittime, che ognuno di noi interpreta. Ma questa non è una partita territoriale, questa è una partita di civiltà. Andare a non finanziaria per 500.000 euro su una manovra di 31 milioni gli “Investi Scuola” a Belluno, dove i nostri studenti si troveranno a fare i conti con una situazione territoriale difficile, chilometri che si percorrono nel quadruplo degli altri territori, con una situazione che rende difficoltoso raggiungere i plessi. Allora, cari colleghi, dopo che vivere in montagna necessita di uno sforzo anche nel vivere l’infrastrutturalità che li circonda, facendo sì, colleghi… Quanti in questa Regione di studenti nelle scuole medie e superiori si devono alzare la mattina alle 6 per essere in classe alle 8? Quanti studenti di questa Regione devono essere in un bus alle 6 per essere a scuola alle 8? E non meritano un segno di attenzione da parte nostra? E non meritano, colleghi, che facciamo finta, Presidente, di aver risparmiato, anziché 12 milioni, 11 milioni e mezzo, e gli altri? Ascoltiamo quello che ci dice il territorio di Belluno, la Provincia di Belluno, che è di destra, i Comuni di Belluno, che sono di destra, e i cittadini di Belluno, che nell’urna spesso premiano più voi che noi. Oggi urlo perché vedo dei comizi in corso durante l’Aula e credo che sia un “Montanariello urla di più per farti sentire”, ma urlo anche per rispetto di quelle Amministrazioni di Belluno che hanno condiviso in maniera trasversale e politicamente questa finalità.
Colleghi, bocciare questo emendamento vuol dire andare contro la Provincia di Belluno, i Comuni di Belluno di destra, contro i cittadini della montagna di Belluno. Ragazzi, noi abbiamo scritto nell’emendamento che è vero che vanno sul trasporto, ma devono andare a investire maggiori costi per gli abbonamenti del TPL degli studenti della Provincia di Belluno, gli “Investi Scuola” che non si riesce più a finanziare con altri filoni. Vi è andata bene finora che non avete avuto bisogno di darli voi perché ci sono stati altri filoni di finanziamento, quest’anno cercate di darli voi.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Non ci sono altre richieste di intervento, quindi apriamo la votazione sull’emendamento n. 24, con il parere contrario da parte del relatore.
La votazione è aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
È stato depositato…
Speaker : Sonia BRESCACIN (Zaia Presidente)
Presidente, volevo far lasciare al verbale che nell’emendamento precedente, il 30, avevo votato astenuto, il mio voto era favorevole.
Speaker : PRESIDENTE
Perfetto, quindi lasciamo a verbale le dichiarazioni del collega Brescacin.
Vi informo che è stato depositato l’emendamento 37 da parte dell’assessore Calzavara. Diamo un quarto d’ora per eventuali subemendamenti. Collega, prego.
Speaker : Elisa CAVINATO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Volevo che rimanesse anche per mio conto agli atti il mio parere favorevole all’emendamento 30, perché se non sbaglio è stato fatto un errore.
Speaker : PRESIDENTE
Va bene, lasciamo a verbale.
Siamo sull’emendamento successivo che il numero 33 dei colleghi Camani e Montanariello? Lo volete illustrare? È ritirato.
Emendamento successivo, il 25, della collega Zottis. Colleghi, per favore... assessore Corazzari.
Ritirato l’emendamento.
Missione 11 “Soccorso civile”.
Emendamento n. 12 della collega Guarda, pagina 28. Prego.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Avendo condiviso il percorso verso l’approvazione di un emendamento precedente in relazione al sostegno della candidatura della Valle d’Alpone a patrimonio UNESCO, l’obiettivo adesso era quello sicuramente, di ridurre il tempo di discussione ù come da accordi in Ufficio di Presidenza. Tuttavia, questo emendamento è un emendamento per me particolarmente sostanziale perché prevede il sostegno alla Protezione civile e quindi è un finanziamento ulteriore alla Protezione civile per la gestione degli interventi a seguito di calamità naturali. Siamo di fronte ad un’epoca, e non è soltanto questa, che ci mette di fronte a dei rischi, da un punto di vista ambientali, meteorologici evidenti, con una polarizzazione di periodi di siccità e periodi di grandi piogge che possono causare eventi avversi in relazione alla crisi climatica. Siccome dobbiamo aiutare la cittadinanza a stare al passo con il cambiamento che è in corso, definito appunto dalla crisi climatica di cui noi esseri umani siamo principali responsabili, è importantissimo riuscire a stanziare le adeguate risorse per aiutare i cittadini a essere pronti ad affrontare questi momenti e pronti a rialzarsi dopo.
In questo si incarti della proposta di un aumento di risorse di 1 milione di euro per appunto la Protezione civile, per gli interventi a seguito di calamità naturali e in questo periodo, in particolar modo, il tema è centrale. Lo dico perché so che c’è un parere negativo, motivo per cui io ritiro questo emendamento, ma lo dico in preparazione del prossimo bilancio, in modo tale da essere consapevoli del fatto che questi eventi non devono essere dimenticati semplicemente perché non si palesano in ogni periodo del nostro anno. La preparazione dei cittadini è essenziale: se da una parte c’è un’attività di prevenzione, l’attività di messa in sicurezza, le attività di divulgazione sulle operazioni permettersi insicurezza e l’attività di sostegno di tutti coloro che si adoperano per agire prima, durante e dopo il fenomeno meteorologico avverso legato alla crisi climatica è importantissimo. Quindi ringrazio dell’attenzione e spero che questo tema possa essere ripreso durante l’epoca del bilancio.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega.
Apriamo la votazione sull’emendamento 12... no, è ritirato. Grazie.
Invito i colleghi ad indossare la giacca perché, come ben sapete, è un obbligo per entrare in Aula.
Missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”.
Emendamento 18 della collega Bigon.
Speaker : Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)
Lo ritiro, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
È ritirato.
Emendamento 31 della collega... no, scusate, 26 della collega Zottis.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
Lo ritiro, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
È ritirato.
Emendamento 31 della collega Camani. È ritirato.
Emendamento 23 della collega Luisetto. Prego.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
Allora sì. L’emendamento si inserisce nella legge regionale n. 5/2013, in particolar modo l’obiettivo era appunto quello di finanziare e di andare a rimpinguare, sostenere l’articolo 2 alla lettera e bis) e quindi la realizzazione di attività di carattere culturale e soprattutto educativo-formativo di sensibilizzazione in materia di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne.
Rientrerà poi questo nel subemendamento previsto dalla Giunta, quindi siamo contenti. Tutto il Gruppo del Partito Democratico ha lavorato e sta lavorando moltissimo sul tema, sia perché è un tema centrale per i numeri che ci sono stati presentati nella relazione pochi giorni fa in Commissione, quindi 3.450 le donne accolte...
Speaker : PRESIDENTE
Colleghi, per cortesia.
Speaker : Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)
....con dati 2021; 187 quelle nelle case rifugio con 185 figli, quindi numeri in aumento sempre più critici che ci mostrano quanto sia fondamentale il lavoro dei centri antiviolenza e delle case rifugio quanto sia prezioso. Con quali soldi svolgono questo lavoro? I 2,3 milioni che lo Stato dà il costante milioni di euro finanziato dalla Regione, che rimane una risorsa ferma. Non si è investito di più, nonostante numeri crescenti.
L’obiettivo di questo emendamento, l’obiettivo del lavoro di queste settimane, ma di questi anni del Partito Democratico, è proprio quello di ribadire quanto sia essenziale investire. Lo facciamo in un momento nel quale rimane sospesa una questione molto delicata, quella dell’intesa Stato-Regioni, che vede a rischio moltissime delle realtà dei centri antiviolenza e delle case rifugio nel nostro territorio. Siamo contenti che anche la presidente Brescacin abbia sollecitato la questione, dopo che lo avevamo fatto come Consigliere e come Gruppo intero del Partito Democratico, perché è una questione che ha bisogno di risposte. Al momento non ce ne sono. Sono sicuramente tardive. Si parla di un’intesa di settembre dello scorso anno, pubblicata in Gazzetta Ufficiale a novembre. Faccio riferimento a un solo criterio: se dovesse essere confermata così, per stessa ammissione dell’Assessore, andrebbe a colpire la metà, il 50% delle realtà del nostro territorio. Uno dei criteri è quello dell’obbligo di un call center h24 attivo, che sta mettendo in grossa difficoltà i centri e le case rifugio. Perché? Perché ci vogliono risorse.
Tanto più in questo periodo, in questo quadro, che non può permanere, di incertezza, crediamo sia necessario dare un segnale, un contributo serio al lavoro che viene fatto sui territori. In particolar modo, nel quadro di questo contributo ‒ su che cosa? ‒ sull’educazione, l’educazione all’affettività, l’educazione allo sviluppo dell’intelligenza emotiva e alla consapevolezza di sé e dell’altro, che nella scuola trova un interlocutore privilegiato. Un aumento delle abilità affettive e un lavoro rispetto alla relazione sana sono gli agenti che prevengono e che aiutano a prevenire, appunto, relazioni malate, che possono sfociare in violenza.
Siamo contenti che questo emendamento venga considerato nel subemendamento del relatore. Sottolineiamo l’importanza che questa prevenzione, che la formazione, che il lavoro che i centri e le case rifugio fanno nelle scuole sta avendo. È anche l’occasione per ringraziarli e per sottolineare che 1 milione di euro ogni anno è troppo poco per il lavoro che fanno, sperando che questo segnale importante di aumento possa dare ancora più forza e ancora più coraggio a questa rete fondamentale.
Grazie. È ritirato.
Speaker : PRESIDENTE
L’emendamento è ritirato.
Passiamo al successivo, che è l’emendamento n. 27, della collega Zottis.
Speaker : Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)
È ritirato, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Ritirato anche questo.
Missione 13 “Tutela della salute”.
Emendamento n. 17 della collega Baldin.
Lo dà per letto. Quindi, apriamo la votazione, con il parere contrario del relatore.
La votazione è aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Missione 15 “Politiche per il lavoro e la formazione professionale”, emendamento n. 16 della collega Baldin. Lo dà per letto.
Apriamo la votazione con il parere… Vuole intervenire, collega Luisetto? Quindi, apriamo la votazione, con il parere contrario da parte del relatore.
La votazione è aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è respinto.
Missione 16 “Agricoltura”, emendamento n. 13 della collega Guarda. Prego.
Cristina GUARDA (Europa Verde)
Lo ritiro, ma serve per darci un remainder, che è il seguente: non si approvano leggi se poi non si è in grado di definire una strategia per fare in modo che queste leggi possano avere un effetto sul territorio. In questo caso si parla della legge sulla promozione della filiera della canapa, un prodotto che è essenziale, è stato parte della nostra storia ed è parte della storia di molte aziende, specialmente in Veneto oggi, una produzione in evoluzione in alcuni settori strategici, anche per la cura della persona, e non soltanto, in ambito anche di sostenibilità, ed è naturalmente anche utile per il contrasto alle nostre emissioni e ai nostri danni ambientali, in particolar modo a danno di aria e suolo.
Per questo motivo ritengo che porre l’attenzione su questa legge, che è stata approvata all’unanimità, sia essenziale, e questo lo dico in preparazione sempre del bilancio, perché se oggi non c’è la possibilità di dare questo finanziamento, ma nel contempo ci sono aziende che cercano aiuto per riuscire a fare rete, ad acquistare le attrezzature necessarie per lo sfalcio della canapa, che è diverso rispetto ad altre attrezzature, per ricercare anche ulteriori fondi e finanziamenti per la trasformazione di questo prodotto, ecco, queste aziende devono essere sicuramente supportate, anche perché non possono accedere ai contributi del PSR a causa di una sottovalutazione del valore della canapa prodotta per ettaro.
Quindi, l’emendamento è ritirato.
Passiamo all’emendamento n. 29 dell’assessore Calzavara.
Assessore, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Non ci sono interventi.
Apriamo la votazione, con il parere favorevole del relatore.
La votazione è aperta. È chiusa la votazione.
L’emendamento è approvato.
Siamo adesso sull’emendamento 37, sempre l’assessore Calzavara, che lo dà per letto.
Apriamo la votazione col parere favorevole del relatore.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’emendamento è approvato.
Siamo adesso sull’articolo 5. Ci sono interventi?
Apriamo la votazione sull’articolo 5.
È chiusa la votazione.
L’articolo 5 è approvato.
Articolo 6.
Ci sono interventi?
Apriamo la votazione sull’articolo 6.
È chiusa la votazione.
L’articolo 6 è approvato.
Articolo 7.
Apriamo la votazione sull’articolo 7.
È chiusa la votazione.
L’articolo 7 è approvato.
Articolo 8.
Assessore Calzavara, prego.
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Grazie, Presidente.
Intervengo su questo ultimo articolo perché poi nelle dichiarazioni di voto saranno i Capigruppo ad esprimere la loro opinione rispetto a questa manovra di assestamento. È l’occasione per, naturalmente, ringraziare tutte le persone che hanno lavorato nel corso di questi mesi per arrivare all’approvazione oggi. Tutti i Presidenti di Commissione che hanno corso per far sì che si arrivasse prima della pausa estiva all’approvazione di un provvedimento importante come questo, che mette a disposizione della Struttura regionale 31 milioni di euro.
Nel corso delle relazioni, oltre naturalmente a quella puntuale ed esaustiva da parte della collega Cestaro, ringrazio gli interventi dell’opposizione, che comunque, come sempre, insomma, deve fare le pulci anche ai provvedimenti che la Giunta porta all’attenzione di questo Consiglio, cercando di mettere in evidenza quelle che sono delle sensibilità anche diverse, ma credo che discussioni come quelle fatte oggi permettono anche alla Giunta stessa di riuscire a comprendere i prossimi passi che si andranno a fare.
Quello che abbiamo fatto oggi è di fatto un modello che è ormai consolidato nel metodo che la Giunta, e poi il Consiglio ha nel mettere a disposizione delle risorse che la Regione del Veneto ha, perché quello che approviamo a dicembre normalmente è un bilancio che inevitabilmente ha alcune mancanze, che poi sappiamo nel corso dell’anno riusciamo, attraverso politiche come queste di assestamento, di andare a rimpinguare, cercando di mettere nelle condizioni che si continui a garantire quelle risorse che fino ad oggi hanno permesso ai tanti attori che collaborano con la Regione e alle tante iniziative e alle missioni che gli Assessori portano avanti di vedere nel corso dell’anno realizzarsi il programma del presidente Zaia.
Un paio di cose. Non credo che ci sia in maniera semplicistica un metodo Cencelli per distribuire queste risorse. Sono analisi che si cercano di fare, comprendendo quelle che saranno le dinamiche anche successive del bilancio. Non è un caso che né l’assessore Marcato, che oggi è qui, né l’assessore Donazzan, che è stata oggetto di molte discussioni, non abbiano un euro all’interno di questo assestamento, perché abbiamo ritenuto da questo punto di vista, in questa fase, di fare delle scelte pensando a delle urgenze o, comunque, a delle necessità e di puntare su alcuni settori che riteniamo in questo momento abbiano la necessità di avere risorse per andare a programmare la parte conclusiva dell’anno, penso in particolar modo al turismo, penso in particolar modo al dissesto idrogeologico, penso in particolar modo ai lavori pubblici sugli interventi di Veneto Strade, piuttosto che nella garanzia di continuare a pagare il leasing dei treni che abbiamo comperato.
