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Allora, buongiorno.
Inizierei convegno, invito il consigliere regionale, Giuseppe Paruolo.
Per fare un' introduzione.
Prego.
Buongiorno a tutti sono qui semplicemente per darvi il benvenuto in questa sede della Regione Emilia Romagna quando la dottoressa Rossi mi ha.
Proposto di dare una mano nella perché questo convegno potesse avvenire, ho accettato volentieri perché credo che sia un argomento di grandissimo interesse,
Da due punti di vista uno è il tema di attualità, perché abbiamo bisogno tutti di capire quali sono le conseguenze, quali sono state, quali sono le conseguenze che la pandemia sta avendo dal punto di vista della tenuta psicologica delle persone e un altro che credo sia altrettanto interessante è quello che la pandemia costituisce bene o male uno stress test, cioè una messa alla prova del nostro sistema e della nostra situazione e quindi ci aiuta anche a riconoscere punti di forza e punti di debolezza. Diciamo della salute psichica generale della popolazione e anche delle della nostra capacità di stare su questi temi con efficienza e capacità di dare delle risposte. Ecco quindi, in questo senso credo sia.
Davvero molto interessante e saluto tutti i presenti. Saluto tutte le persone che si collegano che sono collegate o che si collegheranno perseguire i lavori in streaming. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno dato un contributo, anche operativo, per consentire che questo convegno in presenza e online possa essere organizzato e vi auguro volentieri buon lavoro e ascolterò con grande interesse. è quello che ci racconterete grazie.
Grazie al Consigliere e io faccio una brevissima introduzione, intanto diamo il tempo ai partecipanti di prendere posto.
Ecco c'è anche l' assessore Donini, adesso che è collegato.
Riesco.
Allora?
Eh sì, magari.
Lo vedete?
Voi non avete capito dov' è il tecnico.
Mi sentite, chiedo, Marco, se cortesemente può venire qui per così che riusciamo a.
Marco.
Grazie.
Per collegare Donini?
Sì, ma non si vede.
Io.
Allora, assessore Donini dovrebbe alzare il volume, però non si vede lui e.
Ah, non si vede.
Allora?
Devo dire che è stata un' impresa.
L' utilizzo di questi nuovi mezzi veramente allora?
Allora io dunque sono molto contenta di essere riuscita, insieme all' associazione di oscuro i miei collaboratori, a organizzare questo convegno, che doveva essere organizzato nel 2020, poi c'è stato quello che c'è stato che sappiamo tutti e quindi, finalmente o abbiamo organizzato questo convegno in parte in presenza in parte da remoto infatti ci sono molte persone collegate e ovviamente chi in ECM, chi per interesse del tema. Ecco l' evento praticamente lo dice da sé il titolo Covid 19 un invisibile disagio psichico, la pandemia tra individuo e società, perché in questi due anni abbiamo visto numerosi cambiamenti sia nei nostri settori.
Sanitari, settori nei settori sociali. Sotto le culturali c'è stata una vera e propria rivoluzione e quindi ecco, credo che oggi almeno spero che possa essere un momento per noi per pensare a quello che è anche accaduto, perché parleremo molto del del primo lockdown che ha dato, diciamo, l' imprevisto no che, come dire, è arrivato nelle nostre vite e figuriamoci all' interno delle famiglie e delle nostre ragazze con disturbi alimentari, ma non solo, perché non parleremo soltanto di disturbi del comportamento alimentare, ma di disagio psichico in generale, infatti per questo ho avuto il piacere e ringrazio i relatori perché ho coinvolto filosofi, ho coinvolto clinici, medici, neuropsichiatri, psicologi, psicoterapeuti e,
Proprio perché è interessante poter mettere a confronto varie professionalità che lavorano in diversi contesti, proprio per creare un simposio di confronto e di scambio e riportare ognuno di noi, i risultati, i punti di forza e punti di debolezza, perché dobbiamo dirlo che comunque ci siamo tutti trovati davanti a un qualcosa di imprevisto su cui abbiamo abbiamo dovuto, siamo dovuti intervenire grazie anche alle istituzioni che ci sono state. Comunque accanto abbiamo potuto attivare tanti servizi in più in opzione a quelli ordinari che eravamo abituati a portare avanti e quindi non mi dilungo molto. Ecco l' unica cosa, purtroppo il filosofo,
Deve delle Breton e per problemi di salute non potrà essere presente,
E quindi le faccio i miei migliori auguri perché sarebbe stato veramente molto contento di partecipare. Sarebbe avvenuto anche in presenza, però, ahimè sono due anni particolari, quindi.
Lascia appunto la parola alle istituzioni, ringraziandolo della presenza all' assessore Donini, Raffaele Donini,
Che spero, entro i dottoressa Rossi, sì, sì, Raffaele.
Ti sentiamo.
Bene bene, allora io costretto a portare il saluto mio personale e anche della Regione Emilia Romagna da casa, perché le due stanghette sono ancora ben visibili nei miei ripetuti test rapidi di queste ore di questi giorni e probabilmente necessiterà ancora qualche giorno di qualche giorno di isolamento visto che non più tardi di giovedì scorso è stata riscontrata una nuova infezione d' accordo e la seconda è la rivincita speriamo che insomma, dopo questa mi lasci in pace, credo che,
Credo che il vostro incontro di oggi sia.
Quanto mai importante,
Primo, perché per l' autorevolezza dei partecipanti, che ringrazio e per la meticolosità con cui gli organizzatori lo hanno pensato e anche per un largo spettro di competenze che si alterneranno e anche per gli ospiti che vedo in così in tribuna.
Che sono stati protagonisti di questi due anni di resilienza del sistema sanitario e regionale e, più in generale, diciamo depositari assieme alle Istituzioni, assieme soprattutto ai professionisti,
Dei bisogni dei cittadini, bisogni che abbiamo interpretato in una prima fase, necessariamente sul piano clinico,
Il piano epidemiologico, ma che adesso dobbiamo riuscire a interpretare anche sul piano psicologico, di supporto psicologico e di presa in carico della fragilità e della vulnerabilità dei cittadini e della società. Basti pensare alle ripercussioni che appunto ho avuto due anni di pandemia hanno avuto sui cittadini precariato nel lavoro.
La difficoltà anche di, diciamo così, erogare una parte fortuna, non quelle diciamo urgenti, indifferibili, ma una parte anche di prestazioni sanitarie, nei momenti in cui.
Magari non vi era il lockdown, ma gli ospedali erano comunque pieni di ricoverati per Covid e quindi, di conseguenza, molte delle delle prestazioni diciamo sia chirurgiche che ambulatoriali,
Programmate e erano state differite e anche questo ha un impatto non solo ramo sanitario ma più in generale, rispetto al senso di vulnerabilità dei cittadini che si vedono in qualche modo in qualche modo.
Allontanare una risoluzione di un problema che, seppur non è urgente e indifferibile o di tale, è comunque molto importante per la salute. E le era, diciamo.
La psicologia della persona basti pensare ai cambiamenti negli stili di vita che abbiamo avuto, diamo in parte buona parte subito, in in parte anche interpretato, ma soprattutto mi vengono già, diciamo così non posso cancellare, non si possono cancellare.
Grandi onorabilità e i grandi, diciamo cambiamenti nella negli stili di vita delle parti fragili, della nostra società particolare degli anziani penso per esempio al tema.
Come sono stati in qualche modo tetti, ma anche isolati nelle aziende sanitarie assistite gli anziani che ne erano ricoverati o anche soltanto gli anziani che erano domiciliati presso la loro abitazione, che comunque.
Avevano, diciamo così più di altri, la possibilità di sviluppare la malattia grave e, di conseguenza, avevano e hanno rallentato alimentato un sistema di relazioni che notoriamente,
Almeno in queste terre, ma più in generale nei paesi diciamo sviluppati l' anziano matura come parte attiva della società e poi, appunto, se voi bambini come hanno vissuto i periodi in cui dati, diciamo così preti a non prendere parte fisicamente in presenza della scuola.
E perché la scuola non è soltanto una.
È una sede nella quale appunto si sviluppa l' attività insegnamento, ma di apprendimento didattico. Roma è una un luogo e poi resta nella memoria nei ricordi che grazie ad esso presenta.
È un luogo della, quindi questo è, diciamo così, lo lo scenario su cui è giusto riflettere, ma non solo, per diciamo così, comprenderne le varie.
Del fenomeno.
È giusto riflettere come istituzione come venisti per dare delle risposte per organizzare meglio la diciamo quel senso di vulnerabilità che comunque è accompagnato ed è rimasto nelle nel nella personalità, i cittadini né cittadini.
E la paura del contagio, la necessità di reperire informazioni, molto spesso storie appunto la gestione dell' ansia e della paura, dello stress e dell' incertezza, la depressione, l' uso delle sostanze, anche diciamo così,
Di supporto al disagio psicologico, non sempre e non sempre date da Pro stima, magari anche reperite in modo inappropriato dagli stessi cittadini e i disturbi alimentari, disturbi psichiatrici in generale, quindi.
Tutti i temi su cui non solo occorre riflettere per fotografarli, perché ne abbiamo bisogno di macchine grafiche, abbiamo basta guardare la realtà in cui viviamo,
Ma capire come impostare il nuovo, come impostare questa nuova fase di organizzazione di un sistema sanitario sempre più pregiato nell' ambito sociale e anche per supporto psicologico. Io ho sotto gli occhi uno studio è abbastanza indicativo sviluppato da Nomisma su 500 cittadini emiliano-romagnoli, forse voi ne parlerete nel corso della vostra assise e che ha mostrato, per esempio, come il 46% delle in degli intervistati abbia, diciamo così in qualche modo.
Sentito una maggiore improduttività, anche il nel proprio lavoro, qualora appunto lo avesse mantenuto,
Il trentun per 100 si dichiara turbato da pensieri spiacevoli, quindi c'è una sorta di pessimismo. Chiamiamolo qui è abbastanza diffuso ente anche quello che è successo dopo o comunque in questi ultimi 30 giorni non è che abbia aiutato ad essere particolarmente, diciamo, ottimisti sul futuro come una guerra.
Praticata alle porte dell' Europa, il 30%, si dice, ha detto a cambiamenti di umore repentino e il 30% di quota.
E nel suo, quindi, le le conseguenze sono conseguenze individuali, certamente, ma sono consegue sali di cui dovere tenere con la Regione, certamente non è stata ferma, la trasforma nel contrasto le mia proprio ferma nella.
Pone di massa, lo inseriamo giovani, forse la Regione che ha più vaccinato in assoluto e che ha dato di proteggere come prevenzione il più possibile i cittadini e abbiamo istituito il gruppo regionale scusami scusami se puoi alzare leggermente il volume, perché alle volte non si sente grazie.
Però la voce perché il volume è e ha già al massimo okay benissimo.
In sfidiamo anche i pochi sintomi di compiti che mi sono, mi sono rimasti no, dicevo che questa questa, questa situazione, che è assolutamente.
È visibile. lo studio di Nomisma le ha solo fotografati alcuni aspetti e immagino di cui discuterete, ma è una situazione che deve sostanzialmente impegnarci non solo a comprenderla, ma a organizzare la nostra, diciamo rete dei servizi, sempre più intrecciando la sanità con il sociale e il supporto psicologico e sempre tendendo a comprendere la persona nel suo complesso nel suo complesso di bisogni e di presa in carico, non soltanto la patologia, guai se noi in futuro ci concentrassimo su una sanità che prende in esame la patologia. Dobbiamo concentrarci invece organizzare una rete di servizi che fa riferimento alla persona in quanto tale e quindi sia la sfera diciamo, clinico sanitaria sia alla sfera psicologica e la Regione, dicevo, non è stata ferma in questi anni e ringrazio anche i direttori presenti, perché sono state delle colonne portanti dell' organizzazione del sistema sanitario. Insieme ai tanti professionisti coinvolti, noi abbiamo istituito il gruppo regionale di monitoraggio e valutazione solo sull' impatto psicologico della pandemia, soprattutto sui bambini e adolescenti e giovani, e l' Istituto superiore della sanità, insieme alle Regioni, quindi alle Regioni Emilia Romagna, conduce anche l' indagine sul funzionamento dei Dipartimenti di salute mentale in corso di pandemia per tutte le regioni italiane e quindi anche per per la nostra, e chiudo dicendo che abbiamo portato anche in Giunta una delibera, due delibere. La prima è quello è quella dello psicologo di comunità, perché per noi è fondamentale che nella rete dei servizi territoriali vi sia un congiungimento, una sorta di diciamo punto di riferimento fra i servizi sanitari da un lato erogati nelle case della comunità.
E tutti diciamo i punti nevralgici della sanità territoriale con tutta la rete dei servizi di presa in carico di supporto psicologico che noi abbiamo già oggi nei consultori piuttosto che né nella neuropsichiatria infantile e nel nell' ambito anche dei servizi erogati dai Comuni nella in tutti i dischi, in tutta la rete. Diciamo così in cui si sono sviluppati queste questi servizi. Questo è il miglior modo per reagire e per.
Uscire con una nuova concezione di presa in carico del cittadino a tutto tondo a 360 gradi, con il coinvolgimento di tutti i professionisti in parità di dignità fra di loro nel senso anche di necessità del contributo davvero di tutti per.
Ottimizzare il nostro, il nostro sistema. Io quindi vi ringrazio per questa vostra riflessione. Spero che la prima parte del mio intervento si sia un po' sentita, ma comunque mi farò dare le conclusioni del vostro incontro. Speravo di essere lì come dire personalmente, ma non posso ora perché ci sono ancora le due stanghette.
Grazie grazie, assessore Fichera, sentita comunque la prima parte, grazie 1000 del contributo e di queste importanti informazioni per quanto riguarda l' attivazione di una rete di psicologi che parte proprio anche dalla Regione Emilia Romagna per, ovviamente, estendersi poi alla rete della Città metropolitana, della ASL altri le altre istituzioni allora passerei la parola a Roberta Tosi che in rappresentanza del sindaco Matteo Lepore del Comune di Bologna prego,
Buongiorno a tutti mi chiamo Roberta Toschi, no, no, non è un problema, sono sono una consigliera del Comune di Bologna e sono la Presidente della quinta Commissione salute e welfare. Io sono qui a portare i saluti del sindaco Matteo Lepore, che vi ringrazio, oltretutto per questo interessantissimo convegno, il, il programma di mandato del del Sindaco e quindi di tutta la Giunta e del Consiglio comunale, e parla proprio, diciamo così, il sottotitolo alla la grande Bologna e per non lasciare indietro nessuno. Se avrete modo interesse di leggere il mandato, non è corposissimo, è un fascicoletto troverete all' interno dei macro capitoli e uno di questi riguarda sicuramente l' aspetto sanitario e il il focus sulle fragilità. Quindi uno dei temi principali che questo il nostro Sindaco e, ripeto, la Giunta, il Consiglio sta presidiando, sono le fragilità, le fragilità, diciamo così quelle presenti da sempre e sono state anche citate dall' assessore Donini. Ovviamente, i nostri anziani, con la necessità di assistenza di caregiver di residenze, i nostri giovani, le famiglie, ma anche le nuove fragilità, perché purtroppo, come dite bene voi nel titolo, ma sicuramente anche nello svolgimento del convegno, il Covid ha come posso dire, accentuato, peggiorato, reso evidente tutta una serie di fragilità, forse anche già presenti o per lo meno in maniera in maniera diffusa e forse non così non così chiara neanche alle nostre consapevolezze. Il Covid le ha esacerbate in maniera importante prima di tutti. Secondo me l' aspetto relazionale perché la vostra, l' organizzatrice prima parlava giustamente dell' OCC da un lockdown è stato per noi un momento.
Di shock totale. Quello di passare da una relazione ampia. Poi a Bologna noi siamo abituati a stare nei locali, a frequentare le nostre piazze le iniziative, siamo un popolo molto portato alle relazioni interpersonali e invece lì sono state completamente interrotte un altro elemento sui giovani, la DAD, non poter avere relazioni neanche con i loro coetanei, oltre che con gli adulti, e mi permetto un altro tema di cui secondo me bisogna parlare. C'è stato un momento in cui i nostri giovani li abbiamo anche un po' stigmatizzati, gli abbiamo detto che con i loro comportamenti rischiavano di mettere in pericolo le vite dei loro nonni e quindi dovevano stare attenti. Se si diffondeva il virus, poteva essere colpa loro. Ecco, credo che questi siano tutti aspetti che la società civile e deve deve conoscere, deve analizzare, deve tenere monitorata, perché poi esitano appunto in quello che dicevate prima, ritiro sociale, disturbi alimentari, autolesionismo, dipendenza da sostanze, tutti gli strumenti per cercare di contenere, o comunque di gestire, degli stati d' ansia, nel migliore dei casi o addirittura delle patologie.
È l' ultimo cenno. Vi dico che il Consiglio comunale è molto attento ai temi e quindi per me davvero anche personalmente, oltre che per conto del Sindaco, è importante essere qui oggi. Mi scuso, non potrò partecipare a tutto il convegno perché oggi è giornata di Consiglio, quindi devo andare in Comune, ma ho chiesto di avere gli atti perché anche la quinta Commissione si è occupata di fare delle udienze e terrà monitorato la SIL. Diciamo così, la proposta della della Regione che verrà messa a terra nella nel nostro territorio, del bonus psicologo abbiamo già fatto un' udienza conoscitiva, l' abbiamo lasciata aperta e continueremo su questa strada, per cui io ringrazio chi ha voluto organizzare in questa data, tra l' altra simbolo 01/04 torniamo alla socialità organizzare un convegno in presenza, ringrazio per l' invito e vi auguro buon lavoro grazie,
Grazie, dottoressa Toschi.
Allora passerei la parola alla dottoressa Consuelo Basili, in rappresentanza della Santorsola dell' azienda S.Orsola-Malpighi. Prego sì buongiorno a tutti, mi sentite vicino al microfono, allora è con piacere che oggi sono qui. Rappresento l' ospedale Santorsola, vi porto i saluti della dottoressa Gibertoni, di tutta la la direzione. voglio ringraziare la dottoressa Rossi per l' invito, ovviamente, ma soprattutto perché si è fatta promotrice di organizzare qui a Bologna un evento come questo che apre un confronto multidisciplinare, quindi tra esperti non soltanto di ambito sanitario rispetto a uno degli effetti del Covid di cui sentiamo parlare forse meno, però, sicuramente non per questo è meno importante e soprattutto è uno degli effetti che durerà ben oltre il Covid. Noi adesso stiamo valutando alcuni effetti acuti, ma sono effetti che interessano un' ampia platea di persone e che verosimilmente si manifesteranno anche a distanza. Tutti noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la violenza con cui questo, virus.
Ah ci ha colpito in tutte le dimensioni della nostra vita, quindi, come come genitori, come lavoratori, come in alcuni casi, i pazienti e familiari di pazienti e quindi ognuno di noi violentemente e anche per un tempo molto lungo, perché questo virus sta continuando, quindi è iniziato nel 19, siamo nel 22 e chissà quando finirà, perché è ancora con noi io nel mio ospedale o ancora più di 70 pazienti ricoverati? Proprio ieri ho fatto una riunione con i Direttori dell' ospedale per cercare di capire come fronteggiare il rialzo dei ricoveri che stiamo registrando. Ahimè, in questi ultimi giorni, quindi, eravamo pronti a buttarci alle spalle, diciamo questa quinta ondata e a ripartire con la normalità con le normali attività all' interno dell' ospedale, e invece siamo abbiamo dovuto fare un passo indietro. Abbiamo dovuto, diciamo.
Riorganizzare l' ospedale per fronteggiare i nuovi ricoveri. Quindi tutto questo ci sta logorando, quindi consentitemi questo termine. Quindi ognuno di noi.
Deve cercare di trovare al proprio interno delle risorse che ci permettono di reagire. No conti a questi continui cambiamenti. Ovviamente, come si diceva prima, alcune categorie più fragili, come gli adolescenti, ragazzi, gli anziani, ma anche, penso a gli stessi pazienti che sviluppano molti di questi sviluppano reazioni post traumatiche o forme depressive a lungo termine, così come gli stessi operatori sanitari, per cui tutte queste persone possono sviluppare disagio nell' immediato. Ma, come dicevo prima, anche in futuro no, noi avremo degli effetti in futuro non solo sanitari, ma anche proprio sociali, e quindi ben vengano iniziative come queste che Conf consentono un confronto, permettono di, diciamo, valutare possibili strategie da suggerire a noi che siamo i, come dire i gestori dei sistemi sanitari e che stiamo quindi parte attiva nel mettere in atto queste strategie per aiutare i nostri pazienti, ma anche i nostri operatori. Non ci dimentichiamo dei nostri operatori sanitari, per i quali questa pandemia è stata veramente ed è tuttora una esatto. Una insomma ha degli effetti importanti per cui veramente ringrazio per questo evento. Anch' io vorrò avere gli atti conclusivi perché poi cerchiamo di capire noi come Santorsola, quindi siamo parte di una rete,
Insieme ovviamente all' azienda territoriale e anche a tutti gli altri partner per cercare di, diciamo, di attuare i suggerimenti che verranno da questo consesso di professionisti, per cui grazie e buon lavoro. Grazie grazie. Dottoressa Basili,
Ecco passo la parola al direttore generale dell' azienda ASL di Bologna, Paolo Bordon,
Buongiorno a tutti, grazie dell' invito della opportunità di portare, oltre che il saluto mio personale e quello dell' azienda USL di Bologna, a voi operatori del mondo della psicologia che come è già stato detto dalla collega e anche prima dell' intervento della dell' assessore Donini ha svolto e sta svolgendo un ruolo molto importante e se pensiamo a questi due anni trascorsi e apparentemente voi siete stati dei protagonisti nella prima fase, sicuramente dietro le fila no, noi avevamo in prima linea, due anni fa, in questi giorni, gli operatori delle terapie intensive e semintensive, il pronto soccorso, le medicine interna, cioè quelli che erano subivano l' onda degli arrivi prevalentemente, quindi noi eravamo protagonisti e perché attivate da cittadino che veniva sua sponte poi nella.
Nella fase dopo la la reazione fortissima nel dare una risposta a qualcosa di sconosciuto.
Abbiamo cominciato a organizzare dei servizi sul territorio, sono nate le figure come le USCA e quindi un ruolo attivo dei nostri servizi, che entrava il più possibile nelle nelle case dei nostri cittadini, dei nostri malati, e molti nostri servizi erano apparentemente fermi in quel momento, per la gente non poteva circolare, non può, non aveva neanche il piacere di accedere per la verità, i servizi sanitari, quindi noi, dalla regolazione di molte prestazioni, soprattutto di specialistica ambulatoriale, che durante la prima ondata erano state fortemente ridimensionate chiuse, anche molti servizi nell' ambito psichiatrico psicologico hanno avuto apparentemente un crollo di attività e questo non vuol dire che i problemi non ci fossero, che non c' erano, ma anzi, al contrario, si sono accumulati problemi. Si sono acuite situazioni già complesse e questo subito dopo.
Tra la prima e la seconda ondata si è cominciato a vedere chi ha diciamo ruoli manageriali all' interno della relazione sentiva venivano poste questi problemi. C'è gente che è sta soffrendo al di là della fase acuta della malattia, gente che magari non ha contratto la malattia, ma che per la situazione di disagio sociale, come diceva l' assessore Donini, prima ha subito una serie di di impatti non indifferenti. Ecco che allora voi siete diventati protagonisti di questa di questa fase, che è una fase. Purtroppo usiamo ormai frequentemente giornalmente delle parole che non avremmo voluto usare. Non si parla di guerra, guerra al virus, guerra sui fronti, ma so situazioni di forte contrasto, anche fisico, che creano disagi e impatti non banali nella società. Ecco il vostro ruolo. è un ruolo doppio, dal mio punto di vista, sicuramente importante nella fase post, cioè quando c'è uno scontro fisico delle macerie, voi contribuite ad allentare quell' attenzione, a ricostruire una situazione che vuole tendere alla normalità. Dall' altra, il vostro ruolo in prospettico per chi, come me ha l' onore di dirigere un' azienda territoriale è quello di ricostruire un modello organizzativo che non può essere identico a quello di prima, perché se fosse completamente identico,
Secondo me qualche problema ce l' avremo, cioè noi dobbiamo fare tesoro delle esperienze positive e negative, perché ci sono state anche delle esperienze positive in questi due drammatici anni per ricostruire rimodulare un servizio sanitario diverso, forse con un ruolo più proattivo rispetto alcune situazioni. Ecco la vostra figura professionale. In questo senso è assolutamente importante. Si parla a livello nazionale. Nel nostro contesto abbiamo già delle esperienze molto avanzate. Penso alle case della salute che adesso a livello nazionale definiamo case di comunità che sono degli avamposto del servizio sanitario.
Che hanno l' obiettivo di contribuire a gestire la prossimità e la cronicità, che comunque la sfida più importante dal punto di vista sanitario, sociosanitario, che abbiamo con forte relazione, integrazione con la comunità che ruota intorno a questi, a questi luoghi fisici, ecco che la figura dello si colgo è determinante per riuscire a fare integrazione e per riuscire a gestire situazioni di sofferenza e di disagio in sé. Quindi,
Anche questi modelli organizzativi, a mio vedere, muteranno con un ruolo più attivo. No, noi stiamo parlando in generale di medicina di iniziativa su tanti settori per cui stiamo lanciando delle figure diverse dall' infermiere di comunità, l' ostetrica di comunità, ecco che anche lo si colgo di comunità può essere una figura determinante per riuscire a mettere insieme dei pezzi oggi, in disagio in sofferenza divisi è ricostruire sarà la sfida più importante che abbiamo davanti il vostro lavoro.
Purtroppo, o per fortuna non lo so, quasi inizia adesso, cioè quello di riuscire a gestire noi vediamo dei numeri molto preoccupante che sono le richieste di accesso ai nostri servizi psichiatrici, ai servizi psicologici, che sono tutti numeri a doppia cifra.
30 40% di richieste di servizi e di prestazioni in più sono un indicatore molto preoccupante è che ci fanno riflettere. Ecco che l' esigenza di fare rete come sistema è fondamentale. Diceva la dottoressa Basili prima. Noi siamo una rete di aziende pubbliche e come rete abbiamo cercato di gestire, con tutti i nostri limiti, le varie ondate pandemiche. Ormai ci spaventa poco la fase di ricovero in ospedale, perché conosciamo ormai la situazione. Abbiamo quindi aumentato le competenze e le conoscenze ci sono le innovazioni, i farmaci, terapie, i vaccini, fortunatamente, quindi delle situazioni sono sicuramente migliorate rispetto a due anni fa e quindi non ci spaventa. Certo preoccupa, perché dobbiamo rallentare altre cose. Se nel giro di uno o due giorni abbiamo 50 o 60 persone ricoverate in più, sappiamo che non ci libereremo facilmente di questa situazione. Ormai,
E abbiamo numeri importanti ancora di contagio anche in questi giorni in cui a Bologna superiamo sempre il 1000 contagi al giorno, che sono numeri che un anno fa era la prima pagina del Resto del Carlino. Adesso vi dico anche, per fortuna certa Corsano sottotraccia, perché abbiamo imparato a convivere, molto dipende da noi stessi come cittadini, perché il cittadino non è passivo, ma è attivo e può dare un contributo determinante per migliorare la situazione, perché ognuno di noi ha imparato le regole base di comportamento per diminuire gli effetti della circolazione del virus. Distanziamento, lavaggio delle mani e mascherine e quindi io dico sempre non è che una legge che ci tutela o no, non è che se da oggi possiamo fare delle cose rispetto a prima, resta il buon senso che deve guidare le nostre azioni, i nostri comportamenti. Allora, con la grande collaborazione del cittadino, il lavoro da fare nel vostro settore purtroppo è veramente immenso, enorme. Non si conclude, ne abbiamo tanti temi, la nostra agenda di lavoro. No, discutevamo ieri sera il recupero delle liste di attesa di prestazioni in regime di ricovero ambulatoriale. Il vostro lavoro di recupero non si tradurrà in semplice visite. Erogazione di qualche prestazione è un lavoro lungo, sarà un lavoro di mesi, forse di anni, probabilmente per costruire situazioni che hanno impattato fortemente. è stato accettato da questo della Toschi prima il disagio dei giovani, il mondo della scuola e quant' altro. Anche lì ci arrivano segnali molto preoccupanti. Quindi questo tema che voglio dire alle situazioni di disagio date da dai cambiamenti della società, dai ritmi, eccetera, c' erano già prima del Covid. Non è che non ci fossero però. Purtroppo questa accelerazione in questo caso è stata veramente.
Veramente importante, mentre abbiamo trovato soluzione grazie all' innovazione della ricerca della scienza per curare la malattia dal punto di vista acuto e qua no, qua serve l' impegno degli uomini e donne a costruire assieme una rete di servizi di presa in carico. Ecco, quindi il nostro modello nel vostro settore deve abbandonare la la parte così prestazionale pura o meglio certo serve la prestazione, ma lavorare più in senso di rette, di presa in carico, insieme ad altri ad altri soggetti, immagino lavorare affianco. Gli operatori della scuola affianco agli operatori del sociale, oltre che ai nostri servizi sanitari in genere, per cui bene ritornare in presenza. Ebbene.
E raccogliere le testimonianze perché una delle cose peggiori, che errori che potremmo fare e non fare propria, e non raccontare l' esperienza maturata in questi due anni, quindi il patrimonio delle esperienze positive e negative, è giusto narrarlo descriverlo a farlo diventare un patrimonio del sistema. Grazie grazie. Direttore di queste parole, allora io.
Invito il professor Guccini, in rappresentanza anche del Direttore del Dipartimento delle Arti dell' Università di Bologna, prego.
Allora e l' intervento del professor Guccini è un po' particolare, nel senso che si inserisce un professore e un Direttore del Dipartimento delle Arti, perché perché le arti sono state in qualche modo coinvolte perché al termine di questo convegno ci sarà un reading teatrale, un video,
Proprio perché il mondo della simbologia delle arti è stato preziosissimo in questi due anni, soprattutto ecco attivare.
Dei linguaggi diversi proprio nei momenti di solitudine, in casa, nelle situazioni, ecco dove in qualche modo mancavano gli amici, le relazioni, ritrovare la bellezza anche del dipingere, dell' ascoltare musica, di fare teatro anche in casa. Mi vien da dire perché comunque i teatri sono stati chiusi, i cinema sono stati chiusi, quindi il mondo del della simbologia, del, diciamo, del simbolico dell' arte del linguaggio artistico espressivo è stato a mio pensiero molto importante in questi anni. Almeno noi abbiamo sempre consigliato ai nostri ragazzi e ragazze di avvicinarsi di più a queste passioni, magari un po' trascurate da altri mondi digitali. Prego.
Scusi.
Vorrei portarvi i saluti del professor Giacomo Manzoli, direttore del Dipartimento delle Arti, che non è potuto intervenire e però nel portare i suoi saluti, mi sembra giusto e opportuno fare quello che avrebbe fatto lui, in primo luogo, cioè di indicare e delle delle iniziative e dipartimentali e che rispondono diciamo così alle sfide anche conoscitive che ci sta.
Ponendo questa situazione pandemica. Roma vorrei ricordare come Dipartimento delle Arti si è attivato un assegno di ricerca cofinanziato dal Teatro Metastasio di Prato, che ha per oggetto proprio esattamente monitorare e, come diciamo così, le realtà teatrali e più generalmente artistiche hanno reagito a questa situazione di separazione e poi ci sono state in riviste e specialistiche del Dipartimento della raccolte di opinioni di artisti intorno al al virus e vorrei dire il carattere predominante di queste relazioni artistiche e si divideva in due in due settori piuttosto nettamente, cioè da una parte, e c'è chi.
E individua nella situazione attuale un momento particolare di cui esplorare le potenzialità e di chi reagisce a questa stessa situazione, individuando nelle forme di presenza dal vivo il succo. Il senso, la ragion d' essere più profonda delle proprie attività, sono in realtà due modi di reagire ugualmente a una situazione di difficoltà e che però indicano, diciamo così, e una volontà di scoperta dell' ulteriore e la riscoperta del senso di quanto si fa si fa e in situazioni, diciamo così due per attività non non perturbata, così come stiamo svolgendo. vorrei o ora e nel portare l' accento e su una iniziativa sempre del dipartimento che ci sta portando a veramente a riflettere su quelle che sono state le conseguenze della situazione pandemica sul pubblico studentesco e.
Prima e del virus prima della pandemia e si era deciso e di.
Suddividere tutti gli insegnamenti fondamentali del triennio DAMS in una parte teorica frontale e in una parte più laboratoriale, perché questa era l' esigenza espressa dagli studenti, ecco questa divisione e che, ripeto, è antecedente al virus è stata cambiata profondamente dal mutamento del pubblico studentesco, cioè.
Il pubblico studentesco, così come lo stiamo individuando in questa ripresa di attività in presenza.
Mi sembra animarsi e reagire in modo particolare.
In relazione a presenze reali, cioè la dinamica della relazionalità diretta, vuoi con l' ospite, vuoi con una formazione artistica, vuoi con un' esperienza proposta, mi sembra configurarsi come pietra angolare di successive attività di conoscenza e di approfondimento vorrei dire noi inizialmente si era pensato a una divisione e dei corsi e delle materie che tenesse presente. Il momento teorico è un momento pratico, mi sembra, è che nella situazione presente dopo un periodo di vita scolastica, non dimentichiamolo, spesso ridotto a tre anni, ecco che la nozione teorica passa attraverso l' esperienza diretta.
Cioè non mi mi sembra difficoltoso impostare una conoscenza in cui il quadro storico teoretico anticipi.
È il momento relazionale diretto,
Cioè le forme di presenza reale sono.
La la via di accesso, il preliminare necessario per accedere a forme di presenza percepite quindi culturale e quindi costruite quindi determinata,
E.
E vorrei dire questa individuazione da parte direi collettiva, in relazione al pubblico studentesco, per quanto riguarda la medici Prina particolare e che è il teatro e vi importa esattamente all' interno di una problematica novecentesca e contemporanea, assolutamente pervasiva, cioè.