Quindi alcune scelte che si fanno andando, come ormai è tradizione, a rimpinguare i capitoli della cultura. Nella cultura da questo punto di vista dobbiamo cercare anche di comprendere come il percorso di transizione dalle leggi che avevamo, la legge n. 49 e la legge sull’identità veneta, verso la legge n. 17 deve avere anche un periodo di assestamento. Sì, collega Ostanel, stiamo cercando di comprendere qual è il fabbisogno, perché credo che sia importante, da questo punto di vista, comprendere che la legge n. 49 comunque ha bisogno delle risorse che oggi mettiamo a disposizione e che non bastano ancora rispetto alle richieste, e la legge n. 17 sta iniziando a farci comprendere quante ulteriori risorse dovremo ammettere all’interno di questa legge per dare quella capacità di risposte rispetto alla tanta creatività e alla tanta domanda di sostegno che c’è nella nostra Regione.
Un paio di passaggi su Fondazione Nord Est. Credo che sarà un passaggio importante, quello che emergerà da questa indicazione, che molto probabilmente dirà alcune cose che forse sapete già o sappiamo già rispetto alla capacità di mantenere questi ragazzi all’interno del Veneto. Da questo punto di vista ci riflettevo prima: se risolvessimo il problema di mantenere tutti nel Veneto con 13 milioni, risolviamo il problema? Secondo voi, se mettiamo 13 milioni, risolviamo il problema? Allora, credo che il problema sia più complesso. È fatto di molte cose, sicuramente anche della capacità di dare garanzie di quelle che sono le borse di studio che da questo punto di vista potrebbero avere anche una capacità attrattiva nei confronti della nostra regione e degli atenei che abbiamo, ma non è l’unica soluzione.
Credo che quello che emergerà da questa ricerca sarà soprattutto, e credo che sia questo, poi, che interessi al Presidente, se ha dato questo incarico, non è tanto quanti ragazzi gireranno il mondo dal Veneto nel corso dei prossimi anni, ma come garantire a loro il ritorno all’interno della nostra Regione.
Dopo un’esperienza fatta in giro per il mondo che sicuramente li arricchirà in termini relazionali di professionalità, la vera sfida è che il Veneto abbia, a distanza di anni, la capacità di riassorbirli, di dargli quella qualità e quelle retribuzioni che si meritano e che trovano in giro per il mondo.
Sulle scuole secondarie, condivido il pensiero del collega Valdegamberi. Credo che ci sia da questo punto di vista un buon rapporto tra quello che investiamo e quello che risparmiamo. Poi, le risorse che andremo a trovare saranno sicuramente ulteriormente impegnate. Le richieste sono costanti. Questi 7 milioni non soddisfano le paritarie, ne vorrebbero altri come altri soldi sarebbero necessari sui buoni scuola. Quello che sentivo un po’ oggi da parte di tutti è cercare di capire quali sono le urgenze. All’interno di questo assestamento le urgenze sono quelle che vi ho detto prima. Sappiamo bene che nel corso dei prossimi mesi avremo altre sfide da affrontare e in particolar modo il tema dell’università, il tema degli eventi calamitosi e il tema che è stato trattato poco se non nell’ultimo intervento del collega Montanariello del trasporto pubblico locale, che è un altro settore sul quale dovremmo cercare di avere adeguate attenzioni, cercando di trovare delle risorse.
Credo che oggi con soddisfazione approviamo questo assestamento, che mette a disposizione delle risorse importanti del Consiglio regionale, e ringrazio per la disponibilità. Ve ne abbiamo ritornate qualcuna, speriamo siate in grado, nel corso dei prossimi mesi, di impegnarle. Quello che va compreso, da parte di chi farà le leggi in futuro, è che i soldi che avevamo messo non è che vengono messi per un anno, vengono messi stabilmente. Sono soldi che inevitabilmente vengono tolti dalla disponibilità della Giunta nella sua discrezionalità. Crediamo che ci sia la possibilità anche per voi di dare sfogo alla creatività, alle urgenze e alle sensibilità che questo Consiglio regionale ha sempre dimostrato di avere.
Veramente grazie a tutti. Speriamo di rivederci tra qualche mese con delle novità importanti per quei settori che in questa fase non abbiamo sostenuto, ma abbiamo sicuramente attenzionato e su cui cercheremo di dare soddisfazione nei mesi a venire. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, Assessore. Apriamo la votazione sull’articolo… Non siamo in dichiarazione di voto, sull’articolo 8. No, non lo abbiamo votato.
È aperta la votazione sull’articolo 8.
È chiusa la votazione.
L’articolo 8 è approvato.
Siamo sugli ordini del giorno.
Ordine del giorno n. 32, dei colleghi Montanariello e Zottis. Lo dà per letto. Quindi, apriamo la votazione sull’ordine del giorno n. 32.
È chiusa la votazione.
L’ordine del giorno è approvato.
Ordine del giorno n. 35 della collega Baldin. Prego, collega.
Speaker : Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Questo è un tema di stretta attualità, molto importante. Come sapete, si si è deciso, o quantomeno si tratta di un pericolo molto vicino quello relativamente alle trivellazioni nel nostro mare, quindi la richiesta che si fa con questo ordine del giorno è quella, visto che le trivellazioni, come sappiamo, comportano grossi problemi al territorio, quindi anche un problema di fondo che preoccupa i cittadini, di prevedere nei prossimi cicli di bilancio delle risorse, e se necessario aumentare quelle previste, per contrastare i fenomeni della subsidenza e del cuneo salino, che sono le peggiori conseguenze relative alle trivellazioni in mare.
Questo anche rispetto a quanto diceva l’assessore Calzavara prima, parlando di dissesto idrogeologico e tutela del territorio, credo sia un intervento che i cittadini del Veneto si aspettano, quantomeno se non riuscissimo a contrastare definitivamente il pericolo trivelle nel nostro mare, nel nostro territorio.
Quantomeno, ripeto, che siano previsti degli indennizzi e delle misure, degli interventi, proprio per ridurre al minimo le conseguenze nefaste legate al tema delle trivellazioni.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie, collega. Apriamo la votazione. È chiusa la votazione.
L’ordine del giorno è respinto.
Siamo al successivo, che è il 36 della collega Guarda. Prego.
Speaker : Cristina GUARDA (Europa Verde)
Grazie, Presidente.
Lascio alla lettura del testo ai Consiglieri. È in realtà una proposta di ordine del giorno che nasce dall’incontro avuto in Commissione Terza con la Fondazione Festari IPA Alto Vicentino in condivisione del progetto delle aree forestali di infiltrazione, progetto che è stato ribadito, studiato e pubblicato dalla stessa Veneto Agricoltura, quindi è un progetto della Regione del Veneto che ci aiuta con un solo ettaro di terreno a ricaricare la falda fino a 1 milione di metri cubi di acqua. Quindi ANBI, insieme con la Regione... ANBI ha proposto alla Regione del Veneto una serie di attività e di iniziative da fare per il contrasto alla siccità e la garanzia della raccolta delle acque che, come sappiamo, anche grazie alla presentazione del progetto di legge del collega Andreoli in Veneto, l’acqua piovana non viene trattenuta per più del 4%.
È importantissimo andare a creare e a curare le aree di infiltrazione e le aree di risorgiva, che insieme ci consentono di avere a valle, sia per la distribuzione acquedottistica che per l’agricoltura, che per le attività produttive, ci aiuta ad avere acqua a sufficienza per gestire tutte le derivazioni e gestire tutte le concessioni di estrazione.
Quindi, per questo motivo, con questo ordine del giorno chiedo alla Giunta - e so di avere parere favorevole - di valutare nel prossimo ciclo di programmazione economico-finanziaria lo stanziamento sia di risorse dedicate all’implementazione delle aree forestali di infiltrazione, sia fondi dedicati alla tutela e valorizzazione dell’intero sistema delle risorgive e dei corsi d’acqua da essi alimentati al fine di mantenere e salvaguardare la ricarica di falda, la conservazione delle acque piovane per garantire le risorse idriche per il sostegno del servizio idrico quota... idrico-potabile irriguo e produttivo e la prevenzione dei rischi idrogeologici e la tutela di habitat che si sono dimostrati essere risorsa economica di primaria importanza, come spiegatoci della stessa ANBI nella pubblicazione relativa alla valorizzazione delle risorgive. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei. Collega Lorenzoni.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Solo per sostenere questo ordine del giorno della collega Guarda, perché effettivamente è una tecnica estremamente vantaggiosa, con delle potenzialità enormi per il territorio della Pedemontana veneta e quindi credo sia importantissimo che la Regione acceleri la sperimentazione e la diffusione di questo tipo di tecnica per l’infiltrazione e la ricarica delle falde. Diceva bene: si è arrivati ad avere un milione di metri cubi per ettaro, la stima che ci hanno fatto nell’audizione parlava di 30-40 milioni di metri cubi stoccabili in quel grande bacino che abbiamo sotto i piedi, con costi veramente molto, molto contenuti, e con la possibilità di dare reddito ai proprietari dei terreni per un periodo sufficientemente lungo. Quindi, credo che abbia solo aspetti positivi e sia decisamente una tecnica superiore rispetto a qualsiasi altra alternativa di stoccaggio dell’acqua.
Speaker : PRESIDENTE
Prego, collega Zanoni.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
È un ordine del giorno che condividiamo, perché questa è una tecnica che deve essere implementata anche nella nostra Regione, perché di fronte all’emergenza idrica bisogna utilizzare tutte le nuove tecnologie e quella proposta da questo istituto è utile e deve essere assolutamente implementata. Ecco perché questo ordine del giorno, a mio avviso, dovrebbe trovare l’approvazione del Consiglio regionale.
Tra l’altro, in sede di partito abbiamo inserito, tra le varie proposte per combattere la siccità, proprio questo punto, perché dobbiamo fare tutto il possibile per essere pronti a quei periodi di siccità che mettono e hanno messo in crisi non solo l’attività agricola, ma una serie di attività che sono fondamentali per la vita di tutti i giorni.
Speaker : PRESIDENTE
Apriamo la votazione sull’ordine del giorno n. 36.
La votazione è aperta.
È chiusa la votazione.
L’ordine del giorno è approvato.
Ordine del giorno n. 38 delle colleghe Ostanel e Camani.
Non è ammessa discussione perché è stato depositato dopo la chiusura della discussione generale.
Apriamo la votazione…
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
No, scusa, abbiamo bisogno…
Speaker : PRESIDENTE
Se nessuno me lo dice.
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Posso?
Speaker : PRESIDENTE
Prego, Assessore.
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Trovo, però, essenzialmente da sostituire dove è scritto “tutti” con “il più alto numero possibile di idonei beneficiari” e poi “nel prossimo bilancio di assestamento”.
Speaker : PRESIDENTE
Assessore, può spiegare meglio?
Speaker : Ass.re Francesco CALZAVARA
Al posto di “tutti” mettere “il più alto numero possibile di idonei beneficiari”. Credo che sia così. Adesso non lo trovo. È così, allora: “Le risorse necessarie a coprire il più alto numero possibile di idonei non beneficiari nel prossimo assestamento di bilancio”.
Speaker : PRESIDENTE
Apriamo la votazione sull’ordine del giorno numero 38, così come modificato dall’assessore Calzavara.
Votazione aperta.
È chiusa la votazione.
L’ordine del giorno è approvato.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sul provvedimento.
Collega Lorenzoni, prego.
Speaker : Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)
Grazie, Presidente.
Grazie della discussione che c’è stata, che credo sia stata utile. Grazie anche per la presenza di rappresentanti della Giunta. Credo che, però, il risultato a cui arriviamo è un po’ esiguo, esiguo nella misura in cui io sono grato all’assessore Calzavara che si è speso e che ha cercato di dare, diciamo così, delle risposte. Ci sono 300.000 euro complessivi che vengono messi a disposizione delle richieste che erano state fatte, che è una cifra per cui siamo sempre grati, ma è una cifra molto piccola rispetto a quello che era, se vogliamo, senza usare il Cencelli, ma andando a vedere 12 milioni restituiti alla Giunta, se pensiamo a un quinto di quelli, un quinto di quelli erano 2,5 milioni e c’è un 10% messo a disposizione delle forze di opposizione, quindi poco.
È chiaro che poco è meglio di niente, però io credo che l’attenzione verso le questioni che sono state poste dai colleghi di opposizione debba essere tenuta in grande considerazione se non ora, nel prossimo assestamento, nel prossimo bilancio. Questo lo chiedo.
Per quanto riguarda le borse di studio, che è uno dei temi forti e come universitario sento quest’urgenza, è vero che non è una condizione sufficiente per trattenere gli studenti, però sicuramente è una condizione necessaria.
Se non siamo in grado di dare le borse e altre Università sono in grado di dare le borse, con certezza non avremo questi studenti a studiare nella nostra Regione. Per cui, veramente invito a prendere un’azione perché questa condizione necessaria sia attuata. Poi, tutte le altre condizioni che sono sufficienti perché i ragazzi stiano qua verranno trovate.
Il rammarico ancora una volta c’è. Siamo consapevoli, la coperta è corta, ma ancora una volta questa coperta corta non è stata portata in nessuna direzione. Per cui, non si danno delle risposte efficaci a nessuno dei temi elencati bene dall’assessore Calzavara, dai trasporti, alla sanità, al sociale, alla scuola e così via. A nessuno di questi si riesce a dare una risposta esaustiva.
La mia sollecitazione è che si inizi a fare delle scelte. Una volta sarà un settore, una volta sarà un altro; ma se non iniziamo a fare delle scelte, a sistemare alcuni dei settori che oggi soffrono, questa Regione continuerà ad avere alcuni temi su cui è fragile vedersi ingigantire.
Per cui, la sollecitazione che faccio è proprio quella: individuate dei temi su cui dare delle risposte efficaci e iniziamo a prendere in mano le urgenze che stanno crescendo di fronte ai bisogni dei nostri cittadini.
Il voto non può essere favorevole, ovviamente, perché insoddisfacenti le risposte date, ma comunque resta la gratitudine per la discussione.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
HA chiesto di intervenire la capogruppo Ostanel.
Speaker : Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)
Grazie, Presidente.
Il mio voto sarà contrario, in maniera convinta, perché il finale di questo film dell’horror in realtà non lo abbiamo visto oggi, viene posticipato a ottobre, con il prossimo assestamento.
Oggi abbiamo votato l’ennesimo impegno, rispetto alle borse di studio; vedremo davvero quel giorno, a ottobre, o quando sarà, quale sarà questo range di idonei non beneficiari che riusciremo a finanziare, perché tutto sta lì.
Oggi parliamo di 3.646 ragazzi in Veneto che non hanno la borsa di studio. Vedremo a che numero riusciremmo ad arrivare in base alla proposta votata oggi di questo ordine del giorno. Il tema però rimane. Rimane che oggi abbiamo fatto una scelta, avete fatto una scelta: quella di dire che con una coperta corta, nella scelta delle priorità erano più importanti gli studenti di famiglie… Poi farò un appunto sul tema del risparmio dello Stato, perché io ho una visione molto diversa.
Oggi abbiamo deciso di dare priorità al sostegno del buono scuola a delle famiglie che potevano scegliere e possono scegliere, magari, di mandare il figlio alla scuola pubblica, che per fortuna in Italia è una scuola che funziona e che, anzi, forma benissimo le persone che ci vanno. Figuriamoci se fossimo in un Paese dove invece la privatizzazione della scuola pubblica avrebbe portato noi tutti a dover scegliere di andare nella privata. Quindi la questione non è di dire che chi manda i figli nella scuola privata sbaglia e chi li manda nella pubblica invece fa bene. Il punto è che, come legislatori, fare un ragionamento per cui facciamo risparmiare lo Stato, perché mandiamo i figli alla scuola privata, io credo che sia un ragionamento molto, molto pericoloso. Sa perché, Assessore? Perché se lo spostiamo sulla sanità… Facciamo l’esempio sulla sanità: tantissimi dicono “ma io vado a curarmi nel privato e faccio risparmiare lo Stato. Ma pensa che un sistema sanitario pubblico, e la scuola è simile, venga potenziato o depotenziato se facciamo questo ragionamento? Viene depotenziato, io credo, e non lo dice la consigliera Ostanel, lo dicono per fortuna i legislatori che in questo Paese negli anni hanno sostenuto il fatto che dovesse esserci un sistema pubblico dell’istruzione e un sistema pubblico della sanità. Davvero spero che il pensiero non sia quello che mandando i figli alla scuola privata o curandosi nel privato noi facciamo risparmiare allo Stato, perché è un pensiero pericoloso, che fa di questa Regione, se la si pensa così, l’avamposto per andare verso la privatizzazione, in questo caso anche del sistema dell’istruzione.
Davvero vi chiedo un ragionamento fino su questo punto, perché io credo sia invece un ragionamento molto, molto pericoloso.
Allora noi oggi abbiamo scelto questo. Abbiamo scelto di prendere 6.000.000 di euro... 3 milioni di euro è di finanziare la possibilità, almeno in parte, del buono scuola per mandare i figli alle scuole paritarie del sistema secondario e dell’istruzione superiore. Non abbiamo scelto invece il fatto che sapevamo già di avere 3.646 i ragazzi che avevano bisogno di una borsa di studio perché meritevoli e per studiare all’università e quindi collegandosi anche al tema dell’esodo, che poi riprenderò, e non lo abbiamo fatto.
Quindi il voto non può essere favorevole ad una manovra che sceglie questa priorità, perché è una priorità, io credo, sbagliata e miope, perché oggi l’urgenza è un’altra. La domanda vera è: quella famiglia, avrebbe potuto mandare lo stesso a scuola il proprio figlio? Sì, nel pubblico, perché se va a chiedere un beneficio nel privato è per pagare una retta che in realtà nel pubblico non esiste. Invece per l’Università è diverso e ci sono persone, come gli studenti fuori sede, che hanno bisogno di avere un finanziamento invece per sostenere le spese e le tasse universitarie esistono anche nel sistema pubblico. Fossimo in un mondo in cui le tasse universitarie fossero gratuite forse faremmo un ragionamento diverso.
Quindi la priorità è sbagliata. Due, il voto contrario è di nuovo, e lo ripeto, per il fatto, ne parlavamo anche adesso, qui con l’assessore Corazzari, che si sono fatte delle scelte sbagliate – lo volevo dire, con la sua presenza qui - sul comparto della cultura, nuovamente. Lo ripeto, l’ho detto tre volte, ma immagino e spero che a forza di parlare in un’Aula le cose cambino. Se noi decidiamo di mettere 1 milione di euro su una legge, la 49, e oggi non decidiamo di mettere almeno 500.000 euro, che era il minimo sindacale per arrivare a scorrere una graduatoria che esiste ed esiste perché abbiamo approvato una legge cultura, ecco, questa è un’altra scelta assolutamente sbagliata, che dà un messaggio sbagliato fuori di qua. Ma non lo dà fuori di qua perché l’ha detto la consigliera Ostanel, lo dà fuori di qua perché la Commissione Cultura ha votato all’unanimità, ancora un anno e mezzo fa, un ordine del giorno che diceva che non solo dovevamo attuare la legge cultura, ma dovevamo darle la possibilità di avere i fondi necessari. Oggi confermiamo il fatto che i fondi necessari non ci sono. E non accetto e non posso accettare la risposta, Assessore: stiamo valutando. Sa perché? Lo so perché lo dice, ma sono due anni che abbiamo i dati e i dati fanno vedere fabbisogni chiari. Quest’anno 700.000 euro, quindi il fabbisogno è già chiaro, ma vengono fatte domande per 700.000 euro in più. Se vogliamo proprio pensare che gli ultimi tre che hanno preso venti punti sono progetti magari non forti, potremmo dire 600.000 euro sono quello che manca quest’anno. L’anno scorso mancavano 500.000 euro all’appello. Facendo un rapido calcolo, 1 milione di euro in più minimo deve andare nella legge cultura ogni anno, che sono esattamente i soldi che, invece, decidete di mettere sulla legge n. 49.
Allora, i temi sono due: o li spostate da una parte e li mettete dall’altra, oppure trovate fondi aggiuntivi per dare dignità alla legge cultura. Non ci sono altre vie d’uscita. Altrimenti, usciamo da qui e decidiamo che la legge cultura, che è stata approvata e che avete voluto, va cancellata. Io preferisco sinceramente che qui fuori gli operatori della cultura dicano “va beh, non c’è margine, sappiamo di non poter lavorare in questa Regione”, e metteranno, come tanti hanno già fatto, la loro sede legale in altre Regioni, come la Regione Friuli Venezia Giulia, che, ripeto, ha un bilancio sulla cultura che è praticamente il quadruplo del nostro, e almeno gli diciamo la verità, ovverosia questa non è una Regione che vuole promuovere e sostenere gli operatori culturali e i Comuni che promuovono la cultura, perché della cultura non si mangia e non ce ne frega nulla. Io preferisco questo, piuttosto che aver approvato una legge cultura, continuare ogni volta in questo film, e ripeto questa metafora perché poi chiudo con la parte magari positiva di questa discussione, che non arriva mai a una fine. È come quando abbiamo un film di fronte e cerchiamo di capire se andrà bene o andrà male. Ecco, io finora non ho ancora capito sul tema degli idonei non beneficiari e sul tema della cultura quale sarà l’esito, perché è due anni che posticipiamo.
La parte positiva? La metafora del film. Siamo riusciti a pensare e a far capire che il tema dell’emergenza cinema esiste, abbiamo nel maxiemendamento inserito 100.000 euro dentro la legge cultura per l’articolo che ha dedicato alle sale cinema, però anche qui un ragionamento che andrà fatto è quello di dire che probabilmente questa manovra che esiste e che oggi abbiamo potenziato non basta, perché stiamo vedendo i cinema chiudere, non perché le persone semplicemente non vanno più al cinema, ma anche perché, forse, quello che sta accadendo a livello distributivo fa sì che le persone abbiano cambiato il loro stile nell’affrontare e nel vedere dei film, allora quei luoghi devono anche essere ripensati e fare cose diverse.
Come stanno facendo altre Regioni, la Regione Lombardia è uscita con una bella delibera di Giunta che dice “sosteniamo quelle sale cinema che vogliono fare un mix di attività, mettere dentro sì la sala che fa la proiezione, ma avere una sala concerti, avere una sala dibattiti, avere la biblioteca, usiamo quei luoghi per fare anche altro, per permettere agli operatori di tenere aperte le sale e di non fare solo sala cinematografica”, se la Regione Lombardia ha messo una dotazione economica finanziaria a sostegno di queste progettualità non vedo perché non lo possa fare anche la Regione del Veneto.
Quindi, bene i 100.000 euro per i biglietti e per le iniziative di promozione delle persone che continuano ad andare al cinema, ma penso che dovremo, per il prossimo bilancio, fare un ragionamento su delle progettualità assolutamente innovative e nuove per permettere a delle sale, come è accaduto a Padova alla MPX, ma anche ad altre, di non rimanere chiuse, ma di riuscire a fare invece attività assolutamente diverse.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie a lei.
Collega Camani, prego.
Speaker : Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente. Molto brevemente.
Assessore, lei ci spiega durante la sessione di bilancio di previsione, ogni volta, che il nostro problema è che abbiamo poche risorse disponibili. Ci parla di un conto spannometrico di 60 milioni e noi su quei 60 milioni proviamo ad avanzare alcune proposte, proviamo a costruire delle politiche pubbliche.
Noi stiamo discutendo una manovra di 31 milioni. Se noi facciamo un po’ la proporzione non è proprio poco-poco, ed è la prima manovra di assestamento, perché sa meglio di me che tra due o tre mesi arriva la seconda manovra di assestamento che ottimisticamente potrebbe avere le stesse quantità. Quindi, intanto iniziamo a sgombrare il campo da un equivoco, noi dobbiamo e procediamo a step, a tranche, perché voi decidete che sia così, perché voi ritenete che i bilanci delle Istituzioni, degli Enti locali, in questo caso della Regione, siano gestiti per step.
Questo è il primo limite che noi vediamo. Lo abbiamo detto in fase di rendiconto, lo ribadiamo anche oggi. L’idea di dover sempre costruire e immaginare le politiche pubbliche contando pezzetti di risorse volta per volta è un limite prima di tutto per voi, nella capacità che abbiamo di costruire politiche di medio e lungo periodo e nella capacità che abbiamo di incrociare le necessità e di intervenire in maniera efficace sui problemi.
Lei ha detto “le nostre priorità le avete capite”, sono scritte, le ha citate lei. Lei dice: il turismo. Però, assessore Caner, non è che l’avevano fatta ricca, le hanno confermato le solite risorse degli altri tempi.
Io ho cercato di farvi notare che rispetto al comparto turistico, quest’anno qualche difficoltà in più dovuta alle necessità collegate al meteo potremmo averle. Invece sul turismo confermate esattamente tutto quello che avveniva in passato, come sempre non affrontando le grandi questioni che invece lo sviluppo turistico sostenibile ci imporrebbe di sostenere.
Ha indicato come seconda priorità il dissesto idrogeologico: anche qua, condividiamo. Mi consenta, però, Assessore: un po’ tardiva, come preoccupazione, nel senso che mentre decidiamo di investire risorse sul dissesto idrogeologico, la nostra Regione cola a picco di fronte agli eventi calamitosi naturali, e anche un intervento che dovrà scontare da qua ai prossimi mesi, ai prossimi anni, il cambiamento della programmazione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Governo sta discutendo in queste ore in Aula, confermando tutta l’incertezza e l’inadeguatezza della nuova programmazione del PNRR di questo Governo.
Faccio semplicemente notare i drammi che dovremo affrontare da qua ai prossimi mesi, come Regione e come supporto agli enti locali per i tagli assolutamente non calcolati, non previsti e non compensati nel cambio di programmazione del PNRR.
Ha parlato degli interventi di Veneto Strade, ma diciamocelo chiaramente, Assessore: i milioni che mettete in Veneto Strade, lo abbiamo detto in Commissione, servono per rifare le asfaltature per il Giro d’Italia nel 99% dei casi. Lo ha detto l’assessore De Berti in Commissione, e va benissimo, sappiamo che se c’è il Giro d’Italia si rifanno le strade, ma non può essere questo l’orizzonte di priorità che ci diamo, disponendo di risorse economico-finanziarie, che sono nei fatti la metà di quelle che abbiamo durante il bilancio di previsione.
Ecco perché noi abbiamo sostenuto durante questa discussione che a nostro giudizio, in questa manovra di assestamento, come peraltro nella manovra previsionale, ci sia una sostanziale sottovalutazione da parte di questa Giunta delle grandi questioni e delle grandi criticità che ci troviamo ad affrontare. Le cito per titoli: la prima è la grande questione sociale. Abbiamo parlato mille volte in quest’Aula dei problemi legati alla sanità e di come anche la sanità veneta sia ormai costretta a fare i conti con dei nodi e delle criticità rispetto ai quali non si può rincorrere sempre l’emergenza.
Abbiamo oggi parlato della grande questione della scuola pubblica e di come in questa Regione servirebbero risorse e investimenti di tutt’altro tenore in questo fondamentale comparto; del tema dell’università e di come noi dobbiamo essere più pronti a offrire risposte concrete agli studenti universitari.
Io non so cosa ci dirà la Fondazione Nord Est rispetto ai giovani che emigrano. Diciamo che la delibera è di dicembre 2022. Spero che la relazione nelle mani del Presidente sia già arrivata. Aspetteremo.
Abbiamo parlato oggi col vicepresidente Montanariello del grande tema della casa ed è una questione con la quale dovremo fare i conti nei prossimi mesi. Glielo anticipo già.
Abbiamo parlato di tutte le azioni per il contrasto della povertà, che sono totalmente assenti da questa programmazione. Poi c’è il grande tema che riguarda lo sviluppo e la sostenibilità, dello sviluppo che vogliamo dare a questa Regione. A me che l’assessore Marcato non abbia fondi in questa manovra di bilancio non mi lascia serena. Avrei anzi voluto vedere un’indicazione più precisa e più chiara di quali sono le politiche industriali che questa Regione intende mettere in campo con le risorse proprie e con le risorse che avrebbero potuto arrivare dall’Europa e dallo Stato.
Ora, a me non sfugge il fatto che, di fronte a risorse scarse, la politica debba assumersi la responsabilità di fare delle scelte e dunque annunciamo il voto contrario a questo provvedimento perché, assumendo quello che ci dite, cioè che le risorse sono scarse, a nostro giudizio, le scelte che ci proponete non sono appunto adeguate alle necessità che stiamo affrontando.
Anche nel nostro caso, a proposito di manovre emendative alla legge di assestamento, alla manovra di assestamento, avevamo delle risorse scarse, molto scarse. Noi abbiamo fatto una scelta diversa, non semplice, non facile, ma anziché distribuire tanti piccoli interventi a pioggia, che magari avrebbero accontentato più soggetti, abbiamo pensato di concentrare le poche risorse di cui ci avete offerto la disponibilità su due linee di intervento e voglio sottolinearlo perché ovviamente potrebbero essere 100 le priorità, anzi, sono 100 le priorità che indichiamo e che vi indichiamo ogni volta. Noi ne abbiamo scelte due e vorrei davvero molto brevemente spiegare quelle che abbiamo scelto: la prima sono le politiche contro la violenza sulle donne. Lo abbiamo fatto, primo, perché siamo convinti che questa sia una criticità vera, un’emergenza democratica vera che coinvolge il nostro Paese, ma in generale le società occidentali e le società moderne. Pensiamo che se ne parli sempre troppo poco. Pensiamo che sia diventato un argomento attorno a cui a parole tutti si dichiarano interessati, ma che poi nei fatti concreti troppo spesso l’agenda politica sia distante anni luce da questo fenomeno. Abbiamo anche sollevato questo tema poche settimane fa, quando abbiamo fatto presente alla Giunta che c’è quella piccola questione che si chiama intesa Stato-Regioni, che ha modificato a livello nazionale e con l’accordo di tutte le Regioni all’unanimità, inclusa la nostra, i criteri che i centri antiviolenza e le case rifugio dovranno rispettare per poter accedere ai contributi statali e regionali. E vi abbiamo detto: attenzione, perché con quei nuovi criteri, che anche voi Regione del Veneto avete accettato, più della metà delle strutture che contrastano la violenza contro le donne della nostra Regione non potranno più accedere ai contributi.