E il dibattito sulla coesistenza e delle forme di presenza reale e di forme di presenza percepita e che sono due forme che teatralmente tendono a contrarsi, e però nella modalità del loro interagire e celata la possibilità e di un' azione terapeutica fondata anche.
E di un' azione, cioè sul pensare sul conoscere e del tuo proprio interlocutore.
Ci sono due scuole di pensiero a questo proposito, c'è chi asserisce che la presenza percepita costruita culturalmente immediata.
Teatralmente proforma attivamente non può che vivere in rapporto di sostanziale integrazione con la presenza reale, in assenza della presenza reale, la presenza percepita e viene a svuotarsi e viene a non essere, e.
Né più e non vi viene a perdere la propria possibilità di trasmettere un patrimonio di conoscenze e di costruzioni stesse artistiche. Si svuota, si affloscia oppure c'è la scuola di pensiero che asserisce che attenzione la presenza reale è un veicolo di una presenza percepita che comunque esiste, persiste indipendentemente e dalla compresenza fisica degli interlocutori. è la l' opinione di Lehman e l' autore del testo sul posto drammatico, cito appena e le sue parole rapidamente dice la presenza dal vivo non è in primis un fenomeno di realtà corporea, ma un fenomeno mentale, una questione di consapevolezza, l' essere presente. La presenza è un processo di presa di coscienza senza tempo, in altre parole un processo dentro e fuori dallo scorrere del tempo. Ecco, io ho l' impressione che in questo momento anche le conoscenze teoriche le conoscenze storiche passino attraverso le elaborazioni e di forme di presenza percepita e che partano però da incontri diretti da incontri reali, c'è, come dire, l' esigenza di reimpostare il piano delle esperienze dirette per ripartire da questo piano di esperienze dirette verso la costruzione, che è al contempo conoscitiva e di interazione personale e che quindi mobilità anche il vissuto di questi e periodi.
Difficili quantomeno e vorrei chiudere con una.
Tre citazioni rapidissime da Primo Levi e perché Primo Levi ebbe ci parla proprio di questo si parla della sua opera straordinaria di scrittore come della costruzione di una presenza percepita.
E che succede all' esperienza della presenza reale, la presenza reale nel caso di Primo Levi e quella del lager, ma la presenza percepita del lager quasi rivalutare l' esperienza stessa dell' AIA. Non mi azzarderei mai di dirlo, se non fosse perché autorizzato dallo stesso dallo stesso. Lei dice io avevo fatto l' università, ma devo dire che la mia vera università è stata Auschwitz. Ho l' impressione di averne avuto un arricchimento, tanto che la stesura di sequestro è un uomo. è avvenuta nel giro di pochi mesi e scrivendo il ricordo di non aver e scrivendo ricordo di non avere di non aver mai avuto esitazioni, e cioè l' esperienza reale, per quanto traumatica, si trasforma in fattore positivo in una università della coscienza, nel diventare e realtà percepita presenza percepita, presenza affidata a un altro e quindi moltiplicata in quanto patrimonio spoglie, esporre previdenziale. Continuamente disponibile.
Grazie grazie, professor Guccini, veramente per queste, per queste parole, questa poesia che che porta in questa, in questa sede, anche perché parlare appunto di di ciò che è accaduto, come una possibilità in qualche modo di rinascita di presenza, ecco la mancanza della presenza in realtà poi c'è una percezione interna che si rinforza,
Io oggi ho voluto questo convegno in presenza però proprio perché.
Come me, come stava dicendo lei, il teatro è comunicazione, tutto ciò che l' artista rappresenta, se non c'è una comunicazione all' esterno, se non c'è un pubblico, se non c'è uno scambio tra esseri umani, non è nulla se si perde nella diciamo nell' autistico modo di rappresentare mentalmente un mondo interno che è dato anche dalla sofferenza, ma se non c'è lo scambio e la comunanza si perde veramente in un vuoto.
Spaventoso grazie, professor Guccini,
Allora io passerei la parola al la una lezione magistrale ha un nome importante e autorevole del professor Roberto Marchesini, filosofo etologo, direttore del Centro, studi di filosofia posto umanista dell' Università di Bologna.
Prego.
Grazie grazie a tutti voi, grazie di avermi invitato a questa bella iniziativa, il mio compito sarà quella soprattutto di porre alcune domande, alcuni quesiti, alcune.
Problematicità che caratterizzano questa epoca, questa epoca che i filosofi in genere chiamano come posto umanismo, che significa in pratica un periodo di transizione, un momento di passaggio dove tante cose che erano date per certe per stabili tanti orientamenti tante coordinate che precedentemente ci davano come dire un itinerario sicuro all' improvviso svaniscono come se fosse arrivata una grande nebbia e tutto quello che avevamo dato per certo viene messo in discussione. Ecco post umanismo è indubbiamente quindi un momento.
Di problematicità, un momento di riconfigurazione, un momento di ricerca di nuove prospettive, quindi, non deve essere vista esclusivamente in maniera negativa, ma tuttavia deve essere comunque guardato nella sua complessità globale, non attraverso una analisi analitica sulle singole situazioni, riportandole all' interno di una cornice che non è più vigente.
Allora io qui vorrei darvi alcune indicazioni, alcuni punti di questo cambiamento.
Punti che, ovviamente, saranno collegati anche alla Covid e a tutto quello che è ovviamente legato a questa esperienza, questa esperienza è iniziata e non conclusa.
Allora il primo aspetto che vorrei dirvi, quando si inizia a parlare di un momento di transizione, si inizia a parlare quando.
Per esempio,
Si passa da un mondo tecnologico basato sull' analogico, quindi sullo strumento sull' oggetto, tale per cui una fotografia è profondamente diversa da una disco, per esempio, di un quindi musica fotografia, parlano due lingue differenti, la fotografia è un' esperienza che ha fatto camera oscura sa perfettamente che un' esperienza olfattiva un' esperienza tattile è un' esperienza.
Ma anche nella predisposizione, quindi, c'è un contatto fisico con l' analogico.
Così come il contatto con un disco di vinile il momento, la preparazione, l' apertura son tanti aspetti che toccano tutta la sensorialità, no, mondo analogico è un mondo multisensoriale che lega profondamente il soggetto reale alla prassi, quindi alla sua azione e all' esperienza anche condivisa il mondo digitale è un mondo invece immersivo, è un mondo dove l' aspetto individuale prevale anche nel momento in cui si entra in una condivisione social.
E l' immersione, che ti consente di entrare in una realtà altra in un mondo differente, mentre nella esperienza una logica tu continui a rimanere adeso, alla tua realtà, al Convivium e mondo digitali, con tutto questo viene completamente cambiato.
E sappiamo che tutto ha avuto uno sviluppo estremamente veloce, se ci pensiamo da dall' inizio dei dei social media, penso a Facebook, Twitter e quant' altro no che oggi catalizzano l' attenzione delle persone e leggano in maniera molto profonda l' attenzione dei ragazzi, chiunque ha a che fare con dei ragazzi vede che hanno costantemente questo cellulare in mano questo costantemente contatto, no, ora si parla di Multiverso e sarà ancora più catalizzante, ancora più distraente. Ecco, diciamo che il mondo digitale dico ha creato una delle coordinate distrattive prevalenti sulle coordinate partecipative.
E questo non su questo non vorrei che fosse frainteso nel senso di essere un tecnico fobico e noi non sono assolutamente un neo luddista, però valuto il fatto che c'è meno partecipazione relazionale allora, dal momento che sono cresciuto anche attraverso testi come quelli di Levinas che dice che siamo nella misura in cui ci riconosciamo nell' altro e quindi dialogo ergo sum per per in qualche modo riprendere laburismo cartesiano ribaltarlo quindi non la la mia esistenza, l' esserci di Martin Heidegger non è un.
Un atto solipsistico, ma è un atto dialogico perché bene o male noi siamo prima di tutto mammiferi e in quanto tali, sì, abbiamo questo archetipo relazionale formativo che rapporto di attaccamento con la madre e questo non può essere negato il l' aspetto dialogico importantissimo nella costruzione dell' identità del soggetto.
Quello che potremmo dire nella in questo processo di transizione è un messa a rischio, non proprio in mora, ma ha messo a rischio di tutto ciò che è relazione.
Qualcosa che aveva già avuto un suo, tanti nemici della relazione, alcuni erano anche legati alla emancipazione super individuale della dell' età consumistica, cioè a partire dagli anni Ottanta, il consumismo e il nostro rapporto con gli oggetti cambia profondamente.
C'è un surplus di oggetti,
Che circondano, che vestono sostanzialmente il soggetto che diventa un centro intorno a cui orbitano c' era una pubblicità che diceva.
Tutto il mondo gira intorno a te, ecco, questo è l' egocentrismo, la tendenza che piano piano tende poi a trasferirsi in una sorta di enoteismo, cioè il soggetto diventa demiurgo del proprio mondo, lo costruisce, lo realizza quindi le relazioni diventano,
Fluide no, una società liquidano, si parla di società liquida, cioè di una società dove la tenuta dei rapporti diventa sempre meno solida.
E questo ovviamente.
Noi pensiamo che sia una emancipazione dell' individuo, una rafforzamento, un potenziamento dell' individuo, per certi versi lo è, ma per altri versi è fonte di solitudine, è fonte di paura e fonte di sofferenza, perché siamo entità relazionali e la liquidità delle nostre relazioni ci spaventa spaventa l' essere il non avere delle certezze relazionali quindi questo è sicuramente un problema, una transizione,
Che è stata ovviamente peggiorata dalla pandemia, perché la pandemia?
Ah isolato, molto spesso ha relegato soprattutto i ragazzi all' interno delle loro camerette, in un contatto costante e continuo con i social media,
E in particolare Instagram tic-toc, dove addirittura viene azzerata completamente anche la dialettica più più banale che ci può essere su Facebook.
Mia figlia diceva Facebook è una cosa da vecchi.
No.
E io che pensavo che lei fosse.
Il traguardo, una cosa tremenda, mentre futuribile no una roba da vecchio, va bene, però questo se uno va a vedere poi.
Addirittura ti tocca e arriva alla banalizzazione totale del del della del rapporto, cioè alla distruzione di qualunque coordinata relazionale, ecco, il Covid diventa un potenziamento già di una deriva distrattiva che andava a diminuire, il Convivium, un Convivium che viene a perdersi persino quando una famiglia si riunisce intorno alla tavola, che dovrebbe essere il clou conviviale dove vedi tutte le persone,
Con questo cellulare in mano, a guardare mentre mangiano e che questo processo di park parcellizzazione di distruzione.
Di presenza,
Questo è sicuramente uno dei grandi problemi che ha intersecato la pandemia ed è stato peggiorato dalla pandemia come recuperare una maggiore partecipazione sociale, relazionale, conviviale dialogica questo è il grande grande problema.
Io ritengo che la tecnologia debba essere un grande strumento, ma non può ad un certo momento dominarci dominarci totalmente.
E quindi sapere che ogni tecnologia dei punti di forza e dei punti di debolezza avere uno sguardo critico.
Che non significa fobico, ma che non significa neanche entusiastico sapere che di fronte a una nuova tecnologia, tu essere umano, se impreparato, 6 necessariamente impreparato, se necessariamente fragile, ai bassi livelli di resilienza.
E quindi avere una maggiore consapevolezza in questo questo vuol dire posto umanismo, c'è da dire una secondo grande aspetto, è ed è la precarietà economica, sociale delle persone che era precedente il Covid 19.
Il fatto delle persone di non sentirsi più rassicurate, come ci sentivamo rassicurati, noi voglio dire cresciuti negli anni 60 70 80, dove comunque avrebbe un lavoro dove avevi delle banche che, se chiedevi un mutuo per costruirsi la tua famiglia, la tua casa te lo davano oggi i ragazzi sono alla mercé di una situazione economica tremenda. Se non hanno nel alle spalle dei genitori che si preoccupano e danno loro le sicurezze, questi ragazzi sono completamente allo sbaraglio. Nessuno gli darà mai un mutuo per prendersi una casa, non avranno un lavoro, certo, non avranno una situazione sicura, e questo è.
Una inevitabilmente produce dei problemi molto gravi rispetto a l' ottimismo con cui guardiamo avanti l' ottimismo nei confronti del futuro.
Per cui si diceva, è l' epoca del pessimismo, beh, un po' si è un po' l' epoca della problematicità, è un po' l' epoca in cui non guardi più con sicurezza al domani, sapendo che il domani sarà migliore dell' oggi.
Oggi pensi che domani può essere e molto probabilmente sarà peggiore dell' oggi.
Quindi cambia completamente quello che sono le prospettive e le proiezioni che il giovane ha di fronte a al suo futuro.
Ecco, questo indubbiamente è un altro argomento che sento dire mio figlio dicessi, però babbo quando tu eri ragazzo, avevi molte più opportunità e noi oggi siamo completamente stretti su una macchina socio economica che ci stritola che ci esautora, che ci toglie titolarità sulla nostra, sulla nostra prospettiva ecco questa mancanza di titolarità sul proprio futuro.
C'è poi il grande problema che io metto insieme, crisi ecologica, crisi epidemiologica.
Se dovessi dire, ritengo che la crisi ecologica sia il più grande problema che abbiamo di fronte.
Che purtroppo viene banalizzato, viene banalizzato anche da chi protesta contro il cambiamento climatico, molto spesso c'è una tendenza alla banalizzazione, cioè c'è una tendenza ancora ad affrontarlo con lo stile new age degli anni Ottanta del secolo scorso, ma non siamo più in quella situazione.
Siamo in una situazione tragica sotto il profilo ecologico, sia per la distruzione degli equilibri della biosfera, e quando parlo di distruzione di equilibrio della biosfera sto parlando di epidemiologia perché esiste una Viro, spera che esiste un rapporto strettissimo tra i virus e gli ecosistemi.
Un libro fenomenale, che è quello di David Quammen spillover, che molti di voi avranno letto, ci mostra come le due questioni ecologiche del PM De mia logica, siano profondamente connesse.
Non noi siamo stati investiti.
Da questo Coronavirus.
Probabilmente è sorto in maniera naturale, spillover oppure magari fatto in qualche laboratorio di Wuhan difficile riuscire a venirne fuori su questa cosa, sono più propenso per per uno spillover, però, al di là di come è sorto, è evidente che si tratta semplicemente di una di un virus che aveva un suo Reserva specifico e che ha traslato attraverso errori macroscopici nella gestione del dell' ambiente.
La distruzione della delle catene e ecologiche delle catene con sistemiche, cioè degli organismi viventi, produce effetti epidemiologici gravi, quindi non c'è solo il riscaldamento, la la, la, la questione climatica, c'è soprattutto la questione della distruzione delle catene ecologiche da un punto di vista della biosfera.
Quindi potremmo pensare che in realtà stiamo entrando dentro un mondo dove le ondate epidemiche che poi diventano pandemiche grazie o in virtù della globalizzazione.
È solo l' inizio.
Ecco, questo.
Dovremmo, cioè noi siamo molto concentrati su quello che è successo negli ultimi tre anni, ma quello che è successo negli ultimi tre anni.
È solo la punta dell' iceberg e vi assicuro.
Anche nella situazione grave.
Il, la SARS due non è poi particolarmente grave come potrebbero essere altri virus molto più pericolosi.
Ecco quindi capire questo, questo aspetto, capire come costruire un futuro dove oggettivamente il proprio stile di vita deve cambiare, perché quando parliamo di crisi ambientale, stiam parlando di aumento delle posizioni, aumento di consumo delle risorse.
E quindi stiamo parlando di uno stile diverso per il domani, inevitabilmente, cioè, o lo scegliamo, scegliamo noi di farlo o saremo costretti comunque a farlo, quindi è una trasformazione, ma i cambiamenti climatici inevitabilmente porteranno a un aumento di flussi migratori.
Immaginiamo questo sarà molto grave perché il cambiamento climatico crea una polarizzazione, cioè desertificazione, da una parte, e.
Tempeste tropicali, dall' altra, quindi, ci troviamo di fronte a una situazione dove vengono saltano, saltano le le, le cerniere che reggono determinate sistemi omeostatici a cui siamo abituati, allora io non vorrei qui essere profeta di sventura, ma semplicemente dire.
È un problema globale.
Che va affrontato con una visione globale, non con soffermandosi sulle singole, sulle singole cose, sapendo che l' essere umano oggi.
Deve innanzitutto cambiare la propria prospettiva, essere attore e non passivo deve essere attore di un cambiamento.
Avere la facoltà anche di guardare all' essere umano con senso critico, cioè quello che tanti autori, tanti autori, lo stesso NICE ma tantissima autori, l' ultima grande con allora, anziché diceva insomma l' essere umano ha tante cose positive ma attenzione anche dei problemi cioè non guardare più questa non avere più questa fiducia illimitata fiducia acritica, fiducia, entusiasmi mica che era dei primi umanisti.
Cioè posto umanismo significa sì, ti do fiducia, ma una fiducia critica una fiducia problematica, una fiducia con riserva, perché è oggi l' antropocentrismo sta al centro di tutti i nostri grandi problemi, non è la salvaguardia all' antropocentrismo, è il problema dell' essere umano, esattamente come l' egocentrismo, il problema dell' individuo,
Quindi, avere un un, un uno sguardo verso il futuro, che possa tener conto di tutte queste probabilità, vorrei problematicità e riconfigurarlo all' interno di una visione che sappia a ritrovare quello che è, diciamo, l' aspetto più importante dell' essere umano che,
La convivenza, la convivialità, la relazione e, direi, sempre, rifacendomi ad Heidegger, la cura, aver cura del mondo, aver cura degli altri, perché la cura e l' essenza dell' essere umano, grazie.
Grazie professore Marchesini, veramente per.
Per queste riflessioni a come mi piace parlare di senso critico, perché veramente dobbiamo questo questo, anche aspetto citato dei giovani che non riescono a vedere il futuro, mi viene da fare un collegamento che, come dire, mi rivolgo un pochino più a la platea dei clinici noi ci troviamo ad affrontare gli stati depressivi e siamo abituati a parlare della depressione legata al passato,
Qui c'è uno stato depressivo che è legato al futuro, quindi il nostro futuro dei giovani, soprattutto dei giovani, ma anche noi, che della nostra generazione, che abbiamo ovviamente anche una responsabilità di memoria.
Verso questi ragazzi, ma quanti nostri adolescenti e giovani adulti che l' AV, che con che incontriamo nei nostri contesti di lavoro sia appunto e sanitaria, in tutti i tanti contesti né all' università fanno fatica a pensare al futuro, e c'è quella quella malinconia nel loro sguardo.
E infatti parleremo appunto più avanti di dell' aumento, anche, purtroppo, della richiesta di psicofarmaci legati a queste a queste problematiche, però, ecco, direi che dobbiamo guardare anche oltre la creatività, il senso critico ma anche una rinascita e un modo di adattarsi perché comunque l' uomo, l' essere umano, riesce sempre ad adattarsi a tutto, ma non deve mai spegnere la mente e ciò che era il passato, perché se ci dimentichiamo com' era la qualità della vita di prima è triste non possiamo pensare che la vita sia solo respirare,
Passo la parola al in Francia, ci colleghiamo con un collega molto caro.
Il.
Professor Andrea stagni, che un filosofo che ci parla dell' un da dall' Università di Lione, in Francia ed è collegato.
Prego Andrea buongiorno.
Buongiorno a tutti, mi vedete, mi sentite sì, ti chiediamo di parlare più alta voce possibile.
Okay, allora.
Così parlare di mettere meglio la telecamera anche di mettere un pochino meglio la telecamera, ecco, ok così ti ti vediamo, prego.
Grazie 1000 Francesca spero che appunto, voi riusciate voi riusciate a sentirmi a me, dispiace moltissimo di non essere la in presenza ma appunto, purtroppo, degli impegni di lavoro mi hanno, mi hanno tenuto qua in Francia e riporta appunto i saluti anche di David le Breton che non è potuto non ha potuto neanche collegarsi appunto a causa di,
Ha problemi insomma personali,
Io, appunto, sentendo anche le riflessioni del del professore Marchesini, effettivamente mi rendo conto di quanto il fatto di essere collegato a distanza.
Riduca comunque lo lo scambio, appunto parlava appunto di questo primato un po' delle degli individuate nel mondo nel mondo digitale, è vero che io sto interagendo con voi, ma al tempo stesso sono sono appunto quindi la nel mio, nel mio appartamento e lo scambio lo scambio è ridotto e mi spiace appunto per per questo spero in ogni caso che che riusciate a sentirmi, ho avuto anche un po' di difficoltà a elaborare opportuna una riflessione rispetto al tema, non perché, appunto non non non si possano fare molte riflessioni rispetto al al discorso della della pandemia.
Del del del disagio creato dalla pandemia.
Appunto di Quarto, questa messa alla prova di quanto si sia detto, anche in ambito filosofico, di come questa messa alla prova abbia costituito o costituisca una una grande opportunità per capire, appunto che tutto è collegato, che ha il problema appunto è globale che va affrontato in modo globale ho difficoltà punta parlo anche perché io la rivedo, appunto tutti con le mascherine ancora, quando invece qua in Francia è da un mese che,
Le le misure sanitarie, la maggior parte delle misure sanitarie sono state, sono state tolte, niente più mascherine, le mascherine ci sono soltanto nel negli.
Si usano soltanto sono obbligatorie soltanto né nei trasporti, il pass sanitario o green pass come vogliamo chiamarlo non non è più, non è più richiesto e quindi effettivamente il fatto che appunto tutto sia collegato comunque un po' difficile da difficile da realizzare visto che comunque Francia, Italia siamo, siamo vicini ma le cose vengono gestite in maniera completamente completamente diversa, quindi adesso al di là appunto di come di come le cose siano siano gestite per proporre appunto una una riflessione,
A me piacerebbe partire da effettivamente questa questa frase, che può sembrare contraddittoria di Edgar Moreau che appunto.
Ha detto che la la prima rivelazione folgorante appunto di questa crisi inedita e che tutto quello che ci sembrava separato e inseparabile, cosa che effettivamente può sembrare contraddittoria rispetto al fatto che giustamente, durante il periodo del lockdown c'è stata appunto una separazione dei corti, ma l' idea è che appunto questa crisi mostri.
L' intima dipendenza del degli esseri umani tra di loro e la dipendenza è anche l' interdipendenza tra gli esseri umani e il loro ambiente naturale biologico. La questione appunto del dell' ambiente che che Marchesini evocava.
Il virus 15 ricorderebbe questa interdipendenza reciproca del degli esseri umani,
E rispetto a questo Giampiero tutti ha parlato anche di un virus morale, un virus fatto in modo tale che per proteggersi bene, bisogna che gli altri ci proteggano un dito morale, nel senso che inviterebbe a pensare agli altri prima di pensare a noi stessi e quindi forse proprio attorno a questo tema della della della dipendenza che mi piacerebbe sviluppare.
La riflessione, anche perché molto spesso si ha la tendenza a pensare che la dipendenza interessi solo determinate categorie di persone, ma riflettendo su di essa vediamo immediatamente come in realtà che coinvolga tutti indistintamente, perché appunto la relazione che l' essere umano intrattiene anche a partire dal proprio corpo con il proprio corpo è caratterizzato da questo rapporto di dipendenza e al tempo stesso strumentale costitutivo. In si tratta infatti di una relazione biunivoca, ma di un doppio rapporto per cui l' uomo è munito di un corpo, ma al tempo stesso è questo suo proprio corpo. Tuttavia, appunto, questo rapporto di dipendenza va al di là della semplice dimensione biologica, in quanto proprio in questa congiuntura tra l' essere un corpo e l' avere un corpo.
L' uomo non dispone di un di un virus che connaturato appunto alla sua specie, semplicemente vuol dire che vivere e sopravvivere non sono la stessa cosa, con appunto studi seri, come tu dicevi Francesca, non coincidendo completamente con se stesso quindi con il proprio corpo l' essere umano è obbligato a imprimere anche una forma alla propria esistenza e esponendosi quindi anche a desideri e passioni e fattivamente lo vediamo appunto da da da da Platone,
Fino alla caro, l' esistenza umana è stata descritta come costantemente attraversata da una mancanza costitutiva, da qualcosa che che manca e che caratterizza appunto una tensione di desiderante che spinge l' uomo a cercare di dare una propria forma a una forma, la propria esistenza esponendosi appunto di di continuo e questa effettivamente in questa esposizione alla mancanza, alla precarietà, alla dipendenza anche corporea, che si pongono poi le basi di un' interdipendenza reciproca e ed è questa interdipendenza che cos fruire ebbe appunto il terreno condiviso della possibile uguaglianza tra tra gli esseri umani. Siamo tutti accumunati da questa mancanza ontologica che ci rende interdipendenti e che ci spinge anche a desiderare. Da questo punto di vista,
La questione della mancanza di desiderio vediamo come il desiderio non è solamente il segno di un' imperfezione dell' essere umano e quindi del fatto che c'è sempre qualcosa che manca e che rinvia quindi alla sua non completezza la sua non autosufficienza dipendenza, ma è anche ciò che permette all' individuo di proiettarsi fuori da se stesso, di attivarsi di agire e di essere, appunto da dal dal, nello scambio e nella coesistenza. Nella relazione di cui appunto parlava anche prima.
La Marchesini, per dire appunto anche con Filippis. A me l' esistenza è sempre una coesistenza, è l' estere in in relazione ed è appunto nella misura in cui le esistenze appaiono perfette e compiute e che quindi rimangono separate e chiuse appunto in se stesse. Le esistenze si aprono soltanto in quella che è la ferita, come diceva Bataille, della ferita del non compimento dell' essere ora. La tendenza di oggi è quella ricucire questa ferita a coprire questa incompiutezza costitutiva, in modo appunto di apparire in perfetta di ad apparire perfetti e.
Assolutamente indipendenti.
Ed ecco qui che le differenti dimensioni della dipendenza vengono evacuate dalle nostre, dalla nostra quotidianità, dalle nostre esperienze quotidiane, soprattutto in una società dove la tendenza è quella sopravvalutare la nozione di indipendenza in termini appunto di espressione, di una volontà libera, autosufficiente e onnipotente. Ogni individuo dovrebbe dunque rivendicare la propria indipendenza a partire dall' idea di essere un soggetto completo, autoaffondato. Questo questa società appunto dell' individuo, dell' individualismo, che evocavo appunto, Marchesini, anche.
Prima con appunto la società del del del del consumismo. Ora, in questa congiuntura, la dimensione di dipendenza, di interdipendenza che l' uomo, l' essere umano intrattiene con gli altri, con il proprio ambiente resta opaca e viene appunto il suo utilizzo. L' utilizzo della nozione di dipendenza viene relegato alla costruzione di categorie che permetterebbero di creare una linea di demarcazione tra coloro che sono dipendenti e quindi i deboli, i malati e le persone anziane, e coloro che invece non lo sarebbero le proprie forze. Ciò che dà adito a tutta una serie di malesseri, tanto più che questa retorica, appunto, del dell' eccellenza, della realizzazione di sé, dell' individuo solipsistico, è onnipotente e in qualche modo va ad allinearsi con degli imperativi che sono per natura insensibili alle vulnerabilità dei singoli soggetti.
E tanto più questa vulnerabilità non viene accolta, tanto più se ne ha paura e si cerca appunto di essere dimostrarsi autosufficienti, di controllare tutto, ma è proprio quando si cerca di controllare tutto che ci si sente ancora di più impotenti di fronte a l' incertezza, ecco allora che l' individuo si sente impotente ad avere un' incidenza sul proprio destino. Marchesini evocava appunto una mancanza di titolarità sul sul nostro futuro, soprattutto appunto in impegno di di crisi e in un mondo in cui ci sono poche certezze ma che, al tempo stesso saturo di informazioni e spesso gli dicono tutto e il contrario di tutto e soprattutto saturo anche di norme e pretendono di dirci come.
Dovremmo o non dovremmo essere.
Ecco allora che quindi più si ha paura di in mancare di qualcosa più non ci si sente all' altezza degli imperativi sociali, più la dipendenza costitutiva dell' essere umano, del legame sociale delle relazioni comincia a fare paura e più questa dipendenza costitutiva fa paura più che alimentati diciamo così, dall' aspirazione a sbarazzarsi di questa dipendenza di non avere bisogno di di nessuno ma il paradosso appunto di questa spiegazione che più si cerca di liberarsi da questa indipendenza.
Più si diventa schiavi, ecco allora che dalla dipendenza, per così dire, ontologica di può poi scivolare nella forma di dipendenza che invece quella patologica,
Termine dipendenza.
Molto spesso si evoca deriva dal latino dipendere che significherebbe essere in qualche modo sospesi. Stiamo tutti sospesi, e lo vediamo, lo abbiamo visto, non foss altro perché abbiamo un corpo che ci ci sfugge, che è vulnerabile perché non riusciamo a controllare tutto e perché siamo iscritti appunto in una rete di relazioni ed eventi esterni che a volte non dipendono o non solo unicamente da noi e che ci ci espongono all' imprevisto,
Come dice appunto sempre Filippo a me, quello che conta è ciò che facciamo di questa dipendenza.
Il termine invece a di addizione a Dixon Bixio, quindi quello che rinvia a dalla la dipendenza da sostanze o da comportamenti,
Ho qui comunque la dipendenza patologica,
Deriva anch' esso dal dal latino ardito, che significa però, giustamente schiavo, rinvia appunto al al termine del del diritto romano, in cui il verbo a dice pecore corrispondeva al pagamento di un debito, nel momento in cui non si era nella capacità di assumersi la responsabilità di pagare il. Il creditore si diveniva quindi Schiavo e si pagava con il corpo appunto la propria il proprio debito. Ecco allora, quindi, che la paura di questa dipendenza costitutiva.
Che ci accomuna tutti.
Può appunto portare a forme a forme di disagio. Scivolare verso altre forme di.
La dipendenza si diventa schiavi di un oggetto di una sostanza, di un comportamento che si pensa di poter controllare, ma da cui fondamentalmente si è si è controllato.
Mi dice appunto, sempre Filippi, Gianni e la paura che domina l' individuo e che fa sì che la sua persona sia disposta a pagare un sentimento di sicurezza illusoria attraverso, attraverso un sintomo e cioè il fatto appunto di.
Cercare di controllare, di avere una forma di controllo sulla propria esistenza, affidandosi comunque a dei comportamenti che sono poi invece che vanno verso l' autodistruzione, perché è attraverso ci sembra che sia la sola strada per riacquistare un potere su se stessi.
Da quindi, come in qualche modo, come riuscire a accettare quindi questa questa mancanza, il sentimento di incertezza per accedere in qualche modo nuovamente al desiderio, come accettare la dipendenza costitutiva, però per poi essere veramente in qualche modo autonomi, si parla tanto di autonomia e la si mette molto spesso giusto?
In opposizione a la nozione di dipendenza, la condizione di dipendenza, ora la parola autonomia, come sapete tutti deriva dal greco, indica appunto la capacità di sapersi dare delle norme di vita delle norme che non ci siano imposte, ma che scegliamo liberamente ora la tendenza appunto generale di opporre la nozione di autonomia, quella di dipendenza tanto più che l' autonomia indicherebbe questa capacità degli esseri umani di autodeterminarsi, ma che cosa sarebbe questa capacità di autodeterminarsi? Si tratta forse della libertà di fare tutto quello che vogliamo o della libertà di.
Agire sulla base di un progetto razionale.
Ora concepibile da una parte, l' autonomia come una manifestazione della razionalità porta a dimenticare che appunto l' essere umano mi dice anche, come ha detto più recentemente Michela Marzano, non è un agente razionale, es il si trova appunto al all' interno di una rete di interdipendenze di contingenze che condizionano il suo rapporto con l' altro e le sue scelte.
Dall' altra parte, concepire l' autonomia come l' espressione di una libertà totale che permetterebbe a ciascuno di fare e realizzare tutto ciò che vuole e significa svuotare di senso questa nozione, in quanto non si può fare tutto ciò che si vuole, bisogna dunque riflettere sulla possibilità di un' autonomia capace di prendere incontro al tempo stesso la volontà di ciascuno di autodeterminarsi.
E anche le difficoltà e contraddizioni inerenti alla condizione.
Richiede una un polo di fondo e quindi non capisco, ma mi sentite.
Sì, ti sentiamo.
Ok ok test se intorno a me arriva un suono dal computer, qui sono OK no, non ti sentiamo.
E che riusciate.
E quindi?
Autonomia capace di prendere incontro, al tempo stesso, la volontà di autodeterminarsi in base a un progetto di vita personale e anche.
I prende l' incontro, le contraddizioni che sono inerenti alla condizione umana ed è in questo senso forse che la questione del desiderio occupa un posto centrale, in quanto è ciò che permetterebbe agli individui di dare una direzione di dissenso alla propria vita. I idea, anche ciò che nasce ed è alimentato da questa mancanza da questa dipendenza ontologica e non è unicamente il frutto di una scelta razionale. La questione dell' autonomia, quindi, non è quella di cancellare la dipendenza, ma di chiedersi continuamente quanto più o meno siamo autonomi, secondo, il grado di incarnazione che riusciamo a dare alla nostra libertà, secondo il peso del corpo che riusciamo a dare al nostro, al nostro agire, alle nostre azioni e del comprendendo forse anche questo che è possibile, poi forse.
Riavere questa questa questa rinascita come come appunto le vocali suo Francesca questa questa rinascita che rinvierebbe una specie di.
Guarigione, forse anche da questa situazione di pandemia, ma la guarigione, appunto, come diceva Canguilhem, non significa ritornare allo Stato anteriore, si dice spesso ritornare alla normalità, certo.
È bello ritornare alla normalità, ritornare a prima del del della della pandemia Francia, appunto lo stiamo vivendo, non ci sono più le mascherine, non ci sono più le misure sanitarie, ma è direttamente un ritorno reale a una situazione appunto di di serenità, non è non è così perché appunto i disagi,
Causati appunto gli strascichi dei disagi causati dalla pandemia continuano a livello, appunto, di disagio psichico a livello di moltiplicarsi di,
Appunto dipendenze di tipo.
Patologico e di altre forme, anche di di disagio, continuano anche a livello, ovviamente, fisico, perché i contagi non sono assolutamente diminuiti e e non sono appunto e sono anti, stanno anzi aumentando, guarire, appunto significa come diceva Caylen semplicemente darsi delle nuove norme di vita.