È un modo per accendere un faro vero su una questione che non può essere soltanto uno slogan che pronunciamo all’unanimità il 25 novembre. Siccome sappiamo che la violenza contro le donne è prima di tutto una questione culturale, abbiamo chiesto e ottenuto dalla Giunta un impegno perché attorno alle attività di educazione, di formazione e di sensibilizzazione riguardo alle iniziative che contrastino la violenza contro le donne ci sia un maggiore impegno. Abbiamo ottenuto lo stanziamento di 120.000 euro apposta per finanziare i progetti che le operatrici e gli operatori che si occupano di contrastare la violenza contro le donne potranno mettere in campo, in particolar modo in collaborazione con le scuole e gli istituti scolastici. E torna il tema di come la scuola possa essere vettore non soltanto di integrazione sociale, ma anche di diffusione di una cultura di giustizia e di equità.
L’altro filone su cui abbiamo scelto di investire le scarsissime risorse di cui ci avete offerto la disponibilità è il settore della cultura, proprio per dare un contributo, un segnale, anche in questo caso un’indicazione di rotta. Lo abbiamo fatto concentrandole non in tanti piccoli interventi, un po’ la 17, un po’ la 49, un po’ la 40, un po’ i grandi eventi, ma scegliendo di investire in un unico filone, che è quello della cultura audiovisiva e dell’attività cinematografica, una delle tante emergenze, mi rendo conto, del comparto cultura, ma che forse oggi ci può consentire di incrociare un’emergenza, quella della crisi del comparto cinematografico, che però non finisce qua, nel senso che sappiamo perfettamente come la crisi del comparto cinematografico sia solo in minima parte affrontabile attraverso l’erogazione di contributi straordinari, ma invece richieda una valutazione più complessiva di tutto il settore.
Ecco, noi abbiamo fatto così, abbiamo cercato di corrispondere alle cose che vi diciamo sempre, che secondo noi voi non fate bene, provando con le nostre difficoltà, i nostri limiti e le nostre risorse limitate, a farvi vedere come le faremmo noi le cose se fossimo al posto vostro, facendo la fatica di scegliere tra tante priorità e cercando quelle che tra tutte oggi meriterebbero, a nostro giudizio, una risposta più efficace.
Sulla base di tutte queste valutazioni, non possiamo che ovviamente dichiarare il voto contrario alla proposta nel suo complesso.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Soranzo, prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Grazie, Presidente. Gentili colleghi, molto velocemente.
Il Gruppo di Fratelli d’Italia, invece, voterà a favore, lo farà convintamente e anche soddisfatto della manovra. Lo fa perché sostanzialmente quest’Aula ormai conosce da due anni questo modo di poter approcciare a tutte le manovre di bilancio, dal bilancio di previsione, all’assestamento e poi anche all’approvazione del rendiconto, dove di fatto l’esercizio dell’opposizione è quello di guardare ciò che manca cercando in qualche modo di oscurare ciò che è stato fatto o potenziato, però c’è un punto che va, secondo noi, evidenziato in maniera chiara, che ha dato fastidio in Commissione, ha dato fastidio negli allegati del rendiconto, ha dato fastidio a tanti, ma non ha dato fastidio ai veneti.
Parto da alcune considerazioni di carattere prima di scelte di gestione del bilancio, Assessore, che questa opposizione ha definito poc’anzi come la volontà di agire di un bilancio a step, quasi che ci fosse una mancanza di visione o di programmazione, quando invece è tutt’altro, facendo finta di non conoscere le dichiarazioni in Commissione dell’Assessore al bilancio in tanti temi, borse di studio, come anche il trasporto pubblico locale. Invece poi si scopre, alla fine di ogni rendiconto, nell’ultimo ancora in maniera molto più efficace e palese, quello che è il giudizio degli organi di controllo e di chi oggi sta a valutare.
I giudizi sono due, Assessore. Il primo, quello tecnico contabile ha visto il rendiconto, il Collegio dei Revisori dei conti e la Corte dei conti plaudire questo modo di gestire il bilancio. L’ha fatto nella relazione, l’ha fatto il Revisore dei conti in Commissione e l’ha fatto dicendo che questo bilancio è da anni gestito in maniera efficace e puntuale e soprattutto con una programmazione attenta, che vede poi nei risultati realizzarsi ciò che prevedeva contabilmente.
Dall’altro, c’è il giudizio politico.
Signori dell’opposizione, vi do una notizia, forse non ve lo ricordate più: se è vero che la vostra linea di politica… Guardo la collega Ostanel sulla cultura, guardo la collega Camani su altri temi, e altri colleghi dell’opposizione, che ogni volta ci ricordano che forse ci dovrebbero essere scelte diverse perché il Veneto non fa ciò che deve fare, si dimentica dei veneti, dimentica alcuni servizi, dimentica delle priorità, io credo di poter dire che questo forse non trova poi nel giudizio politico il reale giudizio dei veneti, perché il presidente Zaia, con la coalizione di centrodestra, non più tardi di due anni fa, vince col 77% dei veneti che promuovono la gestione di questa Regione, e promuove le azioni di Governo del centrodestra.
Il buono-scuola non nasce quest’anno, cara collega Camani, è una scelta politica, certo, di tanti anni fa, e per il quale più di un giudizio i veneti hanno potuto esprimere, l’hanno fatto diverse volte e hanno promosso che la scelta, come diceva il collega Valdegamberi, come diceva il mio collega, vuole vedere nelle scuole paritarie un arricchimento dell’offerta scolastica. E questa è una scelta politica? Sì, è una scelta politica. Però c’è da dire che si vuole mettere in evidenza che scegliendo il buono-scuola, che di fatto interviene comunque portando tutti i veneti un po’ allo stesso livello, senza dimenticare che non ci sono veneti di serie A e di serie B tra quelli che vanno alla scuola pubblica e quelli che vanno alla scuola privata, perché sempre offerta scolastica è; i fragili sono dentro la pubblica e ci sono anche dentro le private, ed è un arricchimento. Il Veneto ha scelto questo da anni, e da anni i veneti hanno promosso, quando ne hanno avuto la possibilità, questa scelta politica, come tante altre, in maniera clamorosamente forte.
Dovete arrendervi a questo giudizio.
L’altra questione è il fatto che si vuole in qualche modo far passare in Aula, e a chi ci ascolta un messaggio diverso, come foste stati totalmente assenti nelle Commissioni, quando l’Assessore al bilancio ha più volte ribadito che nell’assestamento di novembre ci sarà l’attenzione sulle borse di studio, che sul trasporto pubblico locale ci sarà l’attenzione necessaria.
Certo, non ci sarà per tutti quelli che la chiedono; ma attenzione, stiamo parlando del fatto che le risorse il Veneto le deve recuperare per ciò che oggi necessita; o stiamo parlando del fatto che se tutta l’Italia viene alle Università venete, noi dovremmo trovare le risorse per tutti i richiedenti? Un conto è quanto possiamo fare; un conto è quello che è giusto; un conto sono le domande.
Allora, collega Camani, ritorniamo alla realtà. Ritorniamo alla realtà. Lei poc’anzi ha sdoganato un concetto, forse non se n’è accorta l’Aula, e ha detto che risorse ce ne sono a sufficienza. Nel suo intervento poc’anzi ha detto che ce ne sono, perciò non serve più neanche l’addizionale IRPEF, perché lei ha appena detto che, diversamente dal passato... oggi lei nel suo, se vuole se lo riascolti, ha appena detto che le risorse sono assolutamente sufficienti...
Speaker : PRESIDENTE
Collega Camani, lei pretende silenzio quando lei parla. Lasciamo che anche Enoch Soranzo possa parlare. Prego.
Speaker : Enoch SORANZO (Fratelli d’Italia - Giorgia Meloni)
Sono cambiate. Abbiamo cambiato chiaramente l’ordine di valutazione, che non è più una questione di risorse, ma degli step con cui viene programmata la spesa delle risorse. Bene, gli step vengono programmati così, perché c’è attenzione nella spesa, perché c’è il senso di responsabilità, perché si fa come fa un buon padre di famiglia Veneto, che spende ciò che pensa di poter incassare o avere in tasca e lo fa quando li ha. Questo è un buon operare da buon padre di famiglia, da Veneto responsabile che tanti ci invidiano per come siamo nati e continuiamo a crescere.
Poi ci sono invece alcune considerazioni che vorrei fare è di carattere politico.
E allora, come è buona abitudine di quest’Aula, che è cambiato solo il soggetto da insomma individuare. Abbiamo iniziato con un Governo che era di più colori, poi è cambiato il Governo e oggi ha Presidenza e ha traino di Fratelli d’Italia e, chiaro, l’attenzione giustamente le considerazioni sono su Fratelli d’Italia. Bene, noi non ci tiriamo indietro. È vero, non è facile. È vero che c’è un’interlocuzione sulle borse di studio? Certo. Stiamo facendo pressione? Certo, ma è anche vero che la Regione Veneto è pronta, come dichiarato anche poc’anzi dall’Assessore in Commissione qualche settimana fa, che in mente ha già le risorse, per comunque nel possibile arrivare dove si potrà e sicuramente a quegli aventi diritto, come è avvenuto per legge, che poi possono essere ritenute non sufficienti, fino agli anni scorsi.
Altra cosa però sono i temi di carattere nazionale e di carattere politico, perché non basta e non è giusto parlare delle politiche regionali, ma è giusto spostare il tema anche sui temi nazionali.
E allora abbiamo sentito Montanariello che parla delle accise, perché chiaramente si deve trovare un difetto, dimenticandosi cercando di dire che c’è un problema, si dimentica le azioni che sono partite proprio ventiquattr’ore fa, delle azioni reazioni che non sono state attivate precedentemente sulla lotta alla speculazione, ma quello che dimentica o che non vuole raccontare è che è vero che non è stato praticato l’abbattimento delle accise, ma le risorse per cui le accise non sono state abbassate sono andate per la prima volta indirizzate a chi veramente ne ha bisogno. Siete venuti abbattendo il cuneo fiscale e contributivo nelle buste paga, quindi il netto in busta comincia a crescere per i lavoratori. Comincia a crescere. I soldi in tasca ai cittadini cominciano a crescere, perché il peso dello Stato, aumentato negli ultimi dieci anni in maniera silenziosa, che le imprese hanno pagato e che i cittadini non hanno neanche visto e non ne erano a conoscenza, ma gli imprenditori sì, l’INPS sì, l’INAIL sì, oggi tornano nelle loro tasche e aumentano la loro capacità di spesa.
Ma non è solo questa la misura, collega Camani. L’altra misura è quella di andare a dare aiuti al paniere dei beni essenziali, più importanti, con aiuti diretti, a chi ne può fare, ma con un’attenzione, che chi ne fa domanda lo fa e deve provare che veramente ne ha bisogno, e non, come abbiamo visto durante il Covid e il post Covid, con provvedimenti con tanti buchi e con tante problematiche di gestione e applicazione, che hanno creato una distrazione di risorse pubbliche.
Andiamo nello specifico, e allora arrivo al cavallo di battaglia di oggi: il reddito di cittadinanza. L’assessore Donazzan non è solo la responsabile di non finanziare tutte le borse di studio, tutte, perché ne finanzia solo alcune, quelle che troveranno riscontro nell’assestamento di novembre, come ha già anticipato l’Assessore, non basta. Aspettiamo di vedere il dato di novembre. Ma ci si dimentica che finisce il reddito di cittadinanza e cosa faranno quelle 3.000 persone che da oggi, dichiarato dall’assessore Donazzan, non hanno più il reddito di cittadinanza? Allora, rimettiamo ordine. Il reddito di cittadinanza nasce per aiutare il reinserimento lavorativo. Poi, di punto in bianco diventa uno strumento per combattere la povertà. Una cosa diversa. Addirittura il reddito di cittadinanza abbatte un favoloso strumento dell’allora ministro Poletti, del Partito Democratico, approvato, applicato e promosso da tutti i Sindaci, credo, d’Italia, perché portava esattamente gli strumenti per dare risorse a chi ne ha bisogno, perché i Sindaci conoscevano le situazioni, i servizi sociali già molto più che omologati e nell’applicazione rodati in questa pratica, si distrugge… Guardi, non mi distragga. Si distrugge quello strumento che è del Partito Democratico e si mette in campo il reddito di cittadinanza. Bene. La verità è che da oggi cambia la musica, perché il Governo Meloni rimette ordine a un errore clamoroso. Come ha detto il collega Montanariello, che prima ha detto che chi può lavorare deve lavorare. Benissimo, siamo tutti d’accordo, però qualcuno si dimentica che da settembre, dal 1° settembre, perché secondo voi da domani mattina, se ricordo bene l’espressione di oggi, quelle 3.000 persone che prima non trovavano un percorso lavorativo lo troveranno adesso? O di fatto andranno in una situazione di povertà?
Noi abbiamo deciso una cosa diversa. Abbiamo detto che chi di fatto può lavorare vada a lavorare. Abbiamo detto una cosa diversa: chi ha bisogno di assistenza, di sostegno, perché non può lavorare, deve avere maggiori strumenti e risorse finanziarie, e abbiamo messo in campo le misure. Abbiamo fatto di più, c’è l’assegno di inclusione, perché tutto quello che è reddito di cittadinanza del mese di agosto, tutti coloro che si sono recati nelle agenzie, avrà anche effetto retroattivo e quindi il mese di agosto è al sicuro, come dichiarato alla stampa dall’assessore Donazzan. Dal 1° settembre c’è l’assegno di inclusione. Cosa cambia con l’assegno di inclusione? Cambia moltissimo, perché prima con il reddito di cittadinanza si finanziavano 750 euro a nucleo familiare, adesso si danno 350 euro a persona a chi sta ricercando realmente e veramente un lavoro, a chi proverà nella domanda e nel suo atteggiamento un percorso di accessibilità al lavoro percepirà 350 euro a persona, non a nucleo familiare.
Questo è perché si vuole dire chiaramente che chi può approcciare a un percorso di formazione e di inserimento lavorativo lo può fare, può anche essere, se ci sono più persone in un nucleo familiare con moltiplicatori di 350 euro e potrà farlo perché, di fatto, lo dovrà provare con il suo comportamento. Rifiuta un’offerta di lavoro? Mi dispiace, siamo in un Paese che è fondato sul lavoro e credo che tutti devono darsi da fare, secondo noi, contribuire se hanno le capacità di farlo.
Questa è la differenza tra noi e voi.
Ultima considerazione, che però non vuole poi essere… Visto che abbiamo avuto tanto tempo… Invece è legata agli impegni.
La sfida, Assessore, non è semplice. Queste opposizioni, con queste forze politiche, con il Governo sappiamo bene che a novembre ci aspettano, come qualcuno ha detto, al varco o alla verifica, però è bene dirlo subito: nessuno ha la bacchetta magica, ma mi pare che siamo impegnati tutti a trovare delle risorse che possano dare maggiore risposta a tutti i settori.
Voglio ricordare che nel bilancio di previsione molte erano le critiche perché non c’erano interventi per combattere la siccità. In pochi mesi abbiamo scoperto che la siccità non la dobbiamo temere, ma torniamo ad interventi di difesa idraulica. Come a dire che tutto ciò… Io guardo ai fatti, collega Zanoni: se lei va a prendersi i verbali del bilancio di previsione, noi parlavamo di siccità.
Oggi stiamo ritornando…
Quello che voglio significare, colleghi, che può dar fastidio, è che misurarsi per step, una programmazione per step significa essere responsabile e allo stesso tempo realisti, ma soprattutto voglio evidenziare, quindi esprimo un plauso all’Assessore al bilancio, e un applauso e un plauso alla minoranza che ha voluto e ha contribuito anche con questo assestamento comunque a stimolare un percorso di confronto per poi arrivare anche a un maxi emendamento che porta all’interno di questo maxiemendamento della Giunta anche delle risposte alle minoranze.
Diciamolo, ai cittadini che ci ascoltano, che dentro questo maxi emendamento che la Giunta ha portato, all’ultimo ha raccolto molte delle vostre richieste, perché questa è una maggioranza che sa ascoltare e sa anche confrontarsi, ma soprattutto sa mettersi in discussione accettando anche i contributi utili per i veneti, che non è un valore di poco conto.
Questo lo volevo sottolineare perché molto merito è dell’Assessore al bilancio della Giunta, che evidentemente continua a produrre risorse, continua ad avere un bilancio, che continua a liberare energie e risorse per i veneti, e lo fa in maniera concreta, ma soprattutto utile anche alle richieste di eventuali settori o istanze che si rivolgono magari all’opposizione, non alla maggioranza o alla Giunta, ma sempre sono dei veneti, e proprio perché sono dei veneti meritano una risposta.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Venturini, prego.
Speaker : Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Assessore Calzavara, ritorno alla manovra di assestamento di bilancio, velocemente.
Questa è una manovra di assestamento che non va ad attivare nuove linee di spesa, ma com’è la natura di una manovra di assestamento va semplicemente e principalmente a rivisitare le previsioni finanziarie con delle manovre compensative rispetto a quelli che sono gli stanziamenti già allocati, e questo lo sappiamo.
C’è una disponibilità finanziaria interessante di 31 milioni di euro che abbiamo appreso derivano principalmente da due fonti, una il gettito fiscale della manovra IRAP, l’altra la restituzione delle risorse della Amministrazione, dell’avanzo di amministrazione del Consiglio e anche dei Gruppi consiliari, che quindi non hanno utilizzato delle risorse destinate e che quindi vengono restituite.
Diversamente da quanto la correlatrice Camani ha dichiarato cioè che, usando anche le sue parole, queste variazioni non corrispondono a una precise necessità, noi riteniamo che l’assestamento, proprio per la sua natura, e chi ha amministrato e amministra lo sa, risponde a precise necessità perché nasce come manovra, nel corso dell’esercizio finanziario, per dare una risposta a quelle che sono le istanze, cercare di correggere il tiro e riuscire a dare appunto un riscontro alle istanze che vengono avanzate.
Gli stessi emendamenti che vengono presentati dalla minoranza sono delle risposte puntuali a richieste. Io non ci vedo nulla di strategico neanche in quello che viene proposto negli emendamenti. Semplicemente si danno delle risposte a quanto viene richiesto. Le grandi questioni, come è stato proposto dall’opposizione, non possono essere affrontate da un assestamento. Le grandi questioni vengono affrontate nel momento stesso in cui si imposta un bilancio di previsione.
E allora di questi 31 milioni, che noi abbiamo visto, vengono assegnati, distribuite in 10 ambiti, in 10 comparti e si tenta di dare una risposta. Io vorrei mettere in evidenza soprattutto la parte destinata alla Protezione civile, alla difesa del suolo, in risposta a quanto sta anche accadendo e lo vediamo per la violenza degli eventi meteorologici che va a imperversare sul nostro territorio. Quindi diventano fondamentali 300.000 euro che vengono assegnati ai Geni civili, ad esempio, per i lavori di somma urgenza come il milione che viene destinato per gli adeguamenti contrattuali dei lavori di prevenzione e riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, e i 325.000 euro che vengono dati alla Protezione civile. Una parte di questi anche per i fondi di ristoro danni soprattutto per il patrimonio pubblico, con riferimento al 2022.
Sono risposte che vengono date in base alle disponibilità di cui si dispone, si ha la possibilità di disporre in questo momento.
Allora noi sosteniamo e crediamo che si cerchi di fare il possibile, con le disponibilità che si hanno, per tentare di dare ai veneti nel corso dell’anno delle possibilità di risposta a tutto quello che viene avanzato e richiesto. Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Giuseppe Pan, prego.
Speaker : Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)
Non voglio ripetere, Presidente, e colleghi, tutto quello che è stato detto soprattutto dai colleghi di maggioranza e dai Capigruppo, ma penso che sia importante che sottolineiamo alcune questioni che sono emerse oggi nel dibattito, soprattutto all’inizio della discussione dell’assestamento.
Intanto come Gruppo Lega ringrazio il lavoro svolto dall’assessore Calzavara, dal Presidente della Prima Commissione e da tutti i colleghi e i tecnici che si sono avvicendati in questo importante provvedimento, che va, come dice lo stesso nome, ad assestare le spese che, come ricordava prima il collega Soranzo, noi che siamo abituati ad amministrare e arriviamo dall’amministrazione dei nostri Comuni e dei nostri territori amministriamo con il senso del buon padre di famiglia, per cui prima di aumentare le tasse, prima di aumentare le spese io penso che sia fondamentale tagliare il superfluo, tagliare quello che, soprattutto in questi momenti difficili per le nostre famiglie, oberate da tanti aumenti di spesa, come l’inflazione, che ormai viaggia al 10-12%, i mutui i cui i tassi sono rincarati del 5%, dove tante famiglie non ce la fanno a pagare proprio il mutuo della prima casa, quindi bisogna stare molto attenti anche noi, che siamo i rappresentanti del popolo veneto, di quelle che sono le nostre propensioni alla spesa.
Io penso che sia più importante con 31 milioni, che c’è chi dice che sono tanti, chi dice che sono pochi, chi dice che sono niente, chi dice che magari potrebbero essere di più, ma questi sono, e io penso, come ricordava la collega Venturini, sia importante sottolineare che abbiamo vissuto anni in cui la politica era additata come centro di spesa, poi ci sono state anche inchieste sulle spese dei Gruppi e c’è qualcuno che è andato anche davanti ai tribunali su queste spese, noi pensiamo che restituire ai veneti quelli che sono i soldi non spesi dai Gruppi, in questo caso i nostri, sia fondamentale per risolvere quelle che sono le esigenze anche particolari di alcune categorie.
Si è parlato del reddito di cittadinanza. Non voglio ripetermi con il collega Soranzo, ma anch’io volevo sottolineare una cosa, perché lo scellerato reddito di cittadinanza, magari qualcuno dice “anche voi della Lega l’avete votato”, e sì, erano altri momenti politici, ma anche e soprattutto il reddito di cittadinanza doveva andare ad aiutare quelle famiglie che veramente ne avevano bisogno. Questo era lo scopo di allora, lo scopo che poi è naufragato nei numeri. Come al solito, siamo in un Paese di furbacchioni. Per cui se in Veneto, veniva ricordato, abbiamo 3.000 famiglie che percepivano o percepiscono il reddito di cittadinanza – vi do solo qualche dato – a Palermo sono 11.500, in Campania 37.000. Se andiamo avanti, a livello nazionale, tra reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza sono 2,2 milioni.
Mi chiedo, ma come mai noi che siamo solo in 3.000, giusto per dare un altro dato, poi scaliamo la percentuale di tutti questi poveri, di questa gente che non va a lavorare, di quello che abbiamo creato con il reddito di cittadinanza 201.000 sono extracomunitari che percepiscono il reddito di cittadinanza. Ripeto, 201.000, di cui 84.000 in più sono gli europei. Oltre agli extracomunitari, lo abbiamo dato anche agli europei. Probabilmente anche in giro per l’Europa ci sono dei poveri che sono venuti qui a prendere il reddito di cittadinanza, quindi siamo quasi a 300.000.
Di questi, altri 3.600 sono i parenti e i congiunti che sono arrivati qui per prendere anche il resto. Attenzione a cosa è stato creato, per cui siamo contro a questo.
Se noi andiamo a scalare la percentuale dei nostri 3.000, probabilmente avremo, io penso, non più di 1.000 famiglie “veneto tradizionali”, chiamiamoli così, che percepiscono il reddito di cittadinanza. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di 1.000 famiglie che hanno difficoltà. Le dividiamo per i 500 Comuni e parliamo di due famiglie a testa.
Detto questo, noi che siamo un popolo abituato al lavoro, a trovarci il lavoro, a rimboccarci le maniche, molti dei nostri non vanno a chiedere il reddito di cittadinanza perché è una vergogna sociale chiederlo. È come andare in Comune e tanti che hanno fatto i Sindaci lo sanno, tanti, soprattutto i pensionati, coloro che hanno difficoltà, per vergogna non vengono, pensano di risolvere il tema in altra maniera.
In altri territori, dove si combatte adesso e stanno raccogliendo firme e fanno convegni contro l’autonomia, se questa è l’autonomia, dico al caro De Luca, dico al caro Emiliano, e a tutti quelli che ci vanno dietro, che magari prima pensino a risolvere i problemi delle loro famiglie che combattere l’autonomia, perché questa è la vera autonomia.
Ci credo che hanno problemi a dire che l’autonomia va a dividere, perché non prendono più poi questi sussidi.
E non parliamo poi del resto, della Cassa del Mezzogiorno e di tutto quello che è arrivato da quelle parti lì.
Secondo argomento, gli ATER, perché anche sugli ATER se andiamo a vedere le esigenze delle case popolari, io penso che anche su questo tema ci sarebbe molto da discutere, di quali effettivamente sono le famiglie che hanno bisogno assolutamente di case ATER in questo momento, perché ce ne sono, ne abbiamo nel nostro Comune.
Ma andiamo a vedere le graduatorie dei nostri Comuni, chi sono effettivamente coloro che arrivano a far la richiesta: sono famiglie numerose, spesso anche qui extracomunitarie, che spesso nelle nostre città e nei nostri quartieri hanno creato spesso anche problemi di convivenza all’interno di condomini, eccetera, lo sappiamo benissimo, quindi, attenzione.
Noi pensiamo che le case popolari, che dovevano essere fatte assolutamente per le nostre persone, per coloro che vengono qui per lavorare con le nostre famiglie, debbano cambiare come assegnazione da affitto: uno che è in affitto in una casa popolare, non ha cura della casa popolare, sebbene sia poco, ma con un riscatto a lungo termine, dopo il quale si diventa proprietari pagando l’affitto.
In quella maniera, chi entra ha rispetto dell’immobile, lo cura, lo sistema, perché poi sa che un domani ne diventerà proprietario. Parla uno che ha avuto esperienze, in questo caso, anche a livello proprio familiare. Attenzione quindi a questo tipo di assegnazioni, che sono veramente pericolose. Terzo tema, e anche su questo volevo dare qualche dato, quello sulla violenza contro le donne. Io penso che sulla violenza contro le donne ci sia molto da lavorare. Ha fatto bene, e mi congratulo con la collega Luisetto per aver presentato questo emendamento, su cui abbiamo avuto una lunga discussione in Quinta Commissione, pochi giorni fa, una settimane fa. Anche qui, sulla violenza contro le donne, penso che quei soldi che sono stati messi grazie all’intervento dell’assessore Calzavara debbano essere usati per accrescere la cultura contro il femminicidio.
Se andiamo a vedere alcuni dati che sto tirando fuori dal sito del Viminale da un po’ di giorni, dimostrano che spesso e volentieri i femminicidi avvenuti dal 2018 fino a oggi, dimostrano, e questo è il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale che lo dice, possiamo svelare che in realtà, per troppo tempo censurata, gli stranieri hanno una propensione al femminicidio tre volte superiore a quella degli italiani.
Qui, vedendo i dati vi leggo sui 25 femminicidi di quest’anno, dall’inizio di gennaio, praticamente il 23% è commesso da stranieri. Gli stranieri che hanno più propensione all’omicidio sono i marocchini, tre volte di più rispetto poi agli albanesi, rispetto ai romeni. Anche qui su questo bisogna che noi facciamo un’azione culturale, perché chi viene qui ad abitare e lavorare deve pensare che comunque le loro donne o le nostre donne con cui stanno insieme, devono essere rispettate, perché noi rispettiamo la legge in questo senso. E quindi aumentare, grazie anche a questi fondi, una cultura migliore rispetto a un’accoglienza che purtroppo è stata un po’ confusionaria anche su questo tema, quindi attenzione, perché poi non sono i dati che mi invento, io ve li posso fornire, sono dati che sono dati dal Viminale. Non per niente anche l’ultimo omicidio che avete visto a Milano l’altro giorno andate a vedere come è stato fatto e chi l’ha fatto.
E quindi anche su questo tema io penso che i fondi che debbono essere spesi nella nostra Regione vadano anche in questo senso. Oltre al resto, naturalmente, di cui non si esentiamo.
Poi chiudo sul discorso che interessa soprattutto il collega assessore Bottacin, su quello che riguarda appunto il dissesto idrogeologico. Io penso che questa Regione, Assessore, dal 2010 in poi, abbiamo visto le alluvioni, abbiamo visto Vaia, abbiamo visto il Piave a 11 centimetri sotto il ponte di San Polo di Piave e altre, l’Alpone che passava anche sopra l’autostrada, abbia fatto tanti di quegli interventi, miliardi di interventi, miliardi di interventi, casse d’espansione, sistemazione di argini dei fiumi, frane. Mettiamone di più. Quindi, non è che con l’assestamento andiamo a combattere i cambiamenti climatici, colleghi, ma soprattutto andiamo a sistemare quelle cose puntuali successe in questi giorni. Le grandinate, le grandinate, le tempeste in questo senso, in agricoltura, ci sono gli strumenti per difendersi, ci sono tutte le reti antigrandine, ci sono le assicurazioni, ci sono da accelerare, assessore Caner, le pratiche per i rimborsi a livello ministeriale, perché lo sappiamo che prima o poi... ci vuole tempo, però arrivano.
Purtroppo per i tetti, per le auto per il resto purtroppo ci sono solo le assicurazioni, perché sarà un po’ difficile che ci siano dei rimborsi in questo senso.
Poi le borse di studio, collega Ostanel. Lei ha sempre in mente questo. Anche lì, per carità, ci sono gli studenti meritevoli, c’è anche da vedere le graduatorie, ci sono da mettere soldi in questo senso. Non penso che i nostri ragazzi se ne vanno via perché non hanno le borse di studio, vanno via anche a fare altre esperienze, come è stato ricordato, vanno all’estero a imparare le lingue, e un mestiere. Poi tornano, vanno, si sposano. Il mondo ormai è così, non è che si ferma questo fenomeno con le borse di studio. La stessa cosa vale per il cinema. Con l’avvento delle nuove tecnologie non si fanno più i telegrammi in America, si fanno le mail. Penso che lo facciamo tutti. Abbiamo ormai tutta una serie di cose che vengono fatte via internet, i giornali stessi che leggiamo al mattino, penso che i cinema sarà un po’ difficile salvarli con l’assestamento del bilancio di questa Regione. Per carità, possiamo anche provarci, ma non vedo grande futuro avanti.
Sul PNRR scuola ricordo, cari colleghi, che tanti soldi sono arrivati anche in questa Regione, ma sono in mano soprattutto alle Province e ai Comuni. Questa Regione ha poco sulle scuole, perché non ha competenza, se non una competenza che è a carico dello Stato.