In questo caso anche una riflessione più critica rispetto ai nostri comportamenti rispetto alle nostre azioni rispetto alla presa in conto del fatto che siamo tutti interdipendenti e magari di basare le nostre le nostre future azioni su questa, su questa consapevolezza non si tratta quindi di un ritorno a uno Stato anteriore ma il fatto proprio di obbligare a ripensarsi, a rimettere in questi rimettersi in questione, ad avere questo sguardo critico, ma appunto diceva,
Marchesini e con questo rimettersi in cammino, riaprirsi all' avvenire, ai legami e a questa dimensione di imprevedibilità e condiziona appunto la nostra, la nostra condizione di essere degli esseri umani. Vi ringrazio. Grazie.
Grazie, dottor sagne, Andrea per queste riflessioni e ecco, sì, ovviamente, che arrivano da un altro paese e quindi interessante anche questo scambio, di capire un po' come come siete messi voi in Francia rispetto a noi in Italia.
Eh no, mi colpisce molto il concetto dell' autonomia, il concetto della dipendenza, molto spesso la il senso dell' autonomia viene vissuto come un abbandono, no, nel senso che, sì, bisogna essere autonomi, bisogna come dire, progettare la propria vita, avere gli obiettivi, ma da quando ci sono delle condizioni esterne che non ce lo permettono e che arrivano improvvisamente come un trauma, uno shock nella nostra vita e DIPE è molto soggettiva mi vien da dire la reazione perché per alcuni può essere un' occasione per poter rivivere attraverso la ferita un modo di.
Rivedere, anche se stessi, la propria vita e le proprie relazioni, dare significato e più valore a certi elementi della propria esistenza per altri e quindi ecco più un soggetto autonomo. Mi vien da dire o che comunque ha una sua struttura e ma chi invece, come dire, a delle problematiche delle disagi e come appunto parleremo adesso di problematiche, diciamo di tipo psicologico ovviamente può vivere tutto questo con un senso di abbandono. Mi sento abbandonato, io ho bisogno di un punto di riferimento, ho bisogno di controllare tutto perché se viene a mancare questo controllo, mi sento perso. Quindi veramente. Le reazioni al alla pandemia sono estremamente soggettive in tutti i contesti di lavoro. Penso che ognuno di noi porterà delle reazioni estremamente appunto soggettive da parte dei nostri pazienti, delle nostre famiglie e la società in generale sta come potete vedere fuori da queste porte, reagendo in maniera completamente diversa.
Quindi ognuno va in qualche modo rispettato e bisogna rispettarsi in maniera reciproca sia i pensieri che le azioni. Io ringrazio, ecco i primi relatori, quindi il professor Marchesini e il professor stagni, anche il professor Guccini, comunque per aver riportato un po' il mondo del del teatro e delle arti, quindi la presenza e la mancanza della relazione con l' altro che è fondamentale.
E direi che siamo nei tempi, se c'è qualche domanda da parte della della platea, perché, ecco, ci sono moltissime persone collegate, che non possono ahimè intervenire però se ci sono delle domande da parte della del pubblico presente.
Potete potete farle, ecco dalla perché non abbiamo il famoso gelato che non è previsto, il cioè gelato, il microfono non è previsto sempre per misure di sicurezza.
Ci sono delle riflessioni, qualcosa che vi ha colpito rispetto a questi queste riflessioni, questi stimoli.
Un po' differenti dal linguaggio scientifico, mi vien da dire,
Che ho fortemente voluto all' inizio di questo convegno.
Certo.
Se ti puoi accomodare lì.
Il professor Nizzoli.
Sì, forse lo dicevo, che l' intervento sulle idee che mi ha stimolato, se non altro perché è un argomento che seguo da un parecchio e per sottolineare un elemento che le condizioni di stress.
A cui siamo sottoposti a seguito delle ragioni che conosciamo e che casomai.
Possiamo dettagliare meglio, ma sono talmente dentro la nostra carne e i nostri, le nostre memorie, da muoversi con grande energia, facilitano delle soluzioni di assunzione, intensa, quindi di forma binge di sostanze, ma proprio per la ragione loro della frantumazione contestuale che hanno determinato difficilmente danno vita storie di severa e prolungata addiction è più facile che ci siano degli episodi di assunzione smodata che la forma contingente di rispondere alla pulviscolo Aretha, che stiamo tutti vivendo, solo questa precisazione, grazie professore.
Allora io, se non ci sono altri interventi, chiederei alla dottoressa Anna Maria Gibin, psicoterapeuta, responsabile del DCA dell' ASL di Reggio Emilia.
Per fare la moderatrice, la dottoressa Ballardini non è presente per problemi.
Di salute.
Quindi, ecco, buongiorno a tutti lascio la parola.
Ma allora rispetto, diciamo, un po', le cose che sono state dette mi veniva da pensare.
Nessuno.
Accendo, eccolo.
Ma rispetto così, alle riflessioni di Primo Levi volevo dire che anche noi ci siamo sentiti, diciamo un po', né in un campo di concentramento, soprattutto durante il primo lockdown, perché ci siamo chiusi dentro fisicamente nel servizio e dovevano passare i pazienti dal CSM per essere misurati tutti per fare tutte le pratiche e avevamo chiuso a chiave il portone d' ingresso quindi non potevano rientrare i pazienti dal nostro servizio e avevamo un po' questo senso di diciamo,
Isolamento, anche se vedevamo i pazienti arrivare dal CSM, ma insomma era una situazione veramente difficile e poi nuova, oltre che strana e il senso di lager un po' io ce l' ho avuto e dal senso del lager e noi abbiamo pensato di come dire un po' rinascere in un certo senso no, come dice Primo Levi di imparare,
E abbiamo impianti impiantato, abbiamo strutturato il servizio di day service telematico, per cui adesso abbiamo un centro diurno telematico che vi sciocche era come idea no e perché è tutto virtuale, ma in realtà è fatto di persone, quindi è virtuale relativamente e ed è un mix nel senso che ci sono molte attività virtuali come il pasto assistito e colloqui per la gestione dell' ansia per l' aumento della motivazione alla cura e come anche Cuppi tra riabilitativi di rilassamento o di gestione delle mozioni.
E poi delle attività integrative ludiche attraverso la videogame therapy e altre attività, diciamo il disegno, altre attività grafiche che vengono fatte eseguite sempre on line, questo permette alla persona di non uscire dal proprio mondo casalingo.
Rassicurante e porta degli effetti benefici. In realtà, quando ovviamente non c'è la situazione familiare, lo permette e anche la situazione ambientale, mentre vengono da noi per la parte, diciamo da riviste internistiche che non possono essere virtuali, ovviamente, e per la psicoterapia e questo mix virtuale e quindi presenza e assenza per presenza e presenza, diciamo, presenza analogica e presenza virtuale è un mix che abbiamo visto funziona e noi lo terremo anche dopo il la scomparsa del Covid, perché ci permette di lavorare con le pazienti, molto bene, poi, invece rispetto all' autonomia e alla dipendenza, non mi piace questa cosa della dipendenza, come essere sospesi, perché veramente dagli senso della indeterminatezza dell' identità, no, nel senso che queste persone sono un po' più sospese.
E quindi, insomma, il professor Sani, no, ci dice che la via potrebbe essere verso l' autonomia, no, è quella del desiderio e ed effettivamente in questo periodo con il Covid siamo stati molto sospesi tutti, non solo non solo le nostre pazienti o quelli che l' hanno sviluppato, ecco.
Siamo stati sospesi anche noi come pers come individui ecco e come operatori e anche i dipendenti dal sapere, cosa dovevamo fare e di avere delle indicazioni e quei pazienti lavoriamo molto perché si tengono insieme questi due binomi dipendenza, autonomia per gli esseri umani sono dipendenti e devono essere anche autonomi e questo mettere insieme, secondo me, ha molto a che fare col far rinascere il desiderio no, il desiderio della riprogettazione, il desiderio della pensare non so come dire di una vicinanza ai propri bisogni e alle necessità.
Poi, dato che siamo creativi e con la Francesca abbiamo anche fatto una ricerca sugli effetti della pandemia e direi che tutti dicono che qualcuno dice che il Covid scusate, che si che il Covid non ha inciso sul suo disturbo alimentare perché diciamo, aveva già un malessere antecedente.
E molte invece hanno detto che il Covid ha accentuato un malessere che probabilmente non era, come dire, ancora affiorato, ma che è affiorato in modo dirompente,
E che fanno molta fatica a pensare, come dire, a una riprogettazione, no, come se il Covid avesse bloccato ancora di più questa capacità del desiderio, questa capacità di.
È, come dire, intorno irritazione del rapporto con se stessi e degli A. E con gli altri e niente quindi poi dopo, ovviamente vi diremo meglio da in un altro secondo momento in una seconda.
E quindi inviterei a parlare.
Il professor Nizzoli e.
Che è il Presidente della sismici, a una delle società scientifiche più importanti, insomma sui disturbi dell' alimentazione.
Forse voi sedere.
Avevo anche predisposto eventualmente slide, ma posso seguire no, va beh però che voglio dire è talmente tanta l' energia e l' opportunità che ci ha consentito di venire finalmente in situazioni concrete e vero, e così, quindi lascio le slide, eventualmente cerco di farvele un po' immaginare ecco sì, se possibile uno sforzo di questa natura.
Io attualmente non sono il Presidente di 16 anni, nel senso che sono il past president di più sismici a da qualche mese è presidente, il professor spera.
Da qualche mese e sono il Presidente europeo dell' accademia.
Dell' Accademia, i feriti in disordine.
Qui volevo fare brevemente con voi una messa a fuoco di temi su cui cerco di riflettere in questo periodo, probabilmente spinto dalle circostanze ambientali che stiamo vivendo, ma innanzitutto.
Di cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando di una serie di quadri clinici tra loro non facilmente componibili e che stanno assumendo, a seguito delle circostanze che stiamo vivendo, delle forme che finiscono con l' essere simili alle anoressia nervosa che abbiamo classificato, con le relative sottospecie, alle bulimia nervosa che abbiamo classificato con le relative sottospecie ma che acquisiscono,
Connotazioni specifiche,
È una delle circostanze per cui, essendo esploso il contesto, siccome la malattia mentale è una costruzione che non capita, perché un qualche accidente estraneo alla nostra vita l' abbia determinata, ma si organizza e si sviluppa nella storia.
Corrisponde al tipo di contesto nel quale stiamo vivendo.
Così come stanno diventando prevalenti nel nostro campo, e questo è curioso perché determina delle problemi di riposizionamento delle nostre immagini con cui noi affrontiamo il lavoro quotidiano, quelli che si chiamano off, cioè queste forme che non sono o Drouais che si fa e cioè che sono non classificate grazie vedi l' empatia alle capacità di osservazione sono molto diffuse e sono anche molto grato.
E quindi ci troviamo in un panorama in cui la, gli oggetti di cui noi stiamo parlando stanno assumendo connotazioni.
Non dico imprevedibili,
Nulla lo è per chi sta attento all' evoluzione dei contesti, ma certamente insolite e che pongono dei problemi originali nelle modalità di detector, di presa in carico di valutazione e conseguentemente anche di trattamento dirò qualche parola su questo poi anche perché?
Credo che noi stiamo affrontando un momento di gravissima crisi,
Da cui non siamo affatto usciti, nonostante oggi 01/04 siano cambiate le circostanze regolamentari, ma i fenomeni che noi confrontiamo dureranno parecchio tempo che ulteriormente evolveranno, non vorrei fare il gufo, non è mai simpatico, però colui il quale previde la pandemia, raccogliendo le informazioni che venivano da alcuni specialisti, dalle studi che erano apparsi in letteratura già dal 2006,
Pubblicò un testo che divenne famoso quasi.
Preconizzato di quello che poi è accaduto Bill Gates 2014, la prossima pandemia pubblicato ora questo nuovo testo che esce in questi giorni esce esattamente fra qualche giorno, non è ancora in libreria che sulle nuove pandemie.
Che vuol dire che probabilmente ci stiamo mettendo alle spalle un po' quello che è accaduto con Covid, certamente non con le varianti sue che non possiamo prevedere, ma non con il problema del, diciamo convivenza col virus imprevedibili che modificano radicalmente il nostro stato di vita. Ma ciò chiarito di cosa stiamo parlando e per aiutarci, facciamoci una fotografia nel periodo quinquennale che va dal 01/01/2015 al 31/12/2019. Qui abbiamo la fortuna di avere le grandi organizzazioni scientifiche che fanno un lavoro sistematico praticamente planetario. Penso al si di sì alla Organizzazione Mondiale della Sanità e alla struttura editoriale che supporta questo lavoro. Il Lancet, il quale ha una linea specifica legata appunto a questo, cioè al board, ha il peso che la malattia mentale determina sulla popolazione. Bene, do oggi noi siamo 8 miliardi. I dati ci dicono che le persone che sono affette da un disturbo mentale attivo, quindi meritevole di un certificato, se chiedessero aiuto se chiedessero aiuto, perché molti trovano il modo per equilibrarsi con la propria sofferenza nei propri contesti senza rivolgere una domanda venduto, strutturata i servizi ma se chiedessero aiuto, la forbice del tasso di prevalenza colloca il numero di persone affette da un disturbo mentale attivo fra i 970 milioni e il miliardo e 50 milioni di persone che, tradotto nella nostra circostanza, facendo delle operazioni che il Gruppo a cui ho fatto riferimento ha fatto per i Paesi simili al nostro, significa che nel nostro Paese vi sono all' incirca 7 milioni di persone che hanno un disturbo mentale attivo,
Di costoro. Ovviamente, solo una parte è affetto dei problemi di cui ci occupiamo noi. Per fortuna, oserei dire, perché il problema ecco già il problema, però questo ci apre un' ulteriore finestra per molte volte, quando non c' era ad uniamo, forse anche perché presi dal desiderio di fare forza delle cose che noi sentiamo molto pesanti, responsabilità che abbiamo sulle spalle, diciamo delle cose che possono sembrare di grande impatto sulla popolazione, 3 milioni di persone in Italia affetti da disturbi dell' alimentazione. Questo ovviamente non è assolutamente possibile, perché se il numero totale delle persone nel nostro Paese affetta da un disturbo mentale attivo di circa 7 milioni, noi rappresentiamo una quota. Non ha la possibilità di farvelo, vedere la cipolla della distribuzione per età per paese e per tipologia delle 12 principali, se nella sistemazione categoriale di disturbi mentali i disturbi dell' alimentazione e della nutrizione sono una quota molto, molto, molto più in modo molto più modesta, quindi, molto più ragionevolmente, noi potremmo dire che persone affette da un disturbo mentale attivo nel nostro Paese sono tra i 300 e i 400000, che è un problema molto severo al 31/12/2019.
Ora.
Io.
Dopo dopo 31/12/2019, è scoppiato il Covid.
E quindi questi fenomeni hanno avuto un forte aggravamento, anche qui abbiamo una ormai una quantità, avevo presentato anche alcuni gli ultimi che sono usciti studi sui problemi di suicida, alita disturbo d' ansia, disturbo dell' alimentazione incontrollata nei popolazione adolescenziali che uscito ieri l' altro su JAMA ci fa vedere che il carico determinato dal Covid è straordinario, ma abbiamo soprattutto questa grandissima ricerca stress in due sei, che ha seguito dai primi di aprile del 2020 un gruppo di popolazione rappresentativo facendo la fotografia del loro stato ogni 15 giorni e quindi diciamo, è un materiale informativo di grandissimo rilievo che ci dice sostanzialmente semplifico scusate, ma per darci dei parametri di riferimento che c'è stato un 50% delle persone che hanno aggravato il loro stato.
Il che vuol dire che hanno aggravato dallo Stato, e anche qui ci sono tutte le liste che ormai sono le scale di priorità, no, per cui coloro i quali hanno pagato di più e chi ha avuto storie dirette di Covid, secondariamente, coloro i quali sono affetti da malattia mentale coloro i quali sono affetti,
Da disturbo dell' alimentazione che evidentemente hanno aggravato il loro stato, ma le persone che vivono sole e tra tutti i giovani e soprattutto le ragazze, ci sono questa serie di ricerche che confermano questo dato svolte in Svezia, in Norvegia, in Islanda, in Canada,
Che il tipo di figura normale, se vogliamo chiamarla così, perché gli altri, l' operatore che affianca il caregiver che ovviamente Sofo, sopporta un carico emotivo importante tra la popolazione generale che non ha avuto questa esposizione diretta, le ragazze che vivono sole, quindi le ragazze figlie uniche sul gruppo di popolazione che ha pagato di più ed è il caso vuole che siano ragazze, e quindi quelle che portano il disturbo dell' alimentazione più frequente più frequentemente di altri, quindi, l' aggravamento nel nostro campo è stato molto consistente. Stress diverse in negli Stati Uniti ci dice così che c'è stato ancora un bell' intacca aumento sulla body e sul sulla struttura del corporea, nel senso che c'è un 5,1 chili in più in media della popolazione adulta. Non allarghiamoci soltanto allarghiamoci, ma non soltanto perché c'è un 7% della popolazione ed è curioso interessante. Sarà doveroso studiare, tipizzare le storie di questi individui, le condizioni e le caratteristiche di questi individui che stanno meglio.
Come era accaduto alla caduta delle Torri, quando partì tutta quella serie di ricerca in letteratura che di misero al centro il PTA SDI e lo fecero diventare il topic più interessante per una serie di anni, si vide allora e si vede anche adesso con una quota minoritaria di popolazione trae da queste condizioni di aumento del carico di stress quindi questa liberazione Dio ti adrenalina ma anche con gli effetti negativi, ma le si vede che hanno delle capacità di smaltimento di cortisolo diverse delle altre persone migliorare le proprie condizioni, le proprie condizioni di vita,
Ora questa circostanza è stata definita dalle origini, con un periodo buca, noi stiamo vivendo un periodo Fučka che v, che è un acronimo, normalmente oggi si usano acronimi, forse se ne sprecano, anche se ne trovano troppi, anche quando si dice di cosa ci occupiamo noi dei danni DNA dei diari eccetera.
Sì, me l' imprecisione ovviamente non non aiuta.
Ovviamente, se siamo esterofili e vogliamo seguire quelle che sono le le sistemi, lo geografici, dovremmo 10 DNA DNA, ma poi questo provocherebbe qualche problema se se invece fossimo siamo fedeli alle nostre tradizioni, diremo di A e in questo caso saremmo più tranquilli e diremo esattamente che noi ci siamo confusi. Non ci siamo confusi chiusa la parentesi, comunque, ovunque sta per volatile te, anzi, totanetti Complexity and ambiguità. Di che cosa significa significa che quell' epoca in cui viviamo è straordinariamente volatile, quindi straordinariamente incerta, straordinariamente insicura, quindi incerta, volatile, incerta, Complexity, che vuol dire che ogni fenomeno sia un po' sbriciolato, quello che provavo a dire brevemente rispetto ai problemi che oggi non consentono la strutturazione di vera e propria Decathlon verrà quelle severe, prolungate, ma danno vita invece a molti consumi disordinati, improvvisi, catastrofici, anche per le persone, ma occupa più ferma, più occasionali Complexity and ambiguità che i segnali possono sempre essere interpretati in modo in modo orientativo in modo orientativo. Divergente ora a questo fenomeno, che ha avuto queste conseguenze e che non è finito perché gli effetti sulla salute mentale,
Ovviamente richiederanno un lungo periodo di riadattamento complicatissimo, perché la salute mentale è, come ci spiega l' Organizzazione mondiale della sanità, è uno Stato.
Calma e sicurezza interna ovviamente ha come vissuto interno un senso di stabilità, ora, in un contesto in cui si evoca dove tutto è incerto tutte ambiguo, è ovviamente molto problematico fare lo sforzo che stiamo facendo sotto il profilo neuro cognitivo sotto il profilo emotivo, sotto il profilo relazionale, trovare delle nuove stabilità, ma è quello che evidentemente cercheremo di fare se non ci fosse il problema della guerra che un ulteriore carico di stress che è accaduto, che evidentemente non lascia quieti sennò IRES, sennò gli irresponsabili e badate anche qui c'è stato qualcuno che miei tentativi, ogni tanto di buttare qui a dei solleciti e m' ha detto, abbiamo pianto l' Umberto parli, sempre delle sfighe.
C'è un onorevole che va affermato varata la mano, ma ha detto che doveva salutare in fretta perché appunto?
E il climate change, anche qui c'è tutta una serie di studi importanti, sono state aperte linee di ricerca, vi sono grandi gruppi di ricerca, stanno accumulando barche di dati a partire importanza del New England Journal of Medicine, che è la nave scuola per tutti sulla quello più importante che ci sia, che è una linea specifica su questo fenomeno del climate change, ma anche Lancet che a gruppi di ricerca sul climate change, che ti dicono che ci saranno dei fenomeni gravissimi sulla salute delle popolazioni e APA in questi giorni sta chiedendo ai propri assistiti cioè a noi in pratica tutti noi di insegnare alle persone di fronteggiare i disastri, i disastri ambientali, sapendo che il disastro più frequente saranno le inondazioni e ovviamente anche questo comporterà instabilità, insicurezza, quindi ricorsi all' alcol, al cibo abbuffate e cose di questo e cose di questo genere. Ora è evidente che, se questo è il quadro,
Il quadro non è completo, ma c'è bisogno di una grande riforma. Non è completo perché purtroppo nel corso di questi anni ha preso piega per molti motivi. Qui non sto a trattarli, ci vorrebbe forse, anzi, ci vorrebbe sicuramente troppo tempo e probabilmente non avrei neanche il modo di poterli sviscerare. Tutti ha preso corpo un' fu, una forma di inquadramento e trattamento della malattia mentale che la disumanizzata che l' ha portato in una logica meccanicistica deterministica che può valere per altri ambiti della sofferenza umana, ma che per la sofferenza delle relazioni e degli stati emotivi non vanno bene la psichiatria biologica a disumanizzato. I servizi, occorre mettere mano a un pensiero che recuperi la possibilità del valore di quello che si è venuti qui. Noi siamo venuti volentieri io e Daniela per averla accusata di vedere della gente fine di vedere della gente finalmente.
E questo è quello che non ti può risolvere. Nessun' altra maniera. Per questo c'è in circolo un tentativo di sviluppare una consapevolezza fra i professionisti, che si chiama manifesto per la salute mentale che è partito da un gruppo di persone. Tra l' altro, uno di questi è un nostro conterraneo Storace, Direttore del Dipartimento di di Modena, ma altre sono Barbato del Mario Negri che gallese, del o che comunque su una serie di altre persone.
Essa sarà antis. Il presidente Ferrara, di psiche di di psicanalisi italiana, che sta cercando di mettere al centro questa esigenza di profonda riforma dei metodi della cultura della formazione, dando valore gli aspetti della psicologia e quindi di quello che è lo studio della relazione e lo studio degli stati emotivi delle persone. Ora, in questo quadro, a noi è capitato nel settore di cui ci occupiamo noi di avere alla fine dello scorso anno, una circostanza che si potrebbe definire straordinaria e nello stesso tempo si dovrebbe anche dire molto problematica. Che cos' è accaduto che attraverso quelle soluzioni molto strane che capita nel Parlamento, per cui quando sei lì che voti si infili dentro qualcosa da centro volte trova ha fatto una legge che era stata preparata così in nostra, ma la nostra materia è diventata finalmente LEA che è un grandissimo risultato, nel senso che finalmente avremo dei dati, finalmente potremmo avere una banca dati che ci consentirà di dire quante persone sono curati per disturbi dell' alimentazione dal tale ospedale della talune SL eccetera, eccetera.
E questo è buono, perché finora era una situazione molto coperta su cui si parla di stime in cui non si è certi di quello che di cui si sta parlando.
Nello stesso tempo, dicevo perché preoccupante perché stanzia una cifra irrisoria 25 milioni in due anni, ora, siccome i servizi esistono a macchia di leopardo nel nostro Paese, cioè qui esistono, ma altrove no, la differenza italiana e straordinaria, l' Italia secondo gli studi OCSE tra l' altro anche questo dovremmo ricordarlo e fare uno sforzo per combatterlo. Le diseguaglianze e il Paese più diseguale dell' Occidente e il Paese più diseguale, quindi Spagna, Portogallo, Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, eccetera, sono meno disuguali di noi, le nostre diseguaglianze hanno delle del degli abissi un po' una cittadina italiana affetto da un disturbo mentale riconosciuto che si è messo in carico un servizio pubblico riceve mediamente 15 virgola rotte 16 prestazioni l' anno dalle diverse figure professionali, che vuol dire una prestazione ogni 20 giorni in media più o meno. Ma questo non è l' Italia, perché in questa Italia c'è il vertice del Friuli, dove i cittadini ricevono quasi 34 prestazioni l' anno.
Che vuol dire che sono nell' ordine del più del doppio della media e, dall' altra parte, il Molise, dove il cittadino riceve 5 prestazioni l' anno 5 prestazioni l' anno,
Che vuol dire che praticamente è la persona che si devono già per conto suo, perché 5 prestazioni all' anno non so una visita psichiatrica, un incontro con uno psicologo.
Siamo a posto, abbiamo a farlo e siamo andati avanti, siamo andati all' anno nuovo, ovviamente, ovviamente c'è bisogno di una grandissima riforma, 25 milioni in due anni non servono a niente, anche perché questo nostro sistema esiste, coperto a macchia di leopardo, così, ma nella nostra regione sono diverse decine di professionisti che si occupano nel servizio pubblico dei disturbi dell' alimentazione e quindi anche solo per pagare brutalmente gli stipendi delle persone che lavorano in azienda usl non calcolo quelli degli ospedali dell' Emilia Romagna che anche lì andrebbero aggiunti, superiamo i 10 milioni. A chi vuol dire che lo stanziamento regionale nazionale serve per pagare gli stipendi del personale pubblico dell' Emilia Romagna, non dell' Italia, dell' età, e questo è un enorme problema, questo enorme problema, ora, come si fa.
Affrontare un problema così. Ovviamente, ovviamente, le persone diciamo le prime risposte sono, vogliamo più soldi e chiaramente ci vogliono più soldi a strutture. Certamente chi direbbe di no e tutto quanto è benvenuto, però c'è una grave crisi economica, finanze che praticamente se la sanità dei veri, cioè non non credo che ci siano molti spazi di ritaglio bisogna aumentare il personale, ma il personale deve essere qualificato, non si trova per soffre. C'è un grandissimo problema che noi ci occupiamo della materia iper specialistica, con personale spesso generico, che è una cosa paradossale che uno dice vado a farmi un intervento di più sofisticato da un generico e questo è quello che succede nel nostro Paese, quindi c'è un enorme problema di formazione e di sviluppo delle competenze dei professionisti. Ci vogliono anni, non è una cosa che può risolvere subito. Ora, quindi occorre ripensare il modello di cura, ripensare il modello di cura noi inarcare Ministero pensando molto queste cose.
Cade in Europa. Abbiamo inserito all' interno del direttivo i rappresentanti delle associazioni dei caregiver e anche in Italia penso che dovremmo fare la stessa roba, cioè quello di immaginare che se noi riuscissimo a considerare quella enorme patrimonio di esperienze e di culture accumulato da persone che attorno alle storie di malattia sono cresciute, hanno imparato sono diventati counselor qualificati, noi potremmo intercettare prima la popolazione, quindi trovarla in condizioni sintomatiche, meno severe, quindi avere un tasso di efficacia più alte. Poi, diciamocelo molte volte, a quei livelli il trattamenti gruppali sono anche efficaci, quindi potremmo aprire la mente considerando i caregiver qualificati, in alleanza con il sistema dei servizi e quindi come sistema che si riorganizza, a partire dai territori, a partire dalle comunità, a partire dall' associazione delle famiglie, a partire dalla psicologia educativa per questo tipo di popolazioni. Credo che questa sia una grande sfida. Noi pensiamo di fare una serie di seminari, stiamo contattando tutte le associazioni dei familiari stiamo trovando una grande risposta, ma confido molto che anche in questa occasione ci dia l' opportunità di incrementare questa logica. Non ho potuto presentarvi le slide, spero di averlo in qualche modo supplito con le parole che vi ho rivolto. Grazie grazie. 1000.
Se qualcuno ha delle domande.
Ah, io adesso ne ho una no, nel senso che abbiamo parlato di fenomeni di forte aggravamento, io volevo dire che noi abbiamo assistito in questi ultimi due anni ha una complicanza delle della struttura delle persone, della struttura di funzionamento delle persone che si sono trovate a noi e per cui sono aumentate moltissimo diciamo le comorbidità cui disturbo borderline di personalità, disturbi narcisistici,
E ho anche schizoidi e che implicano una, come dire, un intervento di maggiore intensità a più livelli, non soltanto quello, diciamo nutrizionale psiconutrizionale, ma anche quella a livello psichiatrico, ecco.
Concordo iper totalmente ci sto facendo sopra dei ricordi il momento di formazione esattamente su questo, tra l' altro spesso irriguo al concetto di doppia diagnosi di comorbilità, nel senso che il fenomeno che si è determinato che è racchiuso nel Complexity del buca ha determinato questo tipo di reazioni per cui hai una parte di popolazione che ha perso totalmente il controllo entrata in situazioni progressivamente severe i disturbi d' ansia, disturbi depressivi che sono sottostanti allo sviluppo di disordine che afferiscono a tutti i vari qui quadri del DSM prima delle primo asse del DSM del DSM 4 TR.
Mentre dall' altro, persone che hanno risposto in altra maniera, cioè hanno ristretto e quindi hanno sviluppato una resistenza interiore, hanno forse sviluppato quelle forme che chiamiamo di tipo anoressico, senza essere veramente anoressiche, in cui le soluzioni maniacali paranoidi dagli eccetera sì si associano e qui dando vita a delle poliedri di comorbilità ed è grandissimo problema dell' attualità?
Grazie 1000 e chiamiamo.
La professoressa Emilia Manzato.
Che è psichiatra ed è.
Rappresentante dell' Università di Ferrara.
Se mi vuoi.
Grazie buongiorno a tutti, è un piacere essere, insieme alle mie colleghe, che rivedo in persona con tanto tanto affetto e gioia.
Sì, mi posso levare la mascherina vero grazie, allora io ho preparato un intervento molto legato alla realtà, dove lavoro al mio ambulatorio e credo che gli interventi precedenti abbiano un pochino preparato il campo a questo, nel senso che abbiamo bisogno tutti veramente nel nostro ambito di lavoro di cominciare a osservarci.
E di portare credo anche dati anche pochi dati, ma dati che possano permetterci di avere un peso nella richiesta di un maggiore finanziamento, di una maggiore ripensamento anche dei nostri, del nostro lavoro, del nostro impegno. Ecco perché altrimenti rischiamo di chiedere di basarci su dati generali mondiali, ma poi, nel nostro piccolo, non facciamo la fatica di vedere che cosa ci sta succedendo, anche legato alla peculiarità della situazione in cui viviamo. Allora io, da parecchi anni lavoro nel privato mentre sono stata fino al 2014 responsabile di un centro pubblico a Ferrara e quindi porterò scusa per andare avanti. è questo,
Ah, ecco perfetto, quindi io porterò i dati de del nostro team che lavora presso un ospedale privato a Ferrara la Salus e che è impostato a livello multidisciplinare, esattamente come lo era nel pubblico, e è un centro che si occupa di disturbi alimentari dall' anoressia fino a obesità e vincite in Disorders quindi comprende tutta l' area dei disturbi alimentari e vediamo abbiano deciso di mettere un limite dai 13 anni in su perché,
In un' età inferiore diventa difficile, ma anche dei 13 anni in su è diventata una buona sfida per il nostro team nel trattamento dei pazienti. Allora ho messo come prima riga che no, quella di prima grazie che Ferrara non è stata, diciamo nella prima ondata di Covid, tra le aree più colpite nell' Emilia Romagna e Ferrara è una città murata. Come sapete, c'è un bellissimo cinta di mura, ma la sensazione, soprattutto nella prima ondata di Covid, è stato il grande silenzio che c'è stato dappertutto silenzio nelle strade, ma silenzio anche tra noi terapeuti, perché voi sapete che nel privato da marzo fino a maggio non abbiamo potuto fare visite se non in forma di urgenza ma in realtà dovevano essere demandate nel pubblico quindi c'è stato uno stop che c' ha creato molti problemi e molta necessità di attivarci per seguire i casi che già avevamo in carico, allora io volevo velocemente analizzare,
Come dire cose, il Covid ha portato non solo sui pazienti, sui caregiver se e anche alla fine qualche appunto sono i terapeuti, visto che siamo immersi in questa pandemia, non è che viviamo in un mondo parallelo avanti, grazie.
Allora questi sono dati legati di chiamerei impressioni realtà alle discussioni che nel nostro team abbiamo fatto. Intanto la sensazione di essere travolti dai casi nel senso che sono triplicati da noi sono triplicati e il che ci ha creato un grandissimo senso di pressione, di non di affanno, di non riuscire a rispondere a questi casi e ed è un aumento che non è stato legato alla prima ondata, la seconda ondata e che pianino pianino sta fiorendo. è un momento che sta in realtà aumentando, ma credo sta continuando ad aumentare, ma credo che questo si verifichi anche nelle vostre strutture, nel senso che, come diceva prima il professor Nizzoli, saranno anni che ci si presentano davanti di lavoro per riuscire a metabolizzare a superare questa situazione e i casi molto più complessi. I casi di disturbi alimentari semplici. Negli ultimi anni ne parlavamo con le colleghe non esistono più. Forse non esistevano neanche all' inizio, ma all' inizio si aveva parlo del secolo scorso, visto che, insomma, sono abbastanza grande, diciamo così di casi semplici, non esistono, forse non sono mai esistiti molti, malamente, la sensazione è che, come dire, questa ondata di paura di incertezza abbia aggravato tutta quanto il corteo sintomatologico. Metto le caratteristiche cliniche delle due aree che più sono state presenti nel nostro ambulatorio, quindi anoressia, nervosa e vincite in disordine, perché parliamo moltissimo degli adolescenti, ma ci dimentichiamo, come sempre purtroppo mi vien da dire, di tutta l' area del disturbo alimentare legato al problema del peso dell' obesità e che riguarda fasce di persone un pochino più grandi, ma che è un' area dimenticata, continua a dire o sottovalutata, ma che in realtà è un' area molto, molto grave anche e lo metto come ultimo corollario per i costi che questo comporta non solo costi di gestione nostro, ma tutti i costi di gestione, di complicanze legate alla grave obesità collegata al vincite. In disordine, allora, nell' anoressia non ho torniamo pure indietro su.