Quindi, per concludere, sennò dopo porto via molto tempo al voto, vorrei ricordare che stiamo facendo un’ottima scelta con questo assestamento di bilancio, che va nella linea di spesa che abbiamo previsto nel nostro programma elettorale, quindi avanti così, assessore Calzavara.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Prego, collega Villanova.
Speaker : Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Nel confermare quello che ovviamente è un voto favorevole a questa manovra di assestamento, non voglio tornare sui temi che hanno toccato i colleghi Capigruppo di maggioranza, però lasciatemi ringraziare, come al solito, i colleghi di tutti i Gruppi di maggioranza e i Presidenti di Commissione per l’efficienza con cui hanno portato avanti anche questa manovra. Ringrazio anche la minoranza, che ha lavorato, come sempre, con attenzione a quelli che sono i temi, sia con la manovra emendativa, sia con gli interventi in Aula, anche se non vi nascondo che ogni volta che entriamo in una manovra di bilancio o, comunque, parliamo di bilancio io vengo attanagliato da un grande senso di colpa, perché ogni volta sembra che tutte le disgrazie del nostro Veneto, quelle che ci sono, dipendano da questa maggioranza, da questa Amministrazione. Oggi abbiamo sentito addirittura dire che, se piove sulle spiagge, è colpo della maggioranza, è colpa di questa Amministrazione, se piove sulle spiagge e, quindi, il turismo va in crisi. Però, sono cose sicuramente che ascoltiamo volentieri e sicuramente prenderemo anche nota per migliorare, per evitare che piova sulle spiagge, che si possa puntare a un turismo con il sole splendente tutto l’anno. Però, ci stiamo lavorando.
C’è un tema, però, che a me sta molto a cuore, perché rispetto all’accusa che ci avete rivolto del fatto di sostenere le scuole paritarie, come a dire “voi sostenete le scuole private, le scuole dei ricchi, le scuole di chi se le può permettere, mentre lasciate andare in rovina la scuola pubblica”, io voglio ricordarvi, cosa che sicuramente saprete già, ma forse avete fatto finta di non sapere, quello che è un tema che trovate anche sul sito del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca: “Le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale di istruzione. La parità garantisce equiparazione dei diritti e dei doveri degli studenti. L’istruzione obbligatoria è gratuita e l’obbligo di istruzione può essere assolto nelle scuole statali e nelle scuole paritarie”.
Non tenere conto di questo e fare grande confusione sul fatto che noi staremmo sostenendo le scuole private… Peraltro, voglio ricordarvi che con una legge del 2000, quindi di ventitré anni fa, non esistono più scuole private, esistono scuole paritarie e scuole non paritarie. Far passare il messaggio che noi stiamo sostenendo le scuole dei ricchi contro la scuola pubblica penso sia un messaggio che tra i tanti che potevate dare sia un messaggio molto, molto sbagliato, anche perché, vedete, nel nostro Veneto c’è una tradizione legata alle scuole paritarie.
Prima sentivo dire dalla collega Ostanel il 70-30, che riguarda ad esempio gli asili. Se non ci fosse questo 70% di scuole paritarie, di asili di vocazione cattolica, diciamolo chiaramente, i nostri bambini non saprebbero dove andare all’asilo, noi genitori, mi metto dentro anch’io, non sapremmo dove portarli, perché lo Stato non ha mai investito nel nostro territorio sugli asili. Lo Stato non ha mai investito.
Quando nel bilancio noi troviamo i famosi 34 milioni che vanno a finanziare le scuole paritarie, le scuole materne paritarie, ci dimentichiamo sempre di dire che lo Stato risparmia 200 milioni, perché non ha gli asili pubblici nel nostro territorio. Quei 200 milioni io sono molto molto curioso di vedere quando finalmente arriveranno i LEP, che il Sud chiede a gran voce, voglio vedere quando verranno redatti questi LEP, come ci verranno dati questi 200 milioni che lo Stato risparmia in Veneto per quello che riguarda gli asili.
Se esiste un livello essenziale di prestazione su tutto il territorio il Veneto avrà il diritto di avere questi 200 milioni, come li hanno tutte le altre Regioni.
Prima ho fatto dei ringraziamenti. Voglio fare il ringraziamento più grande alla correlatrice e al PD, perché io oggi penso sia stato fatto il più grande spot per l’autonomia da quando siamo in Consiglio regionale. Quando ho sentito dire che la scuola pubblica va a pezzi, cade a pezzi e ci è stato detto “voi avete anche l’idea di chiedere l’autonomia”, ma scusate un secondo la scuola pubblica di chi è competenza? È competenza della Regione o è competenza dello Stato? È competenza di vari Ministeri dello Stato che non hanno investito nella scuola pubblica qui in Veneto o è competenza della Regione? Chiaramente noi, alla luce di questo, certo che vogliamo chiedere ancora più autonomia e vogliamo chiedere l’autonomia sull’istruzione, perché siamo sicuri che, grazie a quei soldi che dovrebbero essere spesi nel nostro Veneto, se venissero affidati alla nostra Regione, le scuole sarebbero a posto e avremmo i professori al loro posto ogni anno, non com’è successo con la “buona scuola” di un segretario del PD che si chiamava Renzi, qualche anno fa.
Chiudo con un altro discorso. Ho sentito parlare di tagli del PNRR. Tutti noi siamo molto preoccupati perché sappiamo quanto i nostri Comuni stiano programmando, stiano portando avanti i bandi, quanto impegno ci sia da parte dei Comuni per portare avanti al meglio quelle che sono le risorse che vengono date.
Siamo sicuri che il Ministro Fitto, con la sua grande esperienza sarà attentissimo al fatto che questi tagli, se ci saranno, saranno fatti in maniera oculata, per togliere a chi non sa spendere e ridistribuire dove servirà.
Però io voglio che venga qui messa a verbale una cosa. Siccome il PNRR è stato distribuito su base territoriale e il 40% del PNRR era vincolato per il sud, a cui è stato destinato un ulteriore 20%, io voglio sperare che se ci saranno dei tagli, questi tagli saranno proporzionali con le quote territoriali che sono state date, e non siano tagli orizzontali che andranno a penalizzare i Comuni del Veneto. Questa è l’unica grande paura che abbiamo, e speriamo che questa paura svanisca di fronte a quelle che saranno le rassicurazioni che sicuramente ci verranno date dal Ministro e dal Governo.
Con questa conclusione, confermo il voto positivo. Grazie all’assessore Calzavara.
Speaker : PRESIDENTE
Grazie.
Metto in votazione il PDL n. 214 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo alla PDA n. 66, relatore il collega Andreoli.
Prego.
Speaker : Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)
Grazie, Presidente.
Cerco di riassumere il più possibile i passaggi della vicenda e del relativo provvedimento all’esame del Consiglio quest’oggi.
La legge regionale 28 gennaio 2022 n. 2 con la quale è stato approvato il Piano faunistico-venatorio regionale 2022-2027 ai sensi della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 “Norme per la protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio”. In esito ad un ricorso al TAR del Veneto proposto dal Comune di Rivoli e quello di Caprino Veronese, è stata sottoposta all’esame della Corte costituzionale.
La pronuncia della Corte Ha riguardato due diversi profili: a) la scelta della Regione del Veneto di approvare il Piano faunistico venatorio con legge anziché con un atto amministrativo; b) l’applicazione di un criterio di natura altimetrica per l’individuazione della zona faunistica delle Alpi, con conseguente esclusione del territorio di Rivoli Veronese dalla zona faunistica delle Alpi detta ZFA.
Con sentenza n. 148 del 2023 la Corte costituzionale ha ritenuto entrambe le questioni fondate, pronunciandosi nel senso che: punto 1) l’approvazione del Piano con atto amministrativo anziché con legge consente una tutela più efficace e adeguata alle peculiari esigenze dell’ambiente e della fauna dal punto di vista sia della completezza dell’istruttoria, sia dell’effettività della tutela giurisdizionale, sia della maggiore flessibilità nell’adeguamento a eventuali mutamenti della situazione di fatto. Punto 2) la ZFA è individuabile nella consistente presenza della tipica flora e fauna alpina.
Il legislatore statale non ha quindi fatto riferimento ad atti puramente morfologici né ha ritenuto il fattore altimetrico un criterio prioritario per individuare la ZFA. Dunque, la decisione della Regione Veneto di affidarsi unicamente al dato altimetrico per escludere il territorio di alcuni Comuni dalla ZFA, senza valutare l’effettiva presenza di flora e fauna alpina, comportano abbassamento degli standard minimi di protezione dell’ambiente e dell’ecosistema. Ora, sotto un profilo di diritto, l’Amministrazione regionale ha l’obbligo giuridico che discende dall’articolo 30 della legge 11 marzo 1953, n. 87 di adeguarsi appunto alla decisione di accoglimento della Corte costituzionale, atteso che non possono trovare applicazione norme dichiarate incostituzionali.
Ne consegue che: 1) il Piano faunistico-venatorio regionale deve essere approvato con una deliberazione amministrativa anziché legislativa. In altri termini, deve essere riapprovato con la forma giuridica corretta. 2) deve essere adeguata la conterminazione della zona fonetica delle Alpi, atteso che il territorio delle Alpi deve essere individuabile nella consistente presenza della tipica flora e fauna alpina. E ciò non solo con riferimento alla posizione del Comune di Rivoli, che ha dato avvio al ricorso, ma anche con riferimento ad altri territori che versano in analoga situazione. Ne consegue altresì come il provvedimento in questione si configura in termini di esecuzione di un giudicato della Corte costituzionale.
Spiegato dunque il perché di provvedere oggi con urgenza rispetto alla data in cui è stata emessa la sentenza aggiungo che il sistema della pianificazione faunistico-venatoria deve rimanere vigente, senza soluzione di continuità, per assicurare la conservazione della fauna selvatica in chiave di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e la tutela della produzione agricola, nel contesto delle quali si innesta la disciplina dell’esercizio dell’attività venatoria. Queste diverse, ma correlate fra loro, esigenze presiedono la pianificazione faunistico-venatoria. È, quindi, lo strumento definito dal legislatore statale e regionale per garantire armonicamente il rispetto dei diversi interessi coinvolti, naturalistico-ambientali, agricoli e venatori.
In particolare, ricordiamo che la fauna selvatica costituisce patrimonio indisponibile dello Stato e che solo lo strumento di piano e la sua perdurante vigenza, senza soluzione di continuità, costituisce titolo che rende tale patrimonio disponibile, nelle forme previste dalla legislazione di settore e dal piano medesimo e dai relativi atti attuativi.
Una volta riapprovato il piano, tutti gli atti assunti in attuazione del Piano faunistico-venatorio dovranno essere o rimossi o riassunti, provvedendo alla loro conferma con l’approvazione di un atto riassuntivo, delibera di Giunta per gli atti di competenza della Giunta e decreto del dirigente per gli atti di competenza del dirigente.
Qualche breve cenno ora su come nasce il Piano faunistico-venatorio regionale, approvato con la legge regionale n. 2/2022 e oggi sottoposto alla riapprovazione del Consiglio regionale con la presente proposta di deliberazione amministrativa.
Il percorso di definizione del PFVR muove già dalla deliberazione di Giunta regionale n. 46 del 19 gennaio 2018 e si articola sotto due profili fondamentali, uno il PFVR come somma dei Piani faunistico-venatori provinciali. Il procedimento di elaborazione del PFVR ha assunto quale suo riferimento il disposto dell’articolo 11 della legge regionale 8 agosto 2017, n. 27, che ha previsto come in sede di prima applicazione della presente legge la Giunta regionale, nella predisposizione del Piano faunistico-venatorio di cui all’articolo 8 della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio”, può far propri, anche attraverso il coordinamento e il loro adeguamento complessivo o anche solo parziale, i Piani faunistico-venatori approvati dalla Città metropolitana di Venezia e dalle Province alla data di entrata in vigore della presente legge, sottoposti con esito positivo a procedura di valutazione ambientale strategica (VAS).
In altri termini, il PFVR costituisce il coordinamento, nonché, ove necessario, l’adeguamento ai fini della tutela degli interessi ambientali e di ogni altro interesse regionale dei Piani faunistico-venatori provinciali, piani già sottoposti con esiti positivi alla procedura di valutazione ambientale strategica e che nel loro insieme hanno dato un quadro conoscitivo di determinazioni pianificatorie che sono state, salvo coordinamenti e adeguamenti tecnici, recepiti nel documento PFVR così come definito dalla Giunta regionale e poi sottoposto all’approvazione del Consiglio regionale con legge regionale ed oggi riproposto all’approvazione del Consiglio regionale come deliberazione amministrativa.
Punto 2, la conformità alla procedura di VAS per i Piani e i programmi di competenza regionale come prevista e definita dalla relativa deliberazione di Giunta regionale n. 791 del 31 marzo 2009.
Si intende evidenziare che, come ogni strumento di programmazione, anche il Piano faunistico venatorio regionale è stato sottoposto a procedura di valutazione ambientale strategica VAS che per i Piani e i programmi di competenza regionale prevede lo svolgimento di una pluralità di fasi nell’ambito delle quali è previsto a) il coinvolgimento di stakeholder pubblici e privati nelle fasi di consultazione; b) la definizione dei termini per la proposta di osservazioni; c) le attività anche di carattere informativo connesse a favorire e promuovere la consultazione pubblica; d) l’esame delle osservazioni pervenute; e) il puntuale riscontro a quanto richiesto e presentato in sede di Commissione VAS; f) fino all’acquisizione del parere motivato n. 152 del 1° luglio 2021 da parte della Commissione VAS, corredato dalla relazione istruttoria n. 155 del 2021 per la valutazione di incidenza e che si risolve nell’espressione di un parere positivo corredato da prescrizioni da ottemperare sia prima della votazione del Piano sia in sede di attuazione del Piano.
Si osserva, infine, come, in coerenza con la natura loro propria, le valutazioni ambientali afferenti il percorso di definizione della pianificazione faunistico-venatoria, quali processi di accompagnamento e orientamento e laddove ne ricorrano le condizioni di riorientamento delle strategie pianificatorie, integrando le dimensioni ambientali nell’ambito del processo decisionale per renderlo conforme a criteri di sostenibilità ambientale e le relative valutazioni e prescrizioni dettate conservano la loro attualità, attesa l’invarianza sia delle scelte di pianificazione, se non nella misura conseguente alla esecuzione del giudicato costituzionale sia nella durata di validità dello strumento del Piano.
Concludo con alcuni punti che possono essere considerati caratterizzanti e specifici del Piano faunistico-venatorio regionale, in particolare l’Allegato C, che la relazione al Piano faunistico-venatorio e poi l’iter procedimentale e la relativa disciplina e tutti i contenuti del Piano.
In via conclusiva deve osservarsi come l’approvazione del provvedimento in esame consentirà di operare la riassunzione del Piano venatorio e quindi assicurare la perdurante vigenza, come detto, senza soluzione di continuità dello strumento e quindi consentirà di disporre, come detto, il regime di continuità di uno strumento in grado di garantire armonicamente il rispetto di diversi interessi coinvolti naturalistico-ambientali e agricolo-venatori e quindi assicurare una gestione complessiva del territorio.
Mi fermerei qui. Sostanzialmente penso di aver detto tutto.
Grazie, Presidente.
Speaker : PRESIDENTE
Correlatore, Jonatan Montanariello.
Speaker : Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Annuncio già, visto il travaglio che per il provvedimento c’è stato per arrivare in Aula, eviterò interventi durante il dibattito. Mi prenderò qualche minuto in più durante la relazione perché credo che arrivati al punto in cui siamo oggi, anche per chi ci ascolta da casa, ci voglia un minimo di cronistoria, perché Presidente, ci siamo persi noi, pensi chi ci segue.
A distanza di diciotto mesi dalla precedente approvazione, in questo Consiglio regionale, e prima di esso, nella Commissione consiliare Terza, e richiamato ad approvare il Piano faunistico-venatorio regionale 2022-2027, o meglio, come recita la proposta di provvedimento: “di riassumere conseguentemente, con la presente deliberazione amministrativa ed al fine di assicurare la perdurante vigenza senza soluzione di continuità dello strumento di pianificazione faunistico- venatoria”, il Piano faunistico venatorio regionale 2022-27, già oggetto di approvazione ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale 28 gennaio 2002 n. 2 e ridefinendo la conterminazione della zona faunistico-venatoria delle Alpi, in conformità ai criteri posti dall’articolo 11 della legge 11 febbraio 92, la 157, così come costituito dai relativi documenti che sono parte integrante del presente provvedimento”; poi, segue l’elenco degli allegati.
All’epoca, cari colleghi, avevamo detto che era un Piano che nasceva male, ma mai avremmo pensato che fosse un Piano che cresceva peggio e che nel peggiore dei modi, anzi, ci lasciava anzitempo.
Alle nostre obiezioni, o meglio, alle nostre considerazioni che erano, e ancora oggi sono la conferma di un approccio laico alla materia, ad una materia che spesso, non nascondiamoci, vive approcci divisivi e settari, ci fu risposto – ricordo bene le parole del capogruppo Pan in Commissione – “se vi va bene, lo approviamo nonostante voi”.
A fronte di cotanta risoluta sicurezza del capogruppo Pan, a nome di tutta la maggioranza ci venne il dubbio che fosse effettivamente così, e che fosse un piano serio, efficace e legittimo.
Nel tempo Pan ha smentito quello che era stato detto. Succede. Succede anche ai migliori, pensi agli altri. Qualche crepa è arrivata già nella stessa Commissione, colleghi, quando il presidente Andreoli propose una pausa di analisi e riflessione a valle di un’attività di consultazione dei vari portatori di interesse. Abbiamo sentito le Province, le polizie provinciali, le associazioni tutte, agricole, ambientaliste, venatorie, insomma, tutti i portatori di interesse. E abbiamo avuto conferma che con una parte del percorso la consultazione era del tutto mancata. Grazie al presidente Andreoli va riconosciuto, colleghi, che questa parte di consultazione ci è stata.
Era del tutto mancata unica fase consultiva, in quanto obbligata da legge, quella prevista dalla normativa VAS, dalla normativa vostra regionale tra l’altro. La VAS sia nazionale o regionale non esclude però di approfondire e ampliare la fase consultiva. Ma per l’Assessorato, per la Giunta, per la maggioranza e per gli uffici della Giunta - e ci tengo a specificare per gli uffici della Giunta regionale - andava bene così, non serviva altra consultazione e quindi i Consiglieri in Commissione potevano, come già enunciato dal Capogruppo, mettere in atto la prova muscolare tipo: se ti va bene è così, se non ti va bene fa lo stesso.
In generale, chiediamo scusa, colleghi, ma ci permettiamo di ricordarlo, visto che, a nostro avviso, è un approccio sbagliato. Programmazione e pianificazione prevedono confronto e condivisione prima sul territorio, poi in Commissione e poi in Aula, a prescindere da quale sia la materia. Se poi la materia è la protezione e tutela della fauna, la gestione della fauna, l’attività di caccia e dei rapporti tra fauna e attività agricola, credo non serva aggiungere altro su quanto sia importante una discussione tra noi chiara, seria e legittima, senza approcci settari. Quindi, sulla base della promessa della legittimità del Piano e della consapevolezza di averlo integrato e migliorato con una manovra emendativa che rivendichiamo, nata e fondata sull’ascolto degli stakeholder in Commissione e fuori dal palazzo, come piace fare molto spesso a noi, abbiamo voluto rimarcare la nostra posizione, ripeto, laica rispetto al Piano e poi dopo, in altre occasioni, come ad esempio nei bandi per le attività formative in favore delle associazioni venatorie che hanno sempre visto in Terza Commissione il Partito Democratico votare favorevolmente.
Ma questa cosa della prova muscolare evidente è nel DNA di qualcuno. Alla prima bocciatura del Piano del TAR del Veneto, invece di riflettere, collega, sui motivi della sentenza, la Regione ha presentato appello al Consiglio di Stato, che ha dato ragione al TAR e poi ha sollevato il conflitto di attribuzione presso la Corte costituzionale rispetto all’attività del TAR sul Piano. Ho sempre detto io, assessore Corazzari, che il braccio di ferro con la giustizia per ora ci dice che vincono sempre loro. Risultato: come il Consiglio di Stato, anche la Corte costituzionale ha riconosciuto la legittimità dell’operato del TAR, quindi non esiste alcun conflitto di attribuzione. La sentenza è stata pubblicata ai primi di luglio, ma anche in questa occasione la Regione l’ha persa e non ha pensato di fare tesoro della decisione, ossia di preparare un eventuale piano B in vista della sentenza e della sua legittimità costituzionale della modalità di approvazione del Piano e delle modalità di individuazione della Zona faunistica delle Alpi. Ma d’altronde, come direbbe la mia collega, non hanno il piano A, figuriamoci se hanno un piano B. Ha ragione, collega.
Così il 18 luglio scorso la nuova e, per il momento, ultima mazzata ci è arrivata dalla Corte costituzionale, che ha deciso che il Piano è legittimo per due motivi, perché è stato approvato con legge, non con provvedimento amministrativo, e perché la Regione ha dimostrato di non aver correttamente individuato la Zona faunistica delle Alpi.
La mancanza di un piano B – io direi anche di un piano A – diventa dunque molto grave, perché improvvisamente, nel cuore dell’estate, a poche settimane dall’inizio della stagione venatoria, la Regione si trova senza piano. Le lacune sono talmente gravi che durante l’udienza – verbali e video sono on-line, colleghi, se volete andare a vedere – si è arrivati a dire che la Regione Veneto, quando pianifica la Zona Alpi, non riesce a distinguere l’altimetria dalla latitudine. Io credo che non sia un complimento per chi è Ente pianificatore. C’è il video.
Ecco a cosa ha portato questo mix tra approccio di sala pesi in palestra e l’evidenza di maneggiare temi importanti con troppa leggerezza.
Chiediamo conto all’Assessorato di chi ha sottoscritto il visto di legittimità del provvedimento legislativo diciotto mesi fa. Perché? Non perché noi vogliamo fare un’attività barricadera, ma perché diventa fondamentale chiederci quanto ci è costata finora e quanto è costata ai cittadini veneti questa prova muscolare in termini di spese legali. Ci risulta, tra l’altro, che qualche legale esperto in materia… Così ci dicono. Dopo, comunque, cercheremo conferma, ma è emerso nei dibattiti in Commissione. Per definire quella che è stata la nostra attività sul controllo nelle attività di qualifica. Quindi, anche questo credo che sia per le casse dei veneti un costo, che non siamo orgogliosi di aver sostenuto.
La sentenza che c’è stata, la n. 148, ci insegna anche un’altra cosa particolarmente importante per una Regione fortemente incamminata verso l’autonomia, ovvero, Assessore, l’importanza di ascoltare il territorio su temi e materie che con il territorio interagiscono e impattano. Vanno bene tutti i discorsi sull’autonomia, ma se dove abbiamo l’autonomia non ascoltiamo neanche il territorio forse qualcuno si chiederà se ha senso avere questa autonomia. Il ricorso al TAR che ha portato poi la Regione davanti alla Corte costituzionale, che è stato promosso da Lipu, WWF, Lac o altro ancora, ci dà insomma un senso…
Scusate, il ricorso non è stato promosso da WWF, Lac, Lipu o altro. Ci potrebbe dare un senso di normalità. Le associazioni a tutela animali fanno la loro azione, si oppongono, ci sta. Non c’è niente di strano, Assessore, è sempre successo.
Ma la cosa che stride è che questo ricorso è stato fatto da due Comuni, neanche molto grandi, peraltro, quindi, in grado di sostenere indolore le spese di questa attività che hanno fatto, di ricorso. Hanno capito e fatto capire che la gestione della fauna, un’efficace gestione della fauna, passa per un’efficace gestione di programmazione del prelievo venatorio ed è un elemento di interesse generale e come tale può, nelle competenze di un Comune, portare a fare un ricorso ben motivato, e alla fine hanno dato loro anche ragione.
Quindi, se volete, il Golia Regione è stato sconfitto da due Davidi, i Comuni di Rivoli e Caprino Veronese, che, prima ancora, inascoltati, avevano chiesto ascolto alla Provincia di Verona in sede di approvazione del Piano provinciale.
Sempre in riferimento alla strategia difensiva della Regione, stupisce, a conferma, che mancava del tutto, Assessore, un piano B, che nessuno abbia mai ritenuto di invocare una norma di salvaguardia temporanea in caso di annullamento della nostra legge veneta, perché era una legge e non un atto amministrativo.
Non è teoria. La Regione Puglia, che nel 2011 si è vista annullare il Piano faunistico dal Consiglio di Stato, cari colleghi, aveva prudenzialmente inserito nelle proprie memorie la richiesta di una norma di salvaguardia che teneva in vigore il Piano nelle parti non illegittime per 10 mesi entro i quali la Regione Puglia poteva sistemare ad approvare il nuovo Piano faunistico-venatorio regionale.
A differenza della Puglia, il Veneto, non sempre primeggiamo in tutto, ha pensato che fosse stato meglio trovarsi nel cuore dell’estate, a pochi giorni dall’inizio della stagione venatoria, senza un Piano.
D’altronde, Assessore, se bisogna primeggiare, bisogna farlo bene. Noi non partecipiamo per vincere, partecipiamo per perdere su queste cose. La storia è coerente e ce lo dice e ricorda ogni giorno. Lo ricordiamo anche noi qui oggi, con molta umiltà e molto senso di devozione al nostro Ente.
Nella proposta di provvedimento, Assessore, si legge anche che questa adozione o conferma è rispettosa della norma di valutazione ambientale.
Visto il precedente, chiediamo una rassicurazione sul punto e con l’occasione vi segnaliamo che si fa riferimento ad una delibera di Giunta in materia di VAS nel 2009 che da tempo è stata abrogata e sostituita da un altro provvedimento.
Magari se ci può dire se quella delibera di VAS citata del 2009 è giusto tenerla in questo provvedimento, o magari qualcuno ce lo impugna perché è stata sostituita da un altro atto successivamente.
Si dice anche di un’attività di conferma o riconferma dei provvedimenti attuativi del Piano che sono stati approvati in questi diciotto mesi. Lo abbiamo già imparato a nostre spese con numerose interrogazioni, il presidente Andreoli conosce fin troppo bene questo tema. Questo Piano, o meglio, il precedente – o il “fu piano” della Regione Veneto – approvato con legge, aveva trovato attuazione per meno del 50%: meno del 50%. Ci avete messo quindici anni a farlo e ancora non riuscite ad approvarlo, quindi meno del 50% dei provvedimenti necessari.
L’elenco delle mancanze, Assessore, è ben noto sia a lei che alla parte tecnica, e comprende, guarda caso, il regolamento per la caccia in zona Alpi. Come dire; se non sai pianificare e sei imbarazzato per quello che devi fare, lascia perdere.
La caccia di selezione, ma nel frattempo sfioriamo delibere di Giunta e circolari sulla formazione in materia di un obiettivo di panificio industriale. La gestione privata della caccia, l’addestramento dei cani, la gestione delle oasi di ripopolamento e tanta altra roba. Quindi, l’attività di conferma non dovrebbe portare via tanto tempo agli uffici della Giunta, assessore Corazzari, visto che riconfermiamo quasi nulla di quello che era partito. Sono contento, Assessore, perché non vorrei mai che i nostri uffici sulla caccia fossero appesantiti dalla già importante mole di lavoro che devono fare. Quindi, per fortuna, andiamo a confermare quel poco o quasi nulla che abbiamo fatto. Concludo: anche in questo il proporsi con metodo muscolare non costituisce un buon presupposto. Se una Regione, o meglio, la struttura di una Regione che coadiuva l’attività della Giunta, si propone come unico ufficio depositario della conoscenza in materia, con l’Assessore che continua a delegare obiettivi alleggerendo il suo lavoro di Giunta non è poi tanto strano che commissariamo un ATC nominato dalla stessa struttura che si prende l’arbitrio di non convocare il Comitato direttivo e consentire un efficace esercizio della gestione democratica della caccia a livello territoriale.
Non è anche questo modello di democrazia e di partecipazione a livello territoriale, Assessore e colleghi, che sempre la stessa Regione promuove in vista delle Autonomie, dopo lei e gli Uffici che hanno mandato non si capisce da chi, non esercitano?
Chiediamo alla Giunta, all’Assessorato e ai suoi uffici di darci garanzie su questo Piano, sulla sua correttezza e sulla sua legittimità. Non vorremmo trovarci a ribadire qui ancora oggi che stiamo approvando qualcosa che ci dicono che è tutto a posto e dopo, Madama la Marchesa... insomma, credo che questo sia il provvedimento più discusso e più venuto in Aula da quando è iniziata questa legislatura. Colleghi, abbiamo parlato più di Piano faunistico da quando è iniziata questa legislatura che di quelli che sono i problemi dei veneti ad arrivare a fine mese. Assessore, se voleva guadagnarsi un ruolo da protagonista ce l’ha fatta nel modo più sbagliato ed equivoco, però ce l’ha fatta a spese dei cacciatori, delle associazioni venatorie, delle associazioni ambientaliste e di quello che deve essere un provvedimento chiaro. Assessore, ce l’ha fatta.
È bene che lo sappiamo tutti, perché con l’approvazione di questo strumento amministrativo oggi, questo Piano, come tutto ciò che viene impugnato come strumento amministrativo, anche un permesso di costruire può essere impugnato davanti al TAR, insomma, come qualsiasi DGR, può essere impugnato e può subire in qualche modo, Assessore, dei cambi di rotta che non potrebbero giovare al calendario venatorio. Su questo e sulla pericolosità di questo basta ricordare le ultime tre stagioni di caccia, perché in genere, Assessore, una non si capisce, due si tenta di capire e tre si capisce. Noi neanche alla terza abbiamo capito.
Chiudo. Purtroppo però siamo ancora dubbiosi sul fatto che la lezione da parte del TAR, del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale abbia avuto un effetto positivo rispetto ad una piena ed efficace consapevolezza sul ruolo e l’importanza della consultazione e del confronto. D’altronde, Assessore, voi non ci ascoltate e non ascoltate territori, però mi dispiace dirglielo che TAR, Consiglio di Stato e Corte costituzionale si fanno ascoltare da soli. Fortunatamente per loro, li invidiamo un po’. Un esempio è la recente approvazione, proprio in coincidenza con le due tegole arrivate da Roma, del PDL 188, meglio conosciuto come l’ordinamentale della Terza, che di ordinamentale aveva solo in nome. In realtà era un liberi tutti nello sparare in laguna, decidete il calibro, meno l’Assessore decide in Giunta più fanno gli uffici meglio è. Un PDL che ha messo mano in maniera radicale alla legge regionale n. 50 di cui le associazioni venatorie, a differenza sua, Assessore e dei suoi uffici, non sapevano e non sanno nulla. Noi siamo andati a toccare questa legge senza nemmeno sentire le associazioni venatorie.