Se devo finire fammi qualche segno, ecco l' anoressia nervosa, dicevamo come le ragazze che si presentavano con problemi di anoressia nervosa e l' intervista, a nostra diceva, sembrano fatte con lo stampino, nel senso che il loro inizio è sempre stato attraverso un volevo mangiare sano perché ero chiuso in casa. Non mi muovevo, allora cercavo sui social una modalità per mangiare in maniera più sana e più onesta. Infatti, tutti i casi sono stati casi di anoressia restrittiva. Raramente ci son capitati, purgativa, quasi tutti restrittive, così tutti iniziati, non tanto con una focalizzazione consapevole sul fisico, ma con una focalizzazione sull' organizzazione alimentare, legata al fatto del non fare attività fisica, che non vuol dire fare attività fisica strutturata ma muoversi. Abbiamo tanta letteratura sul fatto di come questo impedimento dell' attività fisica negli adolescenti sia stato un trauma, un trauma tanto quanto l' isolamento attività fisica. Sappiamo che anche strutturante nei nostri adolescenti come immagine corporea come schema corporeo e quindi, da una parte ci riportavano questo come inizio che pianino pianino è scivolato in una focalizzazione, perché non c' era tanto da fare se non continuare a seguire i social se non essere annoiati. Dall' altra parte, invece, nella situazione del PGT in Disorders questo era stato molto più frequente in nel sesso femminile e legato allo smart working e le donne lavoravano a casa e nella maggior parte dei casi, quando chiedevo in che zona della casa lavorano in cucina, si mettevano in cucina, lavorare e quindi in cucina. C' era questa possibilità di avere cibo a disposizione, di alzarsi un pochino, eccetera, eccetera, ma anche qua e gli ESU. Gli aspetti che uscivano dall' intervista delle pazienti era di solamente la noia. Questo vuoto probabilmente chiamavano noia. Io credo e qua apro una piccola parentesi, l' incapacità di restare un pochino da soli, di restare anche tra virgolette in ozio o di restare proprio in contatto senza avere delle cose da fare, ma poter avere del tempo, no, per potere anche pensare. Quindi questa noia era trasversale, diciamo, e nel PGT in disordine, invece, il cibo era utilizzato come ansiolitico come antidepressivo come strumento per abbassare e l' ansia da Covid, però, questi periodi di lockdown sono stati accompagnati da degli aumenti di pesi particolarmente gravi, quindi significa che questi movimenti di sospensione di movimento, anche la semplice attività per andare al lavoro, eccetera e un momento importante dell' uso del cibo era molto grave, dato che dava degli aumenti ponderali che, onestamente, generalmente non si hanno in tre mesi di lockdown in tre mesi, insomma, ma in mesi molto più lunghi, la prossima grazie. Vi porto un pochi dati di una ricerchino osservazionale che abbiamo fatto all' interno dell' Assise, dici a con i colleghi di Pisa e di Napoli, il dottor Gravina e il dottor Milano, e insieme a loro vi porto.
Proprio alcuni dati. Sapete i nostri di Ferrara. In particolare, abbiamo analizzato due periodi, come erano le pazienti dal 18 al 19 dei pazienti che avevano avuto problemi di anoressia nervosa dal 2018 al 2019, le pazienti dal 2020 al 2021, analizzandole con un questionario che andava a ricercare un po' le risposte su alcune aree. Tipo alimentazione, preoccupazioni, corpore quindi aspetti di disturbo alimentare, abitudini familiari, ma anche tutte le aree collegate, per esempio al malessere legato al Covid, quindi disturbi del sonno. Ansia umore con risposte a cinque punti. Quindi è molto facile anche da analizzare la prossima grazie. Francesca, ecco, queste sono i dati. Intanto, il periodo abbiamo confrontato il numero di pazienti del periodo pre-Covid, Covid e afferrare triplicato, ma vi posso assicurare che anche negli altri due centri questo aumento enorme di casi si è verificato con un abbassamento dell' età media. La nostra età media era sui 19 anni è diventata 16.5, io vi porto le percentuali delle risposte dei ragazzi, delle ragazze e dei ragazzi, che.
Parravano, come dire la risposta, dove c' era una grande cambiamento rispetto a prima, quindi, nella scala dei a punteggio era molto cambiato moltissimo cambiato, quindi vedete che un la maggior parte delle ragazze portano un cambiamento molto significativo nell' attenzione nel tempo che loro dedicavano al cibo durante il lockdown e una maggiore preoccupazione su scelte alimentari che questo poi sfociava in maggiore frequenza. Nei social come punto di riferimento moltissimo si vedevano cambiati nel corpo legato proprio al fatto che non c' era l' attività fisica e non c'è il movimento in sé. Come dicevo prima, la seconda area sulle abitudini alimentari. Tutti hanno notato dei grandi cambiamenti nelle abitudini alimentari. Voi perché il genitore rimaneva più a casa e quindi era più presente con smart working, e non sempre questo era visto come un qualcosa di positivo, ma anche proprio le relazioni. Le abitudini alimentari, per esempio della famiglia, per cui magari si mangiava insieme in alcune famiglie questo Manzari insieme era un momento di maggiore e unione e di maggiore socialità in altre, era sentito come mettono il naso nelle mie abitudini alimentari. No, alla fine metto anche l' area di ansia e disturbi dell' umore. Se voi vedete, le percentuali soltanto alte significa, per esempio, nella prima parte tre quarti delle pazienti hanno avuto questa sensazione. Nell' ultima parte ANCE umore, anche qua più della metà hanno avuto la sensazione che l' ansia e l' umore legata alla situazione del Covid fosse decisamente aumentata. Andiamo avanti poi rispetto all' accesso alle cure. Questo è interessante perché abbiamo cercato, quando c'è stato il lockdown, di attivare come tutti abbiamo fatto no, le visite le videochiamate, le videochiamate per pazienti videochiamate anche per familiari, cercando di tenere il legame in qualche modo legame che però, da una parte era importantissimo perché ci permetteva di monitorare e di sostenere i nostri pazienti, dall' altra, però, creava dei grossi limiti, per esempio l' impossibilità da parte della nostra dietista di valutare il peso, la forma fisica delle persone, della nostra internista di poterli visitare, eccetera. La maggior parte delle pazienti dice che, tutto sommato, il fatto di avere avuto questa possibilità di mantenere i legami non ha creato del disagio, però solo il 36% è stato completamente contenta del visite online. A proposito della necessità, come parlava stamattina, della presenza fisica, no del terapeuta e del.
Del paziente, anche perché le videochiamate apro un piccolo inciso obbligano ad un aggancio visivo che nelle visite ambulatoriali è molto più fluido, soprattutto se abbiamo l' accortezza di mettere almeno mettevo le poltrone in una posizione, come dicono gli psicanalisti di 90 gradi. No, in modo da poter agganciare o non agganciare lo sguardo dell' altro, si poteva anche fluttuare con lo sguardo nell' area, una una paziente. Mi ha fatto un' osservazione interessante dicendo guardi.
Bene le videochiamate perché ci vediamo, ma mi manca il suo tappeto perché quando non sapevo cosa dire, mi perdevo nella trama del tappeto intanto il mio pensiero e la mia fantasia, ma ed era un' osservazione molto, molto secondo me precisa e accurata.
Andiamo avanti.
Ecco, io faccio un po' di riferimento, tanto per non dire che sono solo dati del nostro ambulatorio, vedete come una ricerca in Spagna, paese vicino a noi, ha mostrato praticamente gli stessi dati e come un' altra ricerca su ragazzi adolescenti mostra che l' aumento ecco io ho messo DN apre un suo più che sigle mettere ecco perché questa è la traduzione letterale di.
E Feeding nate in disordine, ma credo che dia sia in realtà la la scelta migliore e alla fine questo è un gruppo legato a Laura Dalla Ragione che mostra come l' aumento nei disturbi alimentari di ansia sia stato molto ampio, ma e mettere una piccola parte su noi terapeuti. Il 36% dei terapeuti, cioè più di un terzo di terapeuti, ha sentito che il proprio intervento non era completamente efficace, probabilmente legato sia a queste videochiamate sia a questa difficoltà di mantenere, insomma anche per il numero dei pazienti, una continuità di visite più più stretta. Insomma, andiamo avanti.
Questi sono i caregiver. Se questi sono anche questi dati ricavati dalle nostre discussioni, cioè i genitori, i genitori di pazienti con disturbi alimentari sono affaticati. Credo che le famiglie arrivino con i pazienti in fase acuta, arrivino tutte molto logorate con funzionamenti, come dire che sono legati alla difficoltà, alle paure della situazione del figlio. Ma quello che abbiamo visto è che i genitori arrivavano logorati anche dalla situazione, la paura di mantenere o perdere il lavoro, le situazioni economiche, la paura del Covid della situazione, la paura di ammalarsi e, come dire, non potere la paura della morte. Ecco perché abbiam visto anche a Ferrara, per esempio, c'è stato quel passaggio terribile dei camion militari con le bare che veramente ha sconvolto la popolazione, credo tutta Italia, ma in particolare e poi un' altra posizione in questi genitori che alcuni si affidavano, ma la maggior parte era come se cercassero un nemico e che questo nemico molto spesso fossimo noi, nel senso che in qualche modo avremmo dovuto. è un' opposizione che hanno spesso i genitori che tollerano poco no le incertezze, l' ansia legata al disturbo alimentare, ma che dovessimo in qualche modo dare una risposta di tranquillizzazione su tutto una soluzione, almeno sul disturbo alimentare, visto che il resto della vita non poteva avere delle risposte precise, almeno su questo, quindi un grado anche di ansia che si trasformava in aggressività, che era un pochino difficile da sopportare se non attraverso la discussione in gruppo. E questa sottolineo quanto la solitudine del terapeuta in un team possa trovare consolazione, possa essere immediata, diciamo e aiutate in risposte costruttive. Ecco poi un altro aspetto, io lavoro nel privato. Adesso, quindi le persone che vengono da noi devono pagarsi le visite e tanti genitori mai successo precedentemente, debbo dire, tanti genitori rifiutavano il percorso per problemi economici e si rivolgevano al pubblico, il quale pubblico era già oberato dalle richieste e quindi i tempi di attesa, purtroppo, erano molto più allungati rispetto ai nostri e quindi i tempi di cura e la maggior parte appunto.
Riferiva come comunque i pazienti, ma anche i genitori. Le dinamiche di questo stare molto insieme rischiavano di essere peggiorate. Andiamo avanti anche qua. Faccio un piccolo confronto con i dati di letteratura. Vedete come in questo lavoro, il passaggio alla terapia on line, anche per i genitori, è stato un passaggio difficile, nel senso che si sono sentiti quasi abbandonati, perché la presenza in ambulatorio e poter accompagnare gli adolescenti ragazzi dava un senso di sicurezza e dava la possibilità di un confronto un pochino più stretto. Ecco, e nel secondo lavoro, come ansia e depressione potevano essere mitigati dal supporto sociale, da in quelle famiglie, dove ci poteva essere un legame con amici con conoscenti che poteva in qualche modo mantenere questi dinamiche sociali. Insomma, andiamo avanti.
Ecco, questi siamo noi e inizio con una vignetta, perché è sempre difficile parlare di noi, Nodino i terapeuti, però, insomma, io l' ho messo come quarto punto, ma in realtà noi siamo immersi in questa pandemia, siamo immersi con tutti i nostri problemi, poi anche qua io farei una distinzione di età età, nel senso che la mia età abbiamo avuto molta più paura perché facevamo parte di quella area più colpita dalla pandemia e quindi c' era la paura per noi la paura per i nostri familiari, la paura per i nostri figli e quindi ci portavamo a casa la paura del lavoro, ma non è che a casa avevamo, come, in periodi di serenità, la possibilità di elaborare, digerire e trovare uno spazio, dovevamo inventarci, lo dovevamo comunque essere capaci di mantenere questo aspetto di fiducia, perché poi, alla fine, quello che chiedevano pazienti, genitori, anche i colleghi, perché nel team io sono la psichiatra, gli altri sono dietiste, internista, eccetera e a me chiedono il sostegno no, quindi era indispensabile mantenere questo aspetto di fiducia e di possibilità di andare avanti, non in senso trionfalistico. A me ce la faremo, andrà tutto bene, no, quello non mi è piaciuto, non è andato nulla, tutto bene non è andato nulla tutto bene, perché abbiamo pagato un prezzo enorme, però la possibilità di pensarci e di poter trovare delle risorse per essere capaci di andare avanti no, e quindi di affrontare la maggiore pressione, la maggiore difficoltà e di poter anche accontentarci di quello che potevamo fare perché passare da visite in presenza online organizzare,
Una situazione terapeutica molto con molta pressione, bisogna anche non pensare alla perfezione, ma pensare che faccio quel che posso è quello che mi sembra più utile, quindi tocco anche i miei limiti in questo senso, quello che posso fare. Ecco perché il rischio è sempre scusate, il burnout, andiamo avanti, ecco, questi sono i dati di letteratura che, come dire il primo è un dato di un lavoro cinese che giustamente sottolinea come ci siano in tutti i carichi, Iver ed in tutti i terapeuti questo aumento di stress, depressione, niente di nuovo, però soprattutto nella parte femminile, e il secondo.
Lavoro, l' ho messo perché è come se scoprisse l' acqua calda, mi vien da dire necessità di imparare a distanziarsi dal lavoro e prendersi cura di se stessi, ecco sì, certo, in periodi come questo di Covid diventa anche questa è una sfida importantissima per non poi proiettare sui nostri pazienti tutto quello che ci angoscia, andiamo avanti e finirei però anche con delle riflessioni positive, insomma, anche dalle guerre poi si imparano si fanno dei passi avanti anche dal Covid dobbiamo fare passi avanti, per esempio questa necessità di dover ripensare all' organizzazione della,
Dei nostri servizi per le malattie mentali, ma anche per i disturbi alimentari. Questa possibilità che abbiamo sperimentato di portare la cura a casa, no di investire di più nel territorio. Ecco e soprattutto, come diceva prima il professor Nizzoli, di personalizzare le nostre cure, cioè di distanziarci un pochino da questa moda, che è stata molto presente negli ultimi anni di una terapia molto basata sugli aspetti farmacologici, sugli aspetti biologici, per carità, studiamo lì. Sono molto importanti nella nostra attività, ma abbiamo di fronte una persona con una persona, con un problema alimentare, una persona con un momento della vita e in cui sta male e in questo senso, siccome anche noi siamo persone con immerse nella stessa situazione, credo che possiamo ritornare a utilizzare l' empatia come strumento diagnostico e la personalizzazione, come si diceva delle nostre, del nostro approccio. Grazie, grazie.
Ci sono delle domande.
Aspetta.
Eh insomma, invece, io commenta il fatto che è preso come punto di riferimento tre aspetti che sono fondamentali i pazienti familiari terapeuti e quindi l' équipe di cura, assolutamente anche noi abbiamo assistito, io ne parlo come un' onda di tsunami, nel senso che i pazienti sono stati chiusi nel periodo del lockdown e poi da appena sia stato, diciamo tana libera tutti, c'è stata l' ondata delle richieste anche ai servizi e quindi è stato anche difficile fronteggiare le richieste così massicce tutte in una volta e che quindi, insomma, mi ritrovo perfettamente in questa sì, mi ritrovo perfettamente in questa lettura. No, ah, dell' ondata no, ecco.
Niente, insomma, relazione interessante che che mi ritrovo in cui ci si ritrova, credo, tutti i servizi possono ritrovarsi. Grazie ok, io ringrazio i nostri interventi del professor Nizzoli, Manzato, sempre molto puntuali sulle loro osservazioni. Ecco i dati e altro e ringrazio anche la dottoressa Gibin per la moderazione.
Quattro minuti di pausa, non 5 4.
Allora il caffè c'è il bar usciti da qui, sulla destra, c'è un bar, quindi potete accedere.
Marco, mi raccomando perché saremmo tedeschi tedeschi,
Allora e chiedo?
Ai partecipanti di sedersi di prendere posto che riprendiamo il convegno,
E le prime file c'è spazio per i relatori e moderatori e allora.
Eh eh, certo direi.
Allora dunque riprendiamo.
Questo simposio e chiedo alla dottoressa Gibin di ritornare praticamente.
Per moderare.
Questa seconda parte del simposio rete nazionale ci sarà appunto la dottoressa Renna.
Todisco, professor Donini, professoressa dalla ragione e la sottoscritta a presentare.
Santorsola, il day hospital ambulatorio, chiamerei in Iraq la dottoressa Renna.
Che non vedo in questo momento, non so se la pausa che sono collegata a quelle gare.
Scusa, non ti vediamo Caterina e io ho attivato la mia telecamera.
Ciao, Caterina eccoti, eccoti e viene allora chiediamo a tutti grazie dell' invito intanto alla dottoressa Rossi, saluto tutti i colleghi amici presenti, avrei voluto essere con voi, ma il lavoro è aumentato, come ha detto prima, il fax è stato impossibile ok ciao che però non so se si riesce a vedere il mio schermo sì assolutamente,
Effetto, vediamo se riesco ad avviare la presentazione allora.
Ovviamente ne avete già parlato, no, la pandemia è stata una cosa, oltre che improvvisa e repentina sconosciuta a tutta la popolazione mondiale, però scusami, si Caterina tua e ti diamo di parlare a voce più alta, grazie, sì, dicevo che la pandemia è stata.
È stato qualcosa di sconosciuto per tutta la popolazione mondiale e quindi ha rappresentato effettivamente è un qualcosa di eccezionale e che ha costretto i paesi di tutto il mondo a operare delle scelte difficili proprio per il contenimento della pandemia, per il collasso cui andavano incontro. Gli ospedali pubblici. Pertanto è stato obbligatorio. è quanto mai necessario mettere in campo misure restrittive sempre più intense, fino appunto al lockdown, proprio perché la vita di tutti era sotto minaccia no, e quindi le misure di contenimento avrebbero determinato quei cambiamenti nei comportamenti sociali, una responsabilizzazione anche individuale e collettiva, che, insieme con l' aumento di consapevolezza rispetto a quanto stava succedendo, avrebbero potuto permettere di ridurre appunto la trasmissione dell' infezione e io resto a casa è stato il mantra che ha accompagnato questi mesi di quarantena e il conseguente isolamento sociale. Che cosa è successo nel campo della salute che al fine di garantire il diritto e la continuità dell' assistenza? Tutti gli operatori sanitari hanno dovuto inventare nuove modalità, e quindi la pandemia ha rappresentato per tutti noi uno stimolo. Potente a non solo immaginare, ma anche rendere concrete delle nuove modalità e anche in coerenza con quelle che erano le indicazioni del Governo nazionale e regionale. E intanto hanno fatto gli operatori sanitari e tanto gli è stato riconosciuto poi con l' istituzione della Giornata nazionale del personale sanitario per 20/02, che è la data appunto di inizio e della pandemia. le cose che gli operatori, le attività, le nuove modalità che gli operai, gli operatori hanno dovuto mettere in campo, hanno dovuto riguardare non solo la gestione dei casi Covid, ma la gestione delle urgenze ed emergenze mediche e chirurgiche che, al di là dei casi Covid, la presa in carico di pazienti con insorgenza di nuove malattie e soprattutto la continuità assistenziale per quelli che erano i pazienti già in carico, al fine proprio di non determinarsi una interruzione delle cure e della riabilitazione e nel campo della psichiatria. Proprio la ridotta possibilità degli interventi in presenza e la necessità di rispondere alla domanda assistenziale di pazienti fragili e spesso cronici affetti da gravi patologie ha portato a velocizzare quelle che sono state poi le azioni messe in campo da tutti i sanitari per quanto riguarda gli interventi nel campo della media della telemedicina. In questo modo tutti i pazienti, tramite i contatti telefonici o in videochiamata o in videoconferenza, hanno potuto continuare ad essere seguiti e sono giunti abbastanza rapidamente anche.
Delle dei dei report a carico dell' Istituto superiore della sanità, che hanno in qualche maniera guidato anche quella che era l' operatività di tutti gli operatori sanitari. Del resto, nel campo della psichiatria la TLX psichiatria era già stata convalidata ritenuta una componente legittima dell' assistenza psichiatrica dall' American. Zacatecas Association, tuttavia, era molto sconosciuto e poco utilizzata, in particolare nei servizi pubblici, che hanno, come si sa, meno risorse.
Eh eh, però questo poteva appunto garantire l' accesso alle cure di una popolazione fragile per attività diagnostiche e terapeutiche e riabilitative tramite appunto, visite, consulenze ai controlli farmacologici e terapie psicosociali e rie psico educazionali, anche la riabilitazione cognitiva, tutti interventi che potevano tranquillamente essere svolti anche da remoto proprio con l' obiettivo di gestire la patologia e di contenere quegli effetti nocivi dell' isolamento sociale. Perché il lockdown ha comportato soprattutto, come diceva anche Andrea sani stamattina la.
La perdita della del contatto con gli altri, con le persone di riferimento significative, la perdita della quotidianità che ha predisposto ad un peggioramento dello stato di salute, ma anche all' insorgenza di nuove patologie. Inoltre, i Dipartimenti di salute mentale si sono dovuti occupare non solo dei pazienti in carico, ma anche di rispondere a quelle che erano le necessità proprio per la vocazione che hanno no di tutela della salute mentale. Le necessità della popolazione che generale, che quindi aveva sviluppato ansia e fobia rispetto alla possibilità di contrarre la malattia, sintomi quali depressione, insonnia e anche quelle che erano le necessità degli operatori sanitari che erano direttamente coinvolti nell' esigenza Covid, senza poi dimenticare i familiari dei pazienti che si sono dei pazienti che si erano ammalati di Covid, e in questo caso molti Dipartimenti, compreso quello della nostra ASL, hanno offerto consulenze telefoniche su ricchezza. Chi presentava proprio sintomi legati a questo particolare momento di stress? è chiaro che, data la repentinità dell' emergenza, in una fase iniziale non è stato possibile stabilire una programmazione coerente e strutturata di conseguenza della risposta sui vari territori. In Italia non è stata omogenea no. Da una parte, gli operatori hanno dovuto lavorare con mezzi propri di comunicazione, utilizzare applicazioni comune, piattaforme Comuni che tuttavia non erano conformi. Dall' altra, però, ci sono stati dei tentativi di fornire agli operatori del dei supporti che, oltre a garantire una maggiore privacy, consentissero anche una tracciabilità degli interventi. Pertanto, una volta finita la fase acuta dell' emergenza, quello che bisognerebbe fare proprio mettere in campo delle azioni strutturate al fine di predisporre specifici percorsi e protocolli,
E reperire nuove risorse per quelli che sono gli interventi di tele Sakae, Triet elementale Health, che tuttavia hanno dimostrato di essere efficaci, nonostante appunto la la impossibilità di avere un contatto diretto con i pazienti. Del resto, un articolo molto molto recente,
Che ha valutato qual è stato l' impatto, l' impatto in tutto il mondo dell' uso della telemedicina stressa su quelle che sono le necessità di intervento per.
Correggere, diciamo, alcuni degli errori che esistono determinati e quindi una buona legislazione per quanto riguarda gli interventi in telemedicina, la disseminazione di linee guida, la, l' incremento dei livelli di integrazione tra interventi in presenza, interventi da remoto.
Migliorare, ovviamente, la capacità non solo dei pazienti, ma anche dei professionisti all' uso delle nuove tecnologie, e soprattutto ridurre quelle che sono nate, le ineguaglianze tra i Paesi e le popolazioni dovute soprattutto, appunto alla possibilità di di di tecnologia e le barriere economiche che inevitabilmente poi fanno la differenza in questi casi, come l' hanno fatta anche per la didattica a distanza. Per quanto riguarda il nostro lavoro, quindi, quello che è successo da noi a Lecce, voi sapete che noi abbiamo un programma di trattamento integrato e multidisciplinare che ovviamente va a ad impattare su varie aree di funzionamento che sono quella internistico, nutrizionale, psichiatrica e psicologica e sociale e culturale. è chiaro che la pandemia ha comportato, dal 08/03 fino al 26/05, una chiusura dei servizi pubblici imposta da non solo dalle regole nazionali regolamenti nazionali, ma anche dai regolamenti della Regione Puglia, per cui tutti i servizi hanno dovuto sospendere le viste in presenza, tranne che per le urgenze ed emergenze. Quindi, la valutazione multidimensionale da noi è stata sospesa. Per quanto riguarda invece il trattamento integrato e multidisciplinare, abbiamo provato a dare immediatamente delle risposte, pianificando il lavoro giornaliero e settimanale per ciascun operatore e garantendo a tutti gli utenti, in fase intensiva dei contatti giornalieri a quelli in fase di transizione dei contatti bisettimanali agli utenti in fase di mantenimento dei contatti almeno settimanali o quindicinali. Mentre per altri pazienti.
Gli interventi sono stati fatti sia in sede che in lavoro agile, visto che era previsto sono consistiti non solo nel monitoraggio psichiatrico e psicologico, ma anche internistico e nutrizionale, con controlli farmacologici, richiesta anche di esame laddove ce ne fosse bisogno invio di ricette stico, terapie individuali, familiari e di gruppo. Abbiamo anche fatto in remoto Lazica. Educazione multipla familiare è soprattutto quello che noi consideriamo una nostra caratteristica, i laboratori espressivi. Diciamo che la ASL Lecce in pochissimo tempo, ha prodotto uno sforzo importante mettendo a disposizione un certo numero di piattaforme istituzionali che quindi hanno limitato l' uso dei mezzi propri e in qualche maniera hanno rappresentato sia per i pazienti ma anche per gli operatori, una modalità più sicura e tracciabile di svolgimento dello stesso ed è stato tutto il lavoro fatto registrato attraverso il sistema informativo nazionale della salute mentale. Noi, in particolare, abbiamo erogato ai nostri pazienti in quel periodo 890 interventi in telemedicina e Tele psichiatria individuali di gruppo è familiari, per cui.
Diciamo. Abbiamo cercato di implementare il lavoro con le piattaforme istituzionali proprio per garantire la protezione dei dati personali, la privacy e tracciare anche il lavoro svolto nell' ottica anche di una rendicontazione amministrativa. Alla riapertura abbiamo dovuto riorganizzare nuovamente il lavoro, come diceva qualcuno, recuperare le liste d' attesa che erano diventate enormi, prevedere maggiori tempi anche per tutte le procedure volte alla prevenzione del contagio, quindi percorsi separati, evitamento degli assembramenti, TEM la rilevazione della temperatura, il Green Pass e, in una seconda fase, implementare appunto questi percorsi di assistenza da remoto integrandoli con quelli in presenza. Devo dire che noi siamo fortunati perché, essendo in un padiglione dell' ex manicomio, abbiamo degli spazi enormi la sala da pranzo e di 118 metri quadri per cui abbiamo potuto fare i pasti in tranquillità e distanziare i nostri pazienti. abbiamo trasformato la sala danza anche in sala pasto per l' occasione, quando la Regione ha imposto di non.
Che non potevano esserci più di 10 pazienti insieme per per stanza, e quindi abbiamo avuto due sale da pranzo attive contemporaneamente, questo ovviamente ha comportato enormi sforzi per gli operatori, partendo poi dal presupposto che le arti hanno un contributo determinante non solo nella cura delle malattie ma anche nella prevenzione nella des nella determinazione di quello che è il benessere dell' individuo.
E che artiche influenzano quelli che sono i determinanti sociali proprio di salute, quali la questione sociale, sempre superamento delle disuguaglianze e lo sviluppo.
Noi, con i nostri laboratori espressivi, abbiamo lanciato durante il primo lockdown, un contest che abbiamo rispetto al mantra, io resto a casa, abbiamo l' abbiamo voluto intitolare io resto in contatto cercando appunto di sfatare quel mantra e abbiamo chiesto non solo ai nostri pazienti che partecipavano ai laboratori espressivi ma anche a artisti associazioni, organizzazioni coinvolte nella salute mentale di tutta Italia di partecipare a questo nostro Conte est.
Cercando di creare un archivio di immagini e storie, abbiamo chiesto sette scatti per descrivere una piccola storia domestica per immagini, proprio per costruire un reportage, un reportage di quei luoghi all' interno dei quali eravamo confinati oppure una storia in forma autobiografica, un racconto di straordinaria,
Quotidianità a partire dall' interno della propria casa, visto come un universo nuovo da esplorare, da condividere, un universo che poteva evocare sicuramente drammi tensioni, ma anche in cui ritrovare la nostra, la nostra essenza, in qualche maniera i nostri affetti più intimi e ci sono arrivati tantissimi contributi Cartoline dall' interno 27 contributi sin dall' Argentina, compresa la Francia qualcuno ha,
Guardato fuori dalle finestre, qualcuno ha chiuso anche le imposte, qualcuno ha cominciato a lavorare sull' espressione creativa e qualcuno per lavorare sull' espressione creativa si è guardato allo specchio, qualcun altro ha fatto pane e pasta e pizza, come molti, ma ha anche accudito gli affetti familiari più importanti. Per quanto riguarda invece le scritture, dall' interno ci sono arrivati 17 contributi. Anche questi, da tutta Italia, non solo da artisti o da persone comuni, da studenti, ma anche da psicoterapeutiche, hanno raccontato la loro la loro esperienza di psicoterapia on line è, diciamo, durante il né la tredicesima edizione on line di pensa differente. Abbiamo voluto unire questi contributi del contest ad altri contributi con delle video pillole dall' interno e che erano sia scientifiche che artistica, e qui vedete alcuni volti dei relatori di oggi e Andrea sani, la dottoressa Todisco, dottoressa Manzato, il professor Nizzoli e la nostra organizzatrice, Francesca Rossi. Così come hanno partecipato anche degli artisti, inviando delle video pillole, appunto, dei loro lavori. Artistici pensati proprio per la pandemia.
A sono arrivate anche delle mostre.
Che hanno in qualche maniera completato quelle che erano le prescrizioni dell' attività mossa che sono realizzate, state realizzate appunto alcune, appunto dai pazienti, in occasione della pandemia. L' arte però non ci ha distratto da quella che era la parte scientifica interessante di quello che stava accadendo. Abbiamo pubblicato vari articoli, abbiamo riflettuto su quello che era l' impatto del Covid sull' OCC da del lockdown e della riapertura sia sui sintomi alimentari che Sudan Psicopatologia generale, rilevando come effettivamente c' era stato un peggioramento sia della psicopatologia specifica che di quella specifica. Ma quella specifica continuava a mantenersi. Dopo la riapertura, abbiamo indagato quali potevano essere sia i fattori di rischio che di resilienza rispetto al fatto di un peggioramento avvenuto durante il lockdown. è.
Ne ha parlato prima il professor Nizzoli, il recupero della relazione, proprio chi aveva migliori relazioni sia con la famiglia che con gli amici presentava un non presentava quel peggioramento che invece tanti altri hanno avuto, ci siamo interrogati sull' autolesionismo, sui tentativi di suicidio che da molte parti si sentiva come dopo il lockdown fossero aumentati, quindi questo l' abbiamo dovuto fare perché appunto ci rendevamo conto che aumentavano le richieste, diminuiva l' età media il motivo della richiesta da sempre più spesso l' anoressia nervosa di tipo restricted alla richiesta al,
Al momento della richiesta, le problematiche che venivano riferite erano soprattutto la depressione, l' impulsività in una maniera significativamente più importante rispetto al periodo pre-lockdown, vedete addirittura l' 87% dopo il lockdown riferiva sintomi depressivi, così come l' 83%, l' impulsività. Ovviamente il lavoro è aumentato, gli accessi sono diventati tantissimi e abbiamo però poi avviato un lavoro che solo in fase preliminare perché abbiamo arruolato 85 soggetti e che verrà presentato nella sua forma poi conclusiva al congresso di della Sip della Società italiana di psichiatria a Genova in ottobre, cioè abbiamo voluto confrontare quali fossero le caratteristiche psicopatologiche dei soggetti che erano a ceduti al centro prima della pandemia e dopo la pandemia. dal punto di vista della psicopatologia specifica, la significatività del tra pre e post l' abbiamo trovata, soprattutto per quanto riguarda le il disturbo dell' immagine corporea, che risulta ovviamente aggravato post pandemia, così come agli Eating Disorders, inventori, l' immagine disturbati l' immagine corporea ma anche.
Il dai Cortines, cioè la ricerca della magrezza per quanto riguarda invece la psicopatologia generale, abbiamo trovato un aumento significativo di tutti i sintomi legati all' ansia, la fobia alla all' internalizzazione, tutti i sintomi appunto, legati allo stress, e abbiamo trovato poi un aumento.
Significativo di sintomi dissociativi. Per quanto riguarda invece la depressione dell' umore, nonostante la percezione di chi chiedeva aiuto, fosse che fosse peggiorata questa dal punto di vista, invece della statistica non abbiamo trovato una grande differenza. Sicuramente la il livello di depressione è aumentato post pandemia, ma la differenza con il pre-pandemia non è risultata essere. In questo studio preliminare significativa, altri strumenti indagati sono utilizzati, sono stati il testo sull' impulsività. Anche qui i pazienti riportavano un aumento dell' impulsività, che però, nonostante sia aumentata, non è significativo il dato rispetto al pre-pandemia. Per quanto riguarda la disregolazione emotiva, invece, abbiamo trovato una differenza significativa e quindi un aumento della difficoltà di riconoscere, di discriminare le mozioni, così come lo abbiamo trovato con la allestiti mia, sia nella valore totale che nei fattori di che riguardano la difficoltà a descrivere gli Stati.
Emotivi e il pensiero orientato all' esterno. Le ultime diapositive riguardano invece gli l' ideazione suicidaria e tentativi di suicidio indagati pre e post pandemia. Tenete conto che nel pre-pandemia abbiamo 38 soggetti nel post pandemia, ancora 47 e l' autolesionismo. anche qui le idee di morte sono sicuramente aumentate nel post pandemia, così come sono aumentati i tentativi di suicidio, ma questa differenza non risulta significativa, mentre risulta significativo rispetto all' aumento degli episodi di autolesionismo. Risulta significativo il valore a un mese pre a un mese prima della valutazione e sei mesi prima della valutazione, quindi in piena fase post pandemica, quindi, questo ci dice come effettivamente abbiamo superato nel post pandemia, in quanto a.
Autolesionismo, il 40%, abbiamo raggiunto quasi il 50% dei casi, questo è l' ultima diapositiva solo per dirvi che stiamo indagando anche gli aspetti, i parametri di laboratorio, abbiamo trovato delle correlazioni significative con alcuni ormoni e è molto interessante, con la proteina C reattiva con una significhi che attività molto alta con una riduzione appunto di questa nel post pandemia ma ripeto, sono dei dati preliminari che necessitano ancora di riflessione e di adeguate considerazioni, grazie per l' attenzione.
Grazie alla dottoressa Caterina Renna, direi che molti dati rientrano un po' su quelli che sono già stati enunciati e che se dovessi fare una sintesi, insomma, degli elementi più significativi, direi che l' età media, diciamo l' età media è diminuita, che ci sono più anoressia, restrittive e che ci sono stati persone con che hanno manifestato i più gesti autolesivi e AV hanno avuto più problematiche dell' impulsività quindi i casi più complessi sostanzialmente come diceva poi anche il dottor,
Rizzoli, avete delle domande.
Devi venire qui, Emilio, il professor Franzoni.
Ecco ok o lo mettiamo uno li dilatò.
È una banalità, è una banalità, non ho capito bene la differenza tra telemedicina e della psichiatria.
E Caterina tu per me sono la stessa cosa, ma non so se la Caterina voleva dire invece che sono differenti, no, assolutamente no, volevo semplicemente differenziare quello che è stato il lavoro di altri operatori rispetto al lavoro che invece abbiamo fatto noi e che citando appunto quelle che erano un po' le indicazioni della American Psychiatric Association solo quello,
Quindi sono uguali, sostanzialmente è utilizzare le piattaforme, utilizzare i canali dei media, insomma per riuscire a svolgere il proprio insomma lavoro, anche specialistico.
Altre domande.
Inviterei a loro alla dottoressa Todisco.
Patrizia Todisco e la dottoressa è una psichiatra e psicoterapeuta della casa di cura, Villa Margherita, di Vicenza, buongiorno.
Ok, buongiorno, ringrazio la dottoressa risiede l' invito molto gradito, anche appunto perché è uno dei primi congressi in cui ci ritroviamo ancora assieme.
La dottoressa Rossi mi ha ci ha chiesto di parlare molto della nostra esperienza, quindi anche noi, come la dottoressa Renna, abbiamo sia partecipato degli studi con degli altri colleghi, ma anche stiamo facendo un' indagine per vedere proprio se anche le nostre pazienti della dell' unità per i disturbi del comportamento alimentare di Villa Margherita sono cambiate nei tre anni diciamo dal 2019 a oggi, però i dati sono ancora preliminari, ma rispecchiano esattamente quello che diceva la dottoressa Renna, cioè che si è ridotta l' età media, sono aumentate le anoressia restrittive, è ridotta, sia ridotta da, diciamo, la, l' età di esordio, ma anche la, la durata di malattia prima del ricovero, perché spesso sono pazienti che crollano rapidamente nel nelle loro condizioni e quindi questi sono dei dati che vediamo tutti.
Quello che di cui vi parlerò è proprio il fatto che questi pazienti sono dei pazienti fragili e tutti noi lo sappiamo, sia perché hanno una grave compromissione dello stato di salute, sia mentale che fisica, ma anche sociale, e di sicuro.
E hanno una qualità della vita che è molto compromessa dalla patologia stessa e quindi hanno delle malattie che tendono alla cronicizzazione, spesso vi chiedono dei lunghi periodi di ricovero, come quelli che facciamo nella nostra unità a Villa Margherita, per andare avanti, come devo fare, per cui in tutti noi sappiamo che appunto durante il periodo della nella pandemia dall' inizio ma anche, credo, ultimamente in realtà i casi non si sono ridotti e in realtà proprio perché fosse il senso di incertezza e di imprevedibilità ha portato un po' tutti noi no a aumentare il controllo sul cibo, sul peso, dicevo ieri a dei genitori che ormai sui social non si parlava alto di persone che facevano da mangiare, che facevano il pane piuttosto che di diete e di sport o di attività fisica, da fare all' aperto, scappando dai controlli o in casa, e quindi è stata sempre più importante la diciamo il la la capaci lei la necessità di ricorrere al cibo come regolatore emotivo,
E questo senso di incertezza nel futuro e, come pure questa ha paura che tutti noi abbiamo avuto il senso di impotenza ha aumentato l' attenzione su questi aspetti e anche di queste patologie che si sono riacutizzata in pazienti che magari erano un po' più stabili e sono insorte nei pazienti più fragili e più giovani.
Come diceva la dottoressa Renna, molti servizi per i disturbi dell' alimentazione hanno dovuto chiudere le loro prestazioni, proprio appunto per questo mantra io resto a casa e hanno dovuto tutti adattarsi appunto a fare a dare delle opportunità di continuazione dell' attività almeno in a distanza quindi utilizzando dei servizio online e molte strutture appunto sono state chiuse la nostra unità è stata,
Diciamo così privilegiata perché io la definisco che noi abbiamo fatto un' occhiata, un lockdown dentro, il lockdown, perché ci sia inclusi dentro no, come diceva prima anche la dottoressa Manzato, perché la nostra unità ha continuato, prego.
Ah.
A dare servizio e.
Appunto, in realtà le richieste di prime visite o anche di ricoveri urgenti, anche se noi siamo un' unità riabilitativa, quindi non facciamo l' urgenza, in realtà sono aumentate tantissimo, a me è piaciuto dividere il periodo, anche se poi non tratterò tutti sanno che impieghiamo troppo tempo.
È un po' secondo quello che che che noi abbiamo sentito no essere stata la pandemia, cioè la prima fase dell' organo in cui abbiamo avuto tutti molta paura, credo no, e anche eravamo tutti molto confusi, poi la fine dell' dà un senso di sollievo, si ritorna a vivere no, e questo l' ho visto tanto nei pazienti giovani no ritornare anche a scuola. Così poi ho detto il tempo della delusione perché quando abbiamo dovuto fare secondo il lockdown è stato veramente ancora peggio di prima perché il primo era la novità, dovevamo essere residenti, resistere, cantavamo alle finestre tutti assieme, poi tutti ci siamo molto delusi. Ha un po' depressi, probabilmente e poi questo periodo che dico dell' incertezza e della mancanza di senso, perché adesso si sta prolungando un po' troppo questa pandemia e in realtà è comparso un altro elemento di grande incertezza, come la guerra.
Vi ho portato delle fotografie fissi, vai vai, grazie delle fotografie che ho fatto la settimana scorsa, una mostra che a me è piaciuta, moltissimo, che si chiama crisi che a Roma la Chiostro del Bramante e per dirvi cosa, come ci sentiamo probabilmente no tutti all' inizio ci sentivamo con un grande masso in testa no con come dire cosa facciamo.
E quindi anche noi a Villa Margherita noi siamo un' Italia sui vi spiego un pochino come funzioniamo, ci siamo proprio sentiti nella necessità di dover riadattare quello che stavamo facendo, sia perché noi abbiamo un trattamento in ricovero riabilitativo, ordinario che in day hospital e anche un' attività ambulatoriale allora nostro va avanti, questo è il posto dove io lavoro è una struttura che ha un centro per i disturbi dell' alimentazione dal 94 è una un servizio multidisciplinare integrato con un approccio cognitivo-comportamentale ma con diciamo.
L' utilizzo anche di tecniche e di approcci di terza generazione del del cognitivismo, proprio perché la nostra attenzione va, eppure è rivolta tanto ai pazienti, spesso con una comorbilità psichiatrica, è importante anche con delle storie traumatiche sia come traumi, diciamo.
Diciamo importanti quelli che la la, la visione della inviare, dice traumi con la T maiuscola non è le pandemie, le catastrofi così, ma anche tutti i minuscoli che sono tutte le i traumi dell' attaccamento ai traumi interpersonali, no che vanno a minare l' autostima dell' individuo e lavoriamo cercando di essere sempre in connessione con gli impianti perché il nostro programma dura 2 3 mesi, a seconda dell' ASL di appartenenza, come ricovero, e abbiamo molto bisogno che ci sia un prima che prepara il paziente no e un dopo perché, ovviamente in tre mesi non possiamo guarire no e neanche salvare nei pazienti come dice qualcuno.
E salvare i pazienti che hanno un disturbo da alimentazione nel nostro programma, appunto, è in in convenzionato col sistema sanitario nazionale e a di 20 posti letto per il ricovero e 10 per il day hospital di ospitano intensivo che dura dal lunedì al venerdì, dalle 08 del mattino alle 19 e venerdì in realtà alle 15:30. Quello che cerchiamo di fare è di individualizzare il percorso all' interno di un programma generale con, diciamo, delle caratteristiche comuni a tutti i pazienti, con l' idea anche di essere molto interessati alla storia del paziente e inserire il nostro percorso nella sua storia sia di malattia ma soprattutto di vita e quindi cercando di concordare gli obiettivi anche con gli impianti e quel paziente stesso. Grazie e quello che sono le attività della un po' riassunte del nostro programma. Come vedete, c'è un' attività sia individuale che gruppale, con.
E dei gruppi che partono fin dall' inizio del percorso, ma anche una serie di gruppi che vengono inseriti quando i pazienti hanno raggiunto dei minimi obiettivi tipo. La, il gruppo sulla sull' immagine corporea, ad esempio, è invece la il gruppo di di Cogne. Ogni cognitive Remediation viene utilizzato solo nei pazienti con l' anoressia nervosa, proprio come sono le indicazioni, come hai detto, però, al di là del percorso psicologico, c'è tutto una, una, un approccio appunto multidisciplinare, integrato con anche la parte riabilitativa di tipo nutrizionale, e anche, diciamo, cercando anche di lavorare con i genitori avanti quindi, davanti a quello che noi facevamo, ad esempio la Commissione della dei gruppi tra day hospital del ricovero, abbiamo dovuto ripensarci completamente avanti momento. Eravamo molto confusi.
E anche molto preoccupati sia per noi che per i nostri cari, vi dirò che probabilmente la preoccupazione era quasi di più della parte medica che non dalla parte psicologica, nel senso che i medici diceva, ma dobbiamo andare con 20 mascherine 20 guanti queste cose qua perché in realtà siccome pazienti erano ricoverati eravamo noi possibilmente gli untori no, non tanto i pazienti che stavano dentro,
E quindi avevamo anche delle informazioni molto scarse, insomma, al che abbiamo cominciato a fare delle riunioni sia in tutta l' équipe, anche cambiando il posto dove facevamo le riunioni, perché prima lo facevano, non posso piccolino più raccolto, abbiamo dovuto andare nell' aula, magna, no, per tenere le distanze e abbiamo cercato di capire però che noi avevamo una mission come è di moda dire oggi e quindi che era importante cercare di continuare a lavorare anche proprio davanti al fatto che tanti centri non non non erano più operativi e quindi continuare proprio il nostro lavoro a tutti i livelli di cura proprio perché noi siamo diventati un po' un polmone per tanti servizi che hanno chiuso, ad esempio, c' erano dei servizi a Piacenza, no, che era uno dei luoghi.
Diciamo centrali della pandemia, ci hanno mandato tanti pazienti e quindi siamo diventati un po' un riferimento per loro, soprattutto per delle situazioni molto gravi che erano ingestibili a domicilio e quindi cercando anche di dare un un ambiente protetto e pazienti avanti e e siamo quindi rimasti operativi,
Con questa idea che all' inizio diciamo, non possiamo andare avanti sempre una foto della del della mostra e invece che potevamo andare avanti, che volevamo andare avanti avanti.
Infatti, e quindi abbiamo ripensato alle modalità terapeutiche, appunto, sia in senso teorico che in senso pratico. Quindi, pensando che erano pazienti fragili, che dovevamo essere molto chiari nel nelle spiegazioni, ma dare anche molta sicurezza e rassicurazione, non abbiamo mai negato niente, anzi, abbiamo cercato di esercitare no la loro sofferenza delle loro preoccupazioni, cercando anche, appunto, di comunicare anche le continuità, continui cambiamenti, no del sia del setting, ma anche delle norme, no dei dei vari con a seconda dei DPCM, piuttosto che delle indicazioni nel della nostra Direzione sanitaria. E proprio cercando di condividere le difficoltà che anche noi provavamo, abbiamo anche dovuto a pensare, appunto, come un cambiamento del 7 operativo, perché dovevamo appunto tenere le sicurezze e quindi abbiamo dovuto sospendere le visite ambulatoriali ambulatoriali, farli solamente in in telemedicina on the conferenza. abbiamo dovuto mettere delle regole molto rigide sia per tutti noi, ma sapete che allora non c' erano così tanti tamponi? No, quindi chiedere, ad esempio, due tamponi a distanza di 48 ore per entrare è stato veramente un po' difficile cercare anche appunto, di fare rispettare queste cose e anche, come dicevo, separare il day hospital che per fortuna in una palazzina diversa rispetto al ricovero, ma da tutte le attività e anche sospendere una cosa che per noi in realtà è fonte di confronto e anche di sperimentazioni che sono le visite dei familiari ma anche le uscite, ad esempio per il pranzo per la merenda, che ovviamente appunto le abbiamo perse. Infatti abbiamo avuto una serie di vantaggi. Appunto i pazienti si sono sentiti protetti dal contagio ma un pochino anche noi che continuava a mandare a lavorare anche in pieno l' OTAN, con tanto di certificazioni e cose varie. tra l' altro spesso mi hanno fermato no e quando dicevo che era un medico che non lavora che vada, mi faccia vedere niente vada vada perché, essendo medici in quel periodo, sembrava di essere veramente i salvatori della patria.
E hanno per me abbiamo permesso di di focalizzare le parti, le le le sulle proprie problematiche, alle pazienti e loro all' interno della struttura erano molto più libera perché la struttura non so se l' avete la vedete ha un grande parco, quindi le pazienti si potevano muovere più di tutti noi. No, in realtà, non che questo fosse sempre un bene, come voi sapete, e però appunto anche di proseguire le cure. Vai e altri vantaggi era che i pazienti, non potendo più affidarsi all' esterno, cioè anche i familiari, si affidavano molto di più di noi. Ne abbiamo visto un incremento dei del del peso in nelle pazienti anoressiche dall' inizio della pandemia molto più alto. C'è una minor difficoltà a far aumentare di peso, ma è vero che però non sperimentavano esempio weekend fuori con i genitori. No, però abbiamo sentito la cooperazione interna, appunto abbiamo sentito che i colleghi ci chiedevano aiuto e quindi abbiamo cercato di collaborare di più, e poi ci è venuta anche l' idea di fare un' indagine che poi cercherò di far vedere rapidamente, perché io so che sono sempre un po' prolissa avanti e e poi, appunto.
Gli altri svantaggi tutti, li sappiamo, la difficoltà di accettare le mascherine, le pazienti traumatizzati, ovviamente, la vivevano molto male, no, perché non riuscivano a leggere bene le nostre espressioni, come pure anche il fatto di appunto di comunicare no con con le espressioni del viso anche la sospensione delle visite, voi sapete che sono pazienti controllanti, espresso l' idea di poter comunque controllare l' esterno. No, le rassicura e quindi non poterli vedere. Ha aumentato noi le loro fantasie, no, anche espulsiva nei confronti.
Da parte della famiglia e però appunto una maggiore sperimentazione all' interno e l' adattamento appunto delle della nostra modalità per cui abbiamo dovuto essere molto più flessibili. abbiamo avuto difficoltà perché quando ricovero avevamo una paziente molto grave, ma non collaborava collaborante, mentre adesso la possiamo inviare magari in una medicina. Li dovevamo tenerla comunque, perché annunceranno servizi, no e quindi abbiamo molto adattato. No, anche la nostra capacità di di cura e indubbiamente il fatto che il dopo fosse molto incerto e si dovessero molto concentrare sul qui ed ora ha tolto un po' la spinta evolutiva. No, e tante volte ci siamo sentiti molto soli perché, appunto non c' erano altri servizi e abbiamo avuto pazienti molto più gravi da un punto di vista medico internistico, io sono anche internista, purtroppo in quindi.
E abbiamo dovuto focalizzarci proprio, appunto, su quello che era il momento e.
E quindi siamo diventati un punto, un fortino dive difensivo, dove però abbiamo cercato di far sentire appunto i pazienti protetti, anche attraverso l' esplicitazione di tutto quello che stava facendo, ovviamente tanti pazienti ma come tanti di noi si sono riscoperti molto più flessibili in quella circostanza di altre di altre volte come pure i terapeuti sono diventati molto di più un punto di riferimento no, e anche la relazione terapeutica è diventata più forte avanti. Vi faccio vedere appunto rapidamente, vai pure avanti, l' indagine che abbiamo fatto è piccolina, l' abbiamo pubblicata su una rivista italiana, ma perché abbiamo voluto vedere alla seconda settimana del lockdown qual era la percezione, sia nostra che dei pazienti di quello che stava succedendo quindi abbiamo,
Diciamo selezionato e delle domande e alla fin fine abbiamo somministrato dei testi che però dei test questo questionario a questi pazienti, però solamente 15 hanno risposto come vedete, 6 del day hospital e 10 del reparto e anche 15 membri dell' équipe avanti. Le domande andiamo avanti, erano queste le rivediamo perché volevo farvi vedere alcune risposte. No, ad esempio, quali cambiamenti organizzativi ha notato e come li ha vissuti e le pazienti dicono sicuramente le mascherine del personale nostro e le distanze e fare gruppi separati per non essere in molti gli o comunque vissuti come una protezione nei nostri confronti. Nel day hospital dicono i gruppi di visita day hospital, nel reparto personale mi dici con mascherine rispetto delle distanze di sicurezza, soprattutto giro medico all' inizio ha reso tutto più in Porsenna impersonale, poi mi sono abituata, ma anche vedete i terapeuti, no, la sensazione è quella che questi cambiamenti abbiano un po' distanziato, curanti, parenti e pazienti, ma anche con anche curanti rendendoli meno accessibili e non verbale delle persone prossimo.
Poi un' altra domanda era il Covid, quali paure attiva in lei per sé o per gli altri, e vi dico che in realtà le pazienti non l' hanno tanto sentito quale ricoverati all' anno più sentito, quale casomai in day hospital era un po' una paura riflessa mentre noi eravamo preoccupati come vedete di essere noi il contagio l' altra domanda ancora era in rapporto alla specifica situazione dell' emergenza sanitaria, in che modo è quanto l' ambiente esterno?
Ha influenzato influenza i suoi pensieri, emozioni, paure, sogni, desideri e, in realtà, dei pazienti, dicono mi faccio influenzare su cose che sentono lontane da me, no e io Amoroso me, ne parla Amoroso il termine Veneto per dire fidanzato, no, anche Mignano, me ne parla lo lasci sfogare ma poi lo rassicura quando sento che è troppo lo ferma cerco di dirglielo.
Le pazienti in day hospital la mia vita è rimasta praticamente invariata, non uscivano nemmeno prima, anzi ora non devono nemmeno inventare delle storia, no, invece, ovviamente, i curanti erano molto più pressati no, da queste cose vai e l' altra domanda ancora i pensieri, le emozioni, i temi che per lei sono importanti e le stanno a cuore sono cambiati in concomitanza con la pandemia, non particolarmente il mio pensiero dominante è comunque legato al cibo e all' immagine corporea alla patologia, no, e quindi anche i pazienti degli o dei day hospital.
Dicono che invece hanno paura perché si fanno iperattività, hanno paura di essere fermati a essere fuorilegge, quindi i vissuti sono stati un po' quelli vai.
E poi, anche qua quali sono e se i temi sono stati diversi no e anche qua i temi sono variati a causa del virus che ha scaturito e noi maggiore paura, preoccupazioni, cerco però di separare il mio percorso dall' emergenza, quindi la possibilità di concentrarsi proprio e i terapeuti invece cercavano di lasciare fuori no anche perché magari qualcuno intanto si positività.
E quindi, riassumendo no, quello che abbiamo visto è che per il ricovero dei pazienti non hanno avuto tanto percezione del pericolo. No, forse perché, appunto, sono già erano isolate e chiusa all' interno della struttura e quindi si sentivano più protette ed erano più libera di muoversi. Poi forse anche perché le pazienti con disturbi alimentari sono le si chimiche, no e quindi non riescono neanche a mentalizzare la paura. Il fatto che ci fosse l' interruzione delle visite li ha portati un po' di difficoltà, ma maggiore affidamento. I pensieri, però, sono sempre rimessi rimasti sul cibo e sul peso. Nel day hospital vai, nel day hospital, c' era un po' meno ansia sociale, proprio perché non dovevano esporsi, però, anche la il fatto che la socialità veniva sospesa. Ha fatto sì che avessero o meno progettualità sul dopo no e anche che si potessero permettere di evitarsi la responsabilità della scelta. No, e quindi questo non è un granché nel team. Ovviamente la nostra struttura per chi sa un po' come funziona è una struttura in cui noi responsabilizziamo molti pazienti per cui c'è un grande parco, ma le porte sono aperte, per cui lavoriamo coi pazienti perché non vadano a fare i per attività. Lavoriamo che i pazienti perché non vadano a vomitare, anche se le porte dei bagni sono aperte, sempre per cui abbiamo dovuto cambiare anche no. L' idea che però c' era una chiusura in qualche modo e quindi il cambiamento della della routine lavorativa, come pure il fatto che ognuno di noi e forse in Asia e preoccupato, ha fatto sì che siamo stati molto ligi, no nella nella riduzione delle dei DPI e in realtà ognuno di noi si inventava delle cose nuove, no, cioè suggeriva dei modi per superare delle difficoltà e quindi anche delle nuove modalità di costituzione dei setting. Perché non ci si dava più la mano, bisognava ritualizzate, comunque il momento, ad esempio dell' inizio della psicoterapia in un modo diverso, il fatto di accettare la distanza fisica, ma cercare comunque di sentirsi connessi e legati e cercare anche di comunque aiutare a progettare un dopo, quando il dopo era molto incerto, e poi va, beh, l' attività ambulatoriale, abbiamo dovuto cambiare anche qua. Tutti noi sappiamo, abbiamo dovuto cambiare con la proposta della terapia on line con le difficoltà no della terapia on line, perché spesso i pazienti non avevano dei luoghi adatti, non c' era difficoltà di privacy e anche va, eppure c' era difficoltà di connessione, no tante volte e quindi tante pazienti hanno preferito interrompere o sospendere, magari l' hanno ripreso a distanza di tempo. Proprio per queste difficoltà ci siamo inventati tutte le piattaforme possibili e immaginabili. No, anche il telefono se uno non aveva assolutamente nulla, spesso in macchina, ad esempio, i pazienti non facevano le terapie anche adesso e.
E sullo schermo una cosa interessante che spesso l' immagine di rimando per i pazienti era molto disturbante, quindi alcune, addirittura la coprivano, ma anche il terapeuta certe volte non so se qualche volta anche a voi, detto mamma mia, come son brutta oggi.
E ovviamente le tematiche erano sia il Covid, ma ovviamente l' emotività, ma anche tutta una serie di dinamiche che succedevano per la vicinanza, no quindi la vicinanza dei genitori e invece il contatto sociale ridotto e quindi abbiamo dovuto vai avanti, adattare le strategie va, eppure vai vai Francesca ecco, vi faccio vedere solo due cose sulle dietiste.
Perché anche le dietiste si sono inventate no delle cose e la regolarità dei pasti ambulatorialmente, tante volte egli ha aiutato a dare una struttura alla giornata, no, e quindi il fatto che i pazienti, ad esempio, condividessero con le dietiste sia le immagini no del cibo ma anche il loro diario no non solo fotografico ha dato un senso di di di struttura, di irregolarità come pure anche il fatto che vai vai che le dietiste aiutassero nell' attività fisica, vai concludo e,
E poi vai hanno fatto anche degli spuntini in videoconferenza, queste sono le criticità, ma credo che tutti noi ne sappiamo, vado a concludere, vai e e la fine, qual è che appunto in realtà la pandemia non è ancora finita, adesso c'è anche questa situazione noi stiamo vedendo sempre più casi anche in età molto giovanile.
Anche ieri ho visto dei genitori di una ragazzina di 12 anni no, la comorbilità psichiatrica importante, come dicevano già qualcuno prima, ci siamo messi d' accordo, le famiglie sono disperate, però è avanti.
Come dice questa, ah, non si vede e questo gli APE anzi vedi allora, come dice questa, questa diapositiva dice però dobbiamo essere in realtà spaventati dalla enormi, dall' enormità della possibilità, no, perché noi possiamo tante cose, vai e l' ultima diapositiva ovviamente il ringraziamento a tutta la mia équipe che ha tenuto in tutto questo periodo vai pure,
E, come diceva sempre la fine di questa di questa mostra, vediamo se si muove, si ballava e ancora si sperava, credo che tutti noi dobbiamo cercare di mantenere questo grazie, grazie.
Ecco complimenti, certo, sono state ribadite di nuovo alcune, insomma indicazioni che sono state date anche prima, perché insomma, è stata una condivisione, un momento comune, diciamo, di dove i professionisti hanno cercato di riorganizzare il loro lavoro e i pazienti hanno e insieme abbiamo vissuto questo periodo ci sono delle domande,
Emilio.
Rapidissimo.
Dove c'è Patrizia?
Primo, se avete già un' idea, ma il lavoro preliminare, se ci sono andate meglio o peggio sono prognosi, è sempre quella.
E, secondo le famiglie, quando non potevano andare chi le seguiva qualcuno, visto che stavano fuori dal dal 2, terzo, una curiosità, perché ti fermava così spesso la polizia,
Allora, eh beh, ho detto una cosa non vera, mi hanno fermato tre volte in tutto.
Però mi hanno fermato, però, quando dicevo questa cosa mi lasciavano andare, ma perché io prendo l' auto io abito a Verona e vado a Vicenza, per cui ovviamente tutti quelli che invoca l' autostrada o all' entrata o l' uscita di fermavano perché voi sapete con le con le distanze ecco no, non credo che ce l' avessero con me sinceramente paranoica anche sia un pochino magari ma,
Allora i genitori, in realtà noi ecco un' altra cosa che noi facciamo dei gruppi per i genitori ogni 15 giorni che sono dei gruppi aperti, cioè pazze, i genitori possono venire non venire e sono dei gruppi fondamentalmente tenuti da tutti i membri dell' équipe, i medici, gli psicologi, le dietiste, così proprio per aiutare i genitori a tenere un po' queste cose e poi facciamo almeno una o due consulenze con il paziente e i genitori durante il ricovero. Tutto questo è diventato online. Ci siamo inventati gli incontri online e vi dirò che questo va anche meglio e lo stiamo continuando perché, avendo pazienti un po' da tutta Italia, magari chi sta a Reggio Calabria è più facile che segua il gruppo online o venga a fare l' incontro online piuttosto che invece in presenza come sono andate allora io ho i dati 2019 2022 mila 21 e li stiamo analizzando, però per dirvi come sono andati dopo. Non lo so nel senso che noi stiamo facendo un follow up a sei mesi a un anno e a cinque anni, quindi tra un povero ai dati, di sicuro durante il ricovero dei pazienti sono andate meglio, cioè quelle poi le restrittive. Di sicuro meglio una cosa, però che fosse stata stava dicendo forse li ha mangiato prima. Una delle cose che stiamo vedendo tantissimo è, secondo me, dei disturbi dell' alimentazione dipendenti dalla pandemia. Bande mia, ripeto, non so dipende che perché in realtà vedi queste ragazzine di 12 13 anni con una perdita di peso rapidissima entrano in casa di cura, riprendono a mangiare tranquillamente e poi viene fuori tutto il resto alla depressione autolesionismo. L' ideazione suicidaria e disturbo alimentare scompare.
Allora questa è un' impressione, ma però mi sta capitando tante volte, ne parlavo anche con la dottoressa Bertelli del San Paolo di Milano e aveva un po' la stessa impressione.
Bisognerà studiarla questa cosa, perché io credo che ci sia tanto dipendente da un contesto socioculturale particolare no, i soci che tutti guardavano così, però è solamente un' impressione,
Grazie, chiamo.
Chiamo il professor Lorenzo Maria Donini, medico specialista in scienza dell' alimentazione in Statistica sanitaria e direttore della Scuola di specializzazione.
Bene, buongiorno, in scienze dell' alimentazione alla Sapienza di Roma.
Perfetto.
Allora 09/01/2020 inizia la storia 23/02, primo DPCM, quarantena per 50000 persone nelle nelle zone che vedete in rosso 09/03/2020 lockdown generalizzato in Italia che, chiaramente, non tutti vivono nello stesso modo.
Ma che comunque colpisce e colpisce sicuramente.
L' intera popolazione non tutti lo vivono nello stesso modo e.
E non tutti neanche lo condividono, per cui in particolar modo il in Inghilterra.
Il bon Boris Johnson fa lo spiritoso e si ritrova in terapia intensiva, e questo ci fa riflettere immediatamente su alcune cose che succedevano in Italia e siamo ad aprile.
21/03 c'è una richiesta da parte della della Protezione civile di medici per la zona, per la zona, per la Lombardia sostanzialmente.
E io faccio insomma, aderisco a questa cosa l' Ordine dei Medici di Brescia mi chiama e 25/03 viene attivato all' ospedale di Manerbio che è un ospedale di 500 posti vicino Brescia, viene istituito un' unità di medicina dedicati ai pazienti Covid 19,
E qui?
Il nuovo abbigliamento adottato.
Con mascherina di qualsiasi genere.
Okay e la la la l' esperienza dura fino al 01/05, perché io capito nella zona nel nel periodo nel periodo di.
Di.
Declino non per merito mio evidentemente della della dell' epidemia, quella zona che vedete evidenziata in InBlu chiaramente la visione che hanno gli italiani, è una visione comunque abbastanza tragica, per cui ci si aspettava.
Anche la l' asteroide che arrivasse alla fine alla fine di aprile.
E adesso vi racconto quello che abbiamo visto lì, nel senso che.
Un po' per deformazione professionale, un po' perché, insomma, mi annoiavo abbiamo raccolto, insieme ai colleghi dell' ospedale di Manerbio, un po' di dati che sono stati pubblicati su questa rivista psico obiettivo a febbraio, nel secondo fascicolo del 2020 e nel periodo 25/03 01/05, nel unità di medicina dedicati ai pazienti Covid sono stati ricoverati 92 pazienti abbiamo rivisto a posteriori le cartelle,
Rilevando i dati anamnestici e di ospedali e tutte le caratteristiche cliniche che era possibile rilevare a posteriori, chiaramente non c' era modo di fare sperimentazioni in quel momento quello che è venuto fuori, che dei 92 pazienti ricoverati in quel periodo ne sono morti 21, quindi il 23% circa di mortalità,
Che insomma.
Non è stato poco.
Abbiamo visto che chiaramente colpiva in particolar modo i maschi e le persone più agé.
Abbiamo visto che c' erano delle Comore apposita che erano associate alla mortalità, e in particolar modo alcune manifestazioni dismetaboliche vede la dislipidemia, non l' obesità, a differenza di quello che è venuto fuori dopo la broncopatia cronica ostruttiva e le patologie psichiatriche.
Pazienti con patologia psichiatrica più facilmente sono deceduti.
Confrontando le medie e chiaramente veniva fuori la la la differenza di età tra i pazienti deceduti sopravvissuti, ma veniva fuori anche un altro parametro che era la durata dei sintomi precedenti alla ricovero, vale a dire i pazienti che avevano avuto più di sei giorni di latenza tra il momento tra l' inizio della sintomatologia e ricovero erano pazienti che più facilmente erano andati a morire. E questo in una fase iniziale in cui abbiamo avuto,
In Italia, in generale, difficoltà a comprendere quello che succedeva evidentemente era importante.
Parametri di laboratorio c' era qualche differenza relativa alla funzionalità epatica e alle alle DH la proteina C reattiva c' erano differenze evidentemente rispetto ai quadri polmonari e rispetto alle tipologie di ossigeno ossigenoterapia che venivano fatte in questi pazienti.
Nel nel lavoro che abbiamo pubblicato abbiamo scritto questa cosa, siamo nel 2020 e.
Aspetti psicologici legati alla pandemia Covid 19 sono legati alle conseguenze sociali del distanziamento personale della quarantena, tutte cose che poi sono state confermate, riviste e descritta anche dai colleghi che mi hanno preceduto, questo vuol voleva dire, perlomeno noi immaginavamo volesse dire un rischio di diffusione di disturbi psicologici e patologie psichiatriche in relazione al sovraccarico preoccupazione, ansia, paura e stress eccetera eccetera.
Un aumento dell' isolamento, della depressione, dell' abuso di sostanze di comportamenti autolesivi a sul che suicidari una maggiore problematicità per l' accesso ai servizi sanitari, eravamo nel nel primo lockdown, e quindi tutto questo lo stavamo semplicemente come dire immaginando e purtroppo si è avverato poi siamo andati a vedere un attimino,
Perché queste diagnosi psichiatriche erano associate a una maggiore mortalità, questa era la distribuzione delle diagnosi psichiatriche, come vedete non c'è grandissima differenza rispetto alla alla realtà, in altri momenti la terapia farmacologica, pure lì non c' era niente di particolare rispetto a quello che succede normalmente abbiamo visto che il.
E nei modelli di regressione la?
La.
Il rischio di morte per chi aveva una patologia psichiatrica era sei volte superiore rispetto ai soggetti che non avevano una patologia psichiatrica in anamnesi, sto parlando chiaramente.
Perché tutto ciò, una delle ipotesi è legata ai farmaci, vale a dire sia gli enti, gli antipsicotici di prima e seconda generazione, sia le benzodiazepine e riportati in letteratura che possano avere una maggiore associazione con alcune eventi.
Negativi, gli antipsicotici possono interagire con i recettori colinergici Stamina energici e dopaminergici, hanno un' affinità recettoriale con il recettore, trombossano 2, quindi con quella che è la prova il rischio di tromboembolia, le benzodiazepine, sappiamo che hanno un effetto.
Sulla depressione respiratoria che possono interferire in modelli animali con il sistema immunitario, questa è la spiegazione che ci siamo dati, io non ho più letto nulla del genere in letteratura e quindi quella ve la racconto, così cosa è rimasto di tutta di tutta questa racconta questo racconto è rimasto in primis che mi sono dovuto rimettere a studiare nel senso che erano vent' anni che non stava in ospedale.
Stando all' università o un' unità di ricerca, di scienza dell' alimentazione, ma non ho attività.
Ospedaliero, non un' attività di di corsia in qualche modo no, e quindi vi sono due rimessa dovuto rimettere a studiare in particolar modo l' interpretazione dell' emogasanalisi che è qualcosa che mi ha sempre un minimo angosciato e quindi mi sono rimesso riprendere la seconda cosa è questo viaggio che ho fatto partendo da Roma e prima tappa a Verona e poi e poi a a Manerbio, in un' autostrada in cui c' ero io c' erano i camion che portavano le derrate alimentari e la cosa mi tranquillizzava, ma c' erano anche i camion della Sapio che portavano l' ossigeno in giro e la cosa un minimo mi preoccupava.
Però, insomma, un viaggio che credo e spero di non dover mai più fare da solo sull' autostrada.
È rimasto il mio compleanno.
Però non è passata la diapositiva che passa, è rimasto il mio compleanno, sono entrato nella geriatriche ufficialmente 20/04.
A Manerbio e mi è arrivato e mi è arrivato il un un pranzo per via da asporto ordinato delle mie nipoti da Roma.
Ma è rimasto il illumini lungo le strade di.
Di Manerbio il venerdì Santo, perché c'è stata pure Pasqua in quel periodo,
Che non erano allegrissima da vedere.
Mi sono rimaste a me, come a tutti gli altri, tutta una serie di di esperienze, abbiamo deciso che dovevamo cambiare abitudini e quindi abbiamo riempito le case di animali.
Che poi ci siamo litigati per poter sfuggire da casa, io spero che chi ha comprato degli animali nel frattempo ha acquisito un po' di sensibilità nei confronti degli animali e che quindi non li consideri più semplicemente di un modo per sfuggire ai DPCM,
In un Paese che aveva deciso.
Che pane e pasta fanno ingrassare, dopo perlomeno 5000 anni di storia in cui questo non era avvenuto e che ha deciso di essere diventato intollerante al glutine.
Abbiamo incominciato a panificare dentro casa.
Abbiamo come dire, dato un valore.
Enorme sociale culturale alla portare l' immondizia ai cassonetti, cosa che prima ci faceva pure un po' schifo.
Abbiamo incominciato a.
Correre per strada finché il sindaco di Buccinasco, giustamente.
È scritto piccolo.
Però ve la leggo se volete, quanto è vero Dio se e quando finisce la pandemia non vi vedo, corre riprende a calcinculo.
Abbiamo so, ci sono pure delle cose brutte che sono successi o per lo meno io interpreto brut.
Che è venuto fuori un grandissimo rumori di fondo, che ha seguito che, insomma, insieme alla pandemia appena appena passato, un minimo la paura è arrivata, una serie di personaggi che una compagnia di giro che ci troviamo, tutte le sere in televisione che passa senza nessuna remora.
Da parlare di di funivie, a alla.
Al Covid, fino alla adesso alla guerra in Ucraina,
Senza nessuna difficoltà.
C'è stato l' imperversare dei social media che hanno contribuito a confondere messaggi fuorvianti e che hanno trasformato quattro scappati di casa in un gruppo significativo.
Sto parlando dei no-vax.
Sono rimaste anche altre cose belle, però è rimasto il lavoro del personale medico e infermieristico che ho incontrato, che ha fatto un lavoro favoloso in quel momento pensate cosa potesse voler dire.
Stare in prima linea.
Con tutte le difficoltà che avevano questi colleghi, tornando a casa.
No vivevano da separati in casa per paura di infettare le famiglie,
In una situazione in cui c' erano poche certezze terapeutica, noi avevamo un protocollo della Regione Lombardia.
Che andava benissimo.
Ma che si è rivelato completamente sbagliato, allora andava benissimo, era era perfetto e non si poteva fare altrimenti, ma poi si è rivelato completamente sbagliata.
L' esperienza di ritrovare dei pazienti, una sensazione di pazienti che avevano, come dire, un grandissimo bisogno di accoglienza questa signora era stata raccolta a casa, viveva da sola, è stata raccolta a casa da dai servizi sociali, era svenuta, era caduta e non,
Stava male ipo udente, completamente isolata dalla famiglia, perché poi i familiari non potevano entrare, comunque i familiari non erano, non non erano stati avvertiti.
E lei ha continuato a ripetere per giorni.
Cosa è successo che sto facendo qua, senza avere la capacità, la possibilità poi di comprendere?
Veramente che cosa stava succedendo perché, al di là delle?
Di quello che si poteva raccontare ho avuto la conferma della dell' amore di Patrizia che mi aveva visto.
Morto infette, possibilmente anche sepolto in terreno, sconsacrato vista la situazione.
Ho visto un Paese in grado di contrastare la pandemia.
In maniera egregia, per come la vedo io, siamo stati il primo Paese invaso della pandemia con estrema violenza.
Ci hanno chiuso le frontiere.
E un Governo che, come la vedo io, a gestire la situazione con autorevolezza.
Io avevo rivisto la stessa situazione di autorevolezza, un' unica altra volta ai tempi del terrorismo.
Un mondo della ricerca che è riuscita a mettere a punto un vaccino in pochissimo tempo che ha funzionato egregiamente.
Funziona benissimo il vaccino.
Vaccino per l' influenza da una copertura di cinque o sei mesi, non di più, e questo dà una copertura di 5 6 mesi, è così che deve essere.
È un sistema sanitario che ha avuto la capacità di cambiare idea, di cambiare opinione sui trattamenti e questa è la forza della scienza, forse della scienza non è quella di avere delle idee fisse che non si cambiano, la forza della scienza è quella di,
Evolvere, di cambiare, di rivedere le proprie posizioni.
Grazie.
Ringraziamo molto il professor Donini perché, insomma, ci ha ricordato dei momenti significativi e poi vissuti in prima persona, insomma e anche molto toccanti e emozionalmente, diciamo sentiti.
Non so se ha e avrà, non so se ci sono delle domande se.
Ci hanno raccontato di un' esperienza molto forte perché ha vissuto in prima persona in quel momento in cui non si sapeva nulla, in realtà del Coronavirus e c' erano anche delle informazioni sbagliate, insomma, siamo contenti che intanto è qui con noi anche no.
Nel senso che non era poi scontato, visto che va superato la maggiore età, diciamo, e.
Va bene, se non ci sono domande e proseguiamo con la dottoressa Dalla Ragione psichiatra psicoterapeuta, direttore della rete DCA dell' Umbria a Oslo 1. Vediamo se condividere lo schermo ciao Laura comprende e.
Arrivo mi fa condividere lo schermo se si arrivo arrivo.
Adesso pian piano riusciamo a fare il collegamento.
C'è il tecnico.
Forse inizia condivisione, devo spegnere condivisione, scusate.
Arrivo e.
Un corso di formazione inizia condivisione.
Salva arrivo subito.
Ecco.
Ok ok, Laura, adesso dovremmo cominciare ad essa, dovrebbe arrivare.
Va bene, ci vedremo il becco ciao, ci sei ci sei e un attimo solo Bologna.
Anzi, a tutti che un attimo che i potenti mezzi della tecnica.
Vedrai che ce la faremo e intanto grazie a tutti e sono anch' io contenta di esserci almeno virtualmente in questo incontro. Grazie a Francesca Francesca, grazie a tutti i colleghi che con piacere ho sentito questa mattinata che davvero era importante fare dopo, dopo due anni di di ciò che abbiamo vissuto, quindi ho ascoltato molto con attenzione i colleghi e le colleghe, perché davvero è un' esperienza che abbiamo tutti bisogno di condividere. Io porterò alcuni un punto di vista particolare, che è quello delle dei due progetti CCM e che, casualmente, hanno conci coinciso con la pandemia ai due progetti CCM, di cui uno ero era sotto la mia direzione, cioè passarvi epidemiologica è stata praticamente a cavallo tra il 2018 e il 2021 e quindi abbiamo potuto.
Vedere realmente che cosa stava accadendo e, effettivamente, tutto quello che è stato detto questa mattina è confermato anche da un dato più nazionale sicuramente diciamo questa sabbia è solo l' inizio, perché poi in realtà c'è la necessità in Italia per i disturbi dell' alimentazione e della nutrizione e di avere una,
Una una, un osservatorio permanente questo è un po' l' obiettivo perché in realtà i numeri e l' abbiamo visto anche in questi giorni nelle negli incontri che abbiamo fatto tra tutte le Regioni per stabilire anche i criteri di distribuzione dei fondi che nel dicembre 2021 sono stati assegnati dal Governo al a favore, diciamo, dei visti, dal Ministero della salute a favore della dei disturbi alimentari e in questi tavoli in effetti, la necessità più volte ripetuta di tutti è quella di continuare a rilevare esattamente i numeri, la popolazione affetta da questi disturbi, proprio per consentire una anche una programmazione sanitaria che o a oggi in realtà è molto, è molto precaria, se vogliamo cioè molto poco precisa, perché ragioniamo su alcuni numeri. Ora io ve ne do alcuni, ma sicuramente abbiamo bisogno di di una di un' osservazione più accurata, perché così difficile innanzitutto rilevare i numeri dei disturbi.
Dell' alimentazione della nutrizione. Beh, in realtà, perché l' abbiamo visto anche questa mattina? I disturbi alimentari entrano in sanità, entrano nei percorsi di di cura da molti punti di ingresso perché entrano dai centri specialistici, entrano dei pronti, soccorso o meglio non entrano poi lo vedremo, entrano negli ospedali, entrano perché vanno a fare l' esenzione per patologia di circa entrano nella specialistica, entrano nei registri di morte, elenca quindi abbiamo tante fonti e per cui abbiamo dovuto come rimettere insieme più flussi informativi, ma perché la realtà dei disturbi alimentari è proprio così, cioè entrano appunto possono arrivare dal ginecologo e dagli specialisti del medico di base dal pediatra, ma possono anche entrare direttamente indulgenza, perché magari non sono in trattamento direttamente da Los all' ospedale. Quindi questo fa capire la complessità della rilevazione, ma anche della intercettazione precoce e della diagnosi precoce, che è uno dei grandi problemi dei disturbi alimentari, perché noi effettivamente arriviamo sempre un po' troppo tardi. Questo è un grande problema in questi disturbi che un lockdown. Non mi dilungo, ma fa provvedere, appunto che realmente i Real realmente proprio numericamente è stato un aumento tra il 2019 2020 e due due, anche nel 2021. La stessa cosa perché poi c'è stata l' onda lunga nel momento in cui hanno riaperto i servizi hanno abbiamo potuto ricominciare a lavorare con tranquillità che è stato tutto ciò che diciamo, l' esito di quel periodo, che è stato sicuramente un periodo drammatico. Molti dei colleghi ne hanno parlato questa mattina e quindi non mi soffermerò. C'è stato anche un un, un problema legato agli operatori e qualcuno.
L' avanzata ha citato appunto ne abbiamo fatto un lavoro pubblicato proprio sullo stress, che oltre i pazienti, le famiglie e sono state molto colpite, ma sicuramente anche gli operatori che lavoravano nei disturbi alimentari hanno avuto un grosso stress, una grossa difficoltà nel doversi organizzare tutto quello che appunto abbiamo dovuto anche inventare in quel periodo per poter continuare a lavorare con pazienti che vedevamo aumentare e anche aggravarsi.
I in modo importante, ecco, vedete che è il i dati che noi abbiamo ri racconto, che sono soprattutto dati sto ci confermano che diciamo comunque il dato prevalente riguarda l' anoressia, anche se, come sappiamo, l' anoressia nervosa non è il disturbo prevalente in questo momento però è il disturbo che più frequentemente porta in ospedale e che la fascia di età di questa patologia si è sicuramente abbassata tant' è che l' abbiamo vista appunto nelle diverse nelle diverse.
Rilevazioni proprio a livello ospedaliero abbiamo visto anche che anche gli accessi al pronto soccorso sono aumentati e anche lì molti minorenni molti pazienti PON con con disturbi alimentari di età minore, quindi sotto addirittura i 14 anni, quindi anche qui ci conferma il trend che noi abbiamo visto.
In questi anni di abbassamento dell' età di di esordio che appunto si è abbassata moltissimo con esordì oggi normali. Normalmente noi vediamo pazienti di otto, nove, 10 anni e quindi con grosse grossissime problematiche. Sicuramente questa fascia più infantile preadolescenziale è stata senz' altro quella più colpita, perché sicuramente l' aspetto di isolamento sociale di DAD, come dicevo, l' aspetto ha costituito diciamo un trauma noi, le origini post-traumatiche dei disturbi alimentari sono assolutamente ampiamente dimostrato, è stato a tutti gli effetti un trauma. Noi in effetti, in questo momento parliamo del prima del prima del Covid e dopo il Covid anche noi adulti no, figuriamoci, figuriamoci i ragazzi. Io questi giorni ho visto una ragazzina di 14 anni che mi ha detto dottoressa, ma io ho 14 anni a 12 anni, mi sono beccata una pandemia e adesso c'è la guerra, perché anche questo elemento traumatico di di paura del futuro, che è stato, come dire, risente civilizzato nel momento in cui stavamo un po' elaborando il discorso della della pandemia, abbiamo avuto appunto un aspetto, invece è ulteriormente traumatico, che è stato quello della guerra, che comunque è un elemento vicino per i ragazzi, perché i ragazzi vedono chi Talker ucraini vedono la guerra, la seguono no, questa poi è una guerra, diciamo tutta, filmata, tutta visibile, no quindi sicuramente molto vicina. Da questo punto di vista sono molto aumentati e questo lo confermo anche nei dati che abbiamo visto l' autolesionismo, i tentativi di suicidio questo negli ultimi due anni, cioè e quindi 2021 e secondo me 2022. Il dato che noi vediamo è proprio quello di un aumento dell' autolesionismo superficiale, che era già presente in nel 60% dei pazienti con disturbo del comportamento alimentare, ma sicuramente un aumento del passaggio all' atto. Ecco il passaggio all' atto, diciamo che in questo momento è diventato un elemento molto frequente meno frequente. Spesso noi non associamo l' autolesionismo superficiale al passaggio all' atto, invece oggi lo vediamo. Vediamo che questo accade e anche qui, probabilmente l' aggravarsi dei quadri e l' aspetto post traumatico deve avere influito. Ecco, guardate, questi sono secchi dei dei delle rilevazioni dei dati di dei semestri, perché la rilevazione è stata fatta semestri il primo semestre 2019, il 20 e 21, vedete che c'è un aumento del 30%, di nuovi casi e questi sono nuovi casi, quindi non sono casi in trattamento. Quindi stiamo parlando di una rilevazione che ci fa vedere che c'è un trend di crescita che purtroppo non pensiamo possa essere, è in diminuzione nel 2021 nel 2022. Non abbiamo ancora i dati, ma io ho l' impressione che i dati non saranno sicuramente migliorato. Questo è l' altro. E l' altra diapositiva che io faccio vedere perché molte, ma molte persone non sanno non vuoi naturalmente, ma molte persone che non lavorano sui disturbi alimentari pensano che i disturbi alimentari non sia una patologia che è causa di morte. Noi invece lo è. Purtroppo questi sono i dati del 2020. Vedete che qui sono morti 3158 persone con diagnosi correlate ai di su al disturbo alimentare, quindi diagnosi correlate vuol dire che abbiamo dovuto riandare indietro alla quinta diagnosi, perché magari la causa di morte è stata incidentalmente un arresto cardiocircolatorio, insufficienza renale, ma alla terza diagnosi. La malnutrizione era collegata a una diagnosi di anoressia o di bulimia, perché anche la bulimia nervosa è causa di morte per squilibri elettrolitici gravi. Quindi questo è un altro elemento che ci deve far riflettere, perché purtroppo ancora la Ka diciamo la mortalità in questi disturbi, nonostante noi abbiamo messo a punto percorsi di cura più autorevoli, abbiamo messo a punto e.
Diciamo, ci sono centri specializzati mol, c'è una cultura che è migliorata anche tra i medici pediatri, però sicuramente il dato di mortalità è ancora molto importante. Dicevo prima che, nonostante la fetta di popolazione non sia maggiore è quella fascia di anoressia, però che però è quella che più facilmente può portare al decesso. Vedete che però, in realtà, la la popolazione coinvolta nei disturbi alimentari è più preponderante, la parte che riguarda la multi-core impulsività, e questo è rimasto come dato inalterato e ecco, vedete che il su sui disturbi alimentari infantile e mi soffermo solamente per dire perché c'è un grosso problema anche di accoglienza noi abbiamo un aumento in discusso, l' abbiamo visto nei dati dei centri, nei dati dei ricoveri ospedalieri, delle neuropsichiatrie, delle pediatrie, tra il 2003 al 2019 2020 e 21, ed è anche vero che i disturbi alimentari infantili sono disturbi più gravi obiettivamente, sono più frequentemente associati a patologie psichiatriche gravi. Ovviamente, la compromissione cognitiva, la compromissione, anche fisica, l' indicano legata alla malnutrizione maggiore. Quindi questo ci fa capire che sono quadri importanti dove sicuramente avremmo bisogno anche qui di una diagnosi più precoce. Arrivano troppo tardi alle cure. Noi mediamente vediamo pazienti i 15 16 anni nella ricostruzione e capiamo che la paziente si chiama la pasta male. Da quando c' ha 11 anni, quindi la comorbilità psichiatrica è confermata pienamente dai dati che abbiamo visto, perché diciamo, è intorno al 60%, che è quello che diciamo, supponevamo, ma insomma, il dato poi epidemiologico ci conferma. Questo non è un dato confortante, perché la comorbilità psichiatrica, chi lavora nei disturbi alimentari, sa che è un elemento di difficoltà maggiore rispetto al trattamento, soprattutto nella bulimia nervosa. No, perché ci sono pazienti che hanno appunto la doppia tripla, quadrupla diagnosi, no, e ci troviamo ad accoglierli nei nostri centri, perché ormai è difficile dire un disturbo alimentare senza comorbilità psichiatrica, quindi i trattamenti, comunque, sono complessi. A qualunque livello di intervento si lavori c'è una grossa difficoltà che abbiamo visto anche lì sul dato epidemiologico classificare il PGT, il PGT, è una patologia che secondo me, è molto misconosciuta e anch' essa aumentata durante la pandemia, ma avviene ovviamente confusa con l' obesità. Quindi l' aumento dell' obesità è e c'è stato durante la pandemia durante il 21 e 22 del 20 e 21 è sicuramente una quota rilevante di questi disturbi. Perché sono arrivato in ospedale in pronto soccorso, erano Vinceti e venivano infatti classificati come disturbi non specificati. Probabilmente perché il personale che li accoglieva non sapeva ancora riconoscere non disturbo da alimentazione incontrollata binge questo è un grosso problema, secondo me, perché l' aumento di questa patologia che c'è stato non è, diciamo, accompagnato dalla consapevolezza clinica di questa patologia dove avviene il ricovero. Questo anche abbiamo visto dove avvengono i ricoveri. Beh, i ricoveri avvengono molto spesso in reparti di psichiatria, i reparti di medicina e per i più piccoli in pediatria e neuropsichiatria infantile. Teniamo conto che i posti in Italia di neuropsichiatria infantile sono pochissimi. molte regioni non hanno la neuropsichiatria infantile quindi le pediatrie in questi ultimi due anni hanno avuto un impatto, diciamo molto forte e questo è un altro motivo per cui sulla programmazione e anche sull' utilizzazione dei fondi e che dovremmo fare bisognerà tenere conto proprio di questa grande carenza che è emersa negli ultimi due anni in modo molto predominante e dove appunto la, l' intercettazione di questa fascia di popolazione minore di molto, diciamo sotto i 14 anni, diventa estremamente rilevante. Ecco, tenete conto che le parti, i numeri di posti letto in Italia di neuropsichiatria infantile sono 92, cioè 92 posti per l' Italia. No, quindi è chiaro che tutti gli ospedali e lo sappiamo noi quando dobbiamo trovare un posto in Neuropsichiatria infantile, cominciamo a chiamare, da da Monza, dai colleghi di Monza fino a Napoli per cercare un posto che non c'è. Ecco, questa è la realtà, dunque, che su questo bisognerà molto lavorare perché non è aumentato, tra l' altro, solo i disturbi alimentari aumentati in generale la sofferenza dei bambini dei preadolescenti. Quindi questa è un' urgenza. Secondo me importante è il pronto soccorso, si rileva inadeguati, stimo all' accoglienza di questi pazienti. No, perché la maggior parte dei ricoveri dei pazienti che arriva al pronto soccorso viene rimandata a casa. Questa è la regola, quindi l' 85% dei pazienti torna a casa, il 15% viene ricoverato. Questo a dire che probabilmente il codice lilla che avevamo due o tre anni fa mezzo appunto non è stato mai applicato e invece dovrebbe, cioè diciamo che una buona formazione a tutti i Dipartimenti di emergenza e urgenza e dei pronto soccorso sarebbe utilissima, perché una delle punte di ingresso soprattutto delle pazienti che non si curano, che non accettano le cure, proprio il pronto soccorso, quando non ne possono fare a meno e si sentono male, peccato che la maggior parte delle volte, dopo che venga viene fatto un prelievo di sangue, viene fatta un' anamnesi veloce, più veloce, non si può vengono rimandati a casa, quindi questo senza neppure chiedere a volte, anzi quasi mai la consulenza psichiatrica, quindi questo del codice lilla, secondo me un altro punto di emergenza, proprio perché, come ho detto, la prognosi poi è legata a due fattori che noi sappiamo essere decisivi. 1 e la tempestività dell' intervento è uno e la continuità delle cure, perché questo costituisce l' elemento centrale di un aspetto importante della presa in carico ai disturbi alimentari. Non sono disturbi che possono essere trattati da uno specialista da un altro, devono essere presi in carico con la presa in carico del paziente e della sua famiglia. Perché, quando ovviamente giustamente, questa mattina molti di voi hanno rilevato come le, in quanto le famiglie siano state siano esauste, è vero, le famiglie non non ce la fanno più perché tenete conto che hanno vissuto due anni di difficoltà ad accedere alle cure, molti centri erano cui erano chiusi, molti centri non andavano a scartamento ridotto con un aumento di sofferenza, perché anche chi aveva un è una patologia, magari che stava andando abbastanza bene. Ha avuto dei peggioramenti che ci sono stati sia nuove casi e anche ricadute importante pilates cosiddette nei disturbi alimentari.
Disturbi IT, i centri in Italia e questo è il secondo progetto che è in corso di mappatura da parte dell' Istituto Superiore. Abbiamo visto che i centri di cura, purtroppo, sono diminuiti, non sono aumentati. Speriamo che mano a mano riescano ad aumentare ancora ora speriamo con questi nuovi finanziamenti, però, tenete conto che ancora sono altamente insufficienti e altamente poco accessibili, cioè ci sono regioni dove non ci sono neanche il minimo, il BASIC cosiddetto, cioè neanche un ambulatorio di prima valutazione, quindi non c'è nulla, quindi anche per un ricovero ospedaliero, anche per un re per un trattamento ambulatoriale. Queste persone devono uscire dalla loro Regione, quindi questo è un elemento importante, cioè lavorare perché dentro e ogni Regione, all' interno di ogni Regione, ci sia una rete completa di assistenza, perché questo l' elemento che poi fa la differenza, perché credetemi, mentre il dato epidemiologico è molto omogeneo su tutto il territorio nazionale, quindi non c'è prevalenza e incidenza diversa, molto diversa da Regione a Regione, Lombardia, Sicilia, Molise, Calabria, Lazio, sono abbastanza simili. La differenza, invece la fa il dato di mortalità, quello cambia molto e la mobilità intra ed extra regionale è quella cambia molto, cioè le leggi, le pazienti e le famiglie che si devono spostare da una Regione dove non c'è nulla. Questa è un' ulteriore stress che viene aggiunto allo stress. Quindi i disturbi alimentari sono stati fortunatamente inseriti a dicembre 2021 nei LEA, che sono i livelli essenziali di assistenza, quindi ora le regioni hanno una come dire, un obbligo, no, devono usare quei fondi devono fare in modo che l' assistenza sia garantita a tutti i cittadini, esattamente come lo fu giustamente a suo tempo per l' autismo. Quindi speriamo che questa legge venga applicata e i dati sono disponibili. Potete chiedere a questo a questa mail e il volume è che lì che li ha che li ha raccolto? Vi ringrazio e ringrazio tutti voi. Grazie grazie. Grazie, grazie. Laura per aver affidato arricchito ancora di più la visione sulla.
Diciamo sui disturbi le problematiche che la pandemia ha fatto diciamo evidenziare.
Ci sono delle domande per la dottoressa Dalla Ragione.
Allora lascerei la parola alla dottoressa Rossi, che adesso ci parlerà della sua relazione e quindi ti ci porterà il suo punto di vista coordinando il centro diurno day hospital del Sant' Orsola, Malpighi di Bologna e lavoro, collaborando anche con la Fondazione e la Residenza Gruber, che una residenza socio riabilitativa per i disturbi alimentari,
Abbiamo un problema.
Ah, Laura, forse devi chiudere la tua relazione?
Dovrei averla chiusa, sì, sì, perfetto, grazie Laura.
Allora volevo ringraziare, ecco tutti contributi veramente di grande stimolo.
Ho sentito, ecco i pareri scientifici e raccontate anche con un certo pathos e questo mi fa piacere perché questo incontro, che ho voluto moltissimo, era un po' per cercare sia per noi operatori sanitari che per.
In pazienti, famiglie, ma soprattutto per noi, operatori sanitari, avere un momento un po', diciamo catartico, forse è una parola grossa, però, per poterci emozionare nel raccontare riportare nei dettagli tutto ciò che noi ci siamo trovati ad affrontare, perché almeno ho sentito emozioni ne racconto da parte dei colleghi e.
Quindi mi accingo a presentare la mia relazione. è una relazione, dunque la presento a nome anche proprio del Centro regionale per i disturbi del comportamento alimentare dell' unità operativa di neuropsichiatria infantile, per cui lavoro come dirigente psicologo insieme agli altri colleghi e di cui è responsabile la professoressa Parmeggiani e Cordelli che il direttore.
È un centro che appunto è nato grazie al professor Franzoni che si è occupato, si occupa da tantissimi anni di disturbi del comportamento alimentare e soprattutto nella fascia d' età evolutiva, e poi si era occupato nel 2000 a far nascere il primo.
Servizio di day hospital, rivolta appunto i ragazzi con problemi alimentari. Adesso ci siamo focalizzati più sulla fascia 0 18. Allora il mio intervento è appunto Covid quando è arrivato il Covid, io la prima cosa che ho pensato è stata la parola invisibile,
Perché noi siamo abituati a combattere no, come dire, le guerre, le cose a vedere delle immagini di questo tipo in televisione sui media altro però c' era un invisibile nel senso del virus. Non si vede quindi questo crea ancora più angoscia. A mio avviso, quindi no. Il titolo è un invisibile disagio psichico e mi sono confrontata proprio. Mi sono concentrata sul primo lockdown perché a mio avviso è stato lo shock vero e proprio dal 09/03 al 04/05, assistenza appunto on line, perché noi abbiamo mantenuto comunque il servizio. è stato chiuso il servizio di Day Hospital, mentre rimasto aperto il servizio di degenza e mentre abbiamo chiuso il servizio di day hospital e abbiamo attivato un' assistenza on line.
Va avanti, la slide, mi fa.
E aiuto.
Ma mai?
Bisogna del tecnico.
Ecco, ecco e va un po' allora il centro, appunto, regionale, come dicevo, come vi stavo dicendo prima è nato a Bologna e il centro applica un intervento multidisciplinare e interdisciplinare, quindi una procura, un approccio clinico, psicologico, nutrizionali, riabilitativo in regime ambulatoriale, degenze dei ospita rivolta a pazienti con disturbi alimentari e ai loro familiari ovviamente tutto il centro i tre servizi si muovono sulle linee del Ministero della sanità e delle linee guida nazionali e internazionali. Le tipologie dei pazienti non sto a dilungarmi su questo sono.
Dell' età evolutiva e quindi noi abbiamo bambini anche piccoline dei 5 6 anni fino ai 18 anni con problematiche di anoressia, bulimia visiting, disturbi dell' alimentazione non specificati. E la cosa più interessante e che stanno appunto emergendo degli aspetti dei tratti di personalità patologici che si strutturano all' interno della personalità perché, come ovviamente,
Ben sapete, la personalità è.
In corso, diciamo, è informazione, quindi un adolescente non può avere a la la ancora sviluppato completamente la sua personalità, quindi dire che c'è una comorbilità psichiatrica all' età di 13 14 anni non è corretto. Allora cos' è che è corretto evidenziare, attraverso test e colloqui, aspetti di personalità che non devono essere ovviamente trascurati, ma che possono portare il paziente a strutturare un disturbo della personalità? Il trattamento psicologico è ovviamente sempre molto.
Come dire orientata un' integrazione di approcci. Quindi lo psicodinamico io ho una formazione psicodinamica, cognitivo-comportamentale sistemico, relazionale, familiare, BIO sistemico.
E parliamo subito del Covid, ecco arriva, appunto nell' anno del 2020, in Italia arriva il virus Covid 19, per evitare appunto un propagarsi dei contagi, impedire il collasso del sistema sanitario nazionale, il Governo predispone un lockdown generale 09/03 04/05/2020, il mondo si chiude.
Vi manda alcune immagini Covid e angoscia perché, come vi dicevo prima, invisibile il virus non si vede quindi se uno, come dire, suscita più sentimenti di angoscia e di paura.
L' angoscia, il Covid è un trauma, un vero e proprio trauma, l' invisibilità, l' assalto ai supermercati, la mancanza di mascherina, il numero dei morti comunicati dai media, la chiusura del tutto negozi, scuole, gli anziani in pericolo, il Covid ci ha fatto provare un senso di abbandono, attaccato il nostro narcisismo personale collettivo, l' economia e il mondo, la nostra onnipotenza viene messa a terra, il Covid ci ha fatto sentire che siamo fragile, impotenti, ci siamo dovuti confrontare con la nostra fragilità, con la nostra solitudine nella nostra noia barra, anche momento di essere in contatto con se stessi, come dice Massimo Recalcati e il trauma ha il potere di ribaltare la potenza e rivelare l' impotenza. Il Covid è stata una caduta nella polvere, una caduta del progresso.
Altre immagini che conosciamo tutti Covid invisibile e la libertà andrà tutto bene da Juan quanti balconi abbiamo visto queste bandiere, fatte anche dai bambini, disegni dei bambini.
L' invisibile, il concetto della libertà, il Covid invisibile non si vede, si presta alla proiezione della nostra angoscia, delle nostre paure interiori, come dicevo prima, portandoci all' isolamento, al blocco della vita e alla chiusura del mondo, ci siamo ritrovati a riformulare il concetto della libertà, la parola libertà personale e collettiva, il senso della solidarietà riflettendo però anche sull' importanza della socializzazione del corpo la relazione del corpo è venuta sempre meno e del contatto umano, quindi come elemento di vita e di costruzione umana.
A mio avviso il corpo è venuto già a mancare molto prima del Covid, con le nuove tecnologie,
Dopo il Covid ci si riapra la vita, si ritorna a lavorare, si riprendono i propri ruoli, impegni, ma cos' è accaduto fuori e dentro di noi ci siamo dati il tempo di riflettere, elaborare quello che è accaduto io nell' esperienza clinica parlando con tanti giovani ma anche colleghi ogni tanto i contesti sinceramente ho visto che riaprendo il mondo, i locali, gli aperitivi in modo là è andato avanti senza elaborare ciò che è successo, ma quello che è successo è dentro di noi, non l' abbiamo elaborato,
Queste sono le immagini che sono.
Mentre a tutti quanti il distanziamento,
È diventato l' intruso, l' altro diventato quello che ti contagia, quello che ti infetta è terribile, è terribile quello che sta succedendo a livello sociale.
Il corpo parlo di corpo proprio perché è la cosa che è, come dire più danneggiata, la relazione fisica.
Il Covid c'è stato qualcosa di c'è stato il vissuto di un profondo senso di abbandono, il corpo dell' altro è diventato il corpo infettato, un intruso, un estraneo da cui prendere distanza creando una sorta di muro,
Per la paura del contagio, temendo anche gli affetti più cari, non distinguendoli più da vicino e, dall' altro, tutti siamo è un tori.
L' altro diventa l' oggetto della nostra paranoia invisibile, invadente, e tutto ciò diviene normativizzate, siamo tutti normativizzate, creando un mondo come lo si può definire secondo il filosofo Giorgio Agamben, un mondo senza danza, un mondo senza la danza della vita, mi vien da dire un mondo senza il corpo, senza il movimento e le relazioni,
La sessualità, la sensualità, il sentire in cui la dimensione dionisiaca, che è quella delle brezza della sessualità, cede totalmente spazio a quella politica, quella mentale, razionale e del controllo, c'è sempre più controllo,
Questo era nato, a mio avviso, già dalle nuove tecnologie, perché da sempre che c'è controllo bisogna imparare a convivere con l' intruso accettare che il male sia nel quotidiano, accanto a noi, che la malattia si nella nostra vita e dobbiamo essere sempre sulla difensiva, siamo sempre sulla protezione,
Altre immagini covi di scienza, religione, ospedale, il Covid ha creato un effetto sul mondo sociale, la scienza è diventata una sorta di forma di religione, ha avuto molta più importanza in un certo momento la scienza piuttosto che la religione non so se vi ricordate l' immagine di Papa Francesco in piazza San Pietro completamente vuota.
L' ospedale, l' ospedale, il terzo, che in linguaggio psicanalitico ha l' effetto del taglio, il terzo vuol dire l' istituzione, quello che il Super-io, quello che in qualche modo detta no, dice io ti curo, io ti prendo, sono sono il giusto, sono il sano, sono quello che ti guarisce, sono il potere quindi il potere di curare l' oggetto perché il corpo diventa sempre più oggetto il corpo del popolo e il corpo specie.
Per tale motivo, quindi, sapere del corpo e la scienza diventano i due poli che costituiscono il bio potere da cui emergono gli umani, normalizzati e disciplinati con il Covid della relazione sociale diventa ancora di più il rapporto tra potere di chi sa e chi non sa.
Accade anche una sorta di scissione di classe e l' individuo come essere sociale dopo la pandemia ne esce come il prodotto delle numerose e mutevoli relazioni di potere in cui viene inserito, plasmato come corpo secondo le teorie filosofiche di Michel Foucault.
Che parla del mio potere e il controllo sul corpo,
Questa immagine ce la ricordiamo tutti.
Rinascita.
Covid è stata, è la il Covid, approvato praticamente a ci ha privato della performance competitiva gli individui.
Hanno attraversato il PE, sono riusciti, hanno dovuto accedere al pensiero creativo trovandosi ad affrontare la depressione per il futuro, perché ecco quello che dicevo prima, non è una depressione del passato, ma per il futuro il mondo di prima che è perduto e non per il passato come è stato di solito la ferita dell' uomo si aiutato a sostenere diviene poi un atto creativo,
Spinta pulsionale alla vita, sublimando e compiendo azioni simboliche attraverso uno sforzo creativo, un impegno e coinvolge e che coinvolge mente corpo in un progetto, ma è venuta l' elaborazione senza elaborazione, non siamo in grado di capire cosa è accaduto e affrontare la ferita che porta alla sublimazione che porta alla trasformazione simbolica ed espressiva di un vissuto così traumatico, è necessario che dedichiamo il nostro tempo di adesso a questa elaborazione per sviluppare una vera consapevolezza e creare nuovi equilibri interni ed esterni all' uomo, non soltanto andando agli aperitivi o andando in discoteca,
Ai nostri giovani dobbiamo insegnare questo, che è sofferente per spiccare sensibilità alla capacità di accorgersi seria che in realtà l' individuo non ha elaborato ancora nulla ai nostri pazienti ce lo insegnano.
Insegnano molto più a noi perché, con la sofferenza hanno a che fare da tanto tempo.
Piccolissima ricerca che abbiamo fatto insieme all' interno dell' ospedale su un piccolo gruppo di sei, sette pazienti durante il periodo del lockdown, come diceva il professor Donini, io personalmente mi annoiavo che cosa ho fatto, ho iniziato a somministrare i test alle nostre pazienti e a attraverso il trattamento colloqui individuali.
A raccogliere e i loro vissuti e anche quello delle famiglie in Cina. Appunto, quindi, viene messo in evidenza che il clima generale di paura unità, la conseguenza di effetti negativi sulla salute mentale delle persone, favorisce lo sviluppo di ansia e depressione. Non vado a dilungarmi perché sono state già dette tante cose. Quindi ecco, come vi dicevo, pazienti. Ecco, prima ci occupavamo di pazienti, giovani adulti, quindi questo è un piccolo campione di pazienti dai 17 e 21 anni perché abbiamo fa abbiamo attivato il trattamento on line. Anche lì è stato un incubo, perché trovare la piattaforma genitori, istruire i genitori, educare i ragazzi e poi parliamoci chiaro, molto utile l' on line per chi è distante e per chi in qualche modo fa fatica alla relazione corpo corpo, ma questo non va ad aiutare la relazione umana. Quindi noi abbiamo fatto quello che potevamo fare, quindi perché abbiamo attivato il servizio on line, la un per cercare di eliminare, nel nel nel contesto di disturbi alimentari, l' aumento dell' esercizio fisico compulsivo. Sono rinchiuso dentro casa. Prendo sicuramente peso, quindi io mi devo muovere intorno al tavolo, dalla cucina al bagno, al soggiorno,
Tante volte abbiamo scherzato e riso per i membri che ci arrivavano sui telefonini, quante risate anche amare, non però ogni tanto facevano sorridere anche le nostre ragazze, le abbuffate, il comportamento di compenso sullo stress, l' isolamento, la sovraesposizione ai social media, evitare il peggioramento dei sintomi, quindi la comorbilità psichiatrica.
Molto brevemente, abbiamo fatto appunto dei colloqui psicologici, poi il medico anche al fatto di colloqui psicologici e dei colloqui, appunto clinici, anche la dietista e la psicoterapeuta delle famiglie. Abbiamo sempre mantenuto le riunioni online tutti insieme e ci siamo sempre sempre tenuti uniti perché l' angoscia e previsto accolto tutti quanti noi al termine della settimana veniva poi inviato anche un report al direttore che comunque esiste cioè Direttore ed è doveva essere informato di quello che stavamo attivando. I test sono quelli ordinari che abbiamo che abbiamo somministrato mandando dei plichi, facendo delle fotocopie delle scansioni.
Sui disturbi alimentari lì gli stati psicologici, sul benessere, sul corpo.
Abbiamo evidenziato, insieme ai colleghi, questi cinque fasi, la prima stato di allarme angoscia, restrizione alimentare, il sintomo alimentare restrittivo si è riattivato per la paura di perdere il controllo, in altre, invece, se si sono sono caduti in abbuffate vissuti di angoscia, abbandono legate alla paura di prendere peso e la paura anche l' abbandono provato perché il servizio chiuso,
È stato chiuso. Seconda fase, interessante sviluppo di consapevolezza riscoperta di alcuni legami familiari e attivazioni di interessi e passioni. Si sono ritrovate ragazzi e ragazze a condividere più tempo con i genitori. Quindi, ovviamente, questi vissuti sono estremamente soggettivi a condividere momenti di condivisione con papà con la mamma interessi passione finalmente una ragazza e mi ricordo che mi mi mi disse, dottoressa finalmente mia madre condivide con me del tempo che non ha mai condiviso.
Quindi, mani le pazienti hanno manifestato il desiderio di svolgere con i genitori queste passioni, anche le proprie, la terza fase, la terza fase, è stata la più difficile.
Tristezza, apatia, disturbo del sonno, mancanza di equilibrio sul cibo, perder degli interessi, io al telefono cercavo di far di porre attenzione alle nostre ragazze, al contesto, la propria stanza, come il magari di creare anche sistemare, non so buttar via delle cose inserirne altri, insomma cercare un po' di mantenere anche molti più legami per esempio con le videochiamate con gli amici.
Quindi stanchezza frustrazione molti più interventi da parte, per esempio, del medico da parte anche della dietista, perché c' era un oggettivo, un momento di tristezza e di stanchezza perché non si riapriva mai, quante volte abbiamo sentito adesso si riaprirà, si riapriranno tutti i servizi, si riattiverà la vita e non US non accadeva mai questo.
Quindi, oltre che l' angoscia di morte, sarà anche poi questa frustrazione alla mancanza di vita, no della riapertura, quarta fase nervosismo, stress, alternanza, sempre qui irrequietezza, nervosismo, quinta fase, ritorno del buonumore, perché abbiamo comunicato loro che il servizio si sarebbe riattivato.
Molto brevemente, allora io ho fatto una domanda. Che cos' è il Covid per tempo, una paziente fa, mi fa pensare a mio padre che alzava le mani su di me e sulla mia famiglia perché da bambino sono rimasto su perché idem perché da bambino è rimasto solo abusava di alcol, mia madre è una donna che ha sempre voluto fare la famiglia, che ha fatto sì che rimanessimo in una situazione negativa. Il Covid per me è stato uno stop. Ora che abbiamo ripreso non provo niente un' altra paziente, dice all' inizio ho avuto l' ho vissuto come una cosa a cui aggrapparmi per isolarmi ero finalmente legittimata la solitudine.
Mi ricordo una paziente anche della Residenza Gruber con cui collaboro che c'è il Direttore, Michele Rugo, mi ricordo questa paziente che ha detto proprio io sono legittimato a sta ferma, cioè se io sono ferma dentro una residenza, anche il mondo è fermo. L' angoscia che ho provato è stata il perdere il controllo sul cibo. Posso dire di essere stata bene in casa. Le relazioni sono migliorate, soprattutto con mio padre, col quale non parlavo più da tanto da tanto tempo, e il rapporto col cibo non è stato così disastroso finito il Covid lo so che tornerà tutto come prima.
Molto brevemente, emerge dai dati e dai colloqui una certa influenza della figura materna sulla figlia con andamenti spesso sovrapponibili, quindi provano le stesse sensazioni, le stesse gli stessi disagi ANSA, depressioni per sensibilità, inadeguatezza e nelle relazioni interpersonali e il ruolo sociale emerge che la figura paterna e quella che vive un maggiore benessere rispetto alla parte alla figlia, il benessere generale della maggior parte delle pazienti, comunque inferiore a quello di entrambi i genitori molto velocemente. La la collega della famiglia ha messo in evidenza che il servizio on line può essere utile e da continuare per certi aspetti per quanto riguarda genitori lontani o comunque magari anche difficili da motivare al percorso, ma che comunque è mancata la comunicazione verbale e la la comunicazione. Quella in presenza e corpore fisica.
Conclusioni possiamo appunto dire che le se nel molto molto stretto, molto nel dettaglio che le pazienti più introverse con disturbi alimentari restrittivo hanno tratto più benefici sono riusciti ad esprimersi meglio attraverso il video e la videochiamate, adattandosi di più alla quarantena in linea con la tendenza all' isolamento sociale, al loro tasso basso dell' umore, tono basso dell' umore, pazienti più estroversa, invece, hanno sofferto molto di più. Il limite, la mancanza delle relazioni e dei rapporti. Ho finito i casi gravi hanno avuto invece elezioni emotive più forti e hanno fatto più fatica. Gli spostamenti del malessere sulle proprie passioni e interessi hanno iniziato a scrivere, a disegnare, quindi approdo a produrre appunto linguaggio simbolico, come dicevamo prima con il professor Guccini. Ci sono appunto di scoperti anche il valore antropologico del mangiare insieme, del condividere insieme, di stare a tavola insieme. Peraltro, in alcune famiglie questo è stato disastroso. Per alcune, invece, si è ritrovato un po' questa dimensione.
Vi ringrazio.
Grazie Francesca.
Ma ai diciamo coronato con questa anche ricerca e questi risultati la mattinata e arricchito anche questa diciamo relazione,
Poi, se avete delle domande, altrimenti ci ritroviamo tra un' ora qui e con la seconda parte della giornata, vi ringrazio, buon pranzo, io ringrazio la dottoressa Gibin e.
Sì.
E vi chiedo scusate di essere qua per le due, purtroppo, perché altrimenti facciamo fatica con i tempi, grazie a tutti per l' intervento dei relatori e dei moderatori della mattinata.
Morire dalle risate.
Allora?
DNA.
La.
Non me ne sono accorto ormai totalmente.
Allora?
Allora?
Dunque, come mai che mettono a luglio dai che lo facciamo insieme dal dai senza mascherina?
La mascherina senza senso.
Su ridiscuterla nonché grande basso all' alto, con devo dire con un po' sì, noi siamo in diretta.
Ah va beh, ma le foto dai le facciamo se.
Allora?
La mia fatti neanche la riconosco, allora dunque.
Allora riprendiamo la seconda parte del convegno.
Vi chiedo di prendere posto,
Siamo un po' tedeschi, ma va bene, perché altrimenti?
Ok allora questa seconda parte.
Sarà moderata.
Dal professor Scudellari psichiatra del Dipartimento di scienze biomediche e neuromotoria dell' Università di Bologna, che presenterà una lezione magistrale di del dottor Michele Rugo, psichiatra, filosofo direttore sanitario della Residenza Gruber di Bologna, prego.
Apro io le danze, dal momento che stamattina felicemente è stata rappresentata la fase dell' incubo e della coartazione, del corpo, della coartazione, della sensorialità.
Dell' espressività antropologica che ci caratterizza.
Come smarrimento del potere della danza e nello stesso tempo l' augurio e l' auspicio è che si riprenda in qualche modo a danzare insieme.
Michele Rugo.
A me vicino anche per percorsi di formazione personale.
E mi ha chiesto non solo di moderare, ma anche di intrecciare le considerazioni, le riflessioni.
E non posso non notare non registrare come il titolo del suo intervento sia.
Quasi identico a un intervento che io feci alla scuola di psicoterapia fenomenologico, psicanalitica di Firenze, dove insegno il titolo del mio intervento fu una riflessione fenomenologica ai tempi del Covid 19.
Qualche flash qualche spot, no, che possono anche accendere quello che probabilmente sarà un intervento, un duetto.
Una sonata a quattro mani, come mi piace definirla.
Francesca Rossi.
E descrivendo se stessa questo aspetto, diciamo, di analisi, di riflessione, di contatto col proprio vissuto con la propria esperienza interiore, è per la mia storia, la mia formazione, anche il mio impegno di na didattico presso l' Università di Bologna, come dire un principio fondamentale e io inauguro il mio ciclo di lezioni agli specializzandi di psichiatria curando la parte della formazione psicoterapico con una slide,
Questa slide recita così mondo interno del paziente mondo interno del terapeuta.
Una conoscenza circolare e questa mia esplorazione sul mondo interno, a che fare con la mia, diciamo identità psichiatrica, culturale,
Ma anche emotiva, che è quella dell' essere un fenomenologo, che però ha attraversato anche una lunga decisiva esperienza psicoanalitica.
Primo spot.
Ed è una metafora visiva, narrativa, visiva.
Ed è?
Come dire, l' irrompere del perturbante, così come viene descritto nelle prime pagine di un testo che in modo esemplare racconta descrive l' irrompere di questa invisibilità tormentosa.
Ed è l' inizio.
Di un grande romanzo del Novecento, la peste di Albert Camus, dove e questo è l' attacco sorprendente e una città traboccante, di luce gialla, Orano e sul mare, e.
Nella nell' Africa settentrionale viene colpita da un evento di cui si ignora la natura, un evento di per sé ineffabile, ma nello stesso tempo agghiacciante, un topo colto sul pianerottolo di uno stabile, si raggomitola su se stesso, in una specie di spasmo.
Sputa sangue e muore.
Ecco.
Questo evento è l' incipit di una tragedia che potrebbe essere definita.
La tragedia,
Del contagio,
Cosa produce l' irrompere del perturbante legato al contagio nella nostra, nel tessuto della nostra soggettività, produce lo smantellamento di quelli che sono i paradigmi del nostro esistere nel nostro esistere fenomeno logicamente parlando, è ancorato.
Al senso dello spazio, alla dimensione del tempo,
Alla espressività che noi silenziosamente, naturalmente, di spiegammo di spieghiamo nello scambio con l' alterità.
Questi paradigmi fondatori, il nostro esistere di fronte all' esperienza del contagio, subiscono una rabbrividente contrazione lo spazio diventa uno spazio claustrofobico, uno spazio attraversato dall' angoscia di un pericolo che dall' esterno ci insidia, e a questo proposito io vi propongo un' altra immagine, un' altra metafora audace di tipo pittogramma antico che visivo ed è il fine di Spoke gli uccelli,
Provate a pensare all' irrompere di inusitato e inaspettato e poi, se ci fosse tempo e se fossimo in un altro contesto, proverei anche a tentare di spiegare perché gli uccelli attaccano, ma questo è un altro discorso, non sappiamo bene perché il Covid ci ha attaccato.
Quindi lo spazio diventa lo spazio bunker della nostra abitazione fuori dalla nostra abitazione, il pericolo, l' insidia e questo inevitabilmente fatalmente innesca in noi una deriva psicopatologica che il linguaggio della psichiatria definisce paranoia.
Paura e il ritiro su un' angoscia fobica, perché l' altro da noi diventa portatore di un pericolo e quindi siamo di fronte a una tipologia dell' angoscia che è stata molto ben descritta da colui che in modo tuttora insuperabile, sia occupato delle varie figure dell' angoscia. Io.
Così per libera associazione non non mi ero preparato, mi vengono in mente adesso e queste diciamo citazioni e questo illustre.
Antesignano insuperabile, esploratore dell' angoscia umana si chiamava Søren Kierkegaard che in un testo dal titolo il concetto dell' angoscia, e come inestinguibile, carattere vissuto che affligge l' uomo ha parlato dell' angoscia persecutoria.
Mai solo angoscia persecutoria, l' angoscia del contagio e a questo punto noi dobbiamo entrare in una diciamo, spirale di vertiginosa ambiguità che anche la mia esperienza clinica io lavoro presso un reparto psichiatrico o un SPDC con funzioni fondamentalmente didattiche di fiancheggiamento degli specializzandi degli studenti, ma tutto questo accade all' interno del campo clinico. La clinica e il nostro ispiratore imprescindibile, e la tipologia dell' angoscia da COVIP non è solamente legata all' angoscia dal CUN del contagio e quindi di un male esterno che ci insegue,
Ma in modo ancora più perturbante è legato e qui ritorno sempre a Kierkegaard che in un secondo fondamentale il suo fondamentale testo, la malattia mortale parla di un' altra angoscia che l' angoscia della colpa.
Il contagio, l' angoscia da contagio si articola fenomeno logicamente, attraverso queste sue due declinazioni, la paura persecutoria dell' essere contagiati, l' angoscia legata, la colpa di essere a propria volta portatori di un contagio e quindi artefici esecutori di un male che va a toccare le nostre persone care, devo dire in termini di rilevazione clinico statistica, che l' Osservatorio del Pronto Soccorso dell' Ospedale Maggiore e anche del mio reparto, eh eh, ah, correlato la più alta percentuale di suicidi e persone che hanno tentato il suicidio di comportamenti anti conservativi a questa seconda tipologia dell' angoscia, la tipologia dell' angoscia da colpa, io devo sottrarmi a rischio di costituire un male, una sorta di maleficio di malattia mortale in colui che amo.
L' altro elemento che subisce uno scacco radicale.
E l' altro paradigma fondatore della nostra soggettività, il tempo è un tempo che non riesce a correlarsi con un passato, il passato diventa nostalgia, diventa qualcosa che non è più e il futuro e l' articolazione che tanto diciamo approfonditamente ha costituito, diciamo il testo esemplare di uno psichiatra, fenomenologo X min Kosky, il titolo del suo libro il tempo vissuto quando parlo di tempo di spazio non mi limito alle identità oggettive concrete di questi elementi, ma, come vi dicevo all' inizio, sempre le risonanze,
Che questi aspetti, diciamo così producono nel nostro mondo interno e spazio vissuto e tempo vissuto e temporalità vissuta e tutto questo produce se contratto, se coartato, se pervertito e da questo irrompere del perturbante subisce delle deformazioni che minano radicalmente sciaguratamente il nostro fluido esistere. Quella che è uno psichiatra che io ho conosciuto ad Heidelberg, Voltan Blanc, BUR chiama l' evidenza naturale del vivere, la fluidità, i comportamenti che noi adottiamo, le operazioni che noi adottiamo senza accorgersene, perché fanno parte del nostro naturale vocabolario del vivere. Questo vivere è diventato un non vivere. Queste considerazioni io le ho elaborate, come anche è capitato a Francesca Rossi durante il primo impatto è la sciagura in visibile e riconoscibile, perché chi è stato la ricerca di un colpevole, la ricerca di un ratio è un razionale che non veniva, diciamo così facilmente identificato il tempo sì è come dire condensa, si raggruma in un' esperienza Fige caricaturale di un presente.
Dove tu non sai costruire una capacità di progetto, il futuro non esiste, è un futuro in cui e questo è l' aspetto vertiginosamente angoscioso,
In cui il codice della vita si intreccia in una sorta di devo dire.
Angosciosi, Simo ossimoro col senso della morte, la morte, noi la cogliamola, tocchiamo le sperimentiamo e la nostra vita si intreccia, la nostra vitalità è intrecciata, non è distinta, non esiste quella, diciamo dicotomia virtuosa fra l' esperienza del vivere, l' esperienza del morire, il l' esperienza del morire ci insegue, ci Bracca e lì sopra di noi,
Altro paradigma che salta è il paradigma della intersoggettività è uscito recentemente un testo di un collega e amico fenomenologo dal titolo noi siamo un dialogo, ma noi non solamente siamo un dialogo, noi siamo fatti di incontri che vivono nella naturale possibilità di toccarci, di condividere una sensorialità, di condividere un' esperienza comune e noi siamo fatti di queste capacità di articolare la nostra soggettività abitando anche per usare un' espressione di un filosofo e psicanalista francese Paul Ricoeur abitando l' altro toccandolo avendoci a che fare mettendo il nostro corpo a disposizione del corpo dell' altro e tutto questo subisce un imperdonabile scacco se tutto questo viene paralizzato dall' angoscia Phobos Gena che toccare l' altro può farci morire e può farlo morire.
Ultimo punto, e poi passo la parola a Michele.
Che subisce e stamattina ne parlavano a varie riprese i relatori della mattinata, che subisce uno scacco radicale, è l' espressività del corpo, il corpo,
Che viene amputato dei suoi principi fondatori, i tedeschi per parlare di corpo hanno coniato due termini in italiano non esiste questa contrapposizione semantica, il Lieb, il corpo che sono il corpo della mia soggettività, il corpo che pensa il corpo che è consapevole di sé il corpo emotivo, il corpo che desidera il corpo che in qualche modo progettano e il live e il corpo vissuto. Il corpo del mio me interiore, devo.
Registrare una emozione che ho provato ascoltando le relazioni di questa mattina,
Nel racconto nella narrazione del professor Donini, professor Donini, non è uno psichiatra, non è uno psicoterapeuta, eppure ha avuto la capacità di un racconto di descrivere un viaggio per via interiori che ha, devo dire in modo esemplare, tradotto quelli che sono i principi di una consapevolezza, di un insight, di un vivere dall' interno, le cose.
E non subirle dall' esterno nella cecità di un diniego di quello che accade nel nostro mondo interno e non so se qui l' ho visto andar via col suo trolley, ma volevo intervenire, ma poi stamattina.
Mi sono trattenuto, ma lo dico ora. Ecco questo corpo e Lieb, il corpo vissuto, il corpo che so che ho e che sono il corpo delle mie emozioni, della mia progettualità, dei miei sogni, della mia vita interiore, della mia vita immaginativa. Viene sopraffatto, dall' altro termine che la lingua tedesca usa per descrivere il corpo cosa il corpo, che sono il corpo carne, il termine Eccher però con la dieresi, il Kerpen fagocitata scorribanda sull' Lieb, azzerando né le potenzialità creative immaginative, e questo è un altro punto, diciamo così, di scacco radicale, questo non toccarsi, non sentirci non danzante e non è un caso che la collega abbia finito la sua relazione con una bella foto in cui l' invito e era l' invito alla danza dei corpi e la danza dei corpi che si può fare.
E c'è un un uno schizzo, mi viene in mente tutto frammentato, sembra fatto da un bambino di tre anni.
Di Paul CLI, il grande diciamo così pittore minimalista, il titolo di questo disegno, seghettato frantumato fatto in 1000 pezzi e si salvi chi può.
A questo punto io non so quale sia.
L' ancora di salvezza se non quella di riuscire a cogliere l' occasione di ogni necessità trasformativa per trasformarci noi un po' dentro e in qualche modo costruire delle contromosse contromosse che hanno a che fare con la nostra vitalità di esseri umani e questa vitalità. E abbastanza inesauribile e chiudo questo mio diciamo piccolo, confidenziale, aperto, libero associativo, no, intervento con.
Una frase che mi è venuta in mente, una strofa di una poesia di holding,
Questa strofa è così recitata.
Quando cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva.
Io a questo punto do la parola.
Si sente che okay.
Beh, grazie 1000 e al proprio Scudellari, come sempre, io lo ascolterà i per ore perché meraviglioso e poi grazie soprattutto Francesca Rossi, perché insomma io lavoriamo da tanti anni, insieme.
A volte ci hanno sentito litigare fino a Modena, a volte ci siamo mandati a quel paese, a volte ci siamo abbracciati. Insomma, io ho un amore sconfinato perché mi viene in mente una parola per definire Francesca, che è coraggio e questo è una cosa meravigliosa, veramente, io credo che sia una persona splendida al di là della professionista, allora molto velocemente, io riaggancio, insomma, come come faccio a Noana a ignorare quello che ha detto Paolo, insomma, mi aggancio a questo è il perturbante. Cos' è successo? Un anno, due anni di Covid hanno chiuso le pazienti in casa con la cosa che odiano di più chiamano di più il cibo, cioè l' oggetto fobico ce l' avevano in casa il perturbante che io invece associo Freud nel momento in cui riconosce se stesso nello specchio di un finestrino, lo dice chi sei no, mi dai fastidio, cioè quel quel momento, le BAT, le pazienti erano chiusi in casa e vedevano il loro il loro io continuamente continuamente no loro il loro, se stesse che le angosciava e.
Assistiamo a due paradossi paradossi importanti, perché a un certo punto cosa sogna una bulimica se non rimanere chiusa in casa col cibo?
Cosa sogna un' anoressica se non rimanere chiusa in casa, per controllare il cibo, per fare tutto il giorno body checking, per non esporre le proprie forme?
Per il controllo del corpo, per l' iper controllo del corpo, quindi situazioni paradisiache diremmo no, disturbo alimentare chiusi in casa con l' oggetto fabbrica per eccellenza va tutto bene, no, perché in casa c' era qualcuno che era costantemente qualcuno, anche lui obbligato da un lockdown che continuava a dire tu non fare questo tono fare questo e questo lo fa.
E poi c'è stato un elemento determinante che ha fatto esplodere tutti i disturbi alimentari sotto soglia che erano lì al pelo, che è stato che tutti parlavamo di cibo.
Parlavamo solo di cibo.
A un certo punto, se era più facile trovare cocaina che lievito.
Si aprivano i social e tutti facevano il pane, in casa, si riesumano, le ricette della nonna, si andava le e e non solo tutti ne segue, che seguivano il cibo, erano, incasseremo come dei maiali, non posso più andare a fare palestra, c'è stato un momento che non si poteva correre per la strada non si potrà fare giochi no running per la strada quindi cibo e corpo, cibo e corpo, i social esageravano la sensibilizzazione sul cibo, si parlava solo di cibo. Da un lato, quindi, da una situazione paradisiaca si diventava una posizione infernale, quella delle pazienti devastante perché avevano lì il cibo, le bulimiche potevano abbuffarsi, vomitare quante volte volevano no, perché c' era qualcuno che rompeva le scatole, le anoressiche avrebbero potuto fare iperattività. Sappiamo benissimo che sono in grado di farlo in una stanza. Se abbiamo visto che sono in grado di farlo in un metro quadro, avrebbero potuto rinunciare al cibo, ma bere solo dei loro Pisanino. E senza niente fare tutto il punto il giorno Boadicea. Chi magari scambiarsi veramente dei selfie con altro, anziché prevedere chi fosse più magra, può stare tutto quello che può stavano sui social e non potevano farlo, ma tutti parlavamo di cibo.
E tutti parlavamo del corpo.
I due elementi.
In cui si incita il godimento di chi soffre di un disturbo alimentare, cioè su tanti altri, ma i principali no, anche rispetto a quello che ci ha parlato poco fa,
Sono quelli cosa intendo per godimento, intendo il piacere esasperato dell' iper controllo anoressico,
Del del percepire l' osso che so che tocca la sedia.
Quindi, il godimento dell' iper controllo non è un caso che le anoressiche Schifano, in un certo qual modo le bulimiche, perché sono quelli che non resistono.
No, sono quelle che cedono al piacere.
E invece il godimento della della bulimia, ovviamente, è che cosa esattamente opposto. No, è la perdita totale di controllo, cioè il Po l' illusorietà di poter fare quello che si vuole del proprio corpo attraverso che farlo scoppiare per poi Esper, espellere in maniera estremamente violenta, e questa sensazione no crea quel godimento perverso che poi aveva la seconda, la diagnosi differenziale, ma adesso non sono qui per fare un intervento clinico teorico, insomma, che è una risulterebbe estremamente noioso, visto anche no il tema portante del convegno. Poi ci sono i sensi di colpa, come dicevi, tu, però limitiamoci alla questione del godimento immediato, no del del corpo, quindi assistiamo a questo paradosso e.
La tutta questa spettacolarizzazione, quindi, che è avvenuta no intorno al cibo, non ha aiutato, anche perché i social media parlavano di cibo e le televisioni.
Era un continuo da i camionisti in trattoria Masterchef, le robe che e la cosa molto interessante, no che io mi sono domandato e ma tutti cucinano tutti tutti tutti tutti, ma chi mangia.
Chi mangia no, c'è quindi che c' era un proprio una spettacolarizzazione dell' oggetto cibo.
Che ribadisco gioia e delizia dei disturbi alimentari no, da un lato, oggetto fobico dal lato oggetto di godimento e così via, e nessuno mangiavano nell' ottica sociale, e allora lì.
Io non sono o adesso g g estraete generosamente, Francesca mi ha, mi ha definito filosofo, io sono laureato in filosofia, non so se questo basta per definirmi un filosofo, ma siccome il dottor professor Scudellari ne sa sicuramente più di me, le mie citazioni non saranno a livello quindi mi è venuto in mente dei Gun che nessuno sa chi è e questo periodo vaste.
È il cantante dei Depeche Mode del fascismo, sapete chi sono no, andrò un po' meno che ha un lungo. Una lunghissima storia di eroina è stato un eroinomane per tantissimi anni. No, e lui diceva i ragazzi, sì, che certo che mi disintossica tutte le volte che il la mia ben spende un sacco di mia madre che spende un sacco di soldi per il Riad e tutto il resto, no, poi torna a casa, a Los Angeles, nella mia villa di Los Angeles, tutti sanno chi sono, a differenza vostra, quindi documentati, tutti sanno chi sono e quindi i migliori pusher di eroina. Vengo a suonare il campanello,
E voglia, io dico a uno no, al secondo no, al terzo e poi sapete come funziona mi buco dell' eroina migliore del mondo, perché a me non portano le schifezze, stanno che io pago perché sono ricco, sono il cantante dei patrimoni conoscono tutti e mi può mi suona il campanello e mi vendono l' eroina come faccio a smettere e io ho pensato la stessa cosa delle mie pazienti.
Chiuse in casa col cibo, tutti parlano di cibo, anche ha preso atto del cibo per la televisione che il cibo mi ha, come faccio smettere.
No, qua c'è e c' era una sovrastimolazione nella Candiani, diremo simbolica che poi cadevano irreale dei corpi delle pazienti, perché poi loro godevano di questo elemento, ribadisco, in maniera perversa in maniera patologica, eccetera, eccetera, eccetera, ma non ho intenzione di approfondire in questa sede il la questione e non c'è una modalità di sottrarsi a tutto questo, con spesso molto frequentemente il controllo genitoriale di un partner quindi erano in casa con qualcuno e chiaramente non potevano cedere all' eroina come avrebbero voluto.
Questo ha fatto in modo che ci fosse una richiesta che nella nostra struttura è triplicata nei due anni di Covid, veramente una cosa impressionante, cioè è schizzato i dati dati italiani, dicono aumento del 30% di disturbi alimentari in questi due anni, ma ci credo perché anche quello che ha appena appena no ah, aveva una persona non voglio dare colpe, è una lettura, è una lettura assolutamente distaccata degli eventi e appunto poi c' era questa posizione estremamente ossimorica, no, quindi contraddittoria rispetto al, sono in casa con lei, ma non posso, non posso fare altro no, io voglio spezzare una lancia a sfavore o a favore a sfavore dell' obesità, perché non ne parliamo.
No, ma pensate questi due anni, cioè io io considero l' obesità alla stessa stregua di dell' anoressia bulimia, e cioè partiamo da un concetto teorico il fatto che non sia non sia descritta nel DSM, secondo me è un errore, perché mi occupo di obesità da tantissimi anni e la componente psichica è enorme è enorme e non fa certo ci sono una serie cari predisposizione genetica mullah multifattorialità, senza dubbio ma la componente psichica, psicologica, emotiva definitela come volete enorme.
Necessitano e e l' obesità è chiaramente ha avuto un peggioramento impressionante in questi due anni impressionante, proprio per i motivi di cui vi parlavo.
Perché, a differenza no del di di di, non essendoci una lettura psicopatologica in tal senso?
Essere chiusi in casa con l' oggetto, in questo caso esclusivamente di godimento e con senza limiti, diciamo e con tutti.
Tutti i messaggi esterni che dicevano mangia.
C'è stato veramente un momento estremamente complicato, molto molto complicato.
Bene, non solo gli obesi hanno detto, va beh, dai è andata bene, stavolta per due anni si sia stati tutti uguali, abbiamo pensato tutti a mangiare.
Abbiamo pensato tutti al cibo, il cibo è stato l' elemento fondamentale per tutti,
Dai quantomeno il Covid in tal senso, Stato democratico sui disturbi alimentari ha fatto dei disastri ovunque, non su tutta la linea,
Quindi questo è un elemento che però ci deve far riflettere, soprattutto noi che ci occupiamo noi clinici, noi clinici e anche noi art io molto meno voi artisti no rispetto ai al, al messaggio e al valore simbolico che il messaggio a rispetto a quello che noi possiamo poi portare,
In una società che probabilmente probabilmente adesso è troppo presto per dirlo però, secondo me, qualche che noi dei ce l' avrà rispetto a questi due anni, la sua, lasciando perdere la guerra che ci manca solo quella, però diciamo che il che lo vide sono quelle cicatrici che non si che non non non vanno bene non lasciano un lasciano quelle cicatrici un po' esatto sovrapposizione, insomma bene,
Allora io cerco di.
Recuperiamo sa, sono stato molto breve, Paolo mi ha mi ha mi ha detto delle cose estremamente interessanti, quindi sono mi sento anch' io di di di di di chiudere velocemente e quindi.
Chiudo con l' ultimo paradosso.
Paradosso la dimostrazione, partendo cioè partendo da ipotesi che sono vere e si arriva a una dimostrazione falsa o viceversa sono, lo ricordo più comunque.
Chiudo con l' ultimo paradosso ultimo paradosso è stato quello che in questi due anni fondamentalmente c'è stata.
Illusioni da parte delle nostre pazienti e o scusate io, declino, sempre al femminile perché pazienti maschi, non e non ne vedo che si parla continuamente disturbi alimentari ma maschili, ma io vi ho boh, in vent' anni che mi occupo di questo sono visti veramente pochissimi e quei pochissimi il disturbo alimentare, la conseguenza sempre di un aspetto delirante o che non era mai un diciamo,
Non dico canonico però vicino ai disturbi alimentari che che che incontriamo, ma di solito c'è una gravità veramente importante nei nei maschi, quindi il nostro paziente nell' ultimo paradosso nostre pazienti a un certo punto han detto va bene dai ok ce la facciamo no, ce la facciamo perché per due anni qualcuno dall' esterno ci dirà cosa dobbiamo fare.
Siamo chiusi dentro, non possiamo fare questo, abbiamo il cibo, lo possiamo gestire così poi, appunto, però c'è qualcuno qualcuno che ci rompiscatole, però hanno detto molte io tutto quello che sto portando e perché a me me lo hanno detto e se poi c'è qualche lettura mia ma veramente poca roba,
In tantissime, mi hanno detto nord vede il fatto di non esporsi all' altro in un certo qual modo le pacificata, perché è vero tutto quello che ho detto, ma è anche vero che il cibo, un oggetto e quindi il rapporto con un oggetto era molto più semplice che rapporto con l' altro.
Era molto più semplice il rapporto con gli esseri umani, perché gli esseri umani erano imprevedibili, invece, in quella in quella situazione lì chiaramente c' era stata una sorta di illusione.
No, come dice.
Come dice il Vate no, cosa dice il Vate, il Vate dice che l' illusione è quella di cerca, avere, cercare un centro di gravità permanente, che non mi faccio mai cambiare idea sulle cose e sulla gente, no.
E invece l' isolamento, il Covid è stato proprio il problema opposto, cioè che il centro di gravità permanente le pazienti avrebbero dovuto, dovrebbero avrebbero dovuto e dovrebbero trovarlo dentro di loro.
Non di imposizione dall' esterno no, molti pazienti vengono da noi e ci chiedono mi dica lei cosa devo fare per guarire, per non parlare dei genitori che vengono e delle porte notificano, mela giusti, Mellarini aggiustata.
No, quindi anche l' ultima speranza.
Poi fette di avere qualcuno che gestisse il suo centro di gravità permanente, che proprio non lo è per nulla, no, è fallita, fallita, Rib, ribaltando ulteriormente quindi da qui, secondo me no lì l' impennata di casi, la difesa, il peggioramento e anche di tanti casi l' esordio i casi sotto soglia perché il centro di gravità permanente bisogna cercarlo dentro di sé per poi scoprire che non c'è ma è sempre tutto l' equilibrio sopra la follia, grazie,
Ci sono delle domande e le riflessioni su ciò che avete sentito.
Molto toccanti, entrambi gli interventi veramente grazie.
Allora?
Allora chiedo.
Allora, se a quest' altra sessione che?
Sui servizi territoriali, chiedo al professor Franzoni.
Di venire qui lo presento con grande affetto, proprio perché farei un applauso al professore.
Perché io mi sono, mi sono formata, mi sono formata con lui tanti anni fa, non diciamo gli anni perché non va bene, appunto è stato il direttore dell' unità operativa di neuropsichiatria infantile centro sui disturbi alimentari, quindi ha creato proprio lui questo Centro regionale al Santorsola.
È ancora molto attivo nella sua nell' associazione all' interno dell' associazione Fanep,
Quindi farà da moderatore, insieme alla professoressa Antonia Parmeggiani, neuropsichiatra infantile, direttrice della Scuola di neuropsichiatria, infantile, di Bologna e responsabile dell' Unità Operativa Semplice del Centro regionale sui disturbi alimentari, di cui vi parlavo prima dell' azienda Santorsola, prego la sessione si chiama servizi territoriali,
Inizio dal professor Franzoni, ovviamente mi sembra doveroso.
Ecco.
Mi ricordo anch' io questa.
Buonasera a tutti sono molto felice di essere qui con voi, perché per me rappresenta un rientro che non è, ma che non è mai uscito, diciamo.
Posso dirvi che.
Sicuramente sono cambiate molto le cose da quando, nel lontano 92 93, ci dimentichiamo sempre di dire che in realtà la mia musa chiamiamola così, fu la dottoressa Annarosa Andreoli psicologa del Agostini in quel periodo con la quale decidemmo di occuparci di questo fenomeno nuovo che non era non era noto o era poco noto, tant' è vero che negli anni Ottanta,
Avevamo visto in tutti i 10 anni Ottanta 10 ragazze anoressiche, per cui quello che successe dopo lo sappiamo tutti io finisco rapidamente dicendo che ho tentato fin da subito, grazie alla Coppa Italia, di presentare all' Italia dico all' Italia perché ho avuto l' occasione di andare al Festival di Sanremo non a cantare ovviamente, ma ebbe sul momento ebbi la sfortuna proprio una fortuna di avere quel signore che si voleva buttare giù dalla balaustra mentre io parlavo.
Eh no, non era a cavallo, passano nella Cavallo Pazzo, comunque presi a Baudo un po' di tempo perché lui era andato sulla salvarlo nella balaustra e io ho condotto Sanremo da solo per 40 secondi, quindi è stato ho saputo poi che c' erano 12 milioni di spettatori, quindi non è stato mai va be' comunque,
Ah, non mi vedono la panoramica tanto bello da vedere.
Quindi niente, allora per dire questa è una storia lunga, qui ci sono dei validi, validissimi professionisti, credo che il lavoro che dobbiamo fare adesso è quello di dimostrare di dire alle nostre regioni che forse ci vogliono meno centri ma più personale nei centri di lavoro questo è un elemento fondamentale che non dobbiamo dimenticare che se se se diamo i centri a pioggia nelle varie regioni vuol dire che uno lavora con uno o l' altro lavora con due ma non ci sono gli elementi, le persone sufficienti a seguire queste questa patologia, ma io già ho fatto il mio sproloquio seguendo.
Io ho avuto mandato dalla dottoressa Rossi di essere un generale con i tempi per cui non posso dire se non che sono contenta di essere qui che ho ereditato. Diciamo questa questa attività che devo dire, nella mia carriera di neuropsichiatria infantile, che si è occupata di tante cose, completa sicuramente il mio percorso professionale e che sicuramente completa anche anche me, perché sono patologie complesse, ma per le quali effettivamente ci stiamo dando molto da fare. Quindi io credo che ce ne sia molto bisogno. Anch' io confermo che abbiamo avuto un incremento altissimo di pazienti come primo accesso più del 30% durante la pandemia e anch' io confermo le problematiche della comorbidità.
Che forse dovrebbe essere più compresa, nel senso che probabilmente la psicopatologia dell' età evolutiva e in fase di crescita. Per vari motivi.
E che il Covid non ha fatto altro che slatentizzato e alcune situazioni che probabilmente esistevano già, che erano già in incremento. Quindi lo secondo me un po' la, l' aspettativa è anche quella di comprendere bene quanto è comorbidità vera. Quanto sono disturbi alimentari, perché il disturbo alimentare può essere anche una via finale comune di tante altre cose.
Quindi io direi se tu che presenti la il primo, il primo relatore Emilio dai.
Il globo componenti molto volentieri un amico, carissimo psichiatra di grande fama, nostro primario è stato primario al Sant' Orsola, Malpighi e realtà del territorio non era era una finta di essere nell' ospedale, ma lascerei a lui la il racconto di questa esperienza.
Adesso lo acceso, dicevo che ringrazio la dottoressa Rossi per l' invito e quando mi ha invitato, avevo, diciamo, un paio di perplessità, la prima perplessità è che sono fuori, sono in pensione da 4 5 anni e che quindi era un po' lontano dalla mia postazione di osservazione del della psichiatria di emergenza appunto al Santorsola, che poi ci ha permesso di incontrarci. Insomma, la seconda era che c' era una, al di là della appunto della Francesca e della c' erano una connotazione molto forte, no di su Covid e disturbi alimentari.
E ringrazio Scutellaria, Lugo che me l' hanno invece fatta dissipare questa no, questa questa mia perplessità, perché ci riporta a quanto sia importante comunque il corpo quanto sia importante nella salute generale della persona il vissuto del proprio corpo e quanto poi sia importante.
Il tutto quello che accade intorno al nostro corpo, come nel caso del Covid, come una minaccia impalpabile no e non ben definita no, e quanto poi certa psichiatria, no, si allontana dal anche dal Corpo come come è stato ben descritto da Scudellari in termini fenomenologici. Io ho fatto alcune diapositive che servono soltanto.
Per come si come dire, traccia per il mio discorso, insomma, in qualche modo è molto elementi, sono notizie che già sono state presentate, sono note.
La andiamo avanti, la prima va be' era che in generale la letteratura, che si trova molto facilmente, c'è una letteratura incredibile tra se uno scrive.
Psicologia psicoterapia, disturbo, alimenti, disturbo, mentale, Covid, c'è una miriadi di lavori molto, tutti molto recenti in questi due anni, a partire dal dagli autori, diciamo cinesi che hanno avuto il primo il primo impatto con la situazione e comunque la prima classificazione molto semplice è quella dovuta al Covid stesso, al virus è quella legata a alla,
Diciamo una ad una, un disturbo legato ad una rappresentazione. Scusate, questo non è un gioco di parole, ma questo a rappresentazione dell' infezione e del del virus stesso, della possibilità di contrarre questo virus. Prima Michele diceva la televisione, non siamo stati tempestati, non tutti i giorni no dalla ma in maniera positiva, perché non so come si dice in questo periodo è uno Stato democratico, informazioni. è importante però l' informazione e così martellante, per cui stavamo legati al numero di morti. No, e dicendo a stavolta non è toccato a me, insomma no, oppure alle così credo che abbia influito molto in tutto quello che poi vedremo essere. Le problematiche legate.
Quindi dapprima distinzioni va avanti. Francesca, mi dispiace così allora in maniera molto, diciamo la di primo impatto sono va sulla rete e appunto dico, trova molta letteratura e oggi volevo portare mi è sembrato interessante, i dati preliminari di questo studio e lumi dell' umanità. Se vai avanti che era un' intervista fatta in Italia è fatta un numero considerevole di persone in generale non soltanto affetti da Covid o da patologie,
E qui portiamo i primi punti che sono e mi ha così mi ha colpito no colpito non in maniera non, ma non mi ha stupito e mi ha colpito che nel momento in cui si chiude non le famiglie delle rapporti in casa sono aumentati i rapporti col proprio partner e con i figli cioè i rapporti relazionali sono diventati elementi di disagio e di conflitto e questo è il primo punto. Il secondo punto è lo svolgimento di attività lavorativa, che ha un altro elemento importante che impegna il nostro corpo, la nostra testa e che ha contribuito a quello che andiamo a descrivere.
Difficoltà di concentrazione e il diciamo il punto che riguarda stili di vita, in cui 7 8% a degli intervistati ha aumentato, ha dichiarato di aumentare l' uso della nicotina e del e dell' alcolici che sono, diciamo, il diciamo cibo di conforto in qualche modo non molto specifico con molta molta specificità,
Il 90%, che è stata la paura di infettarsi bene, ha fatto Scudellari nel ricordarci che esiste la paura di infettarsi e la paura anche di infettare che questo è un altro elemento particolare che vedremo poi in alcuni studi, essere stato centrale nella elaborazione delle cose andiamo avanti.
La cosa che si sa, l' aumento degli di aumento degli atti di per degli antidepressivi ansiolitici di sonniferi.
La aumento del del sempre in questo tipo di intervistati, degli attacchi di panico e la lamento dei sintomi ossessivi compulsivi direi e l' insonnia direi che se andiamo avanti così, siamo un po' nei tempi che diciamo stare immersi dentro una pandemia, no.
Ha creato un riflesso quasi, diciamo, immediato, sul funzionamento delle delle delle persone e diciamo secondo, a mio parere, gli elementi principali a cui poi assunti l' insicurezza del confessi, la confusione di solamente motivo, solo gli elementi principali direttamente conseguenza della cutanee e delle diciamo prescrizioni sociali, insomma, no, tra l' altro la prima volta che in un paese diciamo appunto democratico esiste una indicazione così forte per la salute, quindi c'è tutto un rinforzo per per le diciamo la pericolosità e la difficoltà del di quel momento, andiamo avanti, Francesca.
Un piccolo flash su gli operatori sanitari è interessante, come nel vissuto collettivo da eroi, siano diventati poi dei disgraziati delle persone da aggredire, ed è interessante pensare alla quello che banalmente viene detto il burnout ma che nel momento del Covid, con le persone con professionisti e infermieri e medici e anestesisti abituati comunque al corpo no, a differenza della psichiatria, degli psicologi che sono poco abituati al corpo ma che invece vedono il corpo a corpo che non respira il Corpo che ha una sintomatologia di difficoltà che particolare questo virus colpisce in qualche modo uno degli aspetti. Si muore per mancanza d' aria, che è la cosa più angosciante che si possa immaginare.
E poco. Si è considerato invece il burnout e i problemi problematiche di ordine, psicologi e psichiatri degli operatori che sono stati sottoposti a un maggiore stress di lavoro, ma soprattutto ad una ad una condizione no, molto, molto stressante dal punto di vista ci sono molti lavori. Mondo anglosassone della degli degli o della difficoltà psicologici degli operatori sanitari, reparti particolari tipo l' oncologia pediatrica, tipo i grandi ustionati, insomma, che sono interessanti per proprio il nostro lavoro, e questo dopo la prima fase e dopo una. Anche in questa Regione è importante una diciamo un riconoscimento anche economico. Su questo però è interessante che sono diventati nella seconda fase, sono diventati i cattivi, sono diventati quelli quasi a nel momento in cui si cominciava socialmente a negare a parte i gruppi di no-vax che negavano il problema ma a negare anche, diciamo, per la sopravvivenza, come se quegli operatori ci ricordassero che potevamo finire in una in una eliminazione od altro ed è interessante questo dal punto di vista sociale. Questa questa modalità, insomma, andiamo avanti.
Dobbiamo partire da un punto di vista che la pandemia in sé per sé produce una risposta stressante agli individui, quindi, se riusciamo a capire male bene chi ha chi ha avuto il Covid, quindi che rappresentava un grande periodo, un grande pericolo, adesso chi prende il Covid lo sottovaluta ma c'è sempre questo questa diciamo questa.
Non dico retropensiero questo pensiero che possa toccare a me no, quindi si va in giro col saturimetro per vedere bene no, anche in questi ultimi tempi, dicevo, esiste uno stress no, che è di tipo.
E permettendo cognitivo, cioè il sapere che esiste in una situazione nella possibilità di prendere di essere infettato di infettare. Questo di per sé provoca uno stress, con tutte le conseguenze. Qui sì, su un su un corpo, diciamo sul sul sistema, diciamo che regola lo stress, il simpatico e parasimpatico con con una, diciamo conseguenza estremamente tra virgolette, subdola, perché poi si crea, poi lo vedremo anche.
E delle condizioni da da infezione, sotto soglia, come dire, ma con degli indicatori ben precisi che poi possono essere anche che è importante.
Diciamo, darà andare a rilevare per il movimento auto in quel momento immunitario che ne consegue lo stress. Il corpo non non non sa se lo stress è uno stress, diciamo affettivo, emotivo, se lo stress termico se lo strazio infettivo batterio ma ci risponde con le modalità, con le variazioni del di alcuni parametri e con una risposta immunitaria importanti.
Andiamo avanti così cerco di e qui si sottolinea il discorso dell' isolamento sociale volevo, voglio anche la dottoressa Rossi ANAS mi ha sollecitato a fare delle riflessioni, anche personali. Questa cosa dell' isolamento sociale, per esempio, anche, sembra una banalità hanno ha condizionato il nostro setting. Io non ho mai visto una persona con il con preoccupazione che possa infettarsi o che io possa rispettarla. Si vedeva pazienti adesso un po' meno con le mascherine e quindi con tutta una diffida al corpo. Per la prima volta io ho visto versamenti tramite Skype, in quel corpo era di nuovo una rappresentazione, sono piccole cose, ma che in qualche modo, secondo me, sono una variazione perché il punto centrale all' interno del discorso della sempre il discorso dell' infezione possa infettarsi, ho posto, posso infettare.
E direi di di sottolineare il punto 6, che è quello che ha detto prima in maniera molto rapida, esiste un forte legame neurobiologico fra sintomatologia e l' esordio, l' aumento della frequenza di sintomi, tipo ansia, panico, fobie o fuoco somatico.
In questo questo legame e legame sulla risposta allo stress in generale e ci sono dei parametri ci sono dei sintomi che sono diagnosi sono.
Denominati mousse, che sono propri del movimento del movimento, dello stress del momento, del corpo della cascata degli ormoni fino al cortisolo e della risposta immunitaria allo stress stesso. Insomma che diciamo ha specifico, ma in questo caso mi sembra anche importante Francesca andiamo avanti.
Ecco, qui ci sono qui possiamo andare avanti abbastanza velocemente, perché ripetiamo la la conferma di nella letteratura di questo vi ho presentato questo primo articolo che in qualche modo sottolinea il discorso che ha accennato. Scudellari del suicidio, no del suicidio da da.
Da da legato al Covid, legato a no in maniera. Siamo molto corretta scrutinare diceva che c'è il diciamo il.
Il fondamento del senso di colpa di potere, infettare persone care o di potere in comunque essere una persona che deve essere isolata o che deve isolarsi questa cosa del suicidio guardiamo avanti, che è stato in qualche modo c'è letteratura su questo poniamo ancora andare avanti. Questo ripete questa questo ripetere quello che abbiamo detto. Insomma, ecco il punto centrale è.
Stress e rappresentazione dell' essere infettato dell' infettare da una parte, dall' altra. C'è che l' infezione da Covid,
Da questa risposta poi vedremo con le ultime diapositive. Colombo Vit dà una risposta sul sistema dello stress molto importante sembra più importante di altri virus di altre cose per cui c'è quello è il fenomeno delle un Covid e poi specifica e lascerei da parte che è quello con cui ha iniziato all' inizio sono delle infezioni del sistema cerebrale e che possono dati, diciamo, situazioni, tipo Delirium, ma queste sono competenza un po' del del dell' ospedale. Se andiamo avanti così, cerco di stare nelle mie ore. Questi sono gli altri, gli altri.
Gli altri lavori che confermano questo c'è un lavoro anche italiana, andiamo avanti dove c'è il nostro collega e caro è bravo amore.
Dunque non so se questo è il prossimo, comunque essere un attimo su questo. Allora sono andato a fa a vedere la ricerca di una vera connessione fra covi di suicidio e mi sono imbattuto di nuovo su un fatto in che incredibile, insomma, che non esiste un registro sanitario sui suicidi almeno che non sia stato fatto negli ultimi anni, ma questo dubito, perché poi le ultime cose e questa fondazione si è così in qualche modo si è proposta che ha osservato a 62 suicidi correlati direttamente o indirettamente dal Coronavirus. Per circa tre mesi, quindi 20 suicidi al al mese sono quasi un suscita giorno. Insomma, quindi, anche portare insomma alto, ma non esiste un registro e l' unico registro che esiste in Italia è quello della polizia, perché il registro dei suicidi è un atto illegale, perché uno fa c'è una legge che non possiamo, diciamo automotive, motivarci o così oppure che annuncia un' indagine per sapere se c'è un' induzione al suicidio dal punto di vista sanitario, come non c'è quello che sui suicidi non c'è nemmeno quello sui tentati suicidi, che è un' altra cosa di una un fenomeno estremamente rilevante che i lavori in ospedale al Pronto Soccorso sa che è interessato costantemente che tentati suicidi no e con una modalità a mio parere poco professionale, ha proposto di servizi, vengono valutati no del suicidi che lo fanno per con una distinzione poco legittimata dalla letteratura, lo fanno per provocazione o per per dimostrazione, suicidio e suicidio sono, arriva a fare qualcosa, facendosi del male qualcosa non funziona. Se andiamo avanti, arriviamo un po' alla conclusione sperando di stare le cose. Questo è un altro lavoro. E questo quello di amore, un altro lavoro che indica che conferma quello che sappiamo. Insomma, è quello che vediamo.
Vi porto soltanto questa è una diapositiva finale praticamente.
No, no, vai vai vai avanti è quella ultima porto, una Raphael Rossi, mi allo stesso Rossi, mi ha sollecitato a portare l' esperienza l' esperienza della mia attività privata e di una chiaramente una situazione di una.
E di una. Non voglio fare la diagnosi di schizofrenia od altro, ma di una signora giovane psicotica che in qualche modo a me è venuta l' osservazione perché aveva praticamente in diciamo rappresentato in maniera delirante quello che dico. Abbiamo detto adesso, cioè di essere invasa dal virus di infettare e aveva preso una serie di condotte di condotti abbastanza particolari. Le racconto perché non è il nostro mestiere capita. La prima riflessione è che non esistono più gli psicologi che dico solo Napoleone, ma abbiamo visto psicologiche che dicono sono il parente di Berlusconi, oppure c'è di come il delirio no Scudellari prende no dall' esperienza storica culturale del momento? Insomma, no, questa è l' altro aspetto che aspetto. Se non è da rilevare, però, quello che volevo raccontare un po' per alleggerire la questa signora aveva costretto la propria famiglia.
In un tentativo di replicazione, cioè di rendere reale materiale. Una cosa no, abbiamo detto l' impresa va detto prima, no che chi sta nelle realtà, ma non la vediamo e non la possiamo controllare un sistema di telecamere in ogni posto della propria casa, dal dagli armadi al posto, dove sono le medicine, cercando di controllare per caso la bella bella, la probabile e possibile infezione, cercando con le telecamere no e le stessa poi con tutta una serie di rituali, anche ossessivi quei dei vestiti con una bardatura da operatore sanitario, quindi no, sembrava simpatici, non bisogna sempre rispettare messe le persone, quindi è sbagliato l' utilizzo del simpatico, sia particolare questa cosa del tentativo di rendere reale una una situazione che che non è prendile, insomma, no, però mettere le telecamere per controllare che i miei vestiti non siano toccati da altri ed altre cose.
Dicevo che questo è la la diciamo la la sintesi in qualche modo che tutti quegli elementi che sono propri, delle della, che sono stati i propri della pandemia, sono vanno a toccare il benessere soggettivo.
Un altro elemento, secondo me molto forte l' isolamento, ma anche la noia. La noia è uno degli elementi a proposte di Di Noia suicidio e sono più difficili da tollerare di andare avanti. Andiamo avanti finché lo fa vedere un' ultima cosa di cui sono recentemente interessato andiamo avanti, mi sto interessando di stress,
Ecco questo e il diciamo la, la definizione, la diciamo il Longuelo long Covid è in qualche modo questo, come tutti sapete, questa situazione che dura da sei mesi a un anno di persone che hanno che hanno avuto il Covid e ci sono anche delle delle degli ambulatori particolari che in qualche modo seguono questo aspetto.
E sono, diciamo, tutte le i sintomi che voi vedete della mentali respiratori,
Gastrointestinali dermatologi, tutti, vedete, sono coinvolte, tutte le varie parti del corpo sono interessati in questa. In questa condizione in cui l' unica caratteristica che è stato vi è una reattività molto alta di quel sistema simpatico che regola lo stress, i valori che regola il valore di questi soggetti sono valori che non ritornano ad una condizione, diciamo post stress e la sintomatologia verrà.
La sintomatologia e soprattutto la fatica, e questo io ho un paziente scusa.
È il a un paziente che era che è avvenuta in trattamento con una situazione di tipo depressivo ansiosodepressiva, trattato con con un' ideazione depressiva, trattato con antidepressivi che in qualche modo si compensa rispetto all' ideazione rispetto alle cose che continua da mesi da questa non cominciamo a vederlo ad agosto e da agosto dell' anno scorso e da novembre fino adesso perdura una situazione di,
È grave fatica con alcuni parametri che sono quelli della bassa infiammazione, vi dicevo prima che alcuni parametri che rimandano al sistema parasimpatico completamente sballati che non si mettono a posto, quindi così ed è comunque la fatica la prima, la prima diciamo il primo sintomo che viene riferito.
E questi sintomi qua l' ultima.
Se questi sono i sintomi, poi quelli vi dicevo che vengono diminuiti, che mousse, che sono da quelli che sono i sintomi dovuti appunto a quello stress, dicevo che tra qualche anno mi interessa da questa parte e dopo quarant' anni, scusate questa diciamo presenza di presentazione che dico ai pazienti non si preoccupi a stress ho trovato una metodologia anche di tipo strumentale per può dire qui espresse ed è così ed è una valutazione fatta sul sistema simpatico.
E sul sistema funzionante parasimpatico, sulla variabilità cardiaca che, in qualche modo, della primavera variabile che si muove rispetto al alla continua di stress, un' ultima vera osservazione che non non resistono, dire no, la tavola rotonda e servizi territoriali,
Allora i servizi tonali psichiatrici, che primo punto, come detto, la scarsa, la scarsità di personale, dovunque, nel senso, quindi così e questa deriva, diciamo aziendale della sanità in generale che andiamo verso, diciamo le patologie, la cura delle patologie acute, in cui tutte le patologie in qualche modo degenerativo che o che impongono trattamenti lunghi, anche l' affido di Roma, Toia o il diabete vengono in qualche modo messa in secondo piano su questa. Su questa ottica, la psichiatria ha un grande, un grande compito, che è quello dell' assistenza dei pazienti gravi e dei pazienti con che hanno problematiche di assistenza lungo nel tempo gli psicotici. Questo è l' accordo. Nel tempo la psichiatria ha avuto varie ondate. No, l' ultima ondata è quella, per esempio, sui disturbi di personalità. non si interessa di alcune cose. La psichiatria territoriale ha una modalità no paper sui disturbi alimentari discutibile, io sempre proposto e questo è un po' in disaccordo proprio ai colleghi che non possiamo più parlare della psichiatria, ma dobbiamo parlare di psichiatria. Io ho lavorato nella psichiatria di emergenza che non c' entra niente con la psichiatria riabilitativa e quindi sono, anche se sono fuori da ogni.
Da ogni. Insomma, ve lo dico da cittadino. Insomma, in qualche modo credo che la psichiatria debba abbandonare questa unicità manicomiale dove tutto veniva messo dentro un contenitore, ma fonda rifondarsi su sulle varie specificità della psichiatria e sul trattamento specifici di specifici.
Situazione. Insomma, credo che ci voglia una delle specializzazioni per vedere un depresso vedere uno da 11 a un ossessivo che non è possibile mettere in un trattamento così così massificato e dato per tutti. Questo è, diciamo, la riflessione per cui questa situazione qua del Covid non solo non viene intercettata, ma non viene presentata come problema, così come ogni altro problema psichiatrico legato ad altri elementi, perché sembra come se fossimo sempre distratti, e qui concludo da quello che è il punto centrale che è giusto dell' assistenza al per dirla alla DSM-5 al 2 9 5, cioè disturbi psicotici, riabilitativi e che hanno bisogno di grandi grandi assistenza. Quindi trovo sempre impreparati o per carenza di personale o per.
Diciamo anche aspetti culturali di ho terminato. Vi ringrazio della della pazienza.
C'è.
C'è qualche domanda, facciamo alla fine la di Roma,
Direi di invitare il dottor Andrea Santi, che conosco da tanti anni già prima dei disturbi alimentari in clinica neurologica, che ora è responsabile del gruppo della della struttura per i disturbi alimentari dell' azienda ASL di Bologna, neuropsichiatra infantile, esce a stare anche tu in un tempo non riporto francescano grazie.
Faccio una parte perché intanto non importa per adesso,
Operato nel materiale, ma poi lo potete consultare intanto sono un po' intanto sono grato Francesca per aver fatto questo incontro perché permette di confrontarsi sulle tematiche che viviamo nella quotidianità ed appunto con punti di vista che possono essere solo che utili, anche per chi come me lavora sul territorio direttamente a contatto con le persone e sono anche un po' emozionato perché in realtà, in questo tavolo ci sono persone che hanno rappresentato per me.
Mi dichiaro la mia formazione e il mio percorso professionale che poi ha preso una direzione diversa quando ha cominciato a lavorare sul territorio. Io oramai da una ventina di anni lavoro nella provincia di Bologna sono responsabile di un servizio di neuropsichiatria che si chiama unità operativa semplice pianura perché dico questo perché.
C' entra con quello che stiamo dicendo, cioè abbiamo ascoltato un sacco di sollecitazioni. Ci sono veramente molte cose che mi mi mi sorgono nella mente in questo momento e faccio anche un po' fatica a metterle tutte insieme, però per registrare, vi posso portare l' esperienza che c'è stata dentro un servizio di neuropsichiatria infantile durante questo periodo. Devo fare una premessa, però, che è una premessa legata al fatto che quello che noi registriamo adesso non non nasce adesso non nasce adesso, perché già alla fine degli anni Novanta forse l' inizio del 2000 c' era già chi scriveva libri ci raccontava come, in realtà, la domanda e la richiesta di aiuto da parte di minori di adolescenti di preadolescenti nei servizi variamente strutturati non solo in Italia, ma anche in Europa era era aveva cominciato ad aumentare e a diserbi diversificarsi, perché.
Sono entrati alcuni elementi importanti. Uno, l' immigrazione, per esempio,
È un' altra di quelle questioni che abbiamo dovuto affrontare perché comunque ha diversificato la richiesta. L' altro elemento è stato quello della delle famiglie che si sono modificate profondamente.
E si sono articolate e queste sono tutte domande che a cui i servizi rispondono sempre con grande lentezza, perché sono dei non pur lavorando nell' infanzia e adolescenza. siamo strutturalmente resilienti perché dovevamo avere a che fare con un adattamento continuo perché ogni volta che vedo un bambino non puoi pensare già prima quello che devi fare ti puoi poi impostare, sicuramente come dire, teoricamente un elemento di valutazione, ma devi scendere a livello del bambino. Questo col Covid ci ha creato un problema enorme. Voi pensate a quello che può essere una valutazione, un bambino piccolo e per esempio, ne, siccome dobbiamo fare valutazioni bambini con autismo, con sospetto autismo che ne ha la responsabilità di aver lavorare, come ha introdotto, degli elementi che erano usciti dai servizi che non erano più nella storia dei servizi di neuropsichiatria infantile, cioè che avevamo tolto il camice, siamo usciti dalla dall' ospedale, siamo andati sul territorio, ci son tolto il camice ora invece che avevano costretto a rimettere l' uno. Due camici uno o due mascherine, alcuni addirittura nei primi tempi non sappiamo neanche come bar darsi, si doveva mettere anche qualche cuffia qualche un po' come io ho fatto un po' di tirocinio grandi.
Alle malattie infettive, quando c' era la divertore, professor chiodo, e ebbi la fortuna o per sfortuna di accogliere di vedere i primi AIDS.
E non era molto diverso da quello che era successo.
Con la paura di tutto questo l' abbiamo visto quindi valutare un bambino, porsi il problema di come si poteva affrontare questo ha scatenato anche le nostre stop propositività, per esempio, abbiamo cominciato a pensare se potevamo modificare le mascherine. Lo dico perché sono tutti elementi che hanno creato hanno dato la possibilità ai servizi di attivarsi per adattarsi a una situazione che era antitetica a quella a cui eravamo abituati, anche nei nostri modelli di intervento, anche nei nostri modelli terapeutici.
E di approccio terapeutico a tutti i livelli di età,
Nella prima fase del lockdown è stato detto praticamente tutto. Io aggiungo solo una questione che la questione della disabilità perché su questo Covid non è non è stato democratico, ma soprattutto quello che è successo per contrastarlo, perché tutto ciò che è nato dalla DAD in poi non ha creato per le disabilità per i ragazzini con disabilità.
Per i bambini con disabilità non ha creato, era toccato differenze differenze, perché all' inizio non c' erano neanche gli strumenti.
Su un territorio molto vasto come quello che lavoro io abbiamo avuto la fortuna improvvisamente, dopo anni in cui chiedevamo dei computer, sono arrivati i computer per tutti. è un elemento che possiamo cogliere anche positivamente, ma in realtà stava andando incontro. Stavamo lavorando esattamente al contrario, noi avevamo un problema dei ritirati, noi siamo arrivati alla fine 2019 fare dei progetti, perché non sapevamo più come fare a raggiungere i ragazzi ritirati dandole delle informazioni, dicendo no suddetti uscite. Bisogna che questa cosa di chi, come voi, insomma, l' avete visto tutti somma letto anche in due l' interesse comune. Bene, questa cosa è arrivata e che ha chiuso i ragazzi in casa. Un altro elemento che vorrei volevo portare mi ha sollecitato, insomma, proprio perché ci possiamo riflettere insieme e c' entra con i disturbi del comportamento alimentare, disturbi dell' alimentazione e disturbi della nutrizione, perché anche noi sanitari facciamo diagnosi con grande fatica perché sono cambiati certi paradigmi, soprattutto in adolescenza, quando noi ci occupiamo di bambini ed adolescenti, cioè di età evolutiva. Abbiamo materiale in movimento, noi siamo stati abituati nel tempo a fare, ma siamo stati anche un po' criticati qualche qualche anno fa, perché non ci non prendevamo delle posizioni. Ora dobbiamo fare delle diagnosi perché il nostro sistema informativo, se non lo fai entro 30 giorni, non ti permettere Prairie i percorsi riabilitativi. Ecco, questo è una un altro tema importante, perché fare diagnosi? Oggi, con tutto quello che abbiamo ascoltato con i ragazzi, nella nostra dico in difficoltà, è veramente.
È veramente complesso.
Aggiungo un altro elemento importante, perché questo Covid ha spinto l' acceleratore anche sulle fragilità interne del di una struttura come quella della neuropsichiatria infantile che si deve occupare