Gliela chiudo dicendo lei una cosa personalmente: che io ho incontrato tutte e nove le associazioni venatorie e mi hanno detto, Assessore, che di lei, a parte quell’incontro che avete fatto dove le hanno chiesto di cambiare rotta perché erano disperate, sono indecisi se andare a “Chi l’ha Visto”, perché, insomma, è abbastanza latitante in materia, o chiedersi se il suo è una sorta di sgambetto premeditato o ci sia, Assessore, una sua svolta... o ci sia, Assessore Corazzari, una sua svolta ambientalista, animalista e anticaccia, al punto che lei oggi è considerato il più grande alleato delle associazioni anticaccia, visto che lei ha fatto promuovere tutti quegli atti che dopo sono talmente impugnabili che la caccia viene sempre messa in difficoltà. Quindi, diciamo la verità: oggi il più grande alleato di chi non vuole la caccia è l’assessore Corazzari, con una parte della sua struttura. Lo dico con la massima serenità. Non approvando il piano, non mettendo a terra i provvedimenti, facendo cose che vengono impugnate, Assessore, lei oggi è considerata l’icona ambientalista animalista di questa Regione perché, Assessore, senza di lei non saprebbero cosa fare.
Grazie.
Speaker : PRESIDENTE
Collega Zanoni, prego.
Speaker : Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)
Grazie, Presidente.
Io la penso in maniera diversa. L’assessore Corazzari forse è un po’ troppo vicino al mondo venatorio. Ma va bene.
Dico che oggi siamo qua perché qualcuno, a inizio anno, ha voluto fare di testa propria, non seguendo le norme, non seguendo le procedure e non approvando questo Piano con un atto amministrativo, come il Piano dell’aria, il Piano cave, il Piano territoriale di coordinamento, il Piano casa. Erano tutti atti – se vi ricordate – amministrativi. Quindi, questa prepotenza, questo voler blindare un Piano alla fine vi ha portato a scivolare su una buccia di banana. E qual è stata la buccia di banana? Il Comune di Rivoli Veronese che si è visto costretto a fare un ricorso al TAR, il quale ha sollevato la questione di conflitto di attribuzione di poteri. Tant’è vero che con senso di onnipotenza questo Consiglio ha voluto deliberare, dopo quel Piano, sul conflitto di attribuzione dei poteri, perdendo clamorosamente con due sentenze, una di un mese fa e una dell’altra settimana.
Colleghi, Assessore e Giunta, se voi a febbraio aveste semplicemente approvato un emendamento a firma Zanoni e Bigon non saremmo qui adesso. Noi, infatti, con senso di responsabilità avevamo riportato i confini della Zona Alpi nella precedente situazione, ma questo è stato bocciato. Quindi, forse è anche grazie alla vostra ottusità nel non voler mai ascoltare il parere di chi sta dall’altra parte che non vi è riuscita questa operazione di blindare il Piano. In realtà, infatti, voi pensavate che facendolo per legge non ci sarebbero stati ricorsi al TAR. Invece, c’è stata questa procedura molto interessante, difficile da percorrere, ma alla fine siamo qui con questa sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la legge del Piano. Perché? Cosa hanno fatto i giudici della Corte, ma anche i bravi avvocati del Comune di Rivoli Veronese? Non si sono limitati a puntare il dito contro quella norma che penalizzava il Comune di Rivoli Veronese. Tra l’altro, c’è anche un’associazione venatoria che è ad adiuvandum ha partecipato al ricorso al TAR del Comune di Rivoli Veronese, ma hanno voluto vederci chiaro sulle modalità di approvazione del Piano e hanno riscontrato un’anomalia, sollevando la questione al TAR, che l’ha sollevata alla Corte costituzionale, relativa alla tipologia di atto tramite il quale un Piano faunistico-venatorio può essere approvato. Non andava approvato per legge, ma andava approvato con un atto amministrativo.
Ecco che la Corte costituzionale ci ha portato a questo punto.
È giusto ricordare i contenuti del Piano, perché io ho sentito parlare, negli interventi precedenti, molto di associazioni, di procedure, ma volevo ricordare che stiamo parlando anche di un bene che è la nostra legge dello Stato dal 1992, che recepisce la Direttiva Habitat e la Direttiva Uccelli, che è la legge sulla tutela della fauna selvatica e prelievo venatorio, tutela la biodiversità, tutela la fauna selvatica.
Dovete sapere che la principale direttiva contenuta in queste norme, oggi approfondite dalla Corte costituzionale, che ci portano ad approvare questo Piano, è la Direttiva Uccelli. È la prima direttiva dell’Unione europea di carattere ambientale approvata in Europa.
Se vuole, interrompo, così facciamo parlare il funzionario con l’assessore. Presidente, mi dica. Grazie, Assessore.
Stiamo vivendo, colleghi, un momento molto critico per l’ambiente e in particolare per la fauna selvatica. Dovete pensare che con i cambiamenti climatici in atto - lo abbiamo visto in questi giorni cosa sta accadendo, ne abbiamo parlato anche oggi – si va dalla siccità, alle bombe d’acqua, agli uragani, alla grandine dai chicchi grandi come una pesca.
Sta subendo delle ripercussioni importantissime soprattutto l’avifauna. Gli uccelli migratori sono calati di percentuali veramente incredibili, sono quel patrimonio che noi, assieme ai mammiferi, andiamo a proteggere con questo Piano, che non è il Piano della caccia, è il Piano della fauna e delle attività di caccia.
È una norma molto importante per la tutela di questo patrimonio, che è un patrimonio di tutti i cittadini.
Qui, in questo Piano faunistico-venatorio vengono previste anche le aree protette. Per raggiungere quel minimo di area protetta sono state inserite delle aree, come l’aeroporto militare di Strana, o l’aeroporto di Venezia, che nulla hanno a che fare con le aree utili alla riproduzione della fauna selvatica, come 11.000 ettari di laguna viva, 11.000 ettari di laguna viva tutelati ad oasi, solo per poter raggiungere quel minimo del 20% di superficie utile per tutelare la fauna selvatica.
Questa è una cosa che non va. Abbiamo appena il 20% a disposizione per tutelare la fauna selvatica, patrimonio di tutti i cittadini: facciamolo in aree adeguate.
Anche parte del lago vivo, del Lago di Garda sono state inserite come oasi. Nella provincia di Vicenza, poi, lo abbiamo detto anche nella discussione di febbraio, al posto di proteggere quel 20% di area di pianura, come accade in tutte le altre Province, siamo appena al di sopra del 5%, Se uno va a vedere le cartine del Piano faunistico-venatorio dove sono dipinte di verde le aree protette, nella provincia di Vicenza, nella parte di pianura vediamo una cartina quasi bianca: una cosa incomprensibile, perché ci sono degli standard previsti anche dall’ISPRA ben chiari per quanto riguarda la distribuzione di queste aree protette che dovrebbero corrispondere alle rotte di immigrazione previste dalla Direttiva uccelli, che è la madre delle leggi di cui stiamo parlando.
Poi c’è anche la questione dei valichi montani. C’è su questo una recente sentenza della Corte costituzionale che ha costretto il Consiglio regionale della Lombardia a rivotare una legge sui valichi perché non li avevano protetti.
Quello che hanno fatto è stato un pasticcio, perché ne proteggono quattro, ma noi in Veneto, con questo Piano quanti ne proteggiamo? Abbiamo un solo piano, un solo valico montano su una quarantina in totale. Cosa sono i valichi montani? Sono quelle depressioni geografiche attraverso le quali gli uccelli migratori, quando arrivano a svernare nel nostro Paese transitano perché naturalmente seguono le parti più basse, e lì si concentrano, in questi imbuti tra le colline, tra le montagne.
Ecco perché la norma dice “i valichi montani vanno protetti”. Sono animali colpiti dai cambiamenti climatici, dall’agricoltura intensiva, dal consumo del suolo, specie in continuo declino, meritevoli di protezione. Io la penso in un determinato modo sulla questione della caccia, ma qui vi sto parlando delle norme dell’Unione europea, vi sto parlando delle norme nazionali e di quello che dice l’Agenzia governativa che si chiama ISPRA, che ha indicato quali sono i criteri per tutelare questi valichi montani. Ce n’è uno in tutta la Regione classificato come valico montano, non ci siamo, non ci siamo, colleghi.
Poi c’è la norma che consente con Piano ai cittadini possessori di un terreno agricolo di chiedere di vietarvi la caccia con una procedura particolare, ma qui con questo Piano, viene messo il limite dell’1%. La legge nazionale non prevede limiti. Questo è un limite che non è un limite costituzionale e dopo vi dirò anche perché e chi ce lo dice che non è costituzionale mettere questo limite.
Poi c’è anche la questione delle opere, delle grandi opere che sono state realizzate e sono state realizzate con delle valutazioni d’incidenza ambientale per le quali veniva richiesto che ci fossero delle opere di compensazione. L’ufficio VIA, VAS, VINCA in queste valutazioni aveva previsto che ci fosse il divieto di caccia di 4 chilometri dal sito di queste opere. Ce ne sono 14. Bene, queste aree di tutela non sono state previste, lo prevede la legge, lo prendevano le stesse procedure della Regione Veneto.
Sul fatto che sia un documento importante e che si concentra sulla tutela della fauna selvatica ce lo dice anche Veneto Sostenibile, un importante documento redatto dagli uffici tecnici della Giunta regionale del Veneto, che mette assieme tutti gli obiettivi dell’Agenda 2030 per la sostenibilità, dove, per quanto riguarda l’obiettivo “Vita sulla Terra”, ovvero la tutela della biodiversità, abbiamo una casella rossa. Siamo l’unica Regione in Italia assieme alla Lombardia dove sulla biodiversità siamo lontanissimi dall’obiettivo che ci raccomanda l’ONU. E nonostante ciò, continuiamo a fare un Piano illegittimo che non tutela la fauna selvatica.
Non è stato trovato quindi, colleghi, il giusto equilibrio tra le varie esigenze. Guardate, chi, sotto un punto di vista prettamente giuridico ci dice che questo Piano, anche se con questa modifica è sbagliato, è un parere espresso dal Ministero della transizione ecologica e dal Ministero dell’ambiente, ancora l’1 marzo 2022 è indirizzato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la quale viene chiesto che la legge del Piano venisse impugnata. Dopo non lo è stato. Quindi, è un parere tecnico importantissimo, dalla valenza giuridica a mio avviso molto pesante, che fa questo elenco di punti incostituzionali. Tra l’altro, vengono citate altre sentenze della Corte costituzionale. La Corte su questo non si è espressa perché non è stata interessata su questi punti. Innanzitutto è mancata l’interlocuzione tecnica con l’ISPRA. Abbiamo questa Agenzia governativa che dà dei pareri su questa materia, è un’Agenzia che li dà alle Regioni, è previsto per legge ed è previsto in maniera specifica sulla pianificazione faunistico-venatoria. Ebbene, la Regione del Veneto non ha chiesto il parere all’ISPRA né nel Piano di febbraio né, naturalmente, in questo. Sappiamo tutti perché non vengono chiesti questi pareri, perché l’ISPRA, da organismo tecnico-scientifico, direbbe quello che hanno detto i Ministeri e quello che vi sto elencando io oggi in questo mio breve intervento. Dice anche, questo Ministero, che la modalità tecnica del provvedere imposta dal legislatore nazionale include quale momento ineliminabile la pianificazione faunistica e assicura garanzie procedimentali funzionali all’equilibrio degli interessi in gioco, esprimendo una regola di tutela inderogabile per le Regioni tramite, appunto, la richiesta del parere ISPRA. Poi, avevano segnalato la questione del ricorso alla legge, anziché all’atto amministrativo.
Dopodiché il Ministero, rivolgendosi alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e chiedendo l’impugnativa di fronte alla Corte costituzionale, aveva elencato questi altri punti. Fondi sottratti: il limite dell’1% del territorio agrosilvopastorale provinciale oggetto di divieto di caccia da parte di fondi di privati crea delle discriminazioni tra i cittadini che vogliono avvalersi di tale diritto. I cittadini hanno il diritto di chiedere il divieto di caccia, la Regione non ha il potere di mettere il limite massimo dell’1% della superficie totale di questi fondi nei quali i cittadini vogliono vietare la caccia.
Esercizio venatorio di appostamento: anche qui viene sollevato il fatto di incostituzionalità laddove la legge nazionale prevede il divieto di cacciare, sparando da veicoli a motore o da natanti o da aeromobili.
Poi viene omessa la limitazione dell’attività di allenamento e addestramento cani e non viene individuato dove questi devono essere istituiti. Poi, omessa identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi. Vi sto leggendo sempre quello che dice il Ministero come punto utile per sollevare il giudizio di incostituzionalità presso la Corte costituzionale.
Ancora, omettere di proteggere le rotte migratorie attraverso il divieto di caccia nel raggio di 1.000 metri dei valichi montani. Non attua le prescrizioni di cui alla valutazione di incidenza ambientale circa la necessità di precludere il prelievo venatorio nelle aree in cui sono previsti questi interventi di mitigazione e nell’intorno di 4 chilometri da queste.
Io ho anche un elenco che fa parte di un emendamento.
Questo per quanto riguarda il Ministero. Poi, c’è anche il parere del Ministero della cultura, che si occupa sempre di appostamenti, di caccia. Abbiamo presentato una decina di emendamenti. Sono emendamenti utili a recepire le indicazioni per evitare il caos, perché, come ricordava prima il collega, approvando questo Piano con un atto amministrativo, questo può essere impugnato presso i giudici amministrativi, ovvero il TAR, quindi potremmo ritrovarci nella situazione in cui il TAR, interessato magari dalle associazioni di tutela ambientale, con una ordinanza, con una sentenza, annulli o sospenda alcune parti del Piano, magari a caccia aperta.
Oggi si parla, io credo, di un patrimonio di tutti i cittadini delle future generazioni. Credo, su temi come questo, che dovrebbe esserci, anche da parte della maggioranza, la libertà di voto, perché credo sia un voto di coscienza. Io vorrei che ognuno di noi, che ognuno di voi, colleghi, che ha dei figli, chiedesse a loro, o ai nipoti, cosa fare di fronte all’applicazione o non applicazione di norme previste dallo Stato e dall’Unione europea di tutela della fauna selvatica.
Cosa fare, approvarle o non approvarle? Guardate che se venissero approvati i dieci emendamenti proposti e anche quelli di alcuni colleghi, la caccia verrebbe svolta, ma verrebbe svolta a norma di legge e addirittura si eviterebbe il caos che potrebbe verificarsi. Quindi, questa, a mio avviso, è un’occasione per non continuare a considerare la fauna selvatica come un bancomat per fare consenso.
La fauna selvatica è patrimonio di tutti i cittadini.
Io credo che sia un momento importante, questo, per questa scelta